PONTE DI LEGNO – VAL MARTELLO: LA VENDETTA DI PATRON TORRIANI

aprile 24, 2013 by Redazione  
Filed under News

Torriani ci provò una volta a metterli assieme, il Gavia e lo Stelvio, inseriti nella medesima tappa al Giro del 1961. Il risultato fu, però, una cocente delusione e un gran lavoro per il patron, costretto dalla neve a rimetter mano al percorso all’ultimo momento e a stravolgerlo. Da allora, memore di quello “scorno”, non vorrà mai più tentare l’accoppiata. Ora ci riprovano Vegni e Acquarone, accomunandoli in una delle tappe clou dell’edizione 2013, che si concluderà nell’inedita Val Martello.

Torriani aveva un sogno e lo esaudì quando, un piovoso pomeriggio del 1978, riuscì a portare il Giro in Piazza San Marco a Venezia prima che, parole sue, quelli del Tour fossero riusciti a proporre un arrivo sulla Tour Eiffel. Torriani ne aveva un altro di sogno ma, dopo esser stato ad un passo dal vederlo realizzato, il destino dispose diversamente e il mitico “patron” lo rimise nel cassetto e ne buttò la chiave: la delusione fu così cocente che mai più avrebbe tentato di proporre nel medesimo giorno le sue due “creature”, le due durissime ascese che aveva scoperto da poco tempo e già proposto alla corsa rosa, il Gavia e lo Stelvio. Correva l’anno 1961 e, per festeggiare il centenario dell’Unità d’Italia, al penultimo giorno di gara concepì una tappa di una durezza inaudita, da Trento alla fantomatica località chiamata “Italia 61” (toponimo sotto il quale si celava il Passo di Resia) passando per il Tonale, il Gavia e lo Stelvio. Il maltempo gli giocò, però, un bello scherzetto rendendo intransitabile il primo ma non il secondo, che svettava per altitudine, e costringendolo a buttare per aria l’intero tracciato nel giro di poche ore: allertato il cartografo Cesare Sangalli perché si tenesse pronto a realizzare in quattro e quattr’otto la nuova altimetria e la conseguente tabella di marcia, ribaltò letteralmente il finale togliendo il Resia (che ancora sta aspettando il passaggio del Giro), invertì il versante d’ascesa allo Stelvio e spostò il traguardo a Bormio, inserendo le ascese ai passi Pennes e Monte Giovo per “rimpolpare” il tracciato defraudato di Tonale e Gavia.
52 anni dopo, il 24 maggio del 2013 Vincenzo Torriani, scomparso nel 1995, si prenderà una vendetta postuma su Giove “Nevio” vedendo finalmente realizzata l’accoppiata tanto agognata e tanto odiata, anche perché oggi il clima è cambiato e giornate da tregenda come furono quelle del 1956 sul Bondone e del 1988 sullo Gavia sono diventate un ricordo, rendendo lo stesso Gavia un valico divenuto quasi abituale (cinque scalate negli ultimi 17 anni, senza più la neve).
Già da sole queste due ascese affiancate renderanno la diciannovesima tappa una delle tre giornate a cinque stelle del Giro 2013, ma il tracciato della Ponte di Legno – Val Martello proporrà altre rilevanti difficoltà, a cominciare dal fatto che il Gavia sarà affrontato a freddo, subito dopo il via. Non si ha memoria di una partenza del genere nella storia del ciclismo, uno start che – se la corsa partirà a tutta – farà doppiamente male, complici le elevate pendenze del versante sud e la sede stradale molto stretta. Qualche grosso nome potrebbe già perdere le ruote del gruppo, mentre i velocisti dovranno stringere i denti fin da subito per evitare l’uscita dal tempo massimo sull’inedito traguardo della Val Martello, posto in cima a un’ascesa non meno impegnativa delle due precedenti, certamente più blasonate, ma più lunga rispetto a queste: per raggiungerne la cima bisognerà percorrere 22,3 Km, gli ultimi di una giornata che ne comporterà complessivamente 60, pari al 43% dell’intero tracciato, che per il 36% se ne andrà via in discesa, con una sola porzione pianeggiante ai piedi dell’ascesa finale.
Dunque, si partirà dall’antica Dalaunia, com’era chiamato in epoca carolingia il villaggio poi divenuto la principale stazione invernale della Valcamonica, posto lungo frequentate vie di transito. Da queste parti passò anche Carlo Magno che nel 774 salì sul Mortirolo, dove il suo esercito sfidò e vinse le truppe longobarde, e, secondo la tradizione, per convertire al cristianesimo le genti delle più remote valli salì anche sul vicino Tonale, seguendo una rotta che sarà inizialmente ricalcata anche dai “girini”. Per evitare di far debuttare subito la tappa in salita e su strade strette, infatti, i primi 4 Km si svolgeranno in discesa sull’ultimo tratto della larga statale che scende dal Tonale. Riattraversate le strade centrali di Ponte di Legno e varcato il torrente Frigidolfo, solo allora, a circa 7 Km dal via, ci si lancerà verso la vetta del Gavia, un passo che era già frequentato nel medioevo quando, nonostante la disagevolezza del tracciato, era un’utilizzata via di commerci (anche dai contrabbandieri), percorsa a dorso di mulo verso quello che era soprannominato “Passo della Testa di Morto” a causa dei numerosi incidenti mortali. I primi lavori di ampliamento dell’originaria mulattiera furono realizzati durante la prima guerra mondiale, quando il Gavia fu teatro di numerosi scontri e fu proprio la rotabile militare quella che si trovarono sotto le ruote i corridori impegnati nella tappa di Bormio del Giro del 1960, una strada interamente sterrata e stretta al punto che Torriani ordinò di scaraventare nel sottostante burrone tutte le ammiraglie che si fossero bloccate, ostruendo il passaggio (fatto che poi non accadde). Respinto non solo nel 1961 ma anche nel 1967 (si sarebbe dovuto affrontare nel tracciato alternativo della Trento – Tirano, che prevedeva originariamente lo Stelvio e che sarà poi dirottato sull’Aprica), il Giro non osò più inserire il Gavia nel suo percorso fino al 1988, richiamato lassù dalle migliorie apportate alla strada nell’estate dell’anno precedente quando, per permettere un più agevole passaggio ai mezzi di soccorso diretta a Bormio, rimasta isolata dalla catena di calamità naturali che colpì la Valtellina, la carreggiata fu ampliata e battuta, mentre fu realizzata una variante in galleria per evitare il tratto più pericoloso ed esposto sul precipizio, teatro di un tragico incidente nel 1954. Dieci anni più tardi scomparirono, infine, i residui tronconi sterrati di un’ascesa che ha, forse, perso un pochino di fascino ma ha mantenuto intatte le sue caratteristiche tecniche, numeri che parlano di 16,5 Km di lunghezza, 1320 metri di dislivello, 8% di pendenza media e 16% di massima.
Raggiunto l’ambito GPM, uno dei più prestigiosi della corsa rosa, davanti ai corridori si spalancherà una discesa lunga poco più di 25 Km, stretta e impegnativa fino a Santa Caterina Valfurva, il paese natale di Achille Compagnoni, l’eroe del K2, scomparso nel 2009 (il passaggio dal suo paese sarà, indirettamente, anche un omaggio al C.A.I., del quale ricorrerà quest’anno il 150° anniversario della fondazione). Divenuta più comoda e scorrevole dopo Santa Caterina, la discesa si concluderà con il passaggio sulle strade di Bormio, dove si aggirerà il centro storico, stretto attorno al monumento simbolo della cittadina valtellinese, la loggia sotto la quale un tempo si tenevano le assemblee e si amministrava la giustizia e che è conosciuta con il nome di genesi dialettale di “Kuérc” (coperchio).
Non ci sarà il tempo di rilassarsi perché immediatamente il percorso tornerà a elevarsi, puntando deciso verso il Passo dello Stelvio che, come nella tappa vinta l’anno passato dal belga Thomas De Gendt, sarà affrontato dal suo versante più “facile”. Facile per modo di dire, visto che non sono uno scherzo quasi 22 Km di salita comunque impegnativa ed ininterrotta, lungo una strada che ricalca l’antica mulattiera che nel 1494 fu percorsa anche da Leonardo Da Vinci, membro della carovana che accompagnò Bianca Maria Sforza (figlia del duca di Milano Galeazzo Maria) e l’imperatore del Sacro Romano Impero Massimiliano I d’Asburgo nel loro viaggio nuziale da Milano al Tirolo, risalendo tra montagne che il genio toscano definì “terribili piene sempre di neve” sulle pagine del “Codice Atlantico”. Si comincerà a pensare a una strada carrozzabile solo 1808 con Napoleone ma il progetto studiato dall’ingegner Filippo Ferranti rimase sulla carta, sia per la caduta dell’imperatore francese, sia per l’impraticabilità di una strada che, nelle intenzioni del progettista, sarebbe stata larga appena 2,70 metri e assai ripida. Saranno i nuovi dominatori austriaci a tradurre nella realtà quell’idea, affidando all’ingegner Carlo Donegani la realizzazione della nuova strada, concepita principalmente per scopi militari, che fu realizzata in tre lotti tra il 1822 e il 1825 e che originariamente veniva mantenuta aperta tutto l’anno grazie all’opera dei “rottieri”, spalatori di neve che vivevano in una casetta collocata lungo l’ascesa. Nato nel 1909, ci metterà 44 anni il Giro a scoprire lo Stelvio e sarà l’inizio di un lungo rapporto fatto di amore e odio, amore per le grandi imprese lassù siglate (su tutte quella di Coppi nell’anno del debutto, il 1953), odio per quelle volte nelle quali Torriani sarà costretto a toglierlo dal percorso e a ripiegare su di un tracciato alternativo, fatto che poco invogliava il “patron” a inserire con frequenza lo Stelvio nel tracciato della corsa rosa. Superati 1549 metri di dislivello, una pendenza media del 7,2% (la massima è del 12%) e i 2758 metri del passo, il più elevato d’Italia tra quelli asfaltati, i corridori entreranno alla spicciolata in Alto Adige, lanciandosi giù per una delle più tortuose strade della catena alpina, accoccolata in ben 48 tornanti nella prima parte, che si conclude con il passaggio da Trafoi, la frazione del comune di Stelvio conosciuta per aver dato i natali allo sciatore Gustav Thöni e presso la quale si trova il Santuario delle Tre Fontane Sacre, costruito nel 1229 sul posto dove un pastore vide da sgorgare tre corsi d’acqua da una roccia, contenenti una croce ciascuno, e che si ritiene fosse un luogo “sacro” sin prima dell’avvento del cristianesimo, poiché veniva frequentato dai druidi che in quel posto istruivano i novizi. Fattasi più lineare, la discesa termina a Prato allo Stelvio dove ha inizio il rettifilo lungo poco più di 2 Km, l’ultimo dei tre lotti della strada progettata dal Donegani, che “butterà” il gruppo nel fondovalle della Val Venosta, dove s’incontrerà il tratto più facile di questa tappa. Per una ventina buona di chilometri le salite saranno solo un ricordo, brutto per qualcuno, felice per altri, mentre la strada procederà inizialmente pianeggiante, per poi prendere dolcemente a scendere una volta superato il centro di Lasa, centro di villeggiatura estiva conosciuto per le sue cave di marmo, tuttora sfruttate. Attraversando Silandro, il centro capoluogo della valle dal quale l’indomani mattina scatterà il tappone delle Tre Cime, si godranno gli ultimi scampoli di tranquillità di questa frazione che, di lì a breve, svolterà verso la Val Martello, l’ultima delle tre grandi ascese di giornata. Non ha né il fascino, né l’appeal delle precedenti, ma farà davvero molto male quest’estrema difficoltà, sotto tutti gli aspetti. Poco importa che la pendenza media sia “appena” del 6,2%, inferiore rispetto a quelle di Gavia e Stelvio: qui ci si troverà di fronte ad un’altra arrampicata interminabile, la più chilometrica delle tre, bisognerà per la terza volta sfondare il tetto dei 2000 metri (anche se di poco) e far i conti con un altro dislivello rilevante (1398 metri). A complicar le cose ci si metterà il “manto d’arlecchino” con il quale sarà rivestita la Val Martello, che mostrerà una vasta gamma di pendenze, con frequenti cambi di ritmo che potrebbero incidere non poco. Dopo un’introduzione dolce (milleduecento metri al 3,4%), si dovrà superare una prima balza di 5,4 Km all’8,4% che condurrà ai Bagni di Salto, la prima delle frazioni che compongono Martello, l’unico comune della nostra nazione che non vanti neppur un abitante di madrelingua italiana. Breve contropendenza, poi la salita riprenderà morbida per portarsi nella sede municipale dove la strada riprenderà a “graffiare” e lo farà, a corrente alternata, nei successivi 8,6 Km, inclinati al 7,1% e nel corso dei quali si toccherà la pendenza massima di quest’ascesa, un picco del 14%. Raggiunte le rive del lago di Gioveretto, bacino artificiale presso il quale si trova un insolito allevamento di lama, la strada tornerà ad acquattarsi come un felino primo di un balzo che, in effetti, da lì a breve avverrà: saranno l’ultima stilettata di questa tappa i quasi 2000 metri che conducono al traguardo, nel luogo conosciuto dagli alpinisti diretti al soprastante e celebre monte come il “Paradiso al Cevedale”. Ma per molti, il 24 maggio 2013, conquistare quell’Eden sarà un Inferno!

