09-04-2012

aprile 10, 2012 by Redazione  
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RUND UM KOLN
Il ceco Jan Barta (Team NetApp) si è imposto nella corsa tedesca, Hückeswagen – Colonia, percorrendo 196,7 Km in 5h05′58″, alla media di 38,573 Km/h. Ha preceduto di 2′02″ il lituano Bagdonas e il polacco Marczynski. Unico italiano Cesare Benedetti (Team Netapp), 79° a 13′53″.

DWAARS DOOR HET HAGELAND
Il belga Timothy Stevens si è imposto nella corsa belga, circuito di Aarschot, percorrendo 174,2 Km in 4h07′50″, alla media di 42,173 Km/h. Ha preceduto di 2″ i connazionali Commeyne ed Eeckhout.

GIRO DEL BELVEDERE (dilettanti)
L’italiano Daniele Dall’Oste (Trevigiani Dynamon Bottoli) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Villa di Villa (Cordigliano), percorrendo 154 Km in 3h37′10″, alla media di 42,548 Km/h. Ha preceduto di 15″ l’italiano Enrico Barbin (Trevigiani Dynamon Bottoli) e il bielorusso Bazhkou.

IMPRESA DI JAN BARTA ALLA RUND UN KÖLN

aprile 10, 2012 by Redazione  
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Il corridore ceco del Team Netapp conferma il grande momento di forma dimostrato alla Settimana Internazionale Coppi & Bartali, vincendo in fuga solitaria la 96.ma Rund um Köln, classica in linea tedesca. Sul traguardo posto in Bayernstraße a Colonia, Jan Barta ha distanziato di 20” il lituano Gediminas Bagdonas (An Post – Sean Kelly) e il polacco Tomasz Marczynsky (Vacansoleil). L’attacco decisivo è avvenuto sull’ultima salita del giorno, il Schloss Bensberg, a circa 40 km dal termine, e non è stato più raggiunto dagli inseguitori, andando a cogliere la terza vittoria stagionale dopo la cronosquadre e la classifica finale alla Settimana Internazionale Coppi & Bartali.

Andrea Giorgini
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Larrivo solitario del ceco Barta (www.teamnetapp.com)

L'arrivo solitario del ceco Barta (www.teamnetapp.com)

08-04-2012

aprile 9, 2012 by Redazione  
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PARIS – ROUBAIX
Il belga Tom Boonen (Omega Pharma-Quickstep) si è imposto nella classica francese, Compiègne – Roubaix, percorrendo 257,5 Km in 5h55′22″, alla media di 43,476 Km/h. Ha preceduto di 1′39″ il francese Turgot e l’italiano Alessandro Ballan (BMC Racing Team).

KLASIKA PRIMAVERA DE AMOREBIETA
L’italiano Giovanni Visconti (Movistar Team) si è imposto nella corsa spagnola, circuito di Amorebieta, percorrendo 171,6 Km in 4h10′43″, alla media di 41,066 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli spagnoli Valverde Belmonte e Anton Hernandez.

CIRCUIT DES ARDENNES PROFESSIONEL (Francia)
Due tappe disputate nell’ultimo giorno di gara.
Il mattino, la formazione russa Itera – Katusha si è imposta nella terza tappa, cronometro a squadre Sedan-Torcy – Charleville Mézières, percorrendo 25,1 Km in 30′58″, alla media di 48,633 Km/h. Ha preceduto di 10″ la britannica Endura Racing e di 20″ la Continental Team Astana. Il polacco Marek Rutkiewicz (CCC Polsat Polkowice) è il nuovo leader della classifica con 8″ sul britannico Downing e 11″ sul russo Kuznetsov. Unico italiano Henry Frusto (Team Nippo), 49° a 3′03″.
Il pomeriggio, il francese Stéphane Rossetto (CC Nogent Sur Oise) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Charleville Mézières – Sedan-Frénois, percorrendo 116 Km in 2h49′05″, alla media di 41,163 Km/h. Ha preceduto di 17″ Downing e il belga Wellens. Frusto 4°. In classifica si impone Rutkiewicz con 4″ sul britannico Downing e 19″ su Kuznetsov. Frusto 33° a 3′03″.

VUELTA CICLISTA AL URUGUAY
Lo statunitense Kenneth Hanson (Optum p/b Kelly Benefit Strategies) si è imposto nella decima ed ultima tappa, Trinidad – Montevideo, percorrendo 198,3 Km in 4h55′41″, alla media di 40,239 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli argentini Simon e Clavero. In classifica si impone il brasiliano Magno Nazaret (Funvic Pindamonhangaba) ha conservato la testa della classifica, con 18″ sullo statunitense Zirbel e 26″ su Simon.

GRAND PRIX OF SOCHI (Russia)
Il russo Leonid Krasnov (RusVelo) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Nebug – Krasnodar, percorrendo 163 Km in 3h49′26″, alla media di 42,626 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Körber e il serbo Ivan Stević (Salcano – Manisaspor Cycling Team), che si impone nella classifica finale con 9″ sul russo Kosyakov e 48″ sull’ucraino Pakhtusov.

