ANCORA BBOX, MA RIDE ANCHE PAOLINI

marzo 31, 2010 by Redazione  
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In una giornata da tregenda più che da primavera, continua a macinare successi la Bbox Bouygues che dopo essersi aggiudicata la prima tappa con Chainel, vince con Sebastien Turgot, al primo successo in Europa da tre anni a questa parte. Lo sconfitto di giornata, però, è proprio l’ex leader della classifica generale che, complice la pioggia ma soprattutto il fortissimo vento, finisce vittima di ventagli ed arriva al traguardo con quasi sette minuti di ritardo. Così, in testa alla generale passa un pur sempre attento Luca Paolini che non avrà problemi a difendersi nella prima semitappa di domani ma nella crono del pomeriggio sarà un’impresa per lui rimanere in testa.

Foto copertina: Pinotti saluta i suoi tifosi dal podio premiazione (foto Bettini)

Tutti pensavano che dopo la prima tappa della Tre Giorni di La Panne, la più difficile storicamente con i dodici muri in una sorta di piccolo “Giro delle Fiandre”, con fughe, cadute e quant’altro, oggi si andasse in carrozza per preparare una comoda volata fra i più forti velocisti, a dire la verità ben pochi, del gruppo.
Ed, invece, si erano fatti i costi senza l’oste ed in questo caso non c’è di mezzo un gioco di parole per ricordare l’appuntamento dell’amico Leif Hoste di domenica, ma perché si sa che le condizioni atmosferiche, soprattutto in Belgio, possono risultare più determinanti di qualsiasi muro o tratto di pavè.
Ed allora ecco che la seconda tappa, 214km da Zottegem a Sint Idesbald, viene funestata da tanta acqua e ancora più vento che, soprattutto nel finale vicino alla costa, crea numerosi ventagli con il gruppo che si sparpaglia in mille pezzi e la selezione è servita. Tanto che davanti arrivano in quattro che vanno a contendersi la vittoria che sorride, per il secondo giorno consecutivo, ad un corridore della francese Bbox Bouygues, vale a dire Turgot, che supera un Philippe Gilbert (Omega Pharma-Lotto) che faceva le prove del Fiandre ed un Andry Grviko che si è spremuto più per aumentare il proprio vantaggio su Millar piuttosto che per vincere la tappa.
Che sarà una giornata difficile lo si capisce dalla mossa degli organizzatori che accorciano la frazione da 214 a 188 chilometri, togliendo un giro del circuito finale. Come da copione, se ne va la fuga da lontano, precisamente dopo 27 chilometri, e fra questi ci sono poi anche i quattro che arriveranno fino alla fine con i tre già citati più Mouris della Vacansoleil. Il vantaggio del gruppetto supera anche i dieci minuti intorno al 100° chilometro di gara ma, poi, il vento diventa uno spauracchio per tutti e così la corsa si rianima.
Il finale è spettacolare con lo stesso Turgot che viaggia tutto il giorno di conserva in quanto è sì in testa, ma non può collaborare alla fuga in quanto compagno di squadra del leader della corsa Chainel. E, proprio questo aspetto, sarà quello che deciderà tutto sul rettilineo d’arrivo, visto che Gilbert si è dannato maggiormente l’anima per tenere viva la fuga e, nonostante sulla carta fosse decisamente più veloce del francese, alla fine si è dovuto arrendere. Turgot che non è sempre stato a ruota, soprattutto dopo che gli è stato comunicato che il suo compagno di squadra in maglia bianca è finito vittima di un ventaglio e sta andando alla deriva. Ma un altro che ci ha dato dentro è stato anche l’ucraino dell’astana Andry Grivko che voleva vedere di recuperare un po’ di terreno perduto nella prima tappa. E così ha tralasciato le sue chance di successo odierno per pensare alla classifica generale. Dietro, nel frattempo, c’era un David Millar che pensava esclusivamente a rimanere francobollato a Luca Paolini che, con il grave ritardo di Chainel, diventava il leader della corsa. I timori, però, arrivavano da davanti con Grivko che continuava ad avere un vantaggio consistente e nel finale lo stesso capitano dell’Acqua&Sapone dava maggiormente gas per tenere il ritmo giusto. Ed è riuscito a fare talmente bene i conti che i due adesso si trovano appaiati in testa alla generale con lo stesso tempo, visto che sul traguardo Paolini è arrivato con 41” di svantaggio, chiudendo al 7° posto. Fra gli altri azzurri, bene Lorenzetto 9° e Quinziato 11° a 44”, lo stesso distacco accusato da David Millar che adesso in classifica è quarto staccato di 12”.
Domani giornata da dividere in due con la prima semitappa di 112km che potrebbe tornare utile a Paolini per prendersi qualche abbuono o, magari, anche per vincerla ma appare dura la lotta. Nel pomeriggio, poi, la crono finale di 14.7km sempre nei dintorni di La Panne dove si deciderà davvero chi indosserà la maglia bianca. Ad oggi la sfida sembra a due fra Grivko (Astana) e Millar (Garmin), visto che entrambi sono ben quotati nelle corse contro il tempo, anche se l’inglese appare una spanna sopra all’avversario nonostante i dodici secondi da recuperare.

Saverio Melegari

Sébastien Turgot primo sul traguardo di Sint Idesbald (www.ispaphoto.com)

Sébastien Turgot primo sul traguardo di Sint Idesbald (www.ispaphoto.com)

30-03-2010

marzo 31, 2010 by Redazione  
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KBC – DRIEDAAGSE DE PANNE – KOKSIJDE (TRE GIORNI DI LA PANNE)
Il francese Steve Chainel (BBox Bouygues Telecom) si è imposto nella prima tappa, Middelkerke – Oudenaarde, percorrendo 198 Km in 4h34′28″, alla media di 43,284 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Luca Paolini (Acqua e Sapone) e Enrico Gasparotto (Astana), distanziati in classifica di 4″ e 6″.