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Passo di Gavia (2621m). Aperto tra il Corno dei Tre Signori e il Monte Gavia, è attraversato dalla SS 300 “del Passo di Gavia” e costituisce lo spartiacque tra la Valtellina e l’alta Valcamonica. E’ quotato 2618 sulle cartine del Giro, che l’ha inserito 12 volte nel percorso, ma in tre occasioni è stato costretto a rinunciarvi: oltre ai citati precedenti del 1961 e del 1967, anche nel 1989, il Gavia saltò e con esso l’intera tappa Trento – Santa Caterina Valfurva, annullata poiché non sussisteva la possibilità di andare al traguardo per altra strada. Gli effettivi scollinamenti portano il nome di Imerio Massignan (1960, Trento – Bormio, primo il lussemburghese Charly Gaul), dell’olandese Johan van der Velde (1988, Chiesa Valmalenco – Bormio, primo il connazionale Erik Breukink), dei colombiani Hernán Buenahora (1996, Cavalese – Aprica, primo Ivan Gotti) e José Jaime González Pico (due volte, nel 1999 e nel 2000; tappe vinte rispettivamente dallo spagnolo Roberto Heras all’Aprica e da Gilberto Simoni), del croato Vladimir Miholjevic (2004, tappa Cles – Bormio 2000, primo Damiano Cunego) , dello spagnolo Juan Manuel Gárate (2006, tappa Trento – Aprica, primo Ivan Basso) , del messicano Julio Alberto Pérez Cuapio (2008, tappa Rovetta – Tirano, primo Emanuele Sella) e dell’elvetico Johann Tschopp nel 2010 (tappa Bormio – Ponte di Legno / Tonale), in vetta all’unica scalata effettuata dal versante valtellinese.

