VALDENGO – PLAN DI MONTECAMPIONE: LASSU’ DOVE LA VIA CRUCIS DIVENNE RISURREZIONE

maggio 25, 2014
Categoria: News

Un’altra giornata nel nome del Pirata. Ventiquattrore dopo Oropa, il Giro proporrà ancora un traguardo che consacrarò il mito di Marco Pantani, quello posto in cima all’interminabile ascesa verso Montecampione. La tappa avrà uno spessore differente da quella che l’ha preceduta ed anche rispetto alla frazione del 1998, perché stavolta la marcia d’avvicinamento alla Valcamonica sarà totalmente pianeggiante. Ma non è detto che questo sia un vantaggio per i corridori: anche la pianura nasconde insidie e l’altro precedente sul monte bresciano, datato 1982, sotto questo aspetto parla chiaro. Anzi, chiarissimo.

Plan di Montecampione, un altro nome che pulsa di mito. Lassù, il 4 giugno del 1998, fu scritto l’atto culminante della trionfale marcia rosa di Marco Pantani, una marcia che, strada facendo, da gloriosa aveva preso i connotati di una vera e propria Via Crucis, resa ancora più viva dalla “forma” che il corpo di Marco prese al momento di tagliare il traguardo, quando allargò le braccia senza sollevarle, disegnando così una sorta di croce. Per lo scalatore di Cesenatico i dolori veri erano cominciati quattro giorni prima quando, nella cronometro di Trieste, beccò 3’26” in 40 Km dal favoritissimo Alex Zülle, l’elvetico che aveva iniziato il Giro in rosa imponendosi nel prologo di Nizza e che dalla sua aveva anche la prova contro il tempo del penultimo giorno a Lugano. Il corridore svizzerò, però, si sciolse letteralmente come neve al sole quarantottore più tardi nel tappone dolomitico di Selva di Valgardena, crollato proprio sotto i colpi inferti da Pantani sul Fedaia, aiutato dal bergamasco Guerini al quale poi lascerà la vittoria “consolandosi” con la conquista dell’agognata maglia rosa. Tolto di mezzo quello che si pensava fosse l’avversario più pericoloso Pantani si troverà, però, a fare i conti con un osso ancor più duro, Pavel Tonkov: vincitore del Giro l’anno precedente, Marco non riuscirà a scrollarselo di dosso l’indomani, trascinandoselo sin sul traguardo dell’Alpe di Pampeago, ascesa durissima che il Giro affrontava per la prima volta, che taglierà al secondo posto, vedendo il russo avvicinarsi pericolosamente in classifica, 2° ad appena 27”. Rimaneva, a quel punto, una sola tappa utile al “Pirata”, proprio quella che giungeva a Montecampione, località turistica della bassa Valcamonica che già aveva “indirizzato” l’edizione del 1982 e che si apprestava ancora esser decisivo giudice dell’edizione 1998. Fu quella la vera e propria “Via Crucis”, con Marco che percorse quasi tutti i 243 Km in programma come Cristo lungo la strada con il Calvario, con la pesante ombra del russo sempre sulle sue spalle. Fai della Paganella, Passo Ballino, Tiarno di Sopra e poi i quasi 2000 metri del Goletto di Cadino furono “stazioni” alle quali nessuno dei due cadde e anche la dura e interminabile ascesa finale scivolò letteralemente sotto i loro pedali senza che nulla accadesse… fin quando Marco, a 2300 metri, dopo aver compiuto un ultimo atto sacrificale, lo sbarazzarsi dell’inutile orpello del diamantino al naso, diede fondo con la forza della disperazione alle esigue energie rimaste nel serbatoio e riuscì a e demolire il demone russo, ricacciandolo indietro di 57” e iniziando di slancio un percorso di “resurezzione” che, due giorni più tardi, gli consentirà di distanziare l’avversario anche a cronometro.
Con questo “curriculum” la salita di Montecampione non poteva mancare nel programma del Giro che ricorderà Marco a 10 anni dalla scomparsa, proposta immediatamente dopo Oropa, un’altro dei traguardi sacri del ciclismo targato Pantani, un 1-2 che non mancherà di far selezione e di suscitare emozioni anche al di fuori del gruppo. La tappa che i “girini” si appresenteranno a percorrere il prossimo 25 maggio avrà un peso tecnico totalmente differente rispetto alla frazione disputata nel 1998, solo apparentemente più leggero perché i 200 Km di strada pianeggiante che condurrano ai piedi del Plan potrebbero riservare il classico “rovescio della medaglia”. Anche al Giro d’Italia, per decenni abituato a partenze decisamente soporifere, da qualche anno si vedono ogni giorno velocità