VUELTA CICLISTA AL URUGUAY
Il brasiliano Roberto Pinheiro (Funvic) si è imposto nella quinta tappa, Tacuarembó – Salto, percorrendo 134,4 Km in 2h59′44″, alla media di 44,866 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli uruguayani Soto e Aguilar. L’uruguayano Richard Mascarañas (Alas Rojas Santa Lucia) mantiene la testa della corsa con 17″ sul connazionale Cline e 32″ sullo statunitense Anthony.

TOUR DU MAROC
Il russo Boris Shipilevsky (Katyusha Continental Team) si è imposto nella quinta tappa, Fes – Meknes, percorrendo 120Km in 2h42′31″, alla media di 44,303 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’algerino Madani e di 27″ il sudafricano Vanheerden. Unico italiano in gara, Andrea Pinos (Tusnad Cycling Team) si è piazzato 97° a 8′58″. Lo sloveno Dean Podgornik (Loborik) conserva la testa della classifica, con lo stesso tempo dell’ucraino Kobzarenko. Terzo è il croato Rogina, a 1′48″. Pinos è 84° a 38′35″.

CHAINEL N°1, UN PROFUMO AMARO PER GLI ITALIANI

marzo 30, 2010 by Redazione  
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Con una bella volata ma soprattutto a sorpresa, il francese Steve Chainel vince la prima tappa della “Tre giorni di La Panne”, l’ultima prova generale belga prima del Giro delle Fiandre di domenica prossima. Giornata ricca di suspense e di colpi di scena, con l’Italia che mastica amaro visto il podio completato da Luca Paolini ed Enrico Gasparotto e ancora un quarto posto di un superlativo Daniel Oss. Anche se, per questa corsa, adesso il favorito numero uno diventa David Millar.

Foto copertina: Steve Chainel giustizia Paolini, Gasparotto e Oss sul traguardo di Oudenaarde (www.ispaphoto.com)

Poteva aspettare un giorno Steve Chainel per andare a conquistare la prima vittoria da professionista. Poteva aspettare perché, se non ci fosse stato lui, nella prima tappa di questa edizione 2010 della Tre Giorni di La Panne ci sarebbe stato un podio tutto tricolore che avrebbe fatto storia. Ed invece il portacolori della Bbox Bouygues è stato “cattivo”, infliggendo una piccola delusione ai cugini transalpini ma facendo saltare di gioia l’entourage della squadra francese, arrivata già alla sesta vittoria stagionale, più o meno già la metà di tutte quelle conquistate nel 2009 (furono 13).
Uno Chainel che sta attraversando un ottimo periodo di forma come dimostra il quarto posto conquistato la scorsa settimana all’altra classica belga, la Dwars door Vlaanderen, che fu vinta da Breschel.
Quella di oggi, 198km da Middelkerke a Oudenaarde, era senz’altro la tappa più difficile da interpretare e anche quella dove si poteva già capire chi questa corsa la poteva vincere e chi no. Diversi muri da affrontare, con i velocisti più in forma pronti a testarsi in vista del Fiandre di domenica ed il sorvegliato speciale era senz’altro Daniele Bennati.
Tutta la prima parte del percorso, in complesso saranno 12 i muri da affrontare, molto più nervosa della parte finale, fa sì che possa andare via la fuga della prima ora composta da dieci corridori con la presenza, fra gli altri, anche di due italiani, vale a dire Tiziano Dall’Antonia (Liquigas) e Lorenzo Bernucci (Lampre-Farnese). Il gruppo, però, non ha mai concesso loro troppa libertà ed il vantaggio massimo, infatti, è sempre oscillato intorno ai due minuti con il plotone tirato da Quick Step, Liquigas e Acqua&Sapone, vogliosa di mettersi in mostra per dimostrare di aver meritato di partecipare, seppur in parte, alla Campagna del Nord.
La corsa si infiamma definitivamente a 40 chilometri dal traguardo sul Berendries e nel tratto che porta al Valkenberg dove è proprio Daniele Bennati a cercare di far selezione andando a formare un gruppetto di testa composto da tredici corridori. Il momento cruciale di questa prima tappa, però, arriva a 16 chilometri dalla conclusione sul Korte Keer dove Frederic Amorison (Landbouwkredit) è il primo ad aprire il gas, gli altri dodici si guardano per qualche istante poi c’è chi parte al contrattacco per riprendere il tentativo del corridore belga e su di lui piombano Millar (Garmin), Paolini (Acqua&Sapone), Gasparotto (Astana), Oss (Liquigas), Westra (Vacansoleil) e Chainel. I sette trovano subito un ottimo accordo che consente loro di guadagnare prima 10” che poi diventeranno ben 45” al traguardo. La lotta rimane là davanti con Luca Paolini che sembra, con un gruppetto così a ranghi ridotti, il favorito numero uno.
Si arriva così alla volata con Westra che cerca di anticipare tutti ma non frega nessuno ed il più lesto a riprenderlo, mangiarselo e stare davanti a tutti è proprio Chainel che, incredulo, può festeggiare la sua prima vittoria da “pro” dimostrando come in queste corse avere un passato da ciclo-cross (come lui ha) conta e non poco. I delusi di giornata sono tutti italiani, con la coppia Paolini-Gasparotto che pensava di arrivare sotto lo striscione d’arrivo in carrozza ed invece si sono dovuti accontentare delle piazze d’onore. Ancora un quarto posto, davvero fantastico, per Daniel Oss che, nonostante sia al primo scorcio di stagione fra i professionisti, sta dimostrando una maturità ed una voglia di mettersi in mostra fuori dal comune. Vista la gamba attuale, c’è da scommettere che proverà a stare davanti anche domenica nel Fiandre, ma quella sarà tutt’altra storia. E, se non ci sarà, nessuno gli andrà a rimproverare nulla.
Negli ultimi metri David Millar si è un po’ rialzato andando a perdere tre secondi, oltre all’abbuono, dal vincitore mentre la volata del secondo gruppetto se l’è aggiudicata Nico Eeckhout (An Post) davanti a Coenen (Topsport) e un altro giovane azzurro come Marco Bandiera (Katusha). Chiude quindicesimo staccato di 51” Daniele Bennati, mentre tutti gli altri se la sono presa con calma con il gruppo più folto arrivato addirittura con più di dieci minuti di ritardo.
In classifica generale, Chainel è ovviamente al comando con 4 secondi su Paolini e 6 su Gasparotto ma Millar settimo a tredici secondi sta a significare che, forse, va ritrovato proprio nel corridore inglese, a questo punto, il favorito numero uno per questa corsa a tappe.

