CIVITANOVA MARCHE – FORLÌ: IL LISCIO E POI LA RUMBA

maggio 19, 2015
Categoria: News

Dopo una giornata di riposo il Giro si rimette in marcia con una tappa liscia ma non troppo, con alcune modeste collinette a metà strada che non toglieranno certamente il sonno ai velocisti. Qualche grattacapo in più potrebbero darlo i sampietrini del centro storico di Forlì, sui quali si “ballerà” negli istanti precedenti l’inevitabile volatona. È un fondo sul quale la bicicletta tende, come raccontò anni fa uno sprinter, a scappare da sotto il sedere. Un finale a ritmo di “rumba” dopo quasi 200 Km a tutto liscio.

Si arriva in Romagna, la “culla” del liscio, e la decima tappa della corsa rosa con il suo profilo decisamente scorrevole sembra adattarsi alla perfezione al ballo inventato alla fine dell’800 dal violinista Carlo Brighi. C’è solo un tratto corrugato subito dopo metà tappa, ma si tratteranno di modestissime collinette di poco conto, che si esauriranno ben presto per lasciar nuovamente strada alla pianura, dalla quale non si sfuggirà nei primi cento chilometri di gara e negli ultimi settanta. I velocisti di oggi sarebbero riusciti ad arrivare allo sprint anche subito dopo quella porzione di percorso movimentata e, quindi, è francamente impensabile che si lascino sfuggire questa tappa, che presenta due soli reali insidie, a partire dal fatto di giungere in calendario dopo il giorno di riposo. È una sosta che in diversi non gradiscono e in particolare chi patisce i cambi di ritmo, soprattutto se non si riparte con una tappa facile come questa, ma, invece, è proposta una frazione di dura montagna, come avvenuto nelle ultime due edizioni del Giro (Montasio 2013 e Val Martello 2014). “Spianata” questa insidia, i chilometri finali ne proporranno un’altra ben più rilevante, quando – proprio di fronte alla romanica abbazia di San Mercuriale, principale monumento della cittadina sede d’arrivo –  al liscio si sostituirà la “rumba” nell’attraversamento del centro storico di Forlì, che proporrà quasi 500 metri di strada pavimentata in porfido, con il ritorno sull’asfalto all’imbocco del rettilineo d’arrivo. Non si tratta certo del fondo stradale “sgarrupato” della Parigi-Roubaix, ma sicuramente offrirà una difficoltà in più, perchè – come disse una volta Giovanni Lombardi – su questo particolare tipo di fondo, in volata, “la bicicletta ti scappa da sotto il sedere”. Il tutto in condizioni “normali” perché se dovesse piovere – o, ancor peggio, far solo due gocce d’acqua – i sanpietrini potrebbero diventare scivolosi come saponette.
Dopo il lungo trasferimento dalla Campania il Giro muoverà gli ormeggi dalla locaità balneare di Civitanova Marche, salpando in direzione nord e giungendo, al termine dei primi dodici chilometri di gara, a Porto Recanati, comune nato nel 1893 dal distaccamento dalla città madre in collina – paese natale di Giacomo Leopardi – e nel quale è ancora fresco il ricordo dell’unica vittoria di tappa finora conquistata da Filippo Pozzato al Giro d’Italia. A questo punto il tracciato si allontanerà temporaneamente dal litorale adriatico per doppiare il promontorio del Monte Conero, sfilando al piede della collina dalla quale occhieggia il santuario della Santa Casa di Loreto, costruito attorno all’abitazione della Vergine Maria, che originariamente si trovava a Nazaret, in Palestina, e che secondo la tradizione sarebbe giunta nelle Marche la notte tra il 9 ed il 10 dicembre del 1294 trasportata in volo dagli angeli, anche se è più probabile un trasferimento via mare per opera dei Crociati, che vollero così salvaguardarla dopo che la Palestina era stata conquistata dai musulmani.
Attraversato quello che, il 18 settembre 1860, fu il campo della Battaglia di Castelfidardo – conclusa con la vittoria delle truppe sabaude su quelle pontificie e con l’annessione di Marche e Umbria al quel Regno di Sardegna che sei mesi più tardi diventerà il Regno d’Italia – con una veloce discesa i “girini” si porteranno verso Ancona, il capoluogo regionale, i cui principali richiami turistici sono il duomo di San Ciriaco – uno dei più interessanti d’Italia, esempio di fusione tra stile romanico e bizantino – e la pentagonale Mole Vanvitelliana, antico lazzaretto oggi sede di uno dei pochi musei tattili del mondo, pensato per le persone con deficit visivo.
Ritrovato il litorale alle porte di Falconara Marittima, inizierà uno dei tratti più “snelli” di questa frazione, quasi 45 Km pianeggiati e quasi costantemente rettilinei, con il quale il tracciato della tappa punterà dritto come un fuso contro gli unici “scogli” di giornata. In questa porzione di tracciato si toccherà la località balneare di Senigallia, celebre per la sua “rotonda a mare”, l’edificio utilizzato per mostre e convegni che avrebbe ispirato al paroliere Franco Migliacci la canzone “Una rotonda sul mare”, interpretata da Fred Bongusto, anche se, in realtà, si tratta di una falsa diceria poiché il Migliacci la compose pensando a un’altra rotonda, situata a Passignano, sul lago Trasimeno.
Si toccherà poi Marotta, altra località turistica – scherzosamente definita la “Berlino dell’Adriatico” perché il suo territorio è suddiviso tra i tre comuni di Fano, Mondolfo e San Costanzo – il cui nome richiama la “mala rupta”, la sconfitta subita dai cartaginesi nella Battaglia del Metauro, episodio decisivo della Seconda Guerra Punica. In ringraziamento agli dei per la vittoria i romani costuirono un tempio, dedicandolo alla “Fanum Fortunae”, attorno al quale poi sorgerà l’odierna città di Fano, prossima meta del sempre più lanciato gruppo, la stessa dove al Giro del 2012 Mark Cavendish ebbe la gioia di ottenere la sua nona vittoria al Giro davanti agli occhi della moglie Peta e della figlia neonata Delilah Grace.
