PLATEAU DE BEILLE, PIATTUME BRUTTO. TAPPA REGINA? TRENINI & TEATRINI

luglio 16, 2015
Categoria: News

È partito spumeggiante il Tour, col vento di Zeelandia, ma ormai è meteodipendenza. Solo la pioggia sembra poter intaccare il dominio Sky, dato che gli avversari nemmeno ci provano. L’interesse delle tappe si concentra nelle avventure dei fuggitivi della prima ora, con un Purito che sente aria di casa e scappa di buon’ora per mettere le mani sul bottino di giornata.

Eccoci qui, quattromila e passa metri di dislivello, un Gpm di prima categoria dietro l’altro: la tappa regina dei Pirenei. Forse, in assoluto, l’unica vera tappa regina – qualcuno direbbe l’unica vera “tappa” di montagna – dato che da qui in poi il Tour rinuncia a coniugare alte quote con lunghezze prossime ai 200 km (le tappe chiave sulle Alpi misureranno 138 e 110 km rispettivamente). Insomma, l’occasione per i fondisti, per i veri uomini da GT, per chi non teme le crisi di fame dovute a scorte lipidiche ai minimi termini. Il bilancio è quello di una clamorosa occasione persa.
Si segue il copione, come spesso, troppo spesso, accade al Tour (quanta nostalgia per il maggio fuori dagli schemi vissuto al Giro!). E dunque viva la fuga, via libera alla gara in miniatura di una ventina di atleti che si giocheranno il traguardo odierno, mentre dietro si rimugina sui massimi sistemi della classifica generale.
L’unico accenno a un possibile legame tra i due mondi paralleli è la presenza di due grossi calibri Astana là davanti, Westra e Fuglsang (c’è pure Gorka Izagirre per la Movistar, ma che la squadra spagnola si dia alla fantasia non lo spera più nessuno). Questo barlume di speranza si tradurrà invece in un’ancora più amara constatazione: come si era già intuito fin dalla tappa numero due di questo Tour, Vincenzo Nibali, di per sé ingabbiato problemi di testa più che di gambe, corre da “isolato”, come si diceva una volta, ai tempi del ciclismo eroico. E forse anche “la testa” da ciò non è propriamente aiutata, come peraltro nemmeno le gambe. Sarà da vedersi se la rottura interna al team kazako si ricomporrà, ma intanto non è uno spettacolo confortante assistere al siciliano che galleggia nel vuoto di una bella progressione solitaria, mentre ben due elementi della sua formazione – già decimata da ritiri pesanti e malanni – si fanno i fatti propri sette minuti più avanti.
Il racconto della fuga si può sbrigare per primo, vista la sua irrilevanza per le dinamiche del grosso del gruppo: bell’allungo di Vanmarcke e Kwiatkowski, i due maggiori corridori da classiche presenti, prima dell’ascesa finale, in caccia di un vantaggio da amministrare. Dei due sopravvive il solo campione del mondo. Dietro l’inseguimento seleziona duramente il drappello, lasciando in prima fila gli scalatori più forti: Purito Rodriguez, Romain Bardet, Fuglsang. Con loro anche il giovane e promettente sudafricano Meintjes, che però si arena presto. Il francesino che tanto si mise in luce al Delfinato è generoso e coraggioso, ma non all’altezza degli altri due, tra i quali il catalano appare particolarmente scalpitante. Dopo una fase di allunghi a rotazione, utili anche a divorare il distacco da Kwiatkowski, partono le prime stilettate. Purito, già vincitore “in casa”, sul Muro di Huy (in casa perché ogni muro è casa di Purito!), sente profumo di bis a pochi km in linea d’aria dalla sua residenza andorrana. Conosce la salita a menadito, e anche se pare che al tragurdo manchi parecchio, 7-8 km, inietta la dose fatale di veleno nelle gambe di Fuglsang, il gregario solitario che si sogna capitano incompreso. Da lì in poi è una cavalcata in fuori sella, nella pioggia battente, col mal di gambe, ma con il sapore della vittoria già in bocca. Purito esulta, e il suo è già un bellissimo Tour. Chissà se arriverà anche la maglia a pois svanita l’altr’anno tra tentennamenti e sofferenze assortite.
Veniamo allora alla lotta tra i favoriti. Lotta che si ridue all’ultima salita, in realtà, perché quanto precede è una stentata transumanza che ben si comprende se diciamo che la fuga, sbrindellata da attacchi interni già prima del finale, accumula quasi dieci minuti di vantaggio. Evidentemente non si riesce a capire che gli ultimi 15km della tappa, anche se sono all’insù, dipendono non poco da come si sono corsi i 185 precedenti, il cui scopo non è meramente decorativo. Si lascia invece che la Sky decida ritmo e agenda a piacimento, senza nemmeno creare un minimo di tensione, che so io, in discesa. È logico che con un percorso come quello odierno, il cui profilo era in realtà “sdentato”, con troppi fondovalle tra un GPM e il successivo, richiedeva dei vari maestri della tattica per creare qualcosa di davvero concreto prima della conclusione – ma non è quello il punto. La corsa va smossa per impedire che si arrivi alla salita finale con tutti i numeri ben incasellati nella tabella del Team della maglia gialla. Macché!
Poi è del tutto inutile, anche se meritorio, mettere i propri uomini a variare il ritmo su quelle ultime rampe, come Movistar l’altro giorno e, con maggior intelligenza, il Team Saxo oggi: se alla Sky si lascia fare, provvederanno a giungere al finale cno il quadro complessivo più favorevole ai propri uomini.
