RITORNO ALLA VITTORIA: PETACCHI VINCE IN SPAGNA

marzo 22, 2011 by Redazione  
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Dopo il secondo posto della prima tappa Petacchi conquista la seconda frazione della Vuelta a Catalunya. Lo spezzino ritrova la vittoria dopo una lunga attesa mettendosi dietro le spalle ancora Rojas, terzo invece Cardoso. Grazie alla manciata di secondi guadagnati ieri Smukulins resta leader.

Foto copertina: Alessandro Petacchi si impone a Banyoles (foto Roberto Bettini)

Questa volta il gruppo non s’è fatto sorprendere e Petacchi ha sfruttato al massimo l’occasione. Dopo una tappa buttata via per aver lasciato troppo spazio agli attaccanti, nella seconda tappa, completamente piatta, il gruppo si prende per tempo e riprende i fuggitivi già quando al traguardo mancano diciotto chilometri. Fin dai primi chilometri ci avevano provato Moreno, Benitez, De la Cruz e Rutkiewicz, memori dell’impresa riuscita ieri a Smukulins. Nel frattempo il portacolori della HTC doveva fare i conti con ben due forature, che però non hanno creato grossi grattacapi per quanto riguarda la classifica generale.
Negli ultimi chilometri il gruppo ha poi bloccato sul nascere il tentativo del duo Nizzolo-Pliuschin prima di prepararsi allo sprint finale tirato dagli uomini Movistar.
Sul rettilineo finale il lavoro della neonata squadra spagnola non ha portato i frutti sperati, il loro compagno Rojas infatti non è andato al di là della seconda piazza, finendo, come ieri, alle spalle di Petacchi che con questa vittoria interrompe una lunga striscia negativa che rischiava di finire in tabu.
A chiudere il podio Cardoso, mentre da sottolineare il sesto posto di Nizzolo che dopo il tentativo negli ultimi chilometri ha trovato la gamba per provare lo sprint.
In generale nessun cambiamento, Smukulins mantiene il primato grazie al vantaggio acquisito ieri.

Andrea Mastrangelo

21-03-2011

marzo 22, 2011 by Redazione  
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VOLTA CICLISTA A CATALUNYA
Il lituano Gatis Smukulis (HTC-Highroad) si è imposto nella prima tappa, circuito di Lloret de Mar, percorrendo 166,9 Km in 4h08′48″, alla media di 40.249 Km/h. Ha preceduto di 28″ l’italiano Alessandro Petacchi (Lampre – ISD) e lo spagnolo Rojas Gil.

TOUR DE TAIWAN
L’iraniano Mehdi Sohrabi (Tabriz Petrochemical Team) si è imposto nella seconda tappa, New Taipei City – Linshanbi, percorrendo 118 Km in 2h50′15″, alla media di 41,586 Km/h. Ha preceduto di 3″ l’irlandese McCann e di 1′08″ il giapponese Suzuki. Miglior italiano Henry Frusto (D’Angelo & Antenucci – Nippo), 8°. Sohrabi è il nuovo leader della classifica, con 7″ su McCann e 1′12″ sull’australiano Phelan. Miglior italiano Frusto, 11° a 1′23″.

TOUR DE NORMANDIE
Lo svedese Tobias Ludvigsson (Team CykelCity) si è imposto nella prima tappa, circuito a cronometro di Mondeville, percorrendo 4,8 Km in 6′05″, alla media di 47,342 Km/h. Ha preceduto i britannici Rowe (stesso tempo) e Christian (di 2″).

THRILLING CATALUNYA: VINCE SMUKULIS

marzo 21, 2011 by Redazione  
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Gara particolare la prima tappa della Volta Ciclista a Catalunya. Nei primi chilometri escono in tre, ooi diventano quattro e guadagnano un’infinità, ma due degli attaccanti si perdono per strada e in pochi chilometri sperperano tutto. Alla fine, però, Smukulis ce la fa e resiste fino al traguardo.

Foto copertina: Smukulis taglia in solitaria il traguardo della prima tappa (foto Reuters)

Gara pazza quella che apre il centenario del Giro di Catalunya. Dopo pochi chilometri prima una caduta di Ardila, quindi l’attacco di Smukulis, Gastauer e Pimienta vivacizzano la gara. Il gruppo lascia fare e attorno a metà gara, dopo il GPM più impegnativo della giornata, i battistrada hanno un vantaggio di quasi 15′ sul gruppo, che sembra completamente disinteressato alla tappa.
Appena dopo lo scollinamento ai tre di testa si accoda Ramirez che, fino a quel momento, era rimasto a bagnomaria una trentina di secondi dietro la testa della corsa. In quattro, però, non vanno meglio e il gruppo, finalmente risvegliatosi con 70km di ritardo, comincia a recuperare terreno. Dapprima la Katusha, poi anche Liquigas e Saxo Bank, mortificano i fuggitivi recuperando in 40 km una decina di minuti.
I quattro davanti sembrano spacciati e la situazione è ancora più nera se si pensa che tra loro e il traguardo manca ancora un’ultima ascesa.
Prima di arrivare in cima Ramirez alza bandiera bianca mentre Pimienta cerca di anticipare la temuta discesa e va a vincere il GPM (il precedente traguardo della montagna e lo sprint volante se li era aggiudicati Smukulis). La tattica dello spagnolo però non paga e durante la discesa perde contatto e con esso i sogni di vittoria, sogni che invece cominciano a farsi più insistenti nei due reduci visto che il gruppo, dopo aver recuperato 13 primi è sembrato rilassarsi.
In fondo alla discesa Smukulins si trova a dover gestire una cinquantina di secondi sul gruppo, dopo aver staccato l’ultimo compagno di avventure. Il portacolori Htc riesce a mantenere un vantaggio di 28″ che gli consente di giungere solo al traguardo e vestire la prima maglia di leader.
Una nota di rammarico, invece, accompagna la gioia per il secondo posto di Petacchi e la Lampre: la squadra blu-fucsia si è sobbarcata per gli ultimi chilometri il lavoro pesante, ma non è riuscita a ricucire sull’ultimo uomo che ha così strappato una vittoria quasi certa all’italiano.
Rojas, Uran e Bakelandts hanno poi completato la top five, nei primi posti si sono poi inseriti tutti i migliori, intenti per prima cosa a non perdere secondi in vista delle tappe decisive.

