UNA STAGIONE UAE – 26 MARZO 2025: 3a TAPPA GIRO DI CATALOGNA

novembre 2, 2025 by Redazione  
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Dopo la Sanremo le attenzione dei media ciclistici si spostano verso la Spagna, dove va in scena la 104a edizione del Giro della Catalogna. Nella lista dei favoriti compare ancora Juan Ayuso che, fresco vincitore della Tirreno-Adriatico, non si smentisce e si impone subito nella prima tappa di montagna, sul tradizionale traguardo della Molina. Stavolta, però, le cose non andranno bene come in Italia poichè già il giorno successivo dovrà cedere le insegne del primato a Primoz Roglic e alla fine sarà proprio lo sloveno a conquistare la corsa catalana, con soli 28 secondi vantaggio su Ayuso

AYUSO, TAPPA E MAGLIA A LA MOLINA. BATTUTO ROGLIC PER UNA QUESTIONE DI CENTIMETRI

Sull’arrivo in salita di La Molina, Juan Ayuso (UAE Team Emirates XRG) vince di pochi centimetri davanti a Primoz Roglic (Team Red Bull BORA Hansgrohe), mentre alle loro spalle si piazza Mikel Landa (Team Soudal Quick Step). Lorenzo Fortunato (Team XDS Astana) si fa notare nel finale. Ayuso è la nuova maglia biancoverde

Al Giro di Catalogna si inizia a fare sul serio con la terza tappa da Viladecans a La Molina, che oltre ad essere la tappa più lunga della breve corsa catalana con oltre 218 km da percorrere, vede un finale davvero esigente con tre gpm che possono fare la differenza e scavare i primi veri distacchi in classifica generale. Al 99% Matthew Brennan (Team Visma Lease a Bike), attuale maglia biancoverde, cederà il simbolo del primato sulle spalle di un ciclista che punterà alla vittoria finale, anche perchè l’ultima salita si conclude sulla linea del traguardo. Sono perciò attesi i big, a cominciare da Juan Ayuso (UAE Team Emirates XRG) che ieri ha già guadagnato tre secondi d’abbuono sull’ultimo traguardo volante. La partenza era subito veloce ed il gruppo si allungava parecchio. Mats Wenzel (Team Kern Pharma) vinceva il primo traguardo volante di Molins de Rey posto al km 13.5. Il giovane olandese era affiancato, in questo tentativo d’attacco, da Geoffrey Bouchard (Decathlon AG2R La Mondiale Team) ed Edward Planckaert (Team Alpecin Deceuninck). I tre attaccanti erano ripresi dal gruppo dopo una ventina di km. Poco prima di affrontare il primo gpm del Coll d’Estenalles si formava la fuga di giornata grazie all’azione di Bruno Armirail (Decathlon AG2R La Mondiale Team), Lorenzo Germani (Team Groupama FDJ), Alex Molenaar (Team Caja Rural Seguros RGA) e Mats Wenzel, che ci riprovava con successo. Proprio Wenzel scollinava in prima posizione sul Coll d’Estenalles posto al km 57.7. Il ciclista olandese vinceva anche il successivo traguardo volante di Horta d’Avinyó posto al km 89.3. Seguiva una lunga fase interlocutoria dove il gruppo iniziava ad organizzarsi per rientrare sulla fuga, che al km 100 aveva ancora 5 minuti e 40 secondi di vantaggio. Wenzel scollinava in prima posizione sul gpm del Col de la Batalolla posto al km 154.5. All’inizio del successivo Coll de la Creueta il vantaggio dei quattro battistrada era di 2 minuti sul gruppo inseguitore. Armirail aumentava la cadenza delle pedalate e staccava i compagni di fuga mentre nel gruppo inseguitore tiravano gli uomini dell’UAE Team Emirates XRG e del Team Lotto. Il ciclista francese scollinava in prima posizione sul Coll de la Creueta posto al km 184. Proprio prima dello scollinamento da parte del gruppo, Lenny Martinez (Team Bahrain Victorious) era vittima di una caduta apparentemente senza conseguenze. Il francese rientrava in gruppo all’inizio della successiva discesa. Armirail veniva ripreso a circa 10 km dall’arrivo, quando la salita finale de La Monina era già iniziata da un paio di km. A circa 6 km dall’arrivo si avvantaggiavano Lorenzo Fortunato (Team XDS Astana), George Bennett (Team Israel Premier Tech) e Marc Soler (UAE Team Emirates XRG). Una violenta accelerazione del Team Lotto riportava il gruppetto degli inseguitori sui tre battistrada a circa 600 metri dall’arrivo. Primoz Roglic (Team Redbull BORA Hansgrohe) partiva ai meno 200 metri ma Juan Ayuso (UAE Team Emirates) restava attaccato alla sua ruota, affiancandolo e battendolo sulla linea del traguardo per una questione di centimetri. A 2 secondi di ritardo Mikel Landa (Team Soudal Quick Step) si piazzava in terza posizione mentre chiudevano la top five, a 4 secondi di ritardo da Ayuso, Lenny Martinez in quarta posizione ed Enric Mas (Team Movistar) in quinta posizione. Ayuso, oltre ad ottenere la quarta vittoria stagionale, balza al comando della classifica generale con 6 secondi di vantaggio su Roglic e 11 secondi di vantaggio su Landa. Domani è in programma la quarta tappa da Sant Vicenç de Castellet a Montserrat Mil·lenari di 188.7 km. Il percorso è molto vallonato e spicca la salita finale di Montserrat lunga 8.8 km al 6.5% di pendenza media. Sarà un nuovo banco di prova per i big di classifica che proveranno ad attaccare Ayuso.

Antonio Scarfone

Juan Ayuso vince a La Molina (foto: Getty Images)

Juan Ayuso vince a La Molina (foto: Getty Images)

TOUR DE FRANCE 2026: MOLTE SALITE, MOLTI DUBBI

novembre 1, 2025 by Redazione  
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Il percorso della Grande Boucle, presentato il 23 ottobre scorso, si differenzia da quello dell’ultima edizione. Le salite inizieranno già dalla prime tappe, si affronteranno ben 5 catene montuose (Pirenei, Massiccio Centrale, Vosgi, Giura e Alpi) con moltissime tappe di montagna ma solo due autentici tapponi. Cronometro individuale interessante ma insufficiente, mentre in apertura è stata riproposta una scandalosa cronosquadre.

