EROS POLI, MONSIEUR VENTOUX
luglio 25, 2009 by Redazione
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QUEL TOUR DI 15 ANNI FA……
Il 18 maggio del 1994 il Tour ci regalò una di quelle pagine che non si dimenticano. Un Don Chisciotte italiano sfidò i mulini a vento del Ventoux. La tenzone tra il Gigante di Isola della Scala e il “collega” provenzale è vinta da Eros Poli, che aveva intrapreso una fuga “pazza”, scaturita da una provocazione in corsa. Fu l’inizio di un assolo, la cui musica continua a suonare nelle nostre orecchie, fu il primo italiano a “domare” il capriccioso monte calvo.
E’ stato definito in vari modi, il Mont Ventoux.
Per Roland Barthes, il famoso semiologo francese, era il Dio del Male cui bisognava dedicare sacrifici; Gian Paolo Ormezzano ha definito “marcia della morte” la salita della montagna provenzale; Joseph Grooussard, velocista transalpino degli anni ‘60, disse che era meglio disputare cinquanta sprint piuttosto che scalare il Ventoux.
Luison Bobet l’aveva domato, nel 1951, ma nella notte successiva avrebbe confessato al fratello che era letteralmente distrutto. Kubler l’aveva sottovalutato, il monte calvo, e quasi ne uscì pazzo dopo averlo scalato, tant’è che il giorno dopo avrebbe abbandonato il Tour e il ciclismo.
Merckx fece l’impresa al Tour del 1970, ma ci volle la maschera d’ossigeno per farlo respirare dopo l’arrivo.
Simpson morì lassù, in un torrido pomeriggio di luglio.
Poi c’è chi sul Ventoux ha lasciato il segno: Charly Gaul, nella cronoscalata del ‘58; Thevenet, nel ‘72, e Marco Pantani nel 2000, al termine di quella volata con Armstrong che fa discutere ancora oggi.
Da quando Luciene Lazarides vi transitò in vettà per primo alla Grand Boucle – era il 1951- il Ventoux ha sempre rappresentato qualcosa di più di una difficile ascesa.
Nel 1994 la salita battuta dal mistral, in quel paesaggio lunare unico al mondo, era stata inserita nell’undicesima tappa, prevista da Montpellier a Carpentras.
Una cavalcata di 231 Km nel Midi della Francia, un antipasto delle salite alpine che sarebbero state affrontate dall’indomani.
Era un lunedì quel giorno, il 18 luglio.
Non faceva neppure notizia quella tappa, oscurata dai titoli e dai commenti dedicati alla finale di coppa del mondo di calcio che si era disputata il giorno prima a Los Angeles.
Le lacrime di Baresi, il rigore sbagliato di Baggio, la sconfitta con il Brasile: di questo si discuteva, più della posizione in classifica di Pantani, a quasi dodici minuti da Indurain. Il Ventoux era collocato lontano dall’arrivo e una possibile fuga del romagnolo doveva confrontarsi con troppi chilometri prima della conclusione nella città di Carpentras.
Probabile una fuga di comprimari, dunque, destinata a infrangersi sulle rampe terribili di quella salita che, inutile nasconderlo, non lasciava tranquilli i corridori.
Magari ci avrebbe provato Virenque, secondo in classifica, ad infiammare gli animi dei suoi connazionali.
Dopo sessanta chilometri percorsi in gruppo si sgancia Eros Poli.
Il granatiere (è alto quasi due metri e pesa ottantaquattro chili) della Mercatone Uno aumenta rapidamente il suo vantaggio. E’ un ottimo passista, ma la sua fuoriuscita dal plotone non impressiona nessuno.
Ci aveva già provato nella tappa di Futuroscope, senza successo, perché erano andati a riprenderlo.
Il suo tentativo di giornata appare ancora più velleitario, non solo per la distanza dall’arrivo, ma soprattutto perche c’è da scalare il Ventoux.
Il vantaggio di Poli cresce rapidamente e anche questo fatto non stupisce.
L’atleta veronese è un ottimo passista, è stato medaglia d’oro nella cento chilometri a squadre dieci anni prima, alle olimpiadi di Los Angeles e a Villach, tre anni dopo, ha conquistato la maglia iridata nella stessa specialità.
Pedalare a ritmo elevato per tanti chilometri non lo spaventa di certo, ma sulle salite è un’altra cosa.
Lui è abituato a percorrerle nel gruppo dei velocisti, con un occhio al tempo massimo: potrà arrivare anche ai piedi del Ventoux, certamente, ma il suo tentativo è destinato a spegnersi lungo la terribile ascesa.
Semmai si discute di quello che potrà accadere tra i pretendenti alla maglia gialla: se Indurain riuscirà a difendersi, se Pantani e Virenque proveranno ad attaccarlo.
Nessuno si preoccupa, nel gruppo, e il vantaggio aumenta a dismisura: cinque, dieci, venti minuti.
I più sono scettici: nella tappa di Futuroscope aveva accumulato un vantaggio di oltre diciotto minuti, ed era stato ripreso dopo 166 Km di fuga. Il tentativo odierno pare la replica di quello, sfortunato, vissuto solo qualche giorno prima.
Il Ventoux si avvicina e all’attacco della salita il veronese ha quasi venticinque minuti di vantaggio. A quel punto qualcuno comincia a chiedersi: “E se Poli ce la facesse?” “No, non ce la può fare; vedrete, in salita si pianterà”
Lungo la salita Poli arranca mentre dietro comincia la bagarre. Pantani scatta portandosi dietro Leblanc, che per un po’ resiste allo slancio del romagnolo.
All’altezza dello Chalet Reynard, a quota 1400, un quarto d’ora di vantaggio è gia sfumato, e la salita è ancora lunga.
Il fuggitivo continua a pedalare, ma il vantaggio evapora. Potrebbe piantarsi da un momento all’altro e la sua sarebbe comunque una bella impresa, una sfida quasi vinta.
Quando Poli è in vista dell’osservatorio, ha ancora cinque minuti di vantaggio.
E’ l’ultimo sforzo, perchè dalla cima mancheranno trentun chilometri al traguardo.Si tratta di gestire quell’ultimo tratto e allora Poli fa appello a tutte le energie che gli sono rimaste.
L’afa è insopportabile, da togliere il fiato, ma il Ventoux, per una volta, è benigno con chi lo ha trattato con rispetto. Non è stata aggredita, la montagna della Provenza, e sa ricompensare chi le si è avvicinato con coraggio.

Eros Poli nell'infernale pietraia del Ventoux (nuke.eros-poli.com)
Lassù, dove erano passati davanti a tutti Jean Robic e Julio Jimenez, gente che dava del tu alle salite più impervie, scollina un gigante, e non solo in riferimento alla sua mole.
” Allez, Polì!”, lo incoraggia il popolo del Tour, incredulo e nello stesso tempo affascinato da quell’impresa.
Scattano i cronometri al suo passaggio e ormai tutti fanno il tifo per lui.
Pantani è secondo a quattro minuti e trentacinque secondi; Indurain e gli altri a più di sei.
Il romagnolo si rialza in discesa, e aspetta gli altri.
E’ fatta, per Poli. Ormai non lo prendono più, il veronese. Rispetto alla fatica devastante patita in salita, sembra quasi una passeggiata la discesa su Carpentrars.
Arriva da solo, dopo una fuga di 171 Km e da quel momento entra nella leggenda del Tour.
Dopo tre minuti e trentanove secondi arrivano Pantani, Virenque e tutti i migliori, ma le attenzioni sono puntate sul gigante di Isola della Scala. La fuga di Futuroscope gli aveva regalato un momento di notorietà, ma oggi è diverso, è l’eroe del Ventoux.
A chi gli chiede – e sono in tanti – il perché di quella fuga ai limiti della pazzia, Poli fornisce una spiegazione curiosa. Era uscito dal gruppo per appartarsi a fare pipì quando ha visto lo svizzero Jaermann che scattava. Non aveva sopportato che un altro corridore della Gb Mg – la squadra che si era dannata l’anima per andare a riprenderlo quando era in fuga qualche giorno prima – lo seguisse anche in bagno.
