MONDIALI PISTA, L’AUSTRALIA VINCE IN CASA

aprile 10, 2012
Categoria: Giro di pista, News

Nonostante da diversi anni i canguri australiani abbiano dimostrato di essere diventati la nazione faro per quanto riguarda il ciclismo su pista, i sudditi di sua maestà dimostrano ancora una volta che, quando c’è da competere per qualcosa di importante, loro sono pronti e riescono a riportarsi alle spalle degli australiani nel medagliere, pronti al sorpasso alle Olimpiadi.

Foto copertina: i belgi Kenny De Ketele e Gijs Van Hoecke festeggiano il successo nella Madison (foto Mark Gunter)

I Campionati del mondo di ciclismo su pista si sono svolti a Melbourne, dall’altra parte del mondo, durante la settimana santa “ambivalente”, sia per il calendario cristiano sia per quello ciclistico essendo stati questi i sette giorni intercorrente fra il Fiandre e la “via crucis” della Roubaix.
Nonostante il periodo già affollato di appuntamenti ciclistici, nessuno dei big della pista ha voluto saltare questo appuntamento fondamentale per la stagione e per i posti olimpici, essendo questa l’ultima prova utile per qualificarsi.
La prima giornata di corsa si farà ricordare (almeno fino alle Olimpiadi) per il nuovo record del mondo fatto segnare dal quartetto britannico nell’inseguimento a squadre. Il primato stabilito nella finale, vinta a sorpresa sugli australiani, è di 3′53′295, un tempo stratosferico che mostra come i progressi in questa disciplina siano continui, nonostante il livello raggiunto sia altissimo. A completare il podio una Russia spuntata nei suoi uomini migliori ma che, a parere dello scrivente, alle Olimpiadi impensierirà maggiormente le prime due nazionali.
Gli australiani si rifanno subito e vincono, anche qua a sorpresa, la velocità a squadre superando i francesi, storici maestri di questa disciplina, per un solo millesimo dopo che i transalpini avevano fatto segnare il miglior tempo in qualifica. A caratterizzare la prova è stata sicuramente l’inflessibilità della giuria che ha squalificato 4 nazionali fra cui Germania e Gran Bretagna per cambi irregolari. Queste squalifiche molto fiscali hanno fatto discutere e sono state solo le prime decisioni discutibili di questi campionati del mondo che, però, porteranno certamente le varie nazioni ad essere più precise durante le prossime Olimpiadi per evitare di perdere medaglie preziose a causa di piccole sviste.
Le velociste tedesche riscattano la squalifica dei colleghi maschi e vincono la velocità a squadre battendo 2 volte il record del mondo, poichè Vogel e Welte abbassano il tempo a 32′549 e hanno facilmente la meglio su Australia e Cina.
Lo stradista britannico Ben Swift porta alla regina la seconda maglia iridata vincendo lo scratch, prova in cui l’azzurro Viviani godeva dei favori del pronostico, ma proprio a causa di questo ha dovuto controllare e chiudere su molti tentativi lanciati dagli avversari. L’ultimo sforzo, quello per riprendere negli ultimi giri l’austriaco Muller, è costato caro ad Elia che, trovatosi senza energie, si è poi rialzato e ha concluso la prova in ultima posizione.
La beniamina di casa Meares nella prova di qualificazione della velocità abbatte un altro record del mondo portando quello sui 200m a 10′782 e si presenta ai turni successivi con le carte in regola per vincere facilmente.
L’inseguimento a squadre donne mostra ancora una volta le atlete britanniche in grande spolvero e il terzetto infrange il record sui 3 km abbassandolo a 3′15”720 in una disciplina in evoluzione che da qui a Londra siamo certi permetterà un miglioramento ulteriore delle prestazioni.
Il chilometro da fermo sorride per il secondo anno di fila al tedesco Nimke che, col tempo di 1′00′082, supera di 5 decimi il transalpino D’Almeida; purtroppo da quando questa disciplina massacrante non è più nel programma olimpico molti dei big che prima si sfidavano sui 4 giri di pista (ad esempio Hoy) non disputano più questa antica specialità e questo ha fatto abbassare il livello della competizione.
La corsa a punti femminile ha visto al via anche la campionessa del mondo su strada e favorita per la vittoria finale Giorgia Bronzini che, un po’ come per Viviani nello scratch, ha pagato il favore del pronostico e non è riuscita ad entrare nella caccia che ha portato alla conquista del giro. Nonostante questo l’abbia esclusa dalla lotta per le medaglie Giorgia ha sprintato in ogni occasione dando il meglio di sè e raccimolando comunque 23 punti, solo uno in meno della Ryan, giunta terza. A vincere la prova è la russa Chulkova con 31 punti.
