I SUDDITI DI SUA MAESTA’ SI CONFERMANO I MIGLIORI IN PISTA

agosto 8, 2012
Categoria: Giro di pista, News

Ci aspettavamo qualcosa in più dagli australiani e forse anche da francesi, tedeschi e russi, ma in questo 2012 il ciclismo è affare britannico. Dopo la stagione stratosferica di Wiggins ecco i suoi connazionali, che sembravano aver perso la supremazia nei velodromi, riprendere il comando della situazione conquistando 7 ori su 10 a disposizione.

Foto copertina: Hoy, campione olimpico nel keirin (www.london2012.com)

Quella che si è conclusa ieri (ciclisticamente parlando, per gli altri sport i giochi continuano fino al 12) è stata l’olimpiade dei britannici, non solo perchè si è corsa a Londra, ma perchè ancora una volta hanno dimostrato di sapersi preparare come nessun altro quando l’appuntamento è quello a cinque cerchi. Molti addetti ai lavori, guardando la coppa del mondo e i mondiali, si erano illusi che gli australiani avessero ormai superato i britannici, invece a Londra tutti gli atleti di casa si sono presentati al via delle varie prove con una condizione stratosferica e con una concentrazione mai viste prima.
E’ stato proprio grazie a questa concentrazione e convinzione che l’amatissima Victoria Pendleton ha potuto vincere il Keirin, surclassando la più veloce Meares, relegata al quinto posto in una disciplina in cui contano non solo la velocità, ma anche il colpo d’occhio, la scaltrezza e l’abilità nel guidare il mezzo. Secondo posto per la cinese Guo, plurimedagliata dei giochi grazie ad un bronzo e ai due argenti conquistati, anche se uno dei due argenti avrebbe dovuto essere oro… Ancora una volta, infatti, nella velocità olimpica la giuria, come già aveva fatto agli ultimi mondiali, si è dimostrata intransigente e in finale ha squalificato la Cina per cambio effettuato al limite dei 15 m che il regolamento stabilisce. La Cina si era dimostrata la squadra più forte facendo segnare il nuovo record del mondo al primo turno, fermando il cronometro a 32.422. A vincere la velocità olimpica è stata così la Germania, favorita della vigilia ma rivelatasi più debole delle velocissime cinesi, mentre al terzo posto si è piazzata l’Australia, trascinata dalla fenomenale Meares.
Nella velocità la forza ha fatto la differenza e la Meares ha vinto la prova superando 2 a 0 una Pendleton conscia della sua inferiorità e abbattuta dalla ripetizione della prima manche, che la britannica aveva vinto. Al terzo posto la cinese Guo a completare un podio veritiero, che ha confermato i valori in gioco.
L’inseguimento a squadre femminile è stato vinto ancora una volta dalle fortissime britanniche che hanno migliorato di un secondo il precedente record del mondo, portandolo a 3′14”051 e superando nella finale le statunitensi, incapaci di reggere un ritmo simile.
L’omnium, prova appena entrata nel programma olimpico (e già in fase di revisione), ha visto trionfare ancora una volta l’inglese Trott, davanti alla statunitense Hammer e all’australiana Edmonson.
Passando agli uomini la musica non cambia e così l’inno che viene suonato alle premiazioni è sempre quello britannico.
Nella velocità, dove Bauge veniva dato come grande favorito, Kenny si dimostra fin dalle qualifiche molto competitivo, facendo segnare il miglior tempo e vincendo tutte le batterie. In finale i due più forti si ritrovano ma il britannico mostra una marcia in più del transalpino; per il terzo posto l’australiano Perkins supera un sorprendente atleta di Trinidad e Tobago, Njisane.
La velocità olimpica, che sembrava una prova molto aperta, in realtà si è capito fin da subito che non avrebbe avuto molta storia, con la Francia che in finale ha dovuto inchinarsi al terzetto dei razzi britannici Hoy, Kenny e Hindes, che hanno stabilito anche il nuovo record del mondo con 42.600; al terzo posto la Germania, favorita della vigilia.
Il keirin è stata la prova conclusiva delle olimpiadi e una delle più attese in quanto al via c’era il portabandiera britannico, sir Chris Hoy, in cerca del record di medaglie d’oro per un atleta della sua nazione. Le aspettative non sono state deluse poichè con una volata impressionante per potenza e lunghezza Hoy ha dominato la prova; alla sua ruota un impotente Levy, staccati e a pari merito Mulder e van Velthooven.
L’ inseguimento a squadre era una delle prove da cui ci si attendevano sfracelli a causa della iperspecializzazione che i quartetti avevano dimostrato negli ultimi periodi e così è stato: i britannici (Clancy, Thomas, Kennaugh e Burke) hanno stravinto la prova abbassando il record del mondo di un secondo e mezzo e portandolo a 3′51”659; alle loro spalle i bravissimi australiani, che però non si sono avvicinati ai quattro fenomeni di casa, terzo posto per la Nuova Zelanda davanti ad una Russia deludente.
L’unica prova che vedeva al via un atleta azzurro era l’omnium, con Elia Viviani che, dopo aver corso la prova in linea, si presentava al via delle 6 prove con la convinzione di poter dire la sua.
Il percorso di Elia è stato molto buono (sesto nel giro lanciato, quarto nella corsa a punti, secondo nell’eliminazione, quarto nell’inseguimento, secondo nello schratch) ritrovandosi al primo posto a pari merito con altri due atleti prima dell’ultima prova, il kilometro da fermo. Purtroppo in quest’ultima prova, che sapevamo essere sfavorevole ad Elia, il risultato è stato deludente, un nono posto, anche se con un tempo discreto, che è costato caro. Viviani dal primo posto è sceso al sesto, anche se ha emozionato gli spettatori con la sua grinta e col suo impegno. A vincere la gara è stato il danese Hansen davanti al francese Cocquard e al britannico Clancy.

Matteo Colosio

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