Saverio Melegari

L’AUSTRALIA SUL TETTO DEL MONDO

marzo 30, 2010 by Redazione  
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Si sono conclusi domenica i campionati del mondo su pista disputatisi a Copenaghen.
A far la parte del leone è stata l’Australia che ha strappato lo scettro del dominio alla Gran Bretagna.

Il 2010 è l’anno che segna il giro di boa fra due Olimpiadi e, per quanto riguarda la pista, questo dato è determinante.
Determinante perché le federazioni investono in base alle possibili medaglie che si possono racimolare ai giochi olimpici. Inoltre, i campioni in grande spolvero a Pechino stanno iniziando a perdere colpi mentre coloro che saranno protagonisti a Londra stanno iniziando a farsi conoscere al grande pubblico.
Degno di nota è il fatto che questi sono stati i primi mondiali disputati dopo l’ufficializzazione del nuovo programma olimpico, caratterizzato da notevoli e inappropriate modifiche rispetto al passato.
Le prove veloci, quelle privilegiate dal nuovo programma olimpico, sono state molto combattute e incerte. Fra gli uomini il riferimento degli ultimi anni era sir Cris Hoy, vincitore di 3 medaglie d’oro alle Olimpiadi di Pechino e dominatore della prima prova di Coppa del Mondo di quest’anno, che ci aveva fatto pensare a un suo regno di lunga durata. La sua “tirannia”, invece, si è infranta già nella prima prova veloce, la velocità a squadre, dove un’arrembante Germania ha superato nella finale la sorprendente Australia, relegando la Gran Bretagna alla finalina (poi vinta).
Il keirin sembrava rimettere le cose a posto perché Hoy ha corso da padrone mostrando potenza ed esperienza, ma la velocità è stata dura con il campione britannico: già agli ottavi è stato costretto ai ripescaggi e poi è stato definitivamente eliminato dalla prova dal francese Bauge ai quarti.
La prova della velocità è stata vinta dall’atleta transalpino Bauge che, dopo aver superato Hoy, passa anche Sireau (primatista del mondo sui 200 metri) e, in finale, l’australiano Perkins, confermandosi così campione del mondo. Il km da fermo, unica prova veloce non inclusa nel calendario olimpico e per questo snobbata da molti velocisti, è risultata lo stesso una prova di alto livello e alla fine l’ha spuntata l’olandese Teun Mulder col tempo di 1’00’’341.
Fra le donne Victoria Pendleton non sembrava essere nel pieno della forma, ma con la classe che la contraddistingue riesce comunque a vincere la velocità sulla cinese Guo, abbonata ai piazzamenti, e ad arrivare seconda dietro alla Krupeckaite nel keirin. L’Australia vince, stabilendo il nuovo record del mondo, la velocità a squadre con Mc Culloch e Meares (con quest’ultima che si aggiudica anche l’oro nei 500 metri).

Nelle prove di resistenza la gara più attesa, in quanto inserita nel programma olimpico, è stata l’inseguimento a squadre. Anche qui ci sono state molte sorprese: fra le donne a spuntarla è l’Australia che ha superato la Gran Bretagna, nella finalina per il bronzo ha vinto la Nuova Zelanda stabilendo (forse era meglio farlo nella prova di qualificazione) il nuovo record del mondo sui 3000 m, mentre l’inseguimento individuale va alla statunitense Hammer che ha superato le avversarie di 4’’.
Fra gli uomini a spuntarla nell’inseguimento a squadre è l’Australia che ha superato sul filo dei millesimi una Gran Bretagna priva di due dei suoi migliori inseguitori (Gerain Thomas e Bradley Wiggins, che ormai sembra aver abbandonato la pista per dedicarsi alla strada). La prova individuale si rivela una sfida eccitante e incertissima: i due campioni più attesi erano Phinney e Bobridge, ma il neozelandese Sergeant, compagno di squadra di Phinney nella Treck Livestrong, facendo registrare un super tempo in qualifica ha escluso Bobridge dalla finale. A riconfermarsi campione del mondo è stato il ventenne Phinney.
La corsa a punti uomini è stata una di quelle prove da registrare e mostrare ai ragazzini che si recano in pista: il giovanissimo australiano Cameron Mayer, campione del mondo uscente, ha dominato la corsa, prima guadagnando con altri due atleti un giro (che significa 20 punti in classifica), poi ha accumulato 30 punti negli sprint e ha terminato la gara andandosi a prendere, questa volta da solo, un altro giro di vantaggio. A conti fatti Mayer ha vinto con 70 punti, più del doppio del secondo classificato, l’olandese Schep, che ne aveva totalizzati 32.
La Madison ha confermato la superiorità australiana e quella del talentuosissimo Mayer, il quale in coppia con il corridore del Team Columbya Howard (già vincitore di una volata fra i professionisti a inizio stagione in Qatar) ha vinto un altro iride superando la Francia e il Belgio e lasciando a un giro di distanza tutte le altre coppie favorite della vigilia, i padroni di casa danesi e i tedeschi recenti vincitori della Coppa del mondo.
Fra le donne non è riuscita la tripletta nella corsa a punti alla nostra esponente di spicco, Giorgia Bronzini che, complici una caduta nella prova scratch qualche giorno prima, qualche errore tattico e l’eccessivo controllo delle rivali, ha ottenuto un risultato sotto alle aspettative. A spuntarla è stata la canadese Whitten sulla neozelandese Ellis, al termine di una prova molto equilibrata.
Lo scratch, tra gli uomini si è rivelato una prova molto emozionante: il padrone di casa Rasmussen ha offerto una prova di forza e, guadagnando un giro assieme ad alcuni atleti di secondo piano, ha ipotecato la vittoria, arrivata puntuale su Carvajal e sul giapponese Mori.
Fra le donne l’ha spuntata la francese Jeuland, nome poco quotato, che ha superato Gonzales e Goss.
L’ultima prova presente nel programma dei mondiali è stata l’omnium, un minestrone dagli ingredienti variabili (gli ingredienti spesso sono avanzi, cioè altre prove mutilate) che sarà presente anche alle Olimpiadi, ma non con questa serie di prove.
Ogni commento a riguardo è superfluo e, per capire quanto la prova sia oscura anche agli addetti ai lavori, basta segnalare che neppure i commentatori tv avevano chiaro il meccanismo sottostante alla competizione e che, pochi minuti prima della diretta, cercavano chiarimenti dai colleghi, sperando di trovare qualcuno più ferrato a riguardo.
A spuntarla in questa strana e non soddisfacente disciplina è stato il britannico Clancy, su Howard e Phinney. Fra le donne si è imposta la Whitten sulla Armistead.

