GALIMZYANOV INAUGURA CON UNA VITTORIA IL CIRCUITO DELLA SARTHE

aprile 3, 2012 by Redazione  
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Il russo della Katusha si è aggiudicato la prima frazione della gara a tappe francese, da Saint-Gilles-Croix-de Vie a Riaillè, di 192 km battendo allo sprint l’italiano Sacha Modolo (CSF Inox – Colnago) e l’argentino Juan Josè Haedo (Saxo Bank) diventando il primo leader della classifica generale. Domani sono previste due semitappe: al mattino una tappa in linea di 88 km con arrivo ad Angers, dove poi nel pomeriggio ci sarà una breve cronometro individuale di soli 6,8 km.

Andrea Giorgini
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Galimzyanov si appresta a conquistare la prima tappa del Circuit Cycliste Sarthe - Pays de la Loire 2012 (foto Fabrice Lambert)

Galimzyanov si appresta a conquistare la prima tappa del Circuit Cycliste Sarthe - Pays de la Loire 2012 (foto Fabrice Lambert)

FENOMENOLOGIA DI UN MODERNO LEONE DELLE FIANDRE

La 96ª edizione della “corsa dei muri”, dal tracciato che definirei rivoluzionato più che rinnovato, doveva prevedere la sfida Boonen-Cancellara ma, con il secondo messo fuori gioco da una caduta, è stato il primo ad imporsi, ma non così nettamente come ci si sarebbe attesi alla vigilia della gara. A mettere i bastoni tra le ruote, metaforicamente parlando ovviamente, al “Leone delle Fiandre degli anni 2000”, ci hanno provato i nostri Pozzato e Ballan, entrambi autori di splendide prestazioni le quali, tuttavia, non hanno regalato all’Italia la tanto agognata vittoria in una Classica (successo che manca dalla Freccia Vallone 2009 di Rebellin), a causa di errori tattici piuttosto grossolani.

Foto copertina: Boonen in azione sui muri del Fiandre 2013 (foto Bettini)

Tom Boonen: ha vinto la “classica dei muri”, l’ha vinta per la terza volta, e quindi può a buon diritto fregiarsi del titolo di “Leone delle Fiandre”. Tuttavia, risulta perlomeno strano onorare di questo status un ciclista che non si è affatto dimostrato il più forte su quei “muri” che sono il simbolo e l’essenza della gara fiamminga e, a maggior ragione, risulta anomalo se si pensa che questo titolo è stato storicamente riservato ad autentici dominatori della classica belga, da Magni a Museeuw. Anzi, più volte il buon Tom è stato sul punto di perdere la ruota di Pozzato ma è riuscito stoicamente a resistere e a far valere infine il suo spunto veloce. Per quelle che sono le caratteristiche peculiari dell’atleta penso sia più corretto definirlo un “moderno Leone delle Fiandre”, per designare un ciclista capace di reggere il ritmo dei migliori sugli strappi in pavè ma raramente in grado di dettarlo in prima persona o comunque soccombente in un eventuale scontro frontale con i migliori, ma molto più forte “allo sprint” di questi ultimi. La mia opinione, insomma, è che ci troviamo di fronte ad una nuova tipologia di ciclista, un ibrido tra velocista puro e “classico” atleta da pavé. Data anche l’assenza di Cancellara alla Parigi-Roubaix, Tom può siglare domenica prossima una tripletta, con Gand, Fiandre e Roubaix, davvero memorabile. Voto: 10

Filippo Pozzato: oggi si è dimostrato indiscutibilmente il più forte sugli strappi, agile e potente come non l’ho mai visto in tutta la sua carriera. Tuttavia si deve accontentare della seconda piazza e questo, a mio modo di vedere, perché ha commesso tre errori piuttosto gravi. Il primo lo ha commesso sul Oude Kwaremont prima e, successivamente, sul Paterberg, quando la sua progressione aveva fatto davvero male, in primis a Boonen, ma, una volta guadagnato una manciata di metri sul corridore belga, boccheggiante ed in evidente difficoltà, Filippo si è inspiegabilmente rialzato e ha aspettato il rientro di quest’ultimo dimostrando, ancora una volta, un’eccessiva timidezza nel momento in cui si tratta di prendere il controllo della corsa. Il secondo lo ha commesso quando non ha nemmeno tentato un allungo negli ultimi chilometri, peccando così di superbia, pensando cioè di poter battere o per lo meno di potersela giocare alla pari, in volata, con il campione fiammingo. Il terzo errore è stato quello di lanciarsi in volata con un rapporto, almeno stando alle immagini televisive, troppo agile che non gli ha permesso di fare velocità. L’eccelsa condizione dimostrata fa comunque ben sperare per domenica prossima. Voto: 8

Alessandro Ballan: insieme a Pozzato ha incarnato la speranza di molti tifosi italiani di poter riassaporare il sapore della vittoria in una Grande Classica dopo anni dall’ultimo successo. L’ormai non più giovane atleta veneto ha saputo interpretare al meglio delle sue possibilità la corsa odierna, attaccando ripetutamente sugli strappi e dimostrando di meritare i gradi di capitano anche di una corazzata assoluta come la BMC, con Hushovd e Gilbert come gregari di lusso. Purtroppo l’età avanza e si fa sentire, sono ormai 33 primavere, e gli scatti telefonati del finale lo dimostrano ma può tranquillamente ritenersi appagato per come ha condotto questo suo Giro delle Fiandre. Alla Roubaix dividerà il ruolo di capitano con Hushovd. Voto: 9

