13-04-2012
aprile 14, 2012 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
VUELTA A CASTILLA Y LEON
Il portoghese Manuel Antonio Leal Cardoso (Caja Rural) si è imposto nella prima tappa, circuito di Salamanca, percorrendo 159,2 Km in 3h45′05″, alla media di 42,437 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli spagnoli Sanz e Pacheco. Miglior italiano Danilo Napolitano (Acqua & Sapone), 4°. La prima classifica vede in testa Cardoso con 4″ su Sanz e 6″ su Pacheco. Miglior italiano Napolitano, 4° a 10″.
TOUR DE LOIR ET CHER “E. PROVOST” (Francia)
Lo sloveno Robert Vrecer (Team Vorarlberg) si è imposto nella terza tappa, Château-Renault – Vendome, percorrendo 201,5 Km in 4h42′22″, alla media di 42,816 Km/h. Ha preceduto di 2″ l’olandese Vermeulen e il belga Dupont. Due italiani in gara: Giorgio Brambilla (Leopard – Trek Continental Team), 5° a 2″, Eugenio Alafaci (Leopard – Trek Continental Team) 7° a 2″. Il neozelandese Mike Northey (Node 4 – Giordana Racing) ha conservato la testa della classifica, con 10″ sul russo Solomennikov e 17″ sul danese Broge. Alafaci 23° a 4′00″, Brambilla 24° a 4′00″.
CARDOSO LEON DI CASTILLA
Il portoghese dealla Caja Rural si impone a Salamanca nella prima tappa della Vuelta a Castilla y Leon, precedendo in uno sprint di gruppo gli spagnoli Sanz e Pacheco. Quarto posto per Danilo Napolitano, migliore degli italiani. Nel week-end due frazioni impegnative, destinate a riscrivere radicalmente la classifica generale.
Foto copertina: Un’immagine della volata della prima tappa della Vuelta a Castilla y Leon (foto Adriàn Pena)
Si apre sotto i colori del Portogallo la 27a edizione della Vuelta a Castilla y Leon, scattata stamane da Salamanca e ritornata quasi quattro ore più tardi nella “piccola Roma” al termine di un anello di poco meno di 160 km. La frazione inaugurale è andata infatti al lusitano Manuel Cardoso, capace di prevalere nel preventivato sprint di gruppo sui padroni di casa Enrique Sanz e Francisco Pacheco, costretti sui gradini meno nobili del podio. Podio ai piedi del quale è finito Danilo Napolitano, che qualche primavera fa avrebbe agilmente fagocitato una concorrenza così modesta, ma che – dopo due anni circa di astinenza da vittorie – può quasi dirsi soddisfatto di essere perlomeno competitivo in un contesto di discreto prestigio come quello della gara spagnola.
Il profilo altimetrico della tappa, con appena un GPM di 3a categoria, collocato ad una sessantina di chilometri dall’arrivo, a spezzare il monopolio della pianura castigliana, obbligava a pronosticare un epilogo a ranghi compatti, che si è in effetti verificato. È però mancato un nonnulla perché il copione venisse stravolto dalla fuga imbastita da Sergey Shilov, Romain Zingle, Walter Fernando Pedraza Morales e Alexander Wetterhall, evasi dal gruppo al termine di cinquanta chilometri iniziali particolarmente combattuti, e capaci di resistere in testa sino ai -3 circa dal traguardo.
Solamente il gran lavoro della Rabobank, coadiuvata appena nelle battute conclusive da altre formazioni – tra cui la Caja Rural del vincitore -, ha consentito al plotone di neutralizzare la sortita, presentandosi compatto sul primo arrivo della tre giorni spagnola. Il patrimonio di energie dissipato dai tulipani è stato peraltro vanificato dal pessimo finale di Theo Bos, precipitato in 12a piazza, mentre la lotta per la vittoria si restringeva, pedalata dopo pedalata, ad una questione tra soli iberici, con Sanz e Pacheco alla fine piegati dallo “straniero” Cardoso, ora ovviamente anche leader della classifica generale, forte dei 10’’ di abbuono incassati.