La spedizione italiana è tornata a casa con la conferma che c’è ancora molto da lavorare. Nella velocità, sia fra gli uomini quanto fra le donne, siamo praticamente inesistenti. Siamo riusciti a qualificare atleti fra gli uomini ma questi sono stati stritolati dai campioni stranieri, mentre fra le donne non abbiamo atlete da presentare, a parte una Frisoni non al top a causa di problemi nella preparazione. Nelle prove di resistenza le speranze erano alquanto fondate per la Bronzini, sfortunata nella prova scratch dove è caduta e un po’ deludente nella corsa a punti, dove però le perdoniamo volentieri il passaggio a vuoto dopo i successi degli anni scorsi e la Coppa del Mondo conquistata in questa stagione. Giorgia è uno dei perni del nostro movimento, è imprescindibile e in futuro ci darà altre soddisfazioni.
Fra gli uomini Viviani era molto atteso, e nonostante abbia corso una buona Madison, uno scratch e un omnium senza infamia e senza lode, mettendocela tutta, la speranza è che quest’ulteriore esperienza possa venirgli utile nel futuro, che gli auguriamo possa essere ancora in pista nonostante il passaggio al professionismo con la Liquigas.
Notizie positive dal quartetto dell’inseguimento maschile, che fino a pochi mesi fa fermava il cronometro a tempi attorno ai 4’ e 20’’, mentre stavolta ha fatto un’ottima prova in qualificazione, con 4’08’’512.
L’Australia è lontanissima, chilometricamente e come risultati, la Gran bretagna un po’ meno, chilometricamente, come risultati e anche temporalmente: nel 2012 le Olimpiadi saranno lì… C’è da lavorare.

Matteo Colosio

Foto copertina: parata delle medaglie australiane (www.cyclingworld.dk)

CON LA PIOGGIA O IL SOLE, IL “BINDA” È SEMPRE DI MARIANNE VOS

marzo 30, 2010 by Redazione  
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Grande vittoria per la fuoriclasse olandese, che a nemmeno 23 anni sta dominando il ciclismo femminile su strada, su pista e nel cross. Ieri, sul traguardo di Cittiglio, ha fatto il bis dopo il successo dell’anno passato quando vinse sotto un forte nubifragio. Nell’edizione 2010, stavolta disputata sotto il sole e con un grande caldo, la supercampionessa è riuscita nuovamente a imporsi. La “Cannibalessa” del ciclismo quando c’è non fa sconti a nessuno. Buona la prova delle atlete italiane.

Foto copertina: l’arrivo di Marianne Vos sul traguardo di Cittiglio (foto Bettini).

Una corsa bellissima, degna di un vero Campionato del Mondo, si è disputata ieri a Cittiglio, sulle strade del Varesotto. Un Trofeo Binda di livello assoluto, dove si è visto grande spettacolo, grazie a una fuga partita dopo 50 km e che comprendeva tutte le migliori atlete del panorama mondiale del ciclismo femminile. A cominciare dalla nostra Tatiana Guderzo, iridata a Mendrisio 2009, per poi passare a Noemi Cantele, vicecampionessa mondiale a cronometro e bronzo nella prova in linea, Nicole Cooke, oro olimpico a Pechino e iridata a Varese 2008, e, soprattutto, l’olandese Marianne Vos, una vera e propria “cannibale” che quando è in forma è davvero molto dura batterla.

Un percorso impegnativo quello del Trofeo Binda 2010. La partenza da Cittiglio alle ore 13 e via in direzione Luino lungo le strade della Valcuvia; nella cittadina sul lago Maggiore ecco un tratto in circuito da ripetere due volte, con il duro ma breve strappo di Via Cervinia. Poi il ritorno verso Cittiglio, non prima del GPM del Brinzio, seguito dal primo dei quattro passaggi sulla cima di Orino. Chiudeva la gara un circuito di 17 km, che portava la distanza complessiva a 129,8 km.

La corsa è stata movimentatissima sin dal primo chilometro, quando sono andate in fuga Silvia Valsecchi (Top Girls) e l’iberica Eneriz Iturriaga (Valdarno), riprese al km 27,5. Dopo pochi chilometri nuovo tentativo di fuga verso la salita del Brinzio: prima ci prova la britannica Emma Pooley (Cervelo) – ma il suo attacco è subito neutralizzato – poi si muove un gruppo di 10 atlete tra cui Linda Villumsen e Trixi Worrach. Gruppo di nuovo compatto prima del GPM, dove scollina in testa la russa Zabelinskaya, seguita da Judith Arndt e dalla Pooley.

Dopo il Brinzio, al km 49, nasce la fuga decisiva, quando si avvantaggia un gruppo di 16 atlete, con tutte le favorite della vigilia: la campionessa uscente Marianne Vos (Nederland), Judith Arndt (Htc Columbia), Emma Pooley (Cervelo), Noemi Cantele (Htc Columbia), la campionessa del mondo in carica Tatiana Guderzo, Olga Zabelinskaya (Russia), Linda Villumsen (Htc Columbia), Nicole Cooke (Great Britain), Emma Johansson (Redsun), Regina Bruins (Cervelo), Eleonora Patuzzo (Safi Pasta Zara), Ruth Corset (Australia), Amanda Spratt (Australia), Martine Bras (Gauss), Elena Berlato (Top Girls) e Irina Molicheva (Russia), con il gruppo inseguitore a poco più di un minuto.

