L’ALPE DEI RIMPIANTI: CRISI DI FAME PER FROOME, SENZA CONSEGUENZE

luglio 18, 2013
Categoria: News

Tejay Van Garderen e Chris Froome crollano entrambi negli ultimi km della conclusiva Alpe d’Huez, il primo per fatica, il secondo per fame: il giovane americano della BMC però perde tutto, ovvero l’ambita vittoria di tappa, l’uomo in giallo invece perde qualcosa dagli scalatori puri Quintana e Rodriguez ma finisce per guadagnare su un indomito Contador.

Foto copertina: Froome e Porte al traguardo dell’Alpe d’Huez (foto Bettini)

Ha sbagliato la Saxo? Ha sbagliato la Movistar? Questione di opinioni, strategie, atteggiamento: quel che pare sicuro è che vedendo Froome in crisi nera lungo gli ultimi tornanti dell’Alpe, risulta incredibile che, in fin dei conti, non abbia visto intaccata quasi per nulla la propria leadership. Quasi quasi gli pesano di più i venti secondi (ridicoli) inflittigli dalla giuria per rifornimento irregolare, dal momento che alla ricerca disperata di zuccheri dovrà ricorrere all’ammiraglia nella fase conclusiva dove ciò è proibito dal regolamento.

Vediamo però come è andata la tappa. Probabilmente influisce nelle difficoltà conclusive di Froome la scelta di chiudere in prima persona, nei primissimi chilometri di gara, sui tentativi reiterati di sganciamento da parte di Michael Rogers, prima azione della Saxo volta a scardinare gli equilibri e i piani della Sky. Il senno di poi darà torto agli uomini di Riis, se pensiamo alla classifica, ma non si può biasimare l’intenzione di uscire dagli schemi, proprio l’attitudine che più spesso avremmo voluto vedere dagli avversari di Froome. Il Col de Manse, sopra Gap, tanto mansueto non è, se già martedì aveva dato adito a un duello tra i migliori.

Dopo la battagliata salita se ne va una fuga, dalla quale si selezioneranno gli uomini destinati a giocarsi la tappa: la Sky dà il via libera, perché non vi sono minacciose presenze Saxo, c’è il potenzialmente pericoloso Amador, ma anche oggi si confermerà, dopo tante pacche sulle spalle e chiaccherate complimentose vistesi nei giorni passati, che tra Movistar e Sky c’è una certa complicità, chissà se provvisoria.

Seguiamo qui le sorti dei più forti tra i fuggitivi, osservandoli nella rocambolesca traiettoria che li porta al traguardo: d’altronde tra loro e il gruppo la Sky ha voluto creare una spaccatura che sarà in effetti incolmabile (anche se poi Froome dichiarerà con una certa ipocrisia di aver pensato di lasciar la tappa al caro amico Porte). Gli eroi di giornata sono tre, Tejay Van Garderen, forse il più forte, Riblon dell’AG2R, probabilmente il più fortunato del trio, che quindi a ragion veduta assicura di “credere nel destino”, e infine il nostro Moreno Moser, che trova una gran giornata al suo primo grande giro, brillando nella tappa regina dell’edizione numero cento del Tour.

Durante la prima scalata dell’Alpe lo statunitense della BMC, uno dei grandi delusi di questo Tour, parte arrembante, ma proprio verso la fine della scalata si ricongiungono con lui Riblon e soprattutto un Moser capace di salire con straordinaria regolarità e valutazione delle proprie forze. A Moser proprio l’onore di valicare per primo l’ascesa inaugurale della doppia Alpe d’Huez prevista per oggi. Sul successivo breve ma impervio Col de Sarenne Moser appare in difficoltà, mentre ancora una volta è Van Garderen il più esplosivo, peccando probabilmente di impazienza, inesperienza, voglia di impresa. In discesa è però la sfortuna a ostacolare la sua utopia di cavalcata solitaria: la catena va a incastrarsi tra l’11 e il telaio, e non c’è modo di sbloccarla se non fermandosi. Moser intanto rimonta rapidissimo con una picchiata spericolata e riprende Riblon che le disgrazie di Van Garderen avevano proiettato in testa. Il francese fatica a tenere il ritmo da discesista di Moser, e sbaglia terribilmente una staccata: per sua fortuna, però finisce in un fossetto erboso, dal quale ritorna in strada senza patire conseguenze. Moser ha così modo di inebriarsi della sensazione di guidare la gara in solitaria per qualche chilometro, ma probabilmente decide di non sfiancarsi nei tratti pianeggianti che precedono l’impegnativa scalata finale. Rientra così Riblon, e successivamente anche Van Garderen, che deve però spingere parecchio per riportarsi sugli avversari.