Difficile comunque che questo misero bottino possa bastare per resistere nelle prossime due frazioni, a cominciare dai 158,7 km in programma per domani, con partenza e arrivo ad Avila. Quattro le asperità in programma, tutte di 2a categoria, l’ultima delle quali – il Puerto de Panamera – a meno di 19 km dalla linea bianca. Poiché è probabile che a giocarsi il successo di tappa possa essere un drappello ristretto, decisiva potrebbe risultare la leggera ascesa che riporterà i corridori ad Avila, con i suoi 122 metri di dislivello negli ultimi 3 km. Nulla di comparabile ad un tappone alpino del Giro d’Italia, ma verosimilmente abbastanza per dare alla generale una fisionomia più vicina a quella definitiva.
Matteo Novarini
12-04-2012
aprile 13, 2012 by Redazione
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GP DE DENAIN – PORTE DE HAINAUT
L’argentino Juan Josè Haedo (Team Saxo Bank) si è imposto nella corsa francese, circuito di Denain, percorrendo 199,1 Km in 4h38′13″, alla media di 42,938 Km/h. Ha preceduto allo sprint il danese Alex Rasmussen e l’italiano Andrea Guardini (Farnese Vini-Selle Italia).
TOUR DE LOIR ET CHER “E. PROVOST” (Francia)
Il russo Igor Boev (Itera – Katusha) si è imposto nella seconda tappa, Villebarou – Chailles, percorrendo 210,5 Km in 4h40′30″, alla media di 45,026 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Schets e il norvegese Enger. Due italiani in gara: Eugénio Alafaci (Leopard – Trek Continental Team) 4°, Giorgio Brambilla (Leopard – Trek Continental Team), 5°. Il neozelandese Mike Northey (Node 4 – Giordana Racing) ha conservato la testa della classifica, con 10″ sul russo Solomennikov e 19″ sul danese Broge. Alafaci 31° a 4′02″, Brambilla 35° a 4′02″.
GP PORTE DU HAEDO
Lo sprinter argentino che sarà al via anche al prossimo Giro d’Italia si aggiudica allo sprint la semiclassica francese davanti a Rasmussen e Guardini e porta la Saxo Bank per la prima volta in stagione sul gradino più alto del podio in una gara europea.
Foto copertina: il successo di Haedo nel GP Denain – Porte du Hainaut (foto Fabrice Lambert)
Il Gp de Denain Porte du Hainaut giunto alla sua 53a edizione è da sempre dedicato alle ruote veloci prova ne sia che il plurivittorioso su queste strade ai confini con il Belgio è stato uno sprinter puro come Jimmy Casper che si è imposto per quattro volte ultima delle quali un anno fa e che gli unici due italiani a imporsi sono stati Endrio Leoni nel 2000 e Alberto Vinale nel 2002; gli atleti deputati a cercare di spezzare il digiuno azzurro erano Guardini (Farnese) e in seconda battuta Colli (Team Type 1) che avrebbero dovuto vedersela in caso di arrivo in volata con Casper e Ravard (Ag2r), Demare e Hutarovich (Fdj), Rasmussen e Koldo Fernandez (Garmin), i due fratelli Haedo (Saxo Bank), Van Hummel (Vacansoleil) e Sebastien Chavanel (Europcar) mentre tra chi poteva offrire una variazione sul tema erano al via Roche (Ag2r), Ladagnous (Fdj), Vanmarcke (Garmin), Ratto (Liquigas), De Gendt (Vacansoleil), Favilli e Gatto (Farnese) e il vincitore della Freccia del Brabante Voeckler (Europcar).
Alla fine il copione è stato quello previsto e si è arrivati allo sprint ma non sono mancati i colpi di scena nel finale: la fuga del mattino di Cusin (Team Type 1) e Boucher (Fdj) che pure avevano acquisito fino a 9′ di margine è stata infatti agevolmente controllata dalle squadre dei velocisti ma una volta entrati nel circuito di Denain da ripetere per tre volte si sono susseguiti gli scatti ad opera di Lambert (Spidertech), Sijmens (Cofidis) e Lalouette (Roubaix) e successivamente di Engoulvent (Saur), Koretzky (La Pomme) e Ladagnous già autore di una grandissima Roubaix e inoltre una caduta a 10 km dal traguardo, con Vanmarcke che ne è uscito più malconcio di tutti e dovrà saltare l’Amstel Gold Race, ha fatto sì che il gruppo si spezzasse in due tronconi e che Hutarovich, Ratto, Colli e Ravard rimanessero attardati e fuori dai giochi. Tutti gli altri favoriti erano comunque davanti e nel finale la Saxo Bank ha preso il comando delle operazioni e lanciato perfettamente Juan Josè Haedo che si è imposto con chiaro margine su Alex Rasmussen e su Guardini che era ben posizionato ai 500 metri dall’arrivo quando ha perso la ruota del compagno Favilli il che gli ha impedito di giocarsi il successo ma il suo 3° posto è il miglior risultato stagionale in Europa e rappresenta un’iniezione di fiducia in vista del Giro di Turchia e del Giro d’Italia che affronterà per la prima volta in carriera. Alla corsa rosa prenderà parte anche il vittorioso argentino che dopo aver dato alla Saxo Bank il primo successo del 2012 sulle strade europee dovrà portare punti World Tour alla formazione danese che in seguito alla squalifica di Contador è fanalino di coda nella speciale classifica. Nella top ten è arrivato anche il lecchese Pelucchi 9° alle spalle di Bacquet (Auber 93), Demare, Boivin, Van Hummel e Flauhaut.
