TRENTIN IN SOLITARIA, IL GP LIBERAZIONE E’ SUO

aprile 26, 2011 by Redazione  
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Il giovane corridore del Team Brilla si è aggiudicato in solitaria la tradizionale corsa romana del 25 aprile. Alle sue spalle l’australiano Hepburn staccato a quattro giri dal termini, a chiudere il podio Colbrelli della Zalf.

Foto copertina: l’arrivo solitario di Matteo Trentin (www.primaveraciclistica.com)

Si è svolto sotto una pioggia intensa il tradizionale appuntamento del ciclismo giovanile romano del 25 aprile: il Gp Liberazione. La gara, conclusasi in poco più di tre ore e mezza, se l’è aggiudicata il giovane Matteo Trentin, portacolori della Team Brilla.
Il percorso, reso difficile dalla combinazione di acqua, curve e saliscendi, prevedeva ventitre giri intorno al viale delle Terme di Caracalla dove era situato l’arrivo. Dopo appena sei giri la corsa si è animata con nove fuggitivi che hanno via via guadagnato un discreto margine sul gruppo, dopo altre sei tornate è stato l’italiano Cecchinel a dare una sferzata, ma il suo tentavito non è stato altro che una rampa di lancio per l’australiano Hepburn che ha preso in solitaria la testa della corsa.
Il corridore del team Jayco ha però dovuto subire il ritorno del più fresco Trentin che a quattro giri dal termine, 24km dal traguardo, lo ha ripreso e superato a velocità doppia.
Il vantaggio dell’italiano è poi cresciuto fino a sfiorare il minuto, margine con il quale ha tagliato il traguardo sul suo avversario.
In terza posizione si è classificato Colbrelli con un distacco di poco superiore al minuto, alle sue spalle Palini e Sbaragli rispettivamente portacolori della Gavardo e della Hopplà.

Al termine della gara il giovane vincitore non ha nascosto la sua gioia: “Aver vinto in solitaria è un sogno che si realizza, è una gara importantissima, basta guardare l’elenco partenti (178 corridori in rappresentanza di tutti i continenti). Avevo programmato una gara di questo tipo, ma di certo non mi aspettavo di andare così bene”.

Andrea Mastrangelo

25-04-2011

aprile 26, 2011 by Redazione  
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PRESIDENTIAL CYCLING TOUR OF TURKEY
Il kazako Valentin Iglinskiy (Pro Team Astana) si è imposto nella seconda tappa, Kusadasi – Turgutreis, percorrendo 178 Km in 4h23′28″, alla media di 40,536 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Alessandro Petacchi (Lampre – ISD) ed Elia Favilli (Farnese Vini – Neri Sottoli). Iglinskiy è il nuovo leader della classifica, con 4″ sullo statunitense Farrar e 6″ sull’olandese Van Hummel.

GP LIBERAZIONE
L’italiano Matteo Trentin (Team Brilla Pasta Montegrappa) si è imposto nella corsa italiana, percorrendo 138 km in 3h31′15″, alla media di 39,195 Km/h. Ha preceduto di 25″ l’australiano Hepburn e di 40″ l’italiano Sonny Colbrelli (Zalf Désirée Fior).

RUND UM KOLN
L’australiano Michael Matthews (Rabobank Cycling Team) si è imposto nella corsa tedesca, percorrendo 203,5 km in 4h50′50″, alla media di 41,983 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Kittel e l’italiano Giacomo Nizzolo (Leopard Trek).

GIRO DEL BELVEDERE
L’italiano Nicola Boem (Zalf Désirée Fior) si è imposto nella corsa italiana, percorrendo 154 km in 3h36′50″, alla media di 42,613 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Salvatore Puccio (Team Hopplà – Truck Italia – Mavo Infissi – Valdarno Project) ed Enrico Battaglin (Zalf Désirée Fior)

INT. RONDE VAN NOORD-HOLLAND
Il belga Niels Wytinck (Colba – Mercury) si è imposto nella corsa olandese, percorrendo 223,3 km in 5h05′40″, alla media di 43,832 Km/h. Ha preceduto i connazionali gli olandesi Brus e Te Brake.

LE TOUR DE BRETAGNE CYCLISTE – TROPHEE DES GRANITIERS
L’olandese Jetse Bol (Rabobank Continental Team) si è imposto nella prima tappa, circuito di Argentré du Plessis, percorrendo 150,3 Km in 3h38′43″, alla media di 40,536 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Fenn e il francese Blain. Miglior italiano Ermanno Capelli (Team Vorarlberg), 22°

UNA ROSA NEL DESERTO

aprile 25, 2011 by Redazione  
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Gilbert ha letteralmente sbaragliato la concorrenza, nel prima, nel durante e nel dopo. Vincitore a ripetizione negli scorsi giorni, ieri si è ripetuto nella Liegi ed è risultato in testa anche nella nostra pagella. Inevitabile per lui il voto massimo…. ma dietro c’è un autentico abisso.

Foto copertina: Fränk Schleck sembra quasi inchinarsi a “re” Gilbert (foto Bettini)

Nel desolante panorama di ciclisti da corse di un giorno risalta la rosa di Philippe Gilbert. Bisogna ammettere, tuttavia, che anche nella Liegi dominata dallo strapotere del belga non si trovano, nei primi posti della classifica, autentici specialisti di classiche ma solamente bravi corridori da corse a tappe. In quest’ultima gara delle Ardenne l’Italia si consola con l’ottavo posto di Nibali, anche se sono lontani i giorni in cui a farla da padroni eravamo proprio noi italiani.

