CONTADOR SUPERBO A SUPERGA

settembre 27, 2012
Categoria: News

Prima vittoria in carriera in una corsa in linea per il madrileno che attacca sulla salita finale e taglia in solitario il traguardo davanti a un tatticamente accorto Ulissi e all’ex biker svedese Kessiakoff. Tra i protagonisti anche Rodriguez e Nibali che però cedono nel finale e non vanno oltre il 4° e 9° posto.

Foto copertina: Contador svetta sul Colle di Superga (foto Bettini)

Dopo quattro anni di stop è tornata in scena grazie all’impegno degli organizzatori dell’AC Arona la Milano-Torino, la più antica delle classiche italiane disputata per la prima volta nel lontano 1876, e lo ha fatto in grande stile, grazie anche a una collocazione favorevole nel calendario UCI che l’ha collocata a metà strada tra il campionato del mondo di Valkenburg e l’imminente Giro di Lombardia: il campo partenti era infatti degno di una prova del circuito World Tour a partire dai protagonisti della Vuelta Alberto Contador (Saxo Bank-Tinkoff) e Joaquin Rodriguez (Katusha) e dal nostro Vincenzo Nibali (Liquigas), passando per Danilo Di Luca (Acqua&Sapone), campione uscente alla luce del successo del 2007, Damiano Cunego e Diego Ulissi (Lampre), Ivan Basso e Moreno Moser (Liquigas), Fredrik Kessiakoff e Paolo Tiralongo (Astana), Sylvain Chavanel (Omega-QuickStep), Ryder Hesjedal (Garmin), Luca Paolini e Daniel Moreno (Katusha), Daniele Bennati e Chris Horner (RadioShack), Thibaut Pinot (Fdj), John Gadret (Ag2r), Franco Pellizotti (Androni), Domenico Pozzovivo (Colnago-Csf) e Filippo Pozzato (Farnese Vini), al rientro dopo la discussa squalifica di tre mesi per via delle frequentazioni avute in passato con il dottor Ferrari.
La corsa si è disputata lungo un tracciato di 193,5 km con partenza da Settimo Milanese e arrivo che per la prima volta nella storia è stato posto in cima alla collina di Superga, tristemente famosa per l’incidente aereo del 1949 che ha segnato la fine del Grande Torino, al termine di una dura ascesa di 4,8 km con pendenza media del 9% e punte oltre il 15 affrontata una prima volta già a 23 km dal traguardo. I primi 170 km erano invece interamente pianeggianti e sono stati interpretati dai corridori come una fase di avvicinamento all’impegnativo finale, con i soli Alfredo Balloni (Farnese Vini) e Matteo Rocchetti (Utelsilnord) che sono scattati nelle fasi iniziali e hanno acquisito un vantaggio massimo di 9′ che, sotto la spinta principalmente di Saxo Bank-Tinkoff e Liquigas, si è ridotto al minimo ai piedi della prima ascesa di Superga, dove la formazione di Amadio ha lanciato in avanscoperta Eros Capecchi che ha raggiunto e superato i due battistrada rimanendo solo al comando: all’inseguimento del corridore umbro si è lanciato Matteo Rabottini (Farnese Vini) portando via un gruppetto comprendente Giampaolo Caruso (Katusha), Chris Soerensen (Saxo Bank-Tinkoff), Stefano Locatelli (Colnago-Csf) e Premyslaw Niemiec (Lampre), che nel giro di poche centinaia di metri ha lasciato i compagni d’avventura e si è riportato in solitudine su Capecchi in prossimità della vetta. Nella successiva discesa si sono rimescolate le carte e alle spalle della coppia al comando si è formato un gruppetto comprendente Emanuele Sella e Fabio Felline (Androni), Marco Marzano e Diego Ulissi (Lampre), Tanel Kangert e Fredrik Kessiakoff (Astana), Ivan Basso, Ryder Hesjedal e ancora Chris Soerensen, che si è mantenuta su un ritardo che oscillava tra i 20” e i 30” con il gruppo comprendente una quarantina di unità a poco meno di 1′: una caduta fortunatamente senza gravi conseguenze in una curva a sinistra ha però escluso dai giochi Niemiec e dunque Capecchi ha iniziato in solitudine l’ascesa finale, mentre Sella a sua volta ha dovuto abbandonare il gruppo inseguitore per via di un problema al cambio.
Sotto la spinta di Kangert il vantaggio di Capecchi si è drasticamente ridotto e, una volta esauritosi il lavoro del compagno di squadra, Kessiakoff ha rotto gli indugi con il solo Ulissi in grado di tenerlo nel mirino ed entrambi hanno raggiunto e staccato l’atleta della Liquigas, mentre tutti gli altri sono stati ripresi da un gruppo in cui Di Luca si è portato in prima persona al comando in funzione dei compagni Carlos Betancourt e Fabio Taborre e, dopo un velleitario tentativo di Rabottini, è stato proprio il pescarese a muoversi con decisione ma a fare la differenza a metà salita è stato Rodriguez che si è rapidamente riportato su Ulissi con Contador e Nibali alle sue spalle. Sembrava che Purito fosse avviato a un facile successo ma la sua azione è andata lentamente spegnendosi con Ulissi che ha avuto la forza di rimanere in scia e il leader della Katusha che ha faticato molto a chiudere su Kessiakoff, rimanendo a ruota dell’ex biker svedese una volta raggiuntolo; dal canto suo Contador, memore forse di alcune tappe della Vuelta in cui Rodriguez lo aveva infilzato nel finale, è salito con il proprio passo e si è riportato sul trio di testa seguito con grande difficoltà da Nibali che proprio nel momento del riaggancio ha ceduto di schianto tanto da essere saltato da alcuni degli inseguitori. Il madrileno aveva invece ancora tante energie in corpo e le ha tirate fuori a poco più di 1 km dal traguardo con uno scatto al quale nessuno ha saputo replicare: il solo Ulissi, bravo a dosare le proprie forze nel tratto precedente, ha abbozzato una reazione che però gli ha consentito solo di assicurarsi la piazza d’onore alle spalle di Contador, che ha colto così il primo successo in assoluto in carriera in una corsa in linea e che ha bagnato con una vittoria il suo ritorno in Italia, non avendo più gareggiato nel nostro Paese dopo il Giro 2011 vinto e poi revocatogli in seguito al caso clenbuterolo. Ulissi ha chiuso con un distacco di 15” seguito da Kessiakoff a 24”, da un esausto Rodriguez a 36” e quasi superato sulla linea del traguardo da Betancourt rinvenuto forte da dietro, da Taborre a 43” e da Pozzovivo, Soerensen e Nibali a 45”. Questi e altri nomi saranno i protagonisti anche del prossimo Giro di Lombardia ma prima andrà in scena il Giro del Piemonte, 188 km da Fossano a Biella con la doppia ascesa di Favaro nel finale.

Marco Salonna

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