SEI GIORNI DELLE ROSE: I 100 KM DECISIVI PER LA VITTORIA

luglio 19, 2010 by Redazione  
Filed under Giro di pista, News

Programma stravolto per la terza serata della seigiorni delle rose. Solo due le gare in programma: l’americana di 100 km, prova unica nel suo genere, e il Giro lanciato. La classifica non ha subito gli scossoni che ci si aspettava e in lizza per la vittoria ci sono ancora molte coppie.

Foto copertina: il podio della 4a serata (www.piacenzasera.it)

La sera della 100 km di americana è una sera particolare alla seigiorni delle rose.
Particolare per il pubblico, che la attende con impazienza, essendo l’americana la prova regina delle seigiorni, e particolare per i corridori che la temono.
Nei giorni precedenti questa prova i ciclisti fanno calcoli per risparmiarsi in vista della 100 km (è l’americana più lunga che si disputa durante la stagione), tutti hanno timore di arrivare “cotti” a quella che rischia di essere l’ago della bilancia per classifica generale.
Questi timori ieri sera non sono cessati al via della prova, com’era successo in altre edizioni, ma sono continuati anche durante la corsa, che ha visto sì 4 cacce portate a termine dalle coppie più accreditate per la vittoria finale, ma anche tanta paura da parte di molti partecipanti nel lanciarsi in avanscoperta.
L’americana, corsa comunque ad una media di oltre 50 km/h, non ha dato esiti definitivi, se non che la rosa dei pretendenti alla vittoria finale è da restringere a 3 coppie (in fondo lo si sapeva fin dalla prima sera): Marvulli-Perez (Rossetti), Rasmussen-Morkov (ACEF) e Guarnieri-Stam (Pulinet), in quanto Blaha – Hochman hanno perso una tornata e per loro recuperarla in queste ultime due serate sarà veramente difficile.
La vittoria dell’americana è andata alla coppia della Rossetti, Marvulli e Perez. E’ stato Perez a vincere la volata finale, battendo Morkov (che è più lento del compagno Rasmussen) e, come ha fatto diverse volte in queste sere, ha festeggiato la vittoria alzando la ruota anteriore sulla linea d’arrivo, imitando il gesto caro al grande assente a questa seigiorni, Iljo Keisse.
A questo punto le tre coppie favorite sono a pari giri, in quanto tutte hanno superato i 100 punti e hanno ottenuto il giro di abbuono. In classifica i danesi sono al comando, ma il vantaggio è veramente esiguo, con tre coppie in 15 punti: l’incertezza regna sovrana.
La prova finale, corsa con le gambe ancora indolenzite, è stato il giro lanciato, vinto dal detentore del record della pista Dario Colla, che ha fatto fermare il cronometro sul tempo di 22.36, molto alto rispetto alle prove delle altre serate.

Matteo Colosio


RISULTATI DELLA QUARTA SERATA

AMERICANA 100 KM
1. Franco Marvulli – Walter Perez (Rossetti) 26 punti; 2. Alex Rasmussen – Michael Morkov (Acef) 25; 3. Jacopo Guarnieri – Danny Stam(Pulinet) 20; 4. Mark Hester – Jens-Erik Madsen (Bussandri) 20 (-1); 5. Martin Blaha -Jiri Hochmann (Conad) 13 (-1).

CLASSIFICA GENERALE DOPO LA QUARTA SERATA
1. Alex Rasmussen -Michael Morkov (Acef) 117; 2. Franco Marvulli – Walter Perez (Rossetti) 112; 3. Jacopo Guarnieri -Danny Stam(Pulinet) 102; 4. Angelo Ciccone -Alex Buttazzoni (Pinarello) 61 (-1); 5. Martin Blaha -Jiri Hochmann (Conad) 53 (-1); 6. Milan Kadlec -Joseph Zabka (Alu Tecno) 34 (-1); 7. Mark Hester -Jens-Erik Madsen (Bussandri) 80 (-2); 8. Matteo Montaguti – Giairo Ermeti (Garbi) 57 (-3); 9. Jesper Morkov -Philip Nielsen (Macro) 45 (-3); 10. Vojtech Hacecky -Jan Dostal (Ferri) 45 (-3); 11. Dario Colla -Fernando Antogna (La Rocca) 37 (-3); 12. Fabio Masotti-Dean Edwards (Pavinord) 35 (-3); 13. Alois Kankovsky -Geert-Jan Jonkman (Cmo) 17 (-3); 14. Martin Ercila -Guy East (Rosti) 27 (-4); 15. Jacky Simes -Myron Simpson (Arda Natura) 21 (-5); 16. Ryan Sabga -Ryan Luttrel (Padana Impianti) 13 (-5) 17. Alessandro De Marchi -Andrea Pinos (Mori Onofrio) 10 (-5);

18-07-2010

luglio 19, 2010 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE

Il francese Christophe Riblon (AG2R La Mondiale) si è imposto nella quattordicesima tappa, Revel – Ax-3 Domaines, percorrendo 184,5 Km in 4h52′42″, alla media di 37,820 Km/h. Ha preceduto di 54″ il russo Menchov e lo spagnolo Sánchez Gonzalez. Miglior italiano Damiano Cunego (Lampre-Farnese Vini), 9° a 1′49″. Andy Schleck 4° a 1′08″. Contador 7°, Basso 21° a 2′30″, Armstrong 70° a 15′14″
Il lussemburghese Andy Schleck (Team Saxo Bank) conserva la maglia gialla, con 31″ e 2′31″ sugli spagnoli Contador Velasco e Sánchez Gonzalez. Miglior italiano Ivan Basso (Liquigas-Doimo), 10° a 6′52″.
Armstrong 38° a 39′44″, Cunego 45° a 45′54″.

TOUR OF QINGHAI LAKE (Cina)
Lo sloveno Gregor Gazvoda (Arbö Ktm – Gebrüder Weiss) si è imposto nella seconda tappa, Tongren – Xunhua, percorrendo 95 Km in 2h15′10″, alla media di 42,170 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’iraniano Askari e di 2″ l’irlandese McCann. Miglior italiano Salvatore Mancuso (ISD – Neri), 27° a 2′54″. Davide Frattini (Team Type 1), 41° a 3′08″. Pier Paolo De Negri (ISD – Neri) 117° a 16′35″.
Il croato Radoslav Rogina (Loborika) conserva la maglia di leader con 37″ su Gazvoda e 44″ sullo statunitense Reijnen. Migliore italiano Frattini, 49° a 8′35″. Mancuso 53° a 13′49″, De Negri 84° a 22′02″.

VUELTA A LA COMUNIDAD DE MADRID

Lo spagnolo Sergio Pardilla (Carmiooro-NGC) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Alcobendas – Puerto de la Morcuera, percorrendo 132 Km in 3h17′32″, alla media di 40,094 Km/h. Ha preceduto di 27″ l’italiano Fortunato Baliani (Miche) e di 32″ lo spagnolo Melero. In classifica si impone Pardilla con 38″ su Baliani e 39″ su Melero.

TOUR CYCLISTE INTERNATIONAL DE LA MARTINIQUE

L’olandese Maint Berkenbosch (Global Cycling Team – Sélec-Hollande) si è imposto nella nona ed ultima tappa, Rivière Pilote – Lamentin, percorrendo 135 Km in 3h32′56″, alla media di 38,040 Km/h. Ha preceduto di 2′ il venezuelano Chacon Colmenares e di 2′15″ sull’olandese Nederlof.
Il giapponese Miyataka Shimizu (Bridgestone Anchor – Japon) si impone in classifica con 58″ sul martinicano Roseau e 1′52″ sul francese Michaud.

CAMPIONATI EUROPEI U23/JUNIORES
Ultimo giorno di gara per i campionati europei disputati ad Ankara (Turchia), con gli ultimi due titoli in palio.
Nella gara in linea riservata agli U23 uomini si è imposto il polacco Pawel Gawronski, che ha preceduto di 1″ il portoghese Oliveira e di 3″ il francese Demare. Gli italiani Giacomo Nizzolo e Sonny Colbrelli si sono piazzati 5° a 3″ e 56° a 17″.
Nella gara donne juniores successo per l’italiana Anna Trevisi, che ha preceduto allo sprint la francese Ferrand-Prevot e di 2″ l’taliana Rossella Ratto. In gara anche le italiane Elena Cecchini (6a a 10″), Viviana Gatto (9a a 11″), Soraya Paladin (36a a 16″), Elena Valentini (38a a 20″) e Susanna Zorzi (40a a 28″)

GIRO DEL CASENTINO

L’italiano Andrea Pasqualon (Zalf Désirée Fior) si è imposto nella classica toscana per dilettanti. Preceduti gli italiani Francesco Manuel Bongiorno (allo sprint) e Fabio Taddei (di 9″)

ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI AX 3 DOMAINES

luglio 19, 2010 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

Torna la rubrica giornaliera che ci aveva accompagnato durante il Giro d’Italia, caratterizzata dagli stessi appuntamenti: la rassegna stampa, i pareri dei tifosi, lo spazio umoristico, le previsioni meteo, gli strafalcioni dei telecronisti. In aggiunta la presentazione della tappa del giorno dopo e, in occasione delle frazioni di montagna, il commento tecnico di un ex professionista di “lusso”, che proprio sulle strade di Francia ci offrì un successo particolarmente “palpitante”

Foto copertina: visione “aerea” della stazione invernale di Ax-3-Domaines (www.capcampus.com)

PROCESSO ALLA TAPPA
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.

Mauro Facoltosi: Chi e quanto guadagnerà oggi? Contador o Schleck?

Hotdogbr: bisogna vedere chi sarà tra Saxo Bank e Astana a prendere in mano la corsa, per quel che si è visto negli ultimi giorni C.Soerensen e Fuglsang non sono in grado di fare una grande andatura fino alla cima del Pailheres e dunque A.Schleck potrebbe attaccare già in quella salita mentre Contador credo che aspetti il finale, potrebbero approfittare del marcamento dei due gente come S.Sanchez e Rodriguez, naturalmente ci sarà la fuga da lontano e come al solito spero che ci sia Cunego ma per arrivare devono iniziare il Pailheres con almeno 7-8′ di vantaggio

Vedo23: Forse gli atleti di spessore fan meglio ad aspettare la saliat HC per attaccare: inutile sprecare tante energie prima! Subito ad inizio salita devono attaccare in 2/3, magari con un accordo già in mattinata, e guadagnare in salita e in discesa poi.
Gli uomini attualmente in fuga dubito abbiano chances… Ok che hanno 10 m, ma i più sono passisti più che scalatori. Un gruppetto di contrattaccanti (p.es. Cunego) potrebbe recuperargli già quasi tutto sulla prima salita o comunque sulla salita finale rientrare, senza aver faticato già nel tratto “pianeggiante”.