GRAN PREMIO CAMON (dilettanti)
L’italiano Paolo Simion (Zalf Désirée Fior) si è imposto nella corsa italiana, circuito di San Bernardino di Lugo. Ha preceduto allo sprint gli italiani Andrea Trovato (Palazzago Elledent Rad Logistica) e Alfonso Fiorenza (Gragnano Sporting Club)

L’UOMO CHE HA SFONDATO IL CIELO: BOONEN RACCOGLIE LA QUARTA PIETRA

aprile 9, 2012 by Redazione  
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Boonen contro tutti, Boonen più di tutti. Tom coglie l’istante e si lancia in una cavalcata solitaria, intangibile, irraggiungibile, mentre avversari (e compagni) precipitano in un inferno di sconcerto, confusione, discordia, cadute e rotture. Unico nella storia a duplicare la doppietta della pietre Fiandre-Roubaix, affianca De Vlaeminck con il record di quattro Roubaix conquistate. Finora.

Foto copertina: Boonen lanciato verso la sua quarta Roubaix (foto Bettini)

Un uomo solo è al comando, la sua maglia è biancoceleste, il suo nome è Tom Boonen. La citazione è e resta blasfema, ma merita di essere scomodata per celebrare l’ingresso di Tommeke tanto nel velodromo di Roubaix come nel mito del ciclismo. Ottanta minuti di interminabile solitudine. Ottanta minuti fatti di pura magia, quando la bicicletta del fiammingo galleggia sul pavé, con la schiena del campione – perfettamente allineata al suolo – che non registra più nessuna delle tremende vibrazioni assorbite dalle braccia e dagli addominali; ma ottanta minuti fatti anche di sofferenza, quando le gambe stantuffano, la bocca si spalanca, il motore batte in testa e perfino il re delle pietre cerca disperato un corridoio di terriccio ed erba.
Ottanta minuti della violenza totale ed assoluta che si esercita nel ciclismo, senza alcun contatto fisico con l’avversario: Boonen distrugge da solo, se non perfino tutto il gruppo, quantomeno i quattordici più immediati inseguitori. Li distrugge nell’animo, con il veleno di una distanza minima, misurabile in secondi, eppure incolmabile; li distrugge nelle gambe, imponendo a se stesso, e di riflesso a loro, un ritmo martellante; li distrugge nella mente, obbligandoli a giochi tattici che finiscono per fondarsi sull’assioma della sconfitta.

Boonen oggi batte anche il convitato di pietra, Fabian Cancellara. L’avversario più duro da battere, perché nello sport a volte si rovescia l’aurea regola sugli assenti che hanno torto, e viceversa gli assenti finiscono spesso per ammantarsi di una perfezione che la realtà complicherebbe non poco. Un Cancellara assente, a rigor di termini, non può essere staccato, messo in mezzo, mandato allo sbaraglio, insomma non può essere, nei fatti, battuto. Il Cancellara fortissimo del 2011 non ha vinto né il Fiandre né la Roubaix, ma tutti giurerebbero che il Cancellara ugualmente fortissimo del 2012 le avrebbe vinte entrambe, certamente! Ecco come mai i fantasmi sono sempre gli avversari più acerrimi. D’altro canto la grandezza di Boonen nasce anche dalla compresenza storica di un grande avversario: il paradosso a cui si potrebbe giungere è che Boonen finisca per essere riconosicuto come il più grande di sempre sul pavé, e nondimeno Cancellara come il più forte corridore da pietre di questa generazione.
Oggi però Tom, con un vero miracolo, sconfigge anche Fabian. Non lo sconfigge – o non solo – perché allunga il passo negli albi d’oro, che da soli dicono poco (anche se di fronte a un albo d’oro così rotondo…); e nemmeno lo sconfigge per aver lanciato se stesso come una pietra qualche chilometro più lungi di quanto fece lo svizzero; il punto non è neppure che Cancellara scappò via di furbizia, approfittando di distrazione e complicità con atleti di altre squadre, mentre Boonen se ne va squadernando in faccia a tutti una plateale follia.
Il punto è che il fianco alla “sconfitta” lo prestò proprio lo svizzero, strillando ai quattro venti la propria insoddisfazione per il fatto che tutti gli altri “gli corressero contro”. Tommeke oggi ha suggerito una soluzione. Osare l’improponibile, senza mai aver lamentato le occasioni perse – spesso a vantaggio di compagni di squadra! – a causa del fatto di essere faro della corsa.