Da applausi i numerosi tentativi della Zabelinskaya, quasi sempre al comando a ogni passaggio sui GPM (l’ultimo è stato vinto dalla varesina Cantele) e protagonista di un allungo nel finale che poteva essere decisivo. Da norare che la campionessa russa tornava alle corse dopo un lungo periodo di maternità.

La gara prosegue con scatti, controscatti, atlete che perdono contatto e che riagguantano la testa della corsa; la danese Villumsen è una delle prime a perdere terreno mentre le favorite restano in scia senza spendere molte energie, da tenere negli ultimi km decisivi. Il gruppo, invece, accusa un ritardo sempre più elevato.
Nell’ultimo giro, da Orino fino al traguardo, capita di tutto. Ai 4 dall’arrivo una caduta in discesa fa perdere terreno a Emma Pooley, Grace Verbeke e Irina Molicheva. Ai –2,5 allunga la Zabelinskaya, che riesce ad avere un vantaggio massimo di circa 30 secondi. La russa prova a gestire le sue energie, ma l’arrivo in leggera salita la penalizza e si vede raggiunta dalle inseguitrici ai 150 metri. Marianne Vos fa una splendida volata e batte tutte per l’ennesima volta, con un bis d’altri tempi.

Grande soddisfazione per la fuoriclasse d’Olanda, capace di vincere medaglie olimpiche e mondiali nel ciclismo su strada, nella pista e nel ciclocross (è l’unica al mondo a esserci riuscita) a soli 22 anni. “E’stato grazie alla mia compagnia (la Bosman, ndr) che siamo riuscite a ricolmare lo svantaggio sulla Zabelinskaya” – dice Marianne Vos – “E’ stata una corsa impegnativa, all’inizio non stavo bene ma con il passare dei chilometri la condizione migliorava sempre di più”.

Uno sguardo agli obiettivi stagionali: “Voglio difendere questa maglia il più possibile e ottenere grandi risultati in tutta la stagione, senza tralasciare i miei principali obiettivi, a cominciare dal Giro delle Fiandre di domenica prossima”.

Come si fa a battere Marianne Vos? E’, come sembra, un’atleta imbattibile? Lei risponde: “Non mi sento assolutamente imbattibile, le avversarie sanno che possono battermi”.

Un’atleta, come già spiegato, completa ma con ancora delle qualità migliorabili: “Ho ancora dei problemi nelle gare a cronometro, se dovessi riuscire a migliorarmi forse potrei puntare a una grande corsa a tappe come il Girodonne o il Tour, ma per questo c’è sempre tempo nelle prossime stagioni”.

Ma siamo tutti convinti che un fenomeno così, lo vedremo per tanto tempo. Chapeau, Marianne!

Andrea Giorgini

29-03-2010

marzo 30, 2010 by Redazione  
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VUELTA CICLISTA AL URUGUAY
Lo slovacco Matej Jurco (Dukla Trencin) si è imposto nella quarta tappa, Durazno – Tacuarembó, percorrendo 197,5 Km in 4h50′42″, alla media di 40,763 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’uruguayano Maldonado e il canadese Boivin. L’uruguayano Richard Mascarañas (Alas Rojas Santa Lucia) mantiene la testa della corsa con 17″ sul connazionale Cline e 32″ sullo statunitense Anthony.

TOUR DU MAROC – 1a TAPPA (disputata il 26-03)
Lo sloveno Dean Podgornik (Loborika) si è imposto nella prima tappa,Settat – Marrakech, percorrendo 170 Km in 3h29′24″, alla media di 48,710 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’ucraino Kobzarenko e il russo Filippov. Unico italiano in gara, Andrea Pinos (Tusnad Cycling Team) si è piazzato 72° a 2′16″.

TOUR DU MAROC – 2a TAPPA (disputata il 27-03)
Il croato Radoslav Rogina (Loborika) si è imposto nella seconda tappa, Marrakech – Beni Mellal, percorrendo 195 Km in 4h47′38″, alla media di 40.676 Km/h. Ha preceduto allo sprint il bulgaro Georgiev e il sudadricano Mcleod. Unico italiano in gara, Andrea Pinos (Tusnad Cycling Team) si è piazzato 6° a 28″. Lo sloveno Dean Podgornik (Loborika) conserva la testa della classifica, con lo stesso tempo del russo Filippov e dell’ucraino Kobzarenko. Pinos è 10° a 2′16″.

TOUR DU MAROC – 3a TAPPA (disputata il 28-03)
Lo sloveno Aldo Ino Ilesic (Team Type 1) si è imposto nella terza tappa, Beni Mellal – Khenifra, percorrendo 122 Km in 2h55′19″, alla media di 41,753 Km/h. Ha preceduto allo sprint il russo Shipilevsky e l’italiano Andrea Pinos (Tusnad Cycling Team). Lo sloveno Dean Podgornik (Loborika) conserva la testa della classifica, con lo stesso tempo del russo Filippov e dell’ucraino Kobzarenko. Pinos è 11° a 2′16″.

TOUR DU MAROC – 4a TAPPA (disputata il 29-03)
Lo sloveno Dean Podgornik (Loborika) si è imposto nella quarta tappa, Khénifra – Fes, percorrendo 165 Km in 3h30′44″, alla media di 46,979 Km/h. Ha preceduto allo sprint il sudafricano Van Rensburg e l’azero Surutkovich. Unico italiano in gara, Andrea Pinos (Tusnad Cycling Team) si è piazzato 93° a 31′54″. Podgornik conserva la testa della classifica, con lo stesso tempo dell’ucraino Kobzarenko. Terzo è il croato Rogina, a 1′48″. Pinos è 77° a 34′10″.

