18-12-2009
dicembre 19, 2009 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
VUELTA INTERNACIONAL A COSTA RICA
Il russo Sergey Kolesnikov (Russian National Team) si è imposto nella terza tappa, circuito di San Carlos, percorrendo 130,3 Km in 3h36′05″, alla media di 36,180 Km/h. Ha preceduto di 1″ i costaricani Raabe e Gregori Brenes (BCR-Pizza Hut-KHS-Powerade). Questi è il nuovo leader della corsa, con 1″ sui connazionali, Sanchez e Ramirez.
GIRO DELL’ERITREA (aggiornamento tappe)
1a TAPPA (16-12-09)
L’eritreo Daniel Telehaimanot (Eritrean National Team) si è imposto nella prima tappa, Keren – Mendefera, percorrendo 148 Km in 4h13′05″, alla media di 35,087 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Yemane e Kahsai. La prima classifica vede Telehaimanot in testa con 4″ su Yemane e 6″ su Kahsai
2a TAPPA (17-12-09)
L’eritreo Dawit Haile (Eritrean National Team) si è imposto nella seconda tappa, Mendefera – Dekemhare, percorrendo 156 Km in 4h03′20″, alla media di 38,465 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Haile e Amanuel Kibraad. Questi passa in testa alla classifica, con 7″ e 2′36″ sui connazionali Haile e Telehaimanot
3a TAPPA (18-12-09)
L’eritreo Daniel Telehaimanot (Eritrean National Team) si è imposto nella terza tappa, Dekemhare – Massawa, percorrendo 151 Km in 3h32′25″, alla media di 42,652 Km/h. Ha preceduto di 35″ i connazionali Debesai e Russom. Amanuel Kibraad (Eritrean National Team) conserva la maglia di leader, con 7″ e 1′36″ sui connazionali Haile e Telehaimanot
17-12-2009
dicembre 18, 2009 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
VUELTA INTERNACIONAL A COSTA RICA
Il russo Ivan Kovalev (Russian National Team) si è imposto nella seconda tappa, San José – Ciudad Quesada, percorrendo 149,6 Km in 3h41′57″, alla media di 40,441 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Shmidt e il costaricano Vargas. Il costaricano Fabricio Quiros (BCR-Pizza Hut-KHS-Powerade) conserva la testa della classifica, davanti ai connazionali Sanchez e Gonzalez (stesso tempo).
BRONZINI AD UN PASSO DALLA GLORIA
dicembre 17, 2009 by Redazione
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Nella tappa colombiana della coppa del mondo Giorgia Bronzini si conferma una delle principali protagoniste del settore e si aggiudica un oro e un argento nella corsa a punti e nello scratch; è in testa alla classifica e difficilmente perderà la leadership, mancando una sola tappa per completare la challenge.
La tappa di Calì è stata snobbata da tante nazioni, Italia compresa, e ciò ha permesso ad alcuni atleti non di prima fascia di ottenere importanti vittorie. Trasferta da dimenticare per il marchigiano Luca Ceci, coinvolto – fortunatamente senza serie conseguenze – in una spaventosa caduta durante il keirin.
Nella foto copertina (Grazia Neri), Giorgia Bronzini.
Nei giorni in cui U.C.I. e C.I.O. decidevano definitivamente le modifiche al calendario olimpico della pista, togliendo dal programma la Madison, la corsa a punti e l’inseguimento individuale, a Calì si è corsa la terza prova della coppa del mondo.
La spedizione azzurra in Colombia è stata esigua – nessun azzurro ha partecipato alle prove endurance – probabilmente per motivi economici legati anche alla trasferta oltreoceano. Anche altre nazioni hanno deciso di snobbare la gara, ancora una volta la Gran Bretagna, nazione di riferimento del settore, è risultata latitante e con lei l’Australia, dominatrice della seconda prova di Coppa.
Nella prima giornata sono state assegnate sei medaglie d’oro.
Nel km da fermo vittoria del francese D’Almeida che, col tempo di 1’01’’171 (prestazione buona, tenuto conto della pista non velocissima), precede il connazionale Pervis e l’ucraino Bolibrukh. Solo decimo l’unico italiano in gara, Luca Ceci, figlio dell’accompagnatore della nazionale Vincenzo e cugino di Francesco, altro sprinter già piazzatosi nella prima prova della Coppa del mondo.