L’unico che recalcitra è, per fortuna, Giove Pluvio, che scarica un paio di belle secchiate in testa al gruppo. Il caldo che tanto favorisce Froome si attenua, i pollini che molestano Contador scorrono via in rivoli, e, soprattutto, il quadro prende una conformazione diversa rispetto a quelle previsioni che parlavano di temperature over 30º anche oggi pur ad alte quote.
Guarda un po’, basta che un tassello del puzzle vada fuori posto e la “macchina perfetta” dello squadrone inglese già sembra ingripparsi. Peccato, appunto, che gli altri non lo abbiano intuito, né prima, né durante… forse dopo? Più tardi si mangia la foglia, tuttavia, meno utile risulterà la “rivelazione”.
Il più coraggioso, tanto per cambiare, è Contador: fa cambiare il ritmo ai propri uomini in modo da scremare la pattuglia Sky, anche a costo di restare isolato. Poi, quando davanti con Froome restano solo i fenomeni Porte (il campioncino della breve durata) e Thomas (il talento del pavé e della pista), lo stesso Alberto prova un’accelerazione e rimane qualche decina di metri davanti al plotoncino, già ridotto a undici unità (tre gli Sky…!). È evidente che lo spagnolo attende manforte, la sparata di qualche altro temerario con cui collaborare: fare una cronoscalata solitaria contro, per lo meno, tre uomini della stessa casacca pronti a darsi cambi o a sacrificarsi non sarebbe ardimento ma istinto suicida. Eppure nulla si muove. Porte va ricucendo senza eccessivo affanno e l’azione si esaurisce.
Arriva poi il turno di Nibali, come anticipato all’inizio di questa cronaca: il copione, tuttavia, è tristemente il medesimo. Viene da chiedersi come mai l’italiano non abbia provato ad aggregarsi all’azione precedente. Nibali pare più convinto che Contador, più incisivo: poco a poco, il suo distacco sembra crescere.
Peccato che da dietro Valverde scelga il tempo e il modo sbagliato per muoversi: non è nemmeno chiaro se il suo intento sia unirsi a Nibali o riportarlo a tiro. Fatto sta che su due delle sue violente accelerazioni, Porte chiude prontamente: e dopo questo teatrino si ricompone il trenino. Tre Sky davanti, gli altri a seguire, i due Movistar, Contador, Nibali, più la coppia francese Rolland e Pinot, a stento in scia, Van Garderen , passivo come non mai, e il più traballante, l’olandese Mollema del team Trek. Ci vuole un attacco di Quintana per spezzare il controllo continuo, prolungato ed efficace espresso da Porte. Ma a quel punto è Geraint Thomas, il passista di oltre un metro e ottanta per più di 70 kg, a chiudere in un lampo sul peso piuma colombiano, senza sforzo apparente. Sembra quasi che della coppia Sky ora sia Froome quel che più stenta.
Torniamo al pur talentuoso Geraint. È logico che con più di 4000 metri di dislivello i margini per mettere alle corde un corridore di quella stazza c’erano. Ma non si è fatto, e la forma assolutamente fuori dall’ordinario del gallese risulta preziosa per la strategia Sky: quando si dice “fuori dall’ordinario” si intende in termini statistici, naturalmente. Mai prima di quest’anno il pur bravo corridore era entrato nei primi quindici di una qualunque tappa del Tour che non fosse per velocisti o di pavé.
Riprova Valverde, riprova Quintana, ma tra Froome e Thomas i rispettivi tentativi dei Movistar vengono domati, anche se non con la brillantezza prevista. Alla fine si raggiunge l’apogeo quando il pistard gallese si mette da solo in testa al gruppetto e impone un’andatura alta e regolare che doma tutti i migliori scalatori di questo Tour – e degli ultimi anni, più in generale. Scatto finale fine a se stesso di Valverde che artiglia un secondino, tallonato da Froome e Quintana.
Dopo una tappa così, il timore è grande: se i “cani sciolti”, meno supportati dal team e con una forma per vari motivi più traballante, come Contador e Nibali, non si alleano tra loro, ma anzi si danno al romanticismo del gesto individuale, andranno poco lontano. Se la Movistar pensa a portare due uomini a podio per salvare la capra di Quintana col cavolo del sogno epocale di Valverde (il podio di Parigi), la maglia gialla, già impervia, diventerà un miraggio irraggiungibile.
La Sky sembra aver trovato la formula magica per scortare il capitano con una coorte di pretoriani all’altezza dei migliori rivali, che solo qualche discrepanza rispetto al previsto e al prevedibile riesce a ridurre al livello altrui: se in tali circostanze gli altri non alzano il livello del conflitto con collaborazioni trasversali e tanta fantasia il Tour, oltre ad essere finito, diventerà noiosissimo e tendenzialmente superfluo, come le prime cinque ore di pedalate odierne. Beffardamente trasmesse in diretta integrale. Ma l’ipotesi peggiore che traspare, dopo aver visto l’accanimento degli scorsi mesi sull’Astana e le pressioni su Tinkov per disfarsi di Riis, è addirittura un’altra: che il conformismo a cui assistiamo non sia altro che l’esecuzione diligente di uno spettacolo di marionette, dove chi alza la testa… rischia di trovarsela a rotolare ai piedi della ghigliottina.