Giunti a Pesaro il gruppo si troverà di fronte il promontorio di Gabicce che, a differenza di quello del Conero, non sarà aggirato, inoltrandosi nel tratto più impegnativo di questa frazione, durante il quale si percorrererà una tortuosa strada panoramica che debutterà con la salita verso il Morte di Bartolo (3,9 Km al 4%), in realtà modesta collinetta conosciuta anche con il soprannome di “Accio” poiché nei pressi si trovava la villa al poeta romano Lucio Accio, conosciuto per essere stato il più fecondo autore di tragedie della letteratura latina, anche se delle sue opere sono stati ritrovati solo pochi frammenti. Il tratto successivo all’unico GPM di giornata si snoderà in quota, a saliscendi, incontrando tre piccoli centri arroccati sulle rupi che precipitano sul sottostante Adriatico, tra i quali c’è Firenzuola di Focara, il cui nome testimonia l’abitudine, in epoca medioevale, di accendere immensi falò, che servivano come fari per segnalare le rupi ai naviganti, in luogo particolarmente temuto per i venti contrari, noti anche all’Alighieri che ne farà menzione nel XXVIII canto dell’Inferno quando scriverà “Poi farà si ch’al vento di Focara – non farà lor mestier voto né preco”. Una dolce discesa porrà termine a questo tratto, lungo complessivamente poco più di 20 Km, planando su Gabicce Mare, la più meridionale località della Riviera Romagnola, l’unica situata nel territorio delle Marche, che ora il gruppo si appresterà ad abbandonare.
Il percorso tornerà ora a farsi filante, percorrendo i lungomari di notissimi centri balneari, la cui storia è certamente antecedente al massiccio sviluppo che si ebbe sul piano turistico nel ‘900. Cattolica, per esempio, fino al 1896 era una frazione di San Giovanni in Marignano, sviluppasi nel 1271 in seguito all’insediamento sulla costa di popolazioni provenienti dalle colline dell’entroterra e che a lungo fu conosciuta per l’attività peschereccia e cantieristica. È  proprio il più conosciuto di questi centri, Rimini, a offrire le testimonianze più rilevanti del passato, dal romano Arco d’Augusto – eredità, assieme al Ponte di Tiberio e ad altre vestigia, dell’antica Ariminum – al rinascimentale Tempio Malatestiano, scendendo poi giù attraverso i secoli fino a quel gioiello dell’arte liberty che è il celebre Grand Hotel, tanto caro a Federico Fellini che qui vi ambientò parecchie scene del pluripremiato “Amarcord”. Si badi bene, ambientato ma non girato poiché il regista romagnolo, in realtà, ricostruì negli studi romani di Cinecittà la Rimini degli anni ’30, periodo nel quale si svolgono le vicende narrate, mentre per gli esterni del Grand Hotel si ripiegò sull’ex Casinò Paradiso del Mare, situato in quel di Anzio, affacciato sul Tirreno e non sull’Adriatico.
Voltate le spalle al mare, il tracciato della tappa n° 10 ora virerà con decisione verso ovest, non perdendo la sua caratteristica peculiare, la pianura, anche se si prenderà progressivamente quota poiché si “salirà” dal livello del mare sino ai 31 metri di Forlì. Questi saranno i frangenti, a una cinquantina di chilometri scarsi dal traguardo, nel quale il gruppo ingranerà la marcia, per cominciare a scalfire il vantaggio del piccolo plotoncino di fuggitivi che, quasi sicuramente, si troverà al comando e che avvertirà ora i primi “morsi” della stanchezza. Da questo momento si seguirà costantemente la Via Emilia, la strada lunga 177 miglia romane voluta dal comandante romano Marco Emilio Lepido per collegare Ariminun a Placentia, l’odierna Piacenza, e che fu realizzata nel giro di due anni, tra il 189 e il 187 a.C. Seguendo questa ancor oggi importante via di comunicazione, della cui percorso originario sono giunti ai nostri giorni solo pochissimi resti, si giungerà prima a Santarcangelo di Romagna e poi a Savignano sul Rubicone, il paese natale del citato Carlo Brighi, il “papà” del ballo liscio, nel quale è possibile ammirare un monumento eretto in ricordo di Giulio Cesare, costruito dopo il 1933, anno nel quale Mussolini volle, cambiando anche il nome del paese – fino a quell’anno Savignano di Romagna –porre fine all’annosa diatriba secondo la quale non sarebbe stato il fiume che bagna questo centro a esser stato attraversato in armi dal dittatore romano nel 49 a.C., dopo aver pronunciato la storica frase “Alea iacta est”, giunta a noi nella traduzione “Il dato è tratto”. I chilometri successivi vedranno i “girini” sfrecciare sulle strade di Cesena dove il pensiero non potrà non elevarsi al ricordo di Marco Pantani, nato il 13 gennaio 1970 in questa cittadina, nota anche per la presenza Biblioteca Malatestiana, la prima biblioteca civica d’Europa, aperta al pubblico il 15 agosto 1454 e giunta ai nostri giorni perfettamente conservata, forte anche di un consistente patrimonio librario (350 000 volumi). Approssimandosi il finale, il tracciato sfilerà ai piedi del colle sul quale sorge il centro di Bertinoro, il paese d’origine del vincitore del Giro del 1961 Arnaldo Pambianco e nei cui frazione di Polenta si può ammirare la Pieve di San Donato, che nel 1897 sarà destinataria di una poesia composta da Carducci, nella quale il poeta farà cenno all’ospitalità qui ricevuta dal suo “predecessore” e collega Dante Alighieri. È una terra forte fonte d’ispirazione letteraria questa, dunque, se si pensa che – secondo una leggenda – il nome di Bertinoro sarebbe derivato da un’ispirazione della famosa imperatrice Galla Placidia che, bevendo un nettare prodotto dai vignetti della zona, ebbe a dire: “Non di così rozzo calice sei degno, o vino, ma di berti in oro!”. Un autentico brindisi di parecchi secoli fa…. pronto a tirare la volata a quello con il quale sarà festeggiato il campione che, da lì a pochi minuti, taglierà vittorioso il traguardo di Viale Vittorio Veneto a Forlì.
Prosit!