Hotdogbr: i primi non arriveranno anche perchè Contador vuole la tappa e sta facendo tirare i suoi ma il Pailheres è durissimo e per andarsene lì ci vogliono grandissime gambe, la corsa sarà riservata agli uomini di classifica

Salitepuntocià: Si puo eleggere il pahileres la salita più inutile della storia del tour?
ogni anno si dice “farà danni”, ogni anno non succede nulla fra i big,che attendono sempre l’ultima salita
per valorizzarlo,servirebbe l’arrivo in discesa,o in cima al phaileers, o sull’envalira,che essendo pedalabile,costringerebbe a attaccare sul pahileres.
quanto al gara, valls mi ricorda il primo bugno,per me diventera’ qualcuno… la tappa la vedo per contador,se sastre non riesce a staccare tutti

Pincopallino2005: e pue oggi Cunego s’attacca…

Salitepuntocià: Non me l’aspettavo che il francese resistesse! Il gruppetto dei migliori è stato a controllarsi e lui ne ha aprofittato.
Cunego non capisco perchè ha deciso solo oggi di puntare alla maglia a pois, con oltre 50pt di svantaggio
basso è cotto
armstrong ha confermato che era meglio si ritirava l’anno scorso

Vedo23: Cunego punta alla vittoria di tappa, non alla maglia. Se capita prende i punti, ma tipo sulla salita HC non ha sprintato veramente con il francese che indossa la maglia! Tra l’altro oggi Cunego è stato abbastanza sfortunato nel perdere l’occasione giusta e attaccarsi a Sastre: se avessero fatto più forte la salita e avessero recuperato più a Riblon, specie in discesa, alla fine se la giocavano, dato che hanno retto benissimo anche quando sono stati ripresi dal gruppo (partito sulla salita meno di 30s dopo!!)
Lance non ha confermato niente: è uscito di classifica, quindi non la cura più. Non mi sembra così difficile da capire neh… Risparmia le gambe per puntare ad una tappa, vedremo quale!

Pincopallino2005: si ma come pensa di vincerla una tappa Cunego se non va in fuga dall’inizio? ormai le tappe di montagna son tutte uguali, i big si risparmiano il + possibile per andare forte nel finale quindi chi vuole vincere una tappa deve anticipare di molto per guadagnare minuti!

Telesport: Secondo me Basso è rimasto affaticato dal Giro dalle pendenze extra che era più duro del Tour.

Ceemo: Tappa potenzialmente bellissima ma pailheres purtroppo ancora inutile. Evidentemenre ci sono poche energie e tanta paura di saltare.
Basso evidentemente non ne ha e sarà già tanto finire nei 10. Da elogiare Cunego che tiene più di testa che di gambe e che secondo me oggi mirava alla maglia a pois e non alla tappa. Se riesce ad entrare in fuga martedì e a prendere qualche punto tra domani e giovedì può farcela.
Anche se non me lo aspetto spero in un attacco di Menchov per provare a far saltare il banco vista la sua buona condizione di oggi.
No crusar la caretera!

Vedo23: Senza il teatrino finale e lo spauracchio che l’Astana s’è presa sulla salita HC (dove ha ritirato i suoi gregari dalla testa del gruppo dopo un po’ di forcing) la fuga oggi non arrivava. Cunego ha fatto bene a non sprecare energie inutili all’inizio, soltanto doveva partire un po’ prima e sperare in collaborazione da parte di Sastre: così invece ha dovuto forzare da solo la salita e parte della discesa per rientrare nel gruppetto, dove però nessuno tirava con convinzione e Riblon se n’era andato…
I big non è che risparmino tanto: semplicemente non ne hanno per fare la vera differenza!! Ripeto: Cunego sul tempo di salita finale avrà preso 30s dai migliori, è salito forte e ha tenuto ottimamente anche quando è stato ripreso!! (certo, gli altri potevano magari andare più regolari… fatto sta che Damiano ha fatto un’altra bella prova ed è arrivato 9°).

Hotdogbr: forse la tappa più brutta del Tour, e del resto basta confrontare andamento e distacchi con quella analoga del 2005: allora ci fu il forcing della T-Mobile sul Pailheres, in seguito alcuni scatti di Basso e Ullrich e in cima rimasero in 5 con anche Armstrong, Landis e Leipheimer, la tappa la vinse Totschnig che aveva iniziato con 9′ il Pailheres, 2° fu Armstrong a 56”, 3° Basso a 58”, 20° Brochard a 6′06”: ieri Riblon malgrado abbia iniziato il Pailheres con 4′ e malgrado a mio avviso sia inferiore a Totschnig è riuscito a vincere la tappa, la salita è stata condotta a ritmo blando dall’Astana e in cima erano ancora in 40, e al traguardo il 20° Kloeden è arrivato a soli 2′30”, gente in netta difficoltà come Basso e Kreuziger ha limitato i danni e i soli Wiggins, Evans e Rogers sono usciti definitivamente di classifica ma erano ormai tagliati fuori. L’Astana ha bluffato facendo il ritmo forsennato in pianura, poi si è visto che Contador non era in giornata super e non lo erano nemmeno Navarro e Tiralongo ma A.Schleck invece di tentare di approfittarne ha avuto un atteggiamento ridicolo; quello che è uscito meglio da oggi è Menchov che è in forte crescita e ora ha ottime chances di arrivare 3° a Parigi se non addirittura 2° considerando le difficoltà di A.Schleck a cronometro. Cunego probabilmente ha anche tentato di andare in fuga in pianura ma non è facile, il punto è che fino alle Alpi ha corso come un corridore venuto al Tour per vincere tappe ma lui ha l’indole del corridore di classifica e negli ultimi giorni ha corso da corridore di classifica anche se in questo Tour non lo è, non so se riuscirà a vincere una tappa o la maglia a pois ma la cosa più importante per lui è di rendersi conto che può essere ancora competitivo nei grandi Giri e non solo nelle classiche

Mauro Facoltosi: No, no. Semplicemente Basso ha vinto il Giro, indipendentemente dalla durezza del percorso. Oramai sono passati 12 anni dall’ultima doppietta Giro-Tour

N@po: Tour disgustoso. Corridori cammellati in viaggio premio e salite vere come il Pailheres completamente anestetizzate.
O al tour passano alle salite di grado superiore per scuotere il gruppo ed eliminare l’influenza dei gregari (salite tipo Zoncolan o Mortirolo e qualcosa lo trovano anche loro..) o possono limitarsi a dirette dell’ultimo quarto d’ora di corsa…

Voti 2010
giro 5 palle
tour due palle..

Vedo23: Hotdogbr, credi anche tu che alla fine Cunego stia andando forte nei tapponi? Certo, per fare classifica c’è sempre il problema delle crono e magari di un paio di compagni in più in squadra che lo scortino in pianura (anche se nelle tappe non per velocisti sia Hondo che Petacchi, addirittura!, si sono spesso messi al suos ervizio)… Tutto sommato, secondo me Cunego potrebbe avere ancora qualcosa da dire nelle corse a tappe! In fondo è ancora “giovane” (specie rispetto ad altri big), e non per forza bisogna puntare al Tour… Magari alla Vuelta, dove per altro la concorrenza è solitamente inferiore, almeno il podio potrebbe conquistarlo.
La condizione di Damiano mi sembra comunque in crescita. Se prima o poi ha un po’ di fortuna (perchè anche ieri era sempre lì nelle primissime posizioni del gruppo, magari non ha seguito Sastre perchè in quel momento era chiuso… erano km che era lì pronto a partire!) credo che una tappa se la può conquistare!

Hotdogbr: io dico che, anche se tutti i media e certi esperti o pseudo-tali lo spingono verso le classiche, Cunego con una preparazione adeguata (che presupporrebbe una maglia diversa da quella della Lampre) può essere un corridore da corse a tappe, magari non per il Tour ma per il Giro e la Vuelta certamente sì, a differenza ad esempio di Rogers che da anni cerca di fare classifica nei grandi Giri ma inevitabilmente dopo 10 o 15 giorni di corsa paga sempre dazio

Ceregala: Ma era una tappa di alta montagna o una gara su pista?
Dai quello visto ieri ha solo un nome: L’Anti-Ciclismo.
Sono piuttosto schifato, meglio spendere il proprio tempo in altri modo piuttosto che stare davanti alla tivi a guardare questo spettacolo indegno.

Vedo23 (sull’intervento di Hotdogbr): Quoto!! Alla fine, dopo Basso, è il nostro miglior specialista in attività. Gentaglia come Riccò non la conto… Vedremo Nibali cosa saprà fare.
Quanto alla squadra… La Lampre a me piace, perchè mi piace Saronni. Ci vorrebbero magari uomini più per Cunego. Certo che se arrivasse il duo – che mi fa venire i brividi alla schiena… – Scarponi – Di Luca…
Dato che ha già corso tanto non credo correrà la Vuelta (chissà se al mondiale…), ma preparare magari per il prossimo anno Giro e Vuelta non sarebbe una brutta idea!

Patagonia63: quest’anno il Tour, per il sottoscritto che lo può seguire solo leggendo le dirette via web (lo streaming Rai proprio non funziona… ) mi pare abbastanza scontato e poco interessante. Sarà che ora fa caldo, ma il Giro col brutto tempo prima, la fuga bidone poi, è stato una spanna più interessante della corsa francese.

Gibosimoni: Quoto per uno che come te lo segue al mattino seguente sulla gazzetta o su internet la sera. Per ora è abbastanza scontato (sempre classifica parlando) apparte la bella tappa di Aremberg e l’interessante tappa della Madeleine.
Il podio sembra gelato a Contador – Schleck o Schleck – Contador con più Menchov che Sanchez sul gradino più basso, e con gli Italiani in ribasso apparte la scialba (tatticamente) vivacità di Cunego.
Speriamo per le ultime tappe Pirenaiche (Tourmalet facci divertire!!).
Se invece ti riferisci allo spettacolo, no dai direi che per adesso ci sono state poche tappe di “trasferimento”, dove sono interessanti gli ultimi 10′.

