PAGELLE 2013: PROMOSSI E BOCCIATI DELLA VUELTA A ESPAÑA

settembre 17, 2013
Categoria: Approfondimenti

L’ultimo Grande Giro della stagione 2013 se l’è aggiudicato il quarantaduenne statunitense Christopher Horner, che è così il più vecchio vincitore di una corsa a tappe non solo dell’era moderna ma dell’intera storia del ciclismo. A completare il podio un’indomabile Vincenzo Nibali ed un parsimonioso Alejandro Valverde. Va segnalata, infine, la splendida prestazione offerta dalla giovane promessa francese Warren Barguil e la conquista del primo successo stagionale per il Campione del Mondo in carica Philippe Gilbert.

Foto copertina: Chris Horner (foto Bettini)

Christopher Horner: “L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DI HORNER”, potrebbe intitolarsi in questo modo un libro che intendesse narrare le gesta dello statunitense in terra iberica, raccontando fatti e misfatti dell’edizione numero 68 della Vuelta appena conclusa. Perché a questo spettacolo abbiamo assistito: ad un ciclista che, ogni qualvolta la strada si impennava sotto le ruote dei corridori, iniziava a balzellare sui pedali con la leggiadria di una libellula, pur spingendo dei rapporti pazzeschi. Una facilità di pedalata ed una delicatezza nel gesto atletico degne dei più grandi grimpeurs della storia del “mondo delle due ruote”. Saremmo tutti entusiasti di scrivere e declamare le imprese di un ciclista di questa natura, di uno scalatore puro, ma purtroppo non è questo il caso cui ci troviamo di fronte. Al contrario, siamo al cospetto di un corridore di 42 anni che si è affacciato al mondo del ciclismo internazionale già in età avanzata, intorno ai 33-34 anni, dopo aver conquistato qualche garetta negli Usa e che, fino ad oggi, non aveva raccolto quasi nulla di significativo, se si esclude la vittoria al Giro dei Paesi Baschi di un paio di stagioni fa. Il resto sono fatti di cronaca corrente: il cowboy ha fatto il bello e il cattivo tempo in salita, aggiudicandosi due belle vittorie parziali e dando l’impressione, almeno al sottoscritto, di non aver voluto strafare. In gruppo è soprannominato “the Bomber”, in Italia è meglio noto con il soprannome di “Sorriso”, per quella strana espressione che gli si dipinge sul volto quando è sotto sforzo. Bisogna ammettere, in effetti, che qualche “sorriso” è riuscito a strapparlo anche a noi nel corso dei 21 giorni di corsa. Voto: 10 e lode

Vincenzo Nibali: solo pochi grandi interpreti di ciclismo sono riusciti nell’impresa di vincere nella stessa stagione Giro d’Italia e Tour de France, aggiudicandosi così “l’accoppiata reale”, altri sono stati capaci di firmare la doppietta meno nobile, seppur di grande prestigio, Giro d’Italia e Vuelta a España. Il siciliano avrebbe fatto parte di quest’ultima categoria di ciclisti se non avesse dovuto misurarsi con le strabilianti prestazioni offerte da un navigato corridore statunitense. In effetti, con Sorriso, Vincenzo aveva già avuto modo di battagliare sulle strade della Tirreno-Adriatico, ma questi livelli di competitività da parte dell’americano erano obiettivamente imprevedibili. Ad ogni modo il capitano della Astana s’è battuto con onore lungo tutto il percorso anche se, a pensarci per bene, avrebbe potuto giocarsi meglio le proprie carte sull’Angliru. Non me la sento di attribuire la responsabilità di una condotta di gara sbagliata al ciclista ma i direttori sportivi potevano di certo impostare la corsa diversamente, proverò a spiegare le ragioni di questa critica. Per prima cosa avrebbero dovuto analizzare a fondo i punti deboli dell’avversario, ovvero di Horner, che essenzialmente si riducono ad una incapacità di rispondere con prontezza alle “rasoiate” e ad una non perfetta destrezza nel guidare il mezzo in discesa e sui tracciati più tortuosi. Queste difficoltà dell’americano rappresentano esattamente i punti di forza dell’italiano, e su questi bisognava far leva per tentare di sconfiggere lo statunitense. Invece ciò non è avvenuto, e Vincenzo si è lanciato in una serie di scatti secchi, ma troppo lontani dal traguardo mentre avrebbe potuto, e questa rappresenta la seconda obiezione che mi sento di muovere, attendere il finale e sfruttare appieno la parte conclusiva dell’ascesa, la quale presenta pendenze più dolci e una serie di curve su cui difficilmente Horner avrebbe potuto ricucire un eventuale strappo. Infatti, penso che senza tutte le accelerazioni dell’italiano, Sorriso non si sarebbe esposto in prima persona per cercare di staccarlo perché il rischio di “saltare” su quelle pendenze è troppo elevato. Bisogna comunque ringraziare Vincenzo per la grinta e l’impegno mostrato in tutte le frazioni e sperare che tutte le energie spese non gli risultino fatali al Mondiale. Voto: 9

Warren Barguil: quando a 22 anni ci si rende protagonisti di azioni come quelle promosse da questo ciclista francese, si può avere una certa sicurezza nell’affermare di trovarsi di fronte ad un fenomeno. Fisico asciutto, cervello fino: la vittoria conquistata a spese di Nocentini ne ha mostrato la forza quella ottenuta su Uran ne ha evidenziato anche l’intelligenza tattica. Ci aspettiamo grandi cose da questo corridore. Voto: 9