Andrea Mastrangelo

CHOLET – PAYS DE VOECKLER

marzo 21, 2011 by Redazione  
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Il campione di Francia si impone nella Cholet-Pays de Loire con un attacco nel finale, bruciando i connazionali Tony Gallopin e Benjamin Giraud, che completano il podio. Polemiche in Francia per la scelta del vincitore di correre con la maglia bianca di leader dell’UCI Europe Tour anziché con quella tricolore.

Foto copertina: Thomas Voeckler taglia il traguardo a braccia alzate, precedendo di pochi metri il plotone (foto Fabrice Lambert)

Il Campione Transalpino Thomas Voeckler (Europcar), nell’occasione di bianco vestito in qualità di leader della UCI Europe Tour, ha vinto la Cholet-Pays De Loire, valida anche come seconda prova della Coppa di Francia.
La vittoria il francese l’ha ottenuta attaccando con successo quando mancavano solo 3km al termine. Attacco che gli ha permesso di guadagnare subito una decina di secondi, e ad arrivare comunque davanti al gruppo che aveva già lanciato la volata. Volata vinta, per cosìdire, da Tony Gallopin (Cofidis) su Benjamin Giraud del nuovo Team Continental La Pomme-Marseille, per un podio tutto transalpino.
Voeckler dopo aver vinto due tappe all’ultima Parigi-Nizza aveva notato di essere molto controllato già nella Classic Loire-Atlantique del giorno prima lamentandosene con i compagni di squadra.
Il consiglio del compagno di team momentaneamente ai box per una caduta in Sud Africa, Anthony Charteau, di aspettare gli ultimi 3km si è dimostrato quindi vincente.
Prima dell’epilogo vittorioso del portacolori della Europcar, la gara si era sviluppata sulla fuga di Rafal Majka (Saxo Bank SunGard), Frederik Veuchelen (Vacansoleil-DCM), Cédric Pineau (FDJ), Jérôme Cousin (Team Europcar), Jimmy Casper (Saur-Sojasun), Johannes Frohlinger (Skil-Shimano), Preben Van Hecke (TopSport Vlaanderen) , Armindo Fonseca e Laurent Pichon (Bretagne Schuller).
Fuga ripresa ai meno 20, su azione della Cofidis, squadra non rappresentata nel plotoncino di attaccanti.
Nelle fasi finali c’è stato ancora il tempo per il tentativo di Yukiya Arashiro (Europcar) e Pieter Jacobs (TopSport Vlaanderen), con il belga capace di resistere più a lungo fino all’entrata in scena vittoriosa di Thomas Voeckler.
L’aver corso per il francese con la maglia bianca invece che con quella Tricolore Francese, ha scatenato non pochi malumori sia nella numerosa folla presente lungo il percorso, sia in alcune autorità presenti come il Sindaco Gilles Bourdouleix, cognato del Direttore del Tour Christian Prudhomme, che ha così commentato: “Questo è un insulto per i nostri colori nazionali, che devono essere rispettati”.

Mario Prato

20-03-2011

marzo 21, 2011 by Redazione  
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CHOLET – PAYS DE LOIRE
Il francese Thomas Voeckler (Team Europcar) si è imposto nella classica francese, percorrendo 197 Km in 4h49′36″, alla media di 40,815 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Gallopin e Giraud. Due gli italiani in gara: Marcello Pavarin (Vacansoleil-DCM Pro Cycling Team) è giunto 43° (stesso tempo dei primi), Manuele Boaro (Saxo Bank Sungard) 76° a 3′36″

LA ROUE TOURANGELLE REGION CENTRE – CLASSIC LOIRE TOURAINE VIGNOBLES & CHATEAUX
Il canadese David Veilleux (Team Europcar) si è imposto nella corsa francese, percorrendo 175 Km in 4h14′20″, alla media di 41,284 Km/h. Ha preceduto i connazionali Delaplace (allo sprint) e Sebastien Chavanel (di 5″).

ISTARSKO PROLJECE – ISTRIAN SPRING TROPHY (Croazia)
Il tedesco Christopher Roth (Seven Stones) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Pazin – Zelena Laguna, percorrendo 141 Km in 3h11′41″, alla media di 44,135 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo sloveno Fajt e il russo Tsatevich. Miglior italiano Domenico Agosta (Meridiana Kamen Team), 8°. In classifica si impone lo sloveno Robert Vrecer (Perutnina Ptuj), con 51″ sul croato Rogina e 57″ sullo sloveno Mahoric. Miglior italiano Alexander Gufler (Sudtriol Cyclismo Team), 32° a 2′22″

TOUR DE TAIWAN
Il coreano Sung Baek Park si è imposto nella prima tappa, circuito di Taipei City, percorrendo 60 Km in 1h21′39″, alla media di 44,090 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Bernardo Riccio (D’Angelo & Antenucci – Nippo) e ilbritannico Downing. L’australiano Adam Phelan (Drapac) ha mantenuto la testa della corsa, con lo stesso tempo dell’estone Ojavee. Terzo Downing a 2″. Miglior italiano Riccio, 7° a 4″.

GP SAN GIUSEPPE
L’italiano Enrico Battaglin (Zalf Désirée Fior) si è imposto nella corsa marchigiana, percorrendo 167 Km in 4h24′05″, alla media di 37,942 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Massimo D’Elpidio (S.C. Monturano Civitanova Cascinare) e Alfio Locatelli (Palazzago Elledent Rad Logistica – MCipollini)

CAMPIONATI OCEANICI
Conclusi a Shepparton (Australia) i campionati continentale con le gare su strada riservate agli uomini. Per la categoria U19 si è imposto Calvin Watson, per gli U23 Richard Lang mentre la prova elite è stata vinta dall’australiano Ryan Obst.

