ROUBAIX 2015: DEGEN-COP MIRA E FA CENTRO IN UNA CORSA FACILE E INTRICATA

aprile 13, 2015
Categoria: 4) PARIGI - ROUBAIX, News

Il bel tempo, un ventaccio che spariglia poco e frena assai gli attachi, e infine il livello equilibrato dei contendenti, ci consegnano la Roubaix meno selettiva degli ultimi 18 anni. Allora fu l’ultima vittoria francese, oggi è la prima tedesca… dopo che Fischer vinse 119 anni fa l’edizione inaugurale. Ma Degenkolb ha fatto ben altro che regolare il gruppo in volata.

I commentatori televisivi di mezzo mondo sembrano deliziati dal ripercorrere l’aneddotica appartenenenza di John Degenkolb e Tony Martin alle forze di polizia (in realtà pare che si trattasse di un programma simile a quello italiano di reclutamento degli sportivi nei corpi statali, realizzato dopo una specie di “servizio militare”): oggi però Degenkolb sembrava davvero uno spietato poliziotto con vena da killer, uscito da qualche “polar”, la letteratura noir francese che troverebbe un’ambientazione ideale nella regione postindustriale un po’ cupa di Roubaix e dintorni.

Certo, la giornata non era da noir, sole: tepore e vento primaverile. Ma il nostro bravo poliziotto ha passato nove decimi del film, quando la trama si faceva via via più intricata, a pedinare gli avversari più pericolosi, attaccato alla loro ruota come un vero segugio, e senza mai prendere nemmeno una folata di vento mentre gli altri, a turno, si scornavano in una girandola di assalti che regolarmente finivano in nulla. Come quei gangster eterni perdenti della letteratura e del cinema di genere, che siano capirione o banditelli di piccolo capotaggio, perseguitati dal destino tragico di vedere i propri colpi sfumare in un pugno di mosche, per quanto sangue (o sudore, in questo caso) siano disposti a spargere lungo la propria strada.
Il buon tenente Degenkolb, no, lui faceva la parte di quello che ligio e implacabile li arrestava.

Questo fino all’ultimo pirotecnico quarto d’ora del film, dai meno dieci km all’arrivo diciamo, quando il buon John si è anzitutto esibito in una scena classica del cinema “di sbirri”, il lavoro in coppia col compagno: nemmeno fossero i Chips, quei poliziotti in moto della serie televisiva dei primi anni ’80, i due uomini del Team Giant hanno aperto il gas, prima il fido Bert De Backer, in avanscoperta, lasciato andare perché poco pericoloso; poi il furbo Degenkolb, scattato subito dopo, e “lasciato andare” per il semplice motivo che la sua accelerazione da sprinter non è per nulla facile da pareggiare, almeno lungo i primi duecento metri. Ma esaurita la fiammata, c’era la ruota di Bert su cui accucciarsi, scavando una prima voragine sugli inseguitori.

Come da copione, il compagno di pattuglia che fa coppia col protagonista non dura molto: adempie al suo ruolo e poi esala l’ultimo respiro. E qui scatta la sparatoria. Degenkolb diventa il cattivo tenente, e comincia a impallinare gli avversari con mano e testa freddissime, gamba e cuore bollenti.

In quel momento in testa alla corsa c’era una coppia di figure non da poco. Il personaggio di spicco è Greg Van Avermaet, della BMC, chi più di lui emblema del bandito arrembante e sfortunato, sempre all’attacco nelle Grandi Classiche e sempre relegato ai gradini inferiori del podio: una vera gattabuia per lui, da dove rimira amareggiato il compagno di turno che si è intascato il bottino. Il compagno di scorribanda era Lampaert della banda Etixx-Quickstep, quest’anno una vera Banda Bassotti: numerosi, grandi e grossi, ma alla fine della fiera non hanno vinto mai, senza il boss Boonen. Il giovane Yves Lampaert, baby-face, ha 24 anni, è un ragazzino, ma si è già fatto notare nei giri che contano grazie alla sia audacia.