La cronaca è essenziale e brutale. C’è una fuga del mattino, con poche conseguenze. Cadute e ventagli qui e là denunciano un Pozzato un po’ distratto, spesso in pancia al gruppo, ancora non sintonizzato con il ruolo che lo dovrebbe vedere duellare alla pari con Boonen. Arenberg è condotta a gas spalancato dall’Omega, con un Chavanel in bello spolvero. “Modesti” gli esiti, si fa per dire, vale a dire gruppo ridotto a una trentina di unità. Da qui si dipartono un paio di tentativi, il primo con i nomi pesanti di Flecha e Ballan, poi entrambi in predicato di approdare sul podio fino agli ultimi metri di gara: mettono la testa fuori molto presto, ai -80km, forse troppo presto: c’è aria di gambe pimpanti, certamente, ma anche di complesso di inferiorità, di ansia di anticipare, sottraendosi allo scontro diretto, quel che è peggio di relativa sfiducia da parte delle rispettive squadre, anzi squadrone. I fatti confermeranno poi tristemente questa ipotesi, molto curiosamente in entrambi i casi per cercare di tutelare un capitano norvegese seppure a discapito dei marinai mediterranei; sfidando, in un caso come nell’altro, l’evidenza delle gare precedenti sui reali rapporti di forza tra i corridori. Nell’azione entra l’avventizio Casper, poi due uomini che mostreranno bella gamba fino in fondo, pur frenati da alterne vicende, come Ladagnous e Wynants, e infine un altro personaggio da podio, per quanto decisamente più improbabile degli esperti Flecha e Ballan, ovvero il sorprendente francese Turgot della Europcar.

Ricondotti all’ordine questi ammutinati, l’Omega Quickstep tesse la propria tela tattica lanciando in avanscoperta Chavanel in un peculiare assalto quasi tutto transalpino: ci riprovano Ladagnous e Turgot, e c’è anche Mangel. L’unico intruso è Schar della BMC, lo squadrone ha già lavorato duramente e inizia ad andare in affanno. Chavanel dovrebbe essere la testa di ponte per un attacco di Boonen già programmato, ma sul pavé di Orchies proprio Chavanel fora, e contestualmente Turgot allunga restando per un po’ a faticare solo al comando. Ben presto però il piano Omega prenda forma nonostante l’imprevisto occorso al campione nazionale di Francia: Boonen allunga, e Pozzato sembra aver fatto scintillare il proprio innesco, accodandosi prontamente in bella scioltezza al belga. In un rimescolamento delle medesime carte del Fiandre è ora Ballan a rientrare prepotente, con sulla coda l’incomodo ingombro di Terpstra, gregario d.o.c. di Boonen. Un quartetto delle meraviglie in cui l’estraneo sembra Turgot (che alla fine, come vedremo, troverà perfino il secondo posto nell’uovo di Pasqua).

Il problema è però che Boonen scalpita, vuole cementare il vantaggio, così – intorno ai meno 57km al traguardo – dà una bella frustata assieme al compagno. Qui il primo istante decisivo: Pozzato fa per seguire, ma d’un tratto si ferma e fa il buco; vuole che chiuda Ballan, rientrato però da poco, e tartassato nell’auricolare da un direttore sportivo che pretende un atteggiamento passivo in vista del rientro di Hushovd, appiedato da una foratura e poi cascato. Ma tant’è. Incombe anche l’armata Sky che accorre in forze. L’incertezza dei due italiani è fatale: la tragica, incofessabile verità, è che probabilmente i due, e non solo loro, hanno pensato che la mossa di Boonen fosse suicida, che si trattava di mandarlo a cuocersi per bene, lessando nel frattempo anche l’ultimo gregario a portata di mano.
E in effetti questa ultima parte del ragionamento non fa una grinza: Terpstra deve incaricarsi di una serie di menate a fondo per dilatare il vantaggio almeno oltre i venti secondi, per uscire da mirino insomma, ma così facendo finisce ben presto in acido lattico, nonché in clamoroso debito d’ossigeno sul primo tratto in pavé in cui la coppia incappa (c’è forse di mezzo un problema meccanico?). Boonen è solo.
Qui però subentra il colpo di classe del campione fiammingo: saggiata la gamba, decide di giocarsi il tutto per tutto. Sono bastati frazioni di secondo per leggere la psicologia della gara: avversari già propensi a bisticciare tra loro per un piazzamento, squadre confuse e divise al proprio interno. Rimanere invischiato in quella melassa significherebbe fare la fine di Fabian in versione Roubiax 2011. Meglio, se proprio si deve “finire”, l’abito di scena del Cancellara del Fiandre 2011. Quel che là dietro sperano tutti è che anche il finale dell’opera coincida, con il fuggitivo spiaggiato dopo un oceano di chilometri solitari.

Boonen però si gestisce, non si fa prendere dall’isteria di gonfiare il minutaggio per scioccare e terrorizzare. Procede regolare, rosicchiando un secondo alla volta, rimanendo in pareggio per interminabili tratti, sfidando l’ansia nei momenti in cui il margine si erode. Solo con se stesso, con le pietre, con il vento che soffia veemente. Grande alleato dei fiamminghi, il vento. Stopper d’eccezione al Fiandre, qui invece quando non arriva dalle spalle a sostenere il fuggitivo, è più spesso, molto più spesso, laterale. Vale a dire la tipologia di vento che più di ogni altra compromette il vantaggio di correre in gruppo. Col vento di taglio si sta a ruota, illusoriamente convinti di star risparmiando, ma lavorati duramente ai fianchi da quell’aria che ti consuma.