L’inseguimento individuale maschile è stato vinto dall’ucraino Popkov (4′24″537) davanti al colombiano Arango e al lituano Bagdonas, che ha superato colui che godeva del favore dei pronostici, il russo Kaikov.
Anche il keirin maschile è stato vinto da D’Almeida; evidentemente il francese gode di uno stato di forma eccezionale, in quanto è riuscito a fare doppietta e a mettersi alle spalle atleti ben più quotati di lui, del calibro dell’olandese Mulder, dell’ucraino Vynokurov (da non confondere col kazako Vinokourov) e dal tedesco Levy. Durante questa prova l’italiano Luca Ceci è stato coinvolto in una bruttissima caduta, che sarebbe potuto diventare tragedia: il ventunenne pistard marchigiano è stato violentemente sbalzato oltre la balaustra superiore ma l’impatto gli ha fortunatamente provocato solo contusioni e traumi.
La corsa a punti uomini è stata vinta con un buon margine di vantaggio dal greco Tamouridis, già piazzato a Melbourne nella seconda tappa, davanti al favorito Keisse (Belgio) e al tedesco Barth. Tamouridis è divenuto anche il leader della classifica generale di Coppa del Mondo.
La velocità femminile è stata conquistata dalla lituana Krupeckaite, atleta di alto livello e campionessa del mondo dei 500 metri con partenza da fermo; piazzate l’olandese Kanis e la cubana Guerra Rodriguez.
Nello scratch femminile a imporsi è stata la bielorussa Sharakova che è riuscita scaltramente a guadagnare un giro di vantaggio sul gruppo, regolato dalla favoritissima Giorgia Bronzini sulla Guerra Rodriguez. In virtù di questo secondo posto, Giorgia è ben posizionata in classifica generale e può puntare al traguardo massimo.
La seconda giornata di corse ha visto assegnare le medaglie maschili più “pesanti”.
La gara di velocità, condizionata significativamente dall’assenza della naizonale inglese, è stata vinta dal primatista del mondo dei 200 metri Kevin Sireau (Francia), che in finale ha superato il tedesco Forstemann; terzo posto per un altro tedesco, Levy, che ha superato il canadese Smith.
La Madison è stata vinta dalla coppia tedesca Barth – Mohs, capace di guadagnare un giro su altre 2 coppie e addirittura 2 giri sui favoriti della prova. Piazza d’onore per il team Lokomotiv (Ershov – Kaikov) e terzo posto per la Colombia (Ospina – Uran). Svizzera, Argentina e Belgio a causa della stretta marcatura non sono riuscite ad ottenere il risultato sperato. In questa specialità la Germania ha già matematicamente vinto la Coppa del mondo, bissando il successo ottenuto nella scorsa stagione.
I 500 metri da fermo sono stati vinti dalla campionessa e primatista del mondo lituana Krupeckaite (33″786) sull’olandese Kanis e la Guerra Rodriguez: il podio è la fotocopia di quello della velocità, segno della supremazia delle tre atlete sulle altre velociste presenti.
L’inseguimento individuale femminile è stato vinto dalla forte atleta statunitense Sarah Hammer, davanti alla canadese Whitten e alla lituana Serekaite.
La velocità a squadre femminile ha visto primeggiare, anche se con posizioni invertite, le atlete già protagoniste nelle prove veloci. A imporsi è stata l’Olanda (Hijgenaar – Kanis) in 33″956; superata in finale la Lituania (Gaivenyte – Krupeckaite), il terzo posto è andato alla Russia (Baranova – Streltsova) su Cuba (Guerra Rodriguez – Herrera).
La corsa a punti femminile è la gara nella quale l’azzurra Giorgia Bronzini è campionessa del mondo in carica. Nonostante tutte le atlete la considerino la favorita naturale e nonostante avesse già vinto la prova di Melbourne, l’azzurra è riuscita a conquistare la prova non vincendola all’ultimo sprint, ma dominandola in modo imbarazzante e terminandola con ben 9 punti di vantaggio sulla seconda, la canadese Tara Whitten, e 11 sulla tedesca Charlotte Becker. La vittoria è arrivata anche grazie alla splendida prestazione della campionessa del mondo su strada Tatiana Guderzo che, dopo essere riuscita a qualificarsi per la finale della prova, ha dimostrato grande generosità e umiltà correndo al servizio della Bronzini. Giorgia è leader della classifica di Coppa del Mondo e le basta pochissimo per conquistare questo prestigioso traguardo.