Marco Salonna
11-04-2012
aprile 12, 2012 by Redazione
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DE BRABANTSE PIJL – LA FLÈCHE BRABANÇONNE
Il francese Thomas Voeckler (Team Europcar) si è imposto nella corsa belga, Lovanio- Overijse, percorrendo 194,9 Km in 4h49′07″, alla media di 40,447 Km/h. Ha preceduto di 1′11″ lo spagnolo Freire Gomez e il belga Serry. Miglior italiano Elia Favilli (Farnese Vini – Selle Italia), 13° a 1′58″.
TOUR DE LOIR ET CHER “E. PROVOST” (Francia)
Il neozelandese Mike Northey (Node 4 – Giordana Racing) si è imposto nella prima tappa, Blois – Nouan Le Fuzelier, percorrendo 186 Km in 3h58′49″, alla media di 46,730 Km/h. Ha preceduto di 9″ il russo Solomennikov e il britannico Cronshaw. Due italiani in gara: Eugénio Alafaci (Leopard – Trek Continental Team) 63° a 3′52″, Giorgio Brambilla (Leopard – Trek Continental Team), 84° a 3′52″. Northey è il primo leader della classifica, con 13″ su Solomennikov e Cronshaw. Alafaci 62° a 4′02″, Brambilla 84° a 4′02″.
LA CÔTE PICARDE
Il norvegese Vegard Breen si è imposto nella corsa francese, Rue – Mers les Bains, percorrendo 182,2 Km in 4h11′03″, alla media di 43,545 Km/h. Ha preceduto di 2″ il lussemburghese Jungels e di 12″ lo svedese Ahlstrand.
VOECKLER COGLIE L’ATTIMO, GILBERT SI ACCENDE A SPRAZZI
Il fuoriclasse vallone si fa vedere in testa al gruppo come mai in precedenza in questa stagione ma la Freccia del Brabante va all’alsaziano dell Europcar che scatta con perfetto tempismo a 35 km dalla conclusione e approfitta della caduta del grande favorito Sagan e del controllo tra gli inseguitori per giungere solitario al traguardo di Overijse davanti a Freire e Serry. In evidenza anche Favilli che chiude 13°
Foto copertina: Voeckler si impone nella “Freccia dei Brabante” (foto AFP)
Con la 52a edizione della Freccia del Brabante si apre di fatto la seconda fase della stagione delle classiche del Nord che culminerà il prossimo 22 aprile con la Liegi-Bastogne-Liegi. Si gareggia infatti in territorio fiammingo ma le caratteristiche del percorso, 196 km da Leuven a Overijse, ricordano molto quelle dell’Amstel Gold Race con ben 28 collinette da superare non troppo lunghe nè con grandi pendenze e quasi tutte in asfalto ma senza soluzione di continuità soprattutto nel circuito finale di 12 km da ripetere per 5 volte. Gli uomini più attesi al via erano il vincitore uscente Gilbert (Bmc), a caccia di una buona prestazione in una stagione che non lo ha visto neppure lontano parente dell’atleta dominante del 2011, lo spagnolo Freire (Katusha) che si è imposto in tre edizioni consecutive tra il 2005 e il 2007 e il campione slovacco Sagan (Liquigas), sulla carta l’uomo da battere dopo le grandi prestazioni realizzate in tempi recenti: accanto a loro Santambrogio e Van Avermaet (Bmc), Spilak (Katusha), Moser e Ratto (Liquigas), Meersman e Vanendert (Lotto-Belisol), Ciolek (Omega-QuickStep), Boom, Breschel e Luis Leon Sanchez (Rabobank), De Gendt e Hoogerland (Vacansoleil), Gatto (Farnese), Voeckler e Turgot (Europcar) e il rientrante Andy Schleck (RadioShack).
