LA RIVINCITA DI PURITO

agosto 23, 2012
Categoria: News

Dopo aver visto sfumare la tappa di Eibar all’ultimo metro, il capoclassifica si rifà a Jaca, piazzando una progressione delle sue negli ultimi 200 metri. Secondo a 4’’ Chris Froome, che con un attacco all’ultimo chilometro ha messo in difficoltà Valverde, giunto a 9’’ dal vincitore, e soprattutto Contador, attardato al traguardo di ben 18’’. Ottime prove, fra gli italiani, per Capecchi, Nocentini e Santambrogio, rispettivamente 5°, 7° e 8°.

Foto copertina: Joaquim Rodriguez taglia esultando il traguardo di Jaca (foto AFP)

La concorrenza non sarà spietata, ma la prima settimana di Vuelta continua far impallidire le battute iniziali di Giro e Tour, bloccate nell’attesa di montagne che in Spagna si è deciso di distribuire (in abbondanza) su tutta la durata della corsa. Dopo le sfuriate di Contador sulla salita di Eibar e le disavventure di Valverde che avevano animato la tappa di Valdezcaray, il terzo traguardo all’insù in cinque giorni, sulla carta il più innocuo, è stato di fatto quello che più ha prodotto più danni. Danni non irreparabili, per la loro entità e perché su un’ascesa di poco più di 3 km i valori possono differire rispetto alle grandi montagne, ed essere in grande spolvero a quindici giorni da Madrid non è necessariamente il miglior viatico per il successo finale; danni, però, forse non previsti, che vanno ad abbattersi proprio su chi era meno indiziato e meno poteva permettersi passi falsi.
Il riferimento è ad Alejandro Valverde e Alberto Contador, per motivi diversi i più vulnerabili tra i quattro corridori che si giocheranno la maglia rossa. L’Embatido, oltre ad offrire meno garanzie degli avversari sulle tre settimane, ha incassato anche un minuto di passivo non previsto martedì, perdendo la leadership laddove erano in molti ad aspettarlo a braccia alzate; il Pistolero, pur conservando i galloni di favorito, viene da una stagione di lontananza forzata dalle gare, e se gli scatti in serie di Eibar avevano dimostrato la sua voglia di riprendersi lo scettro di più forte corridore da GT sul globo, avevano al contempo trovato una resistenza forse inattesa da parte di Froome, Rodriguez e dello stesso Valverde. Riserve non gravi, ma sconosciute ai secondi classificati di Giro e Tour, reduci in questo 2012 dalle migliori prove in carriera sulle tre settimane.
Purito, favorito d’obbligo su qualsiasi arrivo come quello di Jaca – 3 km e spiccioli meno teneri di quanto lasciassero intendere i dati altimetrici -, ha palesato intenzioni bellicose sin dalle fasi centrali di tappa, quando la sua Katusha ha iniziato ad abbattere il distacco da De Gendt, Weening, Maaskant, Van Leijen e Vandewalle, partiti in cerca di fortuna dopo una decina di chilometri. Giunti alla penultima asperità di giornata, il pedalabilissimo Puerto del Oroel, è stata quindi la Movistar di Valverde a prendere il comando delle operazioni, completando l’operazione aggancio ormai in vista dell’ascesa finale, quando anche De Gendt, sorprendentemente uscito subito di classifica, è rientrato nei ranghi. Il prevedibile forcing degli uomini in verde si è protratto fino a 2 km dalla conclusione, con Benat Intxausti a guidare il plotone sui primi tornanti della scalata finale, scremandolo fino a non più di una trentina di unità.
Esaurito il lavoro del basco, la logica avrebbe voluto al comando un altro scudiero dei favoriti di giornata. Niente affatto: è stato Chris Froome, teoricamente tenuto soltanto a difendersi su queste strade, a chiamare all’azione Sergio Henao e Rigoberto Uran, andando a costituire in testa al gruppo un terzetto Sky in pieno stile Tour de France. E se si poteva inizialmente ipotizzare che l’inglese intendesse soltanto prevenire attacchi, la progressione lanciata da Uran sotto il triangolo rosso ha chiaramente preannunciato quanto si sarebbe materializzato 500 metri più avanti.
Senza nemmeno premurarsi di lasciare la testa del gruppo, il britannico ha affondato il colpo, trovando la risposta di un reattivo Rodriguez, ma mettendo in croce Valverde e soprattutto Contador, quasi piantato negli ultimi metri. In meno di mezzo chilometro, Alberto ha lasciato qualcosa come 18’’ a Purito, che nel frattempo, a 200 metri dalla linea bianca, aveva trovato la forza di rilanciare ulteriormente e di cogliere il primo successo di tappa in questa Vuelta, dopo averlo gettato al vento lunedì.
Froome, giunto a 4’’ dal vincitore, può decisamente sorridere per la prova di forza offerta, mentre Valverde, superato un primo momento di affanno, è riuscito a distanziare quantomeno Contador e a limitare le perdite a 9’’: non un bilancio entusiasmante per chi poteva ambire anche al successo, ma accettabile se confrontato con il passivo di quello che almeno fino ad oggi era il favorito numero uno per il successo finale, raggiunto nel finale anche da un eccellente Eros Capecchi.
Benché il guaio sia rappresentato più dalla scarsa brillantezza ostentata che non dal terreno perso, i 35’’ che separano il Pistolero da Rodriguez e soprattutto i 25’’ che lo dividono da Froome iniziano a rappresentare una somma non più trascurabile. Valverde, preceduto per il momento anche da Uran e Gesink, risale al 6° posto provvisorio, ma a 54’’ da Purito e a 44’’ da quello che rischia di essere il nuovo riferimento. Certo, le montagne predilette Contador sono altre, ma il segnale di debolezza di oggi è troppo forte per essere ignorato, e il precedente del Tour 2011, quando l’attesa della piena forma del madrileno si trasformò in quella di Godot, prova che quando Alberto sta bene, di solito, lo dimostra da subito.

Matteo Novarini

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