NON LO SLOVACCO, MA IL CECO: AMSTEL A KREUZIGER

aprile 14, 2013
Categoria: 5) AMSTEL GOLD RACE, News

Anticipando i big con un’azione ad una ventina di chilometri dal traguardo, Roman Kreuziger conquista l’Amstel Gold Race 2013, la prima dopo un decennio senza traguardo in cima al Cauberg. Inutile il pur notevole contrattacco di Gilbert nell’ultimo giro, neppure premiato con la piazza d’onore. Sul podio salgono Valverde e Gerrans. Fra gli italiani, nei 10 Gasparotto e Caruso. Da segnalare un attacco solitario di Cunego a 25 km dal traguardo.

Foto copertina: Roman Kreuziger alza le braccia al termine della sua vittoriosa fuga solitaria (foto Roberto Bettini)

Non è ancora chiaro se il nuovo tracciato dell’Amstel Gold Race, con arrivo non più in cima al Cauberg, come avvenuto dal 2003 all’anno passato, ma 2 km oltre, sia più o meno impegnativo del precedente; e neppure basta una singola verifica per affermare che, quanto meno, il diverso disegno favorisce copioni di gara meno scontati di quello usuale, con gruppo pressoché compatto ai piedi dell’ultima scalata, prima di una volata di qualche centinaio di metri. Di certo, però, l’edizione 2013 della classica olandese è stata la meno prevedibile da parecchi anni a questa parte, e non soltanto perché il nome del vincitore non è uscito dalla rosa dei favoriti della vigilia, e forse nemmeno da quella dei principali outsider.
Il nome in questione è quello di Roman Kreuziger, leader Saxo Bank in contumacia di Alberto Contador, che già aveva saputo chiudere nei cinque sulle stesse strade nel 2010 (5°), ed era stato addirittura quarto alla Liegi di due anni fa, senza però mai fugare con ciò la sensazione che il suo terreno ideale restassero le corse a tappe, brevi e non. A lanciare il ceco verso il successo, nonché verso una nuova dimensione di corridore da classiche, è stata l’azione promossa da Marco Marcato ad una ventina di chilometri dal termine, al penultimo transito sulle rampe del Cauberg, poco dopo l’esaurimento di un breve tentativo solitario di Cunego. Kreuziger e Caruso sono stati i soli ad accodarsi in tempo utile, per poi dar man forte all’alfiere Vacansoleil nell’inseguimento a chi ancora resisteva al ritorno del gruppo.
Davanti a tutti, a quel punto, resisteva ancora Mikel Astarloza, ultimo superstite di una fuga della prima ora che comprendeva anche De Troyer, Pliuschin, Van Overberghe, Vansummeren, Vogondy e Sys; sospesi fra il basco e il drappello del futuro vincitore, galleggiavano invece Weening, Tanner, Nordhaug e Grivko, evasi in rapida successione una quindicina di chilometri prima, e il già menzionato Pliuschin, altro reduce del mattino. Gli otto corridori si sono compattati a 17 km dal termine, potendo però contare su un margine di appena una ventina di secondi nei confronti del plotone.
Divario facilmente colmabile da un gruppo collaborativo, ma sensibile in assenza di squadre in grado di prendere in mano la situazione, prima fra tutte la Cannondale di Sagan, sfinita da un lungo lavoro nella fase centrale di gara, comunque non tale da giustificare il totale isolamento dello slovacco nel finale. Qualcuno ha provato a mettersi in proprio (Leukemans il più deciso), ma senza guadagnare più di un centinaio di metri su un plotone che, riassorbiti i contrattaccanti, non riusciva però a dare continuità al proprio inseguimento.
L’accordo fra i battistrada, rimasti nel mentre orfani di Tanner, ha retto fino al Bemelerberg, quando gli scatti di Nordhaug e Kreuziger hanno eliminato dalla contesa Astarloza e Marcato, e soprattutto preparato la situazione di stallo della quale ha saputo approfittare il quasi 27enne di Moravska Trebova, andatosene in un tratto pianeggiante, ai 7 dal traguardo. Gli ormai ex compagni d’avventura non hanno mai dato l’impressione di poter ricucire, sensazione suffragata dal rientro su di loro di Ryder Hesjedal, uscito solitario dal gruppo quasi in concomitanza con lo scatto decisivo del leader.
Con una gara sostanzialmente già chiusa ai piedi dell’ultima ascesa al Cauberg, l’ultimo ad arrendersi è stato Philippe Gilbert, autore di un sparata di straordinaria potenza che ha ben presto messo in croce Sagan, alla quale soltanto Gerrans e Valverde hanno saputo resistere, non senza patemi. I 39’’ che separavano il gruppo da Kreuziger all’imbocco della salita si sono tuttavia prevedibilmente rivelati troppi per il terzetto, i cui indugi nell’ultima sezione pianeggiante hanno lasciato spazio anche al ritorno di un secondo e più nutrito drappello.
Quando Kreuziger già era sfilato sotto lo striscione d’arrivo a braccia alzate, i tre sono comunque riusciti a difendersi per questione di centimetri dal recupero degli avversari, con Valverde e Gerrans giunti, nell’ordine, davanti a Gilbert, la cui prova di forza, combinata con la débacle di Sagan, vale i galloni di favorito per Freccia e Liegi. Meersman, Weening, Leukemans, Gasparotto, Caruso e Wegmann hanno completato una top 10 difficilmente pronosticabile, destinata a modificarsi con ogni probabilità mercoledì, quando il Muro di Huy sarà arbitro della 77a Freccia Vallone.

Matteo Novarini

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