La corsa è vissuta sulla fuga di Ovechkin (RusVelo), Belkov (Katusha) e Schorn (NetApp) che hanno guadagnato fino a 5′ sul gruppo guidato da Bmc e Rabobank e hanno proseguito di comune accordo fino all’ingresso del circuito finale quando l’austriaco ha staccato uno dopo l’altro i due russi rimanendo soli al comando: alle loro spalle mentre la pioggia ha fatto la sua comparsa sul percorso si è scatenata la bagarre anche perchè il tracciato senza praticamente un metro di pianura rendeva difficile organizzare un inseguimento di squadra e Gilbert è stato tra i più attivi operando una serie di allunghi che hanno man mano ridotto il gruppo a una quarantina di unità con anche Sagan, Freire e un sorprendente Favilli (Farnese) sempre nelle prime posizioni. A circa 50 km dal traguardo ha provato ad andarsene Pineau (Omega-QuickStep) che però è stato poco dopo costretto al ritiro a causa di una caduta in discesa; stessa sorte è capitata nelle tornate successive a Ciolek e soprattutto a Sagan che fino a quel momento era apparso il più pimpante di tutti anche se apparentemente lo slovacco ha riportato solo lievi escoriazioni che non dovrebbero impedirgli di prendere parte all’Amstel Gold Race.
La svolta della gara si è avuta a 35 km dal traguardo quando Voeckler ha tentato uno scatta e dopo un tentennamento iniziale vedendo che nessun altro reagiva ha proseguito nell’azione; all’inseguimento si è portato un gruppo comprendente Devenyns (Omega-QuickStep), Ten Dam (Rabobank), Serry (TopSport-Vlaanderen), Duarte (Colombia-Coldeportes), Howes (Garmin), Vanendert, Van Avermaet e Freire e la presenza del tre volte campione del mondo, di gran lunga superiore agli altri in caso di arrivo allo sprint, ha fatto sì che non ci fosse piena collaborazione agevolando l’azione di Voeckler che ha raggiunto e superato lo stremato Schorn e ha continuato ad aumentare il vantaggio fino al traguardo cogliendo il primo successo stagionale con 1′11” su Freire e Serry e 1′14” su Duarte che ha tentato di avvantaggiarsi nel finale per cogliere la piazza d’onore ma è stato risucchiato negli ultimi metri. 5° a 1′17” ha chiuso Van Avermaet davanti a Howes, Vanendert, Devenyns e Ten Dam mentre il grosso del gruppo è stato regolato da Matthews (Rabobank), Anderson (Spidertech) e a un Gilbert 12° appena davanti a Favilli che si è forse fatto sorprendere nel momento in cui il gruppetto con Freire si è lanciato all’inseguimento di Voeckler ma che ha offerto comunque una gran bella prestazione; quanto al vallone ha pagato gli sforzi nel finale e pur essendo apparso in decisa crescita rispetto alle ultime uscite probabilmente è troppo tardi per lui per essere ai massimi livelli nelle classiche delle Ardenne ormai alle porte, a partire dall’Amstel Gold Race in programma domenica 15 aprile.
10-04-2012
aprile 11, 2012 by Redazione
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PARIS – CAMEMBERT
Il francese Pierre Luc Perichon (La Pomme Marseille) si è imposto nella corsa francese, Magnanville – Vimoutiers, percorrendo 206,5 Km in 4h47′34″, alla media di 43,085 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Bessy e Bideau. Due italiani in gara: Daniele Colli (Team Type 1 – Sanofi) 68° a 1′28″, Filippo Fortin (Team Type 1 – Sanofi) ritirato.
GP PALIO DEL RECIOTO (dilettanti)
L’italiano Francesco Manuel Bongiorno (Team Hopplà Wega Truck Italia Valdarno) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Negrar, percorrendo 143,2 Km in 3h47′51″, alla media di 37,709 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Davide Formolo (Petroli Firenze) e di 16″ l’italiano Daniele Dall’Oste (Trevigiani Dynamon Bottoli).