Passo dello Stelvio (2758m). Valicato dalla SS 38, tra Bormio e Trafoi, costituisce il punto più elevato della rete stradale italiana. Nella speciale classifica dei valichi carrozzabili più alti d’Italia precede di una manciata di metri il franco-piemontese Colle dell’Agnello (2748m) mentre estendendo la lista anche ai valichi ciclabili su sterrato scende all’ottavo posto (record i 3000 metri del Colle Sommeiller Est, situato in Piemonte, nei pressi di Bardonecchia). Lo Stelvio è stato regolarmente affrontato nove volte al Giro, mentre in quattro occasioni (1967, 1984, 1988 e 1991) è stato respinto dalla neve. Storica la prima scalata, nella tappa Bolzano – Bormio che consentì a Fausto Coppi, primo in vetta e al traguardo, di imporsi nel suo quinto e ultimo Giro d’Italia (1953). Gli altri eroi dello Stelvio sono stati Aurelio Del Rio nel 1956 (Sondrio – Merano, vinta da Cleto Maule), il lussemburghese Charly Gaul nella Trento – Bormio del 1961 (da lui vinta), Graziano Battistini che nel 1965 si impose proprio sul passo (traguardo d’emergenza perché la neve non permise di completare la Campodolcino – Solda), lo spagnolo José Manuel Fuente nel 1972 (tappa Livigno – Passo dello Stelvio), il suo connazionale Francisco Galdós nella storica tappa conclusiva del Giro del 1976 (Alleghe – Passo dello Stelvio, con il duello tra lo spagnolo e la maglia rosa Fausto Bertoglio), il francese Jean-René Bernaudeau nella citata Cles – Sondrio del 1980, Franco Vona nella non meno storica Merano – Aprica del 1994 (la tappa che lanciò Marco Pantani nell’olimpo dei grandi) e il colombiano Josè Rujano durante la Egna – Livigno del 2005, vinta dal connazionale Iván Ramiro Parra Pinto. Buon ultimo Thomas De Gendt, vincitore della Caldes – Passo dello Stelvio nella scorsa edizione della corsa rosa. Nel 2010 vi si è conclusa, prima volta nella storia, anche una tappa del Giro Donne, conquistata dalla statunitense Mara Abbott, che si è anche imposta nella classifica finale.

FOTOGALLERY

Foto copertina: Vincenzo Torriani, direttore del Giro d’Italia dal 1949 al 1992

Ponte di Legno (www.adamellonews.com)

Ponte di Legno (www.adamellonews.com)

Lunico tratto sterrato del Gavia rimasto al giorno doggi, evitato in corsa da una galleria (www.linkarte.it)

L'unico tratto sterrato del Gavia rimasto al giorno d'oggi, evitato in corsa da una galleria (www.linkarte.it)

Passo Gavia (www.bormio3.it)

Passo Gavia (www.bormio3.it)

Santa Caterina Valfurva (www.hotelfree.it)

Santa Caterina Valfurva (www.hotelfree.it)

Bormio, il Kuérc (www.bormio3.it)

Bormio, il Kuérc (www.bormio3.it)

Passo dello Stelvio (flickr)

Passo dello Stelvio (flickr)

La spettacolare discesa dallo Stelvio (wikipedia)

La spettacolare discesa dallo Stelvio (wikipedia)

Trafoi, Santuario delle Tre Fontane Sacre (panoramio)

Trafoi, Santuario delle Tre Fontane Sacre (panoramio)

Val Martello, Lago di Gioveretto (www.sonneck.it)

Val Martello, Lago di Gioveretto (www.sonneck.it)

La cima del Cevedale (www.sentres.com)

La cima del Cevedale (www.sentres.com)

FROOME DETTA LEGGE, SI RIVEDE MOSER

aprile 24, 2013 by Redazione  
Filed under News

Ennesima prestazione da dominatore del 27enne anglo-keniano che domina l’impegnativo prologo di Bruson con 6” su Andrew Talansky e 13” su Robert Kiserlovski e prende il comando del Giro di Romandia. Buona la prova del giovane trentino che dopo una deludente campagna delle Ardenne chiude 11° a 17” appena dietro ad Alejandro Valverde, decisamente al di sotto delle aspettative Tony Martin, Ryder Hesjedal e Ivan Basso

Foto copertina: Froome in azione nell’insolito cronoprologo in salita (foto AFP)