Peter Sagan: arrivare quarto alla Milano-Sanremo e quinto al Giro delle Fiandre, a soli 22 anni, è segno che siamo in presenza di un atleta completo, di un fondista, in grado di primeggiare su qualsiasi terreno. Nella “classica dei muri” ha subito anche un paio di inconvenienti, forse dovuti alla non eccessiva dimestichezza nel destreggiarsi sulle pietre delle Classiche del Nord, e nel momento dell’accelerazione di Pozzato non è stato capace di reagire e di tenere il passo dei migliori. Come si è soliti dire in queste circostanze, “l’età è dalla sua” e “ne sentiremo di certo parlare in futuro”. Voto: 7

Luca Paolini: questa “vecchia guardia” del ciclismo italiano ha corso in maniera davvero esaltante, garibaldina, il Giro delle Fiandre. Evidentemente non sentendosi all’altezza di competere con i migliori sugli strappi, varie volte scatta per anticipare il gruppo e, insieme allo spagnolo Flecha (voto: 6), si rende protagonista di un’azione davvero interessante e pericolosa per i big. Purtroppo il tentativo viene riassorbito nel giro di qualche chilometro e l’ex gregario di lusso di Bettini deve accontentarsi infine della settima piazza finale. Voto: 7

Philippe Gilbert: lontano parente del dominatore assoluto della passata stagione, corre al servizio di Ballan quella che in passato è stata una gara che lo ha visto più volte protagonista assoluto. Lo si è visto tirare e stare al vento in più di un’occasione, interpretando la corsa in cerca della condizione ideale per affrontare le Classiche delle Ardenne. Forse sarebbe stato più opportuno partecipare al Giro dei Paesi Baschi, ideale per chi ha bisogno come il belga di macinare chilometri in vista di Amstel, Freccia Vallone e Liegi. Voto: 5

E. Boasson Hagen: quando i favoriti decidono di fare sul serio non riesce a reggere il loro ritmo e si stacca. Successivamente sprona la squadra nel tentativo di rientrare ma la gamba non gira a dovere e il tentativo fallisce. Chiude nell’anonimato e lontano dai primi una corsa che, probabilmente, non gli si addice. Voto: 4

Stijn Devolder, Leif Hoste, Heinrich Haussler: tre forti ciclisti da pavé, tre gare assolutamente anonime. Voto: 2

Fabian Cancellara: il grande favorito della gara, dopo aver corso una Milano-Sanremo da protagonista assoluto, era pronto a dare spettacolo nelle classiche a lui più congeniali, Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix. Purtroppo la sfortuna si è accanita sull’elvetico e ci ha impedito di godere delle sue imprese in questa classica e non lo vedremo neanche all’attacco nell’Inferno del Nord. Davvero un gran peccato. Voto: S.V.

Francesco Gandolfi.

02-04-2012

aprile 3, 2012 by Redazione  
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VUELTA CICLISTA AL PAYS VASCO
Lo spagnolo Josè Joaquin Rojas Gil (Movistar Team) si è imposto nella prima tappa, circuito di Güeñes, percorrendo 153 Km in 3h57′44″, alla media di 38,614 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’argentino l’olandese Poels e il tedesco Wegmann. Miglior italiano Daniele Ratto (Liquigas-Cannondale), 4°.

VUELTA CICLISTA AL URUGUAY
L’argentino Darío Díaz (Villa Teresa) si è imposto nella quarta tappa, Paysandú – Salto, percorrendo 113,5 Km in 2h57′37″, alla media di 38,340 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo statunitense statunitense Hanson e l’argentino Clavero. L’argentino Edgardo Simon (Real Cyclist Team) ha conservato la testa della classifica, con 3″ su Díaz e 5″ sullo statunitense Hanson.

PRINCESS MAHA CHAKRI SIRINDHON’S CUP TOUR OF THAILAND
L’uzbeko Muradjan Halmuratov si è imposto nella prima tappa, circuito di Chiang Rai. Ha preceduto allo sprint il sudcoreano Jang e di 4″ il cinese Feng. Halmuratov è il nuovo leader della classifica, con 2″ su Jang e 6″ su Feng.

VALVERDE NON C’E? CI PENSA ROJAS

aprile 2, 2012 by Redazione  
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In assenza del murciano che ha dato forfait all’ultimo minuto è il campione spagnolo a tenere alta la bandiera della Movistar al Giro dei Paesi Baschi vincendo in rimonta la frazione inaugurale di Güeñes davanti a Poels, Wegmann e Ratto che si era lanciato per primo nello sprint finale. Già fuori dai giochi il campione uscente Kloeden

Foto copertina: lo sprint che ha deciso la prima tappa del Giro dei Paesi Baschi (foto Susi Goetze)