Nella terza giornata di corse si sono disputate 5 finali.
La velocità a squadre maschile è stata vinta dal Team Cofidis (Teun Mulder, François Pervis, Kévin Sireau), composto di atleti francesi e olandesi, di fatto i più forti del lotto. La piazza d’onore è andata alla Germania (Robert Forstemann, Maximilian Levy, Mathias Stumpf), mentre l’Ucraina (Yevhen Bolibrukh, Yuriy Tsyupyk, Andrii Vynokurov) ha superato nella finalina il Canada.
Lo scratch maschile si è rivelato molto difficile da interpretare, a causa dei parecchi tentativi di caccia inscenati, l’ultimo dei quali a opera del portacolori del Canada. La sua azione ha costretto i favoriti a prendere le redini della corsa con decisione e a giocarsi le possibilità di vittoria finale. Alla fine, la volata della vittoria è stata conquistata dal vicecampione del mondo, il velocissimo argentino Angel Dario Colla, sul tedesco Erik Mohs e il velocista colombiano Leonardo Duque.
Il tifo del pubblico casalingo ha giocato un ruolo importante nell’inseguimento a squadre maschile, che ha visto il successo (l’unico) della Colombia (Carvajal, Laverde, Vanegas, Ortiz) sul team Lokomotiv (Ershov, Kaikov, Shalunov, Sveshnikov). Piazzandosi terza, la Spagna (Bernal, Domene, Escobar, Bonet) ha superato la Francia.
L’ultima prova veloce per le donne, il keirin, ha visto la vittoria a sorpresa della tedesca Muche
sull’australiana Rosemond e sulla colombiana Garcia Orrego; “solo” quarta la lituana Krupeckaite.
L’ultima prova in programma è stata l’inseguimento a squadre femminile, vinto dal Canada (Brown, Roorda, Whitten) su Stati Uniti (Bausch, Hammer, Tamayo) e Lituania (Pikauskaite, Serekaite, Trebaite).
Come già detto, le tante assenze hanno caratterizzato questa tappa sudamericana della Coppa del mondo, ma nello sport gli assenti hanno sempre torto; quindi onore a chi è riuscito a mettersi in evidenza in queste giornate di corsa. Alcuni risultati interessanti sono venuti in campo femminile dalla nazionale lituana che ha saputo andare oltre la Krupeckaite, piazzandosi al terzo posto nell’inseguimento a squadre. Interessanti le vittorie di D’Almeida in campo maschile (indizio che la Francia sta tornando ad alti livelli nelle prove veloci?), costante il rendimento della Germania che riesce a riconfermare la vittoria nella Madison nonostante schierasse una coppia nuova. Anche nel settore veloce Levy e Fostermann tengono alta la bandiera, ma va notata in negativo l’assenza completa dei tedeschi in campo femminile.
La pista si prepara a chiudere il 2009 con l’importante seigiorni di Zurigo, in progrmma dal 15 al 20 Dicembre. La prossima tappa di Coppa del mondo, che sarà anche l’ultima, si disputerà dal 22 al 24 Gennaio a Pechino. Siamo certi che i partecipanti all’ultima sessione saranno qualitativamente superiori, poiché quella sarà, infatti, l’ultima occasione per rodarsi e qualificarsi ai Campionati del Mondo, in programma a fine marzo a Copenhagen.
Matteo Colosio
Fotogramma della caduta di Luca Ceci (dal video youtube)
Il video della caduta (cliccare)
16-12-2009
dicembre 17, 2009 by Redazione
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VUELTA INTERNACIONAL A COSTA RICA
La formazione BCR-Pizza Hut-KHS-Powerade si è imposts nella prima tappa, cronosquadre di Tres Ríos, percorrendo 10,6 Km in 12′28″, alla media di 51,016 Km/h. Ha preceduto di 4″ la Citibank-Economy Rent A Car-Blue e di 10″ la Greatwall-Indeportes Antioquia. Primo leader della classifica è il costaricano Fabricio Quiros, davanti ai connazionali Brenes e Morales.