Si è aperta con un prologo di 7,4 km da Le Châble a Bruson la 67a edizione del Giro di Romandia, corsa che tradizionalmente vede fronteggiarsi atleti che rifiniscono la preparazione in vista dell’ormai imminente Giro d’Italia e altri che chiudono qui la prima parte della stagione per poi puntare tutto sul Tour de France, come hanno fatto negli ultimi due anni Cadel Evans e Bradley Wiggins che si sono aggiudicati la breve gara a tappe elvetica per poi ripetersi alla Grande Boucle: tra chi punta alla corsa rosa saranno al via un Ryder Hesjedal (Garmin-Sharp), apparso in grandissimo spolvero alla Liegi-Bastogne-Liegi, un Josè Rujano (Vacansoleil) reduce da un disastroso 2012 ma che ha dato segnali di ripresa nelle ultime gare, l’astro nascente Carlos Betancur (Ag2r), Robert Gesink (Blanco), un Daniel Moreno (Katusha) recente dominatore della Freccia-Vallone e frenato dalla sfortuna alla Liegi e un Ivan Basso (Cannondale) ancora alla ricerca della migliore condizione dopo un Giro del Trentino in cui ha piuttosto stentato oltre agli altri azzurri Eros Capecchi (Movistar), Rinaldo Nocentini (Ag2r), Gianluca Brambilla (Omega-QuickStep) e Marco Pinotti (Bmc), mentre non si presenteranno alla partenza di Napoli Chris Froome (Sky), grande favorito di questo Romandia dopo essere salito sul podio nella classifica generale di tutte le brevi corse a tappe disputate nel 2013, Simon Spilak (Katusha), Alejandro Valverde (Movistar), Tony Martin (Omega-QuickStep), Andrew Talansky (Garmin-Sharp), Jean-Christophe Péraud (Ag2r), Roman Kreuziger (Saxo-Tinkoff), Igor Antón (Euskaltel), Thibaut Pinot (Fdj), Jurgen Van den Broeck (Lotto-Belisol) e Damiano Cunego (Lampre-Merida), che nelle due precedenti apparizioni nella Svizzera francofona ha sempre collezionato un successo di tappa e che forse è l’azzurro più accreditato per un buon piazzamento nella generale sebbene non abbia certo brillato nelle classiche delle Ardenne.
Diversamente dagli anni precedenti in cui il prologo era stato disputato lungo distanze inferiori ai 5 km e su tracciati interamente pianeggianti il percorso che portava a Bruson era molto impegnativo con gli ultimi 2,5 km tutti all’insù, sia pure con pendenze raramente superiori al 5%, a tal punto che la media finale è stata di poco superiore ai 36 km/h. Un tale scenario ha esaltato le caratteristiche di formidabile passista-scalatore di Froome, che ha colto il sesto successo stagionale con il solo Talansky, già secondo nella generale del Romandia 2012, in grado di limitare i danni chiudendo con un distacco di 6” dall’anglo-keniano: tutti gli altri hanno accusato distacchi ben più pesanti con un sorprendente Robert Kiserlovski (RadioShack) 3° a 13”, un Richie Porte (Sky) forse in lieve calo di condizione ma comunque sempre competitivo 4° a 15”, Rui Alberto Faria Da Costa (Movistar) 5° a 16” insieme a un brillante Pinot, che non lontano da qui aveva colto uno splendido successo all’ultimo Tour de France in quel di Porrentruy, allo specialista olandese Stef Clement (Blanco) e a un Valverde che ci si attendeva forse più avanti, mentre dal 9° all’11° posto con un ritardo di 17” hanno chiuso Tom Danielson (Garmin-Sharp), Wilco Kelderman (Blanco) e un Moreno Moser (Cannondale) tornato a buoni livelli dopo una campagna delle Ardenne da dimenticare. Positive anche le prove di Betancur 12° a 18”, del rientrante Sylvester Szmyd (Movistar) 14° a 25” e del nostro Manuele Boaro (Saxo-Tinkoff) 17° a 29” lungo un percorso poco adatto alle sue caratteristiche e discrete quelle di Gesink 29° a 34” e Rujano 34° a 44” mentre hanno decisamente deluso Tony Martin, che al Giro dei Paesi Baschi aveva dimostrato di essere a suo agio anche lungo tracciati impegnativi ma che qui non è andato oltre il 16° posto a 28”, Van den Broeck 32° a 39”, Hesjedal 48° a 50”, Spilak e Kreuziger 49° e 50° a 51” e Moreno 75° a 1′09” con l’onta di essere superato nelle ultime centinaia di metri da Froome che era partito alle sue spalle: per quanto riguarda gli altri italiani Capecchi si è ben comportato chiudendo a 34” al pari di Enrico Gasparotto (Astana) mentre Cunego ha accusato un ritardo di 46”, un Pinotti comprensibilmente lontano dai suoi migliori livelli dopo un 2012 costellato di incidenti ne ha persi 47 e un Basso apparso ancora in ritardo di condizione ha chiuso a 1′02”. Froome è ovviamente anche il nuovo leader della generale e non dovrebbe aver problemi a mantenere il primato nella prima tappa in linea, 176,4 km da Saint-Maurice a Renens caratterizzati dalla scalata del Col de Mollendruz, gpm di 2a categoria con la vetta posta a 41 km dal traguardo, che dovrebbe tagliare fuori i velocisti puri e far sì che a giocarsi il successo sia un plotoncino di fuggitivi, sebbene la classifica sia ancora molto corta, oppure un gruppo di non più di un centinaio di corridori.

Marco Salonna

23-04-2013

aprile 24, 2013 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

TOUR DE ROMANDIE

Il britannico Christopher Froome (Sky ProCycling) si è imposto nel prologo, Le Châble – Bruson, percorrendo 7,4 Km in 13′15″ alla media di 33,509 Km/h. Ha preceduto di 6″ lo statunitense Talansky e di 13″ il croato Kiserlovski. Miglior italiano Moreno Moser (Cannondale Pro Cycling Team), 11° a 18″.

PRESIDENTIAL CYCLING TOUR OF TURKEY

L’eritreo Teweldemedhin Natnael Berhane (Team Europcar) si è imposto nella terza tappa, Antalya – Elmali (Göğübeli), percorrendo 153,5 Km in 4h16′06″ alla media di 35,962 Km/h. Ha preceduto di 6″ il belga Seeldraeyers e il turco Sayar. Miglior italiano Angelo Pagani (Bardiani Valvole – CSF Inox), 13° a 43″. Berhane è il nuovo leader della classifica, con 10″ su Seeldraeyers e 12″ su Sayar. Miglior italiano Pagani, 13° a 53″.

VUELTA A GUATEMALA

Il colombiano Jonathan Millán (Gw Shimano) si è imposto anche nella terza tappa, circuito a cronometro di Tecpan, percorrendo 36,5 Km in 46′17″ alla media di 47,317 Km/h. Ha preceduto di 16″ il connazionale Sánchez Guarín e di 28″ il brasiliano Santos. Millán è il nuovo leader della classifica, con 5″ su Sánchez Guarín e 1′32″ sul connazionale Tamayo Martínez.

UNA DOYENNE COL QUADRIFOGLIO

Continua l’omaggio degli ex giornalisti di iciclismo.it nel decennale della fondazione della rivista online. Oggi tocca a Saverio Melegari.

Foto copertina: Martin e Hesjedal, i due grandi protagonisti della Liegi 2013 (foto Cor Vos)

Giratela come volete, ma questa Liegi-Bastogne-Liegi edizione numero 99 passerà alla storia per gli accordi, e soprattutto le gambe, di casa Garmin. Perché quando ti ritrovi, in una classica del genere, a lottare per il successo a 10 chilometri dall’arrivo sei già bravo. Ma se, dalla tua, hai anche la gamba giusta e un gregario che soltanto un anno fa ha vinto il Giro d’Italia ed è pronto a tirare fuori anche i polmoni pur di portarti in rampa di lancio allora sei fenomenale.
E quella rampa, per Daniel Martin, è arrivata sullo strappo di Ans, l’ultima storica cotè che conduce poi al breve rettilineo della periferia di Liegi che mette in palio un pezzo importante di stagione ciclistica.
Uno squillo di tromba in ottica grandi classiche molto importante quello dell’irlandese, una bordata pesante quella del canadese contro i vari Nibali, Contador, Wiggins e soci in vista del Giro d’Italia oramai sempre più vicino.
Rjder ha detto che c’è, che non vorrà venire ancora in Italia a fare una passeggiata e, soprattutto, sulle grandi salite cercherà l’acuto, unitamente alla costanza, che gli ha permesso di riportare in Quebec una storica maglia rosa.
Ci sono poi tutti i “trombati” (in questi tempi di terremoti politici ci sta sempre bene questo termine) della Doyenne e non solo. La Liegi consegna un Alejandro Valverde che ancora una volta si ferma sul più bello, un Joaquin Rodriguez che si fa ingolosire fin troppo quando vede che alle sue spalle c’è solo Daniel Martin e pensa di averla già fatta franca, un Philippe Gilbert che tutti volevano pronto a sgambettare in testa già sulla Redoute per poi tentare un arrivo trionfale ad Ans.
C’è poi, purtroppo, il capitolo peggiore per noi che è quello dei “trombati” con costanza, vale a dire ancora una volta l’Italbici. Anche la Campagna del Nord 2013 è di una stitichezza unica con nessun risultato di prestigio tanto che bisogna prendere come grande segnale il 5° posto di Scarponi ed il 6° di Gasparotto alla Liegi: nessuno ha fatto meglio di loro nelle grandi classiche.
Un rendimento dei corridori italiani al Nord che, oramai, sta diventando una cattiva costante nelle ultime stagioni, sintomo di mancanza di ricambio generazionale ed anche quelli che non sono vecchissimi (Gasparotto, Cunego ecc.) non la combinano giusta. Chi non si è mai tirato indietro in queste settimane, invece, è stato Caruso unitamente allo scatenato Betancour che torna a casa con un pugno di mosche in mano ma la consapevolezza, un giorno, di potersela giocare alla pari con tutti.
Ora ci si tuffa verso la “rosea” per capire se i segnali lanciati al Nord verranno verificati anche nel vecchio stivale oppure salterà fuori qualcuno che nessuno si aspetta.