E, pur riconoscendo che la scalata in solitaria del Ventoux non lo aveva lasciato indifferente, spiega il suo segreto: gli restavano poco più ventitrè minuti di vantaggio all’attacco della salita e facendo un rapido calcolo aveva preventivato di perdere non più di 1’15’’ per ogni chilometro, secondo quelle regole che i velocisti osservano per non finire fuori tempo massimo.
Stavolta, però, le posizioni si sono rovesciate. Poli non era nella rete dei velocisti: era davanti a tutti, sul Ventoux.
E’ il personaggio del giorno, Eros “Polì”. Per Leblanc, il direttore del Tour de France, che lo ringrazia per quello che ha fatto, diventa un vero e proprio eroe.
Il ragazzo che in Australia correva tra i dilettanti prima di diventare un punto di forza del quartetto azzurro nella cento chilometri mai avrebbe pensato che la sua fama sarebbe rimasta legata alla montagna cara al Petrarca.
Da allora è diventato Monsieur Ventoux.
Mario Silvano
IL SIGNORE IN GIALLO
luglio 20, 2009 by Redazione
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QUEL TOUR DI 15 ANNI FA……
Torniamo indietro nel tempo per riassaporare un’altra pagina del Tour del 1994. Tre giorni dopo l’episodio di Armentières, la Grande Boucle sbarca nella terra d’Albione con una classifica generale rivisitata dalla cronosquadre di Calais, che ha lanciato nei piani alti i corridori della GB-MG. Museeuw è maglia gialla e, tra gli uomini di Ferretti, c’è anche, ben posizionato, l’italiano Flavio Vanzella. Sarà lui il protagonista principe della due giorni britannica: mandato in avanscoperta per difendere il capitano, finirà per disarcionarlo dalla testa della classifica, conquistando un’insperata maglia gialla. Un’azione che premia un lavoratore del pedale, un uomo costretto dalle circostanze a stazionare sempre dietro le quinte delle corse, ma che crea anche una spaccatura in seno alla squadra. Museeuw non gradisce e non ne fa mistero: quando la maglia del trevigiano sarà messa in pericolo, non muoverà un dito per salvarlo. E così, al rientro in Francia, se la vedrà sfilare da Yates, tra l’altro con gran scorno degli inglesi che avrebbero preferito un connazionale in giallo sulle strade di casa.
Indossare anche solo per un giorno la maglia gialla è sempre stato motivo di enorme soddisfazione per tutti quei corridori che, nella lunga storia del Tour de France, si sono trovati in vetta alla classifica della più importante corsa a tappe del pianeta.
E non solo per i campioni, candidati alla vittoria finale, ma soprattutto per quei ciclisti i quali – con un palmares scarno o addirittura inesistente – hanno avuto l’onore di vestire il simbolo del primato.
Spesso, anzi, l’essere stati maglia gialla ha costituito il momento più alto di una carriera fatta di sacrifici al servizio dei capitani, un vero e proprio lampo di gloria che, da solo, ripaga di tutte le fatiche del prezioso ma oscuro lavoro di coequipier.
E’ sempre stato così: si ricorda il giallo di Andrea Carrea, al Tour del 52 e quello di Guido De Prà, negli anni 60, cosi come si rammenteranno i giorni in giallo di Nocentini.
Alla vigilia della partenza del Tour del ‘94 Flavio Vanzella non avrebbe mai immaginato che gli sarebbe toccato tale privilegio.
Non perché l’atleta non ne avesse i numeri: tutti gli appassionati si ricordavano della medaglia d’oro ottenuta nella cento chilometri a squadre ai mondiali dell’87, un successo che lasciava presagire ottime cose nel mondo dei professionisti.
Quanto, piuttosto, perchè da quando – era l’89 – aveva fatto il salto di categoria, si era adattato ad un ruolo di gregario che non gli consentiva troppa libertà di movimento.
In più ci si era messa anche la sfortuna: una spalla rotta nel ‘92 e un’operazione all’ernia del disco nell’ottobre dell’anno successivo non gli avevano facilitato certamente le cose.
Se si considera, infine, che correva nello squadrone della GB – MG, accanto a gente come Museeuw , Richard e Sorensen, è evidente che non era lecito aspettarsi grandi cose.
Correre in una grande squadra, tuttavia, ha i suoi vantaggi.
La terza tappa del Tour di quell’anno, la cronosquadre Calais-Eurotunnel, aveva visto il successo della GB-MG. Museeuw aveva indossato la maglia gialla e Vanzella si era ritrovato al quarto posto nella generale, a ventidue secondi dal suo capitano.
Nella prova contro il tempo era stato tra i trascinatori della sua compagine e la posizione in classifica – davanti al campione del mondo Lance Armstrong – costituiva, per il trentenne corridore veneto, un riconoscimento delle sue capacità.
Il giorno successivo il Tour sarebbe sbarcato nel regno di sua maestà britannica con una tappa di 204 chilometri, da Dover a Brighton.
Grande entusiasmo e partecipazione da parte degli inglesi, che per un giorno avevano abbandonato la loro tradizionale flemma lasciandosi coinvolgere dal clima festoso della Grande Boucle.
La tappa è caratterizzata dalla lunga fuga dello spagnolo Cabello che, reduce da una squalifica per doping, vuole dimostrare di essersi lasciato definitivamente alle spalle la recente disavventura.
Al corridore iberico si accoda il francese Magnien e la loro galoppata verso il traguardo di Brighton pare non essere intralciata da altri.
La consegna di Vanzella è chiara. Da buon gregario deve a proteggere la maglia gialla di Museeuw , un ruolo che il veneto non si sogna di mettere in discussione.
Quando dal gruppo scattano De Clercq e Harmeling, Vanzella, incitato da Alberto Elli, si accoda ai due.
E’ chiara la tattica del d.s. Ferretti: un uomo della GB-MG deve entrare nella fuga per controllare gli attaccanti di giornata e attendere il prevedibile rientro del gruppo. E se questo non dovesse accadere la maglia gialla resterebbe comunque in casa, considerato il quarto posto in classifica di Vanzella.
All’inizio Flavio resta giustamente a ruota poi, approfittando di alcuni strappi, stacca i suoi compagni di avventura e si getta all’inseguimento della coppia di testa.
È un inseguimento che pare essere coronato dal successo ma, a quindici chilometri dal traguardo, Vanzella fora e Cabello – lontano appena quaranta secondi – diventa irraggiungibile.
Il portacolori della GB- MG procede in compagnia di Magnien e, a questo punto, la maglia gialla diventa un affare interno alla squadra italo-belga.
Museeuw non ama perdere il simbolo del primato per colpa di un gregario e mette i suoi fedelissimi a tirare.
Ci sono di mezzo anche gli abbuoni e il primo posto in classifica è una questione di secondi.
Cabello vince in solitudine e Magnien precede Vanzella sul traguardo, a venti secondi dallo spagnolo. Il gruppo è subito dietro, a trentatrè secondi.
La rimonta di Museeuw non è riuscita e i cronometristi fanno i conti: per quattro miseri secondi Vanzella è maglia gialla!
Quasi non ci crede, il veneto, ma la notizia crea maretta in casa GB-MG, un vero è proprio “affaire” interno alla squadra.
Di sicuro Museeuw non ha gradito e tiene il broncio: neppure degna di un saluto il veneto, colpevole di lesa maestà.
Anche il ruolo di Ferretti non appare limpidissimo. Vanzella ha parole di apprezzamento per il “sergente di ferro” il quale, prima della partenza della tappa, gli avrebbe detto di tenersi pronto a entrare nelle fughe. Nelle fughe, infatti, purchè (ma quello Ferretti non glielo deve aver detto) la maglia gialla restasse sulle spalle di Museeuw .
Dalle dichiarazioni del dopo corsa, infatti, il d.s. pare infastidito da quello che giudica un incidente di percorso e non lesina critiche al suo corridore, colpevole di non avere rispettato le regole di scuderia. “Una sciocchezza”, secondo lui, quello che ha combinato.
Ma che doveva fare, Vanzella? Rialzarsi e attendere il gruppo? Secondo Ferretti – che sembra aver dimenticato di essere stato anch’egli un gregario – parrebbe proprio di sì.