CLASSICA DI COLBUCCARO (dilettanti)
L’italiano Nicola Testi (Team Hopplà Wega Truck Italia Valdarno) si è imposto nella corsa italiana, Piane di Colbuccaro – Colbuccaro. Ha preceduto allo sprint gli italiani Matteo Di Serafino (Vega Prefabbricati Montappone) ed Edoardo Zardini (Team Colpack)
DUELLO AL FOTOFINISH ALLA PARIS-CAMEMBERT, LA SPUNTA PÉRICHON
E’ il corridore del team La Pomme – Marseille a spuntarla in uno sprint all’ultimo centimetro con il connazionale della Saur – Sojasun sul traguardo della 72.ma edizione della Paris-Camembert. Per il francese nato 25 anni fa a Bourg-en-Bresse è il primo successo tra i professionisti dopo una brillante carriera tra i dilettanti, dove ha colto ben 4 vittorie nella stagione passata prima del passaggio tra i pro. Pierre-Luc Périchon succede nell’albo d’oro della Paris – Camembert a Sandy Casar, esperto corridore della FDJ – Big Mat oggi assente.
Andrea Giorgini
www.bikeshowtv.com

La volata che ha deciso la Parigi-Camembert a favore di Perichon (foto Fabrice Lambert/sportbreizh.com=
ROUBAIX: UN INFERNO PER TANTI, UN PARADISO PER BOONEN
aprile 10, 2012 by Redazione
Filed under 4) PARIGI - ROUBAIX, Approfondimenti
A vincere la corsa, come era prevedibile, è il favorito della vigilia, Boonen, che così entra definitivamente nella storia del ciclismo, affiancando con quattro vittorie un campionissimo del passato come Roger De Vlaeminck. Gli italiani, dopo aver incredibilmente buttato all’aria l’occasione di giocarsi la gara, si consolano con il terzo posto di Ballan.
Foto copertina: questa strada della Roubaix sembra puntare dritta verso il paradiso… o verso l’inferno…. (bikeobsession.blogspot.it)
Tom Boonen: ciò che lo scorso anno riuscì a Philppe Gilbert per quanto riguarda le classiche vallonate, quest’anno è accaduto al fiammingo, autentico dominatore delle gare sul pavè. Oltre che l’indubbia prestanza fisica bisogna riconoscere al gigante di Mol la capacità di mantenere la piena concentrazione in ogni fase della corsa, abilità che gli consente di evitare le insidie del percorso e di sfruttare al massimo le disattenzioni degli avversari (per l’occasione Pozzato e Ballan). Se la vittoria non è stata una sorpresa, il modo con cui l’ha ottenuta di certo lo è e non tanto per la cavalcata solitaria che gli ha permesso di suggellare il quarto, storico successo a Roubaix. Capace sì di vincere per distacco (nel 2009 vinse la gara dopo 15 km di fuga), tutto ci si poteva aspettare ma non una azione solitaria di più di 50 km.
Con un Boonen così stratosferico, che gara sarebbe stata poterlo vedere battagliare con i vari Cancellara, Hushovd, Pozzato a vario titolo incidentati! Voto: 10 e lode
Sebastièn Turgot: il primo ad essere sorpreso del secondo posto è proprio il corridore di casa e non solo per la propria prestazione ma anche per la valutazione a lui favorevole della giuria di un fotofinish alquanto dubbio. Dopo essere stato protagonista di varie scaramucce, ha avuto il merito di credere nel tentativo di ricucitura sul principale gruppo inseguitore di Boonen e di esserci riuscito di fatto a volata per il secondo posto ormai lanciata. Voto: 8
Alessandro Ballan: chiude questa prima parte delle classiche del Nord con un ennesimo onorevole piazzamento (terzo) come al Fiandre, dimostrando solidità e continuità apprezzabili. A differenza di quest’ultima gara è qui mancato lo scontro diretto fra i tre protagonisti della corsa dei muri e questo anche a causa di una suo momento di disattenzione, al momento della progressione del duo della Omega Pharma. Probabilmente il capitano designato della BMC era Hushovd (voto 5), dato che il veneto aveva già avuto una propria opportunità al Fiandre, tanto è vero che Alessandro ha promosso un tentativo di attacco a 75 km con l’ovvio intento di fare da spalla al norvegese. L’errore tattico cui accennavo poc’anzi è dipeso forse dalle energie profuse in questo tentativo. Un secondo errore è stato quello di sopravvalutare le possibilità degli atleti SKY di poter ricucire il distacco da Boonen e conseguentemente di non aver contribuito al lavoro di riaggancio quando questo era ancora del tutto possibile. Della volata con Turgot ho già detto a proposito di quest’ultimo. Voto: 7,5