Philippe Gilbert: Cavendish per le volate, Contador per le gare a tappe, Cancellara per cronometro e pavè, Gilbert per tutto il resto. Può essere riassunta così l’attuale situazione del ciclismo internazionale, in cui a dettar legge in tutte le gare che contano sono i ciclisti appena menzionati. Il belga si consacra durante questo inizio di stagione dominatore indiscusso delle classiche dove non sia presente il pavè . Nonostante il fisico possente ha letteralmente spianato un muro, quello di Huy, almeno sulla carta non adatto alle sue caratteristiche e anche nella Doyenne ha risposto con disarmante facilità, sulla côte dei Falconi e di St. Nicolas, agli allunghi dei fratelli Schleck per poi batterli in una volata che, di fatto, non c’è stata. Questa volta la lode sembra quasi riduttiva. Voto: 10 e lode

Andy e Frank Schleck: come gregari di Gilbert meriterebbero 10 e lode ma, dato che i due corrono per una squadra diversa da quella del belga, risulta inspiegabile la tattica di gara dei due fratelli. Dopo aver iniziato l’azione decisiva sulla côte dei Falconi, non sono stati capaci neppure una volta di fare gioco di squadra, anzi sembrava quasi di veder correre due ciclisti appartenenti a due differenti formazioni. La tattica di attaccare Gilbert sul St. Nicolas, dopo averlo scortato da bravi gregari fino ai piedi della côte, è sembrata una scelta suicida. Infatti su quella che è stata la “salita degli Italiani” lo scatto, invece che farlo i fratelli, l’ha compiuto Gilbert. Voto: 4

Joachim Rodriguez: aveva tutta la squadra a sua disposizione, ha impedito ad atleti del calibro di Kolobnev e Di Luca di poter fare la loro corsa e alla fine è mancato clamorosamente nei punti chiave della corsa. Voto: 3

Roman Kreuziger: l’incidente meccanico che ha bloccato Vinokourov non ha impedito alla formazione kazaka di piazzare nei primi 5 posti un proprio atleta. Lanciato più che mai verso un Giro d’Italia che lo vedrà tra i protagonisti, Roman ha dimostrato di poter vincere un domani anche una grande classica come la Liegi. Voto: 7,5

Enrico Gasparotto: l’unico italiano, insieme a Nibali, ad aver saputo interpretare in maniera egregia una classica così esigente. L’ex campione italiano ha risposto alla perfezione agli ordini di scuderia, collaborando attivamente nella fuga più importante della giornata, e una volta esser stato raggiunto si è messo a totale disposizione di Kreuziger. Voto: 7,5

Vincenzo Nibali: dopo aver disputato un Giro del Trentino in funzione del Giro d’Italia, l’atleta della Liquigas è riuscito a tenere le ruote di un pimpante Kreuziger sulle rampe del St. Nicolas, anticipando quella che potrà essere la sfida sulle strade della corsa rosa. Sicuramente non ancora al top della condizione, dobbiamo ringraziarlo in modo particolare perché il suo piazzamento risulta il migliore della spedizione italiana in queste classiche delle Ardenne. Voto: 7.

Samuel Sanchez, Damiano Cunego: hanno corso entrambi in maniera anonima, solo raramente li si è notati nelle prime dieci posizioni del gruppo. Il campione olimpico è riuscito, a differenza del veronese, ad entrare nei primi dieci ma riteniamo che per entrambi gli obbiettivi fossero ben altri. Voto: 4,5

Alexandre Vinokourov: il campione uscente ha gestito al meglio la squadra (voto: 8) fino sulla decisiva côte dei Falconi dove un incidente meccanico gli ha impedito di essere presente nel momento clou. Quest’ultima partecipazione del kazako alla Liegi si è conclusa in maniera deludente tanto più per un atleta che ha saputo, nel passato, esaltare il pubblico sulle strade della Doyenne. Voto: N.C

Francesco Gandolfi

Foto copertina:

Nel desolante panorama di ciclisti da corse di un giorno risalta la rosa di Philippe Gilbert. Bisogna ammettere, tuttavia, che anche nella Liegi dominata dallo strapotere del belga non si trovano, nei primi posti della classifica, autentici specialisti di classiche ma solamente bravi corridori da corse a tappe. In quest’ultima gara delle Ardenne l’Italia si consola con l’ottavo posto di Nibali, anche se sono lontani i giorni in cui a farla da padroni eravamo proprio noi italiani.

Philippe Gilbert: Cavendish per le volate, Contador per le gare a tappe, Cancellara per cronometro e pavè, Gilbert per tutto il resto. Può essere riassunta così l’attuale situazione del ciclismo internazionale, in cui a dettar legge in tutte le gare che contano sono i ciclisti appena menzionati. Il belga si consacra durante questo inizio di stagione dominatore indiscusso delle classiche dove non sia presente il pavè. Nonostante il fisico possente ha letteralmente spianato un muro, quello di Huy, almeno sulla carta non adatto alle sue caratteristiche e anche nella Doyenne ha risposto con disarmante facilità, sulle côtes dei Falconi e di St. Nicolas, agli allunghi dei fratelli Schleck per poi batterli in una volata che, di fatto, non c’è stata. Questa volta la lode sembra quasi riduttiva. Voto: 10 e lode

Andy e Frank Schleck: come gregari di Gilbert meriterebbero 10 e lode ma, dato che i due corrono per una squadra diversa da quella del belga, risulta inspiegabile la tattica di gara dei due fratelli. Dopo aver iniziato l’azione decisiva sulla côte dei Falconi, non sono stati capaci neppure una volta di fare gioco di squadra, anzi sembrava quasi di veder correre due ciclisti appartenenti a due differenti formazioni. La tattica di attaccare Gilbert sul St. Nicolas, dopo averlo scortato da bravi gregari fino ai piedi della côte, è sembrata una scelta suicida. Infatti su quella che è stata la “salita degli Italiani” lo scatto, invece che farlo i fratelli, l’ha compiuto Gilbert. Voto: 4

