CIOLEK DOMA UNA VOLATA DA CIRCO

agosto 30, 2009
Categoria: News

Il tedesco della Milram conquista la prima tappa della Vuelta Espana 2009, 202 km da Assen a Emmen, precedendo di un soffio il sorprendente Fabio Sabatini. 3° posto per Roger Hammond. Deludenti i grandi favoriti della vigilia, da Farrar a Boonen, passando per Bennati e Freire. Cancellara resta in vetta alla classifica, con 8’’ su Ciolek.

In una tappa dal copione scontato, poi puntualmente rispettato, era logico pensare che le maggiori (se non le uniche) sorprese sarebbero venuti dal più che probabile sprint di gruppo a Emmen, città di poco più di 100.000 abitanti nella provincia olandese della Drenthe. Di certo, però, molto meno logico era prevedere un ordine d’arrivo come quello che si è infine delineato: 1° Geralk Ciolek, che quest’anno aveva vinto appena una tappa alla Vuelta a Mallorca; 2° Fabio Sabatini, partito stamane come apripista di Daniele Bennati; 3° Roger Hammond, non più giovanissimo corridore della Cervélo, uno sprint vincente nelle ultime tre stagioni.

Come detto, il canovaccio preventivato alla vigilia è stato pienamente rispettato, per di più senza che almeno nelle prime fasi vi fosse una vera e propria battaglia per centrare la fuga giusta. Sono infatti bastati 3 km a Francisco José Martinez Perez, Tom Leezer, Dominik Roels, Lieuwe Westra e David Garcia da Pena per evadere da un sonnacchioso plotone, che ha concesso loro un vantaggio massimo di 6’35’’. Malgrado il discreto margine acquisito e una buona collaborazione, l’azione de cinque coraggiosi non ha però mai dato l’impressione di avere la benché minima possibilità di successo, e il ricongiungimento è arrivato puntuale ad una decina di chilometri dal traguardo, quando anche Westra, involatosi tutto solo in corrispondenza di un breve tratto in pavé posto ad una ventina di chilometri dal termine, ha dovuto alzare bandiera bianca.

Quando Garmin (per Farrar) e Columbia (per Greipel) hanno intrapreso con il coltello tra i denti gli ultimi 10 km, pareva scontata una volata piuttosto canonica, e dunque ristretta ai soliti noti: Farrar favorito numero uno, Boonen e Bennati alternative più credibili, Oscar Freire come mina vagante. Al più, per Gerald Ciolek si poteva ipotizzare un piazzamento nei cinque o a ridosso, sul podio se qualche big avesse sbagliato la volata. Il treno della Columbia, orfano dell’apripista di fiducia di Mark Cavendish (Renshaw), oltre che dello stesso Cannonball, ha però svolto un lavoro decisamente peggiore di quello cui ci aveva abituati, con Sieberg, ultimo uomo di Greipel, che è stato costretto ad una trenata molto più lunga del dovuto.

L’errore del treno Columbia ha fatto sì che, in una città nota soprattutto per uno zoo, venisse fuori una volata degna di un circo, lanciata a bassa velocità e con una selva sprinter partiti più o meno appaiati, ognuno alla ricerca del varco giusto. Boonen è rimasto al vento troppo presto, Bennati si è perso nei meandri del plotone, mentre Farrar ha cominciato la volata troppo indietro, riuscendo alla fine a cogliere solamente un per lui modesto 5° posto. Anche Ciolek ha disputato uno sprint lunghissimo, ma la rimonta di Fabio Sabatini, improvvisatosi per necessità velocista “titolare” di casa Liquigas, si è fermata a mezza ruota scarsa dal successo, anche a causa di un colpo di reni forse non impeccabile per scelta di tempo. Tra Sabatini e Farrar si sono infilati Roger Hammond, deputato agli sprint in casa Cervélo in virtù dell’assenza di Hushovd e Haussler, e Greipel, che ha pagato errori più del treno che suoi.

Ciolek ad un passo dal successo (foto AP)

Ciolek ad un passo dal successo (foto AP)

A 23 anni, in netto anticipo rispetto alle normali tabelle di marcia di un corridore professionista di buon livello, ma forse addirittura in ritardo rispetto a quella che si poteva ipotizzare qualche anno fa, Ciolek ha così colto il primo successo in carriera in una grande corsa a tappe. Sulle spalle del corridore della Milram grava infatti da quattro anni l’enorme fardello dell’essere l’erede designato di Erik Zabel, non esattamente l’atleta più semplice da sostituire nella memoria e nel cuore dei tedeschi. D’altro canto, le attese erano più che giustificate, dal momento che il ragazzo di Colonia ha letteralmente bruciato le tappe: campione di Germania nel 2005, a nemmeno 19 anni, campione del mondo Under 23 nel 2006 a poco più di 20, con in tasca un contratto già siglato con la T-Mobile per la stagione 2007.

La tanto attesa esplosione tardava (e forse tarda tuttora, non potendo onestamente considerare come definitiva consacrazione una singola vittoria di tappa alla Vuelta) però a venire, tanto che fino al 2008, tra i pro, Ciolek aveva vinto solamente entro i confini nazionali, fatta eccezione per due tappe al Giro dell’Austria 2007. Ora, dopo anni di conquiste unicamente in terra tedesca, sembra che il nuovo terreno di caccia di questo ragazzo di enormi potenzialità sia diventata la Spagna, visto che le uniche affermazioni in questa stagione, ad oggi, sono arrivate alla Vuelta a Mallorca e alla Vuelta Espana.

In allegato alla certamente più importante vittoria di tappa, per Ciolek è arrivata anche la 2a piazza in classifica generale, grazie ai 20’’ di abbuono che hanno ridotto il suo distacco da Cancellara a 8’’, e ai mancati piazzamenti nei tre di Boonen, Farrar e Bennati (tutti partiti stamane da Assen con la possibilità di sfilare la maglia amarillo allo svizzero in caso di vittoria; a Tornado Tom sarebbe addirittura bastato il 2° posto). Alla luce del piattissimo profilo altimetrico della Zutphen – Venlo di domani, con Ciolek a 8’’, Boonen a 9’’, Farrar a 12’’ e Bennati a 16’’, anche domani la principale minaccia alla leadership dello svizzero sarà rappresentata dagli abbuoni in palio al traguardo, che potrebbero dare la possibilità a ben quattro atleti (realisticamente parlando, sulla carta sarebbero molti di più) di sopravanzarlo.

In chiusura, da segnalare un buco creatosi nel finale in gruppo, complice un forte vento laterale, che è costato 18’’, tra gli asltri, a Cunego, Joaquim Rodriguez, Vinokourov, Frank Schleck e Samuel Sanchez, e addrittura 30’’ a Andy Schleck e Sylvester Szmyd. Un distacco certamente non pesante, che non preclude a nessuno di questi la possibilità di lottare per la maglia amarillo o per un piazzamento di prestigio in classifica generale, ma che tutti avrebbero preferito evitare. Anche perché, in tutta onestà, bastava davvero poco.

Matteo Novarini

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