UN VUELTA DAVVERO IN “BOLA”
Un percorso perfetto, in “bola” si potrebbe definirlo. Non ci riferiamo all’equilibrio del tracciato, che non c’è perché gli spagnoli ci hanno oramai abituato a percorsi sbilanciati a favore degli scalatori, ma al programma prestabilito, ideale per festeggiare un avvenimento di quelli che contano. L’anno prossimo la Vuelta compirà 75 anni e si regalerà un percorso degno dell’evento ed un lifting cromatico, pensionando il classico “amarillo” della maglia di leader per passare ad un più accattivante “rojo”. E rosso vedranno gli scalatori, che avranno di fronte ben sei traguardi in grado di farli imbizzarrire: sarà l’occasione per abbinare finali classici (Xorret, Pal, Covadonga) alla riscoperta di vecchie rotte dimenticate (Peña Cabarga) e all’introduzione di nuove mete, come il Cotobello e, soprattutto, la “Bola del Mundo”, faro non solo della tappa regina ma anche dell’edizione 2010. Lassù, dove nessuno ha mai osato, si leverà alta sui cieli di Spagna il vincitore di una Vuelta da ricordare.
Gli spagnoli non si smentiscono mai. Riescono sempre a proporre percorsi avvincenti lavorando in povertà, chilometrica e qualitativa. La Vuelta, infatti, è la “cenerentola” delle grandi corse a tappe, quella che propone il tracciato chilometricamente più breve ma anche una partecipazione non eccellentissima. Il primo elemento è dovuto a una precisa scelta degli uomini Unipublic che, invece, nulla possono contro il livello del cast tecnico e della “trama”, penalizzati da un calendario che, dal 1995, ha fatto slittare la Vuelta dalla tradizionale collocazione primaverile a fine estate, quando le forze sono oramai al lumicino e la maggior parte dei corridori ha la mente proiettata agli imminenti mondiali (se non già alla successiva stagione di corse). Lo testimonia il non appassionantissimo svolgimento dell’ultima edizione, conquistata senza troppi problemi dallo spagnolo Valverde, nonostante un percorso tracciato in maniera impegnativa ma senza esagerare, facendo a meno di Pirenei e Asturie. Non si può dire questo sul tracciato, decisamente più tosto, allestito per le nozze di diamante della Vuelta con la nazione iberica, a 75 anni dalla prima storica edizione, disputata dal 29 aprile al 15 maggio 1935, ideata da Clemente López Dóriga e organizzata con l’appoggio di Juan Pujol, direttore del quotidiano madrileno “Informaciones”. Il primo vincitore, che bisserà il successo l’anno successivo, sarà il belga Gustaaf Deloor, in testa alla corsa fin dalla terza tappa (su 14 totali) e che alla fine vestirà la maglia “naranja”. È un colore, quello della maglia del leader della Vuelta, che in 75 anni è sfumato dall’originario arancione all’amarillo (oro) passando per il bianco e per il rosso, che tornerà in auge, in pianta stabile, proprio dal 2010. Il primo atto dei festeggiamenti per il settantacinquenario sarà proprio il battesimo della “Roja”, così dovremo abituarci a chiamarla, che sarà assegnata al termine di una frazione d’apertura inedita, una cronometro a squadre di 16,5 che, per la prima volta nella storia della corsa spagnola, si disputerà in notturna. La prima settimana di gara sarà, ovviamente, la meno impegnativa delle tre, ma non si tratterà di un approccio totalmente “soft”, com’era stato l’avvio dalle lande olandesi. Nelle prime sette giornate si alterneranno tre frazioni dedicate ai velocisti (Marbella, Lorca e Orihuela) ad altre che potrebbero già riservare qualche sorpresa a chi le affronterà con scarsa attenzione: è il caso delle tappe di Malaga, che proporrà la doppia scalata ai quasi 900 metri del Puerto del León, di Valdepeñas de Jaén (con l’omonimo “puerto” di 2a categoria a soli 8 Km dal traguardo) e di Murcia e del suo classico finale, con la scalata alla Cresta del Gallo e l’impegnativa picchiata successiva.