Joachim Rodriguez: aveva tutta la squadra a sua disposizione, ha impedito ad atleti del calibro di Kolobnev e Di Luca di poter fare la loro corsa e alla fine è mancato clamorosamente nei punti chiave della corsa. Voto: 3

Roman Kreuziger: l’incidente meccanico che ha bloccato Vinokourov non ha impedito alla formazione kazaka di piazzare nei primi 5 posti un proprio atleta. Lanciato più che mai verso un Giro d’Italia che lo vedrà tra i protagonisti, Roman ha dimostrato di poter vincere un domani anche una grande classica come la Liegi. Voto: 7,5

Enrico Gasparotto: l’unico italiano, insieme a Nibali, ad aver saputo interpretare in maniera egregia una classica così esigente. L’ex campione italiano ha risposto alla perfezione agli ordini di scuderia, collaborando attivamente nella fuga più importante della giornata, e una volta esser stato raggiunto si è messo a totale disposizione di Kreuziger. Voto: 7,5

Vincenzo Nibali: dopo aver disputato un Giro del Trentino in funzione del Giro d’Italia, l’atleta della Liquigas è riuscito a tenere le ruote di un pimpante Kreuziger sulle rampe del St. Nicolas, anticipando quella che potrà essere la sfida sulle strade della corsa rosa. Sicuramente non ancora al top della condizione, dobbiamo ringraziarlo in modo particolare perché il suo piazzamento risulta il migliore della spedizione italiana in queste classiche delle Ardenne. Voto: 7.

Samuel Sanchez, Damiano Cunego: hanno corso entrambi in maniera anonima, solo raramente li si è notati nelle prime dieci posizioni del gruppo. Il campione olimpico è riuscito, a differenza del veronese, ad entrare nei primi dieci ma riteniamo che per entrambi gli obbiettivi fossero ben altri. Voto: 4,5

Alexandre Vinokourov: il campione uscente ha gestito al meglio la squadra (voto: 8) fino sulla decisiva côte dei Falconi dove un incidente meccanico gli ha impedito di essere presente nel momento clou. Quest’ultima partecipazione del kazako alla Liegi si è conclusa in maniera deludente tanto più per un atleta che ha saputo, nel passato, esaltare il pubblico sulle strade della Doyenne. Voto: N.C

Francesco Gandolfi

RIOJA: ERVITI COME GILBERT

aprile 25, 2011 by Redazione  
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Vittoria per Erviti in questa Vuelta a la Rioja corsa nel giorni di Pasqua. Sul traguardo il corridore della Movistar ha allungato sul duo EPM-UNE Suarez-Baez e si è aggiudicato la corsa. Amador e l’italiano Ratto chiudono la top five della corsa corsa spagnola.

Foto copertina: Erviti primo sul traguardo di Logroño (foto Movistar Team)

Vittoria per Erviti in questa Vuelta a la Rioja corsa nel giorni di Pasqua. Sul traguardo il corridore della Movistar ha allungato sul duo EPMUNE Suarez-Baez e si è aggiudicato la corsa. Amador e l’italiano Ratto chiudono la top five della corsa corsa spagnola.

Quasi in contemporanea con la Liegi si correva, nella penisola iberica, la Vuelta a La Rioja e, proprio come in Belgio, il vincitore è uscito da un trio in cui si trovava in inferiorità numerica contro due compagni di squadra. Di certo la coppia Suarez-Baez della EPM non può essere paragonata ai fratelli Schleck che si sono visti sfuggire la vittoria di mano per opera di Gilbert, ma lasciarsi alle spalle due compagni di squadra che possono in ogni momento gestire allunghi ed energi non è mai opera facile

E’ cosi che da una gara divertente fin dai primi chilometri con numerosi scatti, ricordiamo il tentativo di Iriarte, Urtasun, Cano, Bravo, Baltazar, Piamonte, Pinto, Pardo, Gonzalez che guadagnano fino a 4 primi sul plotone, nasce la fuga vincente di Baez, Suarez ed Erviti. Il primo se ne va sull’Alto de la Labraza e resiste ai primi tentativi di riaggancio da parte di Txurruca e Herrada, lungo la discesa però viene ripreso dal duo Erviti-Suarez. I tre, grazie soprattutto al lavoro di Baez, riescono a involarsi verso il traguardo per poi giocarsi la volata a tre. Ma sorprendentemente allo sprint è Erviti ad uscire vincitore mentre per Suarez e Baez, nell’ordine, restano i gradini più bassi del podio.
La volata del gruppo, giunto ad appena 8”, è vinta da Amador, compagno di Erviti, che regola Ratto e Felline della Geox.
Gutierrez, Perez, Barroso e Sousa chiudono la top ten di una gara davvero molto divertente.

Andrea Mastrangelo

Quasi in contemporanea con la Liegi si correva, nella penisola iberica, la Vuelta a La Rioja e, proprio come in Belgio, il vincitore è uscito da un trio in cui si trovava in inferiorità numerica contro due compagni di squadra. Di certo la coppia Suarez-Baez della EPM-UNE non può essere paragonata ai fratelli Schleck che si sono visti sfuggire la vittoria di mano per opera di Gilbert, ma lasciarsi alle spalle due compagni di squadra che possono in ogni momento gestire allunghi ed energi non è mai opera facile

E’ cosi che da una gara divertente fin dai primi chilometri con numerosi scatti, ricordiamo il tentativo di Iriarte, Urtasun, Cano, Bravo, Baltazar, Piamonte, Pinto, Pardo, Gonzalez che guadagnano fino a 4 primi sul plotone, nasce la fuga vincente di Baez, Suarez ed Erviti. Il primo se ne va sull’Alto de la Labraza e resiste ai primi tentativi di riaggancio da parte di Txurruca e Herrada, lungo la discesa però viene ripreso dal duo Erviti-Suarez. I tre, grazie soprattutto al lavoro di Baez, riescono a involarsi verso il traguardo per poi giocarsi la volata a tre. Ma sorprendentemente allo sprint è Erviti ad uscire vincitore mentre per Suarez e Baez, nell’ordine, restano i gradini più bassi del podio.
La volata del gruppo, giunto ad appena 8”, è vinta da Amador, compagno di Erviti, che regola Ratto e Felline della Geox.
Gutierrez, Perez, Barroso e Sousa chiudono la top ten di una gara davvero molto divertente.

