VAN DER POEL E’ DI NUOVO IN FORMA E VA A PRENDERSI LA SANREMO IN CONTROPIEDE

marzo 18, 2023 by Redazione  
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Mathieu Van Der Poel, che era apparso in grave ritardo di condizione alla Strade Bianche e non aveva brillato neppure alla Tirreno-Adriatico, riesce con una frustata secca in contropiede a sorprendere Pogacar, Van Aert e un ottimo Ganna e a prendere una manciata di secondi, che gli saranno sufficienti per apporre il proprio nome nell’albo d’oro della Classicissima.

La Milano-Sanremo, la prima monumento della stagione, ha sempre il sapore della tradizione ed un fascino ineguagliabile nonostante il percorso, nel ciclismo moderno, possa apparire privo di significative insidie. In realtà, come ci ha insegnato la storia degli ultimi anni, l’elevatissimo chilometraggio, di poco inferiore ai 300 Km, al quale i corridori oggi non sono più abituati risulta essere un fattore non solo decisivo, ma anche un elemento in grado di modificare i classici valori in campo e quindi un fattore di incertezza che rende questa corsa altamente imprevedibile.
La salita del Poggio infatti, pur presentando pendenze estremamente dolci, negli ultimi anni è sempre stata determinante per portare sul traguardo di Via Roma un uomo solo oppure un drappello estremamente ridotto e questo proprio perché arriva dopo 285 chilometri di corsa.
Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), dopo aver rinunziato a partecipare alla Strade Bianche ed aver fatto man bassa alla Parigi-Nizza proprio in chiave Sanremo, ha fallito per la prima volta in questa stagione un vero dichiarato obiettivo. Va detto che una corsa come la Sanremo non presenta quelle caratteristiche che permettono allo sloveno di fare la differenza sugli avversari e si tratta quindi di una corsa difficile da vincere per lui, tuttavia come sappiamo il giovane capitano della UAE è non solo un grande campione, ma un corridore completo in grado di essere competitivo su tutti i terreni.
Wout Van Aert (Jumbo-Visma), era ovviamente uno dei favoriti per le proprie caratteristiche adatte alle classiche e per il proprio spunto veloce. Non è semplice togliersi di ruota uno come il belga sul Poggio e nella successiva discesa e portare sul traguardo il fortissimo uomo della Jumbo significa, almeno in teoria, condannarsi alla sconfitta.
Filippo Ganna (INEOS Grenadiers), è stato invece sorprendente anche se forse, a livello puramente fisico, poteva anche andare a competere per il successo. Il piemontese è stato bravissimo nel riuscire a resistere alla accelerazione di Pogacar in salita e anche ad accelerare nel finale per andare a cogliere il secondo posto. Proprio guardando il guizzo finale per prendersi il secondo gradino del podio, si è avuta l’impressione che Ganna ne avesse abbastanza anche per rispondere all’accelerazione di Mathieu van der Poel (Alpecin-Deceuninck), anche se bisogna dire che Van Aert e Pogacar una volta capito che la corsa era persa non si sono dannati l’anima per le posizioni d’onore.
Tuttavia questo non è sufficiente a scalzare l’impressione di un Ganna in grado di resistere a Van der Poel perché l’accelerazione decisiva del vincitore della corsa di oggi ha colto tutti di sorpresa. Tutti tenevano d’occhio Pogacar e si aspettavano almeno una seconda sgasata sul modello del 2022 ed invece lo sloveno ha calato il ritmo e, proprio in un momento di apparente calma, Van der Poel ha dato la frustata. Il tempo che i suoi avversari, ivi compreso Ganna, hanno impiegato per pensare a come reagire è stato fatale.
La discesa non ha visto grosse modifiche visto che dietro ha preso in mano le redini Van Aert, che è un ottimo discesista ma anche Van der Poel non è da meno. Nessuno, però, ha preso troppi rischi. Il tratto pianeggiante finale dopo il ritorno sull’Aurelia ha giocato a favore del fuggitivo, visto che la presenza di un uomo veloce come Van Aert non era certo per gli altri due un incentivo a collaborare in un inseguimento.
Il laeder dell’Alpecin era apparso opaco sia alla Strade Bianche, corsa nella quale era rimasto mestamente fuori di giochi abbastanza presto, sia alla Tirreno-Adriatico.
Oggi, invece, dopo una lunghissima gara è stato perfetto sia nel portarsi sul drappello selezionato dalla scatto di Pogacar, sia a cogliere l’attimo per sorprendere tutti con una accelerata brutale e dare tutto per mantenere quei pochi secondi presi in cima al Poggio.
La cronaca della corsa, come spesso accade, non è ricca di episodi da raccontare.
Questo elemento può essere mal visto da coloro i quali sono più attenti alle esigenze televisive, visto che una gara di oltre 6 ore in cui le emozioni si concentrano negli ultimi 20 minuti può sembrare un prodotto televisivamente poco appetibile, tuttavia costoro non capiscono che le emozioni degli ultimi 20 minuti sono conseguenza proprio dell’elevato chilometraggio.
Del resto, gli appassionati di ciclismo sanno perfettamente che, in una corsa di 160 chilometri, su una salita come il Poggio è difficile anche staccare un velocista.
Ecco che allora la Sanremo è lì ogni anno ad ammonire i fautori dell’attuale tendenza a ridurre sempre più il chilometraggio delle tappe adducendo un maggiore spettacolo, mentre invece i fatti dimostrano un maggiore livellamento anche sui percorsi più esigenti, salvo qualche felice eccezione.
La fuga di giornata si è formata quasi subito grazie all’iniziativa di Mirko Maestri (Eolo-Kometa) e Alessandro Tonelli (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), ai quali si sono presto aggiunti Negasi Haylu Abreha (Q36.5 Pro Cycling Team), Alois Charrin (Tudor Pro Cycling Team), Alexandre Balmer (Team Jayco-AlUla), Jan Maas (Team Jayco-AlUla), Alexandr Riabushenko (Astana Qazaqstan), Samuele Rivi (Eolo-Kometa) e Samuele Zoccarato (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè).
Questi nove uomini non hanno mai avuto un vero via libera dal gruppo, dato che non è mai stato concesso loro un gran vantaggio, che si è sempre mantenuto nell’ordine dei 3 minuti.
In questa prima fase si possono quindi segnalare solo la scivolata di Pogacar, ancor prima del chilometro zero, e la caduta di Alaphilippe in cima al Turchino che ha costretto il francese a cambiare bicicletta, mentre peggio è andata lungo la discesa a Maciej Bodnar (TotalEnergies), che ha dovuto abbandonare la corsa.
Nella zona dei tre capi (Mele, Cervo e Berta) davanti rimangono in sei, mentre il gruppo comincia a perdere pezzi con uomini come Mark Cavendish (Astana Qazaqstan Team) che perdono contatto, mentre alcune cadute mettono fuori gioco Sam Bennett (Bora-hansgrohe), Jan Tratnik (Jumbo-Visma) e Michael Kwiatkowski (Ineos Grenadiers).
La fuga di giornata si esaurisce poco prima di attaccare la salita della Cipressa, sulla quale il gruppo inizia a procedere a ritmo blando finché in testa non arrivano gli UAE a dare la sveglia, mettendo in difficoltà alcuni corridori ma senza provocare vittime importanti.
Tutto rimandato al Poggio, che viene preso in testa dalla coppia Bahrain Fred Wright-Andrea Pasqualon, i quali hanno obiettivamente un ritmo non eccezionale, tanto che l’arrivo di Tim Wellens (UAE Team Emirates) a suonare la carica sembra raddoppiare la velocità del gruppo.
L’azione di Wellens porta via un drappello che prende qualche metro sul resto del gruppo, che si sfilaccia. Davanti rimangono Tadej Pogacar. Filippo Ganna, Mathieu van Der Poel, Wout Van Aert, Mads Pedersen (Trek – Segafredo), Soren Kragh Andersen (Alpecin-Deceuninck) e Neilson Powless (EF Education-EasyPost). Il tempo per contarsi non c’è perché Pogacar prova con una delle sue accelerazioni a mettere in difficoltà gli avversari.
Il più lesto a rispondere è Ganna, al quale si accodano Van Aert e Van der Poel.
Nel momento nel quale Pogacar rallenta il ritmo parte in contropiede Van der Poel, che come già narrato prenderà un vantaggio che gli sarà sufficiente per andare tagliare in solitaria a braccia alzate lo storico traguardo di Via Roma.
Ancora una volta si è vista una gara molto emozionante accesasi sul Poggio che. però, non ci si stancherà mai di ribadirlo, è conseguenza dell’elevato chilometraggio che si deve affrontare in precedenza e questo è l’elemento caratteristico della Sanremo, come i muri per il giro delle Fiandre o il pavè per la Roubaix.
La Classicissima, prima monumento della stagione, apre la fase delle grandi classiche di primavera che, visti i protagonisti in campo, si annuncia tutta da seguire.