Saverio Melegari

22-04-2013

aprile 23, 2013 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

PRESIDENTIAL CYCLING TOUR OF TURKEY

Il lituano Aidis Kruopis (Orica – GreenEDGE) si è imposto nella seconda tappa, Alanya – Antalya, percorrendo 150,2 Km in 3h23′54″ alla media di 44,198 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Marco Coledan (Bardiani Valvole – CSF Inox) e il tedesco André Greipel (Lotto Belisol Team), nuovo leader della della classifica, con lo stesso tempo di Kruopis e del tedesco Kittel. Miglior italiano Coledan, 4° a 4″.

VUELTA A GUATEMALA

Il colombiano Jonathan Millán (Gw Shimano) si è imposto nella seconda tappa, San Lucas – Tecpan, percorrendo 114 Km in 2h38′21″ alla media di 43,195 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Oscar Eduardo Sánchez Guarín (Gw Shimano) e Tamayo Martínez. Sánchez Guarín è il nuovo leader della classifica, con 11″ su Millán e Tamayo Martínez.

PAGELLE 2013: PROMOSSI E BOCCIATI DELLA LIEGI-BASTOGNE-LIEGI

Nel giorno della consacrazione di Daniel Martin, brillano anche Scarponi e Betancur mentre deludono Gilbert e Nibali.

Foto copertina: Rodriguez e Martin affiancati sulla salita verso Ans (foto EPA)

Daniel Martin: nelle pagelle dello scorso anno avevamo pronosticato per lui un successo alla Doyenne. Anche nella passata edizione, infatti, era risultato il più competitivo sull’arcigno strappo del St. Nicolàs dove aveva salutato la compagnia di Gilbert per cogliere un importante quinto posto. Oggi, grazie a un tandem perfetto con un pimpante Hesjedal, che si è testato a fondo in vista del Giro d’Italia, ha avuto nel finale la lucidità e le gambe per staccare di ruota con una forte progressione prima un Valverde inaspettatamente alla frutta e, successivamente, un Purito in riserva di energie dopo una delle sue solite sparate. Più che di una sorpresa, dunque, si tratta di una vera e propria consacrazione. Bisognerà marcarlo molto stretto al Campionato del Mondo di Firenze. Voto: 10

Joaquim Rodriguez: la caduta all’Amstel di domenica scorsa ha segnato pesantemente la sua settimana sulle Ardenne. Dopo essersi risparmiato nella gara a lui più congeniale, la Freccia Vallone, era evidente che puntasse tutto sulla Liegi contando una volta di più sull’appoggio di un Daniel Moreno al top della forma. Quest’ultimo, tuttavia, è stato messo fuori gioco da un incidente meccanico e così Purito ha dovuto rivedere tutta la sua strategia di corsa. La fucilata all’ultimo chilometro ha avuto il merito di scardinare certe pratiche attendiste tanto care ad alcuni corridori ma, evidentemente ancora non in perfette condizioni di forma, al capitano della Katusha è mancato il fondo per resistere alla rimonta di Martin. Voto: 8

Alejandro Valverde: uno dei più abili succhiaruote del plotone, oggi ha commesso l’errore di provare in prima persona una azione sul St. Nicolas. Dopo aver passato a doppia velocità Gilbert su quest’ultimo strappo (una piccola rivincita del Mondiale 2012), niente sembrava potesse ostacolare la corsa dell’ Embatido verso uno storico tris. Solo il suo ex gregario di fiducia Rodriguez, conoscendo a fondo le caratteristiche del murciano, giocando d’anticipo, ha evidenziato un momento di difficoltà che difficilmente sarebbe emerso nella volata finale. Conclude sempre piazzato una settimana sulle Ardenne che certamente non soddisfa le sue aspettative. Voto: 7

Carlo Alberto Betancur: anche alla Doyenne, così come accaduto alla Freccia Vallone, ha peccato di inesperienza. Sorretto da un ottimo stato di forma ha tuttavia sbagliato ancora i tempi dello scatto, provando a far saltare il banco con troppo anticipo. Bisogna, però,evidenziare l’intelligenza e la freschezza del giovane colombiano che, accortosi della presenza di Valverde, ha tentato di involarsi da solo verso il traguardo. Con il cambio di ritmo imposto agli inseguitori, ha contribuito a fiaccare definitivamente le resistenze di un Valverde fino a quel momento apparso in stato di grazia. Ancora una volta una vittoria sul San Luca (Giro dell’Emilia 2011), rappresenta un indicatore attendibile delle qualità di un ciclista. Voto: 9

Michele Scarponi: forse troppo in forma per poter lottare con i migliori nell’ultima settimana del Giro d’Italia, ha comunque interpretato splendidamente una corsa che anche in passato ha esaltato le sue caratteristiche di ciclista di fondo. Coadiuvato da un Cunego evidentemente non al massimo della forma, che ha svolto la funzione di stopper nei confronti degli avversari, Scarponi è stato addirittura il primo ad accendere la miccia in salita, mettendo in seria difficoltà Gilbert. Nel finale ha patito un po’ i cambi di ritmo, forse anche a causa dei soliti ‘rapportacci’ che si ostina a tirare, ma ha comunque colto, primo degli italiani, un ottimo quinto posto finale a coronamento di una corsa che lo ha visto tra i più combattivi. Voto: 8,5

Vincenzo Nibali: capitano di una formazione che vedeva schierati gregari come Iglinskiy e Gasparotto, vincitori rispettivamente della Liegi e dell’Amstel della scorsa stagione, non ha recuperato le fatiche imposte da un trionfante ma esigente Giro del Trentino. Ha provato nel finale a far valere la superiorità numerica della sua squadra ma le gambe non hanno risposto come la testa avrebbe desiderato. Apprezzabile, anche se forse tardivo, il tentativo del siciliano di spendere le energie residue per tentare di ricucire sul gruppetto di testa e favorire quindi una volata del compagno Gasparotto (voto: 6). Lo attendiamo alla Corsa Rosa sperando nel mantenimento di uno stato di forma che comunque appare già oggi più che soddisfacente. Voto: 5