Andrea Mastrangelo

24-04-2011

aprile 25, 2011 by Redazione  
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LIEGI-BASTOGNE-LIEGI
Il belga Philippe Gilbert (Omega Pharma-Lotto) si è imposto nella classica belga, percorrendo 257.5 km in 6h13′18″, alla media di 41,387 Km/h. Ha preceduto allo sprint i lussemburghesi Fränk e Andy Schleck (Leopard Trek). Miglior italiano Vincenzo Nibali (Liquigas-Cannondale), 8° a 29″.

PRESIDENTIAL CYCLING TOUR OF TURKEY
L’italiano Andrea Guardini (Farnese Vini – Neri Sottoli) si è imposto nella prima tappa, circuito di Istanbul, percorrendo 114,1 Km in 2h35′54″, alla media di 43,913 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo statunitense Farrar e l’olandese Van Hummel, distanziati di 4″ e 6″ nella prima classifica generale.

VUELTA CICLISTA A LA RIOJA
Lo spagnolo Imanol Erviti Ollo (Movistar Team) si è imposto nella corsa spagnola, percorrendo 199 km in 4h51′42″, alla media di 40,932 Km/h. Ha preceduto i colombiani Suarez Suarez (allo sprint) e Baez Alvarez (di 2″). Miglior italiano Daniele Ratto (Geox-TMC), 5° a 8″.

HIMMERLAND RUNDT
Il danese Michael Reihs (Christina Watches-Ofone) si è imposto nella corsa danese, percorrendo 200,3 km in 4h58′55″, alla media di 40,205 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Guldhammer e Pusdahl.

PARIS-MANTES EN YVELINES
Il francese Pierre Drancourt (Eseg Douai) si è imposto nella corsa framcese, percorrendo 170,2 km in 3h58′21″, alla media di 42,844 Km/h. Ha preceduto i connazionali Le Bon (allo sprint) e Bideau (di 8″).

VUELTA CICLISTA AL URUGUAY
L’argentino Dario Diaz (C.C. Villa Teresa) si è imposto anche nella decima ed ultima tappa, San José – Montevideo. Ha preceduto allo sprint il connazionale Richeze e l’uruguayano Méndez. Miglior italiano Walter Proch (Ora Hotels), 4°
In classifica si impone il colombiano Ivan Mauricio Casas (Boyacá Orgullo de América) ha conservato la testa della classifica con 26″ su Diaz e 1′00″ sull’uruguayano Soto. Miglior italiano Alessandro Malaguti (Ora Hotels), 4° a 2′08″.

TOUR DE KOREA
Lo statunitense Ken Hanson (Jelly Belly p/b Kenda) si è imposto nella nona ed ultima tappa, circuito di Seoul, percorrendo 47,7 Km in 57′17″, alla media di 49,962 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Clancy e l’unico italiano in gara, Alessandro Bazzana (Team Type 1 – Sanofi Aventis). In classifica si impone il corridore di Hong Kong Ki Ho Choi (Hong Kong China Team), con 29″ sull’austriaco Eibegger e 37″ sullo statunitense Dugan. Bazzana è 27° a 13′59″)

GRAND PRIX OF ADYGEYA (Russia)

L’ucraino Oleksandr Martynenko (ISD – Lampre Continental) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, circuito di Gaverdovsky, percorrendo 120 Km in 2h29′38″, alla media di 48,117 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Kononenko e il russo Nikolaev. In classifica si impone il russo Kirill Sinitsyn, con 5″ e 35″ sui connazionali Firsanov e Reshetko.

BANJA LUKA – BELGRADE II
Il croato Matija Kvasina (Loborika Favorit Team) si è imposto nella corsa serbo-bosniaca. Ha preceduto allo sprint lo slovacco Jurco e di 38″ lo sloveno Mezgec.

UN VALLONE PER DOMARLI: GILBERT, IL SIGNORE DELLE CLASSICHE

aprile 24, 2011 by Redazione  
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Tripletta, anzi poker. Gilbert affianca il solo Rebellin nell’impresa straordinaria di conquistare in uno stesso anno l’intero trittico delle Ardenne, ma suggella la propria unicità quadrando il cerchio con l’ulteriore vittoria al Brabante, non a caso l’ibrido di transizione tra le pietre e le côtes. Ancora una volta schiacciati senza appello i vari e più eminenti specialisti di ciascuna delle corse in questione.

Foto copertina: Gilbert, il signore delle Ardenne, si gode il trionfo sul trono di Ans (foto Bettini)

Una progressione lineare verso la gloria. Una linea retta fissa sul numero uno. Un cerchio che si chiude. Un rettangolo aureo, quadrilatero di eccelsa armonia. Solo la geometria ci può regalare le metafore per raccontare la perfezione del cammino di Gilbert attraverso il suo regno, dal Brabante al cuore del Vallonia, al cuore del proprio cuore: alla Liegi.