Forse alla vicenda non sono neppure estranei Cassani e Vona i quali si complimentano con il loro compagno di squadra: nel latente conflitto italo-belga stavolta l’hanno spuntata i corridori nostrani.
Il sogno in giallo dell’atleta veneto proseguirà anche il giorno successivo, nella seconda frazione britannica vinta da Minali.
Poi, al ritorno sul continente, perderà la maglia in Bretagna, nella tappa di Rennes. Un’inezia, sei secondi appena, ma il simbolo del primato finirà sulle spalle di Sean Yates.
E’ la vendetta di Museeuw che, stavolta, non ha messo alla frusta i suoi per raggiungere il gruppetto dei fuggitivi e che – soprattutto – non ha dimenticato lo sgarbo di due giorni prima.
Rientra nei ranghi, Vanzella, ma una soddisfazione se la toglie comunque: nella lunga crono di Bergerac precede il suo capitano di un secondo, giusto per ricordargli che non è un signor Nessuno e che se anni prima aveva vestito la maglia iridata nella cento chilometri a squadre non era stato per caso.
La carriera di Vanzella sarebbe proseguita sino al 1998, impreziosita dal successo nel Giro del Veneto del 1995 e, nello stesso anno, da una tappa nel Giro della Svizzera.
Però quei due giorni in giallo gli sarebbero rimasti nel cuore: le interviste, le foto, i baci delle miss, che momenti!
Oggi Vanzella è un apprezzato produttore di vini e se apre una bottiglia di Prosecco si ricorda di quando, sul palco della premiazione, stappava quella riservata al primo in classifica.
Preferisce il suo vino, s’intende, ma il sapore di quello champagne sorseggiato in terra britannica lo riconoscerebbe ancora oggi, a distanza di tanti anni: è il sapore della maillot jaune, il sapore del Tour.
Mario Silvano
ArMARCORD D’ARMENTIÈRES
luglio 13, 2009 by Redazione
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QUEL TOUR DI 15 ANNI FA……
Prima di tre puntate che ci faranno salire sulla macchina del tempo e tornare indietro di quindici anni, al Tour del 1994. Non vi parleremo, però, né della quarta vittoria di Miguel Indurain, né delle prime gesta di Pantani sulle strade di Francia. Nulla di tutto questo. Ci soffermeremo su tre episodi secondari, rimasti però ben impressi nella memoria di chi seguì quell’edizione. Una memoria che vi rinfreschiamo col racconto di quelle storie comprimarie, affidato alla penna del nostro storico Mario Silvano. Cominciamo narrandovi della tremenda volata – ecatombe di Armentières
*”A m’arcord” di darvi una spiegazione e di chiedere scusa ai romagnoli. Per creare l’assonanza con l’incipit di Armentières, abbiamo storpiato il titolo del capolavoro di Federico Fellini – aggiungendo una R dove questa non sussisteva – e con essa il noto intercalare dei romagnoli “a’marcord”, che in italiano vuol dire “io mi ricordo” (n.d.r.)
La prima tappa del Tour del 1994 doveva essere la festa dei velocisti e mancò poco che finisse in tragedia. E non a causa d’improvvisi cambi di traiettorie, di arrotamenti o di scorrettezze tra i corridori. Niente di tutto questo, perché – almeno per una volta – non si dovette discutere di responsabilità dei ciclisti.
E’ pur vero che negli sprint a ranghi compatti c’è sempre un po’ di pathos e cadute spettacolari non sono mai mancate nella storia del ciclismo e in particolare in quella del Tour, dove un successo di tappa è un gioiello da incorniciare e, per taluni, rappresenta la soddisfazione più grossa di una carriera.
Gomiti aperti e codate – quante se ne son viste! – ma quel giorno ad Armentières fu diverso.
C’era anche Abdoujaparov e la presenza del velocista uzbeko rimandava alla memoria quella caduta spettacolare sui Campi Elisi, nell’ultima tappa del Tour di tre anni prima, quando “Abdou”, scatenato e irruente come il solito, finì contro le transenne coinvolgendo nella caduta altri corridori.
In quel 1994 avevamo già assistito, in verità, a cadute spettacolari.
Nell’arrivo di Salamanca, al termine della prima frazione della Vuelta, Cipollini e Baffi si erano urtati durante la volata.
Il toscano era andato a sbattere contro le transenne e, dopo essere rovinato sull’asfalto, era rimasto svenuto prima di essere trasportato all’ospedale. Trauma cranico e costole rotte gli costarono la partecipazione al Giro e al Tour, compromettendogli la stagione.
E anche nella prima tappa del Giro d’Italia, un chilometro prima dell’arrivo in Via Indipendenza a Bologna, un corridore aveva sbagliato traiettoria provocando la caduta di ciclisti e spettatori.
Che ci fosse una sorta di maledizione che colpiva la prima tappa delle corse a tappe di quell’anno?
La risposta l’avremmo avuta sul rettilineo che immetteva in Place de Gaulle, dove si sarebbe conclusa la prima frazione del Tour de France.
Dopo duecento chilometri e cinque ore di corsa sotto la canicola, il gruppo si presentò compatto, secondo le previsioni della vigilia, all’ultimo chilometro della Lille – Armentières.
La proverbiale e tradizionale organizzazione del Tour sembrava non lasciare spazio a critiche di sorta. Quasi per sottolineare l’efficienza della “sua” corsa, Jean-Marie Leblanc rilevava che, per evitare possibili incidenti nel finale, le transenne sarebbero state diverse rispetto a quelle usate al Giro, con piedi d’appoggio meno sporgenti e, pertanto, meno pericolosi.
Come se ciò non bastasse negli ultimi trecento metri erano state appoggiate sopra le transenne delle placche metalliche: nessuna sporgenza avrebbe intralciato la sicurezza dei corridori.
Se fossero caduti, quindi, sarebbe stato affare loro, di quei funamboli che talvolta si dimenticavano di rispettare regole di bon ton negli ultimi metri di gara.
Quando la volata è lanciata, tutti i migliori sprinter sono nelle prime posizioni.
Il campione belga Nelissen scatta ai trecento metri finali. Abdoujaparov, che gli è a ruota, esce alla sua sinistra a centro strada.
I due sono lanciati in un appassionante testa a testa e, a cento metri dal traguardo – dopo una leggera curva sulla destra – si presentano praticamente appaiati. Nelissen, testa bassa sul manubrio, è vicino alle transenne, tanto vicino che nessuno alla sua destra può rimontarlo…..
Tra gli spettatori privilegiati della volata ci sono i poliziotti locali. Assistere ad una volata del Tour in prima fila non è cosa che capiti tutti gli anni. La consegna è stata chiara: devono stare incollati alle transenne, immobili, e saranno ricompensati da un’emozione unica.
Uno di loro si porta anche la macchina fotografica, perché una giornata cosi chissà quando ricapita: l’indomani sarebbe ritornato a dirigere il traffico, a fare contravvenzioni, ma avrebbe conservato un ricordo da mostrare in famiglia e agli amici.
Poi gli è stato ordinato di stare a cinquanta metri dall’arrivo, mica come quel collega relegato ai settecento finali che non potrà neanche immaginare com’era andata a finire.
Lui li vedrà i primi, vedrà il vincitore alzare le braccia al cielo, magari finirà pure in televisione.
Quando lo speaker annuncia che il gruppo è in prossimità del traguardo, il poliziotto non resiste. Ha la macchina fotografica, la estrae dalla tasca, si prepara a un’istantanea che potrà ingrandire e mettere in ufficio.
E’ pronto, ai cinquanta metri dalla linea d’arrivo.
La messa a fuoco è perfetta, il gomito allargato, il dito sul pulsante pronto a scattare.
Forse non ha mai assistito a una volata in vita sua e neanche immagina la velocità e l’agonismo che caratterizzano il finale a ranghi compatti di una tappa del Tour
Nelissen in quel punto è un missile: testa china sul manubrio, vicino alle transenne, non si accorge di quel tale in divisa. Il belga stringe appena sulla sua destra e l’urto è inevitabile: il poliziotto vola letteralmente per aria, vola Nelissen e dietro di lui Jalabert, Fontanelli e Gontchenkov cadono rovinosamente sull’asfalto.