Vuoi per la grande tradizione di ciclismo che alberga in queste terre e vuoi per i percorsi ideali per preparare al meglio sia le classiche delle Ardenne che i grandi Giri un vero e proprio parterre de roi si è presentato al via della 52a edizione del Giro dei Paesi Baschi, che da questo punto di vista presenta un campo partenti di qualità inferiore forse al solo Tour de France. Gli uomini da battere saranno i vincitori delle ultime due edizioni Horner e Kloeden (RadioShack), leader di una corazzata che comprende anche Frank Schleck, Monfort e Zaugg, e l’atleta di casa Samuel Sanchez (Euskaltel), a caccia del primo successo in carriera nella classifica generale, che in assenza di Valverde (Movistar), reduce da alcuni problemi fisici che l’hanno costretto ad abbandonare il Giro di Catalogna e di Leipheimer (Omega-QuickStep) che è stato investito da un’auto per fortuna senza gravi conseguenze proprio alla vigilia, dovranno vedersela con Rogers (Sky), Rodriguez (Katusha), Tony Martin e Peter Velits (Omega-QuickStep), Van den Broeck (Lotto-Belisol), Péraud (Ag2r), Gesink e Mollema (Rabobank), Gerrans (GreenEdge) e Daniel Martin (Garmin) nonchè Cunego e Scarponi (Lampre), principali punte di una spedizione azzurra che può contare su Carrara (Vacansoleil), Giampaolo Caruso (Katusha), Nocentini (Ag2r) e Pinotti (Bmc) per un buon piazzamento finale mentre ai successi parziali punteranno Gasparotto e Gavazzi (Astana), Appollonio (Sky), Ratto e Moser (Liquigas) e Ulissi (Lampre): oltre ai verdi di Amadio e ai blufucsia di Damiani è presente anche l’Utensilnord che sarà capitanata dal basco Vila.
Proprio la formazione di Bordonali è stata grande protagonista nella prima tappa, 152 km da Güeñes a Güeñes con 7 gran premi della montagna concentrati però quasi tutti nella fase iniziale e centrale del percorso, con il neoprofessionista Mucelli in fuga fin dalle prime battute con il veterano De La Fuente (Caja Rural), che ne ha approfittato per fare incetta di punti per la classifica degli scalatori: il gruppo ha comunque controllato agevolmente la situazione con varie squadre ad alternarsi al comando e un ritardo dai battistrada che non ha mai superato i 4′ ma sono stati gli uomini della Rabobank e della Lotto-Belisol in vista di una possibile volata rispettivamente di Matthews e Meersman a chiudere il gap a 15 km dal traguardo vale a dire ai piedi dell’Alto de San Cosme, ultima ascesa di giornata.
I poco più di 2 km al 5% di pendenza media non consentivano comunque di fare grande selezione e una caduta avvenuta nelle primissime posizioni del gruppo in cui è stato coinvolto anche Ulissi hanno fatto sì che ci fosse un rallentamento finchè ormai in prossimità della vetta finalmente Sulzberger (GreenEdge) ha smosso le acque; la discesa successiva ha visto nell’Euskaltel la formazione più attiva dapprima in fase d’attacco con Martinez e Izagirre che hanno tentato di andarsene in compagnia di Kiserlovski (Astana), Nerz (Liquigas) e Vicioso (Katusha) e successivamente in testa al gruppo per annullare il successivo contrattacco di Navarro (Saxo Bank) e Zaugg.
Il plotone è arrivato dunque pressochè compatto all’ultimo km ma nessuna squadra è riuscita a organizzare un treno e ne è venuto fuori uno sprint piuttosto caotico: alla fine la Liquigas è stata brava a portare Ratto in testa sul rettilineo conclusivo ma il 22enne piemontese è stato superato prima da Poels (Vacansoleil) e successivamente dal campione spagnolo Rojas (Movistar) che si è lanciato ai margini delle transenne riuscendo a scavalcare negli ultimi metri anche l’olandese e andando a conquistare il suo primo successo stagionale. Ratto ha ottenuto un comunque positivo 4° posto preceduto anche da Wegmann (Garmin) mentre 9° ha chiuso Gavazzi e 10° Bailetti (Utensilnord) in un gruppo che comprendeva tutti gli uomini di classifica ad eccezione di Kloeden che ha accusato un ritardo di 5′07” e dice dunque addio alla possibilità di bissare il trionfo della passata stagione. La seconda tappa, 165 km da Güeñes a Vitoria-Gasteiz, presenta sei gran premi della montagna non troppo impegnativi ma gli ultimi quattro, con la cima dell’Alto de Zaldiaran posta a 9 km dal traguardo, sono in rapida successione nella seconda metà del percorso ed è probabile che ci sia maggiore selezione e uno sprint di un gruppo di 50-60 corridori, anche se le frazioni decisive saranno la terza e la quarta con gli arrivi in salita di Eibar e dell’Alto de Ibardin e la crono conclusiva di Oñati.

Marco Salonna

01-04-2012

aprile 2, 2012 by Redazione  
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GIRO DELLE FIANDRE
Il belga Tom Boonen (Omega Pharma-Quickstep) si è imposto nella classica belga, Brugge – Oudenaarde, percorrendo 256 Km in 6h04′33″, alla media di 42,134 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Filippo Pozzato (Farnese Vini – Selle Italia) e di 1″ l’italiano Alessandro Ballan (BMC Racing Team).

FLÈCHE D’EMERAUDE
L’italiano Roberto Ferrari (Androni Giocattoli – Venezuela) si è imposto nella corsa francese, circuito di Saint-Malo, percorrendo 183 Km in 4h16′48″, alla media di 42,840 Km/h. Ha preceduto allo sprint i francesi Bouhanni ed Engoulvent.

