LEOPOLD, KONIG DI GIORNATA
Leopold König vince sull’Alto de Peñas Blancas l’ottava tappa della Vuelta, resistendo alla rimonta finale di Daniel Moreno. Roche, terzo, sfila la maglia di leader ad un Nibali in affanno, staccato alla fine di 27’’. Ottima, invece, la prova di Ivan Basso, 5° a 5’’. In ritardo Scarponi, Mollema e Kreuziger.
Foto copertina: Leopold König celebra il successo sull’Alto de Peñas Blancas (foto AFP)
Che Leopold König disponesse di un notevole talento nella scelta di tempo per i suoi attacchi lo avevamo capito una settimana fa, quando fu promotore dell’azione a quattro che avrebbe poi fruttato il successo di tappa a Nicolas Roche. Rispetto a domenica scorsa, il ceco ha però oggi affinato i movimenti e aggiunto una gamba ben più brillante, perfezionando il colpaccio già sniffato sette giorni or sono: dopo essersi mosso una prima volta ad un paio di chilometri dal traguardo, il boemo si è accodato ad un redivivo Ivan Basso, per poi provare una seconda volta a 800 metri dal termine; il sorpasso ad Igor Anton è stato immediato, e la rimonta di Daniel Moreno tanto netta quanto tardiva.
Il successo di König – chiediamo venia per la ripetizione alla nausea della frase nel corso di questa Vuelta – è la prima in carriera in un grande giro, come avvenuto per sei dei sette corridori che hanno alzato le braccia sin qui (fa eccezione proprio Moreno); per la Repubblica Ceca, forse invidiosa delle soddisfazioni che i vicini di casa slovacchi si stanno togliendo grazie Peter Sagan, si tratta invece della seconda consecutiva, dopo quella di Zdenek Stybar a Mairena del Aljarafe.
Prima del pezzo di bravura di König, la tappa era stata a lungo contrassegnata dalla fuga di Dario Cataldo, Kevin De Weert, Ben Gastauer, Rafael Valls Ferri, Francis De Greef, Jorge Azanza, Alex Howes, Thierry Hupond, Christian Meier, Matthew Busche, Dominik Nerz, Antonio Piedra e Beñat Intxausti, usciti dal gruppo dopo 35 km circa di battaglia. In loro compagnia, inizialmente, si trovava Bartosz Huzarski, 11° stamane in classifica generale, a 45’’ da Nibali, lasciatosi però riassorbire dopo alcuni chilometri in avanscoperta: l’auspicio è che si sia trattato di una libera scelta del polacco – peraltro giustificata dal poco spazio che l’azione stava trovando -, anziché di una decisione forzata da pressioni dei compagni d’avventura, come accaduto con Darwin Atapuma all’ultimo Giro di Polonia. La successiva comparsa in testa al gruppo di uomini NetApp, principali artefici del recupero del plotone in vista della salita finale, ha accresciuto dei dubbi che il successo di König ha però provveduto a ridimensionare, fornendo un’altra giustificazione per il lavoro dei tedeschi.
I tredici hanno approcciato l’ascesa conclusiva con un margine inferiore al minuto, troppo ristretto per lasciare speranza ai pur encomiabili Cataldo e Nerz, arresisi solamente dopo più di metà scalata.
La Radioshack, in odore di maglia rossa con Chris Horner, ha dettato per larga parte della salita un ritmo discreto ma regolare, trascinando a 5 km dal traguardo un drappello forte di una ventina di unità, privo comunque di possibili protagonisti quali Kreuziger e Mollema. Per spezzare lo stato di generale sonnolenza è servito lo scatto di Igor Anton, vanamente inseguito da Barguil e De La Cruz. Il basco ha rapidamente guadagnato una ventina di secondi sul plotoncino dei big, scosso però un chilometro e mezzo più tardi dall’allungo di Horner, giunto in risposta a quello di Eros Capecchi. Basso e Nibali sono stati tra i più pronti a replicare, lasciando intravedere una verve che sarebbe stata in seguito dimostrata solo dal varesino.
A 2 km circa dal traguardo, come accennato, in caccia di Anton si è portato König, stuzzicando anche Pinot, Moreno, Roche e Basso. Proprio quest’ultimo, raggiunto il ceco, ha assunto il comando dell’inseguimento, gettando forse a mare le comunque scarse speranze di successo di tappa, ma capitalizzando al meglio l’attimo di esitazione degli altri favoriti, Nibali in primis. Il siciliano ha provato a ricucire per gradi grazie a Kangert, ma l’estone, ancora distante dalla condizione del Giro e da tempo unico compagno al fianco del messinese, orfano degli irriconoscibili Brajkovic, Fuglsang e Tiralongo, ha ben presto lasciato solo il suo capitano. Nibali ha allora tentato di chiudere in prima persona, senza successo e senza mettere in difficoltà gli avversari alla sua ruota.
Basso, intanto, aveva riportato Anton a tiro dei compagni di viaggio; il più atteso era forse Moreno, e invece è stato König a cogliere l’attimo buono, mettendo in fila all’arrivo lo spagnolo – staccato di 1’’ – e Nicolas Roche, 3° a 5’’ e nuovo leader della generale. Nibali, in difficoltà negli ultimi metri, ha infatti concesso 27’’ al vincitore, nonché 4’’ a Horner e 8’’ a Valverde e Rodriguez, che continuano però a non affondare il colpo sull’azzurro, in condizione ancora precaria ma verosimilmente in crescita.
Lo Squalo scivola dunque dalla prima alla quarta piazza, sia pur a soli 18’’ dal neo-capoclassifica. Horner e Moreno sono 1’’ più avanti, König 11’’ più indietro. Valverde, preceduto di 1’’ anche da Zubeldia, paga ora 31’’ a Roche, mentre Rodriguez entra in top 10, a 1’03’’ (davanti a lui anche Uran, a 42’’, e Majka, a 52’’). Ancora fuori dai dieci Ivan Basso, il cui 12° posto, a 1’28’’ dalla roja, promette però di migliorare sensibilmente nei giorni a venire.
La tappa di domani riporterà la Vuelta, per la terza volta in quattro anni, sulla rampa di Valdepeñas de Jaen, un chilometro circa di ascesa, ma con punte di pendenza prossime al 30%. Un muro che pare disegnata su misura per Purito Rodriguez, sul quale gli italiani dovranno verosimilmente pensare a contenere le perdite.
Matteo Novarini