LA ETAPA DEL DÍA: ALCOY – XORRET DE CATÍ

settembre 7, 2009 by Redazione  
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Le abbiamo incontrate ieri e ci hanno fatto palpitare come non accadeva da tempo, con la resurrezione di Damiano Cunego, che molti oramai non consideravano più in grado di competere per il successo in una grande corsa a tappe. Oggi si replica, con l’arrivo sull’altopiano dello Xorret di Catì, al termine di un’ascesa totalmente differente da quella dell’Aitana ma lo stesso in grado, con le sue violente impennate, di esaltare le doti dei grandi scalatori. Ci attende un’altra tappa da non perdere, seguitela con noi…

Seconda giornata consecutiva tracciata sulle strade della Cordigliera Betica che anche stavolta potrebbero riservarci un finale di tappa ricco di pathos. Il percorso della frazione che porterà la carovana sullo Xorret de Catì è quasi la fotocopia di quella conclusasi con il successo di Cunego sull’Aitana, pur essendo questa ascesa totalmente differente da quella odierna. Ci sarà un’altra infilata di gran premi della montagna (sette in tutto, uno in meno rispetto alla tappa di ieri), pure questi abbastanza pedalabili (eccettuata l’ascesa finale) ma proposti uno dopo l’altro, senza tratti pianeggianti a separarli: la prima ascesa decollerà ad appena 2 Km dalla partenza e l’ultima terminerà a 3 Km dal traguardo ma, per gli effetti che provocherà, può essere considerata alla stregua di un arrivo in salita.
A rendere impegnative le difficoltà di giornata saranno i loro chilometraggi (si pedalerà all’insù per 62 Km complessivi, ieri se ne erano percorsi una decina di più) e il caldo perché non si supereranno i 1100 metri; stavolta ci sarà anche il rischio d’una disorientante senzazione di “déjà vu”, perché oggi la Vuelta, che insiste nelle stesse terre da giovedì, riproporrà alcuni tratti della tappa di ieri (si tornerà per la terza volta sul Puerto de Tudons) e la doppia ascesa alla Carrasqueta.
Tutti questi fattori, messi assieme, contribuiranno a rendere particolarmente indigesto lo Xorret, ascesa secca quanto il suo nome. Si brucia nel giro di appena 5 Km, ma già bastano – come testimoniano i precedenti arrivi sull’altopiano sovrastante Castalla – per selezionare il gruppo ed esaltare gli scalatori. La salita è, infatti, corta ma concentrata, resa “piccante” da ben dieci impennate che s’incontreranno negli ultimi 3900 metri, attestare tra un minimo del 12% e un massimo del 22%, raggiunto in due occasioni.
Il breve sforzo richiesto favorisce più gli scalatori scattanti alla Pantani (infatti, lo spagnolo José Maria Jiménez, vincitore lassù nel 1998, era stato accostato come caratteristiche al “Pirata”) ma non consentirà nemmeno troppi margini per recuperare, se qualcuno sarà respinto dalle tremende inclinazioni dello Xorret: o ci si muoverà immediatamente per tornare nel gruppo dei migliori oppure sarà troppo tardi; basta un attimo di tentennamento e gli avversari diventeranno irraggiungibili, trovando anche nel velocissimo finale (negli ultimi 3200 metri si affronterà una dolce discesa) un valido aiuto per far aumentare ancor più il distacco.

LA TAPPA IN DIRETTA
Volete vivere “online” la tappa in corso? Collegatevi al sito http://atdhe.net/8300/watch-la-vuelta-a-espana-2009 che vi proporrà la trasmissione televisiva della frazione, in “diretta” sul vostro PC.

RECUERDOS DE LA VUELTA 1
Alcoy – Xorret de Catì, 3 a 4. Con la frazione di quest’anno il comune di Castalla, nel quale ricade la località di Xorret de Catì, passa in testa nella sfida all’ultima tappa con Alcoy; finora le due municipalità, infatti, avevano accolto lo stesso numero di volte la Vuelta di Spagna.
Alcoy è una vecchia conoscenza della corsa iberica, essendo stata inserita per la prima volta nella settima edizione, disputata nel lontano 1947. Dopo la tappa vinta dallo spagnolo Berrendero, i successi ritorni della Vuelta avvennero con scadenze molto dilatate nel tempo: bisognerà attendere ben 32 anni per rivedere innalzato uno striscione d’arrivo nel centro di Alcoy, sotto il quale sfrecciò per primo il francese Levavasseur. 23 stagioni dopo sarà un italiano a firmare questo traguardo, col successo allo sprint di Danilo Di Luca su Zabel e Camenzind nella seconda tappa dell’edizione 2002, scattata quarantotto ore prima da Valencia.
Al contrario, Xorret de Catì è una scoperta recente della Vuelta, inserita per la prima volta nel tracciato di gara nel 1998. Nel volgere di sei anni è divenuta il “regno degli Jiménez”, poiché lassù si sono sempre imposti corridori con quel cognome, che il destino ha voluto accomunati anche nelle caratteristiche fisiche di scalatori. Il primo a domare il mostriciattolo valenciano è stato José Maria, lo sfortunato corridore di El Barraco tragicamente scomparso nel 2003, che staccò di 23” il connazionale Heras e di 47” il francese Jalabert: una sfida dalla quale uscì con la maglia amarillo sulle spalle, strappata dalle spalle dell’italiano Guidi e che non porterà a Madrid perché Olano gliela sfilerà tre giorni dopo nella crono di Alcúdia e poi, dopo averla ripresa sul Navacerrada, definitivamente nella crono di Fuenlabrada, alla vigilia della conclusione.
Nel 2000 il Jiménez a legare il suo nome a questa sperduta località sarà Eladio, anche lui vincitore davanti a Heras, staccato di 3”, mentre a 9” giungerà l’elvetico Zulle, leader della corsa dalla crono d’apertura, destinato però a cedere ben presto le insegne del primato ad Olano (ma il vincitore finale sarà Heras).
Eladio Jiménez bisserà il successo del 2000 quattro anni più tardi, in occasione del finora ultimo ritorno della Vuelta a Xorret: stavolta vincerà con distacchi più sensibili e davanti ad avversari che non ti aspetti, presenti nell’ordine d’arrivo solo perché ultimi”residuati bellici” di una lunga fuga, i velocisti Stuart O’Grady (32”) e Oscar Freire (48”). Patirà le pendenze dello Xorret l’americano Landis, leader della corsa dalla crono di Almussafes: riuscirà a conservare la maglia amarillo, ma la perderà alla successiva tappa di montagna, quella del Calar Alto, che la consegnerà definitivamente a Roberto Heras.

Xorret de Catì, monumento al ciclista

Xorret de Catì, monumento al ciclista (panoramio)

RECUERDOS DE LA VUELTA 2
Capoluogo della comarca dell’Alcoià, Alcoy è un centro industriale della Comunidad Valenciana, situato in un avvallamento ai piedi della Sierra de Montcabrer. Vi si trovano diversi monumenti, i più interessanti dei quali realizzati in epoca recente: si segnalano, infatti, la neoclassica Casa Consistorial (sede del municipio), la Llotja de Sant Jordi (sala per mostre realizzata negli anni ’90 dall’architetto Santiago Calatrava) e il quartiere operaio La Sang. I dintorni di Alcoy offrono due i due parchi naturali della Sierra de Mariola e del Carrascal de la Font Roja.
“Alcoyani” celebri sono l’allenatore di judo Carlos Carbonell Pascual, il cantante Camilo Sesto, il pittore Antonio Gisbert, il calciatore Francisco José “Lobo” Carrasco e il motociclista Nicolás Terol.
Lo Xorret de Catí è un’area rurale montana della Sierra del Fraile, situata a un’altezza media di 1100 metri, nel territorio del municipio di Castalla (vi si trova un castello d’origine moresca). Il toponimo Xorret è la versione dialettale del termine “chorro” che significa letteralmente “getto”, con allusione alla presenza di una piccola sorgente. Quest’ultima ha permesso la crescita di una folta e tipica vegetazione mediterranea, nella quale predominano pini e querce, ai quali si accompagnano arbusti di timo, lavanda, salvia, genista e sparzio (noto anche come “ginestra spinosa”).