VUELTA CICLISTA AL URUGUAY
L’uruguayano Hector Aguilar Figueiras (Funvic Pindamonhangaba) si è imposto nella terza tappa, Mercedes – Paysandú, percorrendo 173,5 Km in 4h20′42″, alla media di 39,930 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’argentino Edgardo Simon (Real Cyclist Team) e il colombiano Angarita. Simon ha conservato la testa della classifica, con 8″ su Aguilar Figueiras e 11″ sullo statunitense Hanson.

LE TRIPTYQUE DES MONTS ET CHATEAUX (Belgio)
L’olandese Wouter Wippert (Lotto-Belisol U23) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Château de Beloeil – Tournai, percorrendo 161,9 Km in 3h52′24″, alla media di 41,798 Km/h. Ha preceduto allo sprint il russo Pomoshnikov e l’unico italiano in gara, Eugenio Alafaci (Leopard – Trek Continental Team). In classifica si impone il lussemburghese Bob Jungels (Leopard – Trek Continental Team) con 51″ e 54″ sugli olandesi Slik e Goos. Alafaci è 4° a 1′00″.

TOUR DU MAROC
Il sudafricano Arran Brown (MTN Qhubeka) si è imposto anche nella decima ed ultima tappa, El Jadida – Casablanca, percorrendo 120 Km in 3h22′43″, alla media di 35,517 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’ucraino Metlushenko e il sudafricano Reinardt Janse Van Rensburg (MTN Qhubeka), che si impone nella classifica finale con 39″ sul marocchino Jelloul e di 41″ sul bulgaro Gabrovski.

PRINCESS MAHA CHAKRI SIRINDHON’S CUP TOUR OF THAILAND
L’australiano Jordan Kerby (City of Perth Cycling Team) si è imposto nel prologo, circuito di Chiang Rai, percorrendo 2,8 Km in 3′05″, alla media di 55,654 Km/h. Ha preceduto di 1″ e 4″ i connazionali Beckinsale e Dougall.

GRAN PRIX DE LA VILLE DE NOGENT-SUR-OISE
Il russo Igor Boev (Itera – Katusha) si è imposto nella corsa francese, circuito di Nogent-sur-Oise, percorrendo 178,8 Km in 3h55′17″, alla media di 45,596 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Bodiot e il belga Schets.

TROFEO PIVA – BANCA POPOLARE DI VICENZA (dilettanti)
L’australiano Jay McCarthy (Team Jayco – AIS) si è imposto nella corsa veneta, circuito di Col San Martino, percorrendo 171 Km in 4h38′15″, alla media di 36,873 Km/h. Ha preceduto allo sprint il bielorusso Bazhkou e lo sloveno Stimulak. Miglior italiano Manuel Senni (Team Colpack), 4°.

TROFEO ALTA VALLE DEL TEVERE (dilettanti)
Il russo Ilya Gorodnichev (Team Hopplà Wega Truck Italia Valdarno) si è imposto nella corsa umbra, circuito di Città di Castello. Ha preceduto l’italiano Donato De Ieso (Vejus – Tmf – Euroservicegroup – BH Bikes) e il polacco Mrozek.

UN FIANDRE PER TRE. TOM FA TRIS FRA I TRICOLORI

aprile 2, 2012 by Redazione  
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Il duello che tingeva di leggenda questo Fiandre nuovo di zecca si infrange con la clavicola di Cancellara, ruzzolato al rifornimento. Conquistare la gara sembra allora una mera formalità per Boonen, affiancato da una squadra impressionante. Ma i rinati Ballan e Pozzato si dimostrano indomiti, oltreché i più forti in campo, e mettono all’angolo il campione belga: non riescono però a evitare lo sprint, dove Tommeke impone la propria legge di predestinato.

Foto copertina: il podio del Fiandre 2012 (foto Bettini)

L’epica di Cancellara è, quasi per suggestione dello stemma nazionale che veste, quella di un eroe crociato: determinato, poderoso, a tratti perfino prepotente, circonfuso da un alone di integrità e di etica della dedizione che a stento lasciano intravedere lo spettro di qualche ombra. Dà sempre la sottile impressione di essere convinto che Dio, o quantomeno la Giustizia, siano schierati al suo fianco.

Boonen invece sembra uscito dall’epica greca. Un semidio predestinato alla gloria, apparentemente invulnerabile: fulminante allo sprint, incrollabile sul passo, travolgente sulle pendenze aspre dei muri. Come gli dei e gli eroi greci, però, è platealmente afflitto dal vizio, dalla disgrazia, dal capriccio. Qualcuno vedendolo passare da invincibile fenomeno a bersaglio giustiziato poteva ricordarsi di Achille, e della scelta di una carriera rapida, gloriosa e brevissima, in luogo di una longevità all’insegna della moderazione. Oppure pensare a Giasone, conquistatore del vello d’oro, precocemente passato dalla professione di eroe a quella di donnaiolo.

Oggi però, nel sacrilego teatro di un Fiandre riveduto e mutato, gli dei numerosi e dispettosi (invidiosissimi poi degli uomini che si credono “tutti d’un pezzo”) che affollano l’Olimpo greco hanno decisamente prevalso sulla predestinazione calvinista che avrebbe voluto Cancellara trionfatore e santo ancor prima di partire.