Al Brabante era stato sottomesso Freire, plurititolato campione di una gara che si concede a chi sa adattarsi, a chi non si limita ad eccellere nei rigidi confini di una specialità pura. Lì Gilbert aveva rimarcato il passaggio da un Fiandre già di per sé brillante alle classiche a lui più congeniali. Poi l’Amstel, gara sfuggente come poche altre, insidiosa, nervosa, dominata proprio con la gestione strategica e con il sangue freddo. Quindi la Freccia Vallone, con il muro di Huy divelto di sotto i pedali al favoritissimo e quanto mai specialista di strappi in doppia cifra Joaquin Rodriguez, stracciato sul proprio terreno. E ora la Liegi, la classica più amica dei corridori da GT, corsa tattica, anzi strategica come poche altre: ghermita pur essendone il favoritissimo, di contro alle lamentele e alle scuse che aveva invece avanzato in tal senso l’altro Cannibale delle corse in linea, Cancellara; artigliata proprio sottraendola alla morsa del duo Schleck, i fratellissimi, compagni dello svizzero in una Leopard se vogliamo superiore all’Omega come squadra, e ciò nondimeno incapace di andare oltre a un altro podio pure “da collezione” (e in effetti la Leopard sta facendo proprio collezione di podi).

Una gara ridotta alla linearità più assoluta dalla legge del più forte, applicata ancora una volta in modo matematico da un corridore che, nato generoso e dissipatore, è diventato magnanimo e ponderato: magnanimo però nella condotta di gara (mai un cambio negato, mai un sotterfugio, mai un bluff), non nel dispensare regali, perché Gilbert è un asso che quest’anno ha pigliato tutto.

Come in un sistema di equazioni le sterminate variabili della corsa sono state ridotte implacabilmente, fino al risultato voluto; fino a individuare la singola variabile del talento puro, tradottasi immediatamente in una costante: Philippe Gilbert.

Sembrava complessa la corsa, se non complicata: sull’innocua fuga del mattino si era innestato un contrattacco più minaccioso, a una cinquantina dall’arrivo davanti si contavano più di una dozzina di atleti; c’erano figure di spessore come Van Avermaet, e uomini che allo spessore aggiungevano una possibile funzione tattica, come Gasparotto per l’Astana di Vinokourov. C’erano pure delle belle coppie di medesimo team, un fattore assai favorevole per la riuscita delle evasioni: il belga della BMC era spalleggiato da Frank, Cataldo faceva da gregario a un buon Pineau, Garate e Ten Dam si proponevano come supporto di qualità e quantità per la Rabobank di un Gesink ancora una volta carente. Segnaliamo per la cronaca la coraggiosa presenza del giovane Damiano Caruso della Liquigas.

Il vantaggio oscilla tra il minuto e i due minuti, gli uomini dell’Omega vanno esaurendosi. Dietro comincia a subentrare la Leopard, perché Gilbert è già pressoché isolato dopo aver spremuto Van den Broeck ed aver conservato solo un già stanco Vanendert. La Katusha che pure aveva in precedenza dato qualche bella frustata con Di Luca per alzare il ritmo e fare corsa dura ha pur sempre davanti Vorganov, la Liquigas appunto Caruso. Solo le due formazioni dei principali favoriti hanno tenuto tutto il proprio potenziale attorno ai leader, e ora lo devono spremere.

Sulla Redoute Fuglsang scandisce dietro, ma davanti uno scatenato Gasparotto si fa tutta la salita in testa, e frammenta i fuggitivi: così facendo però il vantaggio cala molto relativamente, una ventina di secondi appena, rimanendo poco sotto al minuto. Chi si giova di più di questo contesto è molto giustamente Vinokourov, l’unico ad aver orchestrato un piano collettivo di qualche rilievo, ancora circondato da pretoriani solidissimi, potenziali corridori da primi posti si direbbe quasi, come Kreuziger, Iglinsky, Di Gregorio. Monfort partorisce il massimo sforzo nell’avvicinamento alla Rocca dei Falchi, riducendo il gap sulla testa della corsa, che le prime pendenze dell’impervio strappo han ridotto ai soli Gasparotto e Van Avermaet. La variabile fuga è quasi azzerata.

Sulla Rocca, i due eventi fatali: Andy allunga, si slancia in micidiale progressione. Gli resistono unicamente il fratellone e Gilbert.
Dietro, Vinokourov rompe la bici, la cambia con Iglinsky ma è tardi! Vino non potrà più recuperare, e così decade anche la possibilità di avere un’armata Astana al gran completo per mantenere a tiro ed eventualmente riassorbire i falchi fuggiti dalla gabbia. Nell’Astana regna il caos, Gasparotto – faticando assai a tenere il passo dei primi cui pure si era agganciato con Van Avermaet – molla la presa nel terribile falsopiano che corona la Rocca, e preferisce tenersi per aiutare chi dei compagni è in rimonta (cosa che farà, a sigillo di una gara comunque encomiabile). La confusione sotto il cielo è grande, c’è Anton, sì, c’è Kolobnev, ci sono Kreuziger e Nibali, si intravedono Cunego e Samuel Sanchez, c’è anche qualcuno che tira come appunto Gasparotto o Dani Moreno.

La grande confusione però rende la situazione eccellente per i guastatori sublimi, per i sovrumani, quei tre che volano via di comunissimo accordo al di sopra del cielo tempestoso dei “corridori normali”; con l’aggiunta di Van Avermaet a ruota fisso, e in ciò bravissimo, ma, lo possiamo già anticipare, fatalmente staccato alle prime asperità del Sant Nicolas. Il destino ci ha messo del suo, perché con Vinokourov a rullare il tempo alla sua armata interamente dispiegata, la musica avrebbe potuto cambiare (visto anche che dopotutto il distacco ha rasentato il minuto, ma più spesso i venti-trenta secondi): ma al destino si è aggiunto il gesto discriminante, lo scatto, la selezione.

La gara è finita.

