VUELTA 2013: COMINCIAMO BENE….

gennaio 12, 2013
Categoria: News

Partirà subito con le salite una delle edizioni più montagnose di sempre. La Vuelta 2012 scatterà con una cronosquadre ma le prove contro il tempo saranno solo “virgole” di un tracciato che dalla Galizia a Madrid proporrà ben 11 arrivi in salita. Le prime saranno affrontate già all’indomani della partenza e si smetterà solo alla vigilia della conclusione, quando la corsa spagnola vivrà il suo momento della verità sul tremendo Angliru. Ma anche le montagne precedenti meriteranno di non essere prese sottogamba.

Foto copertina: l’infernale strada dell’Angliru anche quest’anno sarà della partita (cvilchezn.blogspot.it)

Comincerà bene l’edizione 2013 della Vuelta di Spagna, il cui tracciato è stato svelato oggi. Dipende dai punti di vista, ovviamente, e da quello degli scalatori c’è di che lustrarsi gli occhi dinanzi alle fresche altimetrie che illustrano qualcosa come undici arrivi in salita, uno in più rispetto a quelli previsti l’anno scorso. I primi due, aspetto inedito, dovranno essere affrontati alla seconda e alla terza tappa e, dunque, per i grimpeur si potrà addirittura dire che la Vuelta non comincerà bene ma benissimo. Se da una parte ci sarà chi farà capriole dalla felicità, dall’altra sicuramente ci saranno musi lunghi e il riferimento va in particolar modo a quei corridori più dotati di fondo, poiché sono letteralmente scomparse le tappe di montagna che non prevedano un arrivo in quota, e ai passisti, gli specialisti delle cronometro. Loro, però, se lo attendevano perché è questa la strada imboccata da diversi anni alla Vuelta, mentre altrove (Giro e Tour) si è andati a riscoprire le lunghe distanze da percorrere contro il tempo: anche quest’anno i chilometri da affrontare in totale solitudine saranno pochi, circa 65, dei quali 38 previsti nella prova individuale di Tarazona mentre 27 saranno il menù della cronometro a squadre che, sabato 24 agosto, aprirà le danze tra Vilanova de Arousa e Sanxenxo, su di un tracciato pianeggiante ma che sarà notevolmente infastidito dal vento, essendo prevalentemente disegnato sulle rive dell’Oceano Atlantico.
Sede del “grand départ”, la Galizia ospiterà la corsa spagnola nelle sue prime 96 ore, comprensive degli arrivi in salita all’Alto Do Monte Da Groba e al Mirador de Lobeira, asperità prive di grandi pendenze ma che costringeranno i pretendenti al successo finale a presentarsi alla partenza da Vilanova de Arousa già al top della condizione. Un traguardo per finisseur al capo di Finisterre, nel luogo tradizionalmente considerato come la “fine del mondo”, poi, al quinto giorno di gara, entreranno per la prima volta in scena i velocisti, un’altra “razza” che non dovrebbe troppo lamentarsi del tracciato della Vuelta 2013, infarcita di almeno sette frazioni a loro destinate. Le prime tre saranno consecutive (Lago de Sanabria, Cáceres e Mairena de Aljarafe) e traghetteranno velocemente la carovana nel sud della penisola iberica – lo scorso anno totalmente dimenticato dal tracciato – dove l’Andalusia ospiterà altrettante giornate di gara, ma di tutt’altro spessore. Il primo arrivo in salita importante sarà quello all’Alto de Peñas Blancas, non particolarmente scosceso (media del 6,2%) ma che potrebbe comunque lasciare il segno, essendo la salita dotata di lunghezza (16 Km) e dislivello (quasi 1000 metri) ragguardevoli. Dopo le rasoiate del muro finale di Valdepeñas de Jaén, la breve ma irta rampaccia al 30% che la Vuelta ha recentemente imparato a conoscere (è stata sede di tappa nel 2010 e nel 2011, quando