Philippe Gilbert, Fabian Cancellara: entrambi alla ricerca della condizione migliore in vista del Campionato del Mondo. Entrambi l’hanno raggiunta, trovando anche il modo di aggiudicarsi una tappa ciascuno. I loro fisici si sono asciugati a dovere nel corso delle tre settimane e hanno dimostrato che le gambe girano paurosamente bene. Il primo dei due punta a vincere a Firenze per risollevare le sorti di una stagione che altrimenti sarebbe da dimenticare, il secondo mira a vestirsi dell’iride per coronare una stagione e una carriera da fenomeno assoluto. Ci attende una lotta tra titani. Voto: 8

Alejandro Valverde: ultimamente gli capita sempre più spesso di sconfessare il soprannome di “Embatido” per il quale è noto nell’ambiente del ciclismo. La gara a tappe spagnola, purtroppo per lui, non ha fatto eccezione e il ciclista ha dovuto accontentarsi della piazza d’onore. Ad ogni modo bisogna riconoscere all’iberico di essersi preparato con meticolosità per la corsa di casa e, a poco meno di un mese dalla conclusione di un Tour de France che lo ha visto protagonista, non è aspetto di poco conto. Grazie ad una condotta di gara come sempre accorta ed attenta a non sprecare energie utili, è riuscito ad impreziosire ulteriormente la sua già ricca carriera con questo podio, anche se c’è da scommettere che le ambizioni fossero ben altre. Voto: 7

Joaquim Rodriguez: anche lui reduce da un Tour de France che lo ha visto addirittura aggiudicarsi il terzo gradino del podio, puntava decisamente a conquistare la prima corsa a tappe della carriera. Purtroppo, anche il simpatico Purito ha dovuto rinunciare ai sogni di gloria a causa di un fattore imprevisto, rappresentato da Horner, che ha perturbato tutti gli equilibri della competizione. Partito in sordina, come sua abitudine, ha lasciato che il compagno di squadra Moreno tentasse di aggiudicarsi qualche successo parziale, per poi iniziare a carburare con il passare dei giorni. Ha provato a far saltare il banco ma si è dovuto inchinare allo strapotere di Sorriso. Un bel successo di tappa conquistato non può di certo consolarlo. Voto: 7

Nicholas Roche: s’è battuto come un leone, ha tentato di tutto ma il fisico possente di cui è dotato mal si concilia con le pendenze a doppia cifra che presentavano le salite spagnole. Con onore e tenacia conquista un degno quinto posto finale. Voto: 6,5

Thibaut Pinot: il giovane francese ha provato in più di un’occasione di movimentare la corsa, ma le gambe non hanno risposto come evidentemente si aspettava. Per la sua età, il settimo posto finale rappresenta comunque un risultato apprezzabile. Voto: 6

Domenico Pozzovivo: doveva ad ogni costo provare ad aggiudicarsi finalmente il tanto agognato podio in carriera in una corsa a tappe (e date le innumerevoli salite presenti quest’anno poteva essere raggiunto) ma, per una serie di coincidenze, anche questa volta ha concluso un Grande Giro con un nulla di fatto. L’età avanza e anche per il forte scalatore lucano il tempo per provare a combinare qualcosa di significativo in carriera è ormai poco. Dispiace dirlo, ma un ciclista che punta a vincere un GT non può continuare ad avere abitudini in corsa assolutamente deleterie come quelle, ad esempio, di rimanere sempre nelle ultime posizioni del plotone. Pazienza se il podio non è arrivato ma, dopo la straordinaria cronometro di cui si è reso protagonista, almeno un successo parziale ce lo aspettavamo. Voto: 5

Roman Kreuziger: dopo le ottime prestazioni sia in salita che, soprattutto, in pianura, mostrate nel corso del Tour de France, attendevamo una conferma da parte del ceco sulle strade spagnole ma questa non è avvenuta. Probabilmente non ha recuperato lo sforzo, sicuramente il percorso era troppo esigente per le caratteristiche tecniche del ciclista. Voto: 4

Samuel Sanchez: anche da più giovane mal digeriva le lunghe corse a tappe, non ci si può certo aspettare ora che ha già raggiunto i 35 anni che faccia faville sulle lunghe salite. Un nono posto finale, tuttavia, per un atleta del suo rango, senza nemmeno un successo di tappa è un risultato oggettivamente deludente. Voto: 5

Rigoberto Uran: dopo le mirabili azioni messe in scena nel corso del Giro d’Italia era lecito pensare che anche in Spagna il colombiano avrebbe potuto togliersi qualche soddisfazione. Invece ha preferito nascondersi, magari affinando la condizione in vista del Mondiale, tentando solo in un paio di occasioni di vincere una frazione. E ci sarebbe riuscito, almeno l’ultima volta, se non fosse stato un po’ troppo presuntuoso, cercando di staccare immediatamente il giovane francese Barguil una volta raggiuntolo in salita. Una Vuelta, ad ogni modo, insoddisfacente per un corridore della sua caratura. Voto: 4,5

Michele Scarponi: aveva promesso grandi cose, ci saremmo accontentati di un successo parziale che però non è arrivato seppur per poco. Come spesso gli accade, alle grandi dichiarazioni della vigilia non fa poi seguire altrettante mirabili azioni in corsa. L’aver gareggiato in Spagna gli è valsa comunque la convocazione in nazionale. Voto: 4

Carlos Betancur: letteralmente un fantasma, non si è mai visto nemmeno per sbaglio nel corso delle tre settimane. Al Campionato del Mondo bisognerà marcarlo strettissimo. Voto: 3

Francesco Gandolfi (gandolfi.francesco@libero.it)

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