CANCELLARA: E IL TEMPO SI ARRENDE

settembre 25, 2009
Categoria: News

Confermate in pieno le indicazioni provenienti dalle gare di ieri, in una cronometro ostica e complicata ma (quasi all’opposto di quanto non accada nelle gare in linea) tanto più disposta a concedersi senza mezzi termini al più forte.

Il primo, Cancellara: non è nemmeno una notizia. Da quattro anni in qua le lancette fanno centro indicando un uomo solo nel mezzo del quadrante, lo svizzero Fabian. Quando non è stata iride è perché l’oro era già arrivato alle Olimpiadi. Dopo l’eccezione dell’anno olimpico, la cui “tregua” spezzava e assieme scandiva il corso regolare del tempo fin dall’antichità, Chronos ha ripreso il proprio passo ritmato intonando il solo nome dello svizzero e tornando a erodere i nomi del “podio in carica”, Grabsch (oggi decimo), Tuft (quindicesimo) e infine Zabriskie, restio a tornare in Europa e pertanto sostituito curiosamente nell’altissima classifica da un’altra zeta, quella di Zirbel, ragazzone cresciuto tra Colorado e Iowa e che fino a quattro anni fa consegnava pizze (ma dopotutto, non è forse questo il sogno americano?). Già era giunto vicino a Larsson e davanti a Pinotti in Missouri, e questo forse sminuisce la sorpresa, ma pensare che un 31enne pressoché senza risultati sfiori il podio in una cronometro del genere resta bizzarro.
Cancellara ha frantumato il percorso e smaterializzato gli avversari, al punto di potersi permettere di alzarsi a gioire ai meno trecento metri come si fa in genere solo nelle gare in linea, dove è lo sguardo a confortare sull’assenza di avversari in agguato. Ma la superiorità di Fabian oggi era tale da non ammettere repliche, in una gara così assoluta che gli altri – i tre avversari superati lungo il percorso – nemmeno esistevano.
Detto quindi del fenomeno di giornata, del trionfatore unico – come già si era visto nelle gare femminili e degli Under – e detto anche della sorpresa (qui quarto invece che secondo), eccoci a ribadire l’importanza di un fattore già rilevato nella scorsa tornata di prove: l’importanza fondamentale di un riferimento, che consentiva e ha consentito pure oggi ad atleti ripresi di acquisire indirettamente il passo di chi, migliore, li aveva agguantati; il caso più eclatante odierno è stato quello di Larsson, oltretutto compagno di team commerciale di Cancellara, che ripreso dallo svizzero si è giovato della compagnia di questi fino a ottenere un secondo posto non così ovvio alla vigilia.
Molto altalenante ma convincente la prova di Tony Martin, arrivato letteralmente distrutto con un finale al fulmicotone dopo aver pagato la fatica nel giro centrale e sull’ultima ascesa. A quanto pare, l’apprendistato nei grandi giri dà i propri frutti anche in una prova isolata e di specialità.
Il tracciato particolarmente esigente ha messo fuori gioco molti macisti del cronometro monodose, (oltre al già citato Grabsch anche Rabon o Lang, tanto per fare un paio di nomi) mentre è emersa la qualità di corridori che hanno nelle proprie corde, oltre alla potenza, una notevole forza mentale, che ha consentito loro in qualche occasione di imporsi o quantomeno farsi valere su terreni diversi dal puro esercizio contro il tempo: Brajkovic, sesto, è stato esempio di regolarità, mentre Vinokourov, ottavo, è un ottimo esempio di energia caratteriale. A meno che il kazako non si sia spremuto fino allo stremo, una prova così intensa da parte sua potrebbe preludere ad un ruolo di vero e proprio spauracchio nella prova di domenica. È pur vero che Vinokourov parte con un handicap tecnico pesantissimo nei confronti dei rivali a causa del lungo stop, ma la sua capacità di reazione e soprattutto la capacità di farsi lupo quando il gruppo è gregge potrebbero compensare il deficit fisico. Basti pensare che, con un incredibile crescendo, l’ultimo giro del kazako è stato il terzo migliore in assoluto. Tutto questo a meno che la guerra spietata condotta dietro le quinte da UCI e Bruyneel contro l’ex colonnello dell’Armata Rossa non riesca a far terra bruciata anche delle colline svizzere. Konovalovas (nono) conferma quanto di buono mostrato al Giro, poi nella top ten troviamo un onesto gregario Rabobank come il buon vecchio Morenhout (settimo), ma nel nominare in ordine sparso i migliori dieci abbiamo volutamente lasciato per ultimo – e non per importanza – Pinotti, ottimo quinto, che non solo ottiene di gran lunga la propria miglior prestazione di sempre in un Mondiale a crono, ma va a sottolineare ulteriormente l’affinità tutta da (ri)scoprire tra i colori azzurri e questa disciplina. Il bergamasco è apparso perfino un po’ deluso per una gara partita ancor più forte, ma chiusa in grave affanno nell’ultimo giro: la sua prestazione resta complessivamente da incorniciare per la difficoltà del percorso ed il livello degli avversari.
Restano da segnalare in cronaca il bizzarro duello (anch’esso, in qualche modo, già visto nella giornata di mercoledì) tra cacciatore e preda nelle vesti di Peraud e McCann, le promettenti prestazioni dei giovani Boom e Cornu, le delusioni – per concludere – offerte da Ignatiev, Grivko, ma soprattutto Boasson Hagen, che veniva dato per adattissimo al percorso ma che si è letteralmente sbriciolato dopo un ottimo primo intertempo, e Wiggins, il quale ha litigato con la bicicletta ma che – da vicefavorito – stava stentando ad artigliare il podio.
Tutto considerato, non ci sarebbe troppo da stupirsi se qualche nome della top ten odierna tornasse ad occhieggiare in quella domenicale: in quale posizione è difficile a dirsi, senz’altro però si conferma l’auspicio del CT femminile Salvoldi per cui la cronometro possa tornare a dimostrare sintonia con gli atleti migliori, non solo con i maniaci delle lancette, fobici delle gare di un dì o della terza settimana. E viceversa, sarebbe anche bello che i campioni da GT non snobbassero il Mondiale, a cronometro o in linea che sia.

Gabriele Bugada

Cancellara lanciato a tutta sulle strade di Mendrisio (foto Bettini)

Cancellara lanciato a tutta sulle strade di Mendrisio (foto Bettini)

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