CAV FA POKERISSIMO NEL GIORNO DI EVANS

luglio 24, 2011
Categoria: News

Quinto successo in questo Tour de France e terzo consecutivo a Parigi per il fuoriclasse dello sprint britannico che brucia Boasson Hagen e Farrar e per la prima volta conquista anche la maglia verde, così come è una prima volta quella dell’australiano che precedendo nella generale Andy e Frank Schleck ottiene il più grande successo della carriera insieme al Mondiale di Mendrisio

Foto copertina: Mark Cavendish celebra il terzo trionfo consecutivo sui Campi Elisi (foto AFP)

Secondo una tradizione spezzata in rarissime occasioni, l’ultima delle quali nel 1989 con la crono del sorpasso di Lemond su Fignon per 8”, il Tour si è concluso con la passerella dei Campi Elisi al termine di una frazione di soli 95 km con partenza da Creteil. Come di consueto l’atmosfera da ultimo giorno di scuola che accomunava, a prescindere da quale sia stato il loro rendimento, tutti i 167 corridori che hanno portato a termine la Grande Boucle, si è rotta all’ingresso del circuito finale quando Flecha (Sky) ha portato il primo attacco: la fuga che ha caratterizzato la giornata è nata poco dopo ad opera del suo compagno Swift su cui si sono portati Paulinho (Radioshack), Riblon (Ag2r), Koren (Liquigas), Roy (Fdj), che onora fino in fondo lo scettro di atleta più combattivo del Tour, e Bak (HTC), che si è mantenuto sulla ruota degli altri facendo da stopper per Cavendish: il britannico nel frattempo ha vinto la volata del gruppo nello sprint intermedio portando a 17 i punti di vantaggio su Rojas (Movistar) nella classifica della maglia verde.
Data la presenza di Bak in fuga sono state le squadre degli altri velocisti, e segnatamente la Garmin di Farrar, la Lampre di Petacchi e la Omega Pharma di Greipel, a portarsi in testa al gruppo ma il danese, rimasto dapprima con il solo Swift e poi solitario in avanscoperta, ha resistito fino a 2 km dal traguardo: solo in quel momento l’HTC ha preso il comando delle operazioni portando Cavendish al rettilineo finale e l’atleta dell’isola di Man non ha potuto esimersi dal vincere davanti a Boasson Hagen (Sky), Greipel, Farrar, Cancellara (Leopard) e al nostro Oss (Liquigas), mentre Petacchi ha concluso al 19° posto in linea con un Tour quasi completamente da dimenticare. Si è conclusa trionfalmente la Grande Boucle invece, malgrado le polemiche dei giorni scorsi per via dei presunti aiuti delle ammiraglie in salita e per essere stato ripescato nelle due tappe alpine pur essendo arrivato fuori tempo massimo con altri corridori, per il britannico che sale a quota 5 successi e finalmente si aggiudica anche la maglia verde dopo essere stato beffato da Hushovd nel 2009 e da Petacchi nel 2010.
La maglia gialla è stata invece appannaggio, un po’ a sorpresa ma in modo strameritato, di Cadel Evans, che dopo due stagioni in cui non sembrava più in grado di fare altissima classifica in un Tour de France si è dimostrato il più forte su tutti i terreni e a tratti ha dato anche spettacolo già dai primi giorni con il 2° posto dietro a Gilbert a Mont des Alouettes e la vittoria di tappa a Mur de Bretagne. Grande deluso è Andy Schleck, che con un Contador non al 100% per le fatiche del Giro e per le cadute delle prime tappe e solo 5° a Parigi sembrava avesse la strada spianata verso il successo e invece ha dovuto arrendersi all’australiano malgrado l’impresa nella tappa del Galibier; decisamente più soddisfatto è il fratello Frank che con il 3° posto sale sul podio in una corsa di tre settimane per la prima volta in carriera. 4° ha concluso Voeckler, che dopo aver conquistato la maglia gialla a Saint Flour con una lunga fuga si è reso autore di una difesa straordinaria in montagna e se non si fosse ostinato a inseguire Contador e Andy Schleck nella tappa dell’Alpe d’Huez avrebbe potuto addirittura insidiare il primato di Evans; del 5° posto di Contador si è già detto mentre 6° ha concluso Samuel Sanchez, altro grandissimo protagonista con una vittoria di tappa e la maglia a pois che ha pagato i minuti persi nella prima tappa e nella cronosquadre, senza i quali sarebbe quasi certamente salito sul podio. Per la prima volta dal 1999 l’Italia ha piazzato due atleti nei primi 10, ma se il 7° posto di Cunego, che secondo molti addetti ai lavori non era più in grado di piazzarsi nelle zone alte in un grande Giro, è da valutare più che positivamente, non si può dire lo stesso dell’8° di Basso che è rimasto sempre vicino ai migliori ma cui è mancato sempre qualcosa, probabilmente a causa della caduta sull’Etna che ne ha condizionato la preparazione. Il 9° posto è andato al regolarista statunitense Danielson, alfiere di una Garmin che ha conquistato 4 tappe e la classifica a squadre, mentre 10° ha concluso l’ex biker Peraud, che malgrado i 34 anni era solo alla seconda esperienza in una corsa a tappe di tre settimane; solo 23 ne ha invece l’altro transalpino Rolland, che pur avendo svolto il ruolo di gregario per Voeckler ha portato a casa l’11° posto con la maglia bianca di leader dei giovani e soprattutto la perla della vittoria all’Alpe d’Huez.
E’ stato anche il Tour di Gilbert, che ha dato spettacolo quasi ogni giorno dopo aver vinto a Mont des Alouettes, della Norvegia con Boasson Hagen e Hushovd che hanno portato a casa due tappe a testa, di Vanendert, Greipel, Farrar, Rui Costa, Luis Leon Sanchez, Vanendert e Martin tutti con un successo parziale, mentre non è stato il Tour degli italiani: detto di Basso, Cunego e Petacchi gli azzurri hanno portato a casa ben poco ma si sono comunque distinti in positivo Oss nelle volate e Malori e soprattutto Marcato con azioni da lontano, mentre Santaromita ha avuto la soddisfazione di essere uno degli scudieri che ha accompagnato Evans in giallo a Parigi. Purtroppo è stato anche il Tour delle cadute, di cui hanno fatto le spese tra gli altri Wiggins, Van den Broeck, Brajkovic, Kloeden, Horner e Vinokourov, costretti al ritiro dalla Grande Boucle e nel caso del kazako anche al ritiro definitivo dal professionismo, ma anche Gesink, Leipheimer e Kreuziger che hanno potuto proseguire ma sono stati condizionati nel loro rendimento. Nel 2012 si ripartirà da Liegi ma l’attenzione si sposta ora sulla seconda parte di stagione con la Vuelta e soprattutto il Mondiale di Copenhagen.

Marco Salonna

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