Salitepuntocià: Secondo me no. Cunego è una specie di argentin, tipo da primi 10 nelle gare a tappe, non oltre, il successo al giro 2004 è stata un eccezione e parecchio fortunata pur meritata, s’è fatto trovar al punto giusto nel momento giusto, ha illuso pure me, pensavamo di avere trovato il nuovo pantani invece purtroppo no.
E cmq è piu adatto al tour che non al giro: non sopporta le super pendenze del giro, mentre digerisce bene quelle francesi, ma purtroppo per vincere il tour si deve anche andare forte a cronometro.
Potrebbe andare bene una vuelta con poca crono e senza l’angliru, nei primi 5 arriva.
Per Vedo23: mi dai ragione, anche fosse come dici te, perchè se ho scritto che armstrong era meglio che si ritirava l’anno scorso, è appunto perchè non tiene piu le ruote dei migliori nelle tappe piu dure, per vincere almeno le tappe, come scrivi te, è peggio ancora se si risparmia per altre tappe, significa che non è più competitivo nella tappe alpine e pirenaiche…
per me invece non risparmia la gamba,come il 93% degli italiani penso che armstrong più di così non vada e quindi molla direttamente e si accontenti di finire il tour, e spero che schumi appenda il volante al chiodo pure lui, contro l’eta’ c’e'poco da fare.

Vedo23: Evidentemente non conosci Lance, nè ciò che lo spinge. Tutte le sfide degli ultimi anni, dalle maratone alla MTB al ritorno, al podio al Tour e al tentativo di rivincerlo sono prove con se stesso da un lato e segnali al mondo dall’altro, come testimonial per la sua fondazione. Il motivo principale per cui è tornato è quello, e proprio per quello è tornato ancora al Tour, dove ha maggiore visibilità. Informati un po’ su tutte le iniziative della Radioshack al Tour per la Livestrong, troverai cose molto interessanti! (dalle “dediche” sulle biciclette, ai messaggi che ognuno può lanciare e che finiscono scritti in giallo sull’asfalto..)
Se conoscessi Lance, sapresti che non gli interessa minimamente tener duro quando ormai poteva al massimo entrare nei 10. Si stacca, con serenità e senza affanno: sta meditando qualcosa, stanne pure tranquillo. E potrebbe essere uno di quelli che attaccano da lontano oggi. Di avere la gamba l’ha dimostrato nel prologo (per nulla adatto ad un “vecchietto”, come dici tu!) e di come s’è mosso prima delle cadute.

Salitepuntocià: detto da neutrale, il fatto è che già prima del tour si esprimevano dubbi.
Tu e lancestrong esponevate varie tesi, tutte palusibili, pero a furia di promesse e tattiche, lance scivola sempre piu indietro e non si vede dove possa vincere una tappa, lo lascerebbero andare perche fuori classifica, ma riuscirebbe staccare i chevanel o voekler?
a crono presumo ,nonostante si riposi, arrivi 3-4° se gli va bene, ma non son cattiverie le mie, è l’eta’ e le prestazioni che fan notare che non è l’armstrong vero e neppure quello del 2009, che poi abbia altri interessi extra ciclismo e beneficenze lo sappiamo e per questo non deve ritirarsi in corsa ma arrivare a parigi.
io pensavo che schumaker faceva sfracelli in f1 al ritorno… alla 5a gara ho capito che non è lo scumacher del 2006 quello che corre ma la sua controfigura, delle volte fa pure peggio di rosberg il suo compagno.
Nel ciclismo io ero saronniano e vedo che anche te lo apprezzi come ds. Nel 1986 sembrava tornato ai suoi tempi d’oro e lo pensammo, ma chi vedeva da neutrale le corse diceva che non era cmq il vero saronni pur 2° nel 1986 che arrivo solo per:
1) fu il migliore dei big nelle crono,persino di moser
2) la tattica
ma cosa mancava ?
1) non faceva più le volate e c’erano 20″, 12″ e 8″ di abbuono, bastavano 5 podi e faceva suo il giro
2) la resistenza in salita era peggiorata, grande a salce d’oulx , 5km al 8-9%, ma 2′30″ sul san marco non li prendeva il saronni 79-83, poi fece una gran discesa superando e staccando moser e mi illusi… era il canto del cigno… e perse la maglia rosa, eppure aveva solo 29 anni ma era gia “vecchio” dentro, d’altronde era gia maturo a 19 anni…

con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)

TOUR DE FRANCE, TOUR DU MONDE

Contador-Schleck, guerra senza vincitori (Gazzetta dello Sport)

14ª tappa a Riblon. Schleck in maglia gialla (Corriere dello Sport – Stadio)

Andy Schleck: “Zum Schluss war es ein Pokerspiel” (Luxemburger Wort / La Voix du Luxembourg)

Heute geht das Katz-und-Maus-Spiel weiter(Tageblatt)

Shleck and Contador remain neck and neck (The Times)

Schleck left with work to do after cat-and-mouse act with Contador (The Independent)

Wiggins: I feel mediocre
(The Daily Telegraph)

Riblon : «On se transcende (L’Equipe)

Poker menteur dans les Pyrénées (Le Monde)

Marcaje extremo (AS)

“Atacaré cuando sea el momento ideal”(Marca)

Marcaje hasta el final (El Mundo Deportivo)

Schleck et Contador se neutralisent(Le Soir)

Contador: “Ce petit jeu, c’est à mon avantage” (La Dernière Heure/Les Sports)

Andy Schleck en Contador pokeren (De Standaard)

Riblon : “Hier soir, je n’aurais pas mis un euro sur moi” (actu24.be)

Riblon: “J’en rêve depuis plus de vingt ans!”(Sud Presse)

Schleck en Contador spelen poker (Het Nieuwsblad)

As Top Riders Pull Away in Tour, Others Wonder What Went Wrong (The New York Times)

Lance Armstrong denies trying to implicate LeMond with EPO use (USA Today)

Classic duel unfolds in the Pyrenees (The Age)

Underdogs claw back time on Tour (Herald Sun)

Beginning of end for Armstrong: LeMond (The Australian)

Frenchman Riblon wins 14th stage (The Daily Telegraph – Australia)

LA TAPPA CHE VERRA’
Passato e presente del Tour convivono nella seconda frazione pirenaica. Viaggiando verso il mitico traguardo di Luchon (il quarto per frequenza d’arrivi dietro Pau, Bordeaux e Parigi) oggi il gruppo scavalcherà una due ascese della prima ora, affrontata per la prima volta proprio nell’anno del debutto dei Pirenei, e poi una recente scoperta nel campo delle salite. Dopo la facilissima côte di Carla-Bayle, si affronteranno il Portet-d’Aspet di casartelliana memoria (quest’anno cadrà il 15° anniversario della tragica scomparsa del corridore comasco) e i malleabili 797 metri del Col des Ares, valichi sui quali 100 anni fa transitò in testa il francese Octave Lapize, vincitore della prima edizione pirenaica del Tour. Toccherà poi all’impegnativo Port de Balès, la novità dell’edizione 2007, scalata nel finale della tappa Foix – Loudenvielle/Le Louron, conquistata a tavolino da Kim Kirchen dopo la squalifica per doping di Vinokourov. Era stato proprio il corridore lussemburghese, attualmente a riposo a causa del collasso patito al Tour de Suisse, il primo a scollinare ai 1755 metri dell’inedito valico, al termine di un’arrampicata piuttosto impegnativa. Si sale per quasi 20 Km, superando strada facendo 1185 metri di dislivello e una pendenza apparentemente non appetitosissima (6,3%), poiché ampi tratti nei primi chilometri sono assai pedalabili. Il vero Balès è quello che s’incontra negli ultimi 10 Km, che salgono all’8,5% medio. È un invito a nozze per gli scalatori, che avranno dalla loro parte anche la difficile discesa che terminerà a poco meno di 2 Km dal traguardo: asfaltata appositamente per il permettere il passaggio del Tour, è molto difficile e sarà arduo utilizzare questa picchiata per recuperare il distacco patito in salita.
Segnaliamo che il Tour ha scoperto il Port de Balès grazie alla Route du Sud, breve corsa a tappe che si disputa dal 1977 e che può essere considerata come una vera e propria “fucina” della Grande Boucle. Proprio nell’ultima edizione, disputata un mese fa, è stata proposta la cronoscalata alla stazione turistica di Peyragudes (non lontana dalla cima del mitico Peyresourde), percorrendo una strada fatta realizzare su indicazione del direttore del Tour Christian Prudhomme, in vista di un propabile inserimento nel tracciato del Tour 2011.

RADUNO DI PARTENZA: Esplanade de Milliane (partenza ore 12.15)
VIA VOLANTE: ore 12.20, D 119
MEDIE PREVISTE: 36 – 40 Km orari
SPRINT: Clermont (Km 55), tra le 13.33 e le 13.47; Fronsac (Km 136), tra le 15.32 e le 15.59
ZONA RIFORNIMENTO: Aucazein, attorno al 91° Km
GPM: Côte de Carla-Bayle (375m – 4a cat. – 3,1 Km al 4,1% – Km 30) tra le 13.00 e le 13.08; Col de Portet-d’Aspet (1069m – 2a cat. – 5,8 Km al 6,8% – Km 105) tra le 14.47 e le 15.13; Col des Ares (797m – 2a cat. – 6,1 Km al 4,7% – Km 126,5) tra le 15.21 e le 15.48; Port de Balès (1755m – H.C. – 19,3 Km al 6,1% – Km 166) tra le 16.39 e le 17.09
ARRIVO: a Bagnères-de-Luchon, in Allées d’Etigny, tra le 17.01 e le 17.33
Siti dedicati: http://ville-pamiers.fr/?idMenu=272

METEO TOUR
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della frazione Pamiers – Bagnères-de-Luchon

Revel: cielo sereno, temperatura 23,3°C, assenza di vento, umidità al 61%
Saint Girons(Km 71) : cielo sereno, temperatura 27,6°C, venti deboli da NW (8-10 Km/h), umidità al 48%
Bagnères-de-Luchon: cielo sereno, temperatura 29°C, venti deboli da NNW (9-11 Km/h), umidità al 42%

I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Conti: “Maglia a pois, miglior scalatore del Giro”
De Stefano: “Sono le sue salute queste”
Conti, presentando la tappa di domani: “Serie di saliscendi” (Portet d’Aspet, Ares, Bales)
Televideo RAI: “Domani Pamier – Bagnères-de-Luchon” (Pamiers)
Televideo RAI: “Port de Palheres” (Pailhères)