Sull’ultima Alpe la storia si ripeteterà, ma purtroppo per Moser non in modo perfettamente identico: lui salirà sì molto bene, con gran regolarità, arrivando così a difendere un prestigioso terzo posto, unico, assieme agli altri due compagni che abbiamo nominato, a non essere inghiottito dalla rimonta degli uomini di classifica. Non basterà, però, il suo ritmo per tornare con Riblon sul povero Tejay, scattato subito a tutto vapore, e di nuovo inchiodatosi nel finale, consentendo il sorpasso e il trionfo del francese: la Francia finora a digiuno celebra la vittoria di tappa nell’occasione e nel modo più esaltanti.

Che accade dietro? I fatti si possono riassumere in una serie di mosse della Saxo, e nelle relative contromosse degli avversari. La prima azione, duramente vituperata da commentatori e giornalisti, è l’attacco a due di Roche e Paulinho, che rimarranno a lungo a bagnomaria tra la fuga e il gruppo. Azione inutile e suicida, secondo molti, ma noi ci chiediamo: che se ne sarebbe fatto Contador di questi uomini, se non avessero potuto superare in gruppo la prima Alpe? Almeno così è stato imposto alla Sky un ritmo che non era esattamente quello programmato, per evitare che i Saxo scollinassero l’Alpe davanti e fungessero quindi da appoggio per assalti di Contador. La mossa viene annullata, ma non a costo zero. E che sarebbe accaduto se la Movistar avesse inserito qualche alfiere a dare respiro a questa strategia? Difficile credere che il piano Sky prevedesse di iniziare l’ultima Alpe con solo Froome e Porte, tanto più che l’australiano stava per perdersi per strada molto prima del previsto, prima che gli eventi prendessero tutt’altra piega. La Sky, se lasciata fare, sceglie un ritmo blandissimo, questo quanto sospettiamo noi, e lo vedremo – o meno – su Glandon e Madeleine, per sciogliere ogni dubbio.

Sulla prima Alpe non accade nulla, né sul Sarenne, però nella discesa di questo, ecco l’attacco a due punte di Kreuziger e Contador. Investimento azzardato, probabilmente meglio un’alternanza, ma la Saxo scommette il tutto per tutto pensando magari a una cronocoppie sull’Alpe finale. Ogni velleità viene però spenta… dalla Movistar, che ferma addirittura Amador dalla fuga per tirare alla grande; forse, sognando una vittoria di tappa comunque chiaramente impossibile, di certo, tuttavia, stroncando il tentativo di Contador, che dopo aver speso energie preziose capisce l’andazzo e preferisce rinunciare. Il fato, in una sorta di contrappasso, mette Contador nelle condizioni che Nibali aveva vissuto contro di lui nel tappone del Gardeccia, attaccare giocandosi il tutto per tutto e vedersi tarpare le ali da alleanze trasversali.

Ecco dunque l’ultima Alpe, ecco il bel tentativo di Nieve, ecco soprattutto lo scatto di Valverde su cui chiude con veemenza Froome. L’amicizia anglospagnola sembra alquanto unidirezionale! Porte fa il ritmo, il gruppo si screma, i Belkin vanno allo sbando, Kreuziger molla e sale del proprio ritmo, Contador tiene duro, ma poi si spezzerà e verrà ripreso dal ceco.