Di aspetti problematici il Tour de France 2026 ne presenta molti, anche se va apprezzato il fatto che, anche quest’anno, gli organizzatori abbiano voluto ridurre al minimo le tappe completamente pianeggianti e abbiano cercato di inserire quasi sempre delle difficoltà anche nelle tappe intermedie. Del resto, lo scorso anno, i primi 10 giorni, pur privi di tappe di montagna, hanno regalato grande spettacolo e battaglia tra gli uomini di classifica.
Le note dolenti sono invece le scelte sulle tappe di montagna.
Sono molto numerose (addirittura sette) ma solo 2 sono veri tapponi; inoltre alcune di esse si presentano scialbe e mal disegnate.
Si avranno solo una cronometro individuale di appena 26 chilometri alla sedicesima tappa, una sola tappa oltre i 200 Km e, soprattutto, una orrenda cronosquadre di apertura anche se parzialmente temperata dal fatto che ogni corridore sarà accreditato con il proprio tempo, circostanza che non toglie il fatto che sarà avvantaggiato comunque chi avrà gli uomini migliori per tirare nel tratto pianeggiante, ossia un ennesimo favore alle squadre economicamente più forti che già sono di per sé favorite dalle maggiori possibilità.
Come si diceva, la grande partenza vedrà una cronosquadre di 20 Km nel centro di Barcellona. Lo spettacolo del capoluogo catalano potrà ricompensare gli appassionati dello scempio di una cronosquadre. Nel finale ci sono due strappi ed è verosimile che la regola per cui ogni corridore sarà accreditato col proprio tempo porterà i gregari a sfinirsi sino ai piedi delle salite per permettere poi ai capitani di dare tutto nel finale: in concreto, ci saranno già dei distacchi significativi.
La seconda tappa che da Tarragona riporterà la corsa a Barcellona in 178 Km, si presenta molto interessante con un dislivello importante e un finale in circuito adatto a finisseur e a corridori coraggiosi. Il finale prevede per tre volte l’ascesa del Montjuic, uno strappo di 1,6 Km al 7,8% con punte del 19% e per due volte la Côte du Estadi Olimpic (600 mt al 5,5%). L’arrivo sarà posto soli 2 Km dopo l’ultimo passaggio sulla salita del Montjuc. Visto ciò che è andato in scena negli ultimi anni, non si possono escludere tentativi di colpi di mano nel finale, anche da parte di uomini di classifica.
L’ultimo atto della grande partenza (Granollers – Les Angles di 195 Km) porterà la carovana in Francia e i corridori sui Pirenei catalani. La salita principale è rappresentata dal Col de Toses (9 Km al 6,5% con 4 km al 9% medio) ma è posta molto lontano dal traguardo, mentre il finale vedrà in rapida successione il Col du Calvaire, salita lunga 15 Km ma molto dolce (4%), seguita da uno strappo di 2 Km al 4% non classificato come GPM e infine 1.7 Km al 7,6% per arrivare ai 1793 metri di Le Angles. Si tratta di una tappa da fughe, le salite non sono adatte a fare la differenza e al limite gli uomini di classifica potranno provare la sparata nell’ultimo chilometro.
Si continuerà con con una tappa da fughe da Carcassonne a Foix di 182 Km. Il percorso è decisamente accidentato e interessante. Dopo una prima parte con salite a quote collinari, si toccheranno gli 872 metri del Col de Coudons, che è comunque posto al termine di una salita di 19 Km, e soprattutto i 1047 metri del Col de Montségur (5,6 Km al 6.8). Dalla cima mancheranno 36 chilometri dall’arrivo e, considerata la collocazione alla quarta tappa, la non eccessiva durezza dell’ultima salita e la distanza dal traguardo, è da escludere un movimento dei big.
La quinta tappa da Lannemezan a Pau (158 km) dovrebbere essere la prima chance per i velocistim ma attenzione a tre brevi ascese, da affrontare una dietro l’altra, una fase che terminerà a 26 Km dall’arrivo.
La sesta tappa Pau – Gavarnie di 186 chilometri sarà una tappa pirenaica in piena regola, certamente più dura di quella con arrivo a Les Angles; tuttavia, dopo Aspin e Tourmalet il tracciato prevede una salita di 18 Km al 3,7% che scoraggerà certamente gli scalatori a provarci. Ovviamente, corridori completi come Pogacar potrebbero anche attaccare ma, anche in questo caso, siamo solo alla sesta tappa e per portare a buon esito un attacco del genere sarebbe necessario un grosso dispendio di energie.
Certamente per velocisti è, invece, la frazione successiva da Hagetmau a Bordeaux di 175 Km completamente pianeggiante ma, come di consueto, sarà necessario fare attenzione in caso di vento.
L’ottava tappa si affronterà tra Périgueux e Bergerac, compiendo un giro tortuoso e percorrendo 182 Km. La zona che ha spesso ospitato prove contro il tempo è vallonata ma non tanto da poter sottrarre la frazione allo sprint di gruppo.
La prima settimana si concluderà con la prima delle due tappe disegnate sul Massiccio Centrale, la MalemortUssel, 185 km adattI alle fughe e agli uomini coraggiosi. Si tratta di una frazione movimentata da con strappi continui e senza un metro di pianura. Non ci sono salite dure ma si tratta di una di quelle tappe in cui bisogna tenere gli occhi spalancati.
La seconda settimana si aprirà nel giorno dell’anniversario della presa della Bastiglia ed ecco una tappa che potrebbe provocare movimenti anche rilevanti in generale. Si sa che molti atleti, dopo il giorno di riposo, si trovano con le polveri bagnate ma la seconda giornata sul Massiccio Centrale potrebbe lasciare il segno. Numerose le salite in successione e senza tratti intermedi per rifiatare, anche se si inizierà tuttavia a fare sul serio solo negli ultimi 2 Km e mezzo del Puy Mary al 9% di pendenza media, che porteranno a scollinare i 1577 metri di quota. Subito dopo, si scalerà il Col de Pertus, soli 4,5 Km con una pendenza media superiore all’8%. L’ultima salita sarà quella verso i 1295 metri del Col de la Font de Cère, più facile delle precedenti (3,5 Km al 5,5%) ma collocata ad appena 3 Km dal traguardo di Le Lioran. Dal Puy Mary in avanti può succedere di tutto; gli appassionati ricorderanno l’attacco di Pogacar nel 2024 in una tappa con identico finale. Lo sloveno riuscì a staccare tutti ma andò in difficoltà e fu raggiunto da Jonas Vingegaard, che riuscì addirittura a batterlo in volata, conquistando la vittoria di tappa.
Spazio ai velocisti il giorno successivo con la Vichy Nevers (161 Km). La musica non cambierà neppure il giorno successivo, con la tappa che porterà gli atleti dal circuito automobilistico di Magny Cours a Chalon-sur-Saône dopo 180 Km di corsa.