La volata ecamtombe di Armentières (www.lesdessousdusport.fr)
Abdoujaparov schizza via e si aggiudica la tappa, ma poco importa chi abbia tagliato per primo il traguardo.
L’attenzione di tutti è concentrata su quanto appena accaduto, che ha dell’incredibile.
Ci sono corridori a terra, chiazze di sangue ovunque, si teme il peggio.
Jalabert ha sbattuto la faccia, gli incisivi sono schizzati via. Nelissen è immobile a terra (sarà solo trauma cranico, per fortuna), e accanto a lui c’è Fontanelli in lacrime, con la bici accartocciata e la nera impronta della moltiplica stampata sulla guancia.
Il replay della ripresa televisiva rivela che l’imprudente poliziotto, centrato da Nelissen come un birillo e prontamente rialzatosi, era stato nuovamente investito da un altro corridore.
Un suo collega, con un balzo felino, era riuscito a superare le transenne evitando un ulteriore, rovinoso impatto.

Le conseguenze della caduta su Jalabert (www.lesdessousdusport.fr)
Tour finito dunque per Jalabert che, reduce da sette successi alla Vuelta, contava di ben figurare nella corsa di casa. Così come per Nelissen, costretto a rinunciare alla lotta per la maglia verde che, alla fine, sarebbe andata sulle spalle di Abdoujaparov.
Si accendono le polemiche nel dopo corsa e Giancarlo Ferretti si toglie qualche sassolino dalla scarpa, tirando le orecchie agli organizzatori del Tour.
Il giorno successivo ci sarebbe stato un altro arrivo volata – senza poliziotti, stavolta – e Fabiano Fontanelli, tutto lividi ed escoriazioni ma per nulla intimorito da quanto accaduto, si sarebbe piazzato al nono posto.
Si sa, i velocisti hanno sette vite.
Mario Silvano
EVenti di Tour
luglio 6, 2009 by Redazione
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A costo d’esser ripetitivi (un’attenta cronaca la trovate più in basso a firma di Matteo Novarini) vogliamo evidenziare un evento che tra due settimane, forse, evocheremo come cruciale nell’economia di questa Grande Boucle, che ha fruttato 40” ad Armstrong e Cancellara grazie all’affondo del Team Columbia.
Essendo il povero Eolo troppo inflazionato, per stigmatizzare il “drole d’étape” odierno scegliamo ben altra mitologia. Tolkien indicava in Manwe il Signore del Respiro, il cui diletto, come si legge dal Silmarillion, “sono i venti e le nuvole e tutte le regioni dell’aria”. Oggi, Manwe s’è palesato in Camargue, terra di tori e fenicotteri, di nulla e di acque morte, spazzata all’improvviso da un vento che scrosta la stantia patina di diplomazia al Tour, denudando ambizioni, gerarchie, debolezze.
33km all’arrivo. Il vento spira contrario al senso di marcia d’un gruppo sonnolento, trascinatosi tra stagni e lavanda con la voglia d’un proscritto. In fondo alla via s’intravede secca una curva a destra. Può persino darsi la strada si restringa. Da lì, il vento batterà da sinistra e per almeno due chilometri, dritti come un’alabarda. La muta di levrieri della Columbia lo sa bene.
Anche Lance Armstrong lo sa. O forse no però il suo fiuto, la sua esperienza, la sua (diciamolo) classe gli fa intuire come in pentola stia bollendo qualcosa di grosso. Rimonta da dietro. Sfiora l’ignaro Contador. Piglia la curva all’interno. In un batter di ciglia si trova nel salotto buono. Lo sta imitando, pur con traiettoria diversa, esterna, Cancellara.
La Columbia apre il gas, piazzandosi a ridosso del margine destro della carreggiata, per lasciare minor spazio possibile a chi succhia le ruote per ripararsi. Il gruppo si spezza. Ma non in punto qualsiasi. La giuntura cede in corrispondenza d’una chiazza turchina, d’una danza familiare. È quella di Contador. Tranquilli, ha al fianco due compagni di squadra che lesti chiuderanno il buco. E invece no. I due gregari si spostano. Contador si guarda spaesato intorno. Il buco si dilata. La mandria di levrieri si invola. Guadagna 40”. Ma con loro c’è il lupo, Lance Armstrong.
Manwe, il Signore del Respiro, l’ha fatta grossa. La magnitudo della sua scossa non sta nella prevedibile volata vincente del Vampiro Cavendish, non nella maglia gialla consolidata da Cancellara, non nelle briciole guadagnate da Kirchen e Gerdemann in classifica. Sta invece nell’aver appena fatto esplodere l’Astana che ha lasciato da solo il capitano annunciato, Contador, davanti al suo Moloch, quell’Armstrong non solo in fuga ma che piazza Popovich e Zubeldia a dar man forte ai Colombi di Cavendish. Il pistolero che sussurrava ai canarini sarà costretto a smettere la maschera gentile per scaricare senza pietà (e senza alleati) la sua colt.
Un altro viandante dall’ego smisurato uscito rafforzato dal golpe dei Colombi è Cancellara. Nei suoi sogni ci sono i Campi Elisi colorati di giallo. Smetterà prima la cotta dorata ma è su questo che si interroga, agli aruspici chiedendo un segnale se mai potrà vincere un Tour. Passerà indenne il primo arrivo in salita? C’è chi già lo dava sulla Terra dopo la cronosquadre ma con un vantaggio robusto, un percorso favorevole (saliscendi all’inizio su strade secondarie, poi drittoni sulla statale verso Montpellier) e rivali stanchi (Columbia) o spaccati (Astana) dovrebbero rafforzarne il primato.
Inciso: il numero di Cancellara e Armstrong (rimonta da dietro prima della curva) è da nostromi navigati e “degno di pieno teatro”: anche in questi piccoli gesti s’intravede la statura del campione. O forse, coi tempi che corrono, soprattutto.
Questa folata d’imprevedibilità ha tirato su di morale un Tour partito in sordina e inconsueto nell’inscenare partenze incipriate come in questi due giorni, pur al netto dell’asfissiante cayenna. Ebbe a dire Levi Leipheimer: “Il vento è un elemento cruciale nelle corse: in Italia succede una volta ogni dieci anni che il gruppo si spacchi per il vento, in Francia il rischio c’è sempre”. Noi aggiungiamo alla citazione dell’americano una buona dose di “controllo burocratico” della corsa. A rendere la Grande Boucle la corsa più dura al mondo tutto fa brodo, Manwe compreso.
Federico Petroni
TOUR DE FRANCE 2009 – IL VADEMECUM
luglio 2, 2009 by Redazione
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Ecco il vademecum sul Tour 2009, per sapere proprio tutto sulla prossima edizione della Grand Boucle: orari, luoghi, velocità, traguardi volanti e GPM. Un “bigino” in piena regola, corredato dalla segnalazione dei siti che le amministrazioni comunali coinvolte dal percorso hanno approntato.

La planimetria del tour 2009
Sito ufficiale del Tour de France: http://www.letour.fr/
1a TAPPA: MONACO – MONACO (Principato di Monaco – cronometro individuale – 15,5 Km)
PARTENZA PRIMO CORRIDORE: ore 16.00, Boulevard Albert 1er
MEDIE PREVISTE: 46 – 47 Km orari
GPM: Côte de Beausoleil (205m – 4a cat. – 7,2 Km al 2,7% – Km 7,5)
ARRIVO: l’arrivo dell’ultimo corridore è previsto a Monaco, in Quai Albert 1er (Port Hercule), alle ore 19.28 circa. Previsti circa 20 minuti di gara.