Benedetto Ciccarone

Van der Poel lanciato verso la vittoria nella Milano-Sanremo (foto Tim de Waele/Getty Images)

Van der Poel lanciato verso la vittoria nella Milano-Sanremo (foto Tim de Waele/Getty Images)

MILANO – SANREMO. LE PAGELLE DE ILCICLISMO.IT

marzo 18, 2023 by Redazione  
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Le pagelle della Milano-Sanremo 2023 come sempre evidenziano pregi e difetti dei ciclisti che hanno dato spettacolo o deluso nella 114° edizione della Classicissima.

Mathieu van der Poel. Dopo un quinto ed un terzo posto nel 2021 e nel 2022 parte tra i grandi favoriti anche se non come il primo dei favoriti. Conduce una corsa attenta protetto alla perfezione dall’Alpecin Deceuninck. Sul Poggio si attacca alla ruota di Pogacar e dopo l’attacco dello sloveno contrattacca prima dello scollinamento guadagnando terreno sui diretti avversari. In discesa mantiene le distanze e va a vincere in Via Roma consegnando all’Olanda una vittoria che mancava dal 1985 con Hennie Kuiper. Voto: 9.

Filippo Ganna.. L’Italia riponeva le sue speranze sul capitano dell’INEOS, ancora più capitano dopo il forfait di Thomas Pidcock. Pippo ci mette cuore e gambe, denotando un’ottima condizione fisica che gli permette di restare sempre con i primi, anche sul Poggio quando Pogacar accelera. Patisce anche lui il successivo attacco di Van der Poel ed alla fine è comunque bravo ad anticipare almeno Van Aert sulla linea del traguardo, cogliendo un secondo posto che riporta un italiano sul podio dopo cinque anni di assenza. Voto: 8

Tadej Pogacar. L’UAE gli apre la strada fin sul Poggio, scremando il gruppo con un gran ritmo sia sui Capi che sulla Cipressa, grazie alle accelerazioni di Grossschartner, Ulissi e infine Wellens. Si attende soltanto lo scatto dei suoi sul Poggio e quando arriva non riesce a fare la differenza visto che Ganna, Van Aert e Van der Poel gli stanno alle costole. Patisce il contrattacco dell’olandese non riuscendo a rispondere in prima persona e dovrà così accontentarsi della quarta posizione.Voto: 7.5

Soren Krag Andersen. Una top five conquistata dopo aver lavorato per Mathieu van der Poel merita il giusto risalto per un ciclista poco appariscente ma comunque di buonissimo livello che nella volata per il quinto posto è capace di battere anche il connazionale Mads Pedersen, di gran lunga più veloce di lui. Voto: 7

Wout van Aert. Nelle interviste mattutine dichiara alla tv belga di sentirsi al 98.5%. Evidentemente il campione belga ci ha nascosto qualcosa e nonostante la sua Jumbo Visma abbia corso per lui, sul Poggio resta abbastanza solo a causa della caduta di Jan Tratnik, designato come gregario principale sull’ultima salita. Ricuce l’attacco di Pogacar insieme a Van der Poel e Ganna, ma alla fine non riesce neanche a centrare la seconda posizione, sulla carta alla sua portata contro Ganna e Pogacar. Voto: 6.5

Neilson Powless. Ciclisti USA e Milano-Sanremo non vanno molto d’accordo visto che in 114 edizioni ricordiamo un secondo posto di Greg LeMond nel 1986 ed un altro secondo posto di Fred Rodriguez nel 2002. Il ciclista statunitense partiva come gregario di Alberto Bettiol ma alla fine il capitano dell’EF Education EasyPost è stato lui. Voto: 6.5.

