IL DIRETTO DI BERNA NON ESCE DI PISTA

agosto 29, 2009
Categoria: News

Sul circuito di Assen, lo svizzero della Saxo Bank domina il prologo della 64a Vuelta Espana, precedendo Boonen di 9’’ e Farrar di 12’’. Sorprendente la prova di Ivan Basso, che chiude a 1’’ da Kreuziger, ma pareggia il tempo di Valverde e Vinokourov, guadagnando 1’’ su Evans e una ventina sui fratelli Schleck. Molto indietro Damiano Cunego, che perde 45’’ in 4,8 km da Cancellara.

L’unica speranza di assistere ad un cronoprologo incerto era legata alla possibilità che Fabian Cancellara, avendo già disputato mezzo Giro d’Italia, un Tour de Suisse da protagonista e un Tour de France in cui ha svolto uno splendido lavoro di gregariato, potesse comprensibilmente essere stanco. Sono bastate però poche pedalate sul circuito di Assen, prima partenza non iberica nella storia della Vuelta (unica partenza dall’estero, prima di oggi, quella da Lisbona nel 1997), per rendersi conto che le gambe del bernese giravano alla perfezione, e che a chi fino a quel momento era in testa (Tom Boonen, alla fine 2° a 9’’) non sarebbe rimasta che la speranza di contenere il distacco, sperando negli abbuoni in palio nei prossimi giorni per issarsi in vetta alla classifica. Il corridore della Saxo Bank ha divorato i 4800 metri del tracciato che due mesi fa ha visto Valentino Rossi cogliere la terza vittoria stagionale, tenendo una media certamente non da Moto GP, ma quasi da scooter: 54 km/h.

Per Cancellara si tratta del primo successo in carriera alla Vuelta, nonché della seconda crono d’apertura di un Grande Giro conquistata in questa stagione, dopo quella di Monaco al Tour. Malgrado una stagione lunga, peraltro travagliata nella prima parte, l’impressione è che le velleità di titolo mondiale in linea che lo svizzero nutre in ottica Mendrisio siano decisamente giustificate dalla condizione in cui si trova (anche se forse meno dal percorso).

Fabian Cancellara in azione sulla pista di Assen (http://hln.be/)

Fabian Cancellara in azione sulla pista di Assen (http://hln.be/)

Come quasi sempre accade nei prologhi, dietro Fabian, che ne disputa una a sé, si sono tenute due gare: quella degli uomini di classifica, per la verità utile più a lanciare segnali sulla propria condizione che non a scavare divari significativi, e quella dei velocisti, che nei prossimi giorni avranno a disposizione un’abbondante dose di abbuoni per cercare di conquistare, oltre a qualche traguardo di tappa, anche la maglia amarillo.

Tra i pretendenti al successo finale, o quantomeno ad un piazzamento di prestigio, i migliori sono stati i due capitani della Liquigas; e se molti avrebbero scommesso su un Roman Kreuziger da primi 10 (alla fine 7° a 17’’), molto più difficile era prevedere un Ivan Basso nelle parti alte della classifica. Per il varesino è infatti arrivato uno splendido 8° posto, a 1’’ dal compagno di squadra, al termine di una prova la cui importanza va ben oltre il puro dato cronometrico: Basso c’è, la condizione è buona, immaginare un italiano vestito d’oro a Madrid, 19 anni dopo Marco Giovannetti, non è utopia.

Molto meno brillante è stata invece la prova dell’altro nome azzurro di spicco, Damiano Cunego: 45’’ da Cancellara, 28’’ dal primo uomo di classifica. Certo, il veronese non è partito con l’intenzione di vincere la Vuelta, ma il segnale non fa molto ben sperare circa le sue condizioni di forma. Cunego non disputa una corsa convincente da aprile (3° alla Fraccia – Vallone), e se davvero punta al ruolo di prima punta azzurra a Mendrisio, qualche segnale positivo da questa Vuelta deve arrivare, come minimo sotto forma di vittoria o prova di forza in qualche tappa intermedia (vengono in mente Liegi, Murcia, Xorret de Catì, Cordoba e Avila). Viceversa, pur senza mettere in dubbio che un corridore come Cunego debba essere portato al Mondiale, ci pare che corridori come Ballan e Pozzato (oggi vincitore del Giro del Veneto) abbiano fatto qualcosa di più per meritarsi i gradi di capitani.

E restando in tema di corridori le cui ambizioni restano ancora da decifrare (in fin dei conti, per quanto riguarda Cunego, se quella odierna fosse solo una casualità, non sarebbero certo una ventina di secondi di troppo accusati nel prologo ad escluderlo dai giochi), è stata invece eccellente la prova di Alexandre Vinokourov, il corridore forse più atteso in assoluto alla vigilia, al rientro dopo due anni di inattività. Il kazako, arrivato alla Vuelta in extremis, approfittando dell’infortunio di Kloden all’Eneco Tour, ha chiuso con lo stesso tempo di Basso, dando prova di ricordare ancora come si corre una cronometro. Da vedere come Vino reagirà alle prime vere montagne dopo due anni di stop, ma la presenza di gregari d’eccezione quali Iglinsky, Horner, Rubiera e Zubeldia (sempre che quest’ultimo non nutra ambizioni di classifica) fa ben sperare anche in questo senso.