Mauro Facoltosi

RINGRAZIAMENTI

Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.

FOTOGALLERY


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Civitanova Alta


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Il promontorio del Conero visto da Porto Recanati


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Il santuario di Loreto visto dalla strada che percorreranno i “girini”


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Sacrario della Battaglia di Castelfidardo


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Ancona, Duomo di San Ciriaco


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Ancona, Mole Vanvitelliana


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Senigallia, la Rotonda a Mare


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Il promontorio di Gabicce visto da Pesaro


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Rimini, Arco d’Augusto


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Rimini, il celebre Grand Hotel

Il Grand Hotel di Rimini come appare in Amarcord: in realtà si tratta dellex Casinò Paradiso del Mare di Anzio (www.davinotti.com)

Il Grand Hotel di Rimini come appare in ''Amarcord'': in realtà si tratta dell'ex Casinò Paradiso del Mare di Anzio (www.davinotti.com)


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Savignano sul Rubicone, statua di Giulio Cesare


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Cesena, Biblioteca Malatestiana


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Polenta di Bertinoro, Pieve di San Donato


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Forlì, inizio del tratto in porfido


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Forlì, rettilineo d’arrivo

Forlì, l’abbazia di San Mercuriale e, in trasparenza, l’altimetria della decima tappa del Giro 2015 (boscoloilviaggio.it)

Forlì, l’abbazia di San Mercuriale e, in trasparenza, l’altimetria della decima tappa del Giro 2015 (boscoloilviaggio.it)

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