Matej Mohoric. Il vincitore dell’edizione 2022 fa lavorare la Bahrain Victorious ma non è mai sembrato capace di incidere più di tanto. E’ soltanto ottavo, terminando nel secondo gruppetto dei battuti a 26 secondi di ritardo da Van der Poel. Voto: 6.

Julian Alaphilippe. Che la condizione fisica dell’ex campione del mondo non fosse al massimo lo si era già notato tra Strade Bianche e Tirreno-Adriatico. La stagione è lunga ed il francese avrà altre occasioni per mettersi in luce, ma oggi non era proprio giornata, visto che conclude in un anonimo undicesimo posto. Voto: 5

Caleb Ewan.. Doveva essere uno dei velocisti di riferimento in caso di arrivo in volata. L’australiano resta con i primi fino ad un km circa dallo scollinamento sul Poggio, quando prima Pogacar e poi Van der Poel salutano tutti e se ne vanno. Terminerà addirittura sedicesimo, nel terzo gruppo di battuti a 32 secondi di ritardo da Van der Poel. Voto: 5

Luigi Giglio

LIEGI-BASTOGNE-LIEGI 2022: LE PAGELLE

La stagione delle classiche 2022 si è chiusa ieri con la Liegi-Bastogne-Liegi. Ecco le pagelle

REMCO EVENEPOEL: Il giovane ciclista della Quick-Step attacca e sorpende il gruppo sulla Redoute. Si invola da lontano con una potenza devastante che lascia tutti di sasso. Attacca quando di chilometri dal traguardo ne mancano oltre 30, da solo contro tutti e metro dopo metro va a vincere la sua prima Classica Monumento salvando anche la Campagna del Nord della Quick-Step Alpha Vinyl Team. VOTO: 10

QUINTEN HERMANS: A sorpresa il ciclista della Intermarché regola il gruppo inseguitore classificandosi al secondo posto. Non spetta a lui e al suo team organizzare l’inseguimento ad Evenepoel, si accoda giustamente e prende il massimo che poteva prendere. VOTO: 8

MAURI VANSEVENANT: Il corridore classe ‘99 della Quick-Step si rivela una pedina importante in questa edizione della Liegi-Bastogne-Liegi. È lui, infatti, a lanciare l’azione decisiva di Evenepoel sulla Redoute. VOTO: 7

WOUT VAN AERT: Sulle côtes finali soffre e resiste fino alla Roche aux Faucons, dove perde le ruote del gruppo inseguitore. Approffitta dell’atteggiamento troppo attendista di Valverde, Teuns e company per rientrare e cogliere un buon terzo posto. VOTO: 6,5

ALEJANDRO VALVERDE: A quarantadue anni suonati il murciano è ancora lì, coi giovani rampanti a contendersi la vittoria in una corsa dura come la Liegi-Bastogne-Liegi. VOTO: 6,5

BRUNO ARMIRAIL: Il francese della Groupama-FDJ entra nella fuga di giornata ed è il primo ciclista a transitare in cima alla Redoute, una bellissima soddisfazione per lui. VOTO: 6

DANIEL FELIPE MARTINEZ: Il colombiano della Ineos è in un ottimo stato di forma, una condizione che, però, si scontra con l’inesperienza nei momenti clou. Raccoglie un quarto posto di incoraggiamento per il futuro. VOTO: 6

MIKEL LANDA: Si mette a disposizione della squadra attaccando da lontano per far scoppiare la corsa. L’azione non va in porto e, una volta ripreso, si mette a disposizione di Teuns. VOTO: 6

SERGIO HIGUITA: Col compagno di squadra Vlasov non riesce ad organizzare insieme alle altre squadre un inseguimento serio per cercare di riprendere un indiavolato Evenepoel. Si deve accontentare di un quinto posto. VOTO: 6

ALEKSANDR VLASOV: Il corridore della Bora-Hansgrohe sta bene ma perde le ruote di Evenepoel sulla Redoute nell’azione decisiva di giornata. Nel finale prova a invogliare gli altri inseguitori a spingere di più finché, spazientito, prova a riprendere il corridore della Quick-Step da solo e senza successo. VOTO: 5,5

MARC HIRSCHI: Senza Pogacar si ritrova capitano della UAE-Team Emirates, ma non sfrutta l’occasione e rimane inglobato nelle retrovie sulla Redoute quando si decide il destino della corsa. VOTO: 5,5

BENOIT COSNEFROY: Dopo le ultime prova incoraggianti il francese oggi alza bandiera bianca appena la corsa entra nel vivo. VOTO: 5

MICHAŁ KWIATKOWSKI: Il corridore polacco della Ineos Grenadiers era una delle punte del suo team, che si presentava ai nastri di partenza con ambizioni importanti. Si perde malamente nel finale. VOTO: 5

DYLAN TEUNS: Il belga della Bahrain ha uno squadrone a suo supporto, ma non riesce a tenere la corsa chiusa facendo scappare Evenepoel prima e non organizzando un inseguimento efficace poi. VOTO: 5

Luigi Giglio

LIEGI INCORONA REMCO. EVENEPOEL VINCE LA DOYENNE IN SOLITARIA

aprile 24, 2022 by Redazione  
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A Liegi è il gran giorno di Remco Evenepoel. Il giovane talento fiammingo conquista la sua prima grande classica (alla prima partecipazione) grazie ad un’azione in solitaria in perfetto stile Evenepoel. Reduce da una primavera finora abbastanza deludente, caratterizzata più dalle sconfitte (vedi Tirreno-Adriatio e Itzulia Pais Vasco) che dalle buone pretazioni, Evenepoel è riuscito con un colpo da fuoriclasse a risollevare la stagione della sua Quick Step Alpha Vynil, mancata clamorosamente in tutta la prima parte delle classiche del nord. Per il belga, partito con un’accelerazione clamorosa in cima alla Cote de la Redoute e poi capace di aumentare il vantaggio sugli inseguitori fin sul traguardo, si tratta dell’affermazione più importante di una carriera già piena di allori, benchè ancora molto giovane. Alle spalle di Remco, il sorpendente Quentin Hermans (Intermarché-Wanty-Groupe Gobert) capace di regolare in volata Wout Van Aert (Jumbo-Visma), buon terzo. 7a posizione per Alejandro Valverde (Movistar Team) all’ultima partecipazione nella corsa che lo ha reso grande.