Philippe Gilbert: quello che sembrava dovesse divenire il dominatore assoluto delle Ardenne, dopo l’inaspettata tripletta firmata nel 2011, non ha più saputo da allora esprimersi a così alto livello sulle strade di casa. Vedere Philippe, superato a doppia velocità da Valverde, supplicare il gruppetto di cui faceva parte sul St. Nicolàs di collaborare per riprendere quest’ultimo, rappresenta una delle immagini più umilianti per un ciclista come il belga, abituato a deridere gli avversari con prestazioni fuori dal comune. Voto: 4,5

Jelle Vanendert: l’anno scorso ha stupito tutti cogliendo ottimi risultati sulle salitelle delle Ardenne, quest’anno non lo si è mai notato nelle prime posizioni. Voto: 4

Simon Gerrans: l’australiano nutriva forti ambizioni prima di incominciare questa settimana in Belgio ma agli intenti bellicosi della vigilia non sono seguiti i risultati sperati. Voto: 4

Samuel Sanchez: ha sfruttato le Ardenne per rifinire la condizione in vista del Giro d’Italia ma un ciclista con le sue caratteristiche doveva provare ad ottenere almeno qualche piazzamento significativo. Voto: 4

Andy Schleck: vedere un passato vincitore della Liegi non tentare nemmeno di seguire gli altri sulle ultime asperità che presentava la corsa è una delle immagini più deprimenti della giornata odierna. Voto: 4

Francesco Gandolfi
gandolfi.francesco@libero.it

DALLA CADUTA ESCE KROUPIS

aprile 22, 2013 by Redazione  
Filed under News

Il lituano Aidis Kroupis (Orica-Greenedge) conquista la seconda tappa del Tour of Turkey precedendo, in un finale convulso a causa di una maxi-caduta, Marco Coledan (Bardiani-Csf) e André Greipel (Lotto-Belisol). Il tedesco diventa il nuovo leader della classifica generale in virtù dell’abbuono conquistato sopravanzando il connazionale Kittel.

Foto copertina: Kruopis si impone sul traguardo di Antalya (foto Bettini)

Sembrava stesse andando come sempre, ovvero verso una volata lineare. É bastata una sbandata di troppo ed è stato come in un domino: è avvenuto a circa 600 metri il contatto tra Kittel e Renshaw, così che la caduta dell’australiano ha travolto tutti coloro che si trovavano dietro di lui. Il risultato finale è che mezzo gruppo è caduto, e Renshaw, il più grave, è stato portato all’ospedale per una frattura alla spalla, ancora da accertare; mentre per gli altri solo spavento, per fortuna.
Questa seconda frazione era molto facile: si partiva da Alanya e si arrivava ad Antalya dopo circa 150 chilometri, con un percorso che non constatava di nessuna salita e quindi adattissimo ad un’altra volata.
Sin dalla partenza l’andatura è stata molto veloce, ma già il primo tentativo è stato quello buono, e dopo 5 chilometri si era già formata la fuga, composta da sei corridori: Ferrari (Caja Rural), Sano (Vini Fantini), Koretzky (Bretagne), Gawronski (CCC Polsat), Quintero (Colombia) e Orken (Torku Sport).
Il vantaggio dei fuggitivi riuscirà a superare facilmente i quattro minuti, ma appena le squadre dei velocisti hanno cominciato a lavorare per loro è stata un’agonia fino al momento del ricongiungimento, avvenuto a 10 chilometri dal traguardo.
Da lì in poi c’è stato un assoluto controllo da parte dei team degli uomini più veloci, e quando, per esempio, Pozzato ha tentato un allungo a cinque chilometri dal traguardo, Pippo è stato ripreso dopo un paio di centinaio di metri.
Si arriva così all’ultimo chilometro e soprattutto con la caduta che ha fermato tutto il gruppo: solo alcuni atleti sono riusciti incredibilmente a uscire indenni e solo costoro hanno potuto giocarsi la vittoria. Uno di questi è Marco Coledan che, vedendo un piccolo distacco fra sé e gli altri, si lancia verso la speranza di una vittoria, ma all’inseguimento del corridore della Bardiani si pone André Greipel che si porta a ruota Kruopis. Quando mancano 200 metri con l’italiano a una decina di metri davanti alla coppia all’inseguimento, è Aidis Kroupis che esce dalla ruota del tedesco, il quale praticamente ha lanciato la volata al lituano, e scatta: l’azione è ottima il che lo porta prima sulla ruota di Coledan e poi a saltarlo, andando così a vincere la tappa. Secondo posto tutto sommato soddisfacente per Coledan, mentre terzo posto per André Greipel ancora alla ricerca di una vittoria che manca ormai da troppo tempo (2 mesi).
Completano la Top Ten: Grechyn (Torku Sport), Porsev (Katusha), Howard (Orica-Greenedge), Reynes (Lotto-Belisol), Richeze (Lampre-Merida), Novak (CCC Polsat) e Fortin (Bardiani-Csf).
Piccola soddifazione per Greipel è la vestizione dalla maglia di leader, il quale scavalca Kittel che non ha potuto disputare lo sprint causa caduta.
Domani tappa più complicata rispetto a quelle disputate, con la corsa che raggiungerà Gogubeli, dopo aver percorso 150 chilometri di cui gli ultimi dieci sull’omonima salita finale, e che risulterà decisivi ai fini della classifica.

Paolo Terzi

KITTEL, SUO IL PRIMO SPRINT TURCO

aprile 22, 2013 by Redazione  
Filed under News

Va al tedesco Marcel Kittel (Argos-Shimano) la tappa d’apertura dell’edizione 2013 del Tour of Turkey. Il corridore dell’Argos precede allo sprint il connazionale André Greipel (Lotto-Belisol) e l’ucraino Yuri Metlushenko (Torku Sport). Non male gli italiani: 6° Lasca (Caja Rural), 7° Napolitano (Accent Jobs) e 10° Modolo (Bardiani-Csf). Kittel veste di diritto anche la prima maglia di leader della corsa turca.

Foto copertina: Kittel si impone nella prima tappa del Giro di Turchia (foto Bettini)