Le montagne debutteranno nel primo week end che, come dodici mesi prima, i corridori trascorreranno sulle alture della Comunidad Valenciana. Si tornerà sullo Xorret de Catì, prima occasione per gli scalatori puri, e poi si affronterà una frazione movimentata, di medio impegno, andando verso Alcoy.
A questo punto si consumerà la prima giornata di riposo, in occasione della quale ci si trasferirà nel nord della Spagna, riprendendo a correre alla vigilia dei Pirenei, quando andrà in scena una tappa – trabocchetto. Non sono pochi i trenta chilometri che conduranno dalla cima del Rat Penat al traguardo di Vilanova i la Geltrú, ma potrebbero anche non bastare per rientrare a coloro che patiranno la dozzina di sventagliate tra il 10% e il 23% che proporrà i 5 Km scarsi dell’inedita ascesa catalana. L’indomani il primo tappone (termine esagerato, a dire il vero, ma questa sarà la frazione più lunga, dall’alto dei suoi 208 Km) si chiuderà ai quasi 2000 metri della stazione invernale di Pal, presso la quale terminò anche una tappa del Tour de France nel 1993: costituirà la sola seria difficoltà di giornata, al termine dell’unico sconfinamento della Vuelta (Pal si trova nel principato d’Andorra), dopo la sbornia di stradine nordeuropee dell’anno passato.
I velocisti torneranno padroni della scena nelle due tappe successive, traguardi previsti a Lleida e Burgos, per poi lasciare nuovamente la ribalta ai primattori, impegnati nelle “pièces” più succulente dell’edizione 2010, in cartellone tra Cantabria e Asturie. Il programma proporrà, infatti, un trittico che lascerà un’impronta decisa sulla classifica, composto di tre arrivi in salita consecutivi. Si comincerà con l’approdo sul massiccio della Peña Cabarga, secca ascesa di 5,9 Km che presenta una pendenza media del 9,2% e un finale “concentrato”, con gli ultimi 2 Km all’11% e sette raffiche tra il 12% e il 18%. È una sorta di “remake” del finale sullo Xorret, con la differenza che si arriverà proprio in cima a quest’ascesa scoperta nel 1979, primo anno di gestione Unipublic, che rilevò l’organizzazione dal quotidiano “El Correo Español/El Pueblo Vasco”, i cui responsabili erano poco propensi a predisporre tracciati impegnativi. I nuovi patron, esperti nel campo della comunicazione (fondata nel 1975, Unipublic è, di fatto, un’agenzia pubblicitaria, rimasta legata per lungo tempo all’emittente televisiva Antena 3), decisero di rilanciare l’immagine e il prestigio della corsa trasformandosi in “climb – scout” e andando a stanare nelle pieghe della penisola iberica una lunga serie di salite, che hanno contribuito a scrivere la storia degli ultimi 30 anni di Vuelta. Tra queste c’è n’è una che si è legata indissolubilmente alla corsa, al punto da poter essere definita, senza rischiare d’essere presi per dissacratori, l’Alpe d’Huez spagnola. Stiamo parlando dell’ascesa diretta agli spettacolari Laghi di Covadonga che, per il suo passato, non poteva essere tralasciata al momento di stabilire il tracciato dell’edizione dei 75 anni: i corridori l’affronteranno domenica 12 settembre e sarà la diciassettesima volta che ci si arrampicherà attraverso la spettacolare catena dei Picos de Europa, impegnati per 11 Km su di una strada inclinata all’8,5%. Dopo un finale classico, l’indomani si conoscerà una meta inedita, che era in “aria Vuelta” già da qualche anno: il traguardo dell’atto conclusivo di questo trittico sarà ai 1198 della “Cima Rubiera”, com’è stato soprannominato l’Alto del Cotobello, salita asfaltata da non molto tempo e della quale è stato “supporter” e promotore presso gli organizzatori lo scalatore spagnolo Josè “Chechu” Rubiera, corridore di casa (è nativo di Gijón, il centro dal quale scatterà questa tappa), noto per essere stato – e lo sarà ancora al Team RadioShack – luogotenente di Lance Armstrong e, in Italia, vincitore delle tappe di Falzes (1997) e di Briançon (2000) al Giro d’Italia. È stato tra i primi a saggiare i suoi 10 Km all’8,4%, che si affronteranno dopo aver scavalcato l’Alto di San Lorenzo e il Puerto della Cobertoria, all’interno della frazione più impegnativa di quest’edizione, dopo quella del penultimo giorno di gara.