EL TIEMPO
La nona giornata di gara sarà caratterizzata da temperature abbasta simili a quelle della frazione precedente ma, rimanendo al di sotto dei 1100 metri di quota, queste rimarranno sempre su livelli estivi, senza essere però estremi. Oggi la colonnina di mercurio non dovrebbe superare i 27° C e rimarrà quasi costante per tutta la giornata, con variazioni di cinque gradi al massimo tra i fondovalle e le cime delle salite. Infatti, sarà all’incirca di 22°C la minima giornaliera (riferendosi, ovviamente, alle sole ore di corsa), che si registerà sulla Carrasqueta e al traguardo, ossia nei luoghi più elevati toccati dal tracciato di gara. La presenza di nuvole renderà meno assolata la giornata, mentre non saranno previste precipitazioni. Il vento spirerà sempre da est, in maniera lieve.

Mauro Facoltosi

06-09-2009

settembre 7, 2009 by Redazione  
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VUELTA A ESPANA
L’italiano Damiano Cunego (Lampre-NGC) ha vinto l’ottava tappa, Alzira – Alto de Aitana, percorrendo 206 Km in 6h04′54″, alla media di 33,872 km/h. Ha preceduto di 33″ il francese Moncoutié e di 36″ l’olandese Gesink. Basso è 8° a 50″.
L’australiano Cadel Evans (Silence-Lotto) è il nuovo leader della corsa, con 2″ e 8″ sugli spagnoli Valverde e Sánchez. Miglior italiano Basso 6° a 46″. Cunego è 7° a 1′26″.

TOUR DE SLOVAQUIE
Il danese Jonas Aaen Jörgensen (Team Capinordic) ha vinto anche la quinta ed ultima tappa, circuito di Ilava, percorrendo 122,9 Km in 2h38′50″, alla media di 46,426 km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Pasquale Muto (Miche – Silver Cross – Selle Italia) e l’australiano Leigh Howard (Australia National Team), che si impone in classifica con 3″ sul tedesco Schäfer e 15″ su Muto.

TOUR DE L’AVENIR
Il francese Jean Lou Paiani (France B) ha vinto la seconda tappa, Dreux – Tourville-la-Campagne, percorrendo 138 Km in 2h58′23″, alla media di 46,416 km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Boeckmans e lo svizzero Baer. Il francese Julien Berard (France B), conserva la maglia di leader, con 7″ e 1′38″ sui connazionali Sicard e Paiani. Nessun italiano in gara.

GIRO DELLA ROMAGNA
Il brasiliano Murilo Fischer (Liquigas) ha vinto la classica italiana. Preceduti allo sprint gli italiani Rossi e F. Gavazzi.

CAMPIONATI NAZIONALI INGLESI A CRONOMETRO
In gare le categorie Women, Masters, Espoirs e Juniors. Per ciascuna si sono imposti Emma Pooley (Cervelo Test Team), Jeff Jones (Chippenham & District Wheelers), Alex Dowsett (100% ME) e Joe Perrett (Glendene CC).

LUBIANA – ZAGABRIA
Lo sloveno Robert Vrecer (Adria Mobil) ha vinto la corsa sloveno-croata, percorrendo 200 Km in 4h58′43″, alla media di 40,172 km/h. Ha preceduto di 1′25″ il croato Rvoje e di 1′27″ lo sloveno Fajt. Miglior italiano Andrea Magrin (FRI), 22° a 19′59″.

GROTE PRIJS JEF SCHERENS – RONDOM LEUVEN
L’olandese Sebastian Langeveld (Rabobank) ha vinto la corsa belga, percorrendo 183 Km in 4h16′35″, alla media di 42,793 km/h. Ha preceduto allo sprint i belgi Vandenbergh e Amorison. Unico italiano in gara, Francesco Reda (Quick Step), si è piazzato 81° a 39″.

CUNE-GO! E BALLERINI RINGRAZIA

settembre 6, 2009 by Redazione  
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Il veronese vince per distacco l’8a tappa della Vuelta, da Alzira all’Alto de Aitana, grazie ad una splendida azione negli ultimi 2 km, in cui raggiunge e stacca Moncoutié, in fuga dal mattino. Il francese salva il 2° posto a 33’’, precedendo di 3’’ Gesink, avvantaggiatosi all’ultimo chilometro. 44’’ di distacco per Evans, Valverde e Sanchez, 49’’ per Basso, primo dei grandi ad attaccare. Evans conquista la maglia oro, con 2’’ su Valverde e 8’’ su Sanchez.

Dopo cinque anni, finalmente, il Damiano Cunego che aspettavamo. Cinque anni in cui il veronese ha costantemente deluso nei Grandi Giri in cui era protagonista atteso, con un paio di piazzamenti al Giro d’Italia e un bel Tour nel 2006, ma sempre lontano anni luce dal folletto ammirato sulle strade rosa nel 2004. Non basta naturalmente una vittoria, per di più ottenuta meritatamente ma senza che gli altri big si dannassero per seguirlo, per dire che Cunego è tornato quello dei suoi giorni migliori, ma gli ultimi 2200 metri dell’ascesa all’Alto de Aitana, primo arrivo in quota della Vuelta 2009, hanno avuto il piacevole sapore di un tuffo indietro di cinque anni. Un’affermazione, quella odierna, che ha probabilmente convinto Franco Ballerini a consegnare a Damiano i gradi di capitano della spedizione azzurra a Mendrisio, dopo che – immaginiamo – i quattro mesi e oltre trascorsi dall’ultima buona prova del veronese (il 3° posto alla Freccia Vallone, che dopo la squalifica di Rebellin potrebbe diventare 2°) avevano messo qualche dubbio nella testa del Commissario Tecnico. E chissà che adesso, a dispetto di un programma che prevedeva per lui una Vuelta corsa in funzione del Mondiale, il successo odierno non ingolosisca Cunego, e non gli faccia venir voglia di tornare a provare l’ebbrezza di frequentare le zone alte della classifica.

La prima giornata di gloria del ciclismo italiano in questa Vuelta a Espana era cominciata oltre 6 ore prima ad Alzira, sede di partenza, e aveva vissuto una prima ora piuttosto burrascosa, con corridori di eccellente livello quali Taaramae, Efimkin e De La Fuente che avevano tentato di inserirsi in fuga, sempre prontamente stoppati dal plotone. Alla fine, l’azione che ha ottenuto il beneplacito del gruppo è stata quella promossa dopo 37 km da Weening, Moncoutié, Hoogerland, Hinault, Voss e Bonnet. I sei, sempre compatti, si sono sciroppati i sette GPM di seconda e terza categoria adibiti ad antipasto dell’Alto de Aitana (Alti di Beniarres, Margarido, Tollos, Castell de Castells, Guadalest, Cofrides e Tudonos), arrivando a toccare un vantaggio massimo di oltre 15’, prima che la Caisse d’Epargne prendesse le redini dell’inseguimento.