SANREMO, CONTINUA IL DIGIUNO

marzo 20, 2011 by Redazione  
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Una delle più avvincenti Milano-Sanremo degli ultimi anni si conclude con la bella volata di Matthew Goss, nelle vesti di vice Cavendish. Deludono gli italiani, ancora a secco nelle grandi classiche dalla Freccia Vallone 2009. Solo la straordinaria prestazione di Scarponi e la convincente azione di Nibali sul Poggio riescono a risparmiare una figuraccia al ciclismo di casa nostra.
Ecco le pagelle de ilciclismo.it sull’edizione 2011 della “classicissima”

Foto copertina: la Sanremo vista da un tunnel ferroviario quasi anticipa il “cannocchiale” del nostro Francesco Gandolfi sui protagonisti dell’edizione 2011 della classicissima (foto Bettini)

Matthew Goss. Molto abile nel saper cogliere l’occasione che la sorte gli ha riservato. Con il suo capitano Cavendish fuori dai giochi, a causa della caduta che ha coinvolto Freire lungo la discesa delle Manie, l’australiano, superato indenne il Poggio, riesce a sfruttare i ‘battibecchi’ nel finale di corsa fra le primedonne e a battere tutti grazie ad uno sprint regale. Possiamo immaginare che, da oggi, i rapporti con Cavendish non saranno più gli stessi perché Goss reclamerà maggiori libertà in corsa (come già accaduto l’anno scorso con Greipel). Voto : 10

Fabian Cancellara. Una condotta di gara quasi anonima quella dello svizzero. Accenna un allungo nel finale, cercando di ripetere l’exploit del 2008, ma questa volta i suoi compagni di fuga lo marcano molto da vicino, non lasciandogli scampo. Si conferma formidabile discesista, ricucendo insieme a Nibali lo strappo da Van Avermaet (voto 9) lungo la discesa del Poggio. Nella volata finale riesce ad ottenere un ragguardevole secondo posto davanti a corridori più veloci di lui, segno questo di una condizione di forma eccellente. Voto : 8

Philippe Gilbert. Tutti si aspettavano un suo scatto sul Poggio ma, evidentemente, le gambe lo hanno tradito. Sul Poggio è suo il primo tentativo di ricucire lo strappo con il quartetto che si era avvantaggiato prima dell’imbocco della salita senza però riuscirci. Sul finale di gara prova ad anticipare la volata ma viene prontamente stoppato da Pozzato. Voto 7

Vincenzo Nibali. Nonostante le caratteristiche del percorso non gli si addicano, tenta di aggiudicarsi la corsa negli unici punti dove può far valere le sue doti. Porta la sua firma l’unico vero scatto sul Poggio e, terminato quest’ultimo con un leggero margine di vantaggio sul gruppo, prova a fare la differenza anche in discesa, disegnando le curve come solo lui sa fare. Voto : 8

Michele Scarponi. Uscito dalla Tirreno-Adriatico in grande condizione, recupera più di un minuto al gruppo di testa con una strepitosa azione solitaria sulla Cipressa. Rientrato nel gruppo principale, non riesce, dopo lo sforzo profuso lungo la salita di Costarainera, a scattare nuovamente sul Poggio. Tenta ancora di anticipare la volata negli ultimi 500 m ma inutilmente. Voto : 9

Filippo Pozzato. Spreca l’occasione di far sua, per la seconda volta in carriera, la Classicissima interpretando la gara in maniera a dir poco anonima. Spreme la squadra per tantissimi chilometri per poi non provare nemmeno un timido allungo e, cosa forse ancor più grave, non tenta neppure di lanciarsi nello sprint finale. L’unica nota positiva è stata l’attenta marcatura svolta nel finale nei confronti del rivale Gilbert. Voto : 5

Petacchi, Boonen. Entrambi hanno la fortuna di trovarsi nel gruppo che è uscito indenne dalla discesa delle Manie. Anche se il ritmo su Cipressa e Poggio non è elevato, non riescono a tenere le ruote del gruppetto che si giocherà il successo.
Voto : 4

Freire, Hushovd. I due corridori più attesi vengono messi fuori gioco dalle Manie. Lo spagnolo cade lungo la discesa mentre il campione del mondo addirittura prima dell’imbocco della salita. Entrambi tentano, grazie al supporto delle rispettive squadre, di organizzare l’inseguimento al gruppo di testa. Il tentativo di ricucire lo strappo sembra poter avere esito positivo ma la salita della Cipressa toglie loro ogni speranza. N.C.

Francesco Gandolfi

19-03-2011

marzo 20, 2011 by Redazione  
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MILANO – SANREMO

L’australiano Matthew Harley Goss (HTC-Highroad) si è imposto nella classica italiano, percorrendo 298 Km in 6h51′10″, alla media di 43,486 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’elvetico Cancellara e il belga Gilbert. Miglior italiano Alessandro Ballan (BMC Racing Team), 4°.

GIRO DO INTERIOR DE SAO PAULO (Brasile)
Il brasiliano Raphael Serpa (São Lucas/Giant/Cicloravena/Americana ) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, circuito di Barra Bonita. Ha preceduto allo sprint i connazionali Araujo e Nascimento. In classifica si è imposto il brasiliano Flavio Reblin (Memorial/Prefeitura De Santos/Giant), con 1″ sul bielorusso Krasilnikau e 30″ sul brasiliano Seabra.