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PAGLIACCIATE ALLA FACCIA DEL PAILHÈRES. CINCISCHIANO I GRANDI, RIBLON ALLA RIBALTA

luglio 18, 2010 by Redazione  
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I Pirenei, finalmente, e subito con un tracciato potenzialmente molto selettivo: Pailhères e Ax-3 Domaines in rapida successione nel finale promettono sconquassi. Il caldo è meno intenso che negli scorsi giorni, ma il sole e l’afa sono spietati su queste salite. Peccato che per fare una corsa ci vogliano i corridori…

Fotocopertina: il francese Riblon in azione sulla salita finale (foto Bettini)

Riblon, francese 29enne dell’Ag2R finora senza soddisfazioni di spicco in una carriera bifronte affacciatasi su strada e pista (il successo più notevole è… un secondo posto, l’argento mondiale nel Madison quest’anno) conquista il trionfo in una delle tappe di montagna più dure del Tour de France. La più classica fuga della prima ora che via via perde i pezzi, fino a baciare con l’alloro della vittoria una sola fronte, quella di Christophe. C’erano pezzi pregiati con lui: Thomas (Sky), Zabriskie (Garmin), Van de Walle (Quick Step), Augé e Moinard (Cofidis), Vaugrenard (FDJ), Brutt (Katusha) e Rolland (Bbox). Ma il talento di Rolland resta inespresso, Brutt non è a suo agio sulle grandi montagne, Thomas è altro genere di pistard… e via dicendo. Il già bravo al Tour Moinard è l’ultimo a cedere, ma sul Pailhères Riblon è già tutto solo, e tale resterà fino all’arrivo. Sembrava troppo esiguo il suo vantaggio, di volta in volta già ai piedi di ciascuna delle ascese: invece no. E questo anche perché i dieci nomi altisonanti che si contendono l’alta classifica propongono un ritmo ben poco superiore a quello dell’avventuroso francese con oltre 150km di fuga nelle gambe. Un minuto circa il vantaggio di Riblon all’arrivo, dei due o tre che ha dovuto difendere negli ultimi quaranta durissimi chilometri. Bravo lui a “risparmiarsi” (mentre i compagni di fuga crollavano uno dopo l’altro?), o gretti a risparmiarsi loro?
Difficile a dirsi, di certo chi proprio non si risparmia è l’Astana, che si esaurisce pressoché integralmente – eccezion fatta per il proprio capitano – tirando e tirando e tirando, in pianura, poi sul vallonato, sui falsopiani, sulle salite e perfino in discesa. Vinokourov, a riprova della propria incrollabile dedizione, sarà il protagonista unico delle trenate in discesa e quindi sull’ultima asperità. A tratti sembrerà quasi che il suo ritmo da gregario, conscio di dover cedere nel finale oltreché esaurito dagli sforzi degli ultimi due giorni, sia comunque esorbitante rispetto alla capacità, o volontà, di tenere le sue ruote da parte degli uomini di classifica.
Va pur detto che le velocità non sono comunque asfissianti sul Pailhères, Tiralongo è provato e lavora per poco, poi subentra un monumentale Navarro che però è reduce da una caduta e fa quel che può. Schleck staziona in modo un po’ ridicolo nel posteriore del gruppo (imita l’Armstrong attore da Oscar degli anni d’oro?), ma pedala troppo bene per illudere chiunque; comunque gli altri nomi pesanti gli ronzano attorno per tenerlo d’occhio. Vicino alla testa del peloton sta soprattutto Van den Broeck. Ci provano così in piccoli attacchi successivi Valls, Sastre (col supporto di Gustov in un abbozzo di azione seria e concertata), Kiryenka: andranno a formare dopo lo scollinamento un gruppetto unico assieme ai rimasugli dell’evasione mattutina e a Cunego, protagonista di un bel rientro in discesa dopo aver disputato – e perso – uno sprint per i pois contro Charteau (altro francese non propriamente fenomenale che sta trovando verso la trentina il Tour della vita).
L’utilità per gli osservatori di questo gruppetto intercalato è duplice: da un lato testimonia di come Riblon sia stato efficace sull’ultima salita, visto che Cunego e Sastre, pur pimpanti, non riuscivano a recuperarlo particolarmente e anzi finivano rimontati. Per altro verso proprio esaminare gli avvicinamenti e allontamenti a elastico tra i rientrati big e i due scalatori superstiti rendeva l’idea di quanto gli uomini di alta classifica proponessero una velocità di marcia assai oscillante. Per la cronaca, Damiano e Carlos finiranno comunque a una quarantina di secondi dalla maglia gialla.
Conclusosi lo sforzo di Vinokourov, che peraltro stronca come vittime eccellenti prima Kreuziger e poi Basso prima ancora dei -6 al traguardo, ci si ritrova a guardarsi tra capitani, in un drappello che vede naturalmente protagonisti Schleck e Contador, accompagnati da Menchov, particolarmente reattivo, Samuel Sanchez, guardingo e meditabondo su ogni azione ma ben presente, Van den Broeck molto regolare, Joaquin Rodriguez apparso a proprio agio in un contesto da scattisti. Leipheimer e Gesink avevano appena preso una piccola scottatura sul passo di Vino, ma il secondo potrà rientrare grazie ai crolli dell’andatura e proporsi addirittura tra i migliori.
Inizia qui quella che qualcuno potrebbe definire un duello di nervi, ma che è più apparentabile a una manfrina: Contador e Schleck si studiano, lo spagnolo attacca tre volte, come già Andy sulla Madeleine, ma la maglia gialla si limita a difendere; in tutto ciò i due corridori ignorano platealmente il comportamento degli altri atleti, che risultano di volta in volta piantati sul posto (Menchov escluso), poi inevitabilmente davanti semplicemente salendo del proprio passo, perfino avvantaggiati rispetto alle due gatte morte che si improvvisano pistard intenti in ridicoli surplace. Proprio Menchov è il primo a capire l’andazzo e a piazzare una bella accelerazione, cui si accoda il solo Samuel Sanchez (peraltro i due sono accomunati oltre che dal colore simile delle divise anche dalla lotta per il podio…).
La giusta punizione per i due ignavi là dietro, intanto ripresi da Cunego!, sarebbe stata una bella mazzata in termini di distacco; epperò, siano stramaledette le radioline, “arrivò la notizia in un baleno, notizia d’emergenza agite con urgenza”: l’accordo tra i due amichetti e rivali è presto fatto, come sulla Madeleine appunto, e via di comune accordo per mangiarsi quei 30” in 2km, mollare lì il povero Cunego che già sognava di vagare un po’ su quelle ruote, e ridurre a quattordici insignificanti secondi il distacco da Menchov e Samuel Sanchez. Raccogliendo per la via i due giovani flessuosi talenti fiamminghi a difesa delle rispettive “nazionali” (Gesink in Rabobank e Van den Broeck in Lotto) e un Rodriguez lussuoso esordiente negli abiti nuovi da capitano.
Basso e Kreuziger non si ritrovano proprio, nonostante i cali di ritmo là in testa, e chiudono – tanto per dare un’idea – rispettivamente con Nicolas Roche ed El Fares. Una disfatta, specialmente perché segni di cedimento oggi ne avrebbero dati anche Leipheimer e L. L. Sanchez: ma i due verdi han fatto peggio.
Paradossalmente senza che accada nulla, la classifica si delinea sempre di più, man mano che trascorrono le occasioni per ribaltarla e che si confermano i rapporti di forza. Ci si chiede semmai se ora Basso non debba temere il rientro di Vinokourov dalla proprie spalle!
Lo spettacolo complessivamente non è stato dei più edificanti, e induce a due considerazioni.
In primo luogo se lo sbandierato plusvalore del Tour legato alla sua maggiore importanza economica e mediatica non stia progressivamente svuotando non solo il valore spettacolare ma anche quello tecnico della corsa: avere in gara un Contador e uno Schleck che però ritengono di esprimersi per lunghi tratti su valori tecnici molto inferiori, non è troppo dissimile dall’avere a competere corridori… che sono sic et simpliciter inferiori. La differenza c’è, figuriamoci, altrimenti non ci sarebbe nemmeno il distacco in classifica; però ad Avoriaz, Les Rousses e oggi non si può dire che sia stato espresso un contenuto tecnico-atletico di livello eccezionale. Non solo: proprio il peso che al Tour comunque ha un terzo, quinto, ottavo posto e via dicendo fa sì che anche gli altri contendenti, altrimenti propensi a far saltare il banco quando contasse solo il primato, tentennino prudentemente per non sperperare il proprio capitale acquisito, anche se magari il premio – pur difficile a concretizzarsi – potrebbe essere il primato in classifica. Una piaga che ha reso tatticamente inguardabili gli anni di Armstrong e che affligge anche questi nostri pomeriggi.
In secondo luogo viene da domandarsi come e quando vedremo le squadre dotate di un potenziale di primissimo ordine giostrarlo in modo un po’ più elaborato. Gesink e Menchov si possono forse scusare in virtù della prestazione complessivamente vincente di ambedue (ma non si sarebbe potuto ottenere ancora di più?); però ammirare Radioshack che galleggia nell’anonimato (si conta finora sulla vittoria regalata da Kiryenka a Paulinho?) e piazza poi Kloeden a un minuto e venti, Leipheimer a 45” dalla maglia gialla, rende impossibile non pensare al fatto che avrebbero magari potuto concertare qualcosa sul Pailhères. Peggio che peggio per quanto concerne la Liquigas, che come al Giro ha reso moltiplicativo e vincente il rapporto tra due capitani, qui invece li sta lasciando afflosciare ciascuno nel proprio brodo, senza uno straccio di iniziativa. Ma forse le tappe più “creative” sono quelle a venire, quindi attendiamo fiduciosi.
Potremmo anche disquisire sul testa a testa tra il primo e il secondo in classifica, il loro balletto magari dovrebbe essere perfino il tema del giorno: la paura, chi ne ha di chi, il carattere, i nervi, le provocazioni, la maglia gialla da difendere, quella vera o quella virtuale, la troppa supremazia sugli altri… sinceramente però ci hanno così irritati che preferiamo ignorarli.

Gabriele Bugada

SEI GIORNI DELLE ROSE, UNA GARA ALL’INSEGNA DELL’EQUILIBRIO

luglio 18, 2010 by Redazione  
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Nuovo cambio della guardia al vertice della Sei Giorni delle Rose che, dopo la terza serata di gare, vede al comando i cechi Martin Blaha e Jiri Hochmann. Ancora apertissima la classifica, con una decina di coppie concentrate in un giro.