Le difficoltà riprenderanno con la tappa numero 13 che porterà il Tour sui Vosgi e farà da preludio al tappone disegnato su questa stessa catena montuosa. La Dole – Belfort, inoltre sarà la tappa più lunga del Tour e l’unica che supererà, seppur di poco, i 200 Km. Il finale sarà caratterizzato dal Col des Croix, salita abbordabilissima, seguita dall’iconico Ballon d’Alsace (1171 metri di quota 9 Km al 6,8%). Le pendenze sono regolari sempre tra il 6% e l’8%, ma si tratta di una salita vera oltre che storica. Dalla cima mancheranno 30 Km dal traguardo ed è chiaro che non si tratterà né di un tappone, né dell’occasione più ghiotta per attaccare, ma non si può escludere qualche tentativo a sorpresa.
Il tappone su Vosgi, anche se di ridotto chilometraggio, è in programma il giorno successivo e proporrà 3800 metri di dislivello nei 155 Km da percorrere tra Mulhouse e Le Markstein. Si inizierà con la lunghissima salita del Grand Ballon, nettamente divisa in due spezzoni da un tratto interlocutorio di circa 5 km, quindi il Col du Page, di nuovo il Ballon d’Alsace e a seguiree l’accoppiata Col du Schirm – Col du Hundsruck che sono in realtà due spezzoni della stessa salita separati da un brevissimo tratto intermedio. In due parti è divisa anche l’ultima inedita ascesa, la più dura, sulla quale presumibilmente esploderà la battaglia. Il Col du Haag sarà raggiunto dopo una ascesa di 11 Km al 7,6 con un primo tratto di 3,6 Km al 9% e gli ultimi 1600 metri al 10,3%. Su questa salita, che poi altro non è che un versante secondario del già citato Grand Ballon, è possibile fare la differenza, considerato che il traguardo dista soli 5 Km dalla cima.
La seconda settimana si chiuderà con una frazione disegnata tra il massiccio del Giura e la catena alpina, la Champagnole Plateau de Solaisol di 183 Km. Si tratta di un arrivo in salita inedito e molto duro (11 Km al 9% medio) preceduto da continui saliscendi e in particolare dal Mont Salève (7,6 Km al 8,8%). Una tappa corsa a ritmi elevati si farà sentire sulla salita finale, che sarà certamente il punto per dare battaglia.
Dopo il secondo giorno di riposo, andrà in scena l’unica cronometro individuale di questo Tour, 26 Km da Évian-les-Bains a Thonon les Bains. Il percorso è molto bello, con una salita di 9 Km al 4,2% all’inizio poi discesa infine pianura con spettacolare finale sul lago Lemano, ma il chilometraggio è troppo ridotto per rappresentare una vera arma per i passisti. Potrebbe, tuttavia, influire la collocazione dopo il giorno di riposo anche perché, essendo una cronometro, non si potrà nemmeno cercare di sciogliersi nella prima parte di gara, ma si dovrà dare tutto sin da subito.
Ci si allonterà temporaneamente dalle Alpi con la Chambéry – Voiron di 180 Km, altra tappa da fughe con il Col des Prés nella parte iniziale a fare da trampolino di lancio e poi un percorso nervoso con uno strappo di 2,5 Km a 3 Km dall’arrivo, anche se la pendenza del 3,5% non potrà certo essere determinante.
Si tornerà sulle Alpi con la tappa numero 18 che sarà il primo atto del trittico finale, 185 Km da Voiron alla stazione invernale di Orcières-Merlette, posta a oltre 1800 metri di altitudine. Il percorso è nervoso ma senza grandi difficoltà e, verosimilmente, gli attacchi arriveranno sulla salita finale che misura 7 Km e presenta una pendenza media del 6,8%, quindi certamente non impossibile. I big potrebbero decidere di lasciar andare la fuga anche in considerazione dell’impegno che sarà richiesto dalle due tappe successive.
La Gap – Alp d’Huez misurerà solo 129 chilometri ma promette scintille con il Col de Noyer (7,3 Km all’8,2%) nella prima parte e il Col d’Ornon (5,6 Km al 6,2%) subito prima della ascesa alla mitica cima dei 21 tornanti. I numeri sono arcinoti ma vanno ripetuti, 14 Km all’8% medio per raggiungere i 1840 metri. Certamente ci saranno scintille su questa salita. Non si potrà bluffare, anche perché le energie a fine Tour cominceranno a scarseggiare e chissà che gli organizzatori, vedendo quest’anno un Pogacar meno pimpante nel finale, non abbiano deciso di concentrare le vere difficoltà nelle ultime due frazioni.
In effetti, la frazione numero 20 è il vero tappone di questo tour. 172 chilometri per tornare sull’Alpe d’Huez partendo da Le Bourg-d’Oisans, stavolta percorrendo un versante alternativo.
Si inizierà con la scalata alla Croix-de-Fer, salita interminabile di 25 Km divisa in tre tronconi separati da tratti in contropendenza che influiscono sulla pendenza media del 5,2%; successivamente si incontrerà la tradizionale accoppiata Télégraphe-Galibier, spesso teatro di grandi attacchi, quindi il Col de Sarenne, inserito anche nel Tour de France del 2013 (quando fu però percorso in discesa). Si tratta di una strada molto stretta e ripida, senza protezioni laterali, che si snoda in uno scenario di montagna arido e del tutto aperto fino ad arrivare ai 2000 metri del colle. Le pendenze sono severe ma non estreme, gli ultimi 4 chilometri sono però tutti intorno al 10% quindi, tenendo conto che siamo anche a fine Tour, le crisi saranno dietro l’angolo. Dopo lo scollinamento la strada continuerà a scorrere in alta quota con vari saliscendi fino ad andare a imboccare gli ultimi i 3,5 Km del versante classico. Il primo chilometro e mezzo di salita è al 9%, mentre i successivi 2 al 5%. Dal Col de Sarenne all’arrivo ci sono circa 14 chilometri che potrebbero dilatare non poco i distacchi eventualmente creatisi in salita.
La ventunesima tappa ed ultima tappa prima dell’arrivo a Parigi vedrà nuovamente i reduci della Grande Boucle affrontare la triplice ascesa a Montmartre, che lo nell’ultima frazione del 2025 ha dato risposte positive, anche se stavolta la cima dell’ultimo scollinamento si troverà molto più distante dal traguardo, per offrire qualche speranza in più ai velocisti.
Con la collocazione della tappa più dura al penultimo giorno e i Pirenei soft, sembra che gli organizzatori abbiano voluto proporre un Tour più aperto, tuttavia arrivi in salita come il Plateau de Solaisol potrebbero avere lo stesso copione di quanto visto quest’anno ad Hautacam. Va però anche detto che con un Tadej Pogacar al 100% non c’è percorso che tenga e che comunque la varietà di tappe mosse, da fuga o comunque adatte a imboscate, rende comunque la corsa interessante nonostante i vari punti oscuri illustrati.