28-03-2010

marzo 29, 2010 by Redazione  
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GAND – WEVELGEM
L’austriaco Bernhard Eisel (Team HTC – Columbia) si è imposto nella classica belga percorrendo 219 Km in 5h17′12″, alla media di 41,425 Km/h. Ha preceduto allo sprinti belgi Vanmarcke e Gilbert. Miglior italiano Daniel Oss (Liquigas-Doimo), 5° a 2″

VOLTA CICLISTA A CATALUNYA
L’argentino Juan José Haedo (Team Saxo Bank) si è imposto nella settima ed ultima tappa, EsportParc – Circuit de Catalunya, percorrendo 117,8 Km in 2h23′21″, alla media di 49,306 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Forster e l’irlandese Roche. Miglior italiano Davide Viganò (Sky Professional Cycling Team), 4°.
Lo spagnolo Joaquin Rodriguez (Team Katusha) si impone in classifica con 10″ sul connazionale Tondo e 43″ sull’estone Taaramae. Miglior italiano Paolo Tiralongo (Astana), 14° a 1′30″.

CRITERIUM INTERNATIONAL
Due tappe disputate nella giornata conclusiva.
Il mattino, il britannico Russel Downing (Sky Professional Cycling Team) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Porto-Vecchio, percorrendo 75 Km in 1h42′20″, alla media di 43,974 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo svizzero Albasini e il francese Pierrick Fedrigo (Bbox Bouygues Telecom). Miglior italiano Matteo Carrara (Vacansoleil Pro Cycling Team), 10°. Fedrigo mantiene la maglia di leader con 17″ sul portoghese Machado e 23″ sullo spagnolo Samuel Sanchez. Miglior italiano Carrara, 5° a 27″.
Il pomeriggio, il britannico David Millar (Garmin-Transitions) si è imposto nella terza tappa, circuito a cronometro di Porto-Vecchio, percorrendo 7,7 Km in 9′50″, alla media di 46,983 Km/h. Ha preceduto di 2″ lo spagnolo Contador e di 3″ l’australiano Rogers. Miglior italiano Marco Pinotti (Team HTC-Columbia), 16° a 20″. Fedrigo si impone in classifica con 14″ su Rogers e 15″ su Machado. Miglior italiano Carrara, 12° a 41″.

TOUR DE NORMANDIE
Il belga Sven Jodts (Beveren 2000 – Quick Step) si è imposto nell’ottava e ultima tappa, Bagnoles de l’Orne – Caen, percorrendo 142 Km in 3h20′59″, alla media di 42,391 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Pichon e lo spagnolo Garcia. Unico italiano in gara, Cesare Benedetti (Team Netapp) si è piazzato 73° a 8′02″.
L’olandese Ronan Van Zandbeek (Van Vliet Ebh Elshop) si impone in classifica con 5″ sul francese Bichot e 47″ sullo spagnolo Herrada. Benedetti è 38° a 27′20″.

La premazione dellolandese Van Zandbeek (www.ouest-france.fr)

La premazione dell'olandese Van Zandbeek (www.ouest-france.fr)

TROFEU CIUDADE DA GUARDA – GP DU PORTUGAL
L’olandese Tom Dumoulin si è imposto nella terza ed ultima tappa, circuito a cronometro di Guarda, percorrendo 17,5 Km in 24′41″, alla media di 42,539 Km/h. Ha preceduto di 4″ il portoghese Oliveira e di 9″ il costaricano Brenes.
Dumoulin si impone in classifica con 13″ e 18″ su Oliveira e Brenes.

VUELTA CICLISTA AL URUGUAY
L’uruguayano Ignacio Maldonado (CC Fenix) si è imposto nella terza tappa, Tala – Durazno, percorrendo 163,8 Km in 3h37′47″, alla media di 45,127 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Tardaguila e di 11″ lo spagnolo Sobrino. L’uruguayano Richard Mascarañas (Alas Rojas Santa Lucia) mantiene la stesta della corsa con 17″ e 32″ sui connazionali Cline e Mendez.

Il successo di Maldonado (www.elacontecer.com.uy)

Il successo di Maldonado (www.elacontecer.com.uy)

PARZIALE RISCATTO DI CONTADOR NEL JOUR DE GLOIRE DI FÉDRIGO

marzo 29, 2010 by Redazione  
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Il corridore transalpino ha conquistato la breve corsa a tappe francese. Non è stato difficile per lui difendere il primato conquistato a sorpresa ieri, salendo sul Colle dell’Ospedale, quando l’imprevisto passaggio a vuoto di Contador gli ha spalancato le porte verso un insperato successo.
Il vincitore dell’ultimo Tour de France si è parzialmente riscattato nella crono finale, che ha comunque fallito per 2” perché più veloce è stato il britannico Millar. Nessuna particolare insidia, dunque, per Fédrigo, che al mattino è riuscito ad allungare sui più diretti avversari conquistando un prezioso abbuono in volata.

Foto copertina: il podio del Critérium International 2010 (foto Jean-François Quénet)

Nel giorno della Gand e dell’ultima tappa della Volta Ciclista a Catalunya, a Porto Vecchio andavano in scena gli ultimi due mini atti del Critérium International, la corsa francese emigrata quest’anno in Corsica anche per fare le prove per una probabile “Grand Depart” del Tour de France 2013.
L’ottima prova di ieri di Pierrick Fédrigo, che in barba ai più quotati e attesi nomi di riferimento della starting list ha saputo aspettare quando doveva e attaccare al momento giusto, sul forse sottovalutato da qualcuno arrivo al Col de l’Ospedale, gli permetteva di giocare in difesa nelle due semitappe in programma, una in linea di 75 km e una cronometro individuale di 7,7 km.
Gli unici che avrebbero potuto impensierire il corridore francese erano Samuel Sanchez, 3° a 21”, Cadel Evans e Michael Rogers, rispettivamente 4° e 7° ma entrambi a 25”. Senza dimenticarsi del meno conosciuto portoghese Machado, 2° a 10”. Ma, per buona pace del francese di giallo vestito, la prova in linea del mattino non ha insidiato la sua posizione privilegiata, finendo addirittura per consolidarla, e lo stesso dicasi per la crono pomeridiana.
Lungo i 75 km nell’anello tracciato attorno a Porto Vecchio c’è stata battaglia, ma più che altro tra chi mirava al traguardo parziale più che tra chi ambiva alla vittoria finale.
La fuga di Fofonov (AST), Veikkanen (FDJ), Martinez (EUS), Hupond (SKS), Dion (RLM) e Gonzalo Ramirez (BSC) era così ben vista dal leader della corsa che questi si limitava a farsi vedere in testa al plotone. Se la fuga però andava bene a Fédrigo, lo stesso non era per chi voleva provare a vincere e così i sei sono ripresi quando mancano solo 5 km al termine. Nello sprint di gruppo ha la meglio il britannico Downing (Sky Professional Cycling Team) su Albasini e Fédrigo, che sfruttando anche la lieve pendenza del rettilineo d’arrivo intasca così anche un abbuono.
Nel pomeriggio si assiste a uno show di Millar che contro il tictac mantiene sempre un certo feeling. Nei 7,7 km della breve gara oltre che al superlativo inglese si è visto un Contador orgoglioso, un Armstrong e un Evans anonimi e un padrone di corsa utilitaristico che, concludendo con il tredicesimo tempo, ha saputo mantenere la maglia gialla con 14” su Michael Rogers e 15” su Tiago Machado. I migliori dei nostri sono stati Matteo Carrara (Vacansoleil Pro Cycling Team), 10° nella tappa mattutina e Marco Pinotti (Team HTC-Columbia), che nella crono ha accusato 20” di distacco da Millar. Carrara è, inoltre, il nostro corridore meglio posizionato in classifica, 12° a 41” da Fédrigo: la sua prestazione è stata complessivamente migliore di quella dell’atteso Contador, che ha terminato il Criterium al 15° posto, con un passivo di 1’08”.