razzo nei chilometri iniziali, tipiche del Tour de France, e una simile condotta di gara, che in questa frazione avrà terreno fertile, potrebbe chiedere il dazio al momento d’iniziar l’ascesa finale. È proprio quel che accadde il 2 giugno del 1982, quando la corsa rosa affrontò per la prima volta Montecampione, al termine di una tappa brevissima, 85 Km appena, ma come questa completamente pianeggiante prima d’intraprendere l’ascesa finale. Quel giorno il francese Hinault correva con il dente avvelenato per aver perso la maglia rosa il giorno prima e, considerato il basso chilometraggio in programma, prima del via fece compiere alla propria squadra un lungo allenamento a tutta velocità, in modo da schierarla alla partenza già “carburata” rispetto alle formazioni avversarie. Abbassata la bandierina, il francese fece partire nuovamente i suoi a tutta, una tattica che diede i suoi frutti appena cominciò la salita finale, all’epoca più breve, allorchè il capoclassifica Contini si spense subito e Hinault tornò lestamente a issarsi al vertice della classifica.
Lasciata Valdengo, il gruppo percorrerà i primi 50 Km ancora sulle strade del Piemonte, attraversando le risaie del vercellese, dove si toccheranno i centri di Rovasenda, vi si trova uno dei castelli meglio conservati della regione, e di Carpignano Sesia. Attraversata Oleggio, dove si può visitare la chiesa protoromanica di San Michele, il gruppo varcherà sull’omonimo ponte il fiume Ticino, entrando così in Lombardia, che quest’anno non avrà l’onore d’ospitare la conclusione della corsa rosa, prevista in quel di Trieste. Le prime pedalate sul suolo della regione che ha tenuto a battesimo il Giro il 13 maggio del 1909 saranno percorse sulle strade del basso Varesotto, incontrando località più note per i loro meriti industriali che per le pagine d’arte che consentono di sfogliare. Busto Arsizio, altrimenti nota come la “Manchester d’Italia”, offre al turista, per esempio, la basilica di San Giovanni Battista e il pregevole santuario di Santa Maria di Piazza, costruito nel ‘500 ispirandosi alle architetture del Bramante. Un altro interessante santuario, dedicato questo alla Beata Vergine dei Miracoli e affrescato internamente da Gaudenzio Ferrari e Bernardino Luini, si può ammirarlo nella vicina Saronno, conosciuta ai più per gli amaretti (o l’amaretto, a seconda dei gusti). La corsa poi transiterà a nord di Milano, giungendo in Brianza e toccandone il centro principale, quella Monza che per cinque anni – dal 1990 al 1994 – è stata il capolinea del Giro di Lombardia, quando, dopo aver affrontato l’immancabile Ghisallo, la “classica delle foglie morte” proponeva quale ultima difficoltà il Lissolo, la breve ma ripidissima ascesa simbolo della Coppa Agostoni, gara che quest’anno traslocherà dalla tradizione collocazione agostana per spostarsi a settembre, più prossima alla data del mondiale. Qui i “girini” toccheranno con mano una delle due glorie artistiche della cittadina lombarda (l’altra è la mitica Corona Ferrea, conservata nel locale Duomo), la neoclassica Villa Reale costruita tra il 1777 e il 1780 su disegno di Giuseppe Piermarini e che, originariamente “Arciduale”, prese l’attuale nome nel 1805 in seguito alla nomina di Eugenio di Beauharnais a vicerè del neonato Regno d’Italia napoleonico e che poi conserverà quando, dopo l’Unità, sarà incamerata tra i beni di Casa Savoia, particolarmente prediletta da re Umberto I°, il sovrano che sarà assassinato presso la villa il 29 luglio del 1900. Procedendo in costante pianura, il gruppo veleggerà in direzione della provincia di Bergamo, giungendovi dopo aver superato il corso dell’Adda a Trezzo sull’Adda, località dove si trova uno dei più rilevanti esemplarsi della cosiddetta “archeologica industriale”, la centrale idroelettrica Taccani, fatta costruire nel 1906 dall’imprenditore Cristoforo Benigno Crespi per fornire l’energia elettrica necessaria all’attività del cotonificio che aveva allestito nella vicina Crespi d’Adda, villaggio operaio appositamente costruito e che costituisce un’insolita e interessante meta turistica: dal 1995 iscritto nell’elenco dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO, era stato progettato ispirandosi a simili villaggi eretti negli anni