Si compone un gruppo di inseguitori là dietro, senza Pozzato però: il vicentino casca in curva e chiude la propria gara, dolorante e demotivato. Come anticipato c’è un robusto contingente Sky, quasi un terzo del totale del gruppetto con Stannard, Hayman, Flecha e Boasson Hagen. C’è una bella rappresentanza italiana, con Ballan, Paolini, ancora in notevole evidenza (specie per lo standard offerto quest’anno dal suo team in queste gare), l’inossidabile Tosatto e un Guarnieri in potenziale evoluzione. Ci sono un paio di Rabobank, cioè Wynants e Boom, quindi i francesi iperattivi già in precedenza, Ladagnous e Turgot, il campione uscente Vansummeren (prova dignitosa e poco più), infine, fondamentale, un Trepstra che correndo sulle ruote ha modo di riprendersi. Tutti pretendono, comprensibilmente, che lavorino gli Sky.

E gli Sky lo fanno, ma nel modo peggiore. Forse pensando di sfruttare al meglio le caratteristiche di Stannard e Hayman, vengono realizzate lunghe trenate solitarie, invece che una rapida rotazione. Così, in pratica, il vantaggio del numero si annulla, riducendo la prova a un paio di “uno contro uno” dove però la teorica possibilità degli anglosassoni di consumarsi a fondo non compensa la maggiore qualità di Tommeke. Risultato, quasi algebricamente, un incremento sgocciolante ma emorragico del vantaggio. Se a questo aggiungiamo le fasi di negoziazione con i Rabobank, decisissimi a fare corsa in due senza sacrifici dell’uno o dell’altro, ma tra gli stessi Sky un Hayman che in realtà pure lui va di conserva (arriverà nel gruppetto, sei minuti prima di Stannard!), un Boasson Hagen che o viene tutelato in quanto è al gancio (ma allora che cosa si spera, che arrivi fino alla volata?), o è al gancio tout court, però in tal caso per un paio di sparate sull’asfalto lo si poteva anche spendere, invece che tenerlo lì a zavorrare il gruppo fino a che non si staccherà penosamente. Insomma: è quasi un miracolo che Boonen non prenda il largo.
Quello che colpisce dell’impresa di Boonen è che essa non si è sviluppata su canoni e linee che solletichino immaginazioni paranoiche di motorini o doping fantascientifici: la smentita può essere dietro l’angolo, è chiaro, ma nel guardare la corsa in sé risulta sorprendente la maniera implacabilmente “naturale” con cui ha preso forma un esito straordinario. Si è trattato di scelta di tempo, di temerarietà, di lettura azzeccata delle dinamiche di gara, di gestione oculata. Non di uno strappo violento e irresistibile, né di una cavalcata a velocità inumane.

Irritato forse dalla condotta dei compagni, o magari nell’ambito di uno schizofrenico tentativo di cambiare il corso delle cose, un allungo di Flecha romperà il gruppo in due ai -27km, ma l’unità poi si ricomporrà per iniziativa di Terpstra: arguta intuizione, unirli per dividerli. Tre o quattro capitani pari grado che collaborino potrebbero avvicinarsi a Boonen più pericolosamente che non un gruppo folto e asimmetrico, dove ognuno si aspetta che lavori qualcun altro. Conferma eminente quando sul Carrefour del’Arbre Boom con pedalata mostruosamente fluida rientra da un cambio bici per foratura e trapassa il gruppo, tirando dritto e portandosi dietro Ballan e Flecha, oltreché Ladagnous che però forerà (come dietro Guarnieri): per la prima volta il vantaggio di Tom cala.

Ma il traguardo è troppo vicino, e il trio inizia a tirare indietro la gamba pensando a giocarsi i piazzamenti. Tanto la tireranno indietro che mentre Boonen sta già celebrando, i suoi tre più valorosi opponenti vengono ripresi, in pieno velodromo e in pieno cincischiamento, da Turgot e Terpstra. Il francese avrà così modo di soffiare la seconda piazza, battendo Ballan in uno dei fotofinish più stretti mai visti qui. Un ex aequo sarebbe stato d’uopo, ma dopotutto… siamo in Francia! Queste però sono le briciole, seppur briciole d’oro, che valgono una giornata di dolore e sudore, quindi tutto fuorché disprezzabili, come il bei piazzamenti di Paolini (11.o) e Tosatto (7.o).

Cocente sconfitta per le “celestiali” schiere Sky, sfondate e sbriciolate dallo strapotere tecnico di Boonen: una giornata di gran forma collettiva (ripetiamolo, quattro uomini nella dozzina o poco più che “si giocava”, tra virgolette visto l’atteggiamento, la gara) si traduce in una gestione deludente dell’uomo più in forma, poco appoggiato e parso quasi battitore libero, vale a dire quel Flecha che per sue caratteristiche non farà nemmeno podio. Hayman ottavo, e poi bisogna sfilare oltre il quarantesimo posto per raccogliere i cocci.

Ma la nostra memoria, oggi, non riterrà numeri, statistiche e strategie; semmai conserverà per sempre l’immagine di Boonen librato al di sopra delle gabbie tattiche, del “correre contro”, del “tenersi per”, liberatosi da tutto e da tutti grazie alla scelta pazza di rinunciare al proprio punto di forza (cioè quell’attesa della volata che l’avrebbe magari intrappolato), per mettersi in gioco in un tutto o niente, corsaro solitario nel mare polveroso delle pietre. Dal folle volo, all’olimpo del ciclismo.