Foto copertina: il podio della terza sera (www.piacenzasera.it)

Terza giornata di gare e terza coppia diversa al comando della tredicesima Sei Giorni delle Rose. Questa volta, un po’ a sorpresa, in testa troviamo i cechi Martin Blaha e Jiri Hochmann (Conad), incalzati comunque da Alex Rasmussen e Michael Morkov (Acef), con una tornata di ritardo ma a un passo dai fatidici 100 punti in classifica generale che danno diritto a un giro d’abbuono. Praticamente nella stessa situazione privilegiata dai danesi, ci sono pure le coppie Guarnieri – Stam (Pulinet) a 92 punti e Marvulli – Perez (Rossetti) a 88 punti.
Regna dunque un grande equilibrio, testimoniato dal fatto che in un solo giro sono ammassate una decina di coppie. Sicuramente l’americana della nottata e ancor più quella successiva di 100 chilometri daranno una fisionomia molto più precisa alla graduatoria generale.
La terza serata prende avvio con le posizioni della classifica generale fortemente rimescolate dall’americana della notte precedente, vinta dalla coppia tutta italiana Montaguti-Ermeti (Garbi), davanti a Blaha-Hochmann (Conad) e Colla-Antogna (La Rocca). Al termine della prova, conclusa a pieni giri solo dalle prime tre coppie, proprio la formazione della Repubblica Ceca Blaha-Hochmann ha vestito virtualmente la maglia bianca, con una tornata di vantaggio su altre nove coppie.
Il programma è aperto dalla corsa a punti a coppie, con i dorsali neri subito in pista, per poi lanciare pista i numeri rossi. Volate vincenti per Nielsen, Madsen, Kankovsky e Hester, successo finale per la coppia Mark Hester – Jens-Erik Madsen (Bussandri).
E’ poi la volta dello scratch riservato ai numeri neri, che si conclude con l’affermazione di Jiri Hochmann (Conad). L’eliminazione dei numeri rossi viene risolta dal testa a testa tra Angelo Ciccone e Matteo Montaguti, con il primo che si aggiudica nettamente il derby tutto italiano.
Non lesina emozioni la serie di sprint, con i punti ottenuti nei traguardi parziali che finiscono direttamente in classifica generale. Sono ancora i dorsali neri a dare il via alle ostilità, prima di passare il testimone ai rossi. Nelle singole volate primeggiano Dostal, Morkov, Luttrel, Perez, Hacecky e, per ben tre volte, Jacopo Guarnieri. Vittoria finale quindi per la coppia Guarnieri- Stam (Pulinet), davanti a Hacecky-Dostal (Ferri) e Rasmussen-Morkov (Acef).
La tappa si conclude con il giro lanciato, nel quale Alex Rasmussen, ben lanciato da Michael Morkov, centra ancora il miglior tempo con un eccellente 21.63. Alle spalle del duo targato Acef, i sempre più affiatati Guarnieri-Stam e gli specialisti Colla-Antogna. I vincitori della prova arrivano così a 99 punti in graduatoria generale, mancando d’un soffio il raggiungimento della tornata d’abbuono che, per loro avrebbe, significato la conferma della maglia bianca di leader.

Paolo Terzi

RISULTATI DELLA TERZA TAPPA
AMERICANA 100 GIRI (disputata nella notte tra il 16 e il 17 luglio) 1. Matteo Montaguti – Giairo Ermeti (Garbi) 13 punti; 2. Martin Blaha – Jiri Hochmann (Conad) 9; 3. Dario Colla – Fernando Antogna (La Rocca) 4; 5. Jacopo Guarnieri – Danny Stam (Pulinet) 15 (-1 giro).

CORSA A PUNTI A COPPIE
1. Mark Hester – Jens-Erik Madsen (Bussandri) 11 punti; 2. Alois Kankovsky – Geert-Jan Jonkman (Cmo) 9; 3.Jasper Morkov – Philip Nielsen (Macro) 8; 4. Martin Ercila – Guy East (Rosti) 7; 5. Jacopo Guarnieri – Danny Stam (Pulinet) 5.

SCRATCH NUMERI NERI
1. Jiri Hochmann (Conad); 2. Guy East (Rosti); 3. Danny Stam (Pulinet); 4. Ryan Luttrel (Padana Impianti); 5. Alex Buttazzoni (Pinarello)

ELIMINAZIONE NUMERI ROSSI
1. Angelo Ciccone (Pinarello); 2. Matteo Montaguti (Garbi); 3. Milan Kadlec (Alu Tecno); 4. Jacopo Guarnieri (Pulinet); 5. Vojtech Hacecky (Ferri).

SERIE SPRINT 40 GIRI
1. Jacopo Guarnieri – Danny Stam (Pulinet) 15 punti; 2. Vojtech Hacecky – Jan Dostal (Ferri) 14; 3. Alex Rasmussen – Michael Morkov (Acef) 9; 4. Franco Marvulli-Walter Perez (Rossetti) 8; 5. Ryan Sabga – Ryan Luttrel (Padana Impianti) 6.

GIRO LANCIATO
1. Alex Rasmussen – Michael Morkov (Acef) 21.63; 2. Jacopo Guarnieri – Danny Stam (Pulinet) 22.01; 3. Dario Colla – Fernando Antogna (La Rocca) 22.05; 4. Franco Marvulli – Walter Perez (Rossetti) 22.35; 5. Angelo Ciccone – Alex Buttazzoni(Pinarello) 22.42.

CLASSIFICA GENERALE DOPO LA TERZA TAPPA
1. Martin Blaha -Jiri Hochmann (Conad) 47 punti; 2. Alex Rasmussen -Michael Morkov (Acef) 99 (-1); 3. Jacopo Guarnieri -Danny Stam(Pulinet) 92 (-1); 4. Franco Marvulli – Walter Perez (Rossetti) 88 (-1); 5. Mark Hester -Jens-Erik Madsen (Bussandri) 72 (-1); 6. Matteo Montaguti – Giairo Ermeti (Garbi) 57 (-1); 7. Angelo Ciccone -Alex Buttazzoni(Pinarello) 37 (-1); 8. Dario Colla -Fernando Antogna (La Rocca) 37 (-1); 9. Milan Kadlec -Joseph Zabka (Alu Tecno) 26 (-1); 10. Alois Kankovsky -Geert-Jan Jonkman (Cmo) 17 (-1); 11. Vojtech Hacecky -Jan Dostal (Ferri) 45 (-2); 12. Jesper Morkov -Philip Nielsen (Macro) 33 (-2); 13. Martin Ercila -Guy East (Rosti) 27 (-2); 14. Fabio Masotti -Dean Edwards (Pavinord) 25 (-2); 15. Jacky Simes -Myron Simpson (Arda Natura) 21 (-2); 16. Ryan Sabga -Ryan Luttrel (Padana Impianti) 13 (-2) 17. Alessandro De Marchi -Andrea Pinos (Mori Onofrio) 10 (-2).

TOUR DE FRANCE 1971: LA SFORTUNA SCIVOLA GIU’ PER IL MENTÉ

luglio 18, 2010 by Redazione  
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Secondo capitolo dei racconti pirenaici del Tour. Stavolta abbiamo selezionato per voi uno degli episodi più celebri, che ebbe per sfortunato protagonista lo spagnolo Luis Ocaña, il vincitore morale dell’edizione del 1971. L’avrebbe inserita nel proprio palmares, accanto a quella conseguita due anni più tardi, se la malasorte non gli avesse teso un agguato nella difficile discesa dal Col de Menté, dove c’è una curva maledetta, che miete vittime a ripetizione, come la picchiata dello Stockeu affrontata nella tappa di Pau. Giù Merckx, che si rialza. Giù Ocaña, che si rialza. Ma mentre si sta per rimettere in sella, va giù anche Zoetemelk, che lo risbatte violentemente a terra. Il dolore è forte, lo spagnolo in maglia gialla urla e urge un ricovero in ospedale, dove al danno si aggiunge la beffa: gli esami dimostrano che Ocaña non s’era rotto neppure un ossicino. Avrebbe potuto continuare e vincere, perché difficilmente Merckx sarebbe riuscito a scalfire il dominio dello scatenato spagnolo lanciato sulle strade del Tour 1971.

Fotocopertina: i primi soccorsi a Ocaña (www.cyclingrevealed.com)