precedenti nell’Inghilterra della rivoluzione industriale (la chiesa parrocchiale è la riproduzione della citata chiesa di Santa Maria di Busto Arsizio) ed è stato in due occasioni anche set cinematografico, con l’eclettico Mausoleo dei Crespi che, per esempio, campeggia nel centro del cimitero cittadino e che fa bella mostra di sé nelle sequenze iniziali di “Macabro”, film horror firmato da un maestro del genere, Lamberto Bava. Il prossimo obiettivo del gruppo sarà il passaggio da Bergamo che accoglierà i “girini” attorno al 140° Km di gara con il passaggio sulle strade della città “de hota”, la parte bassa dove si trovano il “Sentierone”, il viale lastricato che costituisce il tradizionale epilogo di tutte le grandi competizioni ciclistiche con arrivo a Bergamo, il Teatro Donizetti e l’Accademia Carrara, la cui prestigiosa pinacoteca riaprirà i battenti nel prossimo autunno dopo un lunghissimo restauro iniziato nel 2008 (nel frattempo le principali opere della raccolta sono esposte nel Palazzo della Ragione, a Bergamo Alta). Ora la corsa saluterà la pianura padana ma non cambierà nulla sotto le ruote e per un’altra sessantina di chilometri si pedalerà sul velluto, anche quando la carovana s’infilerà nella Val Cavallina, lo stretto corridoio che mette in comunicazione la pianura del Po con la Val Camonica, ben conosciuto ai cicloamatari che lo utilizzano come utile palestra di riscaldamento prima d’affrontare le salite più celebri della zona, il Colle Gallo – una sorta di Ghisallo minore, con un santuario dedicato alla Madonna dei ciclisti – e quella durissima verso i Colli di San Fermo, che fu arrivo di tappa al Giro d’Italia del 1983, quando lassù s’impose Alberto Fernández, il corridore spagnolo che l’anno successivo perse la vita in un incidente automobilistico e che è annualmente ricordato alla Vuelta, dove gli è intitolata la salita più alta della corsa. All’inizio di questo tratto si attraverserà il principale centro della valle, Trescore Balneario, frequentato per cure termali e nel quale, all’interno della Villa Suardi, si trova l’interessante cappella omonima, affrescata nel 1524 da Lorenzo Lotto. Lambendo l’area dove si trova la Riserva Naturale Valle del Freddo (così chiamata perché, nonostante la quota d’appena 350 metri, il particolare microclima permette la crescita di piante avvezze a quote decisamente più elevate, come le stelle alpine), si uscirà dalla Val Cavallina con un tratto in veloce discesa che spezzerà per un attimo la pianura e farà planare il gruppo sulle rive del Lago d’Iseo, giusto il tempo di una “toccata e fuga” sul lungolago di Lovere, centro che offre uno dei più antichi musei della Lombardia, le Gallerie dell’Accademia di belle arti Tadini. Entrato in Valcamonica, il gruppo si appresterà ora a vivere gli ultimi scampoli di “tranquillità” di questa tappa che, prima d’affrontare la salita verso Montecampione, dovrà macinare l’ultima ventina di chilometri in pianura, viaggiando in direzione di Boario, una delle più note località curative d’Italia, nel cui parco termale si collocano quattro sorgenti naturali, tra le quali la più fotografata è quella dell’Antica Fonte, grazie al padiglione in stile liberty eretto all’inizio del secolo scorso da Amerigo Marazzi.
Poco oltre il cartello dei -19 all’arrivo ecco il deciso cambio di scenario con la pianura che lascerà unicamente lo scenario alla salita, una delle più esigenti di quest’edizione e non solo per il carico di pathos che si porta in dote dal 4 giugno 1998. Mai estrema (la pendenza massima è del 12%), la salita è dura sin dai chilometri iniziali, i soli che furono affrontati nel giorno della vendetta di Hinault perché nel 1982 ci si fermò ad Alpiaz, la più bassa tra le due zone che costituiscono il comprensiorio di Montecampione, dopo aver affrontato 10,5 Km all’8,2%. Qui giunti, i “girini” si troveranno poco oltre metà dell’opera poiché davanti a loro mancheranno ancora 8 Km da percorrere per giungere al Plan, quelli più impegnativi. Dopo una breve flessione, la salita riprenderà piglio e tornerà a farsi “sentire” negli ultimi 5 Km, denotati da una pendenza media dell’8,7%.
È lassù che il “Pirata” si privò del brillante diamantino per ritrovarsi tra le mani una ben più preziosa e rosacea perla.

