GROSSETO – FIUGGI: UNA GIORNATA DAL SAPORE PERDUTO

maggio 15, 2015
Categoria: News

Di tappe come quella di Fiuggi oramai s’è quasi perso il gusto, da quando l’UCI ha deciso di dare un taglio ai chilometraggi “fiume”, consentendoli solo nelle grandi classiche monumento e concedendoli “una tantum” anche nelle corse a tappe. È un’insidia che si aggiunge a un tracciato non particolarmente impegnativo, soprattutto per quei corridori più giovani che non sono ancora avvezzi alle grandi distanze. Niente noie, invece, per i big del gruppo, che oggi cercheranno di non sprecare troppe energie in vista della tappa di montagna di Campitello Matese, prevista per l’indomani. Oggi via libera ai finisseur, chiamata alla ribalta dalle due dolci salitelle piazzate negli ultimi 20 Km, ma anche qualche spiraglio aperto per i velocisti più valorosi.

“Che non diventi un’abitudine!” è sembrato voler tuonare l’UCI quando, nel 2001, ha messo mano ai regolamenti tecnici delle corse a tappe, stabilendo un tetto massimo giornaliero di 225 Km e poi, a seguito alle lecite proteste di corridori ed ex corridori (in particolare, quelli dotati di “fondo”), introducendo deroghe alla norma che hanno consentito di sforare prima verso i 250 Km e poi verso i 260 Km. L’abitudine s’è effettivamente persa e così tappe come quella che condurranno il gruppo da Grosseto a Fiuggi per 263 Km rappresentano, soprattutto per le nuove generazioni, un qualcosa d’atipico poiché, per l’appunto, non si è spesso abituati a stare in sella per così tanti chilometri nel corso d’una gara. Quelle odierne sono distanze che, oramai, sono diventate di “casa” solo nelle grandi classiche del Nord, per non parlare dei quasi 300 Km della Sanremo. Ma che influenza potranno avere questi “numeri” sull’esito della tappa n° 7 del Giro 2015, frazione che chiuderà la prima settimana di gara? Le cartine parlano di una tappa priva di particolari difficoltà altimetriche, con un po’ di mangia e bevi spruzzati nella fase centrale e due salitelle più corpose, ma comunque facili, piazzate a ridosso di un traguardo che ricorda quello della frazione terminata nella prestigiosa località termale laziale il 12 maggio del 2011. L’ultima ascesa era la medesima in programma oggi e quella tappa finì allo sprint, con un gruppo un po’ più scremato del solito (la testa della corsa quel giorno era composta, all’arrivo, di 87 corridori) e il successo dello spagnolo Francisco José Ventoso Alberdi davanti al nostro Petacchi, crollato negli ultimi metri e che, intervistato subito dopo l’arrivo, giurò che in quel finale aveva perso un anno di vita. Stavolta il percorso sarà da un lato meno impegnativo (nel 2011 c’erano molto più saliscendi nella prima parte di gara ed anche il finale era un pelino meno “leggero”), ma dall’altro canto ci sarà da fare i conti proprio con l’insidia del chilometraggio, poiché bisognerà percorrere quasi 50 Km in più. Cosa cambierà? Probabilmente nulla e anche quest’anno Fiuggi vedrà trionfare un velocista ma le loro squadre potrebberp far più fatica del solito a tener cucito il gruppo, complici la fatica e il fatto che le due ascese in programma sono ravvicinate. Dunque, non va esclusa la possibilità di una sparata risolutiva nel finale (come quella che vide protagonista Enrico Zaina nella tappa di Fiuggi del 1996), ma nulla di più. Non attendiamoci, perciò, grosse sorprese tra i big della classifica che, considerata anche la mole di chilometri da percorrere, preferiranno trascorrere senza spendere troppe energie la giornata che precede di ventiquattore l’insidiosa tappa di montagna di Campitello Matese.
Questa lunga giornata si aprirà ancora tra gli scenari della Maremma, con il via da Grosseto e i primi 70 Km, totalmente pianeggianti, da percorrere sullo scorrevole tracciato della nuova Via Aurelia, che costeggia inizialmente le alture dell’Uccellina e poi il piede del promontorio dell’Argentario, saldato alla terraferma dai “tomboli”, i cordoni sabbiosi che racchiudono la piccola laguna di Orbetello. Entrati nel Lazio, la corsa abbandonerà la costa tirrenica in quel di Montalto di Castro, borgo agricolo dominato dal medioevale Castello Guglielmi e che è più conosciuto per la presenza nel suo territorio dell’ex centrale elettronucleare Alto Lazio, costruita a partire dal 1982, rimasta incompiuta dopo il referendum del 1987 e oggi convertita nella centrale termoelettrica a policombustibile “Alessandro Volta”, impianto al quale s’è affiancato in questi ultimi anni anche il terzo parco fotovoltaico del mondo per megawatt prodotti.
I chilometri successivi vedranno i “girini” percorrere le strade della Tuscia, toponimo con il quale è spesso identificato l’Alto Lazio con riferimento ad una delle denominazioni dell’antico popolo degli etruschi. La prossima meta del gruppo sarà proprio una delle principali località dell’Etruria, quella Tuscania che, oltre alle necropoli per le quali è famosa, offre anche preziose testimonianze dei secoli successivi, come la chiesa romanica di San Pietro, luogo immortalato anche in pellicole firmate da celebri registi come “L’armata Brancaleone” di Mario Monicelli e “Uccellacci e uccellini” di Pier Paolo Pasolini, entrambi girati nel 1966. Quando la carovana prenderà a costeggiare la catena d’origine vulcanica dei Monti Cimini – tra i quali si adagia il Lago di Vico, le cui acque colmano un’antica caldera – sotto le ruote “erutterà” la prima salita di giornata, una mezza dozzina di pedalabili chilometri che il gruppo incontrerà all’uscita da Vetralla, centro d’aspetto in parte medioevale il cui nome, secondo alcuni studiosi, deriverebbe dal termine latino “Vetus alia”, letteralmente “l’altra città” per distinguerla dalla vicina “Vetus urbs”, la città vecchia che corrisponde all’odierna Viterbo. Procedendo sulla storica Via Cassia si giungerà a Sutri, centro frequentatissimo all’epoca dei pellegrinaggi medioevali lungo la Via Francigena poiché costituiva l’ultima tappa prima di giungere a Roma, distante una cinquantina di chilometri da questo comune dove si può visitare uno dei principali anfiteatri romani d’Italia, ritenuto uno dei sette più belli al mondo e che poteva contenere fino a 9000 spettatori. Mentre i pellegrini – quelli d’un tempo e quelli d’oggi – avevano la “città eterna” nella mente e nel cuore, il Giro girerà oggi al largo della capitale, con un ampio percorso ad arco di una cinquantina di chilometri che si snoderà con leggeri “molleggiamenti” sulle dolci colline che cingono Roma e che comincerà poco dopo il passaggio da Monterosi, dove la presenza di due insoliti campanili a cipolla (quelli della chiesa di San Giuseppe) suggerì a Luigi Comencini di girare in questo luogo le scene de “Il compagno Don Camillo” ambientate nel paesello russo di Brezwyscewski, nell’ultimo capitolo della saga ideata da Giovanni Guareschi e magistralmente interpretata dagli indimenticabili Fernandel e Gino Cervi.