Ai piedi dell’ultima salita, ai -22 dal traguardo, quando ormai da tempo la maglia oro virtuale era passata sulle spalle di David Herrero, in virtù del prevedibile cedimento precoce di Boonen e di quello molto meno atteso di Cancellara, il margine del drappello di coraggiosi era ormai calato a picco, assestandosi a 2’50’’. Un divario che lasciava pochissime speranze ai battistrada, ma che i Caisse d’Epargne hanno forse sottovalutato, ritenendo che bastasse proseguire ad un ritmo regolare per consentire a Valverde di giocarsi il successo di tappa allo sprint. E così, mentre Moncoutié seminava via via gli ex compagni d’avventura (Hoogerland ultimo a mollare, a 6 km dal traguardo) e Cuesta e De La Fuente prima e Gomez Marchante poi tentavano di evadere con scarso successo dal plotone, il vantaggio calava, ma molto, troppo lentamente.

Tanto lentamente che, quando a 5 km dal traguardo il corridore della Cofidis poteva amministrare ancora 1’40’’, il successo sembrava per lui cosa fatta. Nemmeno quando Sylvester Szmyd, ai -4, ha sostituito gli uomini di Valverde in testa al gruppo, imprimendo un deciso cambio di passo, il divario è calato in maniera repentina, e a 3000 metri dalla linea bianca il cronometro diceva 1’24’’. È stato allora, con parecchio ritardo su quanto era lecito attendersi, che la corsa per la maglia oro si è accesa, con un allungo (non convintissimo, onestamente) di Ivan Basso, cui ha fatto seguito un’ulteriore accelerazione del varesino qualche centinaio di metri più avanti. Le due tirate del leader (ormai unico: Szmyd ha lavorato per lui, Kreuziger disperso, a 25’45’’) della Liquigas non hanno però prodotto particolare selezione tra i big, ancora tutti davanti. In vista dei 2 km all’arrivo, un rallentamento di Bass ha generato una fase di stallo nel plotoncino; fase di cui ha prontamente approfittato un Damiano Cunego già apparso brillante, ma che mai ci saremmo aspettati di veder scattare in faccia ai pretendenti al successo finale. Nessuno dei favoriti ha avuto il coraggio di seguire il veronese, evidentemente ritenuto troppo lontano in classifica, ma alla luce di quanto l’uomo Lampre ha mostrato sulle ultime rampe viene da pensare che, anche volendo, Valverde, Evans & co. non sarebbero riusciti a tenere la sua ruota.

Cunego all'attacco sulla salita dell'Aitana (foto Bettini)

Cunego all'attacco sulla salita dell'Aitana (foto Bettini)

Stava già nascendo in noi il rammarico per l’andatura troppo blanda tenuta dalla Caisse d’Epargne lungo i primi tre quarti dell’ascesa, che aveva consentito a Moncoutié di mantenere un rassicurante margine di vantaggio, quando all’improvviso, in corrispondenza della flame rouge, la sagoma bianco-rossa del francese si è materializzata nella nebbia della Sierra de Aitana, ad un centinaio di metri dall’azzurro. È bastato un istante, quello necessario a scrutare l’azione appesantita del transalpino e quella potente di Damiano, per capire che per Moncoutié l’appuntamento con la seconda vittoria in carriera alla Vuelta era quanto meno rimandato. Cunego ha raggiunto il battistrada a 700 metri dalla linea bianca, lo ha scavalcato, lo ha staccato all’istante.

Mentre l’azione leggera del veronese lo faceva arrampicare sulle ultime rampe, e gli consentiva di tornare a trionfare in un GT dopo cinque anni, dietro Robert Gesink sentiva l’odore del sangue della preda rappresentata di Moncoutié, e andava in caccia di una piazza d’onore che il francese ha invece salvato per 3’’ (33’’ di distacco per l’uomo Cofidis, 36’’ per il Rabobank). Evans, Valverde e Sanchez, passivi tutto il giorno (malgrado, nel caso del murciano, la Caisse avesse lavorato tutto il giorno), hanno disputato lo sprint per la quarta piazza, utile unicamente a limitare il ritardo a 44’’ e a distanziare un Basso ancora non del tutto convincente di 6’’. In compagnia del varesino hanno tagliato il traguardo Mosquera (bravissimo, considerato che corre con i postumi della caduta della tappa di Liegi), Joaquin Rodriguez, Valjavec, Danielson e un sorprendente Paolo Tiralongo. Oltre a Kreuziger, di cui abbiamo già detto, dispersi anche Vinokourov (+9’01’’) e Frank Schleck (+10’42’’), il cui fratellino, Andy, ha preferito scendere di bicicletta nelle battute iniziali.

Come anticipato in apertura, la vittoria odierna, oltre alla grande condizione dimostrata, potrebbero far venir voglia a Cunego di curare anche la classifica generale, che lo vede ora a 1′26’’ da Cadel Evans, nuovo leader con 2’’ su Valverde e 8’’ su Samuel Sanchez. Nel complesso, la tappa odierna non ha contribuito a sbrogliare la matassa di una graduatoria cortissima, in cui anche Danielson (+13’’), Gesink (+29’’) e Basso (+46’’) sono sotto il minuto di ritardo, ma ha certamente depennato alcuni nomi autorevoli dalla lista dei pretendenti al successo o al podio in questo terzo Grande Giro della stagione.

Difficile che possa dire di più la frazione di domani, la Alcoy – Xorret de Catì di 188 km, dal profilo in gran parte simile a quello di oggi (sei colli di seconda e terza categoria prima dell’ultima salita), ma dall’ascesa finale diametralmente opposta: lunga e pedalabile l’Alto de Aitana, brevissimo (3,2 km) ma con pendenze da muro fiammingo (fino al 20%) l’Alto de Xorret de Catì, che i corridori scavalcheranno ai -3 della tappa di domani. Un’ascesa, l’ultima, che pare certamente favorire atleti di grande esplosività, quasi di classiche, quali Valverde e Samuel Sanchez. Visto lo show di oggi, però, non possiamo non porre in cima alla lista dei favoriti Damiano Cunego: essendosi ritrovato dopo così tanto tempo, è impensabile che si perda di nuovo già domani.

Matteo Novarini

LA ETAPA DEL DÍA: ALZIRA – ALTO DE AITANA

settembre 6, 2009 by Redazione  
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Sono arrivate le tappe più attese dagli appassionati. Oggi sul cammino dei corridori s’interporranno le prime vere montagne: si comincerà con l’Alto de Aitana, impegnativa ascesa della Spagna meridionale che sarà affrontata al termine di una frazione particolarmente esigente. Non s’incontreranno grandi pendenze prima di arrivare sulla salita finale, ma la continuità degli sforzi renderà questa frazione più impegnativa di quanto possa apparire a un primo esame del tracciato. Un percorso che, anche senza questa ed altre variabili, è garanzia di selezione e di battaglia vera tra i pretendenti alla maglia amarillo finale.

