AD AGDE IL CAP E’ GREIPEL

luglio 14, 2012
Categoria: News

Il tedesco regola a Le Cap d’Agde un gruppo di una quarantina di atleti, selezionato dai ventagli e dallo strappo del Mont Saint-Clair. Beffato per mezza ruota Peter Sagan, secondo di un podio completato da Boasson Hagen. Cadel Evans si fa vedere sull’unico GPM di giornata, preannunciando battaglia sui Pirenei. Immutata nelle zone alte la generale.

Foto copertina: André Greipel urla la sua gioia dopo il successo di Le Cap d’Agde (foto AFP)

André Greipel si unisce a Peter Sagan nel club dei tri-vincitori di tappa del Tour 2012, e lo fa battendo di un nulla proprio il fuoriclasse slovacco in una delle tappe più insospettabilmente spettacolari della Grande Boucle. Certo, alla vigilia tutti invitavano a prestare attenzione al vento che spesso batte la costa mediterranea francese, anche ricordando come tre anni fa una frazione simile fosse costata una quarantina di secondi ad Alberto Contador; ben pochi, però, immaginavano che a tutto ciò potesse aggiungersi un attacco in prima persona di Cadel Evans, con annessa inevitabile replica da parte degli altri uomini di classifica.
A ridurre il gruppo maglia gialla ad una quarantina di unità non è stato infatti tanto il ventaglio orchestrato dalla BMC dell’australiano a 35 km dal traguardo, dopo un primo abbozzo abortito qualche minuto prima, quanto il forcing prodotto da Cadel sulle rampe del Mont Saint-Clair, posto ai -23 dal termine. Il campione uscente ha subito passato di slancio Urtasun, Dumoulin, Ladagnous, Curvers, Pineau, Engoulvent e Bouet, in fuga dal mattino, prima di raggiungere in vista della vetta anche Michael Morkov, incautamente sbarazzatosi dei compagni d’avventura alcune decine di chilometri prima. Nella sua scia si è immediatamente portato Jurgen Van den Broeck, come sempre pronto ad approfittare di qualsiasi pendenza per dare battaglia, mentre Wiggins, Froome e Nibali hanno preferito recuperare gradualmente, riuscendovi peraltro senza particolari affanni.
In fondo alla discesa, con ancora 20 km da percorrere, appena una quarantina di atleti si sono ricompattati al comando. Alexandre Vinokourov, tentando di dare un senso ad un Tour in cui non è mai riuscito né a recitare un ruolo di spicco in classifica né a regalarsi una giornata all’attacco, ha approfittato dell’inevitabile fase di studio post-scossone per andarsene in sordina, seguito dal solo Michael Albasini.
I due non hanno mai guadagnato più di 20’’ su un plotone rapidamente organizzatosi, in cui agli uomini Sky, ai quali l’azione poteva anche star bene, si sono sostituiti in testa quelli della Lotto – Belisol, non appena realizzato che André Greipel aveva resistito allo strappo, a differenza di Mark Cavendish, Matthew Goss e tanti altri. La resistenza dei battistrada – agevolata dal vento rialzatosi improvvisamente negli ultimi chilometri, rischiando di frammentare ulteriormente ciò che restava del gruppo – è stata però stoica, e soltanto l’entrata in azione di Jurgen Van den Broeck ha consentito il ricongiungimento, preparando il terreno ad una volata.
Volata che è però parsa nuovamente sul punto di sfumare a 1700 metri dalla linea bianca, allorché Luis Leon Sanchez e Mathieu Sprick sono partiti in contropiede, costruendo un margine di un pugno di metri che né Michael Rogers né Chris Froome sembravano essere in grado di azzerare. Per garantire ad Edvald Boasson Hagen la possibilità di giocarsi il successo allo sprint, gli uomini in bianconero sono così stati costretti a giocare addirittura la carta Wiggins, autore di una impressionante progressione che è riuscita dove i due compagni avevano fallito.
Al momento di premiare lo sforzo della maglia gialla, il norvegese ha tuttavia pagato le centinaia di chilometri in testa al gruppo nelle prime due settimane di Tour, venendo agilmente saltato sia da Greipel sia da Sagan. Gli ultimi metri si sono così trasformati in un testa a testa fra gli unici due atleti capaci di alzare le braccia più di una volta in questa Grande Boucle: come già a Metz, l’uomo in verde è partito da dietro, ma questa volta la sua pur notevole rimonta si è fermata a mezza ruota dalla vittoria, consentendo al tedesco di pareggiare anche il conto delle vittorie stagionali (16 a testa, benché di non uguale spessore).
A dispetto delle tante emozioni offerte, la giornata non ha comunque alterato significativamente la classifica, con i primi diciotto della generale che sono riusciti a mantenersi nel gruppo di testa. La più illustre vittime del ventaglio, graduatoria alla mano, è stata Alejandro Valverde, che già stamane rendeva però quasi 19’ a Wiggins.
Maggiori danni potrebbe causarli la tappa di domani, che porterà la carovana da Limoux a Foix; esistono tuttavia buone possibilità che lo spettacolo faccia rimpiangere quello cui si è inaspettatamente assistito oggi, in virtù dei quasi 40 km che separeranno lo scollinamento sul Mur de Péguère dal traguardo. Gli ultimi dodici circa, in particolare – quelli necessari a percorrere un giro dell’oca attorno alla sede d’arrivo -, sembrano pensati apposta per tarpare le ali anche ai più coraggiosi, malgrado le terribili pendenze degli ultimi 3 km di scalata.
L’Evans di oggi è parso abbastanza determinato da potersi prendere dei rischi in una frazione simile, magari contando sull’appoggio di una squadra dimostratasi in palla; una fortuna che purtroppo non ha Vincenzo Nibali, perfino oggi rimasto con i soli Sagan e Nerz dopo la prima frattura nel plotone. Ivan Basso e compagni, per non farsi mancare niente, hanno pensato bene di non limitarsi a staccarsi da cinquanta corridori in salita, ma di dar seguito al loro inguardabile Tour addormentandosi in massa nella seconda parte del gruppo, finendo tutti ad almeno 8’ dal vincitore (e il solo Oss al di sotto dei 12’). Da domani in avanti sarà necessario un deciso cambio di rotta, onde evitare che lo Squalo si trovi di nuovo costretto a lottare da solo contro l’armata Sky. Le premesse, ancora una volta, non inducono all’ottimismo.

Matteo Novarini

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