Gabriele Bugada

IL TRICOLORE ITALIANO SVENTOLA NELLA KLASIKA PRIMAVERA AMOREBIETA

aprile 9, 2012 by Redazione  
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E’ Giovanni Visconti il vincitore della gara in linea corsa quest’oggi sulle strade dei Paesi Baschi, battendo il compagno di squadra Alejandro Valverde. E’ stato un dominio quasi totale del Team Movistar, che ha classificato tra i primi 5 anche David Lopez e Angel Madrazo. Per il campione italiano è la prima vittoria della stagione 2012, la prima con la rappresentativa iberica.

Andrea Giorgini
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Visconti trionfa ad Amorebieta (foto Susanne Goetze / cyclinginside.com)

Visconti trionfa ad Amorebieta (foto Susanne Goetze / cyclinginside.com)

07-04-2012

aprile 8, 2012 by Redazione  
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VUELTA CICLISTA AL PAYS VASCO
Lo spagnolo Samuel Sanchez Gonzalez (Euskaltel – Euskadi) si è imposto nella sesta ed ultima tappa, circuito a cronometro di Oñati, percorrendo 18,9 Km in 28′48″, alla media di 39,375 Km/h. Ha preceduto di 6″ l’olandese Mollema e di 7″ il tedesco Martin. Miglior italiano Marco Pinotti (BMC Racing Team), 4° a 15″. In classifica si impone Sanchez Gonzalez con 12″ sul connazionale Rodriguez Oliver e 42″ su Mollema. Miglior italiano Damiano Cunego (Lampre – ISD), 4° a 47″

CIRCUIT DES ARDENNES PROFESSIONEL (Francia)
Il danese André Steensen (Glud & Marstrand – LRO) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Renwez, percorrendo 171,3 Km in 4h05′03″, alla media di 41,942 Km/h. Ha preceduto allo sprint il polacco Rutkiewicz e di 27″ il francese Mombaerts. Unico italiano Henry Frusto (Team Nippo), 28° a 2′02″. Steensen è il nuovo leader della classifica con 4″ su Rutkiewicz e 27″ sul britannico Downing. Frusto 29° a 2′12″.

VUELTA CICLISTA AL URUGUAY
L’argentino Darío Díaz (Villa Teresa) si è imposto nella nona tappa, Montevideo – Durazno, percorrendo 185 Km in 5h00′04″, alla media di 36,991 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Simon e Clavero. Il brasiliano Magno Nazaret (Funvic Pindamonhangaba) ha conservato la testa della classifica, con 18″ sullo statunitense Zirbel e 32″ su Simon.

GRAND PRIX OF SOCHI (Russia)
L’ucraino Mykhailo Kononenko (Kolss Cycling Team) si è imposto nella quarta tappa, circuito di Nebug, percorrendo 238 Km in 6h09′05″, alla media di 38,690 Km/h. Ha preceduto allo sprint i russi Firsanov e Nikandrov. Il serbo Ivan Stević (Salcano – Manisaspor Cycling Team) è il nuovo leader della classifica, con 5″ sul russo Kosyakov e 44″ sull’ucraino Pakhtusov.

RONDE VAN VLAANDEREN BELOFTEN
Il belga Kenneth Van Bilsen (An Post – Sean Kelly) si è imposto nel Giro delle Fiandre destinato ai dilettanti, circuito di Oudenaarde, percorrendo 173,7 Km in 4h25′56″, alla media di 39,190 Km/h. Ha preceduto di 11″ il connazionale De Bie e l’italiano Kristian Sbaragli (Team Hopplà Wega Truck Italia Valdarno).

SANCHEZ CORONA IL SUO SOGNO, CUNEGO BRILLA

aprile 7, 2012 by Redazione  
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Nonostante una tenace difesa di Rodriguez il capitano dell’Euskaltel fa suo
per la prima volta in carriera il Giro dei Paesi Baschi e lo fa aggiudicandosi
anche la crono conclusiva davanti al sorprendente Mollema e a Tony Martin.
Grande prova del veronese della Lampre che si esalta sull’asfalto bagnato
chiudendo 5° dietro a Pinotti e si candida a un ruolo da protagonista sulle
Ardenne

Foto copertina: il podio del Giro dei Paesi Baschi 2012 (Susanne Goetze / cyclinginside.com)