Benedetto Ciccarone

La mitica salita dellAlpe dHuez vista dallalto (www.detoursenfrance.fr)

La mitica salita dell'Alpe d'Huez vista dall'alto (www.detoursenfrance.fr)

UNA STAGIONE UAE – 19 MARZO 2025: MILANO – TORINO

ottobre 31, 2025 by Redazione  
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Tira aria di Sanremo, la “Classicissima” sulla quale Tadej Pogacar ha messo gli occhi ma nella quale lo sloveno fallirà l’obiettivo piazzandosi terzo alle spalle di Mathieu van der Poel e Filippo Ganna. In attesa della prima prova monumento, calendarizzata il 22 marzo, tre giorni prima si disputa la più antica corsa del calendario italiano, quella Milano-Torino che nel 2025 ha ricollocato il traguardo in vetta all’aspra collina di Superga, sulla quale non si arrivava dal 2021. E qui gli UAE non deludono le attese dei tifosi della squadra emiratina, che va a segno con l’astro nascente messicano Isaac Del Toro, corridore del quale nel corso della stagione sentiremo spesso parlare…

IN CIMA A SUPERGA INFURIA DEL TORO. PRIMA VITTORIA MESSICANA ALLA MILANO – TORINO

Isaac del Toro vince di testa e di cuore una Milano – Torino molto selettiva, che ritorna a Superga dopo quattro anni. Il ciclista messicano è abile a superare nell’ultimo km prima Tobias Halland Johannessen (Team Uno X Mobility) e poi Ben Tulett (Team Visma Lease a Bike)

Dopo quattro anni la Milano – Torino torna al vecchio percorso con la doppia ascesa finale verso la Basilica di Superga. L’ultima volta, nel 2021, a vincere fu Primoz Roglic (Team Jumbo Visma). Quest’anno Alberto Bettiol (Team XDS Astana) parte con il dorsale numero 1 e prova a difendere la vittoria ottenuta nel 2024 su un percorso completamente diverso. La squadra punto di riferimento della corsa sarà come al solito l’UAE Team Emirates XRG che ha il Isaac del Toro e Adam Yates i due ciclisti più adatti alle pendenze della salita finale. Da segnalare che ai nastri di partenza, oltre a Bettiol, erano presenti altri due vincitori della Milano – Torino: Diego Ulissi (Team XDS Astana) vincitore nel 2013 e Michael Woods (Team Israel Premier Tech) vincitore nel 2019. Dopo una trentina di km dalla partenza di Rho si formava la fuga di giornata grazie all’azione di cinque ciclisti ovvero Jonas Rutsch (Team Intermarché Wanty), Nariyuki Masuda (JCL Team UKYO), Mattia Bais (Team Polti VisitMalta), Davide Baldaccini e Kristian Sbaragli (Team Solution Tech – Vini Fantini). Le squadre più impegnate all’inseguimento erano l’UAE Team Emirates XRG ed la Tudor Pro Cycling Team. Una caduta a 114 costringeva al ritiro Michael Woods. Il ritmo impetuoso impresso dall’UAE Team XRG nella prima scalata verso Superga si faceva sentire nelle gambe del gruppo che affrontava l’ascesa finale forte di una trentina scarsa di unità, mentre la fuga perdeva pezzi irrimediabilmente. Rutsch era l’ultimo fuggitivo ad essere ripreso dal gruppo a circa 5 km dalla conclusione. Il primo attacco vero e proprio lo portava Anders Halland Johannessen (Team Uno X Mobility) a 4 km dall’arrivo. Rispondevano all’attacco del ciclista norvegese prima Adam Yates (UAE Team Emirates) e poi Ben Tulett (Team Visma Lease a Bike). Tobias Halland Johannessen (Team Uno x Mobility) prendeva il posto del fratello nelle prime posizioni del gruppo quando mancavano circa 3 km alla fine. Anche Isaac del Toro (UAE Team Emirates) recuperava posizioni e si faceva vedere nelle primissime posizioni del gruppo. Sotto lo striscione dell’ultimo km attaccava con decisione ma forse troppo presto Halland Johannessen che si faceva superare nel giro di un centinaio di metri da Tulett il quale a sua volta non riusciva a fare il vuoto e veniva anzi prima affiancato e poi superato da Del Toro negli ultimi metri, Il ciclista messicano andava così a vincere la sua prima Milano – Torino, che coincideva anche con la prima vittoria di un ciclista messicano in 106 edizioni. A un secondo di ritardo Tules si piazzava in seconda posizione mentre Halland Johannessen era terzo a 9 secondi di ritardo da Del Toro. Chiudevano la top five Adam Yates a 24 secondi di ritardo da Del Toro ed Einer Rubio (Team Movistar) a 27 secondi di ritardo da Del Toro. L’unico italiano nella top ten era Lorenzo Fortunato (Team XDS Astana), ottavo a 38 secondi di ritardo da Del Toro, alla prima vittoria stagionale. Adesso tutte le attenzioni degli appassionati si concentreranno nel week end quando la Milano – Sanremo, prima Monumento del 2025, infiammerà la riviera ligure.

Antonio Scarfone

Isaac del Toro vince la Milano - Torino 2025 (foto: Getty Images)

Isaac del Toro vince la Milano - Torino 2025 (foto: Getty Images)

UNA STAGIONE UAE – 15 MARZO 2025: 6a TAPPA TIRRENO-ADRIATICO

ottobre 30, 2025 by Redazione  
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Juan Ayuso è annunciato da tempo con uno dei grandi favoriti per la vittoria finale al Giro d’Italia. Mancano ancora due mesi alla Corsa Rosa ma il corridore spagnolo dimostra che le speranze in lui non sono mal riposte e si impone nella principale corsa a tappe italiana dopo il Giro, la Tirreno-Adriatico. Sua la vittoria nella tappa più impegnativa, la sesta con arrivo in salita a Frontignano, con la conquista della maglia azzurra di leader della classifica che vestirà anche 24 ore più tardi al termine della conclusiva frazione di San Benedetto del Tronto

AYUSO SENZA RIVALI ALLA TIRRENO-ADRIATICO, VITTORIA NELLA TAPPA REGINA E IPOTECA NELLA CORSA DEI DUE MARI

Juan Ayuso (UAE Emirates XRG) si va a prendere l’arrivo in salita di Frontignano nella tappa regina della Tirreno Adriatico 2025, lo spagnolo finalizza il lavoro perfetto dei suoi compagni di squadra andando a vestire così la maglia azzurra, al secondo posto si piazza Tom Pidcock (Q36.5), terzo Jai Hindley (Red Bull-Bora-hansgrohe). Oggi classica chiusura a San Benedetto del Trono con l’arrivo destinato alle ruote veloci.