I due corrono e sognano e corrono, ma in un bang (supersonico) Degenkolb piomba alla loro ruota e li inchioda, proprio alla fine dell’ultimo settore serio di pavé, il penultimo prima di quello simbolico in città. Siamo ai -5 km dal traguardo. Come se fosse un gioco di bambini, i corridori “beccati” dal tedesco “fanno il morto”. Si piazzano passivi alla ruota di Degenkolb, come trofei alla cintura di un cacciatore. Fuor di metafora, nel ciclismo con uno così veloce al fianco, semplicemente non si tira più. Se vuole arrivare, che pigli vento lui.
E Degenkolb non si tira indietro. Ma da dietro arrivano rinforzi, e come in ogni film che si rispetti il poliziotto sfrutta le beghe tra i criminali per salvarsi da una situazione complicata. Ai meno 4 km, è il ceco Stybar, il pistolero venuto dall’Est, campione nel fango del ciclocross e compagno di Lampaert nella banda Etixx, colui che su una leggera salitella lascia secco il gruppo dei favoriti. Ecco che davanti Van Avermaet si mette a collaborare con Degenkolb per evitare che la banda rivale si trovi in superiorità numerica…
Ma non serve: ai -3,3km Stybar raggiunge il trio di testa, e di nuovo si rimescolano le strategie: ora la Etixx vuole lavorare, per non vanificare il lavoro di Stybar, impedendo quindi che da dietro rientrino altri rivali. L’agnello sacrificale non può che essere il giovane Lampaert, che si immola qui: e Degenkolb ringrazia.
Ma la sceneggiatura riserva altri colpi di scena: nonostante i vari rivolgimenti, là davanti tira aria di “Mexican standoff”, quella scena amata dal cinema di Tarantino in cui quattro o più personaggi si ritrovano bloccati dalle pistole che si puntano vicendevolmente. In termini ciclistici, vuol dire che così vicino all’arrivo tutti tirano al risparmio, e da dietro rinvengono tre cani sciolti, cacciatori di taglie che amano cogliere al volo l’occasione. L’olandese Boom, oggi dell’Astana, che su queste strade intascò la mitica tappa del Tour; lo svizzero Elmiger, il tipico cagnaccio dalle mille vite agonistiche, più largo che altro; e infine Jens Keukeleire, lo “strano” (con quel nome!), un giovane belga che corre per gli australiani dell’Orica.

Questi i magnifici sette che entrano nel velodromo tutti assieme, una folla che davvero non si vedeva da anni e anni. Ma il film ha un protagonista chiaro, un tedesco dal nome americano, e ra-ta-ta-tà il buon John li stende tutti. Last man standing.
Stybar fa secondo al fotofinish e Van Avermaet ancora una volta sul podio va a finire di piangere nel prato.

Tutto questo negli ultimi, davvero appassionanti, dieci km. Quindici minuti. Prima la gara è stata una sarabanda senza costrutto: il vento spesso contrario bloccava gli attacchi, che pure sono stati riproposti in una girandola infinita. Cambiava il colore delle palette, cioè della maglia di chi era in testa, ma gira e rigira e ritirigira il gruppo dei favoriti, non un vero peloton, certo, ma abbastanza corposo, di una quarantina di atleti, tornava sempre unito. Non a caso la scarsa selettività della gara non si desume solo dalla numerosità del gruppo che si è disputato la vittoria nel velodromo, ma anche dal fatto che un totale di 23 corridori hanno chiuso la gara entro un mezzo minutino di distacco. Roba da Milano-Sanremo… certo, quella più dura degli ultimi anni, quella del 2011 dove fece podio Nibali, ma la più dura delle Sanremo è la meno selettiva delle Roubaix! Perché qui a Roubaix un ammassamento tale non si vedeva da 18 anni in qua.