QUARTIERTAPPA: Grimaldi Forum
Siti dedicati: http://www.letour.fr/2009/TDF/COURSE/fr/grand_depart_2009.html, http://www.monacoaccueilleletour.com/
2a TAPPA: MONACO (Principato di Monaco) – BRIGNOLES (187 Km)
PARTENZA: ore 12.20, La Rascasse
VIA VOLANTE: ore 12.45, D.6007
MEDIE PREVISTE: 40 – 44 Km orari
SPRINT: Nizza (Km 27), tra le 13.22 e le 13.26; Fayence (Km 91,5), tra le 14.50 e le 15.02; Lorgues (Km 138), tra le 15.53 e le 16.12
ZONA RIFORNIMENTO: Garron, Km 109
GPM: La Turbie (491m – 3a cat. – 8,6 Km al 4,3% – Km 8,5) tra le 12.57 e le 12.58; Côte de Roquefort-les-Pins (218m – 4a cat. – 4,3 Km al 4% – Km 49,5) tra le 13.53 e le 13.59; Côte de Tournon (270m – 4a cat. – 4,2 Km al 3,6% – Km 81,5) tra le 14.36 e le 14.47; Col de l’Ange (260m – 4a cat. – 1,5 Km al 3,6% – Km 129) tra le 15.41 e le 15.59
ARRIVO: a Brignoles, in Avenue Foch, tra le 17.00 e le 17.26
Siti dedicati: http://www.letour.fr/2009/TDF/COURSE/fr/grand_depart_2009.html, http://www.monacoaccueilleletour.com/, http://www.ville-brignoles.fr/
3a TAPPA: MARSIGLIA – LA GRANDE MOTTE (196,5 Km)
PARTENZA: ore 12.40
VIA VOLANTE: ore 13.00, D.568
MEDIE PREVISTE: 44 – 48 Km orari
SPRINT: La Fare-Les-Oliviers (Km 48,5), tra le 14.01 e le 14.06; Mouries (Km 90,5), tra le 14.53 e le 15.03; Arles (Km 118,5), tra le 15.28 e le 15.42
ZONA RIFORNIMENTO: Paradou, Km 104,5
GPM: Côte de Calissanne (126m – 4a cat. – 1,3 Km al 5,5% – Km 56) tra le 14.10 e le 14.16; Col de la Vayède (183m – 4a cat. – 0,7 Km al 7,4% – Km 102) tra le 15.08 e le 15.19
ARRIVO: a La Grande Motte, in Avenue Robert Fages, tra le 17.06 e le 17.28
Siti dedicati:
4a TAPPA: MONTPELLIER – MONTPELLIER (cronometro a squadre – 39 Km)
PARTENZA PRIMA SQUADRA: ore 14.30, Place de la Comédie
MEDIE PREVISTE: 54 – 55 Km orari
RILEVAMENTO TEMPI INTERMEDI: Grabels (Km 10), Murviel-Les-Montpellier (Km 19,5), Pignan (Km 30,5)
ARRIVO: l’arrivo dell’ultima squadra è previsto a Montpellier, in Avenue de Vanières (stade Yves du Manoir), alle ore 17.26 circa. Previsti circa 43 minuti di gara.
Siti dedicati: http://www.montpellier.fr/2332-tour-de-france-2009.htm
5a TAPPA: LE CAP D’AGDE – PERPIGNAN (196,5 Km)
RITROVO DI PARTENZA: centro nautico, parcheggio Plage Richelieu Est
PARTENZA: ore 12.25, avenue du Passeur Challiès
VIA VOLANTE: ore 12.45, D.13
MEDIE PREVISTE: 42 – 46 Km orari
SPRINT: Capestang (Km 40,5), tra le 13.38 e le 13.43; Saint-Jean-De-Barrou (Km 107,5), tra le 15.05 e le 15.19; Canet-en-Roussillon (Km 158,5), tra le 16.12 e le 16.31
ZONA RIFORNIMENTO: Thezan-Des-Corbieres, Km 88
GPM: Col de Feuilla (250m – 4a cat. – 4 Km al 3,3% – Km 112,5) tra le 15.12 e le 15.26; Côte de Treilles (219m – 4a cat. – 1,3 Km al 4,2% – Km 116,5) tra le 15.17 e le 15.31
ARRIVO: a Perpignan, Place de Catalogne, tra le 17.01 e le 17.26
Siti dedicati: http://www.ville-agde.fr/index.php?desc=co&action=visualisationPublic&idEvt=1866, http://www.capdagde.com/fiche-presentation_agenda-1194-FR-Y-OTCAPDAGDE-TRDEFRANCE-SORTIR_SOIREES.html
6a TAPPA: GERONA (Spagna) – BARCELLONA (Spagna – 181,5 Km)
PARTENZA: ore 12.45, Rellotge de la Devesa
VIA VOLANTE: ore 12.45, Calle de Gerona (C 250)
MEDIE PREVISTE: 40 – 44 Km orari
SPRINT: Lloret de Mar (Km 64), tra le 14.22 e le 14.31; Sant Pol de Mar (Km 85,5), tra le 14.52 e le 15.03; Cardedeu (Km 132,5), tra le 15.56 e le 16.14
ZONA RIFORNIMENTO: Can Villa, Km 88
GPM: Côte de Sant Feliu de Guixols (120m – 4a cat. – 2 Km al 5,4% – Km 32) tra le 13.39 e le 13.43; Côte de Tossa de Mar (175m – 4a cat. – 3,8 Km al 4,2% – Km 55) tra le 14.10 e le 14.18; Côte de Sant Vicenc de Montalt (202m – 3a cat. – 3,3 Km al 5,2% – Km 98) tra le 15.09 e le 15.22; Collsacreu (345m – 3a cat. – 4,1 Km al 5,2% – Km 110) tra le 15.25 e le 15.40; Côte de la Conreria (330m – 4a cat. – 4,7 Km al 4,5% – Km 159) tra le 16.32 e le 16.54
ARRIVO: a Barcellona, in Avinguda de l’Estadi, tra le 17.03 e le 17.27
Siti dedicati: http://www.ajuntament.gi/tour/cat/index.php, http://w3.bcn.es/ab/asia/agenda/controller/0,2314,1653_1800_1,00.html?accio=fitxa_ag&idActe=99400222933
7a TAPPA: BARCELLONA (Spagna) – ANDORRA ARCALIS (Andorra – 244 Km)
PARTENZA: ore 10.50, Avinguda de la Reina Maria Cristina (Torres Venecianas)
VIA VOLANTE: ore 11.10, Carretera de St. Cugat (BP.1417)
MEDIE PREVISTE: 36 – 40 Km orari
SPRINT: Solsona (Km 105), tra le 13.38 e le 13.57; Andorra La Vella (Km 196), tra le 15.53 e le 16.27; La Cortinada (Km 207,5), tra le 16.09 e le 16.45
ZONA RIFORNIMENTO: Solsona, Km 105,5
GPM: Côte de Montserrat (435m – 4a cat. – 4 Km al 3,8% – Km 32) tra le 11.55 e le 12.01; Port de Solsona (708m – 3a cat. – 5,8 Km al 4,3% – Km 97) tra le 13.26 e le 13.44; Col de Serra-Seca (1160m – 1a cat. – 7,7 Km al 7,1% – Km 127) tra le 14.18 e le 14.41; Port del Comte (1249m – 3a cat. – 3,1 Km al 5,3% – Km 136,5) tra le 14.29 e le 14.52; Andorra Arcalis (2240m – H.C. – 10,6 Km al 7,1% – arrivo).