Necessaria, dopo cotanto impegno, la seconda giornata di riposo, collocata però in una posizione molto delicata poiché farà da spartiacque tra le Asturie e l’unica cronometro individuale, tracciata per 46 Km attorno alla cittadina di Peñafiel. Il percorso sarà una manna per gli specialisti, poiché non proporrà nemmeno uno zampellotto, ma difficilmente questa giornata s’identificherà come quella decisiva.
Si prospetta, infatti, un gran finale degno delle celebrazioni in corso, al quale si giungerà con due frazioni “HD”, ad alta digeribilità, i cui tracciati consegneranno i traguardi di Salamanca e Toledo alle ruote veloci del gruppo. Dopo tanti “tentativi” gli organizzatori sono riusciti a disegnare sulle Sierre Madrilene, consueto palcoscenico delle ultime sgroppate in montagna, un tracciato che ridarrà dignità a queste frazioni, ultimamente rivelatesi inutili ai fini della classifica. A ventiquattorre dalla passerella madrilena il “diamante” del 75° compleanno brillerà sull’Alto de las Guarramillas, salita inedita, impegnativa e molto spettacolare, nota con un nomignolo che è tutto un programma: “Bola del Mundo”, ossia palla, globo, il mondo stesso. I suoi 2250 metri saranno il faro di quest’edizione della corsa e saranno raggiunti al termine d’una frazione che proporrà la doppia ascensione al passo di Navacerrada. Di fatto, è la prosecuzione di questa classica ascesa, una stretta appendice di quasi 4000 metri con fondo stradale in cemento e pendenze tra l’11% (medio) e il 19% (massimo).
Non potendosi permettere la luna, gli spagnoli si sono accontentati d’arrivare sulla…. Terra.
Mauro Facoltosi
Nella foto copertina: uno spettacolare tratto della “Bola del Mundo”
LE TAPPE DELL’EDIZIONE 2010
1a TAPPA: SIVIGLIA – SIVIGLIA (cronometro a squadre) 16,5 Km
2a TAPPA: ALCALÁ DE GUADAÍRA – MARBELLA 173 Km
3a TAPPA: MARBELLA – MÁLAGA 156 Km
4a TAPPA: MÁLAGA – VALDEPEÑAS DE JAÉN 177 Km
5a TAPPA: GUADIX – LORCA 194 Km
6a TAPPA: CARAVACA DE CRUZ – MURCIA 144 Km
7a TAPPA: MURCIA – ORIHUELA 170 Km
8a TAPPA: VILLENA – XORRET DEL CATÍ 188,8 Km
9a TAPPA: CALPE – ALCOY 187 Km
RIPOSO
10a TAPPA: TARRAGONA – VILANOVA I LA GELTRÚ 173,7 Km
11a TAPPA: VILANOVA I LA GELTRÚ – ANDORRA (Vallnord / Sector Pal) 208 Km
12a TAPPA: ANDORRA LA VELLA – LLEIDA 175 Km
13a TAPPA: RINCÓN DE SOTO – BURGOS 193,7 Km
14a TAPPA: BURGOS – PEÑA CABARGA 178,8 Km
15a TAPPA: SOLARES – LAGOS DE COVADONGA 170 Km
16a TAPPA: GIJÓN – COTOBELLO 179,3 Km
RIPOSO
17a TAPPA: PEÑAFIEL – PEÑAFIEL (cronometro individuale) 46 Km
18a TAPPA: VALLADOLID – SALAMANCA 153 Km
19a TAPPA: PIEDRAHITA – TOLEDO 200 Km
20a TAPPA: SAN MARTÍN DE VALDEIGLESIAS – BOLA DEL MUNDO 168,8 Km
21a TAPPA: SAN SEBASTIÁN DE LOS REYES – MADRID 100 Km
AMERICANA 110 (ANNI) E LODE!
dicembre 9, 2009 by Redazione
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Compie 110 anni l’Americana, la prova più nota ed amata delle seigiorni, disputata per la prima volta nell’inverno del 1899 a New York, sul velodromo allestito all’interno del Madison Square Garden. È, infatti, nota con questo nome la gara che, nelle ultime stagioni, sta impreziosendo i palmares di corridori britannici, belgi, olandesi e tedeschi. L’Italia, dopo un periodo di crisi, guarda con ottimismo al futuro di questa specialità.