Al rifornimento dei 63km all’arrivo il povero Fabian si schianta al suolo, e il danno appare subito irreparabile: anzi, le notizie del dopo corsa annunciando una frattura in tre punti della clavicola decreteranno pure l’assenza dello svizzero dalla Roubaix. Quando sono gli dei ad abbatterti, non è prevista rivincita. Almeno a breve, perché per fortuna, trattandosi di una “sorte funesta” comunque tutta sportiva, ogni stagione è spesso capace di riavviare da capo la storia, e guardiamo già con aspettativa al riproporsi del grande duello l’anno venturo.

Fino a questa svolta decisiva si era vista la più tipica, corposa fuga del mattino, entro la quale si segnalavano Farrar e Belletti, due velocisti in cerca di una nuova dimensione. Poi un tentativo più serio all’approccio con i muri, sul Molenberg: se ne vanno in sei tra i quali spiccano Hayman (Sky), Vaitkus (GreenEdge) e Boom (Rabobank). Quest’ultimo verrà in seguito messo fuori gioco da una foratura nel momento sbagliato, all’attacco di un muro. La fuga però è presto rintuzzata da Boonen e dai suoi uomini.

La gara in effetti sarà a lungo connotata da un andamento privo di guizzi, con l’Omega Pharma-Quickstep e Cancellara, ben supportato da Bennati e Rast, a lasciare ben poco spazio ai tentativi che si succedevano di volta in volta. Anche dopo la caduta di Cancellara, basterà la sola Omega, superlativa, a blindare la gara fino ai giri finali. Tra gli affondi da segnalare ricordiamo quelli di due uomini BMC indecorosamente sottoforma, Gilbert (che però forse programma una stagione sbilanciata sul secondo semestre) e Hushovd. Altre opzioni, che avrebbero dato spazio a giochi tattici interessanti, proprio come la sortita a sei di cui sopra, sono state prontamente abortite, sia che ci provasse Vansummeren per la Garmin, sia che fosse Leukemans per la Vacansoleil (alla fine sarà lui il capitano, e non uno spento Devolder). La solidità della squadra di Boonen concretizza una deterrenza che spegne la gara: d’altronde pensiamo che l’OPQS alla fine piazzerà tre uomini nei primi dieci, e tutti i non ritirati alla peggio nel gruppo principale, a meno di un minuto.

Difficile dunque emettere un verdetto sul nuovo percorso: certamente l’apertura tattica e la selettività si sono dimostrate carenti, se pensiamo oltretutto che dietro ai tre dominatori di giornata è arrivato un gruppone di una cinquantina di unità con circa un minuto di distacco. Il bel tempo dell’ennesima primavera fiamminga in salsa mediterranea, però, ci ha messo del suo. Altresì probabilmente la novità del percorso e il desiderio di arrivare allo scontro frontale Boonen contro Cancellara ha indotto i due squadroni a sigillare la gara quanto più fosse possibile, stroncando ogni velleità creativa sul piano tattico. L’altra faccia della medaglia è che, con l’attenuante della difficile interpretazione di un tracciato nuovo, gli altri team non si sono dimostrati molto all’altezza, eccezion fatta per la Farnese se vogliamo. Le altre squadre hanno vissuto di performance dei singoli – sia pure eccezionali – e poco più. A proposito di wild card, molte delle scelte degli organizzatori hanno portato a ritiri quasi massivi, nonostante un’edizione non certo da tregenda: indecorosa la Net App che speriamo di vedere meglio al Giro, male la Argos-Shimano, malissimo le formazioni di casa Willems Veranda’s e Topsport Vlaanderen. Curiosamente si rinfaccia – giustamente! – il campanilismo agli organizzatori italiani, ma nessuno apre bocca quando le conseguenze nefaste di scelte di basso profilo si registrano altrove.

Più della tattica poterono le cadute: oltre all’eliminazione clamorosa di Cancellara, se ne va allo stesso modo anche un altro dei possibili favoriti, Langeveld, incocciando con uno spettatore sciagurato che gli taglia la strada a pochi metri. E qui Pozzato se la scampa con un numero di notevole abilità. Più tardi, un’azione potenzialmente decisiva sul penultimo Paterberg verrà propiziata dallo schianto di Vansummeren all’imbocco della salita!

Prima di arrivare lì, tuttavia, si era visto un bel forcing di Vanmarcke per la Garmin sull’Oude Kwaremont, col solo effetto però di allungare il gruppo creando le condizioni per un allungo di, guarda caso, un compagno di Boonen, ovvero Chavanel, nel falsopiano con cui culmina questo muro. L’azione di Chavanel darà adito a sua volta all’anticipo di Jerome dell’Europcar, Flecha per la Sky (attivo a dispetto del recentissimo recupero da una frattura) e un altro corridore che ha firmato un Fiandre di altissimo livello, vale a dire Paolini. Dopo il pasticcio del Paterberg a questo gruppo si uniranno un pugno di uomini, formando così un gruppetto di undici dove per l’Omega abbiamo ben tre rappresentanti, il capitano Boonen con gli scudieri più accreditati, Terpstra e Chavanel; ci sono anche Pozzato, Ballan e Paolini. Questi sei finiranno poi, dopo altre traversie, in una top ten che si caratterizzerà pertanto in due sensi molto chiari: il predominio della squadra di Boonen, e – finalmente – la grande gara, anche senza vittoria, degli italiani. Abbiamo inoltre Vanmarcke, Jerome, Flecha, Iglinsky e… Peter Sagan.

