VUELTA A ESPAÑA 2014 – LA “TERCERA SEMANA”
settembre 5, 2014
Categoria: Approfondimenti
È la settimana più dura delle tre, destinata a definire i connotati della sessantanovesima edizione della Vuelta. In questi sette giorni la parte del padrone le faranno ancora le montagne, con tapponi decisamente “nutriti” nei quali vedremo i corridori affrontare i sesti gradi della Camperona, la mitica ascesa verso i Laghi di Covadonga, quella meno nota (ma non meno impegnativa) di Somiedo, le infide e ventose colline galiziane e il duro Puerto de Ancares, ultima chiamata all’appello per gli scalatori alla vigilia della cronometro conclusiva. Fore troppo corta, però, perché possa essere decisiva
14a TAPPA: SANTANDER – LA CAMPERONA (VALLE DE SABERO) (200,8 Km)
La settimana decisiva della Vuelta si apre con l’ennesimo arrivo in salita, un’altra meta inedita per la corsa a tappe spagnola che oggi pianterà le tende nella Valle di Sabero, al termine della seconda tappa più lunga di quest’edizione. Il traguardo sarà collocato ai 1600 metri della Camperona, montagna della Cordigliera Cantabrica sulla quale si giungerà dopo aver affrontato un’ascesa double-face di poco più di 8 Km. Se i primi 5 Km non presenteranno soverchie difficoltà – fin lì la pendenza media sarà del 4% – gli ultimi 3000 metri punteranno dritti verso il cielo e proporranno l’epilogo di tappa più aspro della Vuelta 2014, con 405 metri di dislivello ancora da affrontare e inclinazioni da sveglia, 13,9% la media e 22% la massima. Prima del muro finale i corridori dovranno affrontare altri due GPM, troppo lontani dall’arrivo per poter risultare rilevanti, anche se potrebbero rimanere nelle gambe i quasi 21 Km d’ascesa del Puerto de San Glorio, la più lunga tra le 40 salite ufficiali previste dall’intero percorso della Vuelta. Inedita la Camperona, non lo è Santander che ha già accolto 34 arrivi di tappa della corsa spagnola, ospitata sin dalla prima edizione (1935), quando vi si concluse la seconda frazione, vinta dallo spagnolo Antonio Escuriet. L’ultimo a imporsi è stato un italiano, Alessandro Petacchi nel 2003, e prima di lui gli altri nostri connazionali a imporsi nel capoluogo della Cantabria, la romana ‘’Portus Victoriae‘’, sono stati Giovanni Lombardi nel 2002, Mariano Piccoli nel 2000, Gianluca Pianegonda nel 1995, Alessio Di Basco nel 1994, Guido Bontempi nel 1991 e Francesco Moser nel 1984.
15a TAPPA: OVIEDO – LAGOS DE COVADONGA (152,2 Km)
Prima della scoperta dell’Angliru era la salita simbolo della Vuelta quella diretta ai Laghi di Covadonga, un’ascesa che poteva e può ancora essere definita l’Alpe d’Huez spagnola. Battezzata per la prima volta in tempi relativamente recenti, per la precisione il 2 maggio del 1983 (fino al 1994 la corsa a tappe iberica si disputata in primavera), divenne subito un ingrediente irrinunciabile se si pensa che nei trent’anni successivi è stata inserita ben 18 volte nel tracciato. A far scoccare il classico “colpo di fulmine“ non furono soltanto i numeri dell’ascesa (12,2 Km, 890 metri di dislivello, una pendenza media del 7,2% e una massima del 17,5%) ma anche la bellezza della zona d’arrivo, nel bel mezzo del Parco Nazionale dei Picos de Europa, il primo creato in Spagna, luogo dove finora mai nessun italiano sì è mai imposto: il primo a “domare“ i Lagos fu lo spagnolo Marino Lejarreta nel 1983, l’ultimo il suo connazionale Antonio Piedra nel 2012 e, in mezzo, si segnalano le affermazioni di Pedro Delgado, Luis Herrara e Laurent Jalabert, tutti e tre in grado di imporsi due volte su questo traguardo. Anche la città di partenza, Oviedo, è una meta frequente della Vuelta e fino ad oggi è stata in 9 occasioni sede d’arrivo, tra le quali ci piace ricordare la seconda tappa dell’edizione del 1956: quel giorno s’impose Angelo Conterno, che a Oviedo conquistò quella maglia amarillo che porterà fino a Bilbao, quell’anno meta dell’ultima tappa, primo italiano a conquistare la Vuelta.