Il percorso della Doyenne ricalcava in buona parte quello dello scorso anno, ad eccezione dell’eliminazione della Cote des Forges, tolta dal percorso per avvicinare la Redoute alla Roche-aux-Faucons. I corridori erano quindi attesi 257 km caratterizzati da 10 cotes, in gran parte addensate negli ultimi 90 km, e numerosi altri strappetti non ‘ufficiali’.
Prima del via si sono registrate le defezioni di Jay Hindley (Bora-Hansgrohe) e Tiesj Benoot (Jumbo-Visma), quest’ultimo vittima di sintomi influenzali, a cui si è poi aggiunto il ritiro dopo appena 15 km di Michael Matthews (Team BikeExchange-Jayco).

La fuga di giornata ha iniziato a prendere forma al km 6 grazie all’attacco di Sylvain Moniquet (Lotto-Soudal). Al giovane vallone si sono immediatamente accodati il compagno di squadra Harm Vanhoucke, Bruno Armirail (Groupama-FDJ), Jacob Hindsgaul (Uno-X Pro Cycling Team) e Fabien Doubey (TotalEnergies). I cinque fuggitivi hanno subito guadagnato un margine di sicurezza (30″ al km 12) ma gli animi nel gruppo non si sono raffreddati poichè in tanti altri, in particolare gli uomini della Bingoal Pauwels Sauces WB, avevano voglia di rientrare sui battistrada. Al km 25 un drappello di tre uomini formato dalla coppia Kenny Molly e Luc Wirtgen (Bingoal Pauwels Sauces WB) e dallo spagnolo Pau Miquel (Equipo Kern Pharma) è uscito dal gruppo all’inseguimento del quintetto di testa. Di lì a poco ai tre contrattaccanti si sono aggiunti altri 3 uomini: Baptiste Planckaert (Intermarchè-Wanty-Gobert Materiaux), Paul Ourselin (TotalEnergies) e Marco Tizza (Bingoal Pauwels Sauces WB).
A questo punto il gruppo si è rilassato, scivolando rapidamente ad oltre 3 minuti di ritardo, mentre i 6 inseguitori sono riusciti a rientrare sulla testa della corsa al km 54, andando così a formare un plotoncino di 11 corridori. Il gap del gruppo, in questa fase era tirato da Tim Declerq (Quick Step Alpha Vynil) e Timo Roosen (Jumbo Visma), è ulteriormente cresciuto toccando un massimo di circa 6 minuti e mezzo per poi attestarsi a lungo attorno ai 5 minuti.

La corsa ha proceduto a lungo su questo canovaccio e così le prime due cotes di giornata, la Cote de La Roche-en-Ardenne (2,7 km al 5,7%) posta al km 77 e la Cote de Saint-Roch (1 km al 10,3%) al km 124,1, non hanno riservato nessun sussulto. L’andatura del gruppo principale ha iniziato man mano ad aumentare con l’approssimarsi delle ultime 8 cotes ‘ufficiali’ in programma, concentrate negli ultimi 90 km di corsa. In cima alla Cote de Mont-le-Soie (1,7 km al 5,5%), posta a 89 km dal traguardo, il distacco è così sceso sotto i 3′20″, gap che si è poi mantenuto costante nei chilometri successivi. Superata senza colpi di scena la Cote de Wanne (3,5 km al 5%), il gruppo di testa si è letteralemente disintegrato lungo la quinta asperità di giornata, la Cote de Stockeau (1 km al 12,6%) posta ai -74, . Davanti sono così rimasti il duo della Lotto formato da Moniquet e Vanhoucke, la coppia della Total composta da Doubey e Ourselin e quindi Armirail e Wirtgen. Il loro vantaggio in cima alla Cote de la Haute Levée (2,2 km al 7,1%) era di circa 2′50″.
Ai -60, nel tratto di discesa in avvicinamento alla Cote du Rosier, una terribile caduta avvenuta in testa al plotone ha letteralmente tirato giù mezzo gruppo. Tra i corridori coinvolti Tim Wellens (Lotto-Soudal), Rigoberto Uran (EF Education-Easy Post), Brandon McNulty (UAE Team Emirates), Romain Bardet (Team DSM), Tom Pidcock (Ineos Grenadiers) e soprattutto Julian Alaphilippe (Quick Step Alpha Vynil). Il campione del mondo è finito in mezzo a due alberi ed è stato costretto al ritiro in ambulanza. Tra i corridori attardati anche Alejandro Valverde (Movistar Team), ma a differenza del transalpino lo spagnolo è riuscito rapidamente a riportarsi su quel che rimaneva del gruppo principale tirato dagli uomini della Bahrain-Victorius e transitato in cima al Rosier (4,4 km al 5,7%) con uno svantaggio di 2′30″ dai battistrada.