Parlando di predestinati dagli dei, non possiamo omettere una citazione per il fenomenale slovacco, alla fine quinto, battuto solo da un Van Avermaet che oltre ad essere comunque veloce aveva condotto fin lì una gara in difesa. Invece Peter, pur direttamente coinvolto dalla caduta di Vansummeren, si riporta in solitaria con un’azione mostruosa sul gruppetto di testa. Senza dubbio uno dei gesti atletici più significativi di questo Fiandre, anche se le telecamere ce ne regalano solo la conclusione. Per dare un termine di confronto basti pensare che due atleti di qualità indubbie e apparsi oltretutto decisamente in condizione come Gatto e Boasson-Hagen non riusciranno, pur in coppia, nella medesima impresa. Il problema è che la mossa si rivelerà un dispendio inutile, visto che le carte si rimescoleranno nella parte pianeggiante del circuito, complice il gran lavoro là dietro del Team Sky (esito finale? Boasson Hagen diciannovesimo, miglior piazzato del team; e di qui un giudizio complessivo comunque non lusinghiero). Tornando a Sagan, il suo quinto posto, vale a dire la “sconfitta” per mano di Van Avermaet, consegue anche a un altro pazzesco inseguimento solitario, qui comprensibilmente senza fortuna, quando il giovane slovacco aveva tentato di tornare, sempre in solitaria, sul trio di testa. Una forza fisica e mentale impressionante, che andrà condita con la giusta dose di esperienza per massimizzare i risultati. Ma forse a quest’età è ancora più importante dare il massimo che massimizzare…

Giungiamo così all’accoppiata decisiva dei due muri finali con una situazione tuttora fluida e indefinita, un gruppo intorno alle trenta unità molte delle quali però duramente provate dall’inseguimento sul gruppetto selezionatosi per la caduta di Vansummeren.

Qui finalmente il Fiandre si infiamma, e assistiamo a due gesti tecnici eclatanti. Ce li offrono due corridori italiani, entrambi, come in una vera narrazione epica, “rinati”: Ballan tornato a correre le “sue” gare, dopo le assurde sospensioni cautelative da parte del team per via dell’inchiesta che, quest’anno per l’ennesima volta, tira fuori il naso sui giornali guarda caso alla vigilia della campagna nord. Pozzato, rientrato a tappe forzate da una improvvida frattura della clavicola, dimostrando però in questo modo di aver trovato una mentalità che gli mancava, grazie pure a un ambiente in Farnese ben diverso da quello conflittuale vissuto in Katusha l’anno passato.

Ballan fionda una progressione devastante sul Kwaremont. E fa il vuoto. Apre una voragine. Sembra che nessuno sia in grado di colmarla, ma ecco risalire perfettamente composto Pozzato. Ballan intuisce l’importanza di un’azione congiunta e non forza. Il guizzo di Pozzato è stato peraltro repentino e agilissimo, difficile a dirsi se Ballan avrebbe potuto fare altrimenti.

Dietro Pozzato, però, fiammeggia l’aura di Tom Boonen. Il fiammingo è l’unico capace di affiancarsi a questo duo di campioni ritrovati, che arrampicandosi lungo le rampe ciottolate del Kwaremont risalgono prepotenti verso l’empireo del livello tecnico che loro compete.

Il trio è fatto, la gara decisa. Pozzato e Ballan sono due grandi, ma che effetto farà loro correre al fianco di chi ormai è una leggenda vivente? Entrambi l’hanno già vissuto alla Roubaix: Pippo fu l’unico capace di inseguire la cavalcata trionfale di Boonen nel 2009, e Ballan nel 2006 fu con lo stesso Boonen e Cancellara protagonista di un trio delle meraviglie consimile a quello odierno.
Davvero ricordiamo l’Iliade, la grande guerra dove – per l’ultima volta? – gli uomini combatterono al fianco degli dei. Diomede che ferisce il dio Marte… Questa era la nostra speranza vedendo i due grandi eroi umani, troppo umani, al fianco del semidio delle pietre.

Vedere collaborare quei tre per distanziare gli inseguitori ha lo splendore ritmato degli esametri immortali. Prima sfida: il Paterberg. I due italiani, qui forse più Pozzato, colpiscono duro.
Boonen vacilla.
Non crolla.

Ora la gara è atroce. Le forze vengono meno. Un solo copione è scritto: Ballan costretto ad allungare, troppo lento in volata. Boonen costretto a chiudere sempre e comunque, troppo veloce in volata.
Per Pozzato due opzioni: provare a inserire un contropiede su uno degli attacchi di Ballan, oppure attendere la volata senza sforzi supplementari, in modo di incrementare al massimo il differenziale di freschezza contro Boonen.
In televisione sembrano entrambe buone, forse quasi meglio la prima. Però sulla strada c’è un grande vento contro, e Boonen in intervista gli renderà grazie. Ancora una volta un dio greco, stavolta Eolo, dalla parte del predestinato. Dunque meglio la seconda scelta, perché un attacco col vento in faccia ha meno chances, e viceversa in una volata con vento sfavorevole è privilegiata la freschezza, che dal Paterberg Pozzato sa essere dalla sua. Ancor più se mentre Boonen fatica, lui si “riposa”.