In questa fase di gara il tratto più impegnativo sarà lo strappetto di 1500 metri – pedalabili come tutte le ascese che si incontreranno quest’oggi – che si affronterà dalle parti dell’Autodromo di Vallelunga, impianto inaugurato nel 1963 e intitolato a Piero Taruffi, il pilota che progettò la trasformazione dell’originaria pista sterrata, a sua volta mutuata da quella di un precedente ippodromo. Serpeggiando tra i colli il tracciato toccherà quindi Campagnano di Roma e Castelnuovo di Porto, paese nel quale visse Enrico Maria Salerno, la cui villa oggi ospita un centro studi intolato al celebre attore scomparso nel 1994. Si scenderà quindi a varcare il Tevere alle porte di Monterotondo, dove si transiterà al termine di una breve rampetta (2 Km al 4,5%), certamente uno dei dislivelli minori di questa frazione ma anche il più appetitoso poiché in vetta sarà collocato l’unico GPM in programma, non dissimile da quelli di 4a categoria che furoreggiano nelle prime tappe del Tour de France. Subito dopo la corsa giungerà a Mentana, centro che richiama alla memoria la battaglia qui combattuta il 3 novembre 1867 tra le truppe franco-pontificie e i volontari italiani al soldo di Giuseppe Garibaldi, usciti sconfitti da una tenzone che concesse ancora tre anni di vita allo Stato Pontificio, destinato a scomparire nel 1870 con la Presa di Roma (azione più conosciuta con il nome di “Breccia di Porta Pia”). Il Giro è una vera e propria macchina del tempo e lo renderanno palpabile, per esempio, i successivi 10 Km, nei quali il gruppo colmerà idealmente il gap di una trentina d’anni che separano il periodo risorgimentale da quello del regime fascista, quando nel 1933 fu fondata la cittadina di Guidonia, costruita congiuntamente al vicino e tuttora attivo aeroporto militare e intitolata al generale dell’aeronautica Alessandro Guidoni, che aveva trovato la morte in quel luogo mentre sperimentava un nuovo tipo di paracadute. Il luogo prescelto per fondare la nuova città si trovava ai piedi del colle sul quale sorge la ben più antica Montecelio, uno dei borghi più “cinegenici” d’Italia, soprattutto per la particolare rampa gradinata che attraversa il centro storico e che compare in numerosissimi film, spesso ambientati in paesini arroccati del meridione d’Italia, troppo complicati da raggiungere per i mezzi di Cinecittà: è il caso, per esempio, della fantomatica Castropizzi vista in “Cose di cosa nostra“ o degli scorci finto napoletani che compaiono ne “I figli… so’ pezzi ‘e core“, percorsi dal partenopeissimo Mario Merola.
Intanto, mentre ci si agginge a sfondare il tetto dei 200 Km, il viaggio nel tempo continua con un repentino ritorno al passato, fino all’epoca dell’antica Roma, rammentata dal passaggio ai piedi del colle di Tivoli, a pochi passi dai monumentali resti di Villa Adriana, sfarzosa residenza che l’imperatore Adriano si fece costruire arricchendola con richiami alle principali città dell’Impero.
Terminata la circumnavigazione di Roma, inizierà un tratto in dolce ascesa verso Palestrina, altro interessante richiamo per il turista alla ricerca di luoghi d’arte al di fuori della capitale, forte in particolare dei resti del santuario della Fortuna Primigenia, uno dei principali complessi architettonici tardo-repubblicani dell’Italia antica giunti fino ai nostri giorni. Poco più avanti si toccherà il centro di Cave, dove per l’ultima volta apriamo una parentesi cinematografica, nel luogo dove un tempo si trovava il Cave Studio Film, villaggio appositamente costruito per girare alcuni film del filone “spaghetti western” dall’attore statunitense Gordon Mitchell, che dimorò per quasi 30 anni in Italia. Per rimanere in argomento, ci aspetteremo ora, da un momento all’altro, di sentir gridare a bordo strada il classico “Motore! Ciak! Azione!” perché si stanno avvicinando le fasi più calde di questa frazione, nelle quali vedremo sicuramente messe in scena azioni finalizzate a sbancare il botteghino odierno, sia in seno al gruppetto di fuggitivi – con la speranza di cogliere affaticati i compagni d’avventura – sia nel gruppo lanciato alla caccia delle lepri di giornata. È un finale, dunque, che non solo continua a strizzare l’occhio ai velocisti più resistenti ma che spalanca anche molte porte ai finisseur, pur mancando grandi pendenze. La prima delle due ascese che caratterizzano il finale, lunga 4,8 Km (media del 5,2%), si concluderà nei pressi del bivio per Piglio – cittadina iscritta all’Associazione nazionale Città del Vino in quanto luogo di produzione del rosso Cesanese del Piglio DOCG – e si snoderà, come gran parte del finale – lungo il tracciato della dismessa ferrovia Roma-Fiuggi-Alatri-Frosinone, oggi in regolare esercizio solo tra la capitale e il quartiere Giardinetti e altrove trasformata in pista ciclabile. Una veloce discesina deporrà quindi tutti ai piedi dell’ultima insidia altimetrica, quando mancheranno poco più di 11 Km al traguardo, per raggiungere il quale bisognerà affrontare un tratto di 6 Km al 4,1% che, più che per l’inclinazione – assolutamente non temibile – potrebbe lasciare il segno per l’ampiezza della veloce statale che introdurrà il gruppo verso l’altopiano di Fiuggi. È noto, infatti, che quando la carreggiata è particolarmente ampia l’occhio tende a essere ingannato e a percepire una pendenza inferiore, inducendo il corridore a uno sbaglio nella scelta dei rapporti o nella velocità da impremere all’azione, andando in contro un momento di défaillance, ingigantita dalla mole di strada fin qui percorsa e che si potrebbe non riuscire a rimediare, complice la mancanza di una discesa e il tratto in quota che condurrà dritto ai 1400 metri conclusivi, nei quali la strada riprenderà a puntare verso l’alto, verso le terme di Fiuggi. Un luogo dove passare le acque è una delizia… ma per i “girini” non sarà propriamente un esercizio di benessere quello odierno.