ARRIVO: ad Andorra Arcalis, tra le 16.46 e le 17.23
Siti dedicati: http://w3.bcn.es/ab/asia/agenda/controller/0,2314,1653_1800_1,00.html?accio=fitxa_ag&idActe=99400222933
8a TAPPA: ANDORRA LA VELLA (Andorra) – SAINT GIRONS (176,5 Km)
PARTENZA: ore 12.20, La Bartra
VIA VOLANTE: ore 12.30, CG.2
MEDIE PREVISTE: 36 – 40 Km orari
SPRINT: Luzenac (Km 67), tra le 14.18 e le 14.22; Tarascon-sur-Ariege (Km 85), tra le 14.38 e le 14.51; Vic d’Oust (Km 159,5), tra le 16.35 e le 16.36
ZONA RIFORNIMENTO: Tarascon-sur-Ariege, Km 105,5
GPM: Port d’Envalira (2408m – 1a cat. – 23,2 Km al 5,1% – Km 23,5) tra le 13.33 e le 13.34; Col de Port (1250m – 2a cat. – 11,4 Km al 5,5% – Km 102) tra le 15.15 e le 15.32; Col d’Agnès (1570m – 1a cat. – 12,4 Km al 6,6% – Km 132,5) tra le 16.55 e le 17.24
ARRIVO: a Saint Girons, place du 8 mai 1945, tra le 16.55 e le 17.24
Siti dedicati: http://www.ville-st-girons.fr/
9a TAPPA: SAINT GAUDENS – TARBES (160,5 Km)
RITROVO DI PARTENZA: place du Pilat
PARTENZA: ore 12.25, Rue des Compagnons du Tour de France
VIA VOLANTE: ore 12.35, RN 117 (chateau d’eau de Valentine)
MEDIE PREVISTE: 37 – 41 Km orari
SPRINT: Sarrancolin (Km 41,5), tra le 13.26 e le 13.35; Lau-Balagnas (Km 125,5), tra le 15.47 e le 16.04; Lourdes (Km 139), tra le 16.04 e le 16.24
ZONA RIFORNIMENTO: Sainte-Marie-de-Campan, Km 73,5
GPM: Col d’Aspin (1490m – 1a cat. – 12,3 Km al 6,4% – Km 60,5) tra le 14.08 e le 14.19; Col du Tourmalet (2115m – H.C. – 17,1 Km al 7,4% – Km 90) tra le 15.08 e le 15.21
ARRIVO: a Tarbes, tra le 16.30 e le 16.55
Siti dedicati: http://www.stgo.fr/le-tour-de-france
LUNEDI’ 13 LUGLIO – Primo giorno di riposo
10a TAPPA: LIMOGES – ISSOUDUN (194,5 Km)
PARTENZA: ore 12.30
VIA VOLANTE: ore 12.40, D.29
MEDIE PREVISTE: 41 – 45 Km orari
SPRINT: Lauriere (Km 44), tra le 13.39 e le 13.44; Aigurande (Km 122,5), tra le 15.23 e le 15.39; Saint-Août (Km 167,5), tra le 16.23 e le 16.45
ZONA RIFORNIMENTO: Glenic, Km 93
GPM: Côte de Salvanet (340m – 4a cat. – 1,8 Km al 4,5% – Km 12,5) tra le 12.57 e le 12.58; Côte de Saint-Laurent-les-Eglises (396m – 4a cat. – 2 Km al 5,3% – Km 27,5) tra le 13.17 e le 13.20; Côte de Bénévent-l’Abbaye (465m – 4a cat. – 1,8 Km al 3,4% – Km 58,5) tra le 13.58 e le 14.06
ARRIVO: a Issoudun, Boulevard Roosevelt,tra le 16.59 e le 17.25
Siti dedicati: http://www.issoudun.fr/page.php?id=actualite&viewnews&newsid=1134
11a TAPPA: VATAN – SAINT-FARGEAU (192 Km)
PARTENZA: ore 12.45
VIA VOLANTE: ore 12.55, D.2
MEDIE PREVISTE: 42 – 46 Km orari
SPRINT: Quincy (Km 26,5), tra le 13.30 e le 13.33; Saint-Ceols (Km 73,5), tra le 14.31 e le 14.40; Suilly-La-Tour (Km 114,5), tra le 15.24 e le 15.39
ZONA RIFORNIMENTO: Saint-Bouize, Km 96,5
GPM: Côte d’Allogny (267m – 4a cat. – 1,5 Km al 4,5% – Km 45,5) tra le 13.54 e le 14.00; Côte de Perreuse (342m – 4a cat. – 2 Km al 4,6% – Km 150) tra le 16.11 e le 16.29
ARRIVO: a Saint Fargeau, tra le 17.05 e le 17.29
Siti dedicati: http://www.lyonne.com/page.php?lg=fr&rub=05&srub=99&ssrub=02, http://www.ville-saint-fargeau.fr/fr/ville-etape-tour-de-france_07.html
12a TAPPA: TONNERRE – VITTEL (211,5 Km)
PARTENZA: ore 12.25
VIA VOLANTE: ore 12.40, D.905
MEDIE PREVISTE: 41 – 45 Km orari
SPRINT: Channes (Km 32), tra le 13.23 e le 13.27; Longchamp-sur-Aujon (Km 90), tra le 14.40 e le 14.52; Saint-Thiebault (Km 169), tra le 16.25 e le 16.47
ZONA RIFORNIMENTO: Juzennecourt, Km 111,5
GPM: Côte de Baon (257m – 4a cat. – 2,2 Km al 4,2% – Km 19) tra le 13.05 e le 13.08; Côte de Gye-sur-Seine (281m – 4a cat. – 2,4 Km al 4,4% – Km 55) tra le 13.53 e le 14.00; Côte d’Essoyes (298m – 4a cat. – 2,2 Km al 5% – Km 64,5) tra le 14.06 e le 14.14; Côte des Grands-Bois (413m – 4a cat. – 2,3 Km al 5% – Km 150) tra le 16.00 e le 16.20; Côte de Morlaix (432m – 4a cat. – 2,1 Km al 4,2% – Km 156,5) tra le 16.09 e le 16.29; Côte de Bourmont (403m – 3a cat. – 0,8 Km al 11,1% – Km 170,5) tra le 16.27 e le 16.50
ARRIVO: a Vittel, D.42.g,tra le 17.22 e le 17.50
Siti dedicati: http://www.lyonne.com/page.php?lg=fr&rub=05&srub=99&ssrub=02,
13a TAPPA: VITTEL – COLMAR (200 Km)
PARTENZA: ore 12.15
VIA VOLANTE: ore 12.40, D.229
MEDIE PREVISTE: 38 – 42 Km orari
SPRINT: Xertigny (Km 43,5), tra le 13.22 e le 13.32; Gerardmer (Km 88,5), tra le 14.20 e le 14.41; Luttenbach (Km 124), tra le 15.14 e le 15.37
ZONA RIFORNIMENTO: Xonrupt-Longemer, Km 94,5
GPM: Côte de Xertigny (588m – 3a cat. – 2 Km al 5,3% – Km 46) tra le 13.25 e le 13.36; Col de la Schlucht (1139m – 2a cat. – 8,9 Km al 4,2% – Km 105) tra le 14.55 e le 15.17; Col du Platzerwasel (1193m – 1a cat. – 8,7 Km al 7,6% – Km 138,5) tra le 15.46 e le 16.10; Col du Bannstein (483m – 3a cat. – 2,1 Km al 5,1% – Km 165,5) tra le 16.14 e le 16.38; Col du Firstplan (722m – 2a cat. – 8,4 Km al 5,4% – Km 179,5) tra le 16.44 e le 17.09
ARRIVO: a Colmar, Avenue de la République, tra le 17.04 e le 17.30
Siti dedicati: http://www.ville-colmar.fr/adv/sport/tdf_2009/tdf_2009.htm
14a TAPPA: COLMAR – BESANÇON (199 Km)
PARTENZA: ore 12.30, Avenue de la République
VIA VOLANTE: ore 12.40, D.13
MEDIE PREVISTE: 41 – 45 Km orari
SPRINT: Pulversheim (Km 34), tra le 13.25 e le 13.30; Dannemarie (Km 67), tra le 14.09 e le 14.18; Baume-Les-Dames (Km 161,5), tra le 16.15 e le 16.36
ZONA RIFORNIMENTO: Delle, Km 87
GPM: Côte de Lebetain (490m – 3a cat. – 2,4 Km al 4,4% – Km 90,5) tra le 14.41 e le 14.52; Côte de Blamont (558m – 3a cat. – 2,9 Km al 4,9% – Km 111,5) tra le 15.09 e le 15.23
ARRIVO: a Colmar, Avenue de la République, tra le 17.04 e le 17.30
Siti dedicati: http://www.ville-colmar.fr/adv/sport/tdf_2009/tdf_2009.htm, http://www.besancon.fr/index.php?p=974&art_id=3235