Il 4 dicembre 1899 al Madison Square Garden di New York si disputò per la prima volta una seigiorni a coppie.
Di fatto possiamo dire che sia stata quella la data di nascita della specialità regina delle seigiorni, l’Americana o “Madison”, chiamata così appunto per il luogo in cui fu disputata per la prima volta.
Nel corso dei secoli la prova è cambiata perché i corridori non stanno più in pista 24 ore filate e il modo di affrontare la gara (tipologia dei cambi, lettura della corsa…) è mutato. Non è però cambiato l’amore che tanti appassionati hanno per questa disciplina, nata sì negli States, ma sbarcata ben presto in Europa. A metà del XX secolo anche l’Italia subì il fascino dell’Americana, grazie alla seigiorni di Milano che annualmente proponeva agli sportivi uno spettacolo entusiasmante, animato dai maggiori esponenti del ciclismo mondiale (Sercù, Gimondi, Merck, ecc.).
Negli ultimi anni la passione per la Madison e per la pista in generale sembra aver lasciato l’Italia, ma non l’Europa. Paesi come Gran Bretagna o ancora di più Belgio, Olanda e Germania, propongono durante l’inverno numerose competizioni su pista, nelle quali la Madison ha sempre un ruolo da protagonista principe.
Guardando un’Americana, si potrebbe rischiare di non capirne molto sullo svolgimento, a causa dell’elevato numero di corridori in gara e della particolarità della prova, ma le regole non sono poi così complicate.
La prima prevede che la corsa si svolga a coppie, con i due ciclisti in pista contemporaneamente ma quello effettivamente in gara più vicino al centro dell’impianto, mentre l’altro gira in alto (la pista è inclinata), accanto alla balaustra del pubblico, in attesa di dare il cambio al compagno. Questo si compie ogniqualvolta i due compagni di gara s’incontrano, all’incirca ogni 3 giri: questo momento può, però, variare a seconda della lunghezza della pista e della velocità tenuta dal corridore a “riposo”.
Lo scopo dell’Americana è di conquistare più giri possibili sul gruppo, cercando la fuga (in gergo pistard si chiama “caccia”) e poi rientrando nel gruppo: infatti, la classifica sarà stilata in base al numero di giri ottenuti. In secondo luogo, a parità di giri si andrà a controllare i punti conquistati nei traguardi intermedi e su quello finale. In caso di ulteriore parità, si terrà conto del piazzamento nell’ultima volata.
Attualmente gli attori principali della Madison sono stranieri: i campioni del mondo sono i danesi Rasmussen e Markov, i campioni olimpici argentini J. Curuchet (ritirato dopo le Olimpiadi) e Perez, i campioni europei i tedeschi Kluge e Bartko. I seigiornisti più quotati sono gli svizzeri Risi, Marvulli e Aeschbach (Svizzera), i belgi Keisse e De Ketele, l’olandese Stam e il tedesco Lampater. I migliori italiani sono i vicecampioni Buttazzoni e Ciccone (Fiamme azzurre), mentre per il futuro si guarda con ottimisto a Guarnieri e Viviani.
Matteo Colosio
Foto copertina: la mitica pista del Madison Square Garden (spinwell.files.wordpress.com)

Un "cambio" in corsa (bflo-beer-and-bikes.blogspot.com)
2-12-2009
dicembre 3, 2009 by Redazione
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TOUR D’INDONESIA
L’indonesiano Adi Ahmad Jukardi (Dodol Picnic Garut) si è imposto nella decima tappa, Gilimanuk – Denpasari. Ha preceduto allo sprint i connazionali Sahbana e Riyanto. L’iraniano Mehdi Sohrabi (Tabriz Petrochemical Team) conserva la maglia di leader, con 2′27″ sul connazionale Mizbani e 5′20″ sul kazako Mizuroj.