Mauro Facoltosi

RINGRAZIAMENTI
Segnaliamo che le citazioni cinematografiche (nel testo e nella fotogallery) sono frutto della collaborazione con il sito www.davinotti.com, che ringraziamo per la disponibilità.

FOTOGALLERY

Valdengo, castello (www.liquida.it)

Valdengo, castello (www.liquida.it)

Castello di Rovasenda (panoramio)

Castello di Rovasenda (panoramio)

Oleggio, chiesa di San Michele (www.fotografieitalia.it)

Oleggio, chiesa di San Michele (www.fotografieitalia.it)

Busto Arsizio, Santa Maria di Piazza

Busto Arsizio, Santa Maria di Piazza

Villa Reale, Monza (www.scopriremilano.it)

Villa Reale, Monza (www.scopriremilano.it)

Centrale idroelettrica Taccani, Trezzo sullAdda (panoramio)

Centrale idroelettrica Taccani, Trezzo sull'Adda (panoramio)

Il cimitero del villaggio operaio di Crespi dAdda visto in Macabro (www.davinotti.com)

Il cimitero del villaggio operaio di Crespi d'Adda visto in 'Macabro' (www.davinotti.com)

Bergamo Bassa, il Sentierone (www.aegeebergamo.eu)

Bergamo Bassa, il 'Sentierone' (www.aegeebergamo.eu)

Trescore Balneario, Cappella Suardi (tripadvisor.com)

Trescore Balneario, Cappella Suardi (tripadvisor.com)

Lovere, lAccademia Tadini vista dal lago (www.borghitalia.it)

Lovere, l'Accademia Tadini vista dal lago (www.borghitalia.it)

Inquadratura notturna dellAntica Fonte di Boario Terme (www.mi-lorenteggio.com)

Inquadratura notturna dell'Antica Fonte di Boario Terme (www.mi-lorenteggio.com)

Plan di Montecampione (www.skiinfo.it)

Plan di Montecampione (www.skiinfo.it)

Pantani taglia il traguardo di Montecampione e, in trasparenza, le altimetrie delle tappe del 1998 e del 2014

Pantani taglia il traguardo di Montecampione e, in trasparenza, le altimetrie delle tappe del 1998 e del 2014

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