ISTARSKO PROLJECE – ISTRIAN SPRING TROPHY (Croazia)
Lo sloveno Robert Vrecer (Perutnina Ptuj) si è imposto nella seconda tappa, Vrsar – Motovun, percorrendo 157 Km in 3h51′36″, alla media di 40,673 Km/h. Ha preceduto di 13″ il croato Rogina e di 25″ l’elvetico Vogel. Miglior italiano Alberto Di Lorenzo (Meridiana Kamen Team), 17° a 42″. Vrecer mantiene il comando della classifica, con 52″ su Rogina e 59″ sullo sloveno Mahoric. Miglior italiano Alexander Gufler (Sudtriol Cyclismo Team), 36° a 2′22″

CLASSIC LOIRE ATLANTIQUE
L’olandese Lieuwe Westra (Vacansoleil-DCM Pro Cycling Team) si è imposto nella classica francese, percorrendo 184,9 Km in 4h31′45″, alla media di 40,824 Km/h. Ha preceduto di 2″ il belga Scheirlinckx e di 9″ il francese Cauquil. Due gli italiani in gara: Marcello Pavarin (Vacansoleil-DCM Pro Cycling Team) è giunto 23° a 49″, Manuele Boaro (Saxo Bank Sungard) 32°, pure a 49″.

TOUR DE TAIWAN
L’australiano Adam Phelan (Drapac) si è imposto nel prologo, circuito di Taipei, percorrendo 2 Km in 2′43″, alla media di 44,171 Km/h. Ha preceduto l’estone Ojavee (stesso tempo) e di 2″ il britannico Downing. Miglior italiano Bernardo Riccio (D’Angelo & Antenucci – Nippo), 7° a 4″.

CAMPIONATI OCEANICI
Disputate a Shepparton (Australia) le gare su strada riservate alla donne. Per la categoria U19 si è imposta l’australiana Jessica Mundy, mentre tra le elite il successo è andato alla connazionale Shara Gillow.

GOCCE DI GLORIA PER GOSS: RICOMINCIAMO DALLA “A” DI AUSTRALIA

marzo 19, 2011 by Redazione  
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La prima vittoria per un corridore australiano in una Sanremo selettiva come poche negli ultimi anni. L’unico velocista a sopravvivere fino alla fine, in un ristrettissimo gruppetto di otto atleti tra i quali – non a caso e a suo merito – è di gran lunga il più veloce. Decisive le cadute attorno alle Manie.

Foto copertina: soddisfazione sanremese per Matthew Harley Goss (foto Bettini)

La Pompeiana può aspettare. La Sanremo così com’è si dimostra una gara ancora in grado di regalare emozioni per ore ed ore, già a cento chilometri dall’arrivo, come poche altre competizioni nel ciclismo moderno. Il tempo magico della Sanremo, con il suo precipitare a spirale verso unità di tempo sempre più frammentate e decisive, riesce ancora ad avvolgerci in un incantesimo unico.

Il caso, si dirà. Il caso la fa da padrone, scombina i piani meglio intessuti, riscrive una storia già scritta. Ma il caso è il ciclismo, uno sport che nella sua versione “su strada” è aria e asfalto e cambiamento senza fine: specialmente in una corsa verso l’infinito, dal cuore profondo della pianura che non sa che cosa sia il mare alla salsedine che impregna le colline.
Così anche oggi il caso si concreta etimologicamente in caduta, e proprio mentre la tradizionale fuga del primo mattino – il campione giapponese Miyazawa a ricambiare l’omaggio che il mondo del ciclismo offre oggi al popolo nipponico, Sjimens, De Marchi, poi bravo a tenere duro in gruppo, Ignatiev, nel seguito utile al servizio di Pozzato – si trova col fiato corto sulle Manie, dietro l’altrettanto leggendario nervosismo della Sanremo miete vittime. Ci si accalca per trovare la collocazione migliore in vista di questa asperità, che raramente emette verdetti senza appello, ma che ben più spesso scrive con inchiostro simpatico la propria sentenza sui muscoli di chi deve recuperare: un inchiostro che ricompare spietato a siglare “fine” solo più tardi, sul Poggio, o perfino all’ultimo chilometro. Finisce per terra Hushovd, e più o meno la sua Sanremo finisce qui. Rientrerà, ma a giochi fatti.

Sulle rampe della salita è la Liquigas che come da programma impone un ritmo infernale, ulteriormente stuzzicato dalle stilettate di Grivko, Pozzovivo, Txurruka che improvvisano un’evasione di breve durata. Ma la ruota della sorte ha in programma un altro giro quando dalle Manie si scende: una spruzzata di pioggia, appena accennata (la più pericolosa come è ormai ritornello televisivo d’ordinanza), e Freire finisce a terra, quindi nel medesimo luogo abbandona ogni speranza anche Allan Davis. Ogni errore, alla Sanremo, è fatale. Il debito d’ossigeno in salita e ancor più nel successivo falsopiano, la tensione, i rivoli d’acqua che rigano qui e là la strada. Semplicemente la sfortuna? Quel tornante destrorso è la svolta di questa Sanremo.

Sì, perché il destino è solo per metà in mano alla sorte, l’altra metà spetta al nostro coraggio: e la Katusha e la BMC ne hanno da vendere. I quarantaquattro uomini rimasti a combattere in prima linea non si mettono “in fila per tre”, ma in fila per uno e sul filo dei sessanta all’ora. Pozzato e Ballan, scortato dall’ottimo Van Avermaet, capiscono che l’attimo è giunto, ed è questo. C’è la Liquigas, che esibisce ottimamente Nibali e Sagan. Anche l’Omega Pharma Lotto di Gilbert dopo qualche esitazione si mette all’opera: e l’esitazione è paradossalmente dettata dalla presenza di un Greipel, pedina potenzialmente vincente, ma anche colosso dai piedi d’argilla se la corsa si fa dura, come inevitabilmente deve essere se non si vuole consentire il ritorno della massa che insegue. Un pur piccolo aiuto viene offerto – anche col buon Malacarne – pure dalla Quickstep di Boonen: il belga non sta bene, e si vede, ma è un campione che non sa e non vuole opporre mai alcun diniego alla responsabilità. Sornione invece il team Leopard, che pure schiera entrambi i capitani Cancellara e Bennati accanto a due pezzi da novanta come Gerdemann e O’Grady.
Non mancano altri nomi di rilievo, come Boasson Hagen e Goss, tuttavia praticamente isolati, le due ruote veloci della Movistar, Rojas e Ventoso; e ancora Haussler che fa tantissima paura ma si scioglierà come neve al sole, forse avendo curato troppo, nella propria preparazione, proprio lo spunto veloce.
Per l’Italia, oltre ai già citati assi da gare in linea, è d’obbligo segnalare Petacchi e Modolo, meritevoli anche solo di esserci, l’uno per la salute traballante, l’altro per la comunque giovanissima età.