Sulla terzultima salita di giornata, la Cote de Desnié (1,6 km al 7,4%) ai -43, Mikel Landa (Bahrain-Victorius) ha impresso una serie di accelerazioni con l’evidente intento di portare via un drappello, ma il Basco ha sempre trovato la pronta reazione del gruppo, ormai ridotto ad una quarantina di unità. Le sfuriate del corridore delle Bahrain hanno però avuto l’effetto di far crollare il distacco ad 1′40″. Lungo il successivo falsopiano un altro corridore Bahrain, Wout Poels, ha provato a sorprendere gli avversari in contropiede. L’azione del neerlandese è stata però neutralizzata poco dopo, ai piedi della Cote de la Redoute (-30) grazie al lavoro della Quick Step. Sulla Cote simbolo della Liegi (2 km al 8,6 %) il gruppo dei battistrada è lettarlmente esploso sotto i colpi di Bruno Armirail che staccato tutti i compagni di fuga restando da solo al comando della corsa. Nel frattempo in testa al gruppo erano arrivati gli uomini della Quick Step Alpha Vynil impegnati a propiziare l’attacco di Remco Evenepoel (Quick Step Alpha Vynil) arrivato proprio in cima alla Redoute. Il giovane talento fiammingo ha impresso una stilettata con cui ha staccato tutti di ruota e si è lanciato in solitaria all’inseguimento di Armirail, ripreso ai -21,5. A quel punto il gruppo tirato sempre dagli uomini della Bahrain, pagava un distacco di circa 30″. Evenepoel ha continuato del suo passo con Armirail a ruota mantenendo il vantaggio inalterato fino ai piedi del la Cote de la Roche-aux-Faucons (-13), l’ultima asperità prima del traguardo. Lungo le prime rampe del durissimo strappo (1,3 km al 10,5%) Armirail si è staccato, mentre Evenepoel ha continuato con un ritmo piuttosto elevato, scollinando con oltre mezzo minuto su un gruppo sembrato fin troppo arrendevole. Quando però la corsa sembrava ormai decisa, sull’ultimo tratto all’insù, è arrivata l’accelerazione di Aleksander Vlasov (Bora-Hansgrohe) che ha portato il gap sotto i 20″. Dopo una ulteriore fase di rallentamento, il russo è ripartito tutto solo lanciandosi all’inseguimento di Evenepoel. Ma era ormai impossibile riprendere lo scatenato Remco che anzi ha continuato a guadagnare fino al traguardo, garantendosi la possibilità di esultare nelle ultime centinaia di metri. Alle spalle del fuoriclasse fiammingo, Vlasov era stato nel frattempo ripreso dal gruppetto degli inseguitori arrivato a 48″ e regolato allo sprint da Quentin Hermans (Inermarchè-Wanty-Gobert Materiaux) davanti a Wout Van Aert (Jumbo-Visma) che sale sul podio della Liegi 7 giorni dopo il 2° posto alla Roubaix. Alle loro spalle il duo colombiano formato da Daniel Martinez (Ineos Grenadiers) e Sergio Higuita (Bora-Hansgrohe). Completanto la top ten, Dylan Teuns (Bahrain-Victorius), Alejandro Valverde (Movistar Team), Neilson Powless (EF Education-Easy Post), Marc Hirschi (UAE Team Emirates) e Michael Woods (Israel-Premier Tech).

La campagna delle classiche di primavera finisce così con un succeso che rivitalizza la stagione della Quick Step Alpha Vynil e lancia definitivamente Evenepoel nel novero dei campioni.

Pierpaolo Gnisci

Remco Re a Liegi

Remco Re a Liegi (fonte:Sprint Cycling Agency)

ROUBAIX E FRECCIA 2022: LE PAGELLE

Settimana intensa quella successiva alla Pasqua, con Roubaix e Freccia Vallone inserite in calendario nel volgere di pochi giorni. Ecco le pagelle delle due classiche del nord.

PARIGI-ROUBAIX

DYLAN VAN BAARLE: Il ciclista olandese vince una Parigi-Roubaix da autore, una corsa fatta di costanza, gambe e tanto cuore. Si lancia all’inseguimento dei fuggitivi e li riprende uno a uno per poi staccarli tutti vincendo con quasi due minuti di vantaggio sul secondo, un leone. Prima vittoria di prestigio per il corridore della Ineos più volte sottovalutato, soprattutto dal suo team. VOTO: 10

WOUT VAN AERT: Non doveva partecipare. Veniva da uno stop causa Covid e, nonostante tutto, facendo a pugni con la sfortuna in corsa arriva secondo alle spalle dell’ironman Van Baarle. VOTO: 9

STEFAN KUNG: Lo svizzero ha una costanza da far invidia ai più, ma non riesce a trovare lo spunto vincente per staccare i diretti concorrenti alla vittoria finale. Termina sul gradino più basso del podio un’ottima Parigi-Roubaix. VOTO: 8

MATEJ MOHORIC: Il corridore della Bahrein vuole vincere per Colbrelli e ci prova in tutti modi non risparmiandosi mai. Purtroppo per lui la sfortuna lo colpisce nel modo meno opportuno. VOTO: 7,5

TOM DEVRIENDT: Attaccando a più riprese nella fuga principale di giornata il trentenne belga sta in testa alla corsa per buona parte della gara. A trent’anni sfiora un podio da leggenda. VOTO: 7

YVES LAMPAERT: Prova a salvare la Campagna del Nord della QuickStep. Il belga cerca di anticipare i tempi attaccando da lontano sorprendendo tutti, ma la sua corsa si infrange urtando un tifoso a bordo strada. VOTO: 6,5

MATHIEU VAN DER POEL: Il motore c’è, ma quando corrono tutti contro di te non è facile smarcarsi a dovere e il buon Mathieu perde l’attimo giusto per entrare nell’azione decisiva. VOTO: 6

ANDREA PASQUALON: Al debutto alla Parigi-Roubaix il ciclista della Intermarché – Wanty termina al diciannovesimo posto, primo degli italiani. VOTO: 6

NILS POLITT: Il tedescone della Bora-Hansgrohe non si nasconde e prova ad entrare in azioni dalla media-lunga distanza, tentativi che non sono mai decisivi. VOTO: 5,5

KASPER ASGREEN: Uno dei favoriti si perde nel marasma di giornata e non riesce mai a tenere il ritmo dei migliori. VOTO: 5

FRECCIA VALLONE

DYLAN TEUNS: Prima vittoria stagionale per il belga della Bahrain-Victorious, una vittoria di testa e gambe in un finale dove i favoriti di giornata si marcavano a uomo sottovalutandolo. VOTO: 10

ALEJANDRO VALVERDE: Il murciano alla bellezza di quarantuno primavere sfiora l’incredibile impresa di vincera la sesta Freccia Vallone, la sua corsa preferita. Intramontabile. VOTO: 9,5