15a TAPPA: PONTARLIER – VERBIER (Svizzera – 207,5 Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 10.50, Place J. Pagnier
PARTENZA: ore 12.00, Rue des Bernardines
VIA VOLANTE: ore 12.05, Avenue de l’Armée de l’Est (N 57)
MEDIE PREVISTE: 36 – 40 Km orari
SPRINT: Thierrens (Km 56,5), tra le 13.23 e le 13.35; Martigny (Km 181), tra le 16.28 e le 16.59
ZONA RIFORNIMENTO: Epagny, Km 99,5
GPM: Côte du Rafour (1084m – 3a cat. – 3,7 Km al 5,1% – Km tra le 12.16 e le 12.18; Col des Etroits (1153m – 3a cat. – 1,5 Km al 5% – Km 18,5) tra le 12.31 e le 12.34; Côte de La Carrière (791m – 3a cat. – 6,3 Km al 4,4% – Km 54) tra le 13.20 e le 13.31; Côte de Prévonloup (760m – 3a cat. – 4,5 Km al 4,7% – Km 74) tra le 13.48 e le 14.03; Col des Mosses (1445m – 2a cat. – 13,8 Km al 4% – Km 135) tra le 15.31 e le 15.56; Verbier (1468m – 1a cat. – 8,8 Km al 7,5% – arrivo)
ARRIVO: a Verbier, tra le 17.16 e le 17.51
Siti dedicati: http://www.ville-pontarlier.fr/accueil/pub/tour-de-france-2009/tour-de-france-2009.php, http://www.letourenvalais.ch/
LUNEDI’ 20 LUGLIO – Secondo giorno di riposo
16a TAPPA: MARTIGNY (Svizzera) – BOURG-SAINT-MAURICE (159 Km)
RITROVO DI PARTENZA: ore 9.45, Place de Rome
PARTENZA: ore 12.55, Place Centrale
VIA VOLANTE: ore 13.00, E 27
MEDIE PREVISTE: 34 – 38 Km orari
SPRINT: Sarre (Km 78,5), tra le 15.06 e le 15.18; Pre-Saint-Didier (Km 106), tra le 15.39 e le 16.07
ZONA RIFORNIMENTO: Saint-Pierre, Km 83
GPM: Col du Grand-Saint-Bernard (2473m – H.C. – 24,4 Km al 6,2% – Km 40,5) tra le 14.26 e le 14.35; Col du Petit-Saint-Bernard (2188m – 1a cat. – 22,6 Km al 5,1% – Km 128) tra le 16.39 e le 17.07
ARRIVO: a Bourg-Saint-Maurice, tra le 17.11 e le 17.47
Siti dedicati: http://www.letourenvalais.ch/
17a TAPPA: BOURG-SAINT-MAURICE – LE-GRAND-BORNAND (169,5Km)
PARTENZA: ore 12.20
VIA VOLANTE: ore 13.00, D 902
MEDIE PREVISTE: 33 – 37 Km orari
SPRINT: Praz-sur-Arly (Km 75,5), tra le 14.39 e le 14.43; Cluses (Km 126), tra le 15.47 e le 16.15
ZONA RIFORNIMENTO: Oex, Km 98,5
GPM: Cormet de Roselend (1968m – 1a cat – 18,1 Km al 5,7% – Km 18) attorno alle 13.14; Col des Saisies (1650m – 1a cat. – 15,1 Km al 6% – Km 56) tra le 14.19 e le 14.20; Côte d’Araches (964m – 2a cat. – 6,3 Km al 7% – Km 111,5) tra le 15.30 e le 15.51; Col de Romme (1297m – 1a cat. – 8,8 Km al 8,9% – Km 140,5) tra le 16.17 e le 16.48; Col de la Colombière (1618m – 1a cat. – 7,5 Km al 8,5% – Km 154,5) tra le 16.44 e le 17.16;
ARRIVO: a Le-Grand-Bornand, tra le 17.00 e le 17.33
Siti dedicati:
18a TAPPA: ANNECY – ANNECY (cronometro individuale – 40,5 Km)
PARTENZA PRIMO CORRIDORE: ore 11.10, place de l’Hôtel de Ville
MEDIE PREVISTE: 47 Km orari
RILEVAMENTO TEMPI INTERMEDI: Doussard (Km 18), Talloires (Km 25), Côte de Bluffy (Km 28,5), Annecy-Le-Vieux (Km 37)
ZONA RIFORNIMENTO: Talloires, Km 25
GPM: Côte de Bluffy (734m – 3a cat. – Km 28,5)
ARRIVO: l’arrivo dell’ultimo corridore è previsto a Annecy, in Avenue d’Albigny, alle ore 17.38 circa. Previsti circa 50 minuti di gara.
Siti dedicati: http://www.annecy.fr/index.php?id=661, http://www.annecy.fr/index.php?id=666#par2042,
19a TAPPA: BOURGOIN-JALLIEU – AUBENAS (178Km)
RITROVO DI PARRTENZA: ore 11.35, Place Charles Diederichs,
PARTENZA: ore 12.45
VIA VOLANTE: ore 12.50, D.522
MEDIE PREVISTE: 39 – 43 Km orari
SPRINT: Le Rival (Km 33), tra le 13.33 e le 13.38; Saint-Julien-en-Saint-Alban (Km 141), tra le 15.53 e le 16.16
ZONA RIFORNIMENTO: Bourg-de-Peage, Km 83
GPM: Côte de Culin (512m – 4a cat – 2,6 Km al 5,6% – Km 6,5) tra le 12.58 e le 13.00; Côte de la Forêt de Chambaran (627m – 4a cat. – 3,1 Km al 6,4% – Km 40,5) tra le 13.43 e le 13.49; Col de l’Escrinet (787m – 3a cat. – 14 Km al 4,1% – Km 162) tra le 16.40 e le 17.05
ARRIVO: ad Aubenas, Avenue de Roqua, tra le 16.58 e le 17.24
Siti dedicati: http://www.bourgoinjallieu.fr/1254-tour-de-france-2009.htm, http://www.aubenas-letour.fr/
20a TAPPA: MONTÉLIMAR– MONT VENTOUX (167 Km)
PARTENZA: ore 11.40
VIA VOLANTE: ore 11.50, D.4
MEDIE PREVISTE: 36 – 40 Km orari
SPRINT: Les Pilles (Km 48), tra le 12.54 e le 13.03; Mormoiron (Km 138,5), tra le 14.53 e le 15.20
ZONA RIFORNIMENTO: Eygaliers, Km 78
GPM: Côte de Citelle (428m – 3a cat – 5,2 Km al 3,9% – Km 14) tra le 12.09 e le 12.11; Col d’Ey (718m – 3a cat. – 6,7 Km al 4,8% – Km 65,5) tra le 13.17 e le 13.29; Col de Fontaube (630m – 4a cat. – 4,7 Km al 4,2% – Km 162) tra le 13.45 e le 14.02; Col des Abeilles (996m – 3a cat. – 7,7 Km al 4% – Km 121,5) tra le 14.31 e le 14.54; Mont Ventoux (1912m – H.C. – 21,1 Km al 7,6% – arrivo)
ARRIVO: sul Mont Ventoux, Osservatorio, tra le 16.01 e le 16.28
Siti dedicati: http://www.letapedutour.com/ (Etape du Tour Mondovélo 2009), http://www.etape-ventoux.com/
21a TAPPA: MONTEREAU-FAULT-YONNE – PARIGI (164 Km)
PARTENZA: ore 13.20
VIA VOLANTE: ore 13.30, D.67
MEDIE PREVISTE: 38 – 42 Km orari
SPRINT: Haut des Champs-Elysées – 2° passaggio (Km 120), tra le 16.21 e le 16.39; Haut des Champs-Elysées – 4° passaggio (Km 133), tra le 16.21 e le 16.39
ZONA RIFORNIMENTO: Saint-Maurice, Km 101
ARRIVO: a Parigi, Avenue des Champs-Élysées, tra le 17.36 e le 17.49
Siti dedicati: http://www.ville-montereau77.fr/montereau/2008/10/montereau-derni.html#more
POZZATO, CAMPIONE NAÏF
luglio 2, 2009 by Redazione
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Vittoria della maturità? Sblocco psicologico? Maledizione sfatata? Vuota retorica. La vittoria al campionato italiano di Filippo Pozzato non è un punto di rottura nella carriera del vicentino bensì una conferma del suo ciclismo estemporaneo e naïf.

