KITTEL SEMPRE PIU’ “GIANT”, CORSA A PHINNEY
Terza volata vincente consecutiva del tedesco, favorito da un controllo ottimale della sua squadra negli ultimi chilometri di corsa. Tappa caratterizzata da una fuga a tre ripresa ai meno 13 km e da un ‘fuori pista’ di Sagan ai meno 5 che gli impedisce di partecipare alla volata finale. Renshaw, secondo, mette in luce i problemi di Cavendish mentre il redivivo Guardini, terzo, è il primo degli italiani. La vittoria finale del Dubai Tour va a Taylor Phinney che già dalla prima tappa conquistata a cronometro aveva dato un segnale inequivocabile. Da domani Tour of Qatar e successivamente Tour of Oman contribuiranno alla crescita della condizione dei ciclisti, prima di tornare in Europa per le prime vere importanti corse di marzo.
La quarta ed ultima tappa del Dubai Tour 2014 si snodava nei dintorni di Dubai, su strade larghe e piattissime sulle quali il gruppo sviluppava una velocità di crociera abbastanza sostenuta, in attesa dell’ultimo sprint. Tre coraggiosi comunque abbozzavano un tentativo di fuga, sempre controllato agevolmente dal gruppo. Francisco Mancebo (SkyDive Dubai Pro Cycling Team), Pierpaolo De Negri (Vini Fantini) e Jay McCarthy (Tinkoff – Saxo) si impegnavano per provare ad arrivare fino in fondo ma anche la pressoché totale assenza di curve era un punto a sfavore del trio di testa, poiché il gruppo restava più o meno sempre in contatto visivo con la fuga. Un vantaggio che oscillava tra i 40 secondi e il minuto e che non concedeva molte speranze ai tre di testa. Se poi a tirare il gruppo erano BMC e Giant, squadre interessate a proteggere i propri capitani, Phinney e Kittel, rispettivamente per la vittoria finale e la vittoria parziale di tappa, ecco che il dato più interessante prima della volata finale sarebbe stato il momento in cui il gruppo avrebbe raggiunto inesorabilmente la fuga. Quel momento si materializzava ai meno 13 dall’arrivo, quando in testa al gruppo facevano capolino altre squadre – Movistar, Astana e Cannondale su tutte – per favorire il posizionamento dei propri uomini veloci. La sorpresa (negativa) di giornata capitava ai meno 4,5 km dall’arrivo, quando un’improvvisa curva a 180 gradi metteva fuori causa Peter Sagan, inquadrato a bordo strada vicino a degli spartitraffico di cemento. La veemenza con cui scagliava la sua bici in aria faceva capire quanto tenesse alla volata conclusiva, che si faceva sempre più vicina. Le squadre più attive negli ultimi 3 km erano Omega e Astana, ma la Giant di Kittel metteva a proprio agio il suo corridore di punta portandolo nelle primissime posizioni ai meno due. Dopo lo striscione dell’ultimo km una leggera curva degradante verso destra facilitava il compito per il tedesco, che partiva lungo negli ultimi 300 metri e conservava un vantaggio sufficiente a sprintare a braccia alzate sul traguardo, in prossimità dello spettacolare Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo. Al secondo posto Mark Renshaw testimoniava il momento opaco del compagno di squadra Cavendish, visto che l’australiano normalmente è l’ultimo uomo per il folletto dell’isola di Man. Chiudeva il podio un redivivo Andrea Guardini, per il quale auguriamo più costanza nelle prossime volate. Altri tre italiani – Ferrari quarto, Ratto sesto e Bonifazio settimo – erano presenti nella top ten. La vittoria finale, costruita fin dalla prima tappa, arride così meritatamente a Taylor Phinney, mentre il tris di Kittel nelle altre tre tappe denota una condizione veramente strepitosa del tedesco. In conclusione, Un Dubai Tour che dal punto di vista prettamente tecnico non ha dato molti spunti, se non quelli di un incontrastato dominio di Phinney a crono e di Kittel su strada. Ancora da registrare le prestazioni di uomini di punta come Nibali, Valverde, Purito Rodriguez che hanno evidentemente scelto di correre per iniziare a fare la gamba. Chi preoccupa un po’ è Cavendish, che non ha mai nemmeno provato a buttarsi in una delle tre volate disputate e lo aspettiamo già nelle prossime corse arabe. Infatti, il ciclismo che conta resterà nella penisola arabica dove domani partirà il Tour of Qatar, poi seguito dal Tour of Oman: corse di sei giorni, con percorsi un tantino più impegnativi sui quali potremo seguire nuovamente i progressi dei ciclisti in questo inizio di stagione che pian piano si fa sempre più fitto d’impegni.
Antonio Scarfone

Un incontenibile Kittel 'straripa' sul traguardo posto all'ombra del Burj-Khalifa (foto Bettini)