Mario Prato.

Lo sprint che ha deciso la tappa in linea (foto AFP)

Lo sprint che ha deciso la tappa in linea (foto AFP)

Contador subito dopo la linea darrivo della crono pomeridiana (foto ean-François Quénet)

Contador subito dopo la linea d'arrivo della crono pomeridiana (foto ean-François Quénet)

POLE POSITION DI HAEDO AL MONTMELO‘

marzo 29, 2010 by Redazione  
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La giornata di volate (Eisel primo alla Gand – Wevelgem, Downing vincente al Criterium) si chiude con il successo dell’argentino Juan José Haedo sul traguardo fissato sul Circuit de Catalunya di Montmelò, sede del GP di Spagna di Formula 1. È stata la cornice dell’atto conclusivo della 90° Volta Ciclista a Catalunya, seconda prova del circuito ProTour. Come nelle previsioni, l’ultima tappa non ha modificato la classifica generale, che ha premiato il corridore spagnolo Joaquin Rodriguez.

Foto copertina: la vittoria di Haedo sul circuito di Montmelò (foto Bettini)
Ultimo atto in terra catalana della locale Volta Ciclista.
La corsa a tappe che si è conclusa ieri sul circuito del Montmelò ha visto la vittoria finale del corridore di casa Joaquin Rodriguez.
Oramai la tappa conclusiva aveva poco da dire per quanto riguardava la classifica generale, ma c’era pur sempre da giocarsi una prestigiosa vittoria di tappa, soprattutto per il palcoscenico prescelto dagli organizzatori per l’ultima volata.
Così subito dopo il via s’involano Mínguez (Euskaltel-Euskadi), Pedersen (Footon Servetto-Fuji), Stetina (Garmin-Transitions), Van Garderen (Team HTC Colúmbia), Selander (Team RadioShack) e Serafín Martínez (Xacobeo Galícia), ma le squadre non rappresentate nella fuga non permettono che il tentativo prosegua.
Ci provano subito dopo Vladimir Efimkin (AG2R), Vandevelde (Garmin-Transitions) Marcos García (Xacobeo Galícia) e l’italiano Facci (Quick Step), ma anche loro senza successo.
I primi a entrare sul circuito conosciuto agli appassionati di motori sono Roy (Française des Jeux) e Zubeldia (RadioShack), ma anche per loro – nonostante i 3’ di vantaggio che conquistano quando mancano 32 km alla “meta” – il sogno di giocarsi la vittoria non sfocia nella realtà. Una volta ricompattato il gruppo comincia il solito gioco per prendere la posizione giusta, quella che permetta di impostare la volata nel miglior modo possibile.
A fare le cose meglio di tutti è l’argentino Juan José Haedo (Saxo Bank) che passa il traguardo a braccia alzate. Da segnalare il quarto posto di Davide Viganò (Sky Professional Cycling Team).
Per Joaquim Rodriguez, transitato oggi dalla natia Paret del Vallès con le insegne del primato, ha trascorso l’ultimo giorno a controllare, gustandosi il successo finale che si avvicinava un km dopo l’altro.
Lo spagnolo del Team Katusha precede di 10” il connazionale Tondo e di 43” l’estone Taaramae. Il primo dei nostri è stato Paolo Tiralongo (Astana), che da alcuni giorni albergava nella 14a posizione, a 1’30” dalla testa della corsa.

Mario Prato

Joaquin Rodríguez al suo ultimo appuntamento con il palco premiazioni del Giro di Catalogna 2010 (foto Bettini)

Joaquin Rodríguez al suo ultimo appuntamento con il palco premiazioni del Giro di Catalogna 2010 (foto Bettini)

GAND-WEVELGEM, EISEL TIRA LA VOLATA ALLA CAMPAGNA DEL NORD

marzo 28, 2010 by Redazione  
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Il 29enne austriaco coglie il successo più importante della sua carriera, precedendo sul traguardo della Gand-Wevelgem i padroni di casa Vanmarcke e Gilbert, quest’ultimo divenuto, assieme a Freire, favorito d’obbligo dopo le immediate uscite di scena di Boonen e Cancellara. Crollo nel finale per il vincitore della Sanremo. Migliore degli italiani Daniel Oss, ottimo 5°.