Come da tradizione il Giro dei Paesi Baschi si è concluso con una cronometro
che si è disputata lungo un percorso di 18,9 km con partenza e arrivo da Oñati,
caratterizzata da una parte iniziale e una finale, quest’ultima la stessa che
nella quinta tappa ha visto il duello tra Rodriguez (Katusha) e Sanchez
(Euskaltel), molto impegnative con strappi secchi e discese tecniche rese
ancora più pericolose dalla pioggia che ancora una volta si è abbattuta sui
corridori e nel mezzo una decina di km adatti agli specialisti con lunghi
rettilinei. Il primo a partire è stato Travis Meyer (GreenEdge) che grazie
anche a condizioni meteo più clementi rispetto a quelle trovate in seguito ha
fatto segnare un ottimo tempo migliorato poi per 2” da Clement (Rabobank) che
ha chiuso in 29′10” mentre al terzo posto provvisorio a 6” dall’olandese si è
installato Moreno Moser (Liquigas) che a poco più di 21 anni ha dimostrato non
solo di andare forte a cronometro ma anche di avere ottime doti di recupero in
una corsa a tappe di così alto livello come il Giro di Paesi Baschi che fanno
ben sperare per il futuro. Via via si sono susseguiti gli arrivi ma per lungo
tempo nessun altro è riuscito a inserirsi nelle prime posizioni con specialisti
come Malori (Lampre), reduce però dalla lunga fuga nella tappa precedente, e
Peter Velits (Omega-QuickStep) lontani dai migliori mentre non se l’è cavata
male, considerando le sue difficoltà con la strada bagnata Ulissi (Lampre) che
ha chiuso a 35” da Clement.
Il primo a battere il tempo dell’olandese è stato Pinotti (Bmc) che dopo una
partenza controllata ha fatto la differenza nella seconda metà gara chiudendo
in 29′03” e dimostrando di essere pienamente tornato ad alti livelli dopo le
già ottime prestazioni nel Critèrium International: a differenza che in Corsica
ha deluso invece Rogers (Sky) che ha pagato 1′05” rispetto al bergamasco
mentre uno scalatore puro come Navarro (Saxo Bank) ha fatto decisamente meglio
perdendo 22” e dimostrando che il tracciato era adattissimo ai non
specialisti. Proprio questo fattore ha impedito a Tony Martin (Omega-
QuickStep), che un anno fa con una grandissima prestazione in quel di Zalla
aveva conquistato il Giro dei Paesi Baschi, di fare la differenza: il campione
del mondo si è dimostrato infatti molto impacciato nelle curve e la sua grande
potenza nei tratti rettilinei è stata sufficiente a portarlo a segnare il
miglior tempo provvisorio con 8” su Pinotti ma non a creare quel gap sugli
tale da potergli consentire di recuperare i 56” di distacco che aveva nella
generale dalla maglia gialla Rodriguez (Katusha) o quantomeno di poter arrivare
sul podio. Chi invece è riuscito a balzare al 3° posto nella generale è stato
Mollema (Rabobank), già sul gradino più basso del podio all’ultima Vuelta, che
all’intertempo di metà gara aveva 6” su Martin e ne ha conservato 1 al
traguardo sufficiente per portarlo al comando mentre i vari Péraud (Ag2r),
Spilak (Katusha) e Kiryienka (Movistar) sulla carta molto adatti al percorso
sono stati autori di prestazioni discrete ma nulla più.
Subito dopo Mollema è arrivato al traguardo Horner (RadioShack) che è apparso
giorno dopo giorno in calando di condizione e non ha ripetuto il successo del
2010 in quel di Orio chiudendo a 46” dall’olandese mentre dopo di lui ha
chiuso Cunego (Lampre) che è apparso tutt’altro corridore rispetto a quello che
a cronometro aveva perso nella passata stagione il Giro di Svizzera e due
posizioni nella generale al Tour de France: agile e scattante nei tratti in
salita e decisissimo nelle curve pur perdendo comprensibilmente qualcosa nel
tratto centrale a lui meno favorevole il veronese ha disputato una delle
migliori crono della carriera chiudendo a 10” da Mollema e, pur essendo
scavalcato nella generale dall’atleta della Rabobank, ha a sua volta superato
uno dopo l’altro un deludente Hesjedal (Garmin), Van den Broeck (Lotto-
Belisol), Henao (Sky), Scarponi (Lampre) e Nordhaug (Sky); discreta comunque
anche la prova del marchigiano che ha perso 49” da Mollema e 39 dal compagno
di squadra e molto positiva quella del norvegese che ne ha accusati 33 mentre
ha dovuto dire addio alle ambizioni di podio Kiserlovski (Astana) ha pagato il
grande sforzo della giornata precedente chiudendo con un distacco di 1′08” e
precipitando in classifica.
L’attenzione si è dunque spostata su Sanchez e Rodriguez, i due mattatori di
questa settimana di corsa: sulla carta l’atleta dell’Euskaltel era nettamente
favorito su Purito che ha sfoderato una prova di altissimo livello per le sue
caratteristiche ma ciò non è bastato per difendere i 9” che aveva di vantaggio
nella generale sul campione olimpico che a metà gara ha fatto segnare un tempo
di 4” superiore a quello di Mollema e nella seconda parte ha fatto la
differenza andando a vincere anche la crono con 6” sull’olandese, 7” su
Martin, 15” su Pinotti, 16” su Cunego e 21” su Rodriguez con Moser ottimo 9°
a 28”. Dopo anni di tentativi falliti per poco il 34enne nativo di Oviedo è
dunque riuscito a conquistare la corsa che ama di più con 12” su Rodriguez,
42” su Mollema, 47” su Cunego e 54” su Martin mentre Scarponi ha chiuso 8° a
1′19”: saranno proprio i due corridori della Lampre le carte migliori del
nostro ciclismo per le classiche delle Ardenne e a tal proposito vale la pena
ricordare che anche nel 2008 Cunego terminò al 4° posto il Giro dei Paesi
Baschi per poi dominare l’Amstel Gold Race. Per quanto riguarda le altre
classifiche Sanchez ha conquistato anche la graduatoria a punti mentre quella
dei traguardi volanti è andata a Pinotti e quella di miglior scalatore a
Christensen (Saxo Bank).