vi si sono imposti Igor Antón e Joaquim Rodríguez), due giorni più tardi si dovrà fare i conti con la più succulenta novità dell’edizione 2013, l’approdo sull’Alto de Hazallanas, 15 Km al 5,6%, con pendenze notevoli nella seconda parte, che si aggrappa sulle pendici della Sierra Nevada con inclinazioni fino al 21%. La prima giornata di riposo permetterà ai corridori di rifiatare in vista dell’unica cronometro individuale, una virgola di 38 Km tracciata attorno alla città di Tarazona, tra l’altro non del tutto agevole per i passisti poiché, strada facendo, bisognerà scavalcare un colle di terza categoria, salendo da 500 a 1100 metri di quota. Seguiranno altre due giornate confezionate per i velocisti, che non dovrebbero aver troppi problemi a imporsi a Tarragona, mentre l’arrivo a Castelldefels riserverà loro qualche grattacapo in più per la presenza, a una cinquantina di chilometri dall’arrivo, della ripida ascesa al Rat Penat (circa 5 Km al 9,5%).
Toccherà ora ai Pirenei, che accoglieranno un’altra terna di frazioni impegnative, decisamente più esigenti rispetto a quelle vissute sulle strade andaluse. La prima riporterà la corsa sulla Collada de la Gallina che sarà affrontata al termine di una tappa più dura rispetto a quella vinta da Valverde nella scorsa edizione, poiché i suoi 7,2 Km all’8% (con punte al 23%) quest’anno non saranno affrontati come unica difficoltà ma preceduti da altre ascese, sulle quali spiccano i 2380 metri del colle dell’Envalira, “tetto” della corsa. L’indomani si sconfinerà in Francia, fatto che non accadeva dalla tappa di Cauterets del 2003, andando a ricalcare fedelmente gran parte del tracciato della frazione di Peyragudes dell’ultimo Tour de France: identici saranno gli ultimi 50 Km, che porteranno la carovana prima sul Port de Balès e poi sul Peyresourde, per un omaggio alla “Grande Boucle” in occasione della sua 100a edizione.
Al rientro in “patria” il trittico pirenaico si concluderà con l’arrivo in salita nella stazione invernale del Formigal, al termine di un’ascesa non particolarmente dura ma cara alla Vuelta, per la quale rappresentò il primo approdo in quota nella storia.
Inevitabile, dopo questo week end di fuoco, proporre ora la seconda giornata di sosta, anche perché nei rimanenti cinque giorni ci saranno solo due tappe tranquille. La prima di queste verrà subito dopo il riposo, con il traguardo di Burgos quasi certamente destinato agli sprinter, prima di un altro “tridente” che rischierà di infilzare dolorosamente chi sarà in calando di condizione. Il primo “rebbio” sarà costituito dai 6 Km al 9,4% della Peña Cabarga, asperità che il gruppo ben conosce in virtù di due recenti scali della Vuelta, avvenuti nel 2011 (Froome) e nel 2010 (Rodríguez), nel giorno che vide Nibali conquistare la maglia “roja”, istituita proprio quell’anno.
Meno problemi dovrebbe dare il traguardo issato sulla cima del Monte Naranco, che aspettava il ritorno della Vuelta dal 1997, un autentico apostrofo rosa (5,5 Km al 6,5%) in vista dell’imperioso punto esclamativo dell’Angliru. I dodicimila metri scarsi al 10,2% e le impennate sino al 23,6% della cima asturiana piomberanno come un macigno su chi sarà giunto a questo punto in debito d’energie. Lassù sarà scritta la parola fine poiché nulla potrà più cambiare nei rimanenti 100 Km della tappa di Madrid, giorno tradizionalmente votato alla volata e alla consacrazione del vincitore.
Il successore di Alberto Contador emergerà dagli alti marosi di una Vuelta dura come non mai.

Mauro Facoltosi

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