I Saxo sono però fuori dai giochi, il punto sarà per loro limitare i danni. I grandi odierni sono davanti, e sono gli “scalatori tascabili”, Rodriguez e Quintana. I loro colpi levano di torno Porte, e in testa si forma un trio, con i due grimpeur e Froome, che pare però decisamente meno reattivo del solito. Qui si verifica però il grosso, grossissimo doppio errore dei Movistar. Il Purito attacca ancora, e Froome molla. Quintana fa l’elastico, invece che lasciar prendere un po’ di spazio allo spagnolo per creare pressione su Froome e imporgli la necessità di fare un qualche ritmo, per rifiatare e poi magari scattargli secco in faccia o fa l’elastico: il risultato è quello di tenere Rodriguez sempre a tiro, di offrire un riferimento a Froome e di fargli pure un po’ di scia. Dietro, per completare la frittata, Valverde ce la mette tutta per recuperare – portandosi dietro lo scomodo passeggero Porte, che “naturalmente” non collabora nemmeno di striscio “avendo il capitano davanti” – e poi, ovviamente, al momento opportuno schioderà il murciano con un’accelerazione secca e tornerà sui primi lasciando, invece, separata la coppia Movistar.

Qui si è probabilmente giocata una bella fetta dell’apertura al possibile di questo Tour. Un Porte abbandonato nelle retrovie sarebbe ritornato ben più tardi e a fatica con il suo capitano, non l’avrebbe soccorso con i primi zuccheri in attesa di quelli illegali dall’ammiraglia. Un Quintana più attendista avrebbe messo più pressione sul leader di gara, e magari la crisi “neurologica” sarebbe sopraggiunta un po’ prima. E con queste crisi ogni chilometro può pesare trenta o quaranta secondi in più che ti piovono in testa.

Coi rimpianti, comunque, non si corre, semmai si impara, almeno speriamo. Purito e Quintana vanno al traguardo, dopo una prima esitazione (Froome coi gesti sembra lamentare quasi un incidente meccanico, la chiamata all’ammiraglia riesce strana in quel momento, e quindi a tutta prima gli avversari… cavallerescamente attendono!). Lo spagnolo batte il colombiano nella volata per il quarto posto. Froome arranca con la scialuppa Porte, poi subito dietro ecco Valverde. Contador con uno scatto d’orgoglio non si fa staccare da Fulgsang e arriva, con un minuto di distacco, poco prima di Kreuziger.

Tappa appassionante, giornata campale, errori e sorprese, ma in classifica poco si nota, a parte l’ascesa a tutta birra metaforica e reale di Purito e Quintana, entrambi vogliosi di podio. Il dubbio che ci attanaglia e ci amareggerebbe assai è che il comportamento della Movistar sia così sbilanciato e plateale da rispondere più a logiche politiche che non a strategie più o meno azzeccate. Anche perché in un’alleanza come si deve, in genere ci si scambia favori… qui invece sembra che la Sky si diverta nel ricambiare l’affetto spagnolo solo con dolci parole, ma il comportamento di gara è di segno diametralmente opposto (Froome che stronca Valverde in prima persona, Porte che sfrutta e schianta lo stesso Valverde). Ci aspetteremo invece reciprocità. “Favori di corsa”, se restiamo nella logica del ciclismo: ai favori “fuori corsa” meglio non pensare, anche perché la Movistar non è certo squadra che annaspi tra bisogni economici. Purtroppo queste strategie tra grossi team che pure assumono un atteggiamento servile li abbiamo già visti in altre epoche: abbiamo scoperto poi che i legami tra le squadre dominanti e gli organi di governo del ciclismo erano più stretti di quanto non fosse opportuno. Auguriamoci che non sia più quello il caso, altrimenti felicitazioni alla Sky che dopo l’amico McQuaid (ricordiamo le amabili chiaccherate tra Brailsford e McQuaid, appartati tra un palo e un cassonetto durante il Giro d’Italia) potrebbe vedere alla guida dell’UCI quel Cookson che, pur assai avverso all’irlandese Pat, non si può certo definire neutrale nei confronti del Team Sky, che con la federazione britannica vive in simbiosi.

Gabriele Bugada

Commenta la notizia