CANNONDALE-SHOW, CILIEGINA SAGAN

luglio 5, 2013
Categoria: News

Il 23enne di Zilina finalizza lo strepitoso lavoro della formazione di Amadio, che tira per praticamente tutta la tappa provocando i cedimenti degli avversari diretti dello slovacco a partire da Mark Cavendish, André Greipel e Marcel Kittel e impedendone il rientro, cogliendo il suo primo successo in questo Tour davanti a John Degenkolb e Daniele Bennati e mettendo un’ipoteca ormai definitiva sulla conquista della maglia verde, mentre Daryl Impey conserva la leadership nella generale e i big si preparano ad affrontare i Pirenei.

Foto copertina: Sagan & Cannondale, un trionfo di squadra (foto Bettini)

La settima tappa del Tour de France, 205,5 km da Montpellier ad Albi, si presentava come la terza frazione consecutiva dedicata ai velocisti in virtù di un percorso piuttosto impegnativo nella prima parte, con il gpm di 2a categoria di Col de la Croix de Mounis poco prima di metà percorso, ma quasi tutto in discesa e in pianura nei 110 km che separavano la vetta dal traguardo, sulla carta più che sufficienti per gli sprinter e le rispettive squadre per recuperare l’eventuale terreno perso in salita. Ma, ciò nonostante, la Cannondale della maglia verde Peter Sagan, ancora a caccia del primo successo in questo Tour dopo aver collezionato tre secondi e un terzo posto nelle prime tappe, ha orchestrato lungo le rampe più dure un forcing finalizzato ad eliminare possibili avversari dello slovacco nella volata finale che ha dato ben presto i suoi frutti con Mark Cavendish (Omega-QuickStep) e Marcel Kittel (Argos-Shimano) che hanno immediatamente perso le ruote seguiti, poco dopo, anche da Andrè Greipel (Lotto-Belisol), Matthew Goss (Orica-GreenEdge) e dai nostri Davide Cimolai e Matteo Ferrari (Lampre-Merida) oltre a diversi altri corridori tra cui un Thomas Voeckler (Europcar) che, con ogni probabilità, ha scelto di uscire di classifica per avere maggiore libertà d’azione nei prossimi giorni. L’azione della compagine di Amadio ha inoltre spento le velleità dei fuggitivi della prima ora Jens Voigt (RadioShack) e Blel Kadri (Ag2r), che ha comunque raccolto sul Col des 13 Vents e sul Col de la Croix Mounis i punti sufficienti per balzare al comando della classifica degli scalatori spodestando Pierre Rolland (Europcar). Dallo scollinamento in poi si è a lungo assistito a un’appassionante lotta a distanza tra la Cannondale, che ha continuato ininterrottamente a tirare senza ricevere alcun aiuto da altri, da un lato e Lotto-Belisol, Argos-Shimano e Omega-QuickStep che si sono coalizzate per riportare sotto i rispettivi velocisti dall’altro, e ad avere la meglio sono stati gli uomini in verde con gli inseguitori che, pur essendo in superiorità numerica, non sono mai riusciti a far scendere il distacco dal primo gruppo sotto i 2 minuti e intorno ai -40 dal traguardo hanno definitivamente alzato bandiera bianca, giungendo ad Albi con quasi un quarto d’ora di ritardo.
Dell’unico attimo di rallentamento, avvenuto subito dopo lo sprint intermedio in cui Sagan ha fatto il pieno di punti, hanno provato ad approfittare Cyril Gautier (Europcar), Juan Josè Oroz (Euskaltel) e l’ex leader della generale Jan Bakelandts (RadioShack), che si sono avvantaggiati arrivando ad avere fino ad oltre 1′ di margine ma che mai, sebbene siano stati ripresi a soli 3 km dalla conclusione, hanno dato l’impressione di poter sfuggire al controllo di un gruppo nel quale gli inesauribili uomini della Cannondale, non paghi delle grandi trenate già effettuate in precedenza per tenere a distanza Cavendish e compagnia, hanno proseguito a condurre a forte andatura fino praticamente alle battute finali, coadiuvati anche da un Michael Albasini (Orica-GreenEdge) a protezione della maglia gialla del compagno Daryl Impey, dal momento che Bakelandts era distanziato di soli 31”. Nell’ultimo km hanno provato a dire la loro anche la Lampre-Merida, con Elia Favilli che a tirato la volata a Manuele Mori, e soprattutto John Degenkolb (Argos-Shimano) che ha tentato di anticipare Sagan, in quel momento alla ruota del suo ultimo uomo Fabio Sabatini, partendo ai 300 metri dal traguardo. Il fuoriclasse slovacco non poteva però non finalizzare l’incredibile lavoro dei compagni di squadra e con grande facilità ha saltato via il tedesco ed è andato a cogliere il suo 14° successo stagionale, eguagliando Cavendish e mettendo inoltre un’ipoteca pressochè definitiva su quella che sarebbe la sua seconda maglia verde consecutiva alla luce dei ben 94 punti che lo separano ora dal diretto inseguitore, Greipel. Alle spalle di Sagan e Degenkolb sono giunti un pimpante Daniele Bennati (Saxo-Tinkoff), che per un soffio non è riuscito a conquistare la piazza d’onore davanti al tedesco, un Michal Kwiatkowski (Omega-QuickStep) atteso con curiosità all’esame delle grandi montagne dopo una prima settimana corsa sempre nelle posizioni d’avanguardia, Edvald Boasson Hagen (Team Sky) e Francesco Gavazzi (Astana) mentre Mori ha concluso al 9° posto. L’altro atleta della Lampre-Merida Adriano Malori, che da giorni soffriva di una lombosciatalgia, è stato invece costretto al ritiro al pari di Janez Brajkovic (Astana), che non ha preso il via dopo la caduta nel finale della frazione di Montpellier, e di Christian Vande Velde (Garmin-Sharp), a sua volta finito in terra nelle fasi iniziali della tappa.
La classifica generale rimane immutata con Impey in giallo con 3” su Boasson Hagen, 5” su Gerrans e Albasini, 6” su Kwiatkowski e Sylvain Chavanel (Omega-QuickStep) e 8” su Chris Froome e Richie Porte (Team Sky) ma tutto cambierà al termine dell’8a tappa, nella quale la Grande Boucle approderà sui Pirenei. Negli ultimi 40 km della Castres-Ax 3 Domaines verranno affrontati, infatti, così come già avvenuto nel 2003, nel 2005 e nel 2010 quando ad imporsi sono stati rispettivamente Carlos Sastre, Georg Totschnig e Christophe Riblon, dapprima il durissimo Port de Pailheres, 15 km con una pendenza media dell’8% e tratti ben oltre il 10 nella seconda metà dell’ascesa, e immediatamente dopo il termine della discesa la salita finale di 7,8 km all’8,2% che al contrario presenta le rampe più impegnative nella fase iniziale e, come recita un vecchio detto, non sapremo ancora forse dopo la linea del traguardo chi vincerà il Tour ma sapremo chi non potrà vincerlo.

Marco Salonna

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