La prova che più interessava gli italiani era l’omnium maschile, dove Elia Viviani nutriva speranze iridate e quasi certezze di qualificazione alle olimpiadi. Purtroppo Elia durante la corsa a punti è caduto a causa del contatto con un corridore cinese; riesce comunque a vincere la prova, poi partecipa anche all’eliminazione (dove la giuria ingiustamente lo squalifica relegandolo al sesto posto) e solo a fine gara si rende conto che deve fare degli esami perchè il dolore non passa. Esito della radiografia, bacino fratturato e 6 settimane di stop. Addio ai sogni mondiali, al Giro d’Italia e preparazione in vista di Londra da rifare; per fortuna il pass olimpico arriva comunque mentre a vincere la prova è l’australiano O’shee davanti al canadese Bell e al danese Hansen.
Lo scratch donne risulta essere una gara molto controllata e povera di emozioni nella quale a spuntarla, grazie ad una volata impressionante, è la polacca Pawlowska che supera sulla linea d’arrivo la statunitense Hoskin; l’italia si piazza all’undicesimo posto grazie alla giovane Elena Cecchini, che, per il gossip, è la fidanzata di Elia Viviani.
Dopo una serie di assurde decisioni della giuria, che si dimostra oltre che intransigente anche cieca, la maglia iridata della velocità femminile va per la sesta volta alla Pendleton, atleta entrata nella storia del ciclismo su pista ma che ha dimostrato di non essere più la numero uno della specialità; la Meares, infatti, è superata dall’inglese solo grazie ad una decisione dei giudici. Al secondo posto la Krupeckaite si dimostra atleta regolarissima e sempre ai primi posti in tutte le discipline veloci.
Nella corsa a punti maschile ancora una volta grandissima Australia grazie a Cameron Mayer, bicampione di specialità e grande favorito della vigilia che, però, in corsa resta schiacciato dal pronostico e da uno Swift in grande spolvero che blocca tutti i suoi tentativi di caccia fino a quando ai 4 km all’arrivo Meyer, assieme al neozelandese, si lancia in una caccia che porta Cameron a guadagnare giro e 5 punti di uno sprint facendogli agguantare all’ultimo secondo una maglia iridata che sembrava perduta. Buona prova dell’italiano Ciccone, giunto sesto dopo una prova corsa in modo prudente ma efficace.
La velocità maschile, come diversi altri tornei, è stato caratterizzata ancora una volta dalla giuria che per delle minime infrazioni ha squalificato con molta facilità; i favoriti dal pronostico raggiungono tutti le fasi finali e nelle semifinali il confronto diventa di altissimo livello: i britannici Hoy e Kenny si battono in una lotta fratricida da cui il secondo (più giovane) esce vittorioso, mostrando qualche limite di Hoy nella preparazione, probabilmente incentrata sulle sole Olimpiadi. A Kenny tocca quindi il compito di sfidare Bauge nella replica della finale dello scorso anno: campione uscente della specialità, ma squalificato per questioni di controlli della salute saltati, Bauge arriva alla finale senza troppa fatica, dimostrando una superiorità netta; infatti, anche la prima manche della finale vede il francese vincere facile. Nella seconda manche, invece, Kenny fa una scelta azzardata, pronti via ed è già a tavoletta; Bauge sorpreso si lancia all’inseguimento ma poi, quando sembra stia per raggiungerlo, molla e Kenny vince fra lo stupore di tutti. Il povero britannico però, all’uscita dell’ultima curva aveva leggermente allargato la propria traiettoria e tanto è bastato alla giuria per squalificarlo e dare la vittoria a tavolino al pur meritevole Bauge.
Le finali dell’inseguimento sono ancora una volta a favore dell’ Australia con l’unico neo del terzo posto del sorprendente neozelandese Gough, che supera Dennis per il bronzo. Anche la finale tutta australiana offre, però, una sorpresa poichè il primatista del mondo e campione uscente Bobridge viene superato di pochissimo e negli ultimi giri dal giovanissimo Hepburn, con un tempo bassissimo.
Nel keirin la Meares, la velocista migliore al mondo in questo momento, si prende quanto gli spetta e con una volata di potenza supera tutte le avversarie, prendendosi lo sfizio di partire dal fondo del gruppo e rimontandole una a una. Anna Meares conferma poi la sua velocità vincendo e stabilendo il nuovo record del mondo nei 500 m da fermo, dove però mancava la Krupeckaite, grande interprete della disciplina.
L’omnium femminile sorride alla Gran Bretagna che con la diciannovenne Trott ottiene un successo importante in chiave olimpica: seconda la Edmonson (australia) e la Hammer (USA).
La Madison si annunciava come una copia della corsa a punti, dove gli australiani erano i super favoriti, ma stavolta non è tutto facile, anzi; il super controllo e la velocità di belgi e britannici costringono la coppia australiana al terzo gradino del podio senza riuscire a prendere il giro di pista che avrebbe assicurato l’oro. A vincere la prova è il Belgio che, privo di Keisse, si era affidato a De ketele e Van Hoecke, davanti alla strana coppia britannica Swift-Thomas. Nel Keirin maschile, prova a cui non ha preso parte il fortissimo Bauge, Hoy dimostra che non si vince solo con le gambe e grazie alla sua abilità ed esperienza riesce a mettere alle sue spalle Levy (GER) e il connazionale Kenny.

Matteo Colosio

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