I nomi che invece mancano eccome sono nomi pesanti, pesantissimi: ad esempio Cavendish con Renshaw e Farrar, oltre ai già citati portatori dell’iride (attuale e triplice) franati al suolo.
Dietro ci si mette un po’ ad organizzarsi, anche perché prima di partire in quarta bisogna accertarsi di non stroncare gli stessi atleti che si vorrebbe riportare in prima fila. Cosicché davanti il vantaggio lievita fino a sorpassare abbondantemente i due minuti. L’inseguimento però prende piede, e viene condotto con grinta dalla Rabobank prima e più di tutti – anche se Freire sa che in questa gara non ci sono seconde opportunità –, poi anche dall’Androni per Ferrari, dalla Farnese per Gatto e Visconti (un Visconti che scalpita, ma qui non è mai arrivato nei primi trenta, e quest’anno non migliore le cose), a tratti dalla Garmin, parecchio invece dalla Saxo probabilmente per Haedo. Tira parecchio anche la Lampre, alla faccia di Petacchi: o meglio, perché Petacchi, come diremo, sente di stare soffrendo.

Progressivamente in effetti il distacco cala e cala e cala, ma là dietro si nota una certa inerzia da parte dell’HTC, evidentemente non così ansiosa di riportarsi sotto. Qualcuno in ammiraglia si deve essere accorto che l’uomo con il migliore assetto per una gara così impostata è già in prima linea, si chiama Goss, e nessuno potrà mai rimproverargli di non tirare un metro e anzi stare ben coperto e tranquillo nella pancia della strana, corposa fuga.
Anche perché, e questa è una chiave tattica cruciale della gara odierna, con ritmi così elevati, dettati da una dinamica di fuga/gruppo in cui sia la preda sia il cacciatore sono forti di moltissimi uomini, ed in cui entrambe le parti sono decise a dare l’anima per raggiungere l’obiettivo, ebbene in circostanze simili anche i Capi diventano bestie minute ma velenosissime, che mordono i polpacci e inoculano tossine. Per cui anche a riportare sotto i vari Cavendish & C. il rischio sarebbe stato quello di una sonora delusione.
La riprova è anche nella prima trincea, dove Petacchi, Boonen, Bennati, Boasson Hagen e Greipel sono accomunati non solo da una salute malcerta, ma anche dal fatto di vedere il contagiri del loro motore schizzare alla stelle a ripetizione già prima della Cipressa.

Alla Cipressa il distacco è suppergiù intorno al minuto. La gara è decisa. La frattura è incolmabile. La fuga da adesso si chiama “gruppo” e incomincia a giostrare per il trionfo, con gli allunghi di Ballan e Popovych ad esempio.
La frattura è incolmabile tranne che per un corridore.
Michele Scarponi, che deve amare molto questa precisa salita, si produce in una progressione sconvolgente, chiarendo così le intenzioni tattiche della propria formazione. Tutto questo non ha molto senso, sapendo che comunque non esiste uno scenario in cui Scarponi potrà poi vincere. Non ha senso, ma resterà nella storia della Sanremo per straordinarietà. Come abbiamo avuto modo di scrivere appena ieri a proposito di Cunego, in questa gara si può lasciare i tifosi straniti, a bocca aperta, anche finendo sesti.
Visconti prova a resistere, ma finisce per scollarsi di ruota. Quello di Scarponi non è uno scatto, ma un’accelerazione infinita. Duque, disperso dal gruppo di testa, riesce ad esempio ad accordarsi, ma per pochi istanti. In solitaria, Scarponi sale a soli quindici secondi dal record assoluto della salita, e divora 45” agli uomini di testa.
Non è finita, perché il marchigiano si è tenuto qualcosa per non mollare in discesa e sul piano.

Metà dell’esito dipende dal coraggio da leone e dall’astuzia da volpe dell’uomo, l’altra metà è nelle mani della sorte.
La sorte aiuta Scarponi. Il gruppo – ormai è ufficiale che tale sia la quarantina scarsa di sopravvissuti – si studia, rallenta. Così entra Scarponi, mentre davanti scappa qualcun altro. Se ne vanno in quattro, sulla scia di una bella azione concertata di marca FdJ, con Chainel che allunga per favorire l’evasione di Offredo che salta sulla ruota degli accorrenti O’Grady e Van Avermaet. Bei nomi, e dietro si lascia fare. Non c’è più paura di rientri alle spalle, ma la corsa di rischia di scappare sul lato opposto, perché il distacco in poco tempo oltrepassa i 30”, una bella dote da gestire sul Poggio. Gilbert sacrifica Greipel, onorevolissimo gregario d’eccezione che “salva” la gara con una trenata paurosa fino all’imbocco del Poggio: senza questa mossa oggi avrebbe vinto uno di quei quattro.
Quel che è peggio per gli inseguitori è la struttura tattica assunta dalla gara: Ballan e Cancellara hanno un uomo davanti, quindi non solo non si muoveranno per primi, ma oltretutto costituiscono una pesante minaccia per chi volesse condurre un recupero, condannato a trovarsi quei due come zavorra – e che zavorra – pronti a rilanciare e salutare appena l’avversario contrattaccante cedesse appena. Ma non solo: Scarponi e Nibali hanno un “velocista” da salvaguardare, ma né Petacchi né Sagan stanno bene, non paiono in grado di poter reggere accelerazioni veementi. Stessa cosa per i compagni di Boonen, che non han motivo di stroncare il proprio capitano. Pozzato ha esaurito i suoi uomini prima, Gilbert ha giocato con Greipel l’estrema cartuccia.
Offredo e Greg Van Avermaet sono assai in palla, il secondo in particolare se ne va alla grande, rilancia come un assatanato. Proprio lui, la ruota veloce, fa una mossa “alla Ballan”, lascia lì il resto del quartetto. E col passare dei minuti tutto lascia credere che potrà andare a vincere in solitaria.

