NON E’ UN PAESE PER SPRINTER: COLPO DI STYBAR

agosto 30, 2013
Categoria: News

Nell’ultima tappa per velocisti prima di tre arrivi in salita, Stybar e Gilbert anticipano la volata con un attacco a 10 km dal traguardo, mantenendo una manciata di metri di vantaggio sul traguardo. Il ceco beffa al photofinish il campione del mondo, mentre Wagner vince l’inutile volata del gruppo. Non cambia la generale, con Nibali sempre in rosso. Domani scalata all’Alto de Peñas Blancas.

Foto copertina: Zdenek Stybar, vincitore della settima tappa (foto Photopress.be)

Ventiquattro ore dopo l’atroce beffa subita da Tony Martin, ci ha pensato Zdenek Stybar a vendicare il compagno di squadra, nell’ultima tappa per velocisti della prima metà di Vuelta. Alla vigilia di una serie di tre arrivi in salita, che porteranno il totale a sei in nove tappe in linea, il ceco ha privato gli sprinter di una delle ultime possibilità di successo con un’azione nata a 10 km dal traguardo, su uno strappo a malapena visibile sul profilo altimetrico di giornata, promossa da Philippe Gilbert.
Il campione del mondo, appena due giorni fa incapace di guadagnare un singolo metro sul gruppo con un allungo all’ultimo chilometro, ha oggi ritrovato improvvisamente la condizione, forse per un miglioramento del ginocchio martoriato dalla caduta all’Eneco Tour. Lo scatto ai -10 non è stato folgorante come altre volte, ma il risibile vantaggio accumulato insieme al ceco con l’accelerazione si è via via dilatato, raggiungendo in breve i 12’’. I velocisti, che pensavano forse di essersi garantiti lo sprint a 15 km dal traguardo, quando Marco Pinotti – ultimo reduce di una fuga comprendente Christian Knees e Francisco Javier Aramendia – è stato raggiunto da una poderosa e inspiegabile trenata di Fabian Cancellara, hanno sottovalutato il pericolo, schierando tardivamente al comando i propri scudieri. L’allarme è parso rientrare a 5 km dal termine, quando il margine è sceso a 6’’; nel momento più critico, però, i due battistrada hanno trovato un toboga di cui hanno saputo fare tesoro, fino a veder schizzare il vantaggio a 17’’, sotto lo striscione dei -2.
Stybar, con una malizia che ci si attenderebbe dal più navigato Gilbert, ha iniziato a fare economia sui cambi già prima del triangolo rosso, rischiando di mandare in fumo quanto faticosamente messo da parte fin lì dalla coppia. Il campione del mondo ha deciso di correre il rischio di traghettare al traguardo il boemo, venendo però colto di sorpresa dal brusco cambio di ritmo di quest’ultimo a 200 metri dal traguardo, quando le pedalate del gruppo si facevano ormai pericolosamente rumorose.
Stybar sembrava avere le mani sulla tappa a 30 metri dal traguardo, ma sul più bello le gambe sono venute meno, consentendo a Gilbert di ritrovare una scia inseguita per tutta la volata e di avviare la rimonta. Solo il photofinish ha chiarito che il recupero si è fermato ad un copertone dal successo, come peraltro Stybar, in virtù di una vista da falco o di un cieco ottimismo, doveva aver intuito, a giudicare dall’alzata di braccia subito dopo il traguardo.
Robert Wagner ha invece vinto la volata dei rimpianti, battendo Adrien Petit e il solito Flecha, fra gli uomini più attivi nelle prime sette tappe. Con l’eccezione di Boasson Hagen, 7°, non figurano nelle zone alte della graduatoria i velocisti più attesi, a cominciare dalla maglia verde Matthews e dal pluri-piazzato Richeze, come sempre non ritenuto dalla Lampre degno di una comparsa al comando nei chilometri finali (malgrado gli uomini in fucsia si fossero sobbarcati buona parte dell’inseguimento alla fuga della prima ora).
Assente giustificato, invece, Tyler Farrar, caduto ad una dozzina di chilometri dall’arrivo, poco prima che analoga sorte toccasse al compagno Daniel Martin. Il capitombolo dell’irlandese, con annessa perdita di un minuto e mezzo, rappresenta l’unico evento degno di nota in chiave classifica generale, comandata sempre da Nibali, con immutato margine su Horner e Roche.
La faccia della graduatoria è destinata tuttavia a cambiare domani, quando la Vuelta muoverà da Jerez de la Frontera, luogo di infauste memorie per i ferraristi, alla volta dell’Alto de Peñas Blancas, salita di 14 km e mezzo, con pendenza media del 6,6%: non il piatto forte della corsa, ma un test più che attendibile per le condizioni dei favoriti. Dopo le schermaglie dei primi giorni, sarà questa ascesa a segnare l’inizio ufficioso della lotta alla roja di Madrid.

Matteo Novarini

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