Incognite, limitatamente a questa Vuelta, sono anche i fratelli Schleck, che solo dopo il Tour de France hanno deciso di schierarsi ai nastri di partenza dell’ultimo GT della stagione, sul cui stato di forma resta dunque un grosso punto interrogativo. La prova dei lussemburghesi è stata certamente assimilabile più a quella di Cunego che a quella di Vinokourov: Frank ha chiuso a 35’’ da Cancellara, Andy 3’’ dietro il fratellone. Non è ovviamente sufficiente la prova odierna per escluderli dai giochi per la vittoria, specie alla luce dei cinque arrivi in salita e delle molte altre montagne in programma, ma di certo questa prima giornata di gara non contribuisce a far impennare le loro quotazioni.

Chi invece è atteso ad un pronto riscatto dopo un Tour molto deludente è Cadel Evans, autore di una discreta prova, con un 5’39’’ che gli vale l’11° posto, ma ad appena 2’’ dal migliore dei big. La bella prova di Montecarlo, preludio ad un Tour al limite del catastrofico, specie nella seconda parte, impone una certa prudenza nel valutare lo stato di forma dell’australiano, la cui candidatura alla maglia amarillo, tutto sommato, né guadagna né perde quota.

Non hanno disputato invece il Tour, sia pure per ragioni molto diverse (il primo per sua scelta, avendo deciso di puntare tutto sulla Vuelta; il secondo per scelta degli altri), le due principali speranze spagnole: Samuel Sanchez e Alejandro Valverde. La prova di oggi appariva più favorevole all’asturiano che al murciano, ma Valverde ha estratto dal cilindro uno dei grandi prologhi con cui ci ha talvolta sorpresi, chiudendo con lo stesso tempo di Vinokourov e Basso. Leggermente deludente invece il campione olimpico, che ha pagato 24’’ a Cancellara e 6’’ al connazionale; non ce ne vogliano i sostenitori del 31enne di Oviedo, ma, egoisticamente, la notizia non ci dispiace più di tanto, specie se la non esaltante prova odierna dovesse essere confermata nella più lunga cronometro di Valencia. La ragione è semplicissima: con il trio Sanchez – Anton – Martinez, e con tutto il ben di Dio di salite che gli organizzatori propongono nelle prime due settimane, la Euskaltel, dovesse essere chiamata ad attaccare, potrebbe davvero dare spettacolo, e sarebbe probabilmente l’unica formazione capace di far saltare il banco. Considerato che nell’ultima settimana, poi, le uniche due tappe di montagna (Avila e La Granja) propongono salite piuttosto lontane dall’arrivo, ecco che un attacco di squadra in una delle due frazioni potrebbe rappresentare l’unica alternativa ad un finale di Vuelta fiacco, dopo l’abbuffata di arrivi in salita dei primi quindici giorni.

Chiuso il capitolo dei principali favoriti (accenniamo anche a Mosquera, 5° nel 2007 e 4° lo scorso anno, che ha chius con lo stesso tempo di Andy Schleck, e a Gesink, beniamino di casa, alla fine appaiato a Sanchez), restano da considerare i pretendenti alla leadership in queste prime tappe. Quello che almeno sulla carta dovrebbe essere il velocista principe di questa Vuelta, Tyler Farrar, quest’anno vice-Cavendish per eccellenza, ma qui privo del suo antagonista principe, ha confermato l’eccellente prova del prologo dell’Eneco Tour, chiudendo 3°, ad appena 12’’ dal diretto di Berna. 3’’ meglio di lui ha fatto però Tom Boonen, primo della gara degli umani, che ha rischiato di cogliere a cronometro quel successo che allo sprint gli era sfuggito al Tour de France. In questo festival di velocisti scopertisi specialisti del tic-tac (anche se in prologhi così brevi non è una novità), ha ben figurato anche Daniele Bennati, che ha per qualche minuto capeggiato la classifica, e che si è infine piazzato 5°, alle spalle anche del padrone di casa Jens Mouris, a 7’’ da Boonen.

Con queste ottime prestazioni, i grandi favoriti della tappa di domani, la Assen – Emmen di 202 km, si sono garantiti la certezza di vestire la maglia amarillo in caso di successo nella prima tappa in linea di questa Vuelta. Dovesse spuntare un altro nome, viceversa, solamente Boonen, in caso di 2° posto, scavalcherebbe Cancellara. Comunque vada, gli sprinter non dovranno disperare: di qui a sabato prossimo, forse con l’eccezione della tappa di Liegi (ma non è detto che almeno qualcuno non possa tenere), il palcoscenico sarà tutto loro.

Matteo Novarini

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