PAGELLE 2013: PROMOSSI E BOCCIATI DEL CAMPIONATO DEL MONDO

ottobre 1, 2013
Categoria: Approfondimenti

Firenze, come sei bella! Scusatemi l’intemperanza, so che condividerete con me la naturalezza dell’esclamazione, mi rimetto subito a scrivere di ciclismo. Dunque, il Campionato del Mondo 2013, tra i più emozionanti e spettacolari degli ultimi 15 anni, ha visto l’affermazione, a sorpresa, del completo corridore portoghese Rui Costa. Un’Italia semplicemente perfetta non è riuscita a cogliere il podio sia a causa della sfortuna, la quale si è davvero accanita contro i nostri ciclisti, che per colpa della solita condotta di gara di Valverde. Sul podio anche Rodriguez, indomita medaglia d’argento, e lo stesso “Fu Embatido”.

Foto copertina: la nazionale azzurra schierata compatta lungo il difficile anello fiorentino (foto Bettini)

ITALIA: gli Antichi Greci pensavano che nemmeno Zeus, il più potente tra gli dei dell’Olimpo e simbolo esso stesso di Potenza, potesse sfuggire alla legge di Tiche, la Dea che personificava la Fortuna. Solo una sorte particolarmente avversa, infatti, ha potuto impedire, domenica scorsa, ad un nostro atleta di vestirsi di una maglia arcobaleno che sarebbe stata più che meritata. Perché gli azzurri hanno interpretato un Mondiale come meglio non potevano: hanno pennellato le curve in discesa creando forte selezione grazie soprattutto all’abilità di un Paolini che sembrava davvero non sentisse la catena, e messo tristemente fuori gioco all’ultimo giro, proprio quando era giunto il suo momento di menare le danze in salita. In pianura, le trenate di Vanotti e Santaromita hanno messo alla frusta le gambe degli avversari. Il tentativo di Visconti ha costretto i belgi ad un lavoro che ne ha indebolito le difese mentre le accelerazioni di Scarponi, in salita, hanno fiaccato definitivamente le resistenze di tutti i favoriti della vigilia, da Gilbert a Cancellara. Nibali, il nostro capitano, indiscutibilmente il ciclista più forte visto in gara, avrebbe senza dubbio finalizzato il lavoro dei compagni, pure sfortunati (vedi la caduta di Scarponi e la già citata di Paolini), se una rovinosa scivolata non ne avesse minata la resistenza fisica ma, soprattutto, psicologica. Come spiegare difatti, se non tenendo conto di quest’ultimo fattore, il fatto che il siciliano si sia lasciato sfuggire una prima volta Rodriguez, esattamente nello stesso punto del percorso dove un giro prima era finito per terra? Sarebbe incomprensibile, poiché l’azzurro è certamente più forte, nell’affrontare le curve, dello spagnolo. Peccato, poi, trovarsi a ruota un Valverde che, come suo solito, corre da parassita. Una domenica che, comunque, al di là dei risultati, deve essere ricordata per le forti sensazioni che il coraggio, la grinta e la forza atletica degli italiani hanno saputo trasmetterci. Grazie mille ragazzi, siete stati memorabili! Voto: 9

PORTOGALLO (Alberto Rui Costa): un percorso così esigente, incattivito per di più dalle condizioni atmosferiche avverse, poteva premiare solo un ciclista dotato di grande fondo e resistenza in salita e così è accaduto, anche se la vittoria del valente portoghese ha sorpreso un po’ tutti. Già vincitore un paio di volte dell’impegnativo Giro di Svizzera, peraltro il primo dei quali conquistato in giovane età, al Tour de France ha saputo cogliere vari successi di tappa sempre con tentativi a lunga distanza. Oltre alla grande dote di fondo, aveva già dimostrato in passato di avere la freddezza e la capacità di saper cogliere l’attimo più favorevole per tentare la stoccata decisiva ed è grazie soprattutto a questa abilità di saper leggere le situazioni in corsa che ha potuto vestirsi dell’iride, sfruttando al massimo la generosità di Nibali e il parassitismo congenito di Valverde. Campionato del Mondo vinto meritatamente e grosso colpo di mercato della Lampre che, pensando di ingaggiare un futuro campione, si ritroverà fra le proprie fila l’attuale Campione del Mondo. Voto: 10

COLOMBIA: una squadra composta di autentici fenomeni, ciascuno dei quali avrebbe potuto correre da capitano in un’altra formazione senza sfigurare. La sfortuna ha messo fuori gioco Quintana, che avrebbe potuto fare molto male sullo strappo di via Salviati, sempre la cattiva sorte ha impedito ad Uran di battersi per la maglia iridata, dopo essere riuscito faticosamente a resistere alle sfuriate di Nibali in salita. A mio parere, tuttavia, la scivolata in discesa del colombiano è da imputare maggiormente ad un calo fisico che non alla sfortuna mentre Betancour ha interpretato una gara al di sotto delle aspettative. Voto: 6

SPAGNA: tanto compatta e coesa si è dimostrata la squadra italiana, quanto disarticolata e litigiosa è stata quella iberica. Ognuno, o quasi, ha fatto corsa a sé, disinteressandosi dei propri compagni e il finale della competizione ha costituito la degna conclusione di tutta una gara interpretata aspettando, come d’abitudine, le mosse degli avversari cioè, in definitiva, degli italiani. Dispiace un po’ per Rodriguez (voto: 8 ), che si deve accontentare dell’ennesimo podio prestigioso della carriera, il quale ha davvero fatto il diavolo a quattro in salita, dimostrandosi inferiore solo al nostro Nibali. Analogo sentimento non si può provare di certo nei confronti di Valverde il quale sperava di sfruttare al massimo il lavoro dei siciliano per poi bruciarlo, come al solito, in volata. Gli è andata male, fortunatamente, perché Vincenzo non si è lasciato abbindolare come Rebellin alla Liegi 2008. Gli altri spagnoli sono stati quasi inesistenti, se si esclude Contador che si è fatto vedere un paio di volte in testa al gruppo. Voto: 4,5