Filippo Pozzato: si ostina, a differenza di Boonen, a correre coperto, nella pancia del gruppo, gran parte di queste classiche del pavè, senza considerare i rischi che, in generale, questo tipo di condotta comporta e, a maggior ragione, in tipologie di gare come questa. Per tali ragioni, dopo essere rimasto attardato a causa di frazionamenti dovuti a ventagli e a cadute, ha dovuto più volte inseguire il gruppo principale, con un sicuro spreco di energie. Ciò nonostante è stato il primo a rispondere con facilità al primo allungo di Boonen, dimostrando una condizione eccelsa come al Fiandre. Sorretti da questa forma fisica non si doveva temere di rispondere in prima persona all’allungo del belga : per vincere, come ci insegna quest’ultimo, bisogna anche rischiare di perdere. Cadere poi, da solo, alla Roubaix , può anche essere sintomo di scarsa concentrazione e lucidità nel fronteggiare delle difficili situazioni di corsa. Fortunatamente ha deciso di non concludere la gara e di risparmiarsi per l’Amstel dove, con una gamba del genere, potrebbe finalmente vincere una classica. Voto: 5,5
Matteo Tosatto: non adattissimo alle pietre della Roubaix ma dotato di grande fondo e capace di gestirsi, coglie un ottimo settimo posto in una gara tra le più importanti e davanti a corridori ben più adatti e quotati di lui, come Van Summeren (voto 5). Voto 7
Luca Paolini: impeccabile dal punto di vista tattico e sorretto da una ottima condizione , si rende protagonista di una gara in cui ha più volte avuto la speranza di poter agguantare il podio. Purtroppo le caratteristiche del percorso non sono troppo adatte ai suoi mezzi e non gli hanno permesso di coronare la sua carriera con un prestigioso podio nella Classica Monumento. Voto: 6,5
Juan Antonio Flecha: lo si aspettava piazzato in queste gare e in effetti non ha deluso le aspettative. Conclude la gara nel gruppetto che si è giocato i gradini più bassi del podio, rimanendovi tuttavia, come da pronostico, ai piedi. Voto: 6,5
Edwald Boasson Hagen: atleta veloce del Team Sky, ha dimostrato di mal digerire, data anche la prestazione al Giro delle Fiandre, le classiche del pavè. Infatti, sul finale di gara, si è sciolto come neve al sole assieme alla sua squadra. Voto: 4
Frederic Guesdon: il velodromo di Roubaix ha tributato il giusto riconoscimento ad un vecchio leone, trionfatore nell’inferno del Nord nel lontano 1997, nel giorno del suo ritiro dalle corse. Da segnalare il fatto che l’atleta aveva subito un grosso incidente nel mese di marzo. Con caparbietà e spirito di sacrificio ha voluto a tutti i costi concludere la sua carriera portando a termine una gara massacrante come non altre. Oltre alla Roubaix si ricorda la spettacolare vittoria in un’altra classica importante come la Parigi-Tours del 2006. Voto: s.v.
Francesco Gandolfi
MONDIALI PISTA, L’AUSTRALIA VINCE IN CASA
aprile 10, 2012 by Redazione
Filed under Giro di pista, News
Nonostante da diversi anni i canguri australiani abbiano dimostrato di essere diventati la nazione faro per quanto riguarda il ciclismo su pista, i sudditi di sua maestà dimostrano ancora una volta che, quando c’è da competere per qualcosa di importante, loro sono pronti e riescono a riportarsi alle spalle degli australiani nel medagliere, pronti al sorpasso alle Olimpiadi.
Foto copertina: i belgi Kenny De Ketele e Gijs Van Hoecke festeggiano il successo nella Madison (foto Mark Gunter)
I Campionati del mondo di ciclismo su pista si sono svolti a Melbourne, dall’altra parte del mondo, durante la settimana santa “ambivalente”, sia per il calendario cristiano sia per quello ciclistico essendo stati questi i sette giorni intercorrente fra il Fiandre e la “via crucis” della Roubaix.
Nonostante il periodo già affollato di appuntamenti ciclistici, nessuno dei big della pista ha voluto saltare questo appuntamento fondamentale per la stagione e per i posti olimpici, essendo questa l’ultima prova utile per qualificarsi.