Eddy Merckx si presentò alla partenza del Tour del ‘71 con il ruolo di grande favorito, deciso a cogliere il terzo successo consecutivo sulle strade di Francia.
Neppure aveva disputato il Giro d’Italia, desideroso com’era di compiere un’impresa che già sapeva di leggenda.
Per come aveva trionfato nei due anni precedenti, sembrava che gli avversari potessero ben poco contro lo strapotere del belga. Era ancora vivo il ricordo della cavalcata pirenaica di due anni prima, quando Eddy si era lanciato in una fuga vittoriosa che aveva strappato applausi a tutti gli addetti ai lavori.
Eppure alla partenza da Mulhouse si respirava un’aria diversa dal solito.
Eddy non aveva dominato come il solito in primavera e c’era chi – come Anquetil – riteneva il belga grande favorito, ma comunque vulnerabile.
Assente Gimondi, la pattuglia degli avversari annoverava, in prima fila, oltre a Thévenet, Zoetemelk e Van Impe, l’agguerrito drappello degli spagnoli: soprattutto Ocaña e Fuente – era facile prevederlo – avrebbero reso difficile la vita al belga in un Tour ricco di salite.
Eddy va subito in giallo, secondo le previsioni, ma sul Puy de Dome, all’ottava frazione, scatta un primo campanello d’allarme, perchè quei quindici secondi di ritardo dal vincitore Ocaña sono qualcosa di più di un semplice dato cronometrico.
A Grenoble, il giorno successivo, c’è la conferma che qualcosa non va: può invocare la scusante di una foratura, ma il minuto e trentasei secondi concessi allo spagnolo della Bic e la perdita della maglia gialla a favore di Zoetemelk scalfiscono l’alone d’imbattibilità del belga.
Il giorno successivo accade l’imprevedibile.
Approfittando di una giornata non eccelsa di Merckx, reduce da una notte tormentata, Luis Ocaña attacca sin dall’avvio in compagnia di Agostinho, Van Impe e Zoetemelk sulle dure rampe della côte de Laffrey, per poi lanciarsi in una cavalcata solitaria che lo vede trionfare a Orcières-Merlette, dove infligge un distacco di otto minuti e quarantadue secondi al belga.
Merckx è spodestato, un vero e proprio regicidio impensabile alla vigilia.
Eddy incassa il colpo ma, dopo il giorno di riposo, parte all’attacco nella tappa di Marsiglia, recuperando poco più di due minuti di ritardo.
Scrive bene Bruno Raschi: ”I morti fanno ancora sette salti. Sarà bene aspettare che diventino freddi, insomma, prima di portarli via”.
La voglia di reagire c’è eccome, ma quello spagnolo con l’aria triste è riuscito a dimostrare che il belga può essere battuto. Non è un corridore qualunque quell’iberico con alle spalle una storia non comune.
Il padre ha lasciato la Spagna quando lui era piccolo per allontanarsi dal franchismo e trovando rifugio in Francia. Luis ha vissuto il resto della sua vita lontano dalla sua terra che non lo amava perché non allineato al regime.
Ottimo passista, forte in salita, ha vinto la Vuelta dell’anno precedente e a cronometro non teme di confrontarsi con i migliori (Gran Premio delle Nazioni e Lugano sono nel suo palmares).
La dimostrazione arriva nella breve cronometro di Albi (la prima tappa del Tour ad essere trasmessa a colori) dove concede al campione fiammingo solo una manciata di secondi.
Quanto alle salite, poi, ha dimostrato di non temere le pendenze più arcigne.
Ci si sarebbe giocato tutto sui Pirenei dove Merckx – era facile prevederlo – avrebbe dato l’anima, prima di passare lo scettro al suo rivale.
La prima delle tre tappe pirenaiche si disputa il 12 luglio: 214,5 km da Revel a Luchon, con il Portet d’Aspet, il Menté e il Portillon.
La frazione è caratterizzata sin dall’inizio da attacchi e contrattacchi. Dopo una cinquantina di chilometri che un terzetto prende il largo: sono Van Katwjk, Martellozzo e Fuente, che incrementano rapidamente il loro vantaggio, sino raggiungere i tre minuti al centesimo chilometro e, addirittura, a superare i sei minuti dopo 120 chilometri di gara. Alle loro spalle si sganciano Guimard, Swerts e poi il nostro Simonetti, che sta disputando un ottimo Tour.
E’ al km 135 che Merckx accelera, staccando di alcuni metri Ocaña, che prontamente si riporta sotto. Il guanto della sfida è lanciato e sul Portet d’Aspet il belga attacca.
Vuole saggiare le condizioni di Ocaña, provare ad innervosirlo, ma la maglia gialla non lo molla ed è il primo a riportarsi sotto, in compagnia di Van Impe.
Fuente, nel frattempo, ha lasciato i compagni di fuga e transita per primo in vetta.
Merckx e Ocaña, in compagnia di Van Impe, Zoetemelk e Thévenet, inseguono a oltre cinque minuti.
Eddy è salito forte, ma l’iberico è in grande spolvero e non mostra il minimo segno di cedimento.
Dopo una breve discesa, comincia la salita del Col de Menté, inserito nel percorso per la prikma volta nel 1966 grazie ad una segnalazione di Luison Bobet.
Merckx è una furia in salita. Letort, che inseguiva Fuente, è presto raggiunto, cosi come Van Springel. Ocaña e Van Impe tengono benissimo le ruote del belga, mentre Zoetemelk accusa un lieve cedimento.
E’ una sfida appassionante, un testa a testa che non può risolversi in parità.
Improvvisamente il cielo si oscura e comincia a piovere.
In vetta, Fuente transita al comando con un vantaggio di quattro minuti e 50 secondi su Merckx Ocaña, Van impre e Zoetemelk, preceduti di poco da Guimard e seguiti a una manciata di secondi da Thévenet.
La pioggia aumenta d’intensità sino a diventare una vera e propria alluvione, e la discesa del Menté si trasforma in un calvario per i corridori. La strada è attraversata da veri e propri torrenti: restare in piedi è un esercizio difficile, perché i freni non rispondono e s’imporrebbe prudenza.
Ma in gioco c’è la vittoria al Tour e Merckx scende come se la strada fosse perfettamente asciutta, rischiando oltre ogni limite. Ocaña potrebbe stare tranquillo, il vantaggio è rassicurante – più di sette minuti – e c’è un altro colle da scalare.
Ma lui non è come Bahamontes, non appartiene alla pur numerosa genìa degli spagnoli timorosi nell’affrontare le discese. Lui è Ocaña, l’uomo che ha umiliato Merckx in salita e che non vuole concedere nemmeno un metro al rivale.
Dopo quattro chilometri di discesa, nell’impostare una curva a sinistra, Merckx sbanda. Sembra di guadare un fiume, tanta è la quantità d’acqua che attraversa la sede stradale.
Il belga tocca con la coscia la parete rocciosa, riesce miracolosamente a mantenere l’equilibrio, ma si sbilancia e subito dopo cade. Si rialza immediatamente e riprende la discesa.
Ocaña, che lo segue dappresso, cade a sua volta. Anche per la maglia gialla le conseguenze della caduta non sono tali da impedirgli di risalire in sella.
Lo stesso Merckx con la coda dell’occhio si avvede della caduta del rivale ma – racconterà nel dopo corsa – gli era sembrato che stesse per rimettersi al suo inseguimento.
Mentre Ocaña si sta rialzando, però, sopraggiunge Zoetemelk che non riesce a frenare e piomba addosso alla maglia gialla sul ciglio della strada.
L’impatto è tremendo e lo spagnolo si accascia al suolo. Il dolore al torace è atroce, straziante. Piange Ocaña, perché sa che il suo sogno è finito.
La notizia scuote il Tour ed è di quelle che lasciano il segno. Si teme il peggio ma, fortunatamente, le prime notizie che giungono dall’ospedale di Saint Gaudens, dove Ocaña è stato trasportato in elicottero, sono rassicuranti: non ci sono fratture, né lesioni interne.
Quasi un miracolo e ci sarà anche chi rimprovererà Ocaña per avere gettato la spugna.
Merck, secondo a Luchon alle spalle di Fuente, rifiuta di indossare la maglia gialla e dopo l’arrivo si reca all’ospedale per sincerarsi delle condizioni del suo avversario. E’ scosso, il belga, e si sussurra anche di un suo possibile ritiro. Poi ci ripensa e chiede, ottenendola, dagli organizzatori l’autorizzazione a non indossare, il giorno successivo, il simbolo del primato in classifica.

Merckx si aggiudicherà il suo terzo Tour consecutivo, ma il dubbio resterà per sempre.
Ce l’avrebbe fatta a scalzare Ocaña senza quella caduta nella discesa del Col de Menté? Probabilmente no, ed è per questo che, a distanza di quasi quarant’anni, il Tour del 71 è ricordato come il Tour di Ocaña. Ancor più dell’edizione di due anni dopo che – assente Merckx – vedrà il successo finale del campione iberico.
Una vittoria virtuale, quella del 71, quasi che la corsa si fosse conclusa in quella curva e non sulla pista della “Cipale”, il velodromo di Vincennes (l’arrivo sugli Champs Élysées sarà introdotto nel 1975, mentre fino al 1967 il traguardo finale era stabilito presso il Parc des Princes.)
Chi si trovi oggi a percorrere il Col de Menté si imbatterà in una lastra si marmo apposta nel 1991 su iniziativa del consiglio regionale dei Midi-Pyrénées, sulla quale è inciso cosa accadde quel 12 luglio di vent’anni prima quando, su quella strada trasformata in un torrente, Ocaña abbandonò le sue speranze di vittoria.
Il campione triste era stato definito. E la sfortuna gli sarebbe stata compagna anche dopo la fine della carriera (avvenuta nel 1977) quasi che quella disgraziata caduta fosse un presagio del destino: gravi incidenti d’auto (uno dei quali gli procurò la cecità da un occhio), l’epatite, problemi nella gestione della sua tenuta nel sud della Francia, nella quale produceva vini.
Forse ci fu anche dell’altro e Luis Ocaña si tolse la vita nel 1994: le sue ceneri furono disperse sui Pirenei, al confine tra il Paese dov’era nato e quello nel quale trascorse la sua vita.
L’essenza di Ocaña è ancora lì, nella discesa del Col de Menté.

Mario Silvano

17-07-2010

luglio 18, 2010 by Redazione  
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TOUR DE FRANCE

Il kazako Alexander Vinokourov (Astana) si è imposto nella tredicesima tappa, Rodez – Revel, percorrendo 196 Km in 4h26′26″, alla media di 44,138 Km/h. Ha preceduto di 13″ il britannico Cavendish e l’italiano Alessandro Petacchi (Lampre-Farnese Vini). Contador 25°, Andy Schleck 51°, Basso 56°, Cunego 65°, Armstrong 100° a 4′35″
Il lussemburghese Andy Schleck (Team Saxo Bank) conserva la maglia gialla, con 31″ e 2′45″ sugli spagnoli Contador Velasco e Sánchez Gonzalez. Miglior italiano Ivan Basso (Liquigas-Doimo), 11° a 5′30″.
Armstrong 36° a 25′38″, Cunego 48° a 45′13″.

TOUR OF QINGHAI LAKE (Cina)
Il croato Radoslav Rogina (Loborika) si è imposto nella prima tappa, Xining – Tongren, percorrendo 171 Km in 3h52′50″, alla media di 44,066 Km/h. Ha preceduto di 39″ lo statunitense Reijnen e il cinese Kun. Miglior italiano Davide Frattini (Team Type 1), 61° a 5′19″. Pier Paolo De Negri (ISD – Neri) 69°, Salvatore Mancuso (ISD – Neri) 83° a 10′47″.
La prima classifica vede in testa Rogina con 43″ su Reijnen e 45″ su Kun. Frattini 61° a 5′29″, De Negri 69° (stesso tempo), Mancuso 84° a 10′57″

VUELTA A LA COMUNIDAD DE MADRID
Due tappe disputate nella prima giornata di gara.
Il mattino, lo svedese Gustav Larsson (Team Saxo Bank) si è imposto nella prima tappa, circuito a cronometro della Casa de Campo (Madrid), percorrendo 8,1 Km in 09′41″, alla media di 50,189 Km/h. Ha preceduto di 11″ l’ucraino Chuzhda e di 12″ lo spagnolo Del Nero. Miglior italiano Enrico Peruffo (Carmiooro-NGC), 13° a 20″.
Il pomeriggio, lo spagnolo Francisco Ventoso (Carmiooro-NGC) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Coslada, percorrendo 84,8 Km in 1h50′40″, alla media di 45,975 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Fernandez e Mata. Miglior italiano Roberto Cesaro (Miche), 9°. Invariate le prime piazze della classifica.