Da Cartoceto all’arrivo in salito di Frontignano la Tirreno Adriatico 2025 cercava il suo padrone visto l’esiguo vantaggio alla partenza di Filippo Ganna (Ineos Grenadiers) su Juan Ayuso (UAE Emirates XRG) in classifica generale. Ma prima della battaglia finale la tappa ha vissuto per buona parte dell’azione in fuga promossa da Samuele Battistella (EF Education – EasyPost) a cui si sono agganciati anche Gianni Vermeersch (Alpecin-Deceuninck), Andrea Vendrame (Decathlon Ag2r La Mondiale Team), Jasper Stuyven (Lidl-Trek), Andrea Pietrobon (Team Polti VisitMalta) e Magnus Cort (Uno-X Mobility). Non gente qualunque ma atleti che ben sanno leggere ed interpretare la possibilità di vittoria di una tappa, per loro la speranza è corsa nella corsa. Il gruppo inizialmente lascia fare tanto che il rallentamento del gruppo dei migliori fa si che nasca un contrattacco grazie a Benjamin Thomas (Cofidis) e Chris Hamilton (Team Picnic PostNL) che nell’arco di una ventina di chilometri rientrano sui battistrada, altri nuovi buoni che alimentano la speranza di buona riuscita della fuga. Il gruppo dopo la prima ora di corsa scivola a 3’ di ritardo, a questo punto i primi movimenti in testa a chi insegue sono svolti dalla Q36.5 Pro Cycling e dalla UAE Team Emirates – XRG ma nonostante ciò l’andatura resta bassa, a testimonianza del fatto che a 100 Km di gara il vantaggio è salito a 4’:30”. Il discorso cambia con l’arrivo in testa del plotone della Red Bull – Bora – hansgrohe ed infatti al traguardo volante di Pieve Torina gli inseguitori rosicchiano quasi una trentina di secondi. La tappa non vive di forti emozioni, se non all’attacco della salita finale con i battistrada che vi arrivano con solo 1’ di vantaggio, a dar man forte all’inseguimento anche il contributo della Bahrain-Victorious che aggredisce in testa la salita che porta all’arrivo, la fuga inizia così a perdere speranze e uomini, infatti i primi ad alzare bandiera bianca sono Andrea Pietrobon e Benjamin Thomas al contrario Andrea Vendrame prova uno scatto in solitaria ma più per scuotere i compagni di avventura rimasti, all’italiano non risponde nessuno e viene subito riassorbito poco dopo. Il gruppo dei migliori è ora tirato da Isaac del Toro (UAE Emirates XRG) che con un gran ritmo recupera secondi preziosi per un gruppo che inizia a perdere i velocisti. L’azione del messicano prosegue fino ai 4 chilometri dall’arrivo, il testimone è preso dal compagno di squadra Juan Ayuso (UAE Emirates XRG) che si porta prima in testa e subito dopo piazza il primo scatto, allo spagnolo si francobollano Tom Pidcock (Q36.5), Jai Hindley (Red Bull-Bora-hansgrohe) e Mikel Landa (Soudal Quick-Step). Restano più indietro invece Antonio Tiberi (Bahrain Victorious), Derek Gee (Israel-Premier Tech) e Ben Healy (EF Education-EasyPost). La maglia azzurra di Filippo Ganna (Ineos Grenadiers) scivola in fondo al gruppetto rimasto, per staccarsi poco dopo e salire del proprio passo. In testa Ayuso mette giù uno scatto, poi un secondo ed un terzo, al quarto lo spagnolo fa il vuoto quando mancano poco più di 2 Km all’arrivo. Il talento della UAE Emirates XRG va via tutto solo ed alza le braccia al cielo in cima a Frontignano, Pidcock chiude secondo insieme a Hindley, distanziati di 13”, due secondi dopo arriva Mikel Landa (Saudal – Quick Step) mentre Tiberi e Gee chiudono a 20”. L’ex maglia azzurra arriva a 50” e, nonostante ciò, riesce a conservare la terza posizione in classifica generale che vede Ayuso nuova maglia azzurra seguito da Antonio Tiberi Bahrain-Victorious a 37”, Filippo Ganna (Ineos Grenadiers) appunto è terzo a 38”, quarto Derek Gee (Israel Premier Teck) a 42” mentre in quinta posizione troviamo Jai Hindley (Red Bull-Bora-hansgrohe a 53”. Classifica generale che sostanzialmente resterà invariata quest’oggi dopo l’arrivo classico a San Benedetto del Tronto che chiama all’appello i velocisti.

Antonio Scarfone

Juan Ayuso esulta a Frontignano, sua la tappa regina della Tirreno Adriatico 2025 (Photo credit: Getty Images)

Juan Ayuso esulta a Frontignano, sua la tappa regina della Tirreno Adriatico 2025 (Photo credit: Getty Images)

ACUTO DI CARUSO, RUI COSTA SECONDO: IL RUGGITO DEI VECCHI LEONI ALLA VUELTA A BURGOS

agosto 8, 2025 by Redazione  
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Nella quarta tappa della Vuelta a Burgos trionfa il nostro Damiano Caruso, corridore che, nonostante pochissime vittorie in carriera (quella odierna è l’ottava) e un’età che sfiora ormai i 38 anni, è tra i più forti specialisti delle corse a tappe in attività, ancora quinto nel Giro di quest’anno. Alle sue spalle si piazza un altro veterano, il portoghese Rui Costa. Nulla cambia nella classifica generale, in attesa del gran finale di domani.