La prima giornata di corsa si farà ricordare (almeno fino alle Olimpiadi) per il nuovo record del mondo fatto segnare dal quartetto britannico nell’inseguimento a squadre. Il primato stabilito nella finale, vinta a sorpresa sugli australiani, è di 3′53′295, un tempo stratosferico che mostra come i progressi in questa disciplina siano continui, nonostante il livello raggiunto sia altissimo. A completare il podio una Russia spuntata nei suoi uomini migliori ma che, a parere dello scrivente, alle Olimpiadi impensierirà maggiormente le prime due nazionali.
Gli australiani si rifanno subito e vincono, anche qua a sorpresa, la velocità a squadre superando i francesi, storici maestri di questa disciplina, per un solo millesimo dopo che i transalpini avevano fatto segnare il miglior tempo in qualifica. A caratterizzare la prova è stata sicuramente l’inflessibilità della giuria che ha squalificato 4 nazionali fra cui Germania e Gran Bretagna per cambi irregolari. Queste squalifiche molto fiscali hanno fatto discutere e sono state solo le prime decisioni discutibili di questi campionati del mondo che, però, porteranno certamente le varie nazioni ad essere più precise durante le prossime Olimpiadi per evitare di perdere medaglie preziose a causa di piccole sviste.
Le velociste tedesche riscattano la squalifica dei colleghi maschi e vincono la velocità a squadre battendo 2 volte il record del mondo, poichè Vogel e Welte abbassano il tempo a 32′549 e hanno facilmente la meglio su Australia e Cina.
Lo stradista britannico Ben Swift porta alla regina la seconda maglia iridata vincendo lo scratch, prova in cui l’azzurro Viviani godeva dei favori del pronostico, ma proprio a causa di questo ha dovuto controllare e chiudere su molti tentativi lanciati dagli avversari. L’ultimo sforzo, quello per riprendere negli ultimi giri l’austriaco Muller, è costato caro ad Elia che, trovatosi senza energie, si è poi rialzato e ha concluso la prova in ultima posizione.
La beniamina di casa Meares nella prova di qualificazione della velocità abbatte un altro record del mondo portando quello sui 200m a 10′782 e si presenta ai turni successivi con le carte in regola per vincere facilmente.
L’inseguimento a squadre donne mostra ancora una volta le atlete britanniche in grande spolvero e il terzetto infrange il record sui 3 km abbassandolo a 3′15”720 in una disciplina in evoluzione che da qui a Londra siamo certi permetterà un miglioramento ulteriore delle prestazioni.
Il chilometro da fermo sorride per il secondo anno di fila al tedesco Nimke che, col tempo di 1′00′082, supera di 5 decimi il transalpino D’Almeida; purtroppo da quando questa disciplina massacrante non è più nel programma olimpico molti dei big che prima si sfidavano sui 4 giri di pista (ad esempio Hoy) non disputano più questa antica specialità e questo ha fatto abbassare il livello della competizione.
La corsa a punti femminile ha visto al via anche la campionessa del mondo su strada e favorita per la vittoria finale Giorgia Bronzini che, un po’ come per Viviani nello scratch, ha pagato il favore del pronostico e non è riuscita ad entrare nella caccia che ha portato alla conquista del giro. Nonostante questo l’abbia esclusa dalla lotta per le medaglie Giorgia ha sprintato in ogni occasione dando il meglio di sè e raccimolando comunque 23 punti, solo uno in meno della Ryan, giunta terza. A vincere la prova è la russa Chulkova con 31 punti.
La prova che più interessava gli italiani era l’omnium maschile, dove Elia Viviani nutriva speranze iridate e quasi certezze di qualificazione alle olimpiadi. Purtroppo Elia durante la corsa a punti è caduto a causa del contatto con un corridore cinese; riesce comunque a vincere la prova, poi partecipa anche all’eliminazione (dove la giuria ingiustamente lo squalifica relegandolo al sesto posto) e solo a fine gara si rende conto che deve fare degli esami perchè il dolore non passa. Esito della radiografia, bacino fratturato e 6 settimane di stop. Addio ai sogni mondiali, al Giro d’Italia e preparazione in vista di Londra da rifare; per fortuna il pass olimpico arriva comunque mentre a vincere la prova è l’australiano O’shee davanti al canadese Bell e al danese Hansen.
Lo scratch donne risulta essere una gara molto controllata e povera di emozioni nella quale a spuntarla, grazie ad una volata impressionante, è la polacca Pawlowska che supera sulla linea d’arrivo la statunitense Hoskin; l’italia si piazza all’undicesimo posto grazie alla giovane Elena Cecchini, che, per il gossip, è la fidanzata di Elia Viviani.