Scocca l’ora delle montagne in un’edizione della Vuelta che farà a meno delle sue storiche ascese, quelle pirenaiche e quelle asturiane, per la decisione di saltare il nord della nazione a causa della partenza dall’Olanda. Un evento inedito (a parte le primissime Vuelte, tracciate molto con mano molto blanda; per vedere un arrivo in salita bisognerà attendere i traguardi del Formigal e di Arrate, proposti nel 1972) ma non negativo, perché permetterà di valorizzare le ascese delle comunità meridionali, talvolta decisive ma mai presentate in maniera così massiccia e continuata. Per la maggior parte dei casi si tratta di scoperte recenti, scovate per proporre un’alternativa alla solita Sierra Nevada, com’è stato per l’Aitana, il monte che accoglierà l’arrivo quest’oggi. Gli organizzatori lo inserirono per la prima volta nel 2001, replicandolo poi nel 2004, al termine di una frazione paragonabile a questa: oggi come allora, infatti, questa sarà la prima presa di contatto con le salite vere, dopo una settimana di percorsi scarsamente selettivi (ovviamente, senza contare quelli delle due cronometro). Il percorso è molto impegnativo, anche se non presenteranno grandi pendenze i 7 GPM che porteranno ai piedi dell’Aitana: a pesare sarà proprio il “continuum spazio-temporale” delle difficoltà, proposte una dietro l’altra a partire dal 50° Km di gara. Si continuerà a salire e scendere, seguendo un percorso che proporrà rare occasioni nelle quali pedalare sul “velluto”, inerpicandosi su stradine secondarie spesso tracciate attraverso paesaggi brulli, senza vegetazione a bordo strada a riparare dal caldo, che anche oggi potrebbe farsi sentire, anche se a sprazzi.
Il tutto contribuirà a rendere ancor più tosta l’ascesa finale, già dura di suo. Non è un caso che siano stati considerati “Especial” (una classificazione simile alla “Hors Catégorie” adottata al Tour) i 22 e rotti chilometri che condurranno fino alle installazioni militari sommitali, dopo aver superato oltre 1200 metri di dislivello ed aver incontrato le inclinazioni più rilevanti proprio nei chilometri conclusivi. Laddove oseranno gli scalatori, laddove il serbatoio d’energie con il quale si sarà partiti da Alzira si sarà certamente svuotato, la strada si drizzerà cattiva sotto i pedali, aggrappandosi ai nudi dirupi della Sierra de Aitana e vincendoli alternando tratti ancora pedalabili a strappi nei quali la pendenza raggiungerà picchi del 14% (e, dunque, ci sarà da mettere in conto anche l’irregolarità della scalata), mentre negli ultimi 6300 metri la media si attesterà attorno al 7,9%, dopo un abbrivo pedalabile, “ouverture” al gran finale della prima giornata montana della Vuelta 2009. E domani si replicherà.

RECUERDOS DE LA VUELTA 1
Alzira sarà una delle otto sedi di tappa inedite della Vuelta 2009. Lo era anche il monte Aitana nel 2001, quando fu inserito per la prima volta nel tracciato, al termine d’una frazione di 207 Km che il danese Claus-Michael Möller conquistò con 15” di vantaggio su Gilberto Simoni. Per vedere un italiano vittorioso lassù abbiamo dovuto pazientare tre anni: il 12 settembre 2004 Leonardo Piepoli tagliò per primo il traguardo della nona frazione, precedendo di 4” e di 10” gli spagnoli Heras e Nozal.

Piepoli primo sullAlto dei Aitana nel 2004 (foto EFE)

Piepoli primo sull'Alto dei Aitana nel 2004 (foto EFE)

Uno spettacoare scorcio della Sierra de Aitana (www.exodus.co.uk)

Uno spettacolare scorcio della Sierra de Aitana (www.exodus.co.uk)

RECUERDOS DE LA VUELTA 2
Alzira è il capoluogo della comarca della “Ribera Alta”, area conosciuta per la produzione di riso e arance. Ciascun dominatore di queste terre le ha imposto un diverso nome: dall’originario Sucro dei Cartaginesi, si è arrivati all’attuale Alzira (derivante dal toponimo arabo Algezirah) passando per il Sætabicula romano. Con i vicini centri di Algemesí e Carcagente forma una popolata conurbazione, la seconda per numero d’abitanti della Comunidad Valenciana. Nel centro storico presenta diversi monumenti interessanti, come la Casa Consistorial (municipio), la chiesa di Santa Caterina, la sede del Círculo Alzireño e la cerchia muraria. Meritevole di una visita è anche il monastero di Santa María de la Murta, circondato dall’area naturale protetta “La Murta y la Casella”.
“Alcireñi” celebri sono il pilota automobilistico Adrián Campos Suñer (corse anche per la Minardi) e il motociclista Jorge “Aspar” Martínez.
Con i suoi 1.558 metri (la tappa si fermerà 33 metri sotto la vetta) il Pico de Aitana è la vetta più elevata dell’omonima sierra, complesso facente parte della Cordigliera Betica, che si estende dall’Andalusia fino a Valencia. Estesa per quasi 2000 ettari la Sierra de Aitana è caratterizza da rilievi accidentati, con le principali vette situate sul versante settentrionale.
Anche questo luogo sperduto vanta preziosissimi cittadini illustri, come l’aquila dei “Bonelli”, rapace la cui sopravvivenza è considerata a rischio elevato. Le fanno buona compagnia sparvieri, falchi, gufi, cornacchie, corvi, merli, pettirossi, rondoni e rondini. Rimanendo con i piedi per terra si possono incontrare la rarissima lince pardina, cinghiali, scoiattoli, genette comuni, tassi, donnole, conigli selvatici e volpi.

EL TIEMPO
Oggi, come dicevamo, il tempo potrebbe influenzare pesantemente il risultato della prima frazione montana, rendendo ancor più difficile un tracciato già duro di suo. Comunque, le previsioni delle ultime ore lasciando intendere una giornata meno “canicolare” di quel che si temeva, con il vero caldo che si avvertirà solamente in partenza e al termine delle discese. Quando i corridori si metteranno in marcia, il sole sarà già alto – dopo che nelle ore mattutine si saranno diradate le nubi che hanno oscurato il cielo della Comunidad Valenciana nella giornata precedente – e le temperature avranno ripreso connotati estivi, attestandosi sui 27° C. Durante la giornata non si dovrebbe superare questo dato, mentre ci saranno giocoforza dei cali di temperatura sulle cime dei colli, anche grazie alla possibilità di sporadici piovaschi, previsti solo nelle prime ore di gara. Per questo motivo l’ascesa finale sarà caratterizzata da un’escursione termica di 12 gradi, passando dai 26°C “standard” ai 14°C previsti a 1525 metri sul livello del mare.

Mauro Facoltosi

05-09-2009

settembre 6, 2009 by Redazione  
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VUELTA A ESPANA
Lo svizzero Fabian Cancellara (Saxo Bank) ha vinto la settima tappa, circuito a cronometro di Valencia, percorrendo 30 Km in 36′41″, alla media di 49,068 km/h. Ha preceduto di 32″ il britannico Millar e di 36″ il tedesco Grabsch. Miglor italiano Daniele Bennati (Liquigas), 16° a 1′12″. Basso è 36° a 1′43″, Cunego è 71° a 2′40″.
Cancellara torna in amarillo, con 51″ sul belga Boonen e 59″ sullo spagnolo Herrero. Miglior italiano Bennati, 4° a 1′03″. Basso 17° a 1′52″, Cunego 71° a 2′40″.

TOUR DE SLOVAQUIE
Il danese Jonas Aaen Jörgensen (Team Capinordic) ha vinto la quarta tappa, Horné Lefantovce – Ilava, percorrendo 162 Km in 3h42′36″, alla media di 43,665 km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Stefan Schäfer (LKT Team Brandenburg) e il ceco Štýbar. Miglior italiano Pasquale Muto (Miche – Silver Cross – Selle Italia), 6°. Schäfer è il nuovo leader della corsa, con 1″ sull’australiano Howard e 18″ su Muto.

TOUR DE L’AVENIR
Il francese Julien Berard (France B) ha vinto la prima tappa, circuito di Dreux, percorrendo 130 Km in 2h58′28″, alla media di 43,705 km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Sicard e di 1′25″ l’olandese Van Winden. La prima classifica vede Berard precedere di 7″ Sicard e di 1′40″ Van Winden. Nessun italiano in gara.