la volata vincente di Pozzato
Di Federico Petroni
E venne il giorno di Filippo Pozzato: Imola, i Tre Monti, il tricolore. Nelle vittorie, questo bel figlio dell’amore mai è banale. Di questi fatidici giorni che rompono la cosiddetta crisalide, però, ne sono venuti tanti nella storia d’un talento che perennemente danza sul crinale tra il tuffo nella vittoria e l’abisso della sconfitta. La Sanremo del 2006, con una fuga mozzafiato, le tappe al Tour nel 2004 e nel 2007, colte in arcigne volate, la vibrante campagna del nord del 2009, tutte lucciole nella notte o, meglio, nella penombra, zampilli di talento che, ben calibrato, avrebbe del torrentizio.
È inutile e vuota retorica invocare “la vittoria della maturità” o “lo sblocco psicologico”: Pozzato più non fa parte della Giovine Italia (è dell’81, come Cancellara) né sarà mai un ciclista mazziniano, con esso intendendo un audace scardinatore di corse. Difficile che abbia ascoltato la canzone della folk singer Allison Krauss “Let your loss be your lesson”. Fosse un attore, lo definiremmo improvvisatore. Fosse un artista, lo etichetteremmo Naïf. È invece corridore ed un posto nel continuum scarso-campione bisogna pure trovarglielo. I più melliflui, parlando di superficialità e dabbenaggine, lo collocano nell’archivio “Gioventù bruciata”.
“Qualche problemino di concentrazione ce l’ha”, ammette candidamente Luca Mazzanti, il bolognese da quest’anno alla Katusha chioccia nonché scudiero del nostro. Spesso si rimprovera a Pozzato di scialacquare ghiotte occasioni, di avere in mano buone carte ma perdersi in bluff scalcagnati. Le sue sconfitte lasciano un retrogusto amaro imputabile solo al buon vino che sa di tappo. In sostanza, non dà mai l’impressione di spremersi sino in fondo.
Pozzato la prende con (grezza) filosofia. “Le gambe ci sono sempre, peccato che nel ciclismo non contino solo quelle ma anche la fortuna. Le corse sono così, purtroppo o per fortuna: è il bello del ciclismo”. In verità, il bello del ciclismo è lui, l’Adone di Sandrigo, i cui boccoli, fossero biondi, gli varrebbero l’appellativo Goldilocks (Boccolidoro, appunto). Peccato sia castano: boccoli-di-bronzo non sta bene. Meglio Goldilocks. Tanto bello, si diceva, da attirare su di sé le facili ironie del ragazzo fascinoso “non insensibile” alla bella vita, alle belle macchine, alle belle donne.
Inciso alla filosofia democritea di Goldilocks: conterebbe anche la testa ma da chi ha come stratega Andrei Tchmil per il quale, pur audace cacciatore di classiche, “ci si ricorda più di chi vince il Laigueglia che di chi vince la quattordicesima tappa del Tour” (parole di Pozzato), non ci si può attendere troppo acume tattico.
Continuare nel tiro al piccione, oltre a non essere cortese, è sport troppo inflazionato. Qualche lancia da spezzare a favore di Goldilocks ci sarà pure. Dice il savio Mazzanti: “Tra gli juniores era fulmine. Batteva persino Cancellara, del quale a mio modo di vedere è e resta più forte. Anche se l’elvetico ha appena vinto il Giro di Svizzera, Pozzato ha per me più tenuta in salita e più esplosività in volata. Anche a crono, badate bene, prometteva bene”. Già, la crono. Purtroppo Goldilocks ha pure il difetto d’esser nato in Italia, paese in cui se inforchi una bici da cronometro ti prendono minimo per matto. Finché organizzeremo campionati italiani contro il tempo di trenta miseri chilometri, finché non obbligheremo tutte le corse a tappe ad inserirne nel menu, finché non nascerà una scuola apposita, nessuno avrà per la testa il grillo di applicarsi nella disciplina.
Ma queste sono considerazioni a margine. Torniamo alle lance da spezzare. Mazzanti aveva colto il punto. Goldilocks è forte in tutto, peccato incontri percorsi sempre o troppo duri o troppo teneri per le sue caratteristiche. E non è una critica venata di ironia, è una constatazione. Tuttavia, il circuito di Imola, fetente ma non impossibile, come ha dimostrato una volata a 24 corridori, congiungeva magicamente tutti gli astri perché nel cielo di Goldilocks splendesse finalmente il sole. E perché la sua tattica “nicchia e lascia sfogare” pagasse ampi dividendi: sbolliti gli altrui affondi (Nibali, Pellizotti e Bertagnolli) e giocato sempre di riserva, il vicentino è potuto arrivare più fresco di un generoso Cunego al dunque. Curiosità: nel 1997, sempre in Romagna a Savignano, Pozzato batté proprio Cunego nel campionato italiano allievi.
Ingrediente fondamentale per poter cantare l’Inno di Mameli è stato Mazzanti, il classico cacio sui maccheroni. Goldilocks s’è potuto avvalere d’un gregario onesto, leale e, perché no, dotato: il bolognese è entrato in tutte le fughe, chiuso tutti i buchi, menato il plotone all’occorrenza e ha fatto per diciotto, tanti erano in casa Lampre. Minimo un cero alla Madonna di San Luca (che si spera protegga gli omonimi) se lo merita. Di questo avviso è pure Orlando Maini, diesse della Katusha, all’arrivo zompato addosso a Mazzanti urlandogli in dialetto: “Benessum, al zinquant par zant dla vitoria l’è al to!” Il senso è chiaro.
Sarebbe peccato non rimarcare come a Goldilocks sembri calzare a pennello la prova tricolore. Ad Imola, infatti, se proprio una maledizione s’è sfatata, è quella dei piazzamenti nei campionati italiani. Secondo a Saltara 2003, saltato da Bettini. Secondo a Pescara 2005, irretito da Gasparotto. Quarto a Genova 2007, anticipato da Visconti. Terzo a Bergamo 2008, beffato da Simeoni. Si prendesse a punti, la maglia tricolore sarebbe sua a vita. Ma non siamo alla Coop. In ogni caso, come riconosce Mazzanti senza peli sullo stomaco “finalmente un corridore degno indossa il tricolore”. Già, il tricolore, che per la prima volta garrì proprio nel vento emiliano, a Reggio, nel 1797, vessillo della Repubblica Cispadana: meriterebbe sempre le spalle d’un campione ma quando sono i campioni a disertare (vedi Bennati, Di Luca e Petacchi) e quando nel ciclismo vigono certe assurde logiche, impossibile non assistere a gare dimezzate nel valore.
Tornando a Goldilocks, l’equazione lo vorrebbe grande interprete dei mondiali e per questo, riflesso nel biancorossoverde della nuova casacca, c’è il sogno di convincere il cittì Ballerini a fare di lui una cariatide della nazionale. Ma vatti a fidare… Ecco qual è, forse, la vera maledizione che aleggia intorno a Pozzato e di cui Goldilocks è in prima persona fabbro. Non finirà a cantare, come Gerard nell’Andrea Chenier, “son sessant’anni o vecchio che tu servi” ma, crediamo, mai si affrancherà dall’etichetta del corridore che, per vincerne una, cento ne perde. Il suo ciclismo è così, estemporaneo come uno scroscio sulle messi. Basta accettarlo.
Federico Petroni
GRANDI PROTAGONISTI, MA PICCOLI COMPRIMARI: UN GIRO PER POCHI
giugno 23, 2009 by admin
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Menchov e Di Luca fan sprizzare faville da un percorso disegnato con la pialla, e le rispettive squadre pur non brillando certo di luce propria offrono ai capitani un sostegno più che degno. Benissimo anche i team che si sono divisi il palco durante gli interludi concessi dal duello in grande stile, ma il fatto che solo cinque diciamo cinque delle ventidue squadre iscritte abbiano vinto ben diciannove tappe su ventuno pesa come una plumbea denuncia su molti dei passeggeri trascinati a Roma come vagoni da questo Giro. Iniziamo da un’analisi dettagliata dei – pochi – che han fatto bene. In calce, la seconda parte.
.nella foto Bettini, i duellanti Di Luca e Menchov