Dopo una serie di assurde decisioni della giuria, che si dimostra oltre che intransigente anche cieca, la maglia iridata della velocità femminile va per la sesta volta alla Pendleton, atleta entrata nella storia del ciclismo su pista ma che ha dimostrato di non essere più la numero uno della specialità; la Meares, infatti, è superata dall’inglese solo grazie ad una decisione dei giudici. Al secondo posto la Krupeckaite si dimostra atleta regolarissima e sempre ai primi posti in tutte le discipline veloci.
Nella corsa a punti maschile ancora una volta grandissima Australia grazie a Cameron Mayer, bicampione di specialità e grande favorito della vigilia che, però, in corsa resta schiacciato dal pronostico e da uno Swift in grande spolvero che blocca tutti i suoi tentativi di caccia fino a quando ai 4 km all’arrivo Meyer, assieme al neozelandese, si lancia in una caccia che porta Cameron a guadagnare giro e 5 punti di uno sprint facendogli agguantare all’ultimo secondo una maglia iridata che sembrava perduta. Buona prova dell’italiano Ciccone, giunto sesto dopo una prova corsa in modo prudente ma efficace.
La velocità maschile, come diversi altri tornei, è stato caratterizzata ancora una volta dalla giuria che per delle minime infrazioni ha squalificato con molta facilità; i favoriti dal pronostico raggiungono tutti le fasi finali e nelle semifinali il confronto diventa di altissimo livello: i britannici Hoy e Kenny si battono in una lotta fratricida da cui il secondo (più giovane) esce vittorioso, mostrando qualche limite di Hoy nella preparazione, probabilmente incentrata sulle sole Olimpiadi. A Kenny tocca quindi il compito di sfidare Bauge nella replica della finale dello scorso anno: campione uscente della specialità, ma squalificato per questioni di controlli della salute saltati, Bauge arriva alla finale senza troppa fatica, dimostrando una superiorità netta; infatti, anche la prima manche della finale vede il francese vincere facile. Nella seconda manche, invece, Kenny fa una scelta azzardata, pronti via ed è già a tavoletta; Bauge sorpreso si lancia all’inseguimento ma poi, quando sembra stia per raggiungerlo, molla e Kenny vince fra lo stupore di tutti. Il povero britannico però, all’uscita dell’ultima curva aveva leggermente allargato la propria traiettoria e tanto è bastato alla giuria per squalificarlo e dare la vittoria a tavolino al pur meritevole Bauge.
Le finali dell’inseguimento sono ancora una volta a favore dell’ Australia con l’unico neo del terzo posto del sorprendente neozelandese Gough, che supera Dennis per il bronzo. Anche la finale tutta australiana offre, però, una sorpresa poichè il primatista del mondo e campione uscente Bobridge viene superato di pochissimo e negli ultimi giri dal giovanissimo Hepburn, con un tempo bassissimo.
Nel keirin la Meares, la velocista migliore al mondo in questo momento, si prende quanto gli spetta e con una volata di potenza supera tutte le avversarie, prendendosi lo sfizio di partire dal fondo del gruppo e rimontandole una a una. Anna Meares conferma poi la sua velocità vincendo e stabilendo il nuovo record del mondo nei 500 m da fermo, dove però mancava la Krupeckaite, grande interprete della disciplina.
L’omnium femminile sorride alla Gran Bretagna che con la diciannovenne Trott ottiene un successo importante in chiave olimpica: seconda la Edmonson (australia) e la Hammer (USA).
La Madison si annunciava come una copia della corsa a punti, dove gli australiani erano i super favoriti, ma stavolta non è tutto facile, anzi; il super controllo e la velocità di belgi e britannici costringono la coppia australiana al terzo gradino del podio senza riuscire a prendere il giro di pista che avrebbe assicurato l’oro. A vincere la prova è il Belgio che, privo di Keisse, si era affidato a De ketele e Van Hoecke, davanti alla strana coppia britannica Swift-Thomas. Nel Keirin maschile, prova a cui non ha preso parte il fortissimo Bauge, Hoy dimostra che non si vince solo con le gambe e grazie alla sua abilità ed esperienza riesce a mettere alle sue spalle Levy (GER) e il connazionale Kenny.
Matteo Colosio