CANCELLARA, UN CAMPIONE DAVVERO IN FORM(UL)A (1)

settembre 5, 2009 by Redazione  
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Lo svizzero della Saxo Bank domina la cronometro di Valencia, disputata in parte sul circuito che ha ospitato il GP d’Europa di Formula 1, precedendo David Millar di 32’’ e Bert Grabsch di 36’’, e riconquistando così la maglia amarillo. Tra i big, miglior prestazione per Samuel Sanchez, 6° a 47’’, 3’’ meglio di Danielson. Deludente Evans, 10° a 1’02’’, appena 3’’ davanti a Valverde. 1’12’’ il ritardo di Vinokourov, 1′43’’ per Basso. Domani primo arrivo in salita, all’Alto de Aitana.

Niente di nuovo sotto il sole – pardon, sotto il diluvio: oggi sembrava di essere tornati in Olanda -. Fabian Cancellara ha confermato una volta di più di essere il miglior cronoman del pianeta, permettendosi anche il lusso di partire con il freno a mano tirato, per poi infliggere distacchi non abissali (ma in appena 30 km era difficile pensare se ne potessero creare) ma molto consistenti nella seconda metà di gara. Poiché la prova si è disputata in parte sul circuito che due settimane fa ha visto Rubens Barrichello vincere il GP d’Europa di Formula 1, sorge spontaneo il paragone tra lo svizzero e un bolide da F1, ma – in proporzione – il confronto non rende giustizia all’elvetico. Ad oggi, non esiste in ambito motoristico nessun pilota che possa vantare una superiorità come quella che Cancellara esibisce regolarmente a cronometro, e la cui percentuale di successi sulle prove complessive sia paragonabile a quella di Fabian. Semplicemente, nelle gare contro il tempo, in questo momento, un Cancellara in condizioni accettabili non può essere battuto.

Un autentico bolide lanciato a tutta sulle avenidas valenciane (foto EFE)

Un autentico bolide lanciato a tutta sulle avenidas valenciane (foto EFE)

Ci ha provato David Millar, finalmente tornato ad altissimo livello a cronometro, la specialità che lo aveva lanciato, 2° al traguardo a 32’’; è rimasto a lungo in testa Bert Grabsch, il mastodontico campione del mondo del tic-tac che è rimasto a lungo al comando, prima di essere scavalcato proprio dall’uomo Garmin. Ha tentato con enorme coraggio il colpaccio Daniele Bennati, che ha coperto i primi 11 km più forte di tutti, prima di spegnersi e di chiudere 1’12’’ dietro il diretto (o la fuoriserie, se preferite, viste le circostanze) di Berna. Ha dato la tradizionale dimostrazione di grinta Alexandre Vinokourov, cui i due anni di squalifica non hanno tolto la tenacia dei giorni migliori (2° al primo rilevamento), ma anch’egli calato verticalmente nella seconda e nella terza parte, per un distacco finale di 1’12’’. L’incertezza circa il nome del vincitore è durata però meno di 24’, il tempo necessario a Cancellara, transitato con un tempo discreto ma nulla più al primo intermedio, per spazzar via il riferimento di Millar al secondo. I restanti 10 km e spiccioli sono serviti, per quel che concerne il successo di tappa, unicamente a dilatare il margine di Fabian sul resto del gruppo.

Già ieri, accennando alla frazione odierna, si era detto che se erano pochi i dubbi circa il nome del vincitore a Valencia, ben di più erano quelli riguardanti le condizioni di chi vuole trionfare a Madrid. Ebbene, la crono odierna ha sì fornito delle valide indicazioni, ma forse non ha emesso i giudizi severi che molti (noi compresi) si attendevano. Tutti i pretendenti al successo finale sono infatti risultati alla fine raccolti in 1’ e mezzo circa, con la sola eccezione di Damiano Cunego, che forse non si può però neppure annoverare tra i grandi della generale, vista una testa già da (troppo?) tempo a Mendrisio (2’40’’ alla fine il suo distacco).

Tra i promossi spicca certamente Samuel Sanchez, migliore dei big, 6° al traguardo a 47’’ dal vincitore, che con questa eccellente prova ha recuperato in buona parte (su alcuni) o del tutto (sui più) i 18’’ ingenuamente persi nella 2a tappa a causa di un buco formatosi nel finale, ed è ora 9° a 1’20’’ dalla vetta. Immediatamente dietro il capitano della Euskaltel si è piazzato Tom Danielson, leader della Garmin dopo il forfait dell’ultimo minuto di Vandevelde e quello largamente annunciato di Wiggins. Per l’americano è arrivato un ottimo 7° posto, a 50’’ da Cancellara, risultato che, a 31 anni suonati, fa pensare che per l’ex promessa del ciclismo a stelle e strisce, adesso 8° a 1’19’’, sia finalmente giunto il momento di un Grande Giro da protagonista.

Chi invece non può non correre una Vuelta in prima linea è Alejandro Valverde, che in questo mese di settembre potrebbe trasformare la sua stagione da anonima a trionfale, dovesse vestire le due maglie che sogna da una vita: quella amarillo a Madrid e, soprattutto, quella iridata a Mendrisio. Il murciano ha risposto subito presente al primo test importante, chiudendo ad appena 1’05’’ da Cancellara, 18’’ dietro il primo dei favoriti, e issandosi così al 7° posto in generale, staccato di 1′14’’.

Ci sentiamo di promuovere anche Alexandre Vinokourov, della cui prova abbiamo già detto, malgrado il Vino dell’ultima lunga crono prima dello stop, quella di Albi al Tour 2007, sia ancora un lontano ricordo (ma visto come ottenne quella prestazione, noi preferiamo la sbiadita copia di oggi). Dopo due anni di squalifica, sarebbe stato assurdo attendersi di più dal capitano della Astana, ora 14° a 1’48’’ in classifica (l’Alto de Aitana dirà se in coabitazione con Zubeldia), che ha in ogni caso pagato appena 10’’ dall’uomo di classifica che più di ogni altro doveva trarre profitto dalla tappa odierna: Cadel Evans. L’australiano, certamente partito con l’idea di mettere da parte un gruzzoletto di margine in vista delle montagne, ha invece disputato una prova alquanto incolore, tagliando con 1’02’’ di ritardo da Cancellara, e conta ora sul più vicino degli avversari, Valverde, la miseria di 2’’ in classifica generale.

La prova così così di Evans ha inoltre mitigato gli effetti delle non esaltanti prestazioni di Basso (+1’43’’), adesso a 40’’ dall’australiano in graduatoria, e di Andy (+2’02’’) e Frank (+2’22’’) Schleck, ora rispettivamente 3’10’’ e 3’15’’ dalla vetta. Per il varesino la distanza dal primo uomo di classifica è probabilmente inferiore alle attese, e, teoricamente, già domani un Basso superiore a quello del Giro potrebbe andare in caccia del primato. Per quel che concerne i due fratelli lussemburghesi, il distacco da Evans, di poco superiore ai 2’, è già più preoccupante, ma non sposta di molto la situazione che già abbiamo illustrato nei giorni scorsi: se i due sono quelli del Tour, possono staccare tutti in salita e recuperare minuti; viceversa, anche un ritardo inferiore sarebbe risultato irrimediabile.

Nel complesso, come detto, i verdetti emessi dalla prima vera cronometro di questa Vuelta sono stati tutti appellabili. Soprattutto perché da domani, fino a lunedì 14, la pianura sarà solamente il preludio ad una nuova salita. Si comincerà tra meno di 24 ore con la Alzira – Alto de Aitana, 206 km di corsa costellati di salite (8 GPM), che vivranno le fasi decisive lungo gli oltre 22 km di salita che porteranno ai 1535 metri di quota dell’arrivo. La salita non è proibitiva (per quel che poco che è dato comprendere dal sito ufficiale della corsa, lontano anni luce dalla completezza di quello del Tour de France, o anche solo di quello del Giro d’Italia, la pendenza media è del 5,6%), ma l’assenza di tratti di respiro e l’andamento della scalata, via via più difficile con il passare dei chilometri, fanno pensare che il terreno sia quello giusto per assistere alla prima, vera battaglia di questa Vuelta. Di certo, la classifica generale, al termine della tappa di domani, avrà una fisionomia molto più simile a quella finale.