Foto copertina: la volata che ha deciso la 72a edizione della Gand-Wevelgem (www.ispaphoto.com)

Difficile dire se sia stato più merito del nuovo percorso, con 12 côtes e una ventina di chilometri in più rispetto alle edizioni scorse, o dell’imprevedibile e spettacolare attacco di squadra inscenato dalla Liquigas ai -70 circa dal traguardo; ciò che conta è comunque che finalmente, dopo anni di corse facili e dal canovaccio complessivamente scontato, con frequenti affermazioni da parte di velocisti puri, che poco avevano a che vedere con le pietre e i muri del Nord (si pensi ad Abdoujaparov e Cipollini), la Gand-Wevelgem è tornata ad essere una corsa emozionante e di difficile lettura. Problemi di interpretazione che non si sono posti Tom Boonen e Fabian Cancellara, ieri grandi protagonisti ad Harelbeke e oggi schieratisi al via per onor di firma, occupando stabilmente la coda del gruppo per decine di chilometri, fino al momento del ritiro.
Dopo la partenza da Deinze, la prima metà di corsa è scivolata via tranquillamente, caratterizzata dalla fuga mattutina di Steurs, Madrazo, Van den Haute e Pronk, la cui azione ha costituito l’unico reale motivo di interesse della gara fino ad un centinaio di chilometri dal traguardo, quando gli atleti hanno intrapreso il primo dei due giri sul circuito destinato, con le sue sette asperità, a dare una svolta alla giornata. Dopo qualche effimera scaramuccia sulle prime rampe, è stato Luca Paolini a dar fuoco alle polveri, alzando sensibilmente il ritmo in occasione del primo passaggio sul Kemmelberg, pur senza determinare una particolare selezione.
Il primo vero momento chiave è invece arrivato qualche minuto dopo, nel tratto pianeggiante di presunto respiro fra una sequenza di salite e l’altra: cinque uomini Liquigas (Bennati, Kuschynski, Dall’Antonia, Oss e Quinziato) hanno attaccato con decisione, imponendo un passo vertiginoso, lungo vie strette e battute da un tremendo vento da sinistra. Non più di una ventina di atleti sono riusciti a restare agganciati al treno bianco-verde, capace di sorprendere grossi calibri quali Freire, Gilbert e Gasparotto, rimasti intrappolati in un drappello numericamente simile, 30’’ più indietro. I due plotoncini hanno dato vita ad una sorta gara ad inseguimento per una ventina di chilometri, fino a quando i ritardatari di cui si diceva hanno preso in mano la situazione, riportandosi in prima persona sulla testa della corsa, imitati poco dopo dagli ex compagni di sventura.
Con il lotto dei papabili vincitori ormai ridotto ad una quarantina scarsa di unità, è stato il secondo e ultimo passaggio sul Kemmelberg ad operare la selezione decisiva, sotto l’impulso di un brillantissimo Matti Breschel, libero da vincoli di gregariato nei confronti di Cancellara, salito in ammiraglia ormai da tempo. Il danese ha addirittura scollinato in perfetta solitudine, con una manciata di secondi sul terzetto Eisel – Hincapie – Gilbert, ma i 35 km di pianura che ancora lo separavano dalla linea bianca, oltre ad una decisa presa di posizione dell’ammiraglia, lo hanno indotto a desistere da propositi di impresa, aspettando i più diretti inseguitori. A questi si sono quasi immediatamente aggiunti Oss, Vanmarcke, Kuschynski, Roelandts, Freire e Iglinsky, determinando la formazione di un gruppetto di 10 atleti che non ha faticato a trovare un buon accordo, sufficiente a respingere il tentativo di rimonta di Paolini, Cooke, Knees e Farrar. Proprio Breschel, probabilmente l’uomo più forte in gara, ha però dovuto dire addio ad ogni sogno di gloria ad una quindicina di chilometri dal termine, quando un guasto meccanico lo ha costretto ad uno stop di una ventina di secondi, in virtù del quale è definitivamente scivolato nel secondo drappello.
Quando tutto sembrava portare ad un epilogo allo sprint piuttosto scontato, con atleti dal discreto spunto veloce quali Eisel e Gilbert destinati a giocarsi la piazza d’onore dietro Freire (peraltro il meno collaborativo tra i battistrada), è stato un improvviso buco causato da Kuschynski a 10 km scarsi dal termine a rimescolare le carte. Il bielorusso ha perso qualche metro dall’atleta davanti, e Iglinsky e Freire hanno impiegato qualche secondo di troppo a realizzare quanto stava accadendo. Che la manovra del secondo classificato della passata edizione fosse volontaria o meno, l’effetto è stato certamente quello di tagliar fuori dalla contesa i due malcapitati che lo seguivano, incapaci a quel punto di ricucire lo strappo di qualche decina di metri venutosi a creare.
I sei superstiti, sventato un attacco di Vanmarcke a 1800 metri dal traguardo, più per via dei crampi del coraggioso belga che per l’azione di Roelantds alle sue spalle, si sono presentati compatti sul rettilineo d’arrivo, su cui lo stesso Roelantds e un comunque bravissimo Daniel Oss sono stati i primi ad alzare bandiera bianca, non appena Hincapie ha lanciato lo sprint ai 300 finali. L’americano ha esaurito presto le energie, lasciando spazio alla perentoria progressione di Eisel, capace di anticipare nettamente il sorprendente Vanmarcke e un Philippe Gilbert apparso già in condizioni più che discrete. 4° un Hincapie che a quasi 37 anni ha dimostrato di poter ancora dire la sua al Nord, davanti a Oss e Roelantds.
L’esperimento del nuovo percorso può dunque dirsi decisamente riuscito per la Gand-Wevelgem, e lo sarebbe stato ancor di più se atleti quali Boonen, Cancellara e Pozzato non avessero sorprendentemente scelto di privilegiare l’E3 Prijs Harelbeke rispetto alla sprinters’ classic, soprannome che da quest’anno rischia di perdere riscontri nei fatti. Lo spettacolo nel complesso non è mancato, malgrado l’assenza della pioggia paventata alla vigilia. Tra una settimana, la campagna del Nord vivrà la sua prima giornata topica, con il 94° Giro delle Fiandre. Anche e soprattutto alla luce della due giorni sulle pietre di questo fine settimana, i nomi da tenere d’occhio paiono essere sempre i soliti: Boonen e Cancellara in testa, Pozzato, Gilbert, e Flecha subito dietro, con una vasta schiera di aspiranti Devolder pronti a cogliere la prima opportunità.

Matteo Novarini

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