La partenza della quarta tappa della Vuelta a Burgos viene data poco mezzogiorno e mezzo dal paesino di Doña Santos e, dopo molti giri sulla meseta che si stende a sud del capoluogo, a circa 1000 metri di quota, il percorso affronta l’Alto del Collado de Vilviestre (5.3 km al 3.8%), GPM di 3a categoria, dopo 121 chilometri e poi, dopo 152, l’Alto del Cargadero (7.6 km al 2.9%, inclusi due di falsopiano), pure GPM di 3a categoria. Dopo 11 chilometri dalla cima di quest’ultimo GPM e 163 complessivi la tappa si concluderà nel paese di Regumiel de la Sierra, a est di Burgos.
Stamane è in maglia viola il giovane neoprofessionista francese Léo Bisiaux (Decathlon AG2R La Mondiale Team), vincitore della tappa di ieri; secondo a 22 secondi è il nostro Giulio Pellizzari (Red Bull – BORA – hansgrohe) e terzo a 26 secondi è il grande favorito della corsa, il messicano Isaac del Toro (UAE Team Emirates – XRG); più indietro gli altri grandi nomi in gara: il colombiano Egan Bernal (INEOS Grenadiers) decimo, il nostro Giulio Ciccone (Lidl – Trek) sedicesimo, lo spagnolo Mikel Landa (Soudal Quick-Step) trentesimo dopo il fallimento del suo attacco nella tappa di ieri. Non parte il colombiano Nairo Quintana (Movistar Team), da anni sul viale del tramonto e in passato vincitore due volte di questa corsa. Tutta l’attenzione è comunque rivolta alla rivelazione di questa Vuelta, il francese Bisiaux, che oggi dovrebbe difendere il primato in classifica per poi giocare tutte le sue carte nell’ultima, e decisiva, tappa di sabato.
Un serie di attacchi e contrattacchi, nelle fasi iniziali della tappa, non ottengono alcun risultato, finché, dopo una ventina di chilometri, sette corridori riescono a prendere un buon vantaggio. Sono tutti uomini di secondo piano, tranne due veterani carichi di allori e ormai prossimi ai quanrant’anni: il nostro Damiano Caruso (Bahrain – Victorious) e il portoghese Rui Costa (EF Education – EasyPost), entrambi troppo attardati in classifica generale per sperare di portarsi nelle prime posizioni. Il vantaggio del gruppetto tocca anche i cinque minuti, poi inizia a scendere nel corso della seconda metà della tappa e all’inizio del primo GPM si è ridotto a circa tre minuti e mezzo. Nonostante una temperatura che supera i 30 gradi e che si avvia a toccare i 40 la velocità è altissima, con una media che sfiora i 50 km/h e il gruppo spesso molto allungato in attesa delle salite finali. La prima ascesa, comunque, non provoca alcuna selezione e allo scollinamento (dove Caruso passa per primo) il vantaggio dei fuggitivi, nessuno dei quali ha ceduto sulla salita, rimane immutato. Ai piedi dell’Alto del Cargadero, quando mancano solo 20 chilometri al traguardo, il gruppetto mantiene tre minuti sul gruppo, vantaggio che dovrebbe bastare a far vincere la tappa a uno di loro. Infatti, già all’inizio della salita, è Caruso a tentare l’azione solitaria e a sgretolare senza difficoltà il resto del gruppetto, mentre nel plotone, pure allungato, nessuno si muove. L’azione del corridore italiano fa il vuoto: Caruso passa per primo anche sul secondo GPM, dove i primi inseguitori transitano con 1’20” di ritardo; il gruppo, che sta recuperando su questi ultimi, ha ancora più di tre minuti da recuperare. Nessuno dei primi in classifica si è mosso, nessuno si muove nella successiva discesa e Caruso non ha il minimo problema ad arrivare da solo sul traguardo di Regumiel de la Sierra. Alle sue spalle si piazza secondo, regolando in volata gli altri reduci della fuga, proprio Rui Costa, con un distacco di 1’26”; terzo è l’altro portoghese Rui Oliveira (UAE Team Emirates – XRG). Il gruppo arriva dopo 3’15” e nulla cambia nelle varie classifiche, con Bisiaux sempre al comando della generale, di quella a punti (ma Caruso è ora secondo a soli due punti) e di quella dei giovani, mentre lo spagnolo Carlos García Pierna (Burgos Burpellet BH), che ancora gode dei frutti raccolti con la lunga fuga della tappa inaugurale, comanda quella degli scalatori. Domani la Vuelta a Burgos si conclude con una tappa davvero impegnativa, che presenterà un arrivo in salita classificato Hors Catégorie ai laghi di Neila, a quasi 1900 metri di quota. Vedremo tra 24 ore se Bisiaux è davvero un corridore di razza o se uno dei grandi favoriti – Ciccone, Bernal, Landa e soprattutto Del Toro – riuscirà a conquistare il gradino più alto del podio.

Andrea Carta

Caruso vince la quarta tappa della Vuelta a Burgos (foto Fernando Miguel)

Caruso vince la quarta tappa della Vuelta a Burgos (foto Fernando Miguel)

LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): CHINON – CHÂTEAUROUX

luglio 13, 2025 by Redazione  
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Un’altra volata si staglia all’orizzoonte, stavolta al termine di una tappa ancora più piatta di quella disputata ieri

Se la tappa di ieri si poteva definire facile per quella odierna…. abbiamo esaurito gli aggettivi. Quella che si disputerà oggi sarà la più semplice dell’edizione 2025, l’unica tra quelle in linea (l’altra era la cronometro di Caen) a non proporre nemmeno un Gran Premio della Montagna, pur non essendo del tutto liscia. I circa 1000 metri di dislivello giornaliero si spiegano con il fatto che nei primi 85 Km si dovranno superare modestissimi saliscendi, poi sarà solamente pianura e questo è un fatto abbastanza raro al Tour. Gli ultimi chilometri, inoltre, si annunciano come i più veloci e snelli di questa edizione per la presenza di due lunghi rettilinei. Il primo misurerà ben 12 Km (a parte l’interruzione all’altezza di una rotatoria) e terminerà a 4 Km e mezzo dall’arrivo, già all’interno dell’abitato di Châteauroux, dove tre rotatorie e otto curve condurranno verso l’altro rettilineo, lungo un chilometro e mezzo e al termine del quale sarà collocato il traguardo. A voler cercare il proverbiale pelo nell’uovo è proprio all’inizio di quest’ultimo rettilineo, introdotto da una curva a gomito, che si trova il tratto più difficile per i naturali favoriti alla vittoria finale, perchè nelle prime centinaia di metri propone una leggera pendenza che potrebbe essere fatale a qualche velocista. Per il vincitore ci sarà poi l’onore di affiancare il proprio nome a quello di Mark Cavendish, che proprio su questo traguardo il 9 luglio del 2008 ottenne la prima delle sue 35 vittorie al Tour, record che lo sprinter britannico oramai ex corridore ha raggiunto lo scorso anno, superando di un successo il precedente primato detenuto dal grande Eddy Merckx.