La Foresta di Arenberg non faceva selezione alcuna, anzi, caso più unico che raro, chi appariva attardato riuscirà ad avere la propria seconda chance (salvo poi bucare nel momento peggiore, come il francese Demare). C’è un siparietto comico, ma solo perché non è finito in tragedia, con mezzo gruppo che si infila sotto le sbarre di un passaggio a livello con TGV imminente. Sagan dà il suo contributo alla commedia grottesca, con un’impellenza scatologica espletata in un fosso prima, e poi, nel finale, rompendo il cambio nel momento clou della gara.
Per il resto, l’intricatissima trama si riduce a una lista di attacchi abortiti dal vento contro o da tattiche machiavelliche che si neutralizzavano a vicenda. Come si diceva, sviluppo intricato per una gara, molto tra virgolette, “facile”. L’unica botta di creatività sono i ventagli inscenati dalla Etixx-Quickstep tra i settori 15 e 17. Un bell’esempio di imprevedibilità della corsa, che sembra tagliare fuori nomi grossi come Wiggins, Demare e Kristoff, ma le rispettive squadre “fanno pulizia” e risolvono il problema.

Nel settore 11, quello tosto a quattro stelle di Auchy-lez-Orchies, attaccano Bozic e Sagan. Vanmarcke e Vandenbergh chiudono. Cascano Vansummeren e Breschel, il presunto guardaspalle di Sagan (mai così solo come quest’anno nemmeno quando era nella pur teoricamente più “scarsa” Liquigas!). Kristoff e Degenkolb ben presenti. Poco accade nel durissimo Mons-en-Pevele, un’altra occasione persa nei tatticismi, verso l’uscita però attacca il TIR della Etixx Vandebergh, e se ne va. Galoppa solitario una quindicina di chilometri, mentre Katusha, Giant e Sky tengono il gregge unito, fatta salva un’escursione di comprimari tra cui il nostro Quinziato. Casca al suolo Bak, fora Demare.
Nel facile e cortissimo settore 7, quello di Templeuve, il vero colpo di scena di questa noiosa prima parte del film: Wiggins, il vecchio leone britannico, allunga sul pavé e decolla sull’asfalto, imprendibile per Offredo che cerca di tenerne la ruota. Il baronetto era sembrato in difficoltà, ma, gangster navigato come pochi, sull’orlo della pensione, prova l’ultimo colpo da maestro.
Si ricongiunge con Vandenbergh davanti, due uomini duri, con loro dopo poco arriva Debusschere e, potenzialmente decisivo, Stybar. Il ceco si produce in uno sforzo solitario impressionante, simile a quello che più tardi farà per rientrare su Degenkolb, Lampaert e Van Avermaet, l’inseguimento dura un km, ma alla fine Stybar ce la fa. Siamo ai -30 km dall’arrivo, e in una Roubaix “come si deve”, la gara avrebbe svoltato qui. Perché in questo quartetto non c’è un Degenkolb, nessuno è velocissimo, sono tutti rudi pugili da vicolo, in nome del “codice della mala” avrebbero potuto collaborare fino al traguardo, pur tallonati dai russi della Katusha e da altre combriccole. Ma con i motori di Wiggo e VDB da sfruttare…
Il colpo non riesce, l’accordo non si trova.
Da qui è un’altra gara, o meglio, la stessa di prima. Prova Van Avermaet. Chiudono Boom, Degenkolb, Wiggins, Sagan, Vanmarcke. Prova Sagan. Chiudono Van Avermaet, Vanmarcke, Stybar, Boom, Terpstra. Prova Terpstra, lo marca Degenkolb. Prova Vanmarcke, lo marcano Boom e Stybar.
Il tentativo di Vanmarcke stronca la Sky e la Katusha, due “mafie” potenti per controllare il sottobosco della gara… Ma Vanmarcke fora. Prova Marcato, l’italiano della piccola squadra Wanty, che a dispetto del nome non è marcato da nessuno. Ma arriva il Carrefour de l’Arbre, il settore più duro e decisivo. Troppo per l’avventuriero italiano.
Terpstra ci prova, ma continua il ritornello: chiudono Boom e Van Avermaet. Poi prova Boom e lo marca Degenkolb. Continua così, la cosa, in infiniti anagrammi e combinatorie dei nomi di chi attacca e di chi chiude. Finché ai meno 12 km Van Avermaet, l’epico perdente, e Lampaert, il “bambino” della banda Etixx-Quickstep se ne vanno… e torniamo all’inizio del nostro racconto.