Sarà una bella sfida anche nella prossime tappe quella tra Kittel e Greipel: i due tedeschi sono gli atleti più veloci in gara in questo Giro di Turchia e le occasioni per affrontarsi saranno ancora tante.
Oggi, però, è stato il giorno di Marcel Kittel: la volata del giovane tedesco è stata imperiosa e nulla ha potuto fare André Greipel per contrastare il dominio dell’avversario.
Tappa odierna che non presentava grandi asperità, salvo un GPM di 2a categoria fissato a metà percorso, lasciando presagire un arrivo in volata.
Prima parte di corsa animata dalla classica fuga, stavolta composta da cinque corridori: Ignatiev (Katusha), Aramendia (Caja Rural), Mihaylov (CCC Polsat), Arango (Colombia) e Sayar (Torku Sport). Il vantaggio dei battistrada salirà oltre i cinque minuti prima che le squadre degli uomini più veloci si mettano a inseguire con velocità più serie.
Per la testa della corsa il destino è comunque segnato: sono troppe le squadre interessate ad arrivare in gruppo compatto, ed è così che l’azione di annullamento del tentativo di fuga si completa a 15 chilometri dall’arrivo quando il plotone riassorbe l’ultimo coraggioso a capitolare, ovvero Mikhail Ignatyev.
Dopo il classico “gira e rigira” di squadre in testa al gruppo a tirare, si arriva alla volata finale con l’Argos intenta a mettere Kittel in prima fila per la vittoria, ma dalla parte destra della carreggiata si lancia con potenza il vecchio ucraino Yuri Metlushenko, mentre dalla parte opposta lo affianca anche Andrea Palini ma il bresciano non riesce a rimontare completamente prima di venire risucchiato dal plotone. Dal centro della carreggiata acquista sempre più strada Kittel che affianca Metlushenko e lo salta facilmente conquistando la prima tappa. In seconda posizione si classifica André Greipel che è riuscito a fare la sua volata troppo tardi perché rimasto imbottigliato in mezzo al gruppo. Terzo posto per Metlushenko che forse è partito troppo presto, ma per lui è comunque un ottimo piazzamento. Completano la Top Ten: Kluge (NetApp), Fenn (Omega-Quick Step), Lasca (Caja Rural), Napolitano (Accent Jobs), Stepniak (CCC Polsat), Avila Vanegas (Colombia) e Modolo (Bardiani-Csf).
Per Kittel c’è anche la soddisfazione di vestire la prima maglia di leader che verosimilmente manterrà anche domani, in una tappa che non prevede nessun GPM,e che dovrebbe riproporre un altro arrivo allo sprint, e l’annessa sfida tedesca Kittel-Greipel.

Paolo Terzi

21-04-2013

aprile 22, 2013 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

LIEGI-BASTOGNE-LIEGI

Il tedesco Daniel Martin (Garmin – Sharp) si è imposto nella classica belga, Liegi – Ans, percorrendo 261,5 Km in 6h38′07″ alla media di 39,410 Km/h. Ha preceduto di 3″ lo spagnolo Rodríguez Oliver e di 9″ lo spagnolo Valverde Belmonte. Miglior italiano Michele Scarponi (Lampre – Merida), 5° a 9″.

PRESIDENTIAL CYCLING TOUR OF TURKEY

Il tedesco Marcel Kittel (Team Argos – Shimano) si è imposto nella prima tappa, circuito di Alanya, percorrendo 143,3 Km in 3h08′37″ alla media di 45,584 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Greipel e l’ucraino Metlushenko. Miglior italiano Francesco Lasca (Caja Rural), 6°. Kittel è il primo leader della classifica, con 4″ su Greipel e 6″ su Metlushenko. Miglior italiano Lasca, 6° a 10″.

GRAND PRIX OF ADYGEYA (Russia)

Il russo Mamyr Stash (Helicopters) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, circuito di Gaverdovsky, percorrendo 121 Km in 2h24′55″ alla media di 50,097 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Pokidov e Boev. In classifica si impone l’ucraino Andriy Khripta (Kolss Cycling Team) con 44″ sul connazionale Popkov e 55″ sul russo Zakarin.

MZANSI TOUR (Sudafrica)
Quinta tappa composta da due semitappe.
Il mattino, il sudafricano Dylan Girdlestone si è imposto nella prima semitappa, circuito di Monte Casino (Johannesburg), percorrendo 123,5 Km in 2h53′38″ alla media di 42,676 Km/h. Ha preceduto di 4″ l’algerino Chaabane e di 13″ il sudafricano Woolcock. Miglior italiano Fortunato Baliani (Team Nippo – De Rosa), 10° a 20″.
La semitappa pomeridiana, pure prevista in circuito a Monte Casino, non è stata disputata. In classifica si imponeil sudafricano Robert Hunter (Garmin – Sharp), con 5′56″ sul francese Antomarchi e 6′02″ su Baliani.

LA ROUE TOURANGELLE

Il francese Mickaël Delage (FDJ) si è imposto nella corsa francese, Beaumont en Veron – Tours, percorrendo 195 Km in 4h31′12″ alla media di 43,141 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Giraud e il bielorusso Hutarovich. Miglior italiano Omar Bertazzo (Androni Giocattoli – Venezuela), 4°.

VUELTA A GUATEMALA

Il messicano Juan Pablo Magallanes Aranda (squadra nazionale) si è imposto nella prima tappa, circuito di Città del Guatemala, percorrendo 122,5 Km in 2h38′25″ alla media di 46,396 Km/h. Ha preceduto allo sprint il colombiano Sánchez Guarín e di 5″ il colombiano Parra Bustamante.

INTERNATIONALE RONDE VAN NOORD-HOLLAND

L’olandese Dylan Groenewegen (Cyclingteam De Rijke – Shanks) si è imposto nella corsa olandese, circuito di Zaandam, percorrendo 206,9 Km in 4h40′33″ alla media di 44,249 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Wippert e Te Brake. Unico italiano in gara Piero Baffi (Leopard Trek Continental Team), 84° a 2′34″.

RUTLAND – MELTON CICLE CLASSIC

Il britannico Ian Wilkinson (Team UK Youth) si è imposto nella corsa britannica, Oakham – Melton, percorrendo 183 Km in 4h46′48″ alla media di 38,284 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Bibby e il francese Berthou. Unico italiano in gara Piero Baffi (Leopard Trek Continental Team), 84° a 2′34″.

BANJA LUKA – BELGRADO II

Lo sloveno Matej Mugerli (Adria Mobil) si è imposto nella corsa bosniaca, Bijeljina – Beograd, percorrendo 132 Km in 2h52′12″ alla media di 45,993 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli austriaci Eibegger e Sokol. Miglior italiano Nicola Martinello, 30° a 11″.

MELAKA GOVERNOR’S CUP

L’olanda Lex Nederlof (CCN Cycling Team) si è imposto nella corsa malesiana, percorrendo 198 Km in 4h44′16″ alla media di 41,791 Km/h. Ha preceduto allo sprint il malesiano Loh e di 30″ l’olandese Rabou.

PARIS – MANTES-EN-YVELINES

Il francese Nicolas Baldo (Atlas Personal – Jakroo) si è imposto nella corsa francese, Orgeval – Mantes-la-Jolie, percorrendo 171,6 Km in 4h05′13″ alla media di 41,987 Km/h. Ha preceduto di 42″ il connazionale Daeninck e il belga Lodewijks.

MEMORIAL ANGELO FUMAGALLI (dilettanti)

L’italiano Andrea Zordan (Zalf Euromobil Désirée Fior) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Castello di Brianza, percorrendo 143 Km in 3h34′04″ alla media di 40,081 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Davide Villella (Team Colpack) e Davide Pacchiardo (Team Cerone – Rodman)

VICENZA – BIONDE (dilettanti)

L’ucraino Marlen Zmorka (Palazzago – Fenice – Elledent) si è imposto nella corsa italiana, Montecchio Maggiore – Bionde di Salizzole, percorrendo 170 Km in 3h44′12″ alla media di 45,495 Km/h. Ha preceduto di 12″ gli italiani Nicolas Marini (Zalf Euromobil Désirée Fior) e Nicola Ruffoni (Team Colpack)

ALLA LIEGI BRINDA MARTIN

aprile 21, 2013 by Redazione  
Filed under 7) LIEGI - BASTOGNE - LIEGI, News

Con un’azione di forza nell’ultimo chilometro, l’irlandese stacca i compagni di fuga e si impone in solitaria sul traguardo di Ans, diventando il secondo vincitore irlandese nella storia della Doyenne, dopo Sean Kelly. Piazza d’onore per Joaquin Rodriguez, primo ad attaccare sullo strappo finale. Completa il podio un Alejandro Valverde forse troppo attendista, che ha preceduto allo sprint Betancur e un ottimo Scarponi. Delusi Nibali, sacrificatosi per Gasparotto, e Gilbert, solo settimo.