METEO TOUR

Chinon: nubi sparse, 31°C (percepiti 30°C), vento moderato da SO (10-25 Km/h), umidità al 35%
Châtellerault (Km 46.2): nubi sparse, 31°C, vento moderato da SO (13-30 Km/h), umidità al 38%
Martizay (Km 78.3): nubi sparse, 31°C, vento moderato da SO (14-31 Km/h), umidità al 36%
Saint-Lactencin (Km 139): nubi sparse, 31°C, vento moderato da O (14-31 Km/h), umidità al 35%
Châteauroux: nubi sparse, 31°C, vento moderato da O (16-36 Km/h), umidità al 34%

GLI ORARI DEL TOUR

13.00: inizio diretta su Eurosport
13.25: partenza da Chinon
13.55-14.00: traguardo volante di La Belle Indienne
14.45: inizio diretta su Rai2 (preceduta dalla diretta del Giro d’Italia Women, dalle ore 14)
17.05-17.30: arrivo a Châteauroux

LA FOTORICOGNIZIONE DEL FINALE

http://www.ilciclismo.it/2009/?p=79247

RASSEGNA STAMPA

Italia

Capolavoro Milan! Sprint da campione al Tour, l’Italia rompe un digiuno lungo 113 tappe

Gazzetta dello Sport

Slovenia

Milan je poravnal račune. Pogačar ostaja rumen – Med italijansko sušo so slovenski asi dobili 23 etap (Milan pareggia i conti. Pogačar resta giallo – Durante la siccità italiana, gli assi sloveni hanno vinto 23 tappe)

Delo

Danimarca

Italianer spurter sig til sejr på begivenhedsfattig etape (L’Italia vola verso la vittoria in una tappa senza incidenti)

Jyllands-Posten

Francia

Milan sans rival à Laval – Milan, la gueule d’une superstar – Agressivité et flexibilité, le cocktail de Milan (Milan senza rivali a Laval – Milan, il volto di una superstar – Aggressività e flessibilità, il cocktail di Milan)

L’Équipe

Regno Unito

Milan powers to stage eight sprint win to keep green jersey (Milan vince l’ottava vittoria in volata e conserva la maglia verde)

The Guardian

Spagna

El esprint del gigante verde (Lo sprint del gigante verde)

AS

Portogallo

Jonathan Milan interrompe jejum italiano no Tour (Jonathan Milan interrompe il digiuno italiano al Tour)

Público

Belgio

Wout van Aert gaat het duel aan, maar de groene trui is te sterk: Jonathan Milan sprint oppermachtig naar de zege in Laval (Wout van Aert accetta la sfida, ma la maglia verde è troppo forte: Jonathan Milan sprinta alla grande verso la vittoria a Laval)

Het Nieuwsblad

Paesi Bassi

Jonathan Milan verslaat Wout van Aert in massasprint en wint achtste etappe in Tour de France (Jonathan Milan batte Wout van Aert in volata e vince l’ottava tappa del Tour de France)

De Telegraaf

Germania

Milan beendet Italiens Durststrecke bei der Tour – Ackermann im Massensprint Vierter (Milan interrompe il periodo di magra dell’Italia al Tour – Ackermann quarto nello sprint di gruppo)

Kicker

USA

Tour de France: Jonathan Milan wins Stage 8 in a sprint finish (Tour de France: Jonathan Milan vince l’ottava tappa in volata)

The Washington Post

Colombia

Tadej Pogacar, Jonas Vingegaard y Santiago Buitrago ‘sobrevivieron’ a los fuertes vientos en el Tour de Francia (Tadej Pogacar, Jonas Vingegaard e Santiago Buitrago sono sopravvissuti ai forti venti del Tour de France)

El Tiempo

Australia

Aussie Groves misses out on win at Tour de France (L’australiano Groves manca la vittoria al Tour de France)

The West Australian

TOURALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.

Ordine d’arrivo dell’ottava tappa

1° Jonas Rutsch
2° Mauro Schmid a 6′26″
3° Julian Alaphilippe s.t.
4° Michael Storer s.t.
5° Krists Neilands s.t.

Miglior italiano Davide Ballerini, 12° a 8′46″

Classifica generale

1° Mattéo Vercher
2° Jordi Meeus a 3′57″
3° Roel van Sintmaartensdijk a 4′32″
4° Yevgeniy Fedorov a 5′52″
5° Davide Ballerini a 6′13″

CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1985

Quest’anno ricorrono due anniversari: sono trascorsi 40 anni sia dall’ultima vittoria di un corridore francese al Tour (Bernard Hinault), sia dalla prima delle due vittorie di Maria Canins nella Grande Boucle riservata alla donne, uniche affermazioni italiane nel Tour Femminile. Riviviamo quelle giornata attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”

6 LUGLIO 1985 – 8a TAPPA: SARREBOURG – STRASBURGO (75 Km)

HINAULT DÀ UN GIRO A TUTTO IL TOUR

Nella cronotappa il francese stacca il secondo (Roche) di 2′20″

Ora è in maglia gialla con 2′32″ sul compagno LeMond – Male Visentini, scalatori ko

Il Château Raoul di Châteauroux e l’altimetria della nona tappa (www.lecolbert36.fr)

Il Château Raoul di Châteauroux e l’altimetria della nona tappa (www.lecolbert36.fr)

LA LIPPERT VINCE A TERRE ROVERESCHE, LA REUSSER RESTA IN ROSA: LA MOVISTAR DOMINA LA SESTA TAPPA DEL GIRO D’ITALIA WOMEN

luglio 12, 2025 by Redazione  
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La sesta frazione del Giro d’Italia Women 2025, da Bellaria Igea Marina a Terre Roveresche, si è rivelata tutt’altro che interlocutoria. Tra fughe, scatti e risposte da leader, la Movistar Team ha messo a segno un doppio colpo: la vittoria di giornata con Liane Lippert e la conferma in Maglia Rosa per Marlen Reusser. Una tappa dal profilo movimentato che, senza rivoluzionare la classifica generale, ha comunque ristretto il cerchio delle pretendenti alla corsa rosa, alla vigilia del temuto arrivo sul Monte Nerone.