16a TAPPA: SAN MARTÍN DEL REY AURELIO – LA FARRAPONA (Lagos de Somiedo) (160,5 Km)
Cambiano i “lagos“ ma non la musica in questa Vuelta che, anzi, oggi alzerà decisamente i toni per mettere in scena quella che, a ragione, è stata definita la tappa regina dell’edizione 2014. I numeri parlano chiaro e mettendo insieme quelli dei cinque GPM in programma lungo i 160 Km del tracciato ne esce una “macrosalita“ di quasi 52 Km, denotata da una pendenza media globale del 7,2%. Per com’è costruita la tappa e per il tipico andazzo visto nelle tappe di montagna del recente passato, c’è la seria possibilità che i big snobbino le prime quattro asperità e concentrino le loro azioni nel tratto finale dell’ascesa verso il traguardo, comunque in grado anche da sola di provocare una buona selezione, anche perché a quel punto i corridori avranno nelle gambe le asperità precedenti. Sono proprio le ultime due ascese le più impegnative, con 10 Km all’8,5% del Puerto de San Lorenzo prima e quindi i 16,5 Km al 6,2% della Farrapona, che è già stata affrontata alla Vuelta del 2011, quando su questo traguardo – allora inedito – si affermò l’estone Rein Taaramäe, mentre la maglia di leader rimaneva per l’ultimo giorno sulle spalle del britannico Wiggins che il giorno dopo, sull’Angliru, lascerà definitivamente le insegne del primato allo spagnolo Cobo Acebo. San Martín del Rey Aurelio, comune nato nel 2007 dalla fusione dei centri di El Entrego, Sotrondio e Blimea, accoglierà la Vuelta per la prima volta nella sua giovane storia.
MARTEDÌ 9 SETTEMBRE – GIORNO DI RIPOSO
17a TAPPA: ORTIGUEIRA – A CORUÑA (190,7 Km)
È l’ultima occasione che avranno a disposizione i velocisti e per questa giornata si preannuncia grande e faticoso lavoro per le loro squadre. Frazioni come quella che terminerà alla Coruña, infatti, non sono di facile gestione e non soltanto per i continui saliscendi che proporrà il tracciato di una tappa che ricorda nel disegno certe frazioni collinari della Tirreno-Adriatico. Oggi, infatti, si correrà per lunghissimi tratti in vista della costa oceanica e bisognerà fare i conti con il vento, variabile che è all’ordine del giorno nelle zone costiere della Galizia, la regione che ospiterà questa e le rimanenti quattro giornate di gara della Vuelta. Quanto possa essere forte il vento a queste latitudini lo dimostra proprio l’ultima delle 11 tappe finora terminate alla Coruña, comune che si situa all’estremità nordoccidenteale della penisola iberica: quel giorno, era il 1995, l’organizzazione fu costretta ad annullare tutta la prima parte della tappa, vinta dal tedesco Wüst, perché le forti folate misero addirittura in pericolo l’incolumità dei corridori. Verrà, invece, iscritto per la prima volta nella nomenclatura della Vuelta il nome di Ortigueira, località galiziana conosciuta agli appassionati di musica folk celtica per l’organizzazione di un apposito festival, che qui si tiene del 1978.
18a TAPPA: A ESTRADA – MONTE CASTROVE (MEIS) (157 Km)
Un’altra bella razione di vento attende oggi i corridori, nei lunghi tratti costieri che conduranno verso i chilometri conclusivi di questa tappa di media montagna che si concluderà con la doppia scalata al Monte Castrove. Ancora un arrivo in salita si para all’orizzonte e, a questo punto, entrerà in gioco anche il progressivo declino delle energie generali, essendo ormai nel pieno della terza settimana di gara. Per questo motivo la salita finale, che dovrà essere presa di petto due volte nel volgere di 23 Km, potrebbe rivelarsi più impegnativa del previsto e i suoi 7 Km al 7%, con punte fino al 16%, riservare sgradite sorprese a qualcuno. Sia A Estrada, sia Meis debuttano come sedi di tappa alla Vuelta e anche l’ascesa al Castrove è una novità assoluta, mai affrontata prima nemmeno come GPM di passaggio.
