ROGERS E CUNEGO CHIUDONO IN BELLEZZA IL 2013
Il veronese della Lampre torna finalmente competitivo nella Japan Cup, ultimo appuntamento stagionale, chiudendo al 3° posto alle spalle di Jack Bauer e dell’australiano della Saxo-Tinkoff, che si impone per distacco sul traguardo di Utsunomiya dopo aver fatto il vuoto sull’ultima salita. Nella top ten anche Manuele Mori 6° mentre Ivan Basso vincitore nel 2012 non va oltre la 14a piazza.
Foto copertina: l’australiano Rogers si impone sotto l’acqua nella Japan Cup (foto Sonoko Tanaka)
La 22a edizione della Japan Cup, corsa nata dopo i Mondiali del 1990 vinti da Rudy Dhaenens e tradizionalmente terra di conquista per gli italiani che si sono imposti in 13 occasioni, si è disputata lungo un percorso di 151,3 km lungo il consueto circuito di Utsunomiya, caratterizzato dal duro strappo di Kogashi in avvio e da quello più pedalabile di Tsuru nel tratto finale che, però, non veniva affrontato nell’ultima delle 9 tornate previste. Con soli 5 atleti al via per ciascuna delle 17 formazioni in gara il campo partenti era molto ridotto ma comunque di qualità più che discreta con il vincitore uscente Ivan Basso e Peter Sagan (Cannondale), Matteo Trentin (Omega-QuickStep), David Lopez Garcia e Richie Porte (Team Sky), Bob Jungels (RadioShack), Michael Rogers e Matti Breschel (Saxo-Tinkoff), Damiano Cunego e Manuele Mori (Lampre-Merida), Daniel Martin (Garmin-Sharp) e Julian Arredondo (Nippo-De Rosa) come possibili protagonisti, senza dimenticare i corridori di casa, agguerritissimi in quello che è l’appuntamento più importante della loro stagione. La corsa, resa durissima dal maltempo che ha imperversato fin dalle prime fasi, è vissuta sulla fuga di 10 atleti di secondo piano, tra cui Shinichi Fukushima (Nippo-De Rosa) e Hayato Yoshida (Shimano Racing Team) che sono stati gli ultimi ad arrendersi al ritorno di un gruppo che, guidato costantemente da Garmin-Sharp e Omega-QuickStep, non ha mai lasciato troppo spazio agli attaccanti e si è via via ridotto nel numero dei componenti con Sagan, Porte e Breschel tra coloro che hanno alzato bandiera bianca. L’azione decisiva è nata nel penultimo giro ad opera di Rogers e di Joshua Edmondson (Team Sky), al cui inseguimento si sono portati Cunego, Mori, Arredondo, Carlos Verona (Omega-QuickStep), Jack Bauer (Garmin-Sharp), Lopez Garcia e Joe Dombrowski (Team Sky) e Taiji Nishitani (Aisan Racing Team), unico giapponese a rimanere nelle posizioni di avanguardia, mentre sono rimasti fuori dai giochi tra gli altri Basso e Daniel Martin. Nell’ultima ascesa verso Kogashi Rogers ha fatto definitivamente il vuoto e, facendo valere le sue doti di passista che in passato l’hanno portato a imporsi per tre volte nel campionato mondiale a cronometro, ha continuato a incrementare il vantaggio nei confronti del gruppo inseguitore che ha raggiunto e staccato Edmondson ma nulla ha potuto di fronte al 34enne australiano, che ha conquistato l’unico successo in una stagione vissuta in chiaroscuro, che lo ha visto buon protagonista tra giugno e luglio, quando ha ottenuto piazzamenti di rilievo al Giro di California e al Giro del Delfinato ed è stato un valido supporto per Alberto Contador e Roman Kreuziger al Tour de France, ma piuttosto anonimo nei restanti mesi. La volata dei battuti, giunti con 44” da ritardo, è stata vinta da Bauer davanti a Cunego, già vincitore per due volte della Japan Cup e finalmente tornato nelle posizioni di testa in una stagione assolutamente da dimenticare, nella quale ha conquistato un solo successo alla Settimana Coppi&Bartali e non si è mai piazzato nei 10 in una prova del circuito World Tour. Terzo è giunti Arredondo, che nel 2014 avrà la possibilità di dimostrare le sue doti di scalatore con la maglia della nuova squadra Trek. 5° a 50” ha chiuso Lopez Garcia, 6° a 58” Mori – che a sua volta si era imposto in quel di Utsonomiya nel 2007 – davanti a Dombrowski e Verona Quintanilla, 9° a 1′05” Nishitani e 10° a 1′33” un Edmondson crollato nel finale mentre 11° a 2′30” si è piazzato Elia Favilli (Lampre-Merida) e 14° un Basso che chiude così un’annata sfortunata in cui è stato costretto a dare forfait al Giro d’Italia e in seguito ad abbandonare per via di un’ipotermia una Vuelta in cui aveva qualche chance di entrare in zona podio.
Marco Salonna