Continua a far festa la Movistar al Giro d’Italia Women, grazie alla vittoria della tedesca Liane Lippert traguardo di Orciano di Pesaro, in comune di Terre Roveresche, dove difende la Maglia Rosa di Marlen Reusser. Sul traguardo di Orciano di Pesaro, in comune di Terre Roveresche, l’ex campionessa nazionale tedesca ha anticipato di pochi secondi le olandesi Pauliena Rooijakkers (Fenix-Deceuninck) e Shirin Van Anrooij (Lidl – Trek). Il gruppo delle big ha chiuso con 1′24″ di ritardo dopo un attacco di Elisa Longo Borghini (UAE Team ADQ) sui saliscendi del finale, tentativo che non ha colto imprerata l’elvetica Marlen Reusser (Movistar Team). La compagna di squadra della vincitrice di tappa ha così conservato la Maglia Rosa con distacchi immutati sulla Longo Borghini (2° a 16″) e sull’olandese Anna van der Breggen (Team SD Worx – Protime, 3° a ‘153″), mentre grazie al tempo conquistato grazie alla fuga odierno è risalita fino al quarto posto la Rooijakkers, ora distanziata di 2’03” dalla Maglia Rosa.
“È stata una giornata fantastica, mi sentivo bene e il team mi ha dato carta bianca — ha raccontato una sorridente Lippert —. Volevo ripagare la fiducia, e vincere su un tracciato simile a quello dell’anno scorso mi ha dato la spinta giusta. La Maglia Rosa resta il nostro obiettivo principale: siamo un gruppo unito e compatto, e per Marlen faremo tutto il necessario fino a Roma”.
Dal canto suo la Reusser ha sottolineato la buona gestione della corsa: “Mi aspettavo un attacco da parte di Elisa, ma ho reagito nel modo giusto. È stata una bella giornata per il team, e sono felice per Liane. Domani ci aspetta la salita del Monte Nerone: l’ho provata qualche mese fa, e sapere cosa ci aspetta può fare la differenza”.
La sesta tappa regala così alla Lippert la 54ª vittoria tedesca nella storia del Giro Women e il primo podio per Rooijakkers e Van Anrooij. Per il terzo anno consecutivo, è la Movistar a imporsi nella tappa numero sei della corsa rosa: dopo la Van Vleuten a Canelli nel 2023 e la stessa Lippert a Chieti nel 2024, il tris è servito.
Ora su affronterà la tappa più dura dell’edizione 2025, che scatterà da Fermignano per concludersi dopo 150 Km sul Monte Nerone. Il percorso prevede una sequenza di salite sempre più dure che culmina negli ultimi 8 chilometri con pendenze medie superiori al 9% e punte fino al 12%. Sarà la tappa chiave per la Maglia Rosa, e le scalatrici avranno l’ultima parola.

Mario Prato

Liane Lippert vince la sesta tappa del Giro dItalia riservato alla donne (foto Luc Claessen/Getty Images)

Liane Lippert vince la sesta tappa del Giro d'Italia riservato alla donne (foto Luc Claessen/Getty Images)

PHILIPSEN CENTRA IL TRIS A NÎMES, GIRMAY A TERRA, LA SFIDA PER LA MAGLIA VERDE SI RIAPRE

luglio 16, 2024 by Redazione  
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Japer Philipsen conquista la terza vittoria al Tour de France, pareggia i successi con Biniam Girmay (Intermarché – Wanty) e grazie alla sua Alpecin – Deceuninck, soprattutto a Mathieu Van Der Poel che lo ha lanciato al meglio verso il traguardo, riapre la lotta per la maglia verde, caduto poco prima dell’ultimo chilometro Girmay, al secondo posto arriva Phil Bahaus (Bahrain – Victorious), terzo invece un redivivo Alexander Kristoff Uno-X Mobility.

Riparte il Tour de France dopo l’ultimo giorno di riposo per l’ultima settimana, non partono, invece, le azioni di fuga ed il gruppo, di fatto, resta ancora in una condizione di “riposo” lungo i chilometri che da Gruissan portano a Nîmes. Non c’è nemmeno il tanto temuto vento, caratteristico di queste zone, a farsì la tappa diventi frizzante con la formazione dei ventagli. Tutti insieme appassionatamente per una tappa che non vede nessun allungo per quasi due ore di corsa. La velocità aumenta in testa al gruppo soltanto al traguardo con punti per la maglia verde, siamo al chilometro 96, la volata la vince Bryan Coquard (Cofidis), seguito da Jasper Philipsen (Alpecin – Deceuninck), terzo Anthony Turgis (Total Energies) mentre quarto la maglia verde Biniam Girmay (Intermarché – Wanty). Il belga rosicchia quattro punti all’eritreo che conserva un vantaggio rassicurante nella speciale classifica. Dopo la sfiammata dello sprint il gruppo si ricompone, la velocità diminuisce e ne approfitta Thomas Gachignard (TotalEnergies) guadagnando in poco tempo più di due minuti sul gruppo. Il ventitreenne francese transita per primo sull’unico GPM di quarta categoria di giornata, la Côte de Fambetou. Ai meno 25 chilometri dall’arrivo Gachignard viene ripreso con le squadre dei velocisti che iniziano il valzer delle cosuete operazioni in testa al gruppo per prendere le posizioni migliori e tenere al riparo il proprio uomo veloce. In particolare sia la Uno-X Mobility sia Lotto Dstny conducono il gruppo innalzando la velocità. Una serie infinita di rotonde costringe il gruppo a fare da elastico, i treni vanno a rimescolarsi continuamente in pratica fino ai meno 2 chilometri dall’arrivo. Poco prima del triangolo rosso dell’ultimo chilometro una caduta coinvolge Marijn van den Berg (EF Education – EasyPost) ma soprattutto Biniam Girmay, l’eritreo resta a dolorante a terra e taglierà il traguardo scortato da due compagni di squadra, si spera senza conseguenze, in attesa di notizie ufficiali dalla Intermarché – Wanty. A causa della caduta il gruppo si spezza, davanti sono abilissimi ed espertissimi come sempre gli Alpecin – Deceuninck a togliersi dai guai e condurre, così con la solita eccezionale spaarata di Mathieu Van Der Poel, jasper Philipsen a conquistare il suo terzo successo al Tour de France 2024, il belga vince facile su Phil Bahaus (Bahrain – Victorious) e su Alexander Kristoff (Uno-X Mobility), quarto posto per Sam Bennet (Decathlon AG2R La Mondiale Team), quinto per Wout van Aert (Team Visma | Lease a Bike) rimasto un pò chiuso nel finale. Si riapre quindi la sfida per la classifica della maglia verde che vede sempre al comando Girmay segue Philipsen con soli 32 punti da recuperare. Nulla cambia, invece, in classifica generale con Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) sempre in maglia gialla. Domani tappa numero 17 da Saint Paul Trois Châteaux a Superdévoluy verso l’arrivo ben tre GPM di seconda, prima e terza categoria, concentrati nei 40 Km finali, che possono prevedere delle imboscate tra gli uomini di classifica.

Antonio Scarfone

Jasper Philipsen (Alpecin - Deceuninck) fa tris a Nimes (Photo Credit: Getty Images)

Jasper Philipsen (Alpecin - Deceuninck) fa tris a Nimes (Photo Credit: Getty Images)

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