Matteo Novarini.

LA ETAPA DEL DÍA: VALENCIA – VALENCIA (CRI)

settembre 5, 2009 by Redazione  
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Prima delle tappe decisive della Vuelta 2009, la crono di Valencia si correrà su di un tracciato totalmente pianeggiante, che favorirà le grosse cilindrate dei cronoman. Cancellara è il naturale favorito: se vincerà, quasi certamente tornerà in amarillo, ma sulla sua gara – così come su quella di Andy Schleck – pesa l’incognita non ancora dissipata delle conseguenze della caduta di Liegi. Chi avrà le potenzialità di ottenere il massimo risultato da questa frazione, però, dovrà stare attento a non ricercarlo: non bisognerà dare fondo a tutte le energie oggi, per evitare di trovarsi con le gambe di piombo l’indomani, quando si affronteranno le prime montagne.

La Vuelta 2009 entra nel vivo. Dal secondo week end di gara, un fine settimana allungato fino a lunedì, la corsa uscirà con una fisionomia ben delineata e una classifica dove i distacchi si conteranno non più col contagocce ma a minuti. Non sarà ancora quella definitiva, però, perché tra sette giorni i corridori saranno impegnati in un altro trittico spaccagambe, in grado di stravolgere gerarchie di gara che si pensavano consolidate.
Il primo appuntamento importante sarà questa difficile cronometro individuale di 30 Km, che si annuncerà più ardua del previsto a causa della pioggia, che risparmierà Valencia al mattino e alla sera, per cadere proprio nelle ore pomeridiane, quelle che vedranno impegnati i partecipanti alla Vuelta: il primo atleta scenderà dalla rampa di lancio verso l’una e mezza, mentre l’arrivo di Greipel – ultimo a partire poiché maglia amarillo in carica – concluderà la sua prova attorno alle 17.30. Gli organizzatori hanno previsto circa 36 minuti di gara, pari a una media di 50 Km/h netti; si tratta, ovviamente, di tempi e velocità calcolati sulle potenzialità dei cronoman puri, ai quali si offrirà il tracciato valenciano. Per loro costituirà il classico “vassoio d’argento”, liscio come un piatto di portata, sul quale sarà servito l’antipasto di un banchetto che offrirà le sue prelibatezze più sostanziose nelle giornate successive, sulle ascese della Cordigliera Betica. Per questo motivo i grandi favoriti di questa giornata, soprattutto chi avrà ambizioni di classifica, non dovranno esagerare, cercando di ottenere il massimo da un tracciato che invoglia ad andare a tutta dal primo all’ultimo chilometro, allo scopo di staccare il più possibile gli scalatori. Il rischio è quello di accusare lo sforzo il giorno dopo, di vanificare gli sforzi profusi nella cronometro e di accusare un pesantissimo passivo.
Abbiamo parlato di grandi favoriti. Al proposito, al momento le attenzioni di molti sono puntate su Fabian Cancellara che, grazie a un eventuale successo, quasi certamente tornerà a issarsi in vetta alla classifica. Non è certa, invece, la possibilità di una vittoria del campione elvetico: le ultime tappe corse alla “moviola” non ci hanno consentito di stabilire con certezza se ha smaltito i postumi del capitombolo di Liegi, che potrebbero pregiudicare la sua gsra. Lo stesso discorso va fatto per colui che, invece, è uno dei possibili pretendenti alla successione di Contador, vale a dire Andy Schleck, pure lui convolto nel ruzzolone di martedì scorso.

RECUERDOS DE LA VUELTA 1
Con quella di quest’anno saranno 32, un numero che confermerà Valencia all’ottavo posto nella speciale classifica delle città più amate dalla Vuelta. Un piazzamento di prestigio costruito in 74 anni, l’età stessa della corsa spagnola, che visitò Valencia fin dalla primissima edizione: l’8 maggio del 1935 vi si concluse l’ottava tappa, conquistata dall’austriaco Max Bulla. Ben 10 sono i traguardi valenciani autografati da ciclisti italiani: il primo è stato Angel Bertola nel 1936, imitato da Pierino Baffi nel 1955 e poi da Benedetti (1957), Defilippis (1962), Pietro Guerra (1968), Rosola (1987), Conte (1996), Lombardi (1998), Bossoni (2000) e Petacchi (2004). Due volte Valencia è stata partenza assoluta della Vuelta: nel citato precedente del 1996 e nel 2002, quando la corsa spagnola prese le mosse con una cronosquadre di 24 Km conquistata dalla ONCE. Modalità di partenza che, negli ultimi anni, sono state adottate anche dal Giro d’Italia.

Valencia, Ciutat de les Arts i les Ciències (www.ideali.be)

Valencia, Ciutat de les Arts i les Ciències (www.ideali.be)

RECUERDOS DE LA VUELTA 2
Capoluogo dell’omonima “comunidad”, Valencia è anche la terza città della nazione per numero d’abitanti, superata solo dalle due capitali spagnole, quella economica (Barcellona) e quella effettiva (Madrid). Non è, però, molto amata dal turismo che preferisce dirigersi verso le località balneari della vicina Costa del Azahar. Infatti, il centro storico – nel quale spicca la poderosa torre del Micalet (campanile della cattedrale) – si trova a circa 4 Km dal mare e dall’importantissimo porto cittadino, uno dei principali del Mediterraneo, nelle cui acque si è svolta nel 2007 la 32a edizione della America’s Cup di vela. Non distante dal porto si trova, realizzata sul letto di un fiume appositamente prosciugato, la “Città delle arti e delle scienze”, complesso che comprende uno dei più importanti acquari d’Europa, esteso per 110.000 metri quadrati.
Davvero numerosi i “valenciani” assurti a notorietà. Tra i tantissimi ricordiamo Pietro III di Aragona “il Grande”, Alfonso III d’Aragona “il Liberale”, Giacomo II d’Aragona “il Giusto”, il politico Ricardo Samper Ibáñez (Presidente del Consiglio nel 1934), la politica Maria Teresa Fernández de la Vega Sanz (attuale vicepresidente del consiglio), San Vincenzo Ferrer, il filosofo Juan Luis Vives, il cardinale Ricardo María Carles Gordó (arcivesco emerito di Barcellona), gli scrittori Juan de Timoneda, Juan José Millás García, Lucía Etxebarria de Asteinza e Vicente Blasco Ibáñez, il drammaturgo Guillén de Castro y Bellvís, i pittori Vicente López y Portaña e Joaquín Sorolla, l’architetto Santiago Calatrava Valls (l’autore della “Città delle arti e delle scienze”), l’alchimista Arnaldo da Villanova, il compositore Vicente Martín y Soler (detto “il Mozart di Valencia”), il soprano Isabel Rey e le cantanti Bebe e Concha Piquer.
Tra cotanta gente c’è anche una nascita “virtuale”: la Namco Ltd ha attribuito natali valenciani a Cervantes de Leon, uno dei protagonisti della saga videoludica Soul Calibur.