Il giro di vite, l’ennesimo rivolgimento della sorte, viene innescato però da Nibali. Il siciliano scatena un crescendo strepitoso, il gruppo esplode. Gilbert prova a reagire ma non ce la fa. O meglio, ha innestato un “limitatore di velocità” perché non può evitare di pensare alla volata. Nibali invece ha in mente che per farcela deve fare tutto da solo, qui e in discesa. I fuggitivi sono divorati uno dopo l’altro, Van Avermaet scollina con meno di 10”.
Dietro però si è svegliata la Movistar, che solo ora, inspiegabilmente, ha attivato Lastras per consentire il rientro delle proprie “mezze punte” Ventoso e Rojas: destinati poi a piazzarsi “primo” e “quarto”, con in mezzo Petacchi e Bennati, in quella che sarà la volata di gruppo (quindici atleti!); peccato che ci sia una “decina” di troppo a retrocederli nell’ordine d’arrivo, si lotta per le posizioni dalla undici in giù.
In discesa e in pianura è un susseguirsi di accelerazioni. Su Nibali si riportano altri sei atleti, sancendo chi siano oggi i Magnifici Sette con gambe da vendere – a cui aggiungere i tre fuggitivi del dopo Cipressa, Offredo, O’Grady e Van Avermaet per avere la top ten –.
Dicevamo, si riportano sul povero Greg: Goss, Cancellara, Gilbert, Ballan, Pozzato, Scarponi, Nibali. Questo è anche l’ordine con cui taglieranno il traguardo, anche se non sarà un ordine scontato. Nessuno di loro è disposto a rinunciare a una briciola delle proprie speranze di vittoria. Ci provano tutti, ma nessuno è disposto a lasciare spazio ai tentativi altrui. Goss stoppa Cancellara. Pozzato stoppa Gilbert. Perfino Scarponi e Nibali provano a inventarsi, con ben poche chance, finisseur. Gli ultimi due km sono fuochi d’artificio continui.

Poi l’arrivo, col vincitore più “scontato”.
Un velocista, “come sempre alla Sanremo”.
Ma se dobbiamo misurare questo velocista, il meno titolato finora di quel lotto, dal gruppetto che ha regolato, un brivido ci percorre la schiena.
Due dei migliori attuali interpreti italiani per le gare in linea, tra cui un campione del mondo. Due dei migliori attuali interpreti di corse a tappe, che illuminano di classe la meno “adatta” delle gare in linea. I due attuali capifila delle gare in linea “dure”, rispettivamente delle pietre e delle côte: probabilmente due atleti che già fin da oggi hanno prenotato un biglietto per accomodarsi a fine carriera tra i grandi di tutti i tempi.
Il resto del mondo è dietro.
Tra loro, davanti a loro, un velocista.
Perché la Sanremo alla fine la vince sempre un velocista… ma quando la vince così, dobbiamo ammettere che non ci dispiace proprio per niente.

Gabriele Bugada.

18-03-2011

marzo 19, 2011 by Redazione  
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GIRO DO INTERIOR DE SAO PAULO (Brasile)
Il brasiliano Renato Seabra (Clube Dataro De Ciclismo/Foz Do Iguaçu) si è imposto nella terza tappa, circuito di Igaraçu do Tietê, percorrendo 152 Km in 3h08′17″, alla media di 48,437 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Flavio Reblin (Memorial/Prefeitura De Santos/Giant) e Maniezzo. Reblin è il nuovo leader della classifica, con 1″ sul bielorusso Krasilnikau e 30″ su Seabra.

ISTARSKO PROLJECE – ISTRIAN SPRING TROPHY (Croazia)
Lo sloveno Luka Mezgec (Sava) si è imposto nella prima tappa, Zelena Laguna – Labin, percorrendo 137 Km in 3h15′24″, alla media di 42,067 Km/h. Ha preceduto di 3″ il croato Rogina e di 4″ lo sloveno Polanc. Miglior italiano Emanuele Bindi (Meridiana Kamen Team), 8° a 7″. Lo sloveno Robert Vrecer (Perutnina Ptuj) mantiene il comando della classifica, con 25″ sul connazionale Mahoric e 26″ sull’austriaco Totschnig. Miglior italiano Alexander Gufler (Sudtriol Cyclismo Team), 56° a 1′18″

HANDZAME CLASSIC
Il belga Steve Schets (Donckers Koffie – Jelly Belly) si è imposto nella corsa belga, percorrendo 199,5 Km in 4h48′12″, alla media di 41,533 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Van Hummel e il belga Eeckhout. Miglior italiano Marcello Pavarin (Vacansoleil-DCM Pro Cycling Team), 22°.

SULLA STRADA PER SANREMO: PROTAGONISTI PER TUTTI I GUSTI

marzo 19, 2011 by Redazione  
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La gara che tutti possono illudersi di vincere, la gara che vincono solo i campioni, la gara che vincono solo i velocisti… Entusiasti o sospettosi alla Sanremo si arriva sempre galvanizzati. Passiamo in rassegna i possibili protagonisti, non in una “pole position” di candidati ma in una carrellata a tema.