TOUR CYCLISTE INTERNATIONAL DE LA MARTINIQUE

Ottava tappa disputata in due semitappe.
Il mattino, il guadalupano Martial Gène (Sélection Guadeloupe) si è imposto nella prima semitappa, Saint Esprit – Rivière Pilote, percorrendo 99 Km in 2h36′56″, alla media di 37,850 Km/h. Ha preceduto allo sprint il martinicano Ragot e il francese Betard.
Il pomeriggio, il martinicano Willy Roseau (Club Martinique) si è imposto nella seconda semitappa, circuito a cronometro di Rivière Pilote, percorrendo 15 Km in 22′17″, alla media di 40,389 Km/h. Ha preceduto di 36″ il giapponese
Miyataka Shimizu (Bridgestone Anchor – Japon) e di 38″ il francese Terrettaz.
Shimizu conserva la testa della classifica con 58″ su Roseau e 1′52″ sul francese Michaud.

CAMPIONATI EUROPEI U23/JUNIORES
Giornata destinata alle prove in linea U23 donne e Junior uomini.
Nella gara U23 donne si è imposta l’olandese Noortje Tabak davanti all’ucraina Kalitovska e alla lituana Trebaite. Migliore italiana Barbara Guarischi, 13a a 12″.
Nella gara Junior uomini il successo è andato allo sloveno Blaz Bogataj, che ha preceduto oò francese Coquard e il portoghese Reis. Migliore italiano Paolo Simion, 4°.

ALMANACCO DEL DOPO TAPPA: QUI REVEL

luglio 18, 2010 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

Torna la rubrica giornaliera che ci aveva accompagnato durante il Giro d’Italia, caratterizzata dagli stessi appuntamenti: la rassegna stampa, i pareri dei tifosi, lo spazio umoristico, le previsioni meteo, gli strafalcioni dei telecronisti. In aggiunta la presentazione della tappa del giorno dopo e, in occasione delle frazioni di montagna, il commento tecnico di un ex professionista di “lusso”, che proprio sulle strade di Francia ci offrì un successo particolarmente “palpitante”

Foto copertina: Revel, Lago di Saint Ferreol (panoramio)

PROCESSO ALLA TAPPA
Ecco le impressioni degli appassionati di ciclismo, gente che le corse non le segue solo davanti alla tv, ma le vive sia andando ad applaudire i campioni lungo le strade, sia ricalcando le stesse rotte e sudando in sella ad una bici.

Mauro Facoltosi: Volata, fuga o tentativo sull’ultima salita?

Hotdogbr: starei con la fuga

Mauro Facoltosi: Commenti al successo di Vinokourov? Dente avvelenato per quanto successo ieri?

Gardabike: sembra che con l’abbraccio a Contador a fine tappa, tra i due per fortuna si sia risolto tutto quanto.

Howling Wolf14: Credo siano tutte montature. Soprattutto frutto del modo di ragionare all’italiana. Si cerca sempre di creare zizzania nelle squadre. Ci avevano già provato al Giro a ipotizzare discordie tra Basso e Nibali. Quando hanno visto che non c’era terreno fertile hanno mollato. Ora ci danno con la storia Contador/Vino. La De Stefano è una specialista in materia. Crea la piaga e poi ci mette il coltello. Sono tutte bolle di sapone, in realtà. Negli squadroni, soprattutto quelli stranieri, ma anche quelli italiani, non ci sono discordie. In molti team vige l’accordo che ognuno corre per sé. Ognuno ci prova. Quindi non ci sono malumori. A volte danno l’impressione di correre contro la propria squadra, ma ci si dimentica forse che il ciclismo, alla fine, è uno sporti individuale.

Gibosimoni: Ricordo al processo per parlare con Nibali (che pure non è un gigante) aveva certi zatteroni di sughero che l’alzavano di almeno – e non scherzo! – 12/13 cm.. Al tour cerca di fare interventi “culturali” ma sfasa tutto.. e alle interviste cerca sempre LETTERALMENTE di togliere scaramucce dalla bocca dei corridori (va a chiedere a Hushovd se preferisce Cavendish su Petacchi pur sapendo che Thor odia l’Inglese..). Povera Rai!

Ceregala: La De Stefano ormai pensa di essere sul set di Beautiful..per fortuna che ho Sky con l’hd..eurosport con volume a zero e immagini fantastiche..

Peccato per Ballan, forse stava meno bene di quel che pensava. Magari doveva aspettare a partire, verso la fine della salita e poi fare la differenza in pianura..peccato peccato!

con la collaborazione degli utenti del Forum dello Scalatore (www.salite.ch)

TOUR DE FRANCE, TOUR DU MONDE

La “vendetta” di Vino. Come la trama di un film (Gazzetta dello Sport)

Vinokourov è super. Schleck rimane in giallo(Corriere dello Sport – Stadio)

Winokurow gewinnt 13. Etappe – Schleck im Hauptfeld (Luxemburger Wort / La Voix du Luxembourg)

Winokurow gewinnt 13. Etappe der Tour de France(Tageblatt)

Alexandre Vinokourov breaks free from pack to secure emotional stage victory (The Times)

Schleck takes his own route to the top as Pyrenees loom (The Independent)

Vinokourov solos in ahead of Cavendish (The Daily Telegraph)

Vinokourov : «Maintenant le Jaune»(L’Equipe)

Vinokourov s’impose, Schleck toujours en jaune(Le Monde)

Amigos para siempre(AS)

Vinokourov se lleva su ‘etapita’ (Marca)

Los Pirineos, juez centenario (El Mundo Deportivo)

Vinokourov remporte la 13e étape(Le Soir)

Vino est bien de retour! (La Dernière Heure/Les Sports)

Cavendish: ‘Ik mis Renshaw in de slaapkamer’ (De Standaard)

LeMond témoin dans l’affaire Landis-Armstrong (actu24.be)

Contador craint surtout “un mauvais jour” (Sud Presse)

Vinokourov: ‘Dit is mijn revanche’ (Het Nieuwsblad)

Armstrong Uses Second Team to Help Spread His Message (The New York Times)

Vinokourov vaults to Tour de France stage win; Schleck leads (USA Today)

Vinokourov earns redemption with stage victory (The Age)

Stage win for drug cheat Vinokourov (Herald Sun)

Vinokourov finally breaks through (The Australian)

Cadel’s yellow brick road (The Daily Telegraph – Australia)

LA TAPPA CHE VERRA’
“L’importante è esagerare” cantava Enzo Jannacci e gli organizzatori del Tour per solennizzare a puntino il centenario della prima traversata pirenaica si può dire che abbiamo sposato in pieno questa filosofia canora: quattro tapponi quasi consecutivi (mercoledì 21 ci sarà la secondo ed ultimo turno di riposo) e ben 13 ascese da affrontare nell’arco di 120 ore. Non si tratterà di percorsi esigentissimi sotto l’aspetto delle pendenze, come invece si era visto sulle strade della corsa rosa, ma egualmente selettivi, dovendosi affrontare complessivamente quasi 170 Km di salita, superando in tre occasioni i 2000 metri di quota. Praticamente si andrà su tutti i più mitici picchi pirenaici del Tour (dei grandi nomi all’appello mancheranno solo il franco-spagnolo Portillon e il Col de Menté), abbinandole a scoperte più recenti che rispondono al nome di Port de Balès e di Ax 3 Domaines, la località turistica dell’Ariège che oggi accoglierà l’approdo della quattordicesima frazione. Il finale ricorderà quello di Station de Rousses, con 1500 metri di strada in quota da percorrere dopo aver superato l’ultimo GPM ma, a parte questa piccola similitudine che non fa di Ax il secondo arrivo in salita, le due frazioni avranno un peso totalmente differente. Affrontati 130 Km privi di difficoltà, i Pirenei debutteranno con una delle sue strade più impegnative, quella che condurrà il gruppo ai 2001 metri del Port de Pailhères, arrampicandosi per quasi 15 Km al 8,1% ed incontrando le inclinazioni più esigenti a circa 4,5 Km dallo scollinamento, quando si dovrà superare un troncone di 2500 metri al 10,3%. Non dovesse fare immediata selezione, sicuramente la fatica accumulata la provocherà 18 Km più avanti, lungo l’ascesa finale verso il Plateau de Bonascre, 7,8 Km al 8,2% e strappi fino all’11,6% che il Tour ha scoperto nell’estate del 2001 (tappa vinta dal colombiano Félix Cárdenas) e, prima di quest’anno, riproposto in altre due occasioni (2003, Sastre; 2005, Totschnig).

RADUNO DI PARTENZA: Boulevard de la République (partenza ore 12.00)
VIA VOLANTE: ore 12.05, D.622
MEDIE PREVISTE: 34 – 38 Km orari
SPRINT: Mirepoix (Km 51,5), tra le 13.21 e le 13.33; Campagne-sur-Aude (Km 102), tra le 14.35 e le 14.59
ZONA RIFORNIMENTO: Quillan, attorno al 106° Km
GPM: Port de Pailhères (2001m – H.C. – 15,5 Km al 7,9% – Km 155,5) tra le 16.13 e le 16.47; Ax-3-Domaines (1360m – 1a cat. – 7,8 Km al 8,2% – Km 183) tra le 16.54 e le 17.28
ARRIVO: ad Ax-3-Domaines, Plateau de Bonascre (comune di Ax-les-Thermes), tra le 16.56 e le 17.30
Siti dedicati: www.danslaxdutour.fr/lesite

METEO TOUR
Le previsioni si riferiscono agli orari di partenza, passaggio e arrivo della frazione Revel – Ax 3 Domaines

Revel: cielo sereno, temperatura 21,1°C, venti deboli da WNW (2-6 Km/h), umidità al 73%
Quillan (Km 106) : cielo sereno, temperatura 25,5°C (percepiti 27°C), venti moderati da WNW (19-22 Km/h), umidità al 45%
Ax-les-Thermes (Km 174) : cielo sereno, temperatura 25,1°C, venti deboli da NW (8-12 Km/h), umidità al 48%
Ax 3 Domaines : previsioni non pervenute

I MISTERI DELLA CASSAPANCA
Televideo RAI: “La salita di Saint Ferreol, a 10 dall’arrivo” (7,5 Km)

ARCHIVIO ALMANACCO
Selezionare la voce “Tour 2010″ nel menù “Reparto Corse” (in home, sopra la copertina)

VINO NON INVECCHIA MAI

luglio 17, 2010 by Redazione  
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Il kazako della Astana si è imposto per distacco a Revel, andandosene tutto solo nel tratto in falsopiano dopo il GPM della Côte de Saint-Ferréol, e giungendo sul traguardo con 13’’ di margine sul gruppo, regolato da Mark Cavendish. 3° posto per Alessandro Petacchi, che, grazie all’8° posto di Hushovd, ha ripreso possesso della maglia verde. Tentativi nel finale anche da parte di Alessandro Ballan e Damiano Cunego, che non sono però riusciti a reggere il ritmo di Vinokourov. Invariata la generale.