Marco Salonna

06-04-2012

aprile 7, 2012 by Redazione  
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VUELTA CICLISTA AL PAYS VASCO
Lo spagnolo Joaquim Rodriguez Oliver (Katusha Team) si è imposto anche nella quinta tappa, Bera – Oñati, percorrendo 183 Km in 4h27′16″, alla media di 41,082 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Sanchez Gonzalez e di 2″ il croato Kiserlovski. Miglior italiano Daniele Ratto (Liquigas-Cannondale), 6° a 5″. Rodriguez Oliver ha conservato la testa della classifica, con 9″ su Sanchez Gonzalez e 26″ su Kiserlovski. Miglior italiano Michele Scarponi (Lampre – ISD), 5° a 33″

CIRCUIT CYCLISTE SARTHE – PAYS DE LOIRE
L’olandese Thomas Dekker (Garmin-Barracuda) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Le Mans – Sablé-sur-Sarthe, percorrendo 166,6 Km in 3h41′29″, alla media di 45,132 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Bouhanni e l’italiano Sacha Modolo (Colnago – CSF Inox). In classifica si impone l’australiano Luke Durbridge (Greenedge Cycling Team) con 8″ sull’italiano Manuele Boaro (Team Saxo Bank) e sul portoghese Oliveira.

CIRCUIT DES ARDENNES PROFESSIONEL (Francia)
Il britannico Russell Downing (Endura Racing) si è imposto nella prima tappa, Boulzicourt – Signy l’Abbaye, percorrendo 179 Km in 4h17′01″, alla media di 41,787 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’argentino Mauro Abel Richeze e il danese Clausen. Unico italiano Henry Frusto (Team Nippo), 41°. La prima classifica vede in testa Downing con 4″ su Richeze e 5″ sul francese Bideau. Frusto 44° a 10″.

VUELTA CICLISTA AL URUGUAY
Il brasiliano Magno Nazaret (Funvic Pindamonhangaba) si è imposto nell’ottava tappa, cronometro Montevideo – El Pinar, percorrendo 36 Km in 37′11″, alla media di 58,090 Km/h. Ha preceduto di 12″ l’argentino Medici e di 18″ lo statunitense Zirbel. Nazaret è il nuovo leader della classifica, con 18″ e 32″ sugli statunitensi Zirbel e Zwizanski.

PRINCESS MAHA CHAKRI SIRINDHON’S CUP TOUR OF THAILAND
Il sudcoreano Joon Yong Seo (Seoul Cycling Team) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Chiang Rai – Chiang Khong. Ha preceduto di 2″ l’australiano Hall e il malaysiano Nor Rizuan Zainal. In classifica si impone l’australiano Mitchell Lovelock-Fay con 17″ sull’uzbeko Halmuratov e 26″ sull’australiano Edwards.

GRAND PRIX OF SOCHI (Russia)
Il russo Sergey Rudaskov (ISD – Lampre Continental) si è imposto anche nella terza tappa, Novo Rossiysk – Nebug, percorrendo 154 Km in 3h57′01″, alla media di 38,984 Km/h. Ha preceduto di 2″ il connazionale Firsanov e di 3″ l’ungherese Lovassy. L’ucraino Anatoliy Pakhtusov (ISD – Lampre Continental) ha conservato la testa della classifica, con 10″ sul serbo Stević e 15″ sul russo Kosyakov.

CIRCUIT DE LA SARTHE: ULTIMA TAPPA A THOMAS DEKKER, DURBRIDGE VINCE LA CORSA

aprile 6, 2012 by Redazione  
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L’olandese della Garmin – Barracuda ha vinto la frazione finale della corsa a tappe francese, battendo allo sprint il transalpino Nacer Bouhanni (FDJ – Big Mat), Sacha Modolo (CSF Inox – Colnago) e Daniele Colli (Team Type 1 – Sanofi). Nulla è cambiato in classifica generale che va in maniera definitiva all’australiano Luke Durbridge, vincitore della crono di 2 giorni fa ad Angers.