I chilometri passano nell’attesa che i due fratelli comincino una sequenza di fucilate alternate, ma l’attesa resta inesaudita. Il giovane Schleck, con l’arroganza che pare caratterizzare tutta la sua formazione, diceva che avrebbe firmato per trovarsi in trio con Gilbert e il fratello alla “salita degli italiani”. Che lì sì, che lì allora, che così certo.

Invece niente. Un timido allungo di Andy che non fa male a nessuno, poi invece una progressione violenta ma controllata, diremmo quasi contenuta, da parte di Philippe, conclusa in scatto appena pennellato: abbastanza per ammansire i due avversari, tra i quali il più in palla pare comunque Frank. Tra il talento non scortato dalla dedizione e dal carattere, e la combinazione inversa, sembra prevalere quest’ultima. Andy è insipido, moscio, si stacca poco prima dello scollinamento. Frank lo attende, Gilbert lascia fare, Andy rientra. Proverà a tirare la volata del comunque più veloce, o meno lento, Frank.

La gara è finita.

La gara è finita da un pezzo, principalmente nell’incapacità della coppia Leopard di infrangere il corso di pensiero dominante imposto da Gilbert. Il più forte ha vinto perché aveva le gambe più forti, sicuramente, ma ai nostri occhi soprattutto perché più forte era il suo animo, il suo carattere, la sua deliberazione, il suo carisma.

Gilbert ha sempre collaborato, sempre. Attentissimo, puntuale, presente. Un vero padrone. Ma non ha mai tentennato di fronte alla possibilità di prolungare senza risparmio l’impari sfida (impari a suo svantaggio in termini strategico-matematici, ma che si scoprirà impari in ben altro direzione nella verità della strada!).

Invece per gli altri due le infinite possibilità tattiche che si sciorinavano lungo gli ultimi venti (venti!) chilometri di Liegi si sono assottigliate, esaurite, impoverite. Fino all’epilogo, quasi patetico: Gilbert che decide come e quando e dove lanciare la propria inarrestabile volata, Andy che malamente cerca di lanciare Frank, e il Vallone che vince per distacco, che si rialza ai meno 100 per esultare, che si volta, che sorride, mentre i fratellini si allargano uno di qua e uno di là, in parata, come damigelle d’onore, per scortare la scia già evaporata del trionfatore.

Resta da dire degli uomini, lì dietro, dei bei promettenti nomi di Kreuziger, Uran e Nibali (4.o, 5.o, 8.o), dell’orgoglio magnifico di Van Avermaet (7.o), del mestiere di Kolobnev e Samuel Sanchez, a cavallo dei dieci. Ma è già “parlare d’altro”, perché la Liegi… “ha già detto tutto”.
Un Vallone per domarli tutti, e ultimi i “re degli elfi” lussemburghesi; un Vallone per ghermirle tutte, le Grandi Classiche che dopo lunga secessione paiono pronte a riunificarsi in un solo impero (che la soluzione alla crisi di governo belga possa essere fare primo ministro
Philippe?).

Gabriele Bugada

IL LLODIO E’ TUTTO DI SANTI

aprile 24, 2011 by Redazione  
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Solo al traguardo, anche se per l’inezia di 4″, lo spagnolo Santiago “Santi” Perez ha vinto l’edizione 2011 del GP Llodio, rispettando il pronostico che voleva uno scalatore primo sul traguardo della corsa basca. Ottimo secondo posto per l’italiano Ratto.

Foto copertina: la gioia di Perez sul traguardo di Llodio (www.noticiasdegipuzkoa.com)

Come da previsione, il Gp Llodio viene vinto da un “grimpeur”: è infatti l’esperto scalatore spagnolo Santi Perez, corridore della Barbot Efapel, che ha conquistato una corsa caratterizzata soprattutto da un’importante salita, l’Alto de Garate, posta poco prima degli ultimi chilometri. All’inizio dell’ultima asperità Perez era in compagnia di altri nove fuggitivi: il nostro Daniele Ratto, Marcos García, Andrey Amador, Juan Pablo Suárez, André Cardoso, José Herrada, Mikel Nieve, Antonio Piedra e Mauricio Ardila. A cinque chilometri dall’arrivo lo spagnolo è riuscito a guadagnare diversi metri sugli altri, riuscendo così a tagliare il traguardo prima dei suoi diretti inseguitori. E‘ stata davvero una bella azione quella di Santi Perez, soprattutto se si considera che tradizionalmente l’Alto de Garate viene affrontato durante la classica di San Sebastian, corsa che si svolge nel mese di agosto, e che non è molto lunga ma che ha delle pendenze abbastanza impegnative (7% circa). Per lo spagnolo, inoltre, secondo in classifica generale alla Vuelta 2004, si tratta del settimo successo in carriera. I corridori che erano in fuga con Perez sono arrivati con quattro secondi di ritardo al traguardo, con il giovane Daniele Ratto, della Geox TMC, che è riuscito a regolare il gruppetto e a portare a casa un buon secondo posto. Da segnalare anche il decimo posto del colombiano Mauricio Ardila, compagno di squadra di Ratto, che è arrivato ultimo allo sprint finale a ranghi ridotti. Il campione spagnolo Josè Ivan Gutierrez del Team Movistar, invece, non è riuscito a mettersi in mostra, tagliando il traguardo con il resto dei corridori che erano ormai fuori corsa.

Carlo Gugliotta

23-04-2011

aprile 24, 2011 by Redazione  
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GRAN PREMIO LLODIO
Lo spagnolo Santiago Perez Fernandez (Barbot-Efapel) si è imposto nella corsa spagnola, percorrendo 178.8 km in 4h15′50″, alla media di 41,933 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Daniele Ratto (Geox-TMC) e lo spagnolo Garcia.