01-12-2009
dicembre 2, 2009 by Redazione
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TOUR D’INDONESIA
Il malaysiano Nor Rizwan Zainal (Malaysian National Cycling Team) si è imposto nella nona tappa, Probolinggo – Banyuwangi, percorrendo 120 Km in 4h31′39″, alla media di 26,504. Ha preceduto allo sprint l’australiano Repacholi e il russo Kudentsov. L’iraniano Mehdi Sohrabi (Tabriz Petrochemical Team) conserva la maglia di leader, con 2′27″ sul connazionale Mizbani e 5′20″ sul kazako Mizuroj.
L’ARCOBALENO SPLENDE SU GAND
dicembre 1, 2009 by Redazione
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I campioni del mondo vincono la loro prima seigiorni stagionale, superando durante l’ultima serata le coppie Keisse-Kluge e Risi-Marvulli. La prossima settimana ci sarà la terza prova di coppa del mondo e, a seguire, la seigiorni di Zurigo.
Era stupefacente il fatto che la fortissima coppia danese, formata da Rasmusse e Morkov, non fosse ancora riuscita a lasciare alcun segno in questa prima parte di stagione, ma i campioni del mondo si sono rifatti alla grande conquistando una seigiorni “storica”, quella di Gand.
Caratteristica di questa seigiorni è la brevità della pista, un impianto lungo appena 166 metri. Questa peculiarità rende la corsa molto complicata, poiché è difficilissimo guadagnare un giro e, di conseguenza, raramente una coppia è lasciata andare in “caccia”.
I campioni del mondo partono subito col piede giusto e si portano al comando della classifica già dopo la prima serata di corsa, durante la quale è stato ricordato il seigiornista belga Dimitri De Fauw, tragicamente scomparso poche settimane fa.
I danesi restano al comando della classifica sino alla terza serata, quando passano in testa l’idolo del pubblico Keisse e Kluge, che guadagnano – assieme ai sempre attivissimi Risi e Marvulli – un giro di vantaggio su tutti.
I campioni del mondo riescono a recuperare il giro di svantaggio ma, nel corso della quinta serata, Risi e Marvulli riescono ancora a guadagnare un giro grazie alla loro grande esperienza e intelligenza tattica.
A questo punto la situazione è molto incerta, poiché Risi e Marvulli hanno un giro di vantaggio su tutti, ma i campioni del mondo e la coppia Keisse – Kluge hanno incamerato molti più punti degli elvetici.
Durante la sesta sera tutte e due le coppie attardate di un giro riescono a recuperare lo svantaggio, di fatto escludendo Marvulli e Risi dai giochi per la vittoria finale.
La seigiorni si decide all’ultimo sprint, nel quale i veloci danesi superano gli avversari e conquistano la vittoria con 3 punti di vantaggio sui secondi.
Terzo posto per Risi e Marvulli a 50 punti dai primi, quarta a pari giri (ma con quasi 200 punti di distacco) la coppia costituita da Stam e Lampater, corridori sempre piazzati ma raramente vincenti.
Matteo Colosio
Foto di copertina: l’arcobaleno svetta nel cielo di Gand (www.flickr.com)

Rasmussen e Morkov, la coppia vincente a Gand
30-11-2009
dicembre 1, 2009 by Redazione
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VUELTA AL ECUADOR
L’ecuadoriano Jhonny Caicedo (Fedecarchi/Gobierno) si è imposto nella nona ed ultima tappa, circuito di Quito, percorrendo 60 Km in 1h19′58″, alla media di 45,018 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Gallegos e di 23″ l’argentino Diaz. Il colombiano Fernando Camargo (Boyaca Orgullo De America) conserva la testa della classifica, con 1′48″ sull’ecuadoriano Navarrete e 2′07″ sul colombiano Montiel.
TOUR D’INDONESIA
Il russo Sergey Kudentsov (Poligon Sweet Nice) si è imposto nell’ottava tappa, circuito di Surabaya, percorrendo 80 Km in 1h27′45″, alla media di 54,700. Ha preceduto allo sprint l’iraniano Mehdi Sohrabi (Tabriz Petrochemical Team) e il malaysiano Salleh. Sohrabi conserva la maglia di leader, con 2′27″ sul connazionale Mizbani e 5′20″ sul kazako Mizuroj.