La fine è nota: Degenkolb unisce alla Sanremo 2015 anche la Roubaix. Due Monumenti in un anno fa già impressione, ma l’accoppiata è specialmente sofisticata: l’ultimo prima di lui fu Sean Kelly, quasi trent’anni fa. Ed è solo la terza volta che accade nella storia del ciclismo. Che sia stata una Roubaix in tono minore è un dettaglio, anche perché nel finale Degenkolb ha spianato la calibro 38 e ha fatto capire di essere davvero il più forte. Come Kristoff al Fiandre, non si è limitato ad attendere la volata, pur essendo il più veloce. E le lacrime sul podio, come già alla Sanremo, fanno capire che il poliziotto con l’istinto del killer ha anche un cuore tenero, anche se questo particolare ha più un retrogusto da sbirri di Hollywood che da “polar” della provincia mineraria francese.

Gabriele Bugada

ORDINE D’ARRIVO

1 John Degenkolb (Ger) Team Giant-Alpecin 5:49:51
2 Zdenek Stybar (Cze) Etixx – Quick-Step
3 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
4 Lars Boom (Ned) Astana Pro Team
5 Martin Elmiger (Swi) IAM Cycling
6 Jens Keukeleire (Bel) Orica GreenEdge
7 Yves Lampaert (Bel) Etixx – Quick-Step 0:00:07
8 Luke Rowe (GBr) Team Sky 0:00:28
9 Jens Debusschere (Bel) Lotto Soudal 0:00:29
10 Alexander Kristoff (Nor) Team Katusha 0:00:31
11 Sep Vanmarcke (Bel) Team LottoNL-Jumbo
12 Bert De Backer (Bel) Team Giant-Alpecin
13 Aleksejs Saramotins (Lat) IAM Cycling
14 Borut Bozic (Slo) Astana Pro Team
15 Niki Terpstra (Ned) Etixx – Quick-Step
16 Andreas Schillinger (Ger) Bora-Argon 18
17 Florian Senechal (Fra) Cofidis, Solutions Credits
18 Bradley Wiggins (GBr) Team Sky
19 Björn Leukemans (Bel) Wanty – Groupe Gobert
20 Grégory Rast (Swi) Trek Factory Racing
21 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Soudal
22 Marco Marcato (Ita) Wanty – Groupe Gobert
23 Peter Sagan (Svk) Tinkoff-Saxo
24 Laurens De Vreese (Bel) Astana Pro Team 0:01:38
25 Frederik Backaert (Bel) Wanty – Groupe Gobert
26 Alexis Gougeard (Fra) AG2R La Mondiale
27 Ramon Sinkeldam (Ned) Team Giant-Alpecin 0:02:21
28 André Greipel (Ger) Lotto Soudal 0:02:55
29 Michael Morkov (Den) Tinkoff-Saxo
30 Tim De Troyer (Bel) Wanty – Groupe Gobert
31 Koen De Kort (Ned) Team Giant-Alpecin
32 Yoann Offredo (Fra) FDJ.fr
33 Stijn Vandenbergh (Bel) Etixx – Quick-Step
34 Manuel Quinziato (Ita) BMC Racing Team
35 Lars Ytting Bak (Den) Lotto Soudal
36 Marcel Sieberg (Ger) Lotto Soudal 0:02:58
37 Arnaud Demare (Fra) FDJ.fr 0:03:21
38 Benoit Jarrier (Fra) Bretagne-Séché Environnement
39 Tom Van Asbroeck (Bel) Team LottoNL-Jumbo
40 Yannick Martinez (Fra) Team Europcar 0:03:24
41 Tim Declercq (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
42 Marcus Burghardt (Ger) BMC Racing Team
43 Dmitriy Gruzdev (Kaz) Astana Pro Team
44 Luca Paolini (Ita) Team Katusha
45 Danny Van Poppel (Ned) Trek Factory Racing