Ballan attacca. Una volta, due, tre. Inevitabile in questa storia di terne (il terzetto all’attacco, il pregiatissimo terzo Fiandre per Tom, nella storia lui e altri tre, tra cui Magni). Tre volte, numero del mito. Ma Eolo si oppone.

Con calzari alati e denti digrignanti i due uomini più rapidi volano in volata, Ballan si immola per lanciarla. Ma nonostante ogni calcolo, Boonen è fulminante. Pozzato perde di poco. Qualcuno vede un’incertezza sul rapporto impostato: dio è nei dettagli? Paura di vincere? Destino?
Non lo sapremo mai. Quel che è certo è che per noi hanno vinto tutti e tre. E lo diciamo col cuore, anche se forse non saranno d’accordo Filippo e Alessandro (omonimi di due grandi greci, tra l’altro: ma già grandi della Storia e non più della leggenda).
Però cavalcare a fianco di un dio, sfidarlo, quasi piegarlo… è comunque una vittoria. Ettore non è morto quando Achille gli ha inchiodato la lancia in gola, è diventato immortale.

Per mera cronaca, la volata dei comuni mortali: vinta da Van Avermaet su Sagan (comune mortale?), indorando ulteriormente la gara BMC, sulla quale però pesano gli opachi Gilbert e Hushovd. Ottimo settimo, alla fine, Luca Paolini: ancor migliore del risultato la sua condotta di gara.

Gabriele Bugada

IL FENOMENO FERRARI SI RIPETE IN FRANCIA

aprile 1, 2012 by Redazione  
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Bis in terra transalpina per il velocista della Androni Giocattoli, che ha vinto quest’oggi davanti al francese della FDJ – Big Mat Nacer Bouhanni e al suo connazionale Jimmy Engoulvent (Saur – Sojasun) la Fleche d’Emeraude. Nella top 15 anche altri due italiani: Francesco Lasca (Caja Rural) è 11° mentre Pelucchi (Team Europcar) chiude 13°.

Andrea Giorgini
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Il successo di Ferrari nella Flèche d’Émeraude (www.ouest-france.fr)

Il successo di Ferrari nella Flèche d’Émeraude (www.ouest-france.fr)

PAVEL BRUTT VINCE IL GIRO DEL LIMBURGO

aprile 1, 2012 by Redazione  
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E’ il campione nazionale russo il vincitore della Hel Van Det Mergelland, gara in linea olandese di 195 km con partenza e arrivo nella cittadina di Eijsden. La vittoria è arrivata grazie a una fuga sin dai primi km e il ciclista della Katusha ha avuto la meglio su Simon Geschke (Argos Shimano) e Daniel Schorn (Team Netapp).

Andrea Giorgini
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La volata che ha sigillato ledizione 2012 della Volta Limburg Classic (www.photopress.be)

La volata che ha sigillato l'edizione 2012 della Volta Limburg Classic (www.photopress.be)

GP INDURAIN, MORENO GUIDA IL FESTIVAL IBERICO

aprile 1, 2012 by Redazione  
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Tripletta spagnola nella corsa dedicata al campione navarro con il 30enne di Madrid che rientra sul gruppetto di testa dopo esserne rimasto staccato fa il vuoto sullo strappo finale di Basilica de Puy battendo Landa e Madrazo con Damiano Caruso 8° e Moreno Moser 12°

Foto copertina: Moreno svetta sul traguardo del Santuario del Puy, ad Estella, traguardo del GP Indurain (foto Susanne Goetze / cyclinginside.com)