EL TIEMPO
Prevista pioggia sulla prima delle grandi tappe della Vuelta 2009. Fortunatamente le ultime previsioni meteorologiche hanno parzialmente rettificato quelle più “catastrofiche” dei giorni scorsi, che annunciavano precipitazioni distribuite lungo tutto l’arco della giornata. Queste, invece, dovrebbero cadere solo nelle ore centrali, infastidendo al massimo i primi corridori a scendere per strada. Non ci saranno problemi, invece, per gli ultimi a partire che, grazie all’azione congiunta di vento e temperature (comunque “estive”, pur non raggiungendo i picchi degli scorsi giorni), dovrebbe trovarsi di fronte strade nuovamente asciutte. Entrando nello specifico della giornata valenciana, la pioggia comincerà a scendere verso le 11 in maniera moderata, per scemare in intensità con l’approssimarsi dell’orario di partenza. Significativo il fatto che, nelle due ore a cavallo del mezzogiorno il tasso di umidità scenderà dall’89% al 69%, mentre aumenteranno le temperature, che alle 17 raggiungeranno un picco massimo di 25°C. Non subiranno variazioni i venti, che spireranno costantemente sin dal mattino in maniera moderata, per placarsi solamente in tarda serata.

Mauro Facoltosi

04-09-2009

settembre 5, 2009 by Redazione  
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VUELTA A ESPANA
Lo sloveno Borut Bozic (Vacansoleil) ha vinto la sesta tappa, circuito di Xativa, percorrendo 177 Km in 4h40′50″, alla media di 37,816 km/h. Ha preceduto allo sprintl lo statunitense Farrar e l’italiano Daniele Bennati (Liquigas). Basso è 12° (stesso tempo del vincitore), Cunego è 41° a 9″.
Greipel conserva la maglia amarillo, con 6″ su Boonen e 9″ su Bennati. Basso 7° a 27″, Cunego 80° a 1′20″.

TOUR DE SLOVAQUIE
Il polacco Jaroslaw Marycz (Poland National Team) ha vinto la terza tappa, circuito a cronometro di Vráble, percorrendo 21 Km in 25′21″, alla media di 49,704 km/h. Ha preceduto di 9″ l’australiano Meyer e di 19″ il tedesco Schafer. Miglior italiano Pasquale Muto (Miche – Silver Cross – Selle Italia), 16° a 1′19″. Travis Meyer (Australia National Team) è il nuovo leader della corsa, con 5″ sul connazione Howard e 10″ su Schafer. Miglior italiano Muto, 4° a 22″.

BOZIC, DUECENTO METRI DI FUOCO

settembre 4, 2009 by Redazione  
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Lo sloveno della VacanSoleil vince la 6a tappa della Vuelta 2009, 176,8 km con partenza e arrivo a Xativa, precedendo nettamente Farrar e Bennati allo sprint, al termine di una tappa disputata in un clima torrido. Finale combattutissimo, con attacchi da parte di Ballan, Breschel, De La Fuente, Gilbert, Moncoutié e Hoogerland. Greipel resta leader, ma domani la cronometro di Valencia riscriverà la classifica generale.

La Vuelta 2009 ricorda sempre più un Tour de France. Già nei giorni scorsi abbiamo parlato della prima settimana molto piatta, già ieri abbiamo accennato al gran caldo, che oggi è tornato a tormentare i corridori. Oggi, sul traguardo di Xativa, guardando la volata di Borut Bozic, 29enne sloveno di Idrija, a 50 km dal confine italiano, ci è poi sembrato di essere tornati indietro nel tempo di due mesi, a quando, sulle strade di Francia, Mark Cavendish monopolizzava gli sprint, vincendo regolarmente con una bicicletta di vantaggio o più. Quando mancavano 230 metri al traguardo, e già speravamo che Daniele Bennati potesse fare bottino pieno, forte di un invidiabile piazzamento a ruota di Tyler Farrar, accanto all’aretino e allo yankee è sfrecciato un proiettile in maglia gialloblu, che ha preso di prepotenza la testa del gruppo, e nei primi metri ha sostanzialmente levato di ruota l’uomo Garmin. Negli ultimi metri, Bozic ha pagato la fisiologica flessione dovuta ad una volata tanto lunga, che gli è costata però soltanto una minima parte del margine accumulato, e gli ha comunque consentito di tagliare il traguardo a braccia alzate, con una bicicletta e mezzo di margine su Farrar.

Prima dello show di Bozic, e di un finale incertissimo, di cui tra poco diremo, la tappa era cominciata sui binari usuali. Talmente usuali, anzi, che non solo il canovaccio, per 160 km, è stato identico a quello dei giorni scorsi, ma addirittura due dei quattro fuggitivi della prima ora, José Antonio Lopez Gil e Matthé Pronk, avevano già tentato la fortuna ieri. I due, in compagnia di Bingen Fernandez e Aitor Perez Arrieta, hanno allietato per quanto possibile il sonnacchioso, bollente (altra giornata da 35°) pomeriggio degli spettatori, arrivando a toccare un vantaggio massimo di 5’40’’, e presentandosi agli ultimi 50 km con un margine ancora superiore ai 3’.

La reazione del gruppo, guidata dal Team Columbia, non ha comunque tardato ad arrivare e a sortire i suoi effetti, finché Fernandez e Lopez Gil, ultimi a mollare, cui si era aggiunto Tiralongo, autore di un improbabile contrattacco, hanno alzato bandiera bianca a 17 km al traguardo, quando il circuito finale attorno a Xativa era iniziato da 14. 2 km più tardi, quando ormai lo sprint a ranghi compatti appariva quasi inevitabile, una salitella di poco più di 2 km ha acceso le voglie di Alessandro Ballan, che è evaso dal gruppo con una fiondata cui solo Matti Breschel è riuscito a replicare. Il duo italo-danese ha costruito in breve un margine intorno ai 15’’, che è rimasto più o meno stabile per 2-3 km. Proprio quando da dietro sono rientrati David De La Fuente e Philippe Gilbert, che avrebbero potuto far aumentare sensibilmente le possibilità di successo degli attaccanti, l’azione dei promotori del tentativo è scemata, e i due nuovi arrivati non hanno voluto prendere in mano la situazione.

Nemmeno il tempo di poter sentenziare “gruppo compatto”, che subito Gilbert, la cui brillantezza era già risultata più che evidente ieri, è partito al contrattacco. Il belga aveva probabilmente speso troppo per ricucire il gap da Ballan e Breschel, ma il suo scatto è stato comunque utile a spianare la strada al contropiede di David Moncoutié, partito ai -4. Al francese si è aggiunto un chilometro più tardi l’olandese Johnny Hoogerland, e la coppia è riuscita a mantenere un lieve margine sul plotone sino all’ultimo chilometro, quando la strada, fino ad allora un saliscendi ininterrotto, si è fatta definitivamente piatta, permettendo al plotone di chiudere.

Il volatone che così tanti atleti avevano tentato di scongiurare è così diventato l’unico epilogo possibile, e Bozic ha avuto via libera per prodursi nel personalissimo show che abbiamo descritto in apertura. Per lo sloveno si tratta della sesta affermazione stagionale, dopo le tre tappe consecutive al Giro del Belgio e i singoli successi parziali ottenuti al Giro della Polonia e a quello del Limosino. Grazie ai 20’’ di abbuono, Bozic si è installato al 6° posto in classifica generale, a 23’’ da Andre Greipel, rimasto in maglia amarillo malgrado il modesto 9° posto odierno. Boonen resta 2° a 6’’, Bennati rimane 3°, ora a 9’’, ma è ora affiancato da Farrar. I primi uomini di classifica sono Ivan Basso e Alejandro Valverde, che coabitano in 7a posizione.