Gabriele Bugada

ORDINE D’ARRIVO

1 Joaquim Rodriguez (Spa) Team Katusha 5:40:14
2 Jakob Fuglsang (Den) Astana Pro Team 0:01:12
3 Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale 0:01:49
4 Gorka Izagirre (Spa) Movistar Team 0:04:34
5 Louis Meintjes (RSA) MTN – Qhubeka 0:04:38
6 Jan Barta (Cze) Bora-Argon 18 0:05:47
7 Romain Sicard (Fra) Team Europcar 0:06:03
8 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale 0:06:28
9 Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team 0:06:46
10 Christopher Froome (GBr) Team Sky 0:06:47
11 Nairo Quintana (Col) Movistar Team
12 Thibaut Pinot (Fra) FDJ.fr
13 Tejay Van Garderen (USA) BMC Racing Team
14 Alberto Contador (Spa) Tinkoff-Saxo
15 Pierre Rolland (Fra) Team Europcar
16 Vincenzo Nibali (Ita) Astana Pro Team
17 Geraint Thomas (GBr) Team Sky
18 Robert Gesink (Ned) Team LottoNL-Jumbo 0:07:44
19 Bauke Mollema (Ned) Trek Factory Racing
20 Samuel Sanchez (Spa) BMC Racing Team 0:09:13
21 Andrew Talansky (USA) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team 0:09:46
22 Tony Gallopin (Fra) Lotto Soudal
23 Warren Barguil (Fra) Team Giant-Alpecin
24 Mathias Frank (Swi) IAM Cycling
25 Eduardo Sepulveda (Arg) Bretagne-Séché Environnement
26 Laurens Ten Dam (Ned) Team LottoNL-Jumbo
27 Michal Kwiatkowski (Pol) Etixx – Quick-Step 0:11:35
28 Alexis Vuillermoz (Fra) AG2R La Mondiale 0:11:47
29 Richie Porte (Aus) Team Sky 0:12:38
30 Sep Vanmarcke (Bel) Team LottoNL-Jumbo
31 Ryder Hesjedal (Can) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team 0:12:47
32 Serge Pauwels (Bel) MTN – Qhubeka 0:13:35
33 Jonathan Castroviejo (Spa) Movistar Team 0:15:59
34 Jarlinson Pantano (Col) IAM Cycling
35 Daniel Teklehaimanot (Eri) MTN – Qhubeka 0:17:02
36 Steve Morabito (Swi) FDJ.fr
37 Tiago Machado (Por) Team Katusha
38 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff-Saxo
39 Michael Rogers (Aus) Tinkoff-Saxo
40 Nicolas Roche (Irl) Team Sky
41 Rafal Majka (Pol) Tinkoff-Saxo
42 Alberto Losada Alguacil (Spa) Team Katusha
43 Lars Ytting Bak (Den) Lotto Soudal
44 Simon Geschke (Ger) Team Giant-Alpecin 0:18:16
45 Thomas Voeckler (Fra) Team Europcar 0:18:19
46 Jerome Coppel (Fra) IAM Cycling 0:19:38
47 Steven Kruijswijk (Ned) Team LottoNL-Jumbo
48 Luis Angel Mate (Spa) Cofidis, Solutions Credits
49 Emanuel Buchmann (Ger) Bora-Argon 18
50 Anthony Delaplace (Fra) Bretagne-Séché Environnement