ALEKSANDR VLASOV: Il giovane corridore della Bora-Hansgrohe si muove con intelligenza nel finale, ma perde l’attimo decisivo non seguendo Teuns. VOTO: 7,5

DANIEL MARTINEZ: Ha tutta la Ineos Grenadiers dalla sua parte e cerca di ripagare la fiducia nel migliore dei modi chiudendo al quinto posto. VOTO: 7

CARLOS VERONA: Si mette in testa al grupetto nel finale per lancia il capitano Valverde sul muro di Huy, un’azione decisa che poteva far male a tutti. VOTO: 7

GERAINT THOMAS: Il gallese si mette a disposizione di Martinez con cuore e abnegazione. VOTO: 6,5

JULIAN ALAPHILIPPE: Il vincitore in carica non riesce a riconfermarsi nonostante un gregario di lusso come Evenepoel. Nel finale prova ad anticipare i rivali ma rimane impantanato. Alla fine raccoglie un quarto posto che di certo non lo gratifica. VOTO: 6

DOMENICO POZZOVIVO: Il lucano prova a inserirsi nella battaglia finale sul muro di Huy, ma le gambe non reggono il ritmo dei migliori. VOTO: 6

TADEJ POGACAR: Lo sloveno corre col freno a mano tirato, si nasconde in vista della Liegi-Bastogne-Liegi. VOTO: 6

MARC HIRSCHI: Lo svizzero aveva dato segnali di risveglio nelle ultime corse, segnali che non stati ripetuti alla Freccia Vallone. VOTO: 5

JONAS VINGEGAARD: Il corridore della Jumbo-Visma si arrende subito ed esce presto dalla contesa per la Freccia Vallone. VOTO: 5

Luigi Giglio

DYLAN TEUNS FA LA VOCE GROSSA SUL MURO DI HUY!

aprile 20, 2022 by Redazione  
Filed under 6) FRECCIA VALLONE, News

Dylan Teuns (Bahrain Victorious) si impone alla Freccia Vallone 2022 con un’azione di forza a 150 metri dal traguardo che piega la resistenza dei più quotati avversari. L’ultimo a cedere è Alejandro Valverde (Movistar) che qui ha i record di vittorie in carriera, mentre sale sul terzo gradino del podio Aleksandr Vlasov (Bora-hansgrohe). Fa notizia, in negativo, il quarto posto del campione del mondo Julian Alaphilippe (Quick-Step Alpha Vinyl), per la prima volta fuori dal podio in sei partecipazioni. Mai protagonista, invece, l’atteso Tadej Pogacar (UAE Team Emirates), che nonostante resti davanti non riesce a seguire l’accelerazione decisiva di Teuns creando un buco in cui fa “entrare” inizialmente anche Alaphilippe!

La fuga di giornata riesce ben presto a formarsi e così caratterizzare i primi chilometri della Freccia Vallone 2022. A riuscire ad evadere dal gruppo sono Jimmy Janssens (Alpecin-Fenix), Pierre Rolland (B&B Hotels-KTM), Bruno Armirail (Groupama-FDJ) , Valentin Ferron (TotalEnergies), Simon Guglielmi (Arkea-Samsic), Daryl Impey (Israel-Premier Tech), Chris Juul-Jensen (BikeExchange-Jayco) e Morten Hulgaard (Uno-X), raggiunti qualche chilometro dopo da Luc Wirtgen e Jens Reynders. Il gruppo scivola subito a 3’ di ritardo, in testa si alternano la Ineos Grenadiers, la Quick-Step Alpha Vinyl e l’UAE Team Emirates. A poco meno di 80 Km dalla conclusione, grazie anche all’aiuto all’inseguimento da parte della EF Education – EasyPost e della Jumbo Visma, il margine dei fuggitivi scende sotto i 2’. La corsa inizia ad entrare nel vivo con l’ingresso nel circuito finale, caratterizzato dal triplice passaggio sul Muro di Huy. Alla testa della corsa non resta che gestire 1’30” di vantaggio al passaggio sulla Côte d’Ereffe. L’altra asperità, la Côte de Cherave, fa staccare Reynders: sono i primi segnali di una fuga che va a dissolversi. La stessa sorte poco dopo tocca anche a Wirtgen. Al primo passaggio dal traguardo gli otto in testa conservano poco più di 1’10” di vantaggio. Dietro il gruppo prende in testa il muro con gli uomini della Movistar, nonostante sia il primo dei tre passaggi previsti il ritmo è sostenuto tanto che a farne le spese, a sorpresa, è Tom Pidcock (Ineos Grenadiers). Allo scollinamento subito un cambio in testa con una nuova fase di corsa e questa volta il blocco della Bahrain Victorious prova a sfruttare il vento laterale per spezzare un gruppo già allungatissimo. La cosa non riesce e produce solo un ulteriore avvicinamento ai battistrada, ormai a 50”. Al passaggio dalla Côte d’Ereffe nel gruppo di testa restano Armirail, Ferron, Guglielmi, Impey e Janssens che, grazie ad un rilassamento del gruppo inseguitore, riescono a portarsi a 2’ di vantaggio. E’ la quiete prima della tempesta. Infatti sulla successiva Côte de Cherave Alberto Bettiol (EF Education – EasyPost) lancia all’attacco il compagno di squadra Simon Carr, azione che fa calare di nuovo il vantaggio dei fuggitivi a 30″. Subito dopo il secondo passaggio sul Muro d’Huy, mentre Carr raggiunge i battistrada, in testa le squadre più attese conquistano le prime posizioni a difesa dei propri capitani. Davanti, intanto, dopo aver rifiatato, Carr prova ad andarsene tutto solo a 19 chilometri dalla conclusione, seguito da Ferron. Dietro è uno straordinario Damiano Caruso (Bahrain Victorious) a dettare il ritmo dell’inseguimento, a cui viene data nuova linfa anche dagli uomini Ineos con Geraint Thomas a sacrificarsi per i compagni. A 9 Km dalla conclusione, grazie anche all’azione di Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl), la fuga viene annullata. Come da canovaccio sarà ancora il Muro di Huy a decretare il vincitore della Freccia Vallone, infatti anche la penultima asperità, la Côte de Cherave, non offre particolari attacchi se non un allungo degli uomini Cofidis con un attacco di Rémy Rochas. Il francese guadagna poche decine di metri, raggiunto successivamente da Mauri Vansevenant (Quick-Step Alpha Vinyl) e Soren Kragh Andersen (Team DSM). I tre riescono a portarsi a 12” dal plotone, ormai lanciatissimo verso l’ultima ascesa a Huy, che li riacciuffa pochi metri prima dell’ultimo chilometro. Davanti si porta subito la Movistar, prima con Carlos Verona e poi con Enric Mas, alla cui ruota si fa trovare pronto Alejandro Valverde. Gli spagnoli vengono subito affiancati da Dylan Teuns (Bahrain-Victorious), mentre Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) e Julian Alaphilippe (Quick-Step Alpha Vinyl) restano un po’ più indietro. Superata la doppia curva, quella con le pendenze maggiori, il gruppo si apre sempre meno folto e nel tratto diritto che porta al traguardo è Teuns a piazzare il colpo di pedale più deciso a 300 metri dalla conclusione. Inizialmente la reazione di Valverde è ottima, tanto che segue il belga con a ruota Aleksandr Vlasov (Bora-hansgrohe). Dietro i tre cede improvvisamente Tadej Pogacar, che va a creare così un buco che costringe Alaphilippe a passarlo di lato. Davanti Valverde sembra riuscire ad affiancare Teuns, ma cede anche lui alla progressione del belga, che riesce ad alzare tutto solo le braccia al cielo. Grande prova di forza di Teuns e di tutta la Bahrain Victorious, che si dimostra essere tra le squadre più in forma di questa stagione. Il fuoriclasse madrileno, alla sua ultima stagione tra i professionisti, deve accontentarsi del secondo posto; terzo è un rigenerato Vlasov, quarto arriva Alaphilippe, quinto si piazza Daniel Felipe Martinez (Ineos Granadiers). Il miglior italiano è Domenico Pozzovivo (Intermarché-Wanty-Gobert), che chiude al quindicesimo posto