Bozic sfreccia sul traguardo di Xativa (foto EFE - articolo e copertina)

Bozic sfreccia sul traguardo di Xativa (foto EFE - articolo e copertina)

Malgrado una classifica cortissima (53 corridori in 1’), il nome del corridore che domani pomeriggio, al termine della 7a frazione, vestirà le insegne del primato, pare già scritto. È infatti praticamente impossibile pensare ad un favorito diverso da Fabian Cancellara per i 30 km a cronometro attorno a Valencia che tra meno di 24 ore segneranno l’inizio della vera Vuelta 2009, e altrettanto improbabile pare l’eventualità che l’elvetico non recuperi i 18’’ che lo separano dal capoclassifica. Per quanto l’incertezza per quel che concerne il successo di tappa sia prossima allo zero, i motivi di interesse per la prova contro il tempo di domani però non mancano, anzi. In primo luogo, la crono riscriverà i distacchi che separano i pretendenti al successo finale, con corridori quali Evans e Vinokourov che saranno chiamati a mettere tra sé e gli scalatori un margine discretamente consistente, in previsione delle molte montagne che seguiranno. In seconda battuta, sulla condizione di buona dei candidati alla maglia oro madrilena aleggiano ancora parecchi dubbi, che domani verranno in buona parte spazzati via.

Nella storia di questa Vuelta ancora tutta da scrivere, però, una cosa è certa: le giornate d’oro dei velocisti, dopo la scorpacciata di pianura di questa prima settimana, sono terminate. Da domani a lunedì 14 settembre, la scena sarà tutta per i big, che si confronteranno in cinque tappe di alta montagna (tutte con arrivo in salita), una cronometro e altre tre tappe intermedie da prendere con le molle. L’appuntamento, per Bozic, Greipel, Farrar & co., è a Puertollano, tra undici giorni.

Matteo Novarini

LA ETAPA DEL DÍA: XÀTIVA – XÀTIVA

settembre 4, 2009 by Redazione  
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Ultima giornata per velocisti prima del week end di “fuoco” (e non solo per le temperature) che proporrà le prime frazioni chiave della Vuelta 2009. Non sarà facile, però, arrivare tutti assieme sul traguardo di Xàtiva, complici un finale particolarmente tortuoso e difficile, che sicuramente tarperà le ali a diversi velocisti e, invece, le metterà a molti coraggiosi attaccanti, destinati ad avere più margini di movimento rispetto al Gilbert che abbiamo visto in avanscoperta nel finale di Vinaròs. Curve e strappi fino al 17% potrebbero rimandare di dieci giorni la sfida tra gli sprinter: solo alla 16a tappa la Vuelta riproporrà un traguardo tarato sulle loro potenzialità

Una tappa col veleno nella coda. Non poteva essere tracciata altrimenti la frazione che si snoderà attorno alla città dei Borgia, il casato della tremenda Lucrezia, passata alla storia come avvelenatrice d’amanti (sembra, però, che si tratti solo di leggenda, creata dal “gossip” rinascimentale). A prima vista quello di Xàtiva pare un traguardo ancora alla portata dei velocisti e c’è un 50% di probabilità che sarà così. Oramai da oltre un decennio i velocisti hanno affinato i loro mezzi, sia meccanici che umani, ed hanno preso ad imporsi al termine di tappe che presentano tracciati per loro un tempo ritenuti proibitivi. Le prime volte, forse, si pensò ad una particolare congiunzione “astrale” favorevole, poi si capì che non si trattava di casi isolati, ma della realtà di un ciclismo sempre più al passo con i tempi. Esemplari, per fare un esempio, i successi di Cipollini a Matera, nelle due tappe che il Giro d’Italia propose nella città lucana nel 1998 e nel 2000, con la prima frazione che presentava un tracciato che organizzatori ed esperti avevano definito di “media montagna”, tutto su è giù e curve a go-go.
Tornando al presente, la sesta tappa sarà per molti, ma non per tutti. Molti sprinter, infatti, saranno inevitabilmente respinti dal finale “velenoso”, che proporrà un circuito di 32 Km denotato da tre brevi ascese. La più impegnativa è la prima, l’Alto de Beniganim, 4,5 Km al 4,5% ma con uno strappo finale venifico; proprio in vetta c’è un muretto di circa 500 metri al 14%, che potrebbe rimanere nelle gambe e respingere molti pretendenti al successo, anche perché i chilometri successivi saranno poco idonei agli inseguimenti. Non ci sarà strada bella e comoda, com’era stato nel finale di ieri, ma si dovrà poi superare un altro “alto”, il Serragrosa, considerato “no puntuable” (non conteggiato per la classifica del GPM) e come il precedente caratterizzato da una stilettata feroce ma più aspra (17%), che spicca nel mezzo di 2,2 Km di facile ascesa (5,2% la media). E non sarà l’ultima difficoltà perché nei rimanenti 10 Km si dovranno scavalcare altri due, più docili, dentini (sul primo non si dovrebbe andare oltre l’8%), tra l’altro seguendo strade non proprio lineari. Dulcis in fundo, una lieve pendenza, 2% al massimo, s’incontrerà anche nel rettilineo che precederà l’ingresso sul vialone d’arrivo.
Un elenco di caratteristiche che ci permette di rivalutare leggermente il giudizio su questa frazione: pur non scartando la possibilità di un arrivo allo sprint, riteniamo più probabile la possibilità di un attacco di un finisseur, certamente destinato ad avere vità più facile rispetto a quello inscenato ieri dal belga Gilbert sull’Alto de Ermita.

RECUERDOS DE LA VUELTA 1
Vanta un solo precedente alla Vuelta la città di Xàtiva, risalente a cinque edizioni fa. Nel 2004 vi si svolse il raduno di partenza di una delle frazioni più attese, quella che si concluse con la vittoria del nostro Leonardo Piepoli in vetta all’Aitana, il monte sulla quale la corsa spagnola tornerà tra quarantottore.

Il castello dei Borgia (panoramio)

Il castello dei Borgia (panoramio)

RECUERDOS DE LA VUELTA 2
Nota anche col toponimo castigliano di Játiva, Xàtiva è un centro che è riuscito a mantenere integro il suo aspetto di tranquilla e antica città di provincia, nonostante i numerosi attacchi subiti nel corso della storia: i primi assediatori furono i greci, imitati da fenici, romani (che la chiamarono “Saetabis”), arabi e quindi dalle truppe di Filippo V di Borbone, che la misero a ferro e fuoco. Oggi continua a dominare la città l’imponente castello del XV secolo che appartenne alla famosa famiglia Borgia (originariamente Borja) e che costituisce una delle attrattive locali, assieme alla chiesa romano-gotica dell’Hermita de San Feliu e alla Fiera di Xàtiva, che si tiene sin dal 1250 nel mese d’agosto e che è stata dichiarata di interesse turistico nazionale.
“Setabensi” celebri sono, ovviamente, i più noti rappresentanti della famiglia Borgia qui nati, ovvero i due pontefici Callisto III (Alfonso de Borja y Cabanilles) e Alessandro VI (Roderic de Borja i Borja), passato alla storia come il più nefasto dei papi, corrotto e cinico. Ricordiamo anche il pittore José de Ribera, noto col soprannome “lo Spagnoletto”.

EL TIEMPO
Si prospetta una giornata ancora più “caliente” di quella che l’ha preceduta. A Xàtiva si gareggerà su strade particolarmente “infuocate” fin dalle ore della partenza, che avverrà con temperature già superiori a 30°C. Su questi livelli si manterranno fino alla conclusione della tappa, anzi “peggioreranno”: quando scopriremo il vincitore della sesta frazione, i termometri dovrebbero segnalare qualcosa come 34°C. Fortunatamente in quei frangenti dovrebbe alzarsi un moderato vento, quasi assente nelle ore precedenti, che mitigherà il tasso d’umidità, abbassandolo fino al 32% dopo che, al mattino, si sarà sfiorato il 90%. Il bel tempo avrà, però, le ore contate: le previsioni annunciano pioggia per la crono di Valencia, poi il sole tornerà a baciare le Spagna e le temperature a virare verso l’alto quando la Vuelta affronterà le prime montagne.

Mauro Facoltosi

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