Foto copertina: Alexander Vinokourov alza le braccia poco prima di tagliare il traguardo di Revel (foto AFP)

Quando un corridore possiede la classe e la fantasia di Alexander Vinokourov, anche l’anagrafe può passare in secondo piano. A due mesi dai 37 anni, Vino resta quello di sempre: spettacolare, attaccante, a volte scriteriato, terribilmente difficile da battere su percorsi e finali nervosi. L’ennesima dimostrazione è arrivata oggi a Revel, a 24 ore dalla cocente delusione di Mende e del gesto di disappunto verso Alberto Contador che aveva dato adito a voci di rapporti tesi con lo spagnolo. Voci forse anche fondate, ma stroncate sul nascere dall’abbraccio fra il kazako e lo spagnolo subito dopo il traguardo, ovviamente immortalato da orde di telecamere e riproposto sino allo sfinimento dalla regia francese. Una riconciliazione – ammesso che veramente una frattura si fosse creata – di vitale importanza soprattutto per il campione uscente, che potrà probabilmente contare, nelle prossime quattro fondamentali frazioni pirenaiche, su un Vino motivato e ben dispost, specie ora che è riuscito a mettere la sua firma sul Tour 2010.
Neutralizzato il tentativo a tre – di gran lunga il numero di fuggitivi più ricorrente in questo Tour de France – orchestrato per l’occasione da tre attaccanti di professione quali Fédrigo, Flecha e Chavanel, che non erano comunque mai riusciti ad andare oltre i 6’ di margine, era stato Alessandro Ballan ad accendere la miccia sulla Côte de Saint-Ferréol, ultimo dei cinque GPM di giornata e delle miriadi di strappetti disseminati lungo i 196 km di questa 13a tappa. Alla ruota dell’iridato di Varese hanno provato senza successo a portarsi prima Damiano Cunego, apparso ancora una volta molto distante dalla condizione dei giorni migliori, su rampe molto adatte alle sue caratteristiche, quindi Carlos Barredo e Nicolas Roche, quest’ultimo anche discretamente piazzato in classifica generale (14° stamane a 6’44’’ da Andy Schleck). È stato quindi Luis Leon Sanchez a promuovere un nuovo tentativo, che ha visto la pronta replica di Vinokourov e la reazione degli uomini Euskaltel, immediatamente portatisi in testa al plotone.
Il kazako è in un primo momento sembrato poco propenso a fornire collaborazione all’iberico, non concedendogli neppure la parvenza di un cambio e voltandosi ripetutamente a controllare la posizione del gruppo. Con un Ballan in palese difficoltà ad una distanza di poche decine di metri, Vino ha invece deciso di passare all’attacco, gettandosi tutto solo all’inseguimento del veneto e passandolo di slancio nel tratto in falsopiano successivo al GPM. L’acido lattico ha allora potuto su Ballan più della prospettiva di giocarsi il successo di tappa in uno sprint a due con l’uomo Astana, capace addirittura di distanziarlo in un tratto pianeggiante, prima di gettarsi a tutta nella discesa finale – non eccessivamente tecnica – che si concludeva ai -3 dall’arrivo. Alle sue spalle, Voeckler, partito in vista del GPM, è naufragato nel tratto pianeggiante, malgrado una scia generosamente concessagli da una moto riprese, mentre il plotone, con le squadre dei velocisti disgregate dai 1900 metri al 6% dell’ascesa di Saint-Ferréol, non è stato in grado di organizzare un inseguimento degno di tale nome.
Per un Vino così è stato allora quasi agevole incrementare il proprio margine fino all’ultimo chilometro, portandolo ad un massimo di 18’’, prima che gli ultimi metri, percorsi senza spingere sui pedali dal kazako, impegnato a riassettare la maglia per mostrare lo sponsor nelle foto di rito, consentissero al gruppo di ridurre il gap a 13’’, complice lo sprint per la piazza d’onore. Sprint che è andato ancora una volta ad un Mark Cavendish che, considerando anche quella di Gap per il 9° posto, è giunto alla quinta volata vincente consecutiva. Subito dietro, ancora una volta, Alessandro Petacchi, che ha provato ad anticipare lo sprint, ma, stretto contro le transenne, è stato costretto a smettere di pedalare per un istante, concedendo a Cannonball la possibilità di rimontare. Poco male per lo spezzino, che domani si presenterà al via in tenuta verde, in virtù del modesto 8° posto di Thor Hushovd, che ha così conquistato 8 punti in meno rispetto al nostro portacolori, vedendosi così costretto a cedergli nuovamente le insegne della leadership nella classifica a punti (2 lunghezze ora il divario a favore di Alejet).
Non ha subito sostanziali variazioni la classifica generale, con il solo Vinokourov capace di recuperare 13’’, non migliorando comunque la 12a posizione provvisoria. Difficile che la cosa si ripeta domani, quando il Tour ripartirà da Revel alla volta di Ax-3-Domaines, secondo arrivo in salita della Grande Boucle 2010 – escludendo dal conteggio Les Rousses -, nonché epilogo della prima delle quattro frazioni pirenaiche che, fra domani e giovedì, intramezzate dal riposo di mercoledì, decideranno gran parte delle sorti della corsa. Già il menù di domani si presenta decisamente interessante, con il Port de Pailhères, a 29 km dal traguado, ad offrire ai big la possibilità – forse la più ghiotta di questo Tour – di muoversi prima della comunque impegnativa ascesa finale. Paradossalmente, fra i grandi, quello che sembra avere il maggior interesse ad attaccare a fondo già da domani è proprio il capoclassifica, Andy Schleck, che correrebbe altrimenti il forte rischio di doversi giocare tutto sul Balès e sul Tourmalet. Maglia gialla che dovrà peraltro anche replicare, anche sul piano psicologico, alla mazzata infertagli da Contador sulla Croix-Neuve. Già fra 24 ore, probabilmente, potremo dunque avere un’idea più chiara dei rapporti di forza nella coppia di nomi dai quali uscirà, al 99%, il trionfatore della 97a edizione della Grande Boucle.

Matteo Novarini

SEI GIORNI DELLE ROSE, ORA COMANDANO I DANESI

luglio 17, 2010 by Redazione  
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La Sei Giorni delle Rose ha due nuovi padroni, i danesi Alex Rasmussen e Michael Morkov. I due sono balzati al comando della classifica al termine della seconda serata di gare, che li ha visti vincitori della corsa a punti. Molte le formazioni che hanno ancora la possibilità di imporsi nella competizione emiliana, che vede tra i “papabili” vincitori anche un pistard di casa, il piacentino Jacopo Guarnieri.

Foto copertina: il podio della seconda sera (www.piacenzasera.it)

Cambia la classifica, dopo la seconda giornata di gara. Gli emergenti danesi Alex Rasmussen e Michael Morkov sono balzati in testa, scalzando Franco Marvulli e Walter Perez. La situazione non è comunque ancora definitiva e può ancora succedere di tutto, anche perché molte altre formazioni possono considerarsi in lotta per il successo finale, prime fra tutte quella formata dal piacentino Jacopo Guarnieri e dall’olandese Danny Stam, attualmente terzi davanti a Mark Hester e Jens-Erik Madsen.
La seconda serata inizia con una classifica già delineata dall’americana della nottata precedente vinta dalla coppia Guarnieri-Stam. E’ ancora la corsa a punti a coppie ad aprire il programma: i traguardi parziali sono bottino di Perez, Simpson e Rasmussen, con quest’ultimo che, assieme a due successi, conquista col compagno Morkov la vittoria per i colori dell’Acef. A seguire il campione olimpico Walter Perez (Rossetti) e Mark Hester (Bussandri) si aggiudicano, rispettivamente, l’eliminazione (numeri neri) e lo scratch (numeri rossi). La prova successiva è quella del giro lanciato dove la spunta la coppia danese Rasmussen-Morkov che precede il duo Colla-Antogna per 11 centesimi (21.72 per i primi contro il 21.83 per i secondi); al terzo posto troviamo la coppia Guarnieri-Stam con il tempo di 22.04.
Per i vincitori del giro lanciato c’è anche la gioia di conquistare la maglia bianca di leader.

Paolo Terzi


CLASSIFICA GENERALE AL TERMINE DELLA SECONDA GIORNATA

1° Alex Rasmussen -Michael Morkov (Acef) 80 punti
2° Franco Marvulli – Walter Perez (Rossetti) 76
3° Jacopo Guarnieri -Danny Stam (Pulinet) 48
4° Mark Hester -Jens-Erik Madsen (Bussandri) 42
5° Blaha -Jiri Hochmann (Conad) 25
6° Angelo Ciccone -Alex Buttazzoni (Pinarello) 18
7° Milan Kadlec -Joseph Zabka (Alu Tecno) 16
8° Alois Kankovsky -Geert-Jan Jonkman (Cmo) 2

a 1 giro:
9°Vojtech Hacecky -Jan Dostal (Ferri) 28
10° Matteo Montaguti – Giairo Ermeti (Garbi) 25
11° Dario Colla -Fernando Antogna (La Rocca) 22
12° Jesper Morkov -Philip Nielse (Macro) 18
13° Fabio Masotti -Dean Edwards ( Pavinord)16
14° Jacky Simes -Myron Simpson (Arda Natura) 14
15° Martin Ercila -Guy East(Rosti) 9
16° Alessandro De Marchi -Andrea Pinos (Mori Onofrio) 6
17° Ryan Sabga -Ryan Luttrel (Padana Impianti) 3

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