Antonio Scarfone

Il testa a testa tra Teuns e Valverde sul muro di Huy (foto Getty)

Il testa a testa tra Teuns e Valverde sul muro di Huy (foto Getty)

DYLAN VAN BAARLE CAVALCA SUL PAVE’. E’ SUA LA PARIGI ROUBAIX 2022

aprile 17, 2022 by Redazione  
Filed under 4) PARIGI - ROUBAIX, News

Sul mitico pavè della Parigi Roubaix tutti aspettano Mathieu Van Der Poel ma è un altro olandese a prendersi gli onori della cronaca. Dylan Van Baarle (Team INEOS) accelera nel settore di Camphin-en-Pévèle e se ne va tutto solo verso la gloria. Gli italiani più attesi corrono benino nella prima parte della corsa ma poi due forature mettono ko sia Filippo Ganna (Team INEOS) che Davide Ballerini (Team QUick Step Alpha Vinyl).

La Parigi Robaix 2022 torna finalmente ad essere disputata ad Aprile dopo gli anni travagliati dovuti alla pandemia del Covid19. Sonny Colbrelli (Team Bahrain Victorious) non potrà difendere la vittoria ottenuta lo scorso Ottobre per i noti motivi legati ai problemi cardiaci riscontrati durante la Parigi Nizza. L’Italia dovrà quindi trovare un altro jolly e affidarsi a nomi nuovi come Filippo Ganna, uno dei capitani dell’INEOS Grenadiers. Tra i grandi favoriti della vigilia Mathieu van der Poel (Team Alpecin Fenix) non si nasconde e punta al bersaglio grosso dopo il terzo posto del 2021. Il ciclista olandese avrà tutta la squadra per lui mentre tra le fila della Jumbo Visma non si può dire lo stesso per Wout van Aert che ritorna alle corse dopo 20 giorni passati tra covid e allenamenti in Spagna. Il belga sarebbe stato sicuramente tra i naturati favoriti sul pavè ma, stando alle voci che filtrano tra i più informati, dovrebbe svolgere un ruolo di supporto a Mike Teunissen e Christophe Laporte. Deciderà cominque la strada. Altri nomi da tenere in considerazione sono quelli di Stefan Kung (Team Groupama FDJ), Mads Pedersen (Team Trek Segafredo), Yves Lampaert (Team Quick Step Alpha Vinyl) e Matteo Trentin (UAE Team Emirates). Ma molti altri ciclisti potranno certamente dire la loro. Sono 30 i tratti in pavè. Dopo la partenza da Compiegne e la prima caduta della corsa occorsa a Clement Davy (Team Groupama FDJ), il primo tentativo di fuga era portato da Mathias Norsgaard (Team Movistar) e Stanislaw Aniolkowski (Team Bingoal Pauwels) dopo una quindicina di km. La loro azione in testa alla corsa non era troppo decisa ed infatti il gruppo chiudeva su di loro nel giro di qualche km. Al km 22 ripartiva una coppia formata da Tom Scully (Team EF Education EasyPost) e Vito Braet (Team Sport Vlaanderen Baloise). Anche questa volta il gruppo reagiva ed annullava questo secondo tentativo d’attacco. Al km 32 ci provavano Owain Doull (Team EF Education EasyPost), Laurent Pichon (Team Arkea Samsic) e Alexandr Riabushenko (Team Astana Qazaqstan). Questa volta il terzetto guadagnava sul gruppo 20 secondi nel giro di un paio di km. Le cose cambiavano quando il gruppo a causa del vento si spezzava in due tronconi. La prima parte formata da una settantina di ciclisti piombava sulla coppia di testa mentre un altro centinaio accusava un ritardo di un minuto quando erano trascorsi 55 km dalla partenza. A tirare in testa era il Team INEOS con Filippo Ganna molto attivo. A tirare il gruppo staccato era il team Alpecin Fenix il cui capitano Van Der Poel era rimasto staccato, così come Wout van Aert (Team Jumbo Visma). Della formazione olandese era rimasto staccato anche Christophe Laporte, altro uomo da tenere in forte considerazione. Oltre al team INEOS, in testa alla corsa tiravano anche Team EF Education EasyPost e Team Quick Step Alpha Vinyl. Oltre ai nomi già citati, nel gruppo dei ritardatari era presente anche Stefan Kung, capitano del Team Groupama FDJ. Prima di affrontare il primo settore in pavè, Troivilles a Inchy, una caduta nel gruppo inseguitore metteva ko Kasper Asgreen (Team Quick Step Alpha Vinyl) e Mads Pedersen (Team Trek Segafredo), dando così una bella mazzata alle aspettative della Danimarca. Iniziavano anche le forature e il primo nome caldo che ne subiva una era Filippo Ganna (Team INEOS). Il ciclista piemontese era costretto a mettere i piedi a teraa e farsi assistire dal cambio ruote, perdendo così tempo prezioso e facendosi riprendere dal primo gruppo degli inseguitori. Arrivava così la volta di Niki Terpstra (Team TotalEnergies) che