GRAND PRIX HERNING
Il danese Troels Ronning Vinther (Glud & Marstrand – LRO) si è imposto nella corsa danese, percorrendo 198.9 km in 5h12′34″, alla media di 38,180 Km/h. Ha preceduto i connazionali Reihs (allo sprint) e Ytting Bak (di 3″). Miglior italiano Angelo Furlan (Christina Watches-Ofone), 12° a 2′47″.

ARNO WALLAARD MEMORIAL
L’olandese Arne Hassink (TT Raiko Argon 18) si è imposto nella corsa olandese, percorrendo 200 km in 4h19′48″, alla media di 46,189 Km/h. Ha preceduto i connazionali Hooghiemster (allo sprint) e Schreurs (di 2″).

VUELTA CICLISTA AL URUGUAY
L’argentino Dario Diaz (C.C. Villa Teresa) si è imposto anche nella nona tappa, Carmelo – San Josè, percorrendo 175 Km in 4h09′09″, alla media di 39,759 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli uruguayani Miraballes e Yanes. Miglior italiano Walter Proch (Ora Hotels), 7° a 2″.
Il colombiano Ivan Mauricio Casas (Boyacá Orgullo de América) ha conservato la testa della classifica con 36″ su Diaz e 53″ sull’uruguayano Soto. Miglior italiano Alessandro Malaguti (Ora Hotels), 4° a 2′08″.

TOUR DE KOREA
Il tedesco Tobias Erler (Tabriz Petrochemical Team) si è imposto nell’ottava tappa, Yangyang – Chuncheon, percorrendo 145,9 Km in 4h09′56″, alla media di 35,025 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Passeron e il sudcoreano Jang Il corridore di Hong Kong Ki Ho Choi (Hong Kong China Team) ha conservato la testa della classifica, con 37″ sull’austriaco Eibegger e 45″ sullo statunitense Dugan. Unico italiano in gara, Alessandro Bazzana (Team Type 1 – Sanofi Aventis) è giunto 4° (in classifica, 29° a 14′11″)

TOSCANA – TERRA DI CICLISMO

Il portoghese Amaro Antunes si è imposto nella quinta ed ultima tappa,Subbiano – Gaiole in Chianti, percorrendo 145 Km in 3h40′53″, alla media di 39,387 Km/h. Ha preceduto di 1″ lo svizzero Reichenbach e di 5″ lo statunitense Warabasse. Miglior italiano Salvatore Puccio, 4° a 5″. In classifica si impone l’austriaco Georg Preidler, con lo stesso tempo dell”italiano Fabio Aru. Terzo lo spagnolo De La Cruz Melgarejo, a 27″.

GRAND PRIX OF ADYGEYA (Russia)

Il russo Kirill Sinitsyn si è imposto nella quarta tappa, Majkop – Guzeripl, percorrendo 152 Km in 4h22′20″, alla media di 34,765 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Firsanov e Bakhin. Sinitsyn è il nuovo leader della classifica, con 5″ e 35″ sui connazionali Firsanov e Reshetko.

BANJA LUKA – BELGRADE I
L’ungherese Krisztian Lovassy (Ora Hotels Carrera) si è imposto nella corsa serbo-bosniaca, percorrendo 194,1 km in 4h32′03″, alla media di 42,808 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo sloveno Marin e il croato Rogina. Unico italiano in gara, Stefano Zanichelli (Konya Torku Seker Spor – Vivelo) si è piazzato 47°

22-04-2011

aprile 23, 2011 by Redazione  
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GIRO DEL TRENTINO

Il ceco Roman Kreuziger (Pro Team Astana) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Andalo – Madonna di Campiglio, percorrendo 161,5 Km in 4h09′03″, alla media di 38,908 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Emanuele Sella (Androni Giocattoli) e di 8″ l’ucraino Popovych. In classifica si impone l’italiano Michele Scarponi (Lampre – ISD), con 7″ sul portoghese Machado e 33″ sull’italiano Luca Ascani (D’Angelo & Antenucci – Nippo)

VUELTA CICLISTA AL URUGUAY
L’argentino Dario Diaz (C.C. Villa Teresa) si è imposto anche nell’ottava tappa, Cardona – Mercedes, percorrendo 165,1 Km in 4h09′09″, alla media di 39,759 Km/h. Ha preceduto allo sprint il colombiano Fonseca e di 2″ l’italiano Alessandro Malaguti (Ora Hotels).
Il colombiano Ivan Mauricio Casas (Boyacá Orgullo de América) ha conservato la testa della classifica con 48″ su Diaz e 54″ sull’uruguayano Soto. Miglior italiano Malaguti, 4° a 2′08″.

TOUR DE KOREA
Il sudcoreano Yoo Ki Hong (Geumsan Ginseng Asia) si è imposto nella settima tappa, TaeBaek – Yangyang, percorrendo 192,5 Km in 5h10′37″, alla media di 37,184 Km/h. Ha preceduto di 9″ l’iraniano Mizbani Iranagh e di 10″ il francese Passeron. Il corridore di Hong Kong Ki Ho Choi (Hong Kong China Team) è il nuovo leader della classifica, con 37″ sull’austriaco Eibegger e 45″ sullo statunitense Dugan. Unico italiano in gara, Alessandro Bazzana (Team Type 1 – Sanofi Aventis) è giunto 17° a 1′08″ (in classifica, 31° a 14′11″

TOSCANA – TERRA DI CICLISMO

Il bielorusso Kanstantsin Kliamyankou si è imposto nella quarta tappa, Capannori – Subbiano, percorrendo 165 Km in 4h03′43″, alla media di 40,621 Km/h. Ha preceduto allo sprint il russo Zubov e il francese Bardet. Miglior italiano Salvatore Puccio, 11° a 32″. L’italiano Fabio Aru ha conservato la testa della corsa, con lo stesso tempo dell’austriaco Preidler. Terzo lo spagnolo De La Cruz Melgarejo, a 27″.