Andrea Giorgini
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Lultima volata del Circuit Cycliste Sarthe - Pays de la Loire 2012 (foto Fabrice Lambert/sportbreizh.com)

L'ultima volata del Circuit Cycliste Sarthe - Pays de la Loire 2012 (foto Fabrice Lambert/sportbreizh.com)

RODRIGUEZ-SANCHEZ, IL DUELLO CONTINUA

aprile 6, 2012 by Redazione  
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I due spagnoli sono ancora una volta i mattatori del Giro dei Paesi Baschi con Purito che in un finale entusiasmante batte il campione olimpico e Kiserlovski che aveva tentato l’impresa da lontano. Molto bene Ratto, 6° davanti a Scarponi, e Cunego mentre Tony Martin perde 23” in vista della crono finale

Foto copertina: volata al fotofinish per la peniltima tappa del Giro dei Paesi Baschi (foto Susanne Goetze)

Sulla carta la quinta tappa del Giro dei Paesi Baschi, 183 km da Bera a Oñati, sarebbe dovuta essere interlocutoria e invece è successo di tutto complice la pioggia che ha nuovamente imperversato lungo il percorso e con un’intensità maggiore rispetto alle giornate precedenti. Il tracciato con cinque gpm l’ultimo dei quali, l’ Alto de Asentzio, era posto a 24 km dal traguardo ispirava gli attaccanti e fin dall’inizio si è scatenata una guerra incredibile con innumerevoli tentativi di andare in avanscoperta e solo al km 78 è nata la fuga di giornata con Voigt (Radioshack), Lopez Garcia (Movistar), Hoogerland (Vacansoleil), Vorganov e Trofimov (Katusha), Sarmiento (Liquigas), Albasini (GreenEdge), Kangert (Astana), Vaugrenard (FDJ), Malori e Ulissi (Lampre), De Weert (Omega-QuickStep), Wegmann (Garmin), Izagirre e Azanza (Euskaltel) e Broco (Caja Rural) che hanno rapidamente guadagnato oltre 4′ ma la presenza di Vorganov, peraltro compagno di squadra della maglia gialla Rodriguez, ha fatto in modo che davanti non ci fosse collaborazione e che dietro sia l’Euskaltel di Sanchez che il Team Sky di Henao e Nordhaug, peraltro non rappresentato nei 16 atleti al comando, si mettesse a inseguire con accanimento e al km 120 il gruppo che nel frattempo si era già ridotto a una settantina di unità ha operato il ricongiungimento.
Non c’è stato comunque tempo per respirare perchè Malori ha immediatamente rilanciato l’azione e su di lui si sono portati Petrov (Astana), Damiano Caruso e Nerz (Liquigas), Hernandez (Saxo Bank), Pinotti (Bmc), Appollonio (Sky), Arroyo (Movistar) e soprattutto Kiserlovski (Astana), 4° in classifica generale a 24” da Rodriguez: dietro erano pochi i corridori in grado di tirare e qualcuno dei big come Tony Martin (Omega-QuickStep) era già rimasto senza compagni di squadra e malgrado davanti Malori ed Hernandez rimanessero costantemente a ruota l’azione dei fuggitivi ha avuto buon gioco anche se il vantaggio massimo è stato di poco superiore al minuto. Sull’Alto de Asentzio Kiserlovski che aveva due marce in più rispetto ai compagni d’avventura si è involato in solitudine inseguito da Pinotti e Malori e dietro si è mosso in prima persona Sanchez che ha selezionato un gruppetto di 30 uomini con tutti i migliori della generale compresi Scarponi e Cunego (Lampre) ma anche un bravissimo Ratto (Liquigas) e in cima questi uomini sono transitati con una quarantina di secondi di ritardo dall’uomo al comando.
La presenza di Ratto e di Appollonio che era stato nel frattempo riassorbito insieme agli altri ex fuggitivi hanno fatto sì che Rogers (Sky) e Caruso si portassero in testa insieme a un inesauribile Moreno (Katusha) che ha tirato quasi da solo per diversi km ma questo non sarebbe bastato per riprendere un Kiserlovski ancora in spinta se non fosse per uno strappo breve ma con pendenze aspre posto a 3 km dal traguardo che ha tagliato le gambe al croato e messo le ali a Rodriguez e Sanchez che hanno fatto il vuoto raggiungendo l’atleta dell’Astana con il solo Scarponi, apparso comunque in grande crescita giorno dopo giorno, che ha tentato di replicare. Nello sprint a tre Rodriguez ha avuto la meglio bissando il successo di Ibardin con Sanchez 2° e l’esausto Kiserlovski 3° a 2” mentre a 5” sono giunti Kiryienka (Movistar), Nordhaug, l’ottimo Ratto e Scarponi e a 7” Cunego (Lampre), apparso a sua volta più pimpante che nelle frazioni precedenti, Rui Costa (Movistar) e Van den Broeck (Lotto-Belisol): il gruppetto dei migliori è arrivato molto sfilacciato con Henao che ha perso 10”, Mollema (Rabobank) 12” e Tony Martin ben 23 che rendono più complesso il suo tentativo di aggiudicarsi il Giro dei Paesi Baschi.
La nuova classifica generale vede infatti Rodriguez sempre leader con 9” su Sanchez, 26” su Kiserlovski, 33” su Nordhaug e Scarponi, 34” su Henao, 35” su Van den Broeck e 40” su Hesjedal e Cunego mentre Martin è scivolato al 17° posto a 56”: i 18 km della crono di Oñati peraltro disseminati da diversi strappi potrebbero comunque consentire al campione mondiale di specialità di balzare al primo posto ma non sarà facile rimontare lo svantaggio su Sanchez autore in passato di ottime prove contro il tempo mentre per Rodriguez non sarà facile mantenere un posto sul podio.

Marco Salonna

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