CLASSIFICA GENERALE

1 Christopher Froome (GBr) Team Sky 46:50:32
2 Tejay Van Garderen (USA) BMC Racing Team 0:02:52
3 Nairo Quintana (Col) Movistar Team 0:03:09
4 Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team 0:03:58
5 Geraint Thomas (GBr) Team Sky 0:04:03
6 Alberto Contador (Spa) Tinkoff-Saxo 0:04:04
7 Robert Gesink (Ned) Team LottoNL-Jumbo 0:05:32
8 Tony Gallopin (Fra) Lotto Soudal 0:07:32
9 Vincenzo Nibali (Ita) Astana Pro Team 0:07:47
10 Bauke Mollema (Ned) Trek Factory Racing 0:08:02
11 Warren Barguil (Fra) Team Giant-Alpecin 0:09:43
12 Mathias Frank (Swi) IAM Cycling 0:12:25
13 Samuel Sanchez (Spa) BMC Racing Team 0:12:53
14 Jakob Fuglsang (Den) Astana Pro Team 0:13:33
15 Joaquim Rodriguez (Spa) Team Katusha 0:13:45
16 Pierre Rolland (Fra) Team Europcar 0:13:57
17 Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale 0:17:05
18 Andrew Talansky (USA) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team 0:19:32
19 Gorka Izagirre (Spa) Movistar Team 0:26:57
20 Eduardo Sepulveda (Arg) Bretagne-Séché Environnement 0:28:19
21 Alexis Vuillermoz (Fra) AG2R La Mondiale 0:28:36
22 Daniel Martin (Irl) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team 0:33:00
23 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff-Saxo 0:33:19
24 Thibaut Pinot (Fra) FDJ.fr 0:34:41
25 Michael Rogers (Aus) Tinkoff-Saxo 0:34:48
26 Serge Pauwels (Bel) MTN – Qhubeka 0:36:32
27 Jarlinson Pantano (Col) IAM Cycling 0:37:11
28 Steve Morabito (Swi) FDJ.fr 0:37:42
29 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale 0:40:33
30 Jean-Christophe Peraud (Fra) AG2R La Mondiale 0:42:10
31 Jonathan Castroviejo (Spa) Movistar Team 0:44:18
32 Alberto Losada Alguacil (Spa) Team Katusha 0:44:28
33 Jan Bakelants (Bel) AG2R La Mondiale 0:44:31
34 Tanel Kangert (Est) Astana Pro Team 0:46:06
35 Rigoberto Uran (Col) Etixx – Quick-Step 0:48:02
36 Lars Ytting Bak (Den) Lotto Soudal 0:48:19
37 Sylvain Chavanel (Fra) IAM Cycling 0:49:35
38 Romain Sicard (Fra) Team Europcar 0:52:32
39 Jan Barta (Cze) Bora-Argon 18 0:53:40
40 Richie Porte (Aus) Team Sky 0:54:51
41 Rafal Majka (Pol) Tinkoff-Saxo 0:55:47
42 Adam Yates (GBr) Orica GreenEdge 0:57:58
43 Haimar Zubeldia (Spa) Trek Factory Racing 0:58:57
44 Steven Kruijswijk (Ned) Team LottoNL-Jumbo 0:59:12
45 Simon Geschke (Ger) Team Giant-Alpecin 0:59:17
46 Bram Tankink (Ned) Team LottoNL-Jumbo 0:59:26
47 Nicolas Roche (Irl) Team Sky 1:00:14
48 Jacques Janse Van Rensburg (RSA) MTN – Qhubeka 1:02:14
49 Sep Vanmarcke (Bel) Team LottoNL-Jumbo 1:03:40
50 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team 1:04:30

Quintana e Froome al traguardo di Plateau de Beille (Getty Images Sport)

Quintana e Froome al traguardo di Plateau de Beille (Getty Images Sport)

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