Mauro Facoltosi

RINGRAZIAMENTI

Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.

FOTOGALLERY


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Grosseto, Piazza Dante


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L’Argentario visto da Orbetello

Scena di Uccellacci e uccellini girata a Tuscania, davanti alla chiesa di San Pietro (www.davinotti.com)

Scena di ''Uccellacci e uccellini'' girata a Tuscania, davanti alla chiesa di San Pietro (www.davinotti.com)


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Lago di Vico


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Sutri, ingresso all’anfiteatro

Gino Cervi e Fernandel in scena a Monterosi, sul set de Il compagno Don Camillo (www.davinotti.com)

Gino Cervi e Fernandel in scena a Monterosi, sul set de ''Il compagno Don Camillo'' (www.davinotti.com)


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Autodromo di Vallelunga, Campagnano di Roma

Il grande Aldo Fabrizi percorre una strada di Montecelio, la sicula Castropizzi di Cose di cosa nostra (www.davinotti.com)

Il grande Aldo Fabrizi percorre una strada di Montecelio, la sicula Castropizzi di ''Cose di cosa nostra'' (www.davinotti.com)


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Villa Adriana, Tivoli


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Palestrina, Palazzo Colonna Barberini, costruito sui resti del santuario della Fortuna Primigenia

Panorama su Fiuggi e, in trasparenza, l’altimetria della settima tappa del Giro 2015 (www.hotelcapri.it)

Panorama su Fiuggi e, in trasparenza, l’altimetria della settima tappa del Giro 2015 (www.hotelcapri.it)

Panorama su Fiuggi e, in trasparenza, l’altimetria della settima tappa del Giro 2015 (www.hotelcapri.it)

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