BELGIO: il ritmo forsennato imposto dagli italiani ha messo fuori gioco questa squadra, la più temuta della vigilia insieme alla Spagna. Il nostro Visconti ha obbligato i passistoni belgi, Leukemans, Monfort, Van Summeren ad un lavoro imprevisto e le progressioni micidiali di Scarponi hanno completato il piano di distruzione della squadra nordica. Tutti, compreso capitan Gilbert, si sono piegati ad un passo per loro insostenibile e hanno dovuto abdicare. Sostengo da sempre che lo spauracchio belga, fautore del tris delle Ardenne nel 2011, mal digerisce le corse “tirate” per più chilometri. La gara di domenica conferma la mia tesi. Voto: 3

SVIZZERA: Danilo Wyss e Gregory Rast sono gli unici due elvetici a meritare la sufficienza per l’abnegazione messa al servizio di capitano Cancellara. Quest’ultimo è risultato totalmente inadeguato ad affrontare le asperità del circuito di Firenze. Alla vigilia aveva boriosamente dichiarato che non sapeva cosa fosse venuto a fare Pozzato al Mondiale, potremmo rivolgergli la stessa domanda. A meno che non consideri un risultato soddisfacente il 10º posto finale della prova su strada e la batosta patita da Martin a cronometro. Voto: 3

FRANCIA: ottime prove da parte di Gautier e del giovane Bardet, che hanno contribuito a vivacizzare la gara. Se gli azzurri non avessero imposto un’andatura così elevata, il rischio di vedere Voeckler Campione del Mondo si sarebbe alzato esponenzialmente, per fortuna è stato scongiurato. Il capitano dei transalpini, infatti, come logica voleva, ha sofferto parecchio gli ultimi due giri del circuito. Voto: 4

SLOVACCHIA: ovviamente tutta la squadra era a disposizione di Peter Sagan il quale, al pari di Cancellara e Gilbert, era uno dei grandi favoriti ma che, al pari degli altri due citati, ha concluso nella maniera più opaca. Non lo si è mai visto. Voto: 3

OLANDA: dopo la poderosa volata che ha consentito a Gesink di imporsi maestosamente in una premondiale corsa in Canada, speravamo di vedere finalmente competitiva, la ormai non più giovane promessa olandese, nel finale di gara. Penso che questo non sia avvenuto a causa del ritmo indiavolato imposto dall’Italia in discesa, dato che Robert non è un drago quando la strada tende all’ingiù, come dimostra la Parigi-Nizza persa da Rebellin proprio su quel terreno. La difficoltà del capitano dell’Olanda di guidare la bici gli deve aver irrigidito i muscoli, in ogni caso le prossime gare cui prenderà parte scioglieranno i dubbi relativi alla sua debacle, anche se ormai siamo abituati a vedere tradite le nostre aspettative quando si parla di Gesink. Voto: 3

Cadel Evans, Alexandre Kolobnev: capitani, rispettivamente, dell’Australia e della Russia, sono stati frenati entrambi da una caduta. Peccato, perché sembravano tutti e due in forma e il finale di gara avrebbe potuto esaltare le caratteristiche sia dell’uno che dell’altro esattamente come accaduto al Campionato del Mondo 2009 vinto dall’australiano e in cui il russo ha conquistato il bronzo. Voto: n.d.

USA: speravamo di impreziosire il romanzo, iniziato nel corso del Giro di Spagna, che ricorderete essere intitolato “L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DI HORNER”, di un ulteriore capitolo e invece siamo rimasti a bocca asciutta. Eravamo già pronti a declamare le gesta di Sorriso sullo strappo di via Salviati, che avrebbe di certo affrontato con un rapportino dei suoi, e ci siamo dovuti accontentare delle stoccate di Nibali e Rodriguez perché il buon Christopher ha pensato bene di ritirarsi quasi subito. Chissà perché… Voto: 3

IRLANDA: Daniel Martin e Stephen Roche erano le punte di diamante della formazione, i capitani designati, ed entrambi erano apparsi piuttosto in forma. Probabilmente il meteo ha giocato a loro sfavore, anche se per degli irlandesi, la pioggia, dovrebbe rappresentare un fattore vantaggioso. Voto: 3

GRAN BRETAGNA: un altro ciclista che aveva dichiarato di puntare forte al Mondiale di Firenze era l’ultima Maglia Gialla del Tour de France, Christopher Froome. A giudicare dal piglio con cui gli albionici si erano messi in testa a tirare sin dalle prime battute di gara, Mark Cavendish e Bradley Wiggins su tutti, si sarebbe pensato ad un Froome in grande spolvero. Invece non si è mai visto, svanito nel corso della gara come il resto della squadra britannica. Voto: 3

NORVEGIA: Boasson Hagen è stato capace di resistere fino all’ultimo giro poi ha dovuto, come molti del resto, alzare bandiera bianca. Certo è che da questo velocista-scalatore, in grado tanto di battere gli sprinter puri quanto di involarsi solitario sull’aspra salita di Pra Martino ad un’edizione del Tour de France, ci si attendeva molto di più. Voto: 3

Francesco Gandolfi (gandolfi.francesco@libero.it)

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