46 Sébastien Minard (Fra) AG2R La Mondiale
47 Ian Stannard (GBr) Team Sky 0:03:29
48 Marco Haller (Aut) Team Katusha 0:06:05
49 Jasper Stuyven (Bel) Trek Factory Racing
50 Viacheslav Kuznetsov (Rus) Team Katusha
51 Matteo Trentin (Ita) Etixx – Quick-Step 0:07:35
52 Maarten Wynants (Bel) Team LottoNL-Jumbo 0:07:48
53 Edward Theuns (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise 0:07:50
54 Tyler Farrar (USA) MTN – Qhubeka
55 Alessandro Bazzana (Ita) UnitedHealthcare Pro Cycling
56 Jimmy Engoulvent (Fra) Team Europcar
57 Oliver Naesen (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
58 Jarl Salomein (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
59 Frederico Zurlo (Ita) UnitedHealthcare Pro Cycling
60 Davide Frattini (Ita) UnitedHealthcare Pro Cycling
61 Nelson Oliveira (Por) Lampre-Merida
62 Guillaume Van Keirsbulck (Bel) Etixx – Quick-Step
63 Stefan Küng (Swi) BMC Racing Team
64 Imanol Erviti (Spa) Movistar Team
65 Filippo Pozzato (Ita) Lampre-Merida
66 Francisco Ventoso (Spa) Movistar Team
67 Daniel Oss (Ita) BMC Racing Team
68 Roy Curvers (Ned) Team Giant-Alpecin
69 Scott Thwaites (GBr) Bora-Argon 18
70 Alexander Porsev (Rus) Team Katusha
71 Bernhard Eisel (Aut) Team Sky
72 Kristijan Koren (Slo) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team
73 Jean-Pierre Drucker (Lux) BMC Racing Team
74 Markel Irizar (Spa) Trek Factory Racing
75 Johan Van Summeren (Bel) AG2R La Mondiale
76 Mathew Hayman (Aus) Orica GreenEdge
77 Jack Bauer (NZl) Cannondale-Garmin Pro Cycling Team 0:07:56
78 Maciej Bodnar (Pol) Tinkoff-Saxo
79 John Gadret (Fra) Movistar Team
80 Heinrich Haussler (Aus) IAM Cycling
81 Christian Knees (Ger) Team Sky
82 William Bonnet (Fra) FDJ.fr
83 Maarten Tjallingii (Ned) Team LottoNL-Jumbo
84 Damien Gaudin (Fra) AG2R La Mondiale 0:08:13
85 Adam Blythe (GBr) Orica GreenEdge 0:08:24
86 Stig Broeckx (Bel) Lotto Soudal 0:10:53
87 Thomas Leezer (Ned) Team LottoNL-Jumbo
88 Gijs Van Hoecke (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise 0:11:59
89 Pavel Brutt (Rus) Tinkoff-Saxo 0:12:25
90 Roger Kluge (Ger) IAM Cycling 0:13:06
91 Mitchell Docker (Aus) Orica GreenEdge
92 Zakkari Dempster (Aus) Bora-Argon 18
93 Matteo Tosatto (Ita) Tinkoff-Saxo 0:15:21
94 Sylvain Chavanel (Fra) IAM Cycling
95 Christopher Jones (USA) UnitedHealthcare Pro Cycling
96 Ralf Matzka (Ger) Bora-Argon 18
97 Matti Breschel (Den) Tinkoff-Saxo
98 Bjorn Thurau (Ger) Bora-Argon 18 0:16:32
99 Nikolas Maes (Bel) Etixx – Quick-Step
100 Tiesj Benoot (Bel) Lotto Soudal

Degenkolb si impone in una della classiche più intrise di fascino e leggenda, la Parigi-Roubaix (foto Bettini)

Degenkolb si impone in una della classiche più intrise di fascino e leggenda, la Parigi-Roubaix (foto Bettini)

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