GRAND PRIX OF ADYGEYA (Russia)

Il russo Sergey Firsanov (Itera – Katusha) si è imposto nella terza tappa, Maikop – Guamka, percorrendo 153 Km in 3h56′15″, alla media di 38,857 Km/h. Ha preceduto allo sprint il kazako Sladkov e l’ucraino Kononenko. Il russo Dmitriy Ignatiev (Itera – Katusha) ha conservato la testa della corsa, con 22″ sui connazionali Filippov e Kunshin.

KREUZIGER BEFFA SELLA, A SCARPONI LA GENERALE

aprile 23, 2011 by Redazione  
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Il ceco e il vicentino, usciti dalla lotta per il successo finale nei giorni scorsi, sono i protagonisti dell’ultima tappa ed è il corridore dell’Astana a imporsi di un soffio in volata a Madonna di Campiglio mentre il marchigiano ben protetto dalla sua Lampre non ha problemi a portare a casa il Giro del Trentino davanti a Machado e Ascani.

Per la prima volta una corsa professionistica tornava a Madonna di Campiglio dopo il Giro del 1999 quando Marco Pantani trionfò consolidando la sua maglia rosa ma il giorno dopo fu escluso dalla corsa per ematocrito alto, evento che di fatto segnò l’inizio della sua fine. La tappa, che prevedeva oltre all’ascesa finale di 13,7 km al 5,4% anche quelle di Ampola, Passo del Ballino e Passo del Duron, è stata caratterizzata dalla fuga di uomini importanti come Sella e Vicioso (Androni), Popovych (Radioshack), Montaguti (AG2R) e soprattutto Kreuziger (Astana), in difficoltà nelle tappe precedenti ma comunque distanziato in classifica generale da Scarponi di soli 3 minuti: per questa ragione la Lampre non ha concesso più di 5′ ai battistrada stando però nel contempo bene attenta a non andarli a riprendere in modo tale che Machado (Radioshack), secondo in classifica generale a 7” dal marchigiano, non potesse prendere abbuoni al traguardo.
La strategia dei blu-fucsia ha funzionato perfettamente e all’inizio della salita finale i fuggitivi, rimasti in tre per i cedimenti di Vicioso e Montaguti, avevano 3′ di margine che si sono progressivamente ridotti sotto la spinta di Marzano e Niemiec che ha fatto male a Garzelli, mai protagonista in questo Giro del Trentino, e a un Nibali che però come verso Fai della Paganella ha dato l’impressione di staccarsi più per scelta in vista della Liegi e del Giro che per una reale difficoltà, finchè il gruppo non si è ridotto a 12 unità con tutti i migliori ad eccezione del croato Miholjevic (Acqua & Sapone) che era 8° a 58” da Scarponi.
A 4 km dalla conclusione Pozzovivo (CSF) ha acceso la battaglia tra i big andandosene in compagnia di Alex Ardila Cano (Colombia es Pasion), cugino del più noto Mauricio, ma Scarponi non ha avuto bisogno di intervenire in prima persona ed è stato riportato sotto da uno straordinario Niemiec, alla ruota del quale sono rimasti anche Kiserlovski (Astana), Duarte (Geox), l’ottimo Ascani (D’Angelo & Antenucci), Rujano (Androni) e un Machado rinunciatario che non ha mai tentato un attacco; in seguito si sono accodati a questo gruppetto anche Morabito (BMC), Voeckler (Europcar) e Francesco Masciarelli (Astana).
Davanti intanto Sella, Popovych e Kreuziger hanno proseguito nella loro azione con il vicentino quasi sempre a scandire in passo: a 500 metri dal traguardo con la salita divenuta ormai un falsopiano al 2% l’ucraino ha tentato la sortita ma è stato ripreso dapprima dallo scalatore dell’Androni e poi dal ceco che ai 300 metri è partito a sua volta e ha resistito al ritorno finale del Salbaneo imponendosi con mezza ruota di vantaggio mentre Popovych ha ceduto chiudendo con 8” di distacco. A 24” è giunto Voeckler, mai così competitivo in passato nelle salite lunghe, davanti a Machado, Scarponi, Ascani, Rujano, Duarte, Pozzovivo, Kiserlovski e Ardila Cano mentre Morabito ha pagato 28” perdendo la 4a posizione in classifica generale a vantaggio di Pozzovivo. 14° e 15° a 33” sono giunti Masciarelli e Niemiec, 16° a 1′01” Rodriguez (Androni) in un gruppetto di cui facevano parte anche Miholjevic, Szmyd (Liquigas) e Tiralongo (Astana), 41° a 3′12” Nibali e 45° a 3′50” Garzelli.
In classifica generale Scarponi, già protagonista in passato al Giro del Trentino senza però mai riuscire a vincerlo, si è imposto con 7” su Machado, 33” su Ascani, 35” su Pozzovivo, 38” su Morabito, 42” su Kiserlovski, 1′12” su Voeckler e 1′18” su Rujano, mentre Montaguti si è aggiudicato la classifica dei traguardi volanti, Kreuziger quella degli scalatori, Pirazzi (CSF) quella dei giovani e l’Astana quella a squadre. L’ultimo appuntamento per preparare un Giro d’Italia ormai alle porte sarà quello del Giro di Romandia lungo un percorso più duro rispetto a quello degli ultimi anni ma l’attenzione ora si sposta all’attesissima Liegi di domenica.

Marco Salonna

Il podio del Giro del Trentino 2011 (foto Daniele Mosna)

Il podio del Giro del Trentino 2011 (foto Daniele Mosna)

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