Foto copertina: la statale Aurelia (wikipedia)

A come Australia

Iniziamo dagli antipodi, perché ormai è là che comincia il nuovo ciclismo globalizzato, sulle strade a testa in giù: il ciclismo vero invece inizia sabato, ma partire lanciati è sempre meglio che lanciarsi in gara raffreddati. Complice l’estate australe, nonché i campionati nazionali e il Down Under che la accompagnano di pari passo, i canguri godono tra febbraio e marzo di una forma strepitosa: ormai hanno fatto irruzione a grandi balzi nel ciclismo maiuscolo, sarà l’anno buono per segnare un’altra “prima” nella storia del ciclismo? Contro di loro depone il rischio che la forma sia già in leggera flessione e il fatto che per qualche coincidenza non godano quasi mai del titolo di prima punta.
Segnaliamo:
Heinrich Haussler, alla Parigi-Nizza ha dimostrato di essere cresciuto anche quanto a velocità di punta; Farrar e Hushovd capitani scomodi.
Matthew Goss, plurivincitore quest’anno, le sue speranze si appuntano sul fatto che gli diano carta bianca in caso di defaillance di Cavendish e non lo costringano invece a fare da scudiero. Ma questa parte dovrebbe spettare a Mark Renshaw.
Michael Matthews, si è fatto vedere fulminante, ed è stato inserito in squadra all’ultimo, segno che deve stare ancora bene. C’è Freire davanti, ma col carattere che ha a stare dietro non si rassegna facilmente. Ne parleremo dopo 300km e il Poggio, però mai dire mai: si dicevano cose simili anche su un certo Cavendish…
Allan Davis, capitano dell’Astana, il gioco a due interno con Lorenzetto pende a suo favore: nel gruppo però in molti hanno le sue caratteristiche, il “rischio” è di una replica del podio mondiale.
Robbie McEwen, gli anni passano anche per lui; coppia dignitosa ma davvero poco più con Hunter per la Radioshack.

Arrembanti

Per qualcuno il percorso di avvicinamento alla Sanremo è stato un rullo di tamburi guerrieri. All’opposto della politica volpina di Freire, c’è chi preferisce mettere le cose in chiaro fin da subito, con esibizioni di forza straripante. Quello che casualmente li accomuna è che preferirebbero tutti un arrivo in pur lievissima ascesa, ma a Sanremo non è così…
Tra questi:
Philippe Gilbert, campione consacrato, capacissimo di infliggere un serio distacco al gruppo anche solo nell’ultimo km del Poggio (a meno di vento contrario, la sua nemesi), il problema per lui potrebbe essere la necessità di accordarsi con terzi per vedere l’arrivo: chi gli può tenere la ruota?
Thor Hushovd, deve aver sentito la necessità di chiarire le cose con Farrar, rispetto al quale si è posto come gregario durante la Tirreno-Adriatico, ma così facendo ha anche dimostrato una superiorità quasi imbarazzante.
Peter Sagan, è apparso in calando e un po’ sofferente in Francia, ma in Sardegna aveva impressionato vincendo volate su ogni tipo di pendenza, compreso un classico volatone di gruppo sul piano.
Giovanni Visconti: arrembante è stato arrembante. Come si poteva non inserirlo qui? Di “prove di forza” ne ha fatte fin troppe, dimostrando che per una gara come questa forse gli manca qualcos’altro. La prima cosa che sovviene è la scelta di tempo, tanto per dare un’idea quella con cui Gilbert ha espugnato Castelraimondo.

Malandati

In questo periodo il malanno è sempre dietro l’angolo, e una preparazione sia essa stata discreta o già da allora patita, rischia di sfaldarsi tra un virus e l’altro. È capitato a:
Tom Boonen, che avendo perso ogni sorta di gara quando era di gran lunga il più forte, può sperare di quadrare il bilancio della sorte con una vittoria inaspettata fin dall’inizio di una primavera difficile. Sarebbe la gara perfetta per lui, la vincerà mai?
Alessandro Petacchi, l’anno scorso ha perso per eccesso di forma, sentendo girare una gamba tale da non aver timore di prendere aria a volontà sul Poggio: pensavamo quasi sarebbe scattato lui lassù! Di certo quest’anno il rischio non lo corre, ma ha voluto ad ogni costo esserci; la sua assenza a favore di Cunego avrebbe probabilmente cambiato l’intera fisionomia della gara. A volte quando si reagisce contro avverse condizioni fisiche si dà il meglio. Sempre che si riesca a respirare.
Boasson Hagen, molto bene nei deserti dell’Oman, poi il solito tendine d’Achille. Sciuperà così tutta la carriera?

Mimetizzati

La regola di Freire: non far sapere che “ci sei”, in tutti i sensi, fino a che non è troppo tardi… per gli altri!
Oscar Freire, ne è il rappresentante numero uno e quest’anno l’ha applicata alla meraviglia (veramente in altre occasioni si era dilettato anche in fughe montuose alla Tirreno-Adriatico). Se il successo dipendesse da questo, bisognerebbe quotarlo a 1. Anche perché, per chi ben guardava, le tappe nervosissime, altimetriche e ben superiori ai 200km sull’Appennino abruzzese e marchigiano lo hanno visto sempre presente fino agli ultimissimi chilometri; si lasciava staccare solo quando il ritmo furioso rischiava di bruciare le fibre muscolari. Va per uno storico poker, che lo renderebbe il signor Sanremo dell’ultimo decennio.
Fabian Cancellara, non ha resistito dal metterci la faccia e togliersi la maschera quando ha trovato sotto le ruote una breve cronometro. È devastante come sempre. Per il resto si sganciava ad ogni saliscendi, con fin troppa facilità. Tanto più visto che quest’anno il sogno proibito si chiama Liegi. Ergo: ma chi abboccherà ancora a lasciarlo smarcato?
Filippo Pozzato, perfetto: ma ci è o ci fa? Noi vogliamo credere nel bis che dia rotondità alla carriera, anche perché se il gruppetto va, in pochi sono veloci come lui. E a differenza di Gilbert o Hushovd, il biliardo prima della linea fa per lui.