19a TAPPA: SALVATERRA DO MIÑO – CANGAS DO MORRAZO (180,5 Km)
Il percorso odierno è ancora di media montagna ma, molto probabilmente, oggi non vedremmo i big della classifica in azione. Il tracciato consente minori margini di movimento agli scalatori rispetto a quello della tappa del Castrove e, anche per risparmiare energie preziose, si preferirà prendere una mezza giornata di riposo prima di dare l’ultimo assalto alla maglia “roja“ l’indomani, nella tappa d’alta montagna che terminerà sul duro Puerto de Ancares. Oggi spazio ai fuggitivi, dunque, e a tutti quelli che finora saranno rimasti a bocca asciutta. Il tentativo nascerà, come sempre, nei chilometri iniziali e poi, superato indenne il GPM del Monte da Groba, che lo scorso anno fu primo arrivo in salita alla Vuelta (primo Nicolas Roche e maglia rossa a Nibali), si selezionerà sull’ascesa al Monte Faro, piazzata a 15 Km dall’arrivo. Le pendenze di quest’ultima difficoltà di giornata (4,7 Km al 7%), però, potrebbero comunque ispirare anche interessanti azioni nel gruppo dei migliori, se qualcuno vorrà provare a rendere la corsa dura, avrà ancora nel mirino l’alta classifica e non vorrà attendere il tappone dell’Ancares. Come le due località di tappa del giorno precedente, anche per Salvaterra do Miño e Cangas do Morrazo si tratterà della prima volta.
20a TAPPA: SANTO ESTEVO DE RIBAS DE SIL – PUERTO DE ANCARES (185,7 Km)
Dall’antico monastero di Santo Estevo de Ribas de Sil, costruito prima del X secolo e per la prima volta “abbracciato“ dalla Vuelta di Spagna, prende il via l’ultima tappa di montagna, estrema occasione per gli scalatori per tentare di scardinare la classifica generale alla vigilia della frazione conclusiva. La tappa presenta 4 colli da scavalcare, sui quali spiccano gli ultimi due, il primo classificato di 1a categoria e il secondo appartenente all’esclusiva categoria “especial“, riservata alle ascese più dure e blasonate e che in quest’edizione annoverava soli due nomi, i Lagos di Covadonga e questo traguardo al Puerto de Ancares. Essendo l’ultimissima occasione e in previsione di una cronometro finale molto corta – e, per questo motivo, forse inutile ai fini della classifica – bisognerà sfruttarla appieno e non attendere, come si è visto spesso nei tapponi di questi ultimi anni, titubare e attendere l’ultima ascesa per sferrare gli attacchi decisivi. Anche perché i 10 Km al 6,7% del penultimo colle, l’Alto de Folgueiras de Aigas, potrebbero far più male del previsto quando sì è agli sgoccioli di una corsa a tappe lunga più di 3000 Km. Terminata la discesa subito si riprenderà a salire verso l’Ancares, valico che la Vuelta ha scoperto in tempi recenti, scalato per la prima volta nel 2011 come GPM di passaggio nel corso della tappa Sarria – Ponferrada e immediatamente riproposto l’anno successivo come arrivo di tappa, conquistato dallo spagnolo Joaquín Rodríguez Oliver. Stavolta l’ascesa sarà ancora più impegnativa rispetto alla tappa vinta dal popolare “Purito“ perché si salirà di ulteriori 3 Km, fino al valico vero e proprio, affrontando complessivamente 12,7 Km all’8,7% di pendenza media ed un picco al 18%
21a TAPPA: CIRCUITO DI SANTIAGO DE COMPOSTELA (cronometro individuale – 9,7 Km)
La Vuelta “tradisce“ Madrid e quest’anno non conclude il suo lungo viaggio nella capitale spagnola, bensì a Santiago de Compostela. Era successo l’ultima volta nel 1993 e anche in quell’occasione l’ultimo atto fu una frazione contro il tempo con il traguardo fissato nella meta ultima del celebre “Cammino“. Le tappe del 1993 e del 2014 non saranno, però, lontanamente paragonabili tra di loro perché, se la frazione che chiuse la Vuelta di 21 anni era una vera e propria cronometro di quasi 45 Km, quella del 2014 sarà più che altro una “passerella“ di poco meno di 10 Km che potrebbe rivelarsi inutile e che ricorda la tappa finale del Giro d’Italia del Centenario (2009), una quindicina di chilometri disegnati nella stupenda cornice di Roma. La speranza degli organizzatori, probabilmente, è che l’Ancares non abbia detto l’ultima parola sulla classifica e che tutto si giochi in questi 10 Km che favoriscono i passisti grazie ad un tracciato completamente pianeggiante e poco tortuoso. Sul far della sera di domenica 14 settembre scopriremo se, all’ombra della basilica intitola all’apostolo San Giacomo il Maggiore, questi ultimi colpi di pedale saranno serviti per cambiare il volto alla 69a Vuelta a España.
Mauro Facoltosi

Uno degli spettacolari laghi di Covadonga (www.celoriu.com)