La 44a edizione del Gp Miguel Indurain, che ha assunto questa denominazione a partire dal 1999 vale a dire tre anni dopo il ritiro del navarro vincitore di cinque Tour de France consecutivi e due Giri d’Italia, si è disputata lungo un percorso di 179 km con partenza da Estella e arrivo alla Basilica de Puy infarcito di salite con un gpm di 1a categoria all’Alto de Giurguillano, quattro di 2a categoria e l’ultimo km tutto all’insù verso il traguardo: al via solo 11 squadre e 98 corridori ma non era certo la qualità a mancare con Rodriguez (Katusha) e Samuel Sanchez (Euskaltel), vincitori rispettivamente nel 2010 e nel 2011, uomini da battere spalleggiati rispettivamente da Moreno e Menchov e da Anton e Astarloza e con Wegmann e Daniel Martin (Garmin), Cobo e Rui Costa (Movistar), De La Fuente (Caja Rural), Damiano Caruso (Liquigas), Chris Soerensen (Saxo Bank) e Nocentini (Ag2r), in grande evidenza sia alla Tirreno-Adriatico che al Critérium International e unico italiano a essersi imposto in questa corsa insieme a Garzelli, pronti a dire la loro.
La gara è vissuta sulla fuga di Urrutia (Orbea), Cano (Andalucia), Belda (Burgos-Bh) e Julian Sanchez (Caja Rural), atleta passato professionista con la Fassa Bortolo già attivissimo al Giro di Catalogna e ultimo ad arrendersi al ritorno del gruppo che guidato da Euskaltel, Katusha e Movistar dopo aver concesso un vantaggio di oltre 8′ ha chiuso il gap a 40 km dall’arrivo. Sull’Alto de Lezaun si è accesa la battaglia tra i big con Giampaolo Caruso (Katusha) e Paulinho (Saxo Bank) primi a provarci e Vicioso (Katusha), Herrada e Karpets (Movistar) e Zabriskie (Garmin) che hanno tentato a loro volta di andarsene ma il plotone, dal quale hanno perso contatto un Nocentini in giornata no e un Cobo in ritardo di condizione che in questa stagione, punterà esclusivamente a Tour e Vuelta, non ha lasciato spazio fino all’Alto de Eraul, penultima ascesa di giornata con la vetta posta a 10 km dal traguardo, quando 12 corridori tra cui Damiano Caruso e Moser (Liquigas) e ancora Giampaolo Caruso sono riusciti a prendere un leggero margine: sembrava essere l’azione buona ma Moreno è riuscito a riportarsi sotto in discesa e a fare la differenza negli ultimi 300 metri conquistando il suo secondo successo stagionale con un’azione simile a quella che gli aveva consentito di aggiudicarsi una tappa alla Vuelta de Andalucia. Il 30enne madrileno si è imposto con 2” su Landa (Euskaltel), 7” su Madrazo e Rui Costa (Movistar), 9” su Nerz (Liquigas), 14” su Paulinho, 17” su Danail Petrov (Caja Rural) e 23” su Giampaolo Caruso 8° e primo degli italiani mentre hanno chiuso con un ritardo rispettivamente di 1′32” e 2′03” Rodriguez e Samuel Sanchez, che nel finale si è messo a disposizione dei compagni di squadra e che nei prossimi giorni cercherà a tutti i costi di far suo il Giro dei Paesi Baschi in programma dal 2 al 7 aprile che ancora manca nel suo palmarés.

Marco Salonna

31-03-2012

aprile 1, 2012 by Redazione  
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GRAN PREMIO MIGUEL INDURAIN
Lo spagnolo Daniel Moreno Fernandez (Katusha Team) si è imposto nella corsa spagnola, Estella – Basílica del Puy, percorrendo 179,3 Km in 4h54′34″, alla media di 36,521 Km/h. Ha preceduto di 2″ i connazionali Landa Meana e Madrazo Ruiz. Miglior italiano Damiano Caruso (Liquigas-Cannondale), 8° a 23″.

VOLTA LIMBURG CLASSIC
Il russo Pavel Brutt (Katusha Team) si è imposto nella corsa olandese, circuito di Eijsden, percorrendo 195 Km in 5h02′, alla media di 38,741 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Geschke e l’austriaco Schorn. Miglior italiano Sacha Modolo (Colnago – Csf Inox), 9° a 8″.

VUELTA CICLISTA AL URUGUAY
L’argentino Edgardo Simon (Real Cyclist Team) si è imposto nella seconda tappa, Cardona – Mercedes, percorrendo 165,1 Km in 3h48′25″, alla media di 43,368 Km/h. Ha preceduto allo sprint il colombiano Angarita e l’uruguayano Aguilar Figueiras. Simon è il nuovo leader della classifica, con 5″ sullo statunitense Hanson e 7″ sull’argentino Darío Díaz.

LE TRIPTYQUE DES MONTS ET CHATEAUX (Belgio)
Seconda tappa suddivisa in due semitappe.
Il mattino, l’olandese Dylan Van Baarle (Rabobank Continental Team) si è imposto nella prima semitappa, circuito a cronometro di Mont de l’Enclus, percorrendo 9 Km in 12′26″, alla media di 43,431 Km/h. Ha preceduto di 11″ e 17″ i belgi Wellens e Verraes. Unico italiano in gara Eugenio Alafaci (Leopard – Trek Continental Team), 25° a 46″. Il lussemburghese Bob Jungels (Leopard – Trek Continental Team) è il nuovo leader della classifica, con lo stesso tempo del belga Sean De Bie (Ovyta-Eijssen-Acrog) e 10″ sul moldavo Pliuschin. Alafaci 13° a 57″.
Il pomeriggio, il belga Antoine Demoitie (Idemasport – Biowanze) si è imposto nella seconda semitappa, Mont de l’Enclus – Vieux-Condé, percorrendo 85,5 Km in 1h52′50″, alla media di 45,465 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Wippert e il belga De Bie. Alafaci 5°. De Bie si è riportato in testa alla classifica, con 2″ su Jungels e 12″ su Pliuschin. Alafaci 13° a 59″.

TOUR DU MAROC
Il sudafricano Arran Brown (MTN Qhubeka) si è imposto nella nona tappa, Marrakech – El Jadida, percorrendo 179 Km in 3h56′45″, alla media di 45,364 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’argentino Hannachi e l’ucraino Metlushenko. Il sudafricano Reinardt Janse Van Rensburg (MTN Qhubeka) ha conservato la testa della classifica con 39″ sul marocchino Jelloul e di 41″ sul bulgaro Gabrovski.

MILANO – BUSSETO (dilettanti)
L’italiano Nicola Ruffoni (Team Colpack) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Busseto, percorrendo 139,6 Km in 3h27′, alla media di 40,463 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Andrea Trovato (Palazzago Elledent Rad Logistica) e Andrea Dal Col (Trevigiani Dynamon Bottoli)

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