Velocisti puri

Mah sì forse insomma chissà. Però alla fine la Sanremo è una gara da velocisti, da sprinter. Come ad esempio…
Tyler Farrar, discreto finora, il personaggio più “medio” del lotto. Ha vinto bene, ma anche perso non tanto bene. Dice di aver puntato più alle Classiche delle pietre, e questo potrebbe spiegare una forma non sfavillante. Resta, appunto, un velocista puro, e il suo rivale più diretto nel settore è…
Mark Cavendish, “cannonball” rischia di tener fede al proprio soprannome per il sovrappeso invernale più che per la velocità. Che gli ha peraltro consentito di portare già a casa una garetta, in stagione, tuttavia non sembra assolutamente “in palla”. Avrà imparato a camuffare il carattere guascone sotto una cappa alla Freire, o semplicemente è giovane e ansioso di buttare il proprio talento? Resta il fatto che se in qualche modo rotola all’arrivo, con la sua esplosività rischia lo stesso di fare strike.

Appannati

Sempre lì, prova e riprova. E la vittoria che stenta ad arrivare, o proprio non si fa vedere. Se fosse una copertura alla Freire richiederebbe più discrezione, e meno botte sul muso. Il ciclismo prevede anche miracoli, però. Di tanto in tanto.
André Greipel, forse avere Cavendish in squadra gli faceva più bene che male.
Daniele Bennati, se nemmeno la magia del Team Leopard, con cui da “Pantera” dovrebbe avere affinità feline, lo riscatta rischia di veder naufragare il suo indubbio talento in una diffusa mediocrità senza punte di spicco. Nelle gerarchie interne potrebbe finir scavalcato da Weylandt, che non è un fenomeno ma fermo non è.
Danilo Napolitano, più che appannato si direbbe spento.

Disadatt(at)i

Non è la loro gara, ma vengono, come in passato, ci proveranno, come ci han già provato, e chissà, forse proprio come in passato… faranno vincere qualcun altro. Forti, in forma, coraggiosi. Campioni. Che devono arrivare da soli. Come solo i campioni sanno fare.
Vincenzo Nibali, uscito in bel crescendo dalla Tirreno-Adriatico, la discesa del Poggio lo chiama. E in salita, pur mancandogli lo scatto bruciante, ha dimostrato di tenere senza ansie la ruota di Gilbert. Prima di passarlo!
Alessandro Ballan, chi gli farà un monumento quest’anno come Pozzato avrebbe dovuto fare allora?
Michele Scarponi, verrà riciclato a fare ritmi infernali come in passato, oppure visto che è parso un poco più scattante quest’anno (restando sempre atleta da progressione, ahilui) lo si userà altrimenti?


Sorprese straniere

La giornata di grazia non si nega a nessuno, e corridori con le caratteristiche o la forma giusta per questo arrivo sono anche fuori dalla luce dei riflettori.
José Joaquin Rojas Gil, sprinter da corse impegnative. Conserva una punta di velocità notevole anche dopo percorsi selettivi. Necessita di corsa dura, ma senza troppi scatti. Ventoso gli assomiglia ed è in squadra con lui, potrebbero tirarsi lo sprint.
Juan José Haedo, ha consegnato il suo biglietto da visita alla Tirreno.
Greg Van Avermaet, il più velocista in una squadra d’assalto più da Fiandre che da Sanremo.
Romain Feillu, sembrava inarrestabile al Mediterraneo.

Giovani italiani per il centocinquantesimo

Via di nazionalismo, “verde” ma solo nel senso dei giovani virgulti.
Manuel Belletti, se la gara si fa più dura, oppure…
Sacha Modolo, già quarto: se vuole crescere ancora c’è solo il podio!
Fabio Felline, talento da vendere, rivaleggiava con Sagan nelle giovanili, poi quest’ultimo ha trovato una marcia in più nella grande squadra. Può farsi notare, purtroppo la Geox non offrirà quest’anno moltissime chance in questo senso.
Oscar Gatto, sta dimostrando molto di più in salita che in volata. Però così rischia di diventare un incompiuto alla Bennati.
Roberto Ferrari. Giovane? Diciamo più matur(at)o. Dopo il San Luis la Androni punta tutto su di lui, lasciando a casa un Serpa in spolvero e un Ginanni voglioso, almeno in trascorse interviste. Poi chissà come gli è andata.

Assenti (più o meno giustificati)

Gli assenti hanno sempre torto, come si suole dire. Un bel Catalogna da grandi sfide ne distoglie parecchi dalla Sanremo, ma finché non si infrattano ad allenarsi in qualche altura, non ci sentiamo di dare – non a tutti – troppo torto.
Damiano Cunego, la Sanremo non gli piace, ormai è un fatto assodato: e “de gustibus…”. Eppure gli si adatterebbe bene: e alla Sanremo anche un quarto o un quinto posto non sono da buttare. Meglio ancora un cinquantesimo dopo aver animato la cima o la discesa del Poggio. Oltretutto, pare che lui sì che vada in altura. Non entriamo nelle dinamiche interne della squadra, forse il Petacchi raffreddato avrebbe lasciato ogni speranza in caso di corsa dura. Però resta un peccato questa idiosincrasia del veronese.
Cadel Evans, in Catalogna a scornarsi con Basso e Contador. Una gara che non ci spiacerebbe vedere. La sua capacità di guida renderebbe interessante la calata dal Poggio, comunque non si può dire che “sia la sua gara”. Anche se di volate ristrette, ultimamente… (sempre all’insù però).
Di Luca, peccato per il carattere e la grinta, ma forse anche lui vuole togliersi qualche piccolo sfizio nelle poche gare a tappe dove avrà occasione di farlo. La squadra forse lo pretende anche, stanti le pessime condizione di Rodriguez. Ma al Giro, di questo passo?
Ivan Basso, un assente che non ha torto. Ha torto chi glielo rinfaccia sui canali nazionali, dimostrando una testardaggine che sfiora l’ottusità. Un atleta con problemi non solo in discesa, ma pure in volata e, oseremmo dire quel che in questo contesto è più grave, nella guida del mezzo, che ci va a fare alla Sanremo, gara nervosissima? A causare danni da caduta per sé e per gli altri? Certo, si può sempre partire sul Turchino e farsela tutta in solitaria, ma forse al giorno d’oggi questo è uno spettacolo che preferiamo non vedere. Non prima che nasca un nuovo Coppi.

Gabriele Bugada

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