Foto copertina: Daniel Martin festeggia a braccia alzate il trionfo alla Liegi-Bastogne-Liegi (foto AFP)

Contro i pronostici che vedevano in Gilbert l’uomo da battere e nella Astana la squadra faro, la Liegi-Bastogne-Liegi 2013 è stata il trionfo della Garmin e di Daniel Martin, capace di riuscire laddove l’illustre zio aveva fallito: nel 1987, alla vigilia della leggendaria tripletta Giro–Tour–Mondiale, Stephen Roche si fermò infatti sul secondo gradino del podio, beffato dal rientro in extremis di Moreno Argentin, dopo un’interminabile e fatale melina con il compagno di fuga Criquielion. Ventisei anni più tardi, il nipote d’arte, magistralmente pilotato da un impagabile Hesjedal, ha invece messo in strada la decisione che all’epoca difettò al consanguineo, neutralizzando l’attacco portato da Joaquin Rodriguez in vista del triangolo rosso, e salutando lo spagnolo poco prima dell’ultima curva, concedendosi tempo e spazio per festeggiare a dovere il terzo successo irlandese nella storia della Doyenne, dopo quelli del 1984 e del 1989, targati Sean Kelly.
La vittoria di Martin, sorprendente ma tutt’altro che casuale, si inserisce e si spiega nel contesto di una gara resa difficilmente leggibile dall’attendismo estremo che ha regnato tra i favoriti, forse rei di aver sottovalutato la sostituzione della Roche-aux-Faucons – snodo chiave delle più recenti edizioni – con la più tenera Côte de Colonster. Il risultato è stato che, se negli anni passati le pendenze estreme della Roche avevano compensato la spiacevole ma ormai consolidata tradizione del marcamento sulla Redoute, la bagarre che pure si è accesa sulla salita supplente non è stata sufficiente a scremare significativamente il plotone, forte ancora di una cinquantina di unità ai piedi del Saint-Nicolas.
Probabile che in tal senso abbia inciso anche il ritmo inusitatamente blando mantenuto dal gruppo nelle battute iniziali, nelle quali il vantaggio della fuga a sei della prima ora, prodotta da De Clercq, Jérôme, Fumeaux, Lang, Veuchelen e Armée, era giunto ad un emblematico tetto di un quarto d’ora. La Saxo aveva provato a smuovere le acque con un forcing deciso ma effimero tra Haute-Levée e Rosier, ma per veder ridotte sensibilmente le dimensioni del plotone si è dovuta attendere la Redoute, dove il Team Sky ha spedito in avanscoperta David Lopez, stimolando la replica di Rui Costa prima, e quindi di Fuglsang, Cunego, Frank, Losada, Bardet e Fédrigo.
Gli otto sono stati una prima volta riassorbiti già sullo Sprimont, dove, insieme a Ten Dam, sono nuovamente evasi dal gruppo, andando incontro ad analoga sorte pochi chilometri più tardi.
Sul già menzionato Colonster, Rui Costa ha stoicamente tentato un terzo allungo, soppiantato quindi in testa al gruppo da Caruso prima e Uran poi. La progressione dei tre ha spianato la strada ad un allungo di Alberto Contador, che proprio nel momento dell’attacco ha tuttavia palesato la distanza che ancora lo separa dalla condizione ottimale: in luogo della celeberrima frustata, il madrileno ha messo in scena una scialba accelerazione di poche pedalate, facilmente annullata da Enrico Gasparotto. La terzultima ascesa si è conclusa su un’offensiva di Hesjedal, capace di guadagnare una manciata di metri insieme ad Anton e ai soliti Caruso, Rui Costa e Contador.
Nel successivo tratto di falsopiano, il canadese si è messo in proprio, sbarazzandosi dei poco pimpanti compagni d’avventura, e difendendo in completa solitudine i 20’’ circa di vantaggio fino ai piedi del Saint-Nicolas. Laddove tutti aspettavano Nibali o Gilbert, è stato invece Carlos Betancur il primo a piazzare un affondo deciso, rintuzzato in un secondo momento da Scarponi, Martin e Rodriguez, e, poco prima dello scollinamento, da un Valverde che, passando di slancio un piantato Gilbert, poneva la sua candidatura al ruolo di favorito numero uno.
I cinque hanno raggiunto ma non staccato Hesjedal, che, vedendo sopraggiungere la maglia Garmin di Martin, ha tirato fuori insospettabili energie per pilotare il drappello nei chilometri antecedenti lo strappo di Ans, dando prova di una condizione che rende meno scontata l’abdicazione alla quale dovrebbe sulla carta costringerlo, al prossimo Giro d’Italia, uno fra Nibali e Wiggins. Il sestetto ha così conservato, ai piedi dell’erta finale, 8’’ di margine sul drappello inseguitore, trainato proprio dal siciliano della Astana, messosi al servizio del più veloce Gasparotto.
Rodriguez, temibilissimo su qualsiasi arrivo all’insù, ma più a suo agio su pendenze meno abbordabili, ha provato a giocare d’anticipo; Scarponi è stato il primo a replicare, piantandosi però prima di chiudere. Martin ha prima verificato le idee di Betancur, affaticato, e di Valverde, che per principio non prende però l’iniziativa due volte nella stessa gara, e che comunque aveva forse sparato le cartucce migliori per rientrare sul Saint-Nicolas. L’irlandese si è così messo in prima persona in caccia dello spagnolo, sfilando a velocità doppia Scarponi, e ricucendo poco dopo il gap dal leader.
Per un attimo, i due hanno dato l’impressione di studiarsi, riaprendo uno spiraglio al rientro degli ex compagni di viaggio; forse memore della sciagurata avventura dello zio di ventisei anni fa, cui si è accennato in apertura, l’irlandese ha però rotto gli indugi a 300 metri dalla conclusione, lasciando sul posto un Rodriguez ormai svuotato, costretto alla piazza d’onore per la seconda volta in carriera alla Liegi. Valverde si è dovuto accontentare del gradino più basso del podio, anticipando Betancur e uno Scarponi già in formato Giro. L’uomo più atteso, Philippe Gilbert – dato per favorito, per la verità, più per il sontuoso palmares che per quanto mostrato in questa stagione -, ha chiuso 7°, bruciato anche in volata da Gasparotto, secondo italiano in top 10. Dato, quest’ultimo, che forse non dirà molto, ma che, al termine di una campagna del Nord fallimentare, costituisce di gran lunga il miglior risultato complessivo della primavera azzurra.

Matteo Novarini

« Pagina precedentePagina successiva »