si avvantaggiava sul drappello in testa alla corsa riuscendo a guadagnare una ventina di secondi tra Quievy a Saint Python e Saint Python. L’azione del vincitore della Parigi Roubaix del 2014 si interrompeva a 135 km dall’arrivo, quando veniva ripreso dal gruppo al suo inseguimento. Anche Jens Reynders (Team Sport Vlaanderen), uscito in avanscoperta e andato in testa alla corsa per qualche km, veniva rallentato da una foratura e costretto a rientrare, per così dire nei ranghi, a 117 km dall’arrivo. Poco prima dell’entrata nella Foresta di Aremberg si avvantaggiavano in cinque: Matej Mohoric (Team Bahrain Victorious), Davide Ballerini (Team Quick Step Alpha Vinyl), Laurent Pichon (Team Arkea Samsic), Tom Devriendt (Team Intermarchè Wanty Gobert) e Casper Pedersen (Team DSM). Ballerini restava vittima di una foratura e diceva addio alle speranze italiane dopo che già Ganna si era dovuto arrendere in precedenza. Anche Pedersen si staccava dal drappello di testa in cui restavano soltanto Mohoric, Devriendt e Pichon. A 63 km dall’arrivo il terzetto di testa aveva 2 minuti di vantaggio sul primo gruppo inseguitore. Anche Pichon e Mohoric, in due momenti differenti, erano vittima di problemi meccanici che li costringevano a fermarsi. A 35 km dal termine Devriendt era da solo in testa alla corsa mentre a 25 secondi di ritardo inseguiva un gruppo formato da Pichon, Mohoric, Van der Poel, Van Aert, Dylan Van Baarle e Ben Turner (Team INEOS), Stefan Kung (Team Groupama FDJ), Yves Lampaert (Team Quick Step Alpha Vinyl) ed Adrien Petit (Team Intermarchè Wanty Gobert). Devriendt veniva ripreso da Mohoric e Lampaert a 28 km dall’arrivo. Van Baarle raggiungeva i tre di testa a 26 km dall’arrivo. Il quartetto di testa guadagnava sui diretti inseguitori. A 21 km dall’arrivo il loro vantaggio era di 28 secondi su un terzetto formato da Kung, Van Aert e Stuyven. A 20 km dall’arrivo proprio Stuyven era vittima di una foratura. Iniziaza così in quint’ultimo settore in pacè di Camphin-en-Pévèle. Van Baarle accelerava e cercavano di tenere lo scatenato olandese Lampaert e Mohoric mentre Devriendt sembrava più in difficoltà. L’azione di Van Baarle era ancora più incisiva nel successivo settore del carrefour de l’Arbre. A 13 km dall’arrivo l’olandese aveva una ventina di secondi di vantaggio su Mohoric e Lampaert mentre più staccato era un terzetto formato da Van Aert, Kung e Devriendt. Lampaert cadeva rovinosamente nel penultimo tratto in pavè per colpa di uno spettatore distratto che lo toccava provocandone la caduta. Mohoric veniva ripreso da Van Aert, Kung e Devriendt. Van Baarle andava a trionfare in solitaria nel velodromo di Roubaix mentre van Aert regolava il drappello degli inseguitori, che giungeva con 1 minuto e 47 secondi di ritardo. Terzo era stefan Kung (Team groupama FDJ) mentre chiudevano la top five Devriendt in quarta posizione e Mohoric in quinta posizione. La stagione del pavè finisce e già nella settimana entrante ci si sposterà sulle Ardenne dove vedremoi all’opera un’alta tipologia di ciclisti con Freccia vallone e Liegi-Bastogne-Liegi.

Giuseppe Scarfone

Dylan Van Baarle vince la Parigi Roubaix 2022  Foto: Bas Czerwinski/Getty Images

Dylan Van Baarle vince la Parigi Roubaix 2022 Foto: Bas Czerwinski/Getty Images

AMSTEL 2022: LE PAGELLE

aprile 11, 2022 by Redazione  
Filed under 5) AMSTEL GOLD RACE, Approfondimenti

Dopo il bis di “Kwiato” nell’unica classica del nord disputata nei Paesi Bassi ecco le pagelle dell’Amstel Gold Race 2022

MICHAL KWIATKOWSKI: Il corridore polacco della INEOS Grenadiers ritorna alla vittoria dopo un 2021 avaro. Corre in avanscoperta per proteggere il compagno di squadra Pidcock, poi la corsa prende una piega favorevole e si trova da solo con Cosnefroy in un finale da brivido. Michal prepara la volata nel migliore dei modi nonostante lo spunto più veloce del rivale. Il fotofinish decreta una vittoria meritata per un corridore generoso e dal talento che si era un po’ offuscato nell’ultimo periodo. VOTO: 10

BENOIT COSNEFROY: Il giovane ventiseienne dell’ Ag2r Citröen paga solo l’inesperienza nella volata finale dove soccombe ad un volpone come Kwiatkowski. Il francese corre sempre nelle prime posizioni ed è l’unico che si butta all’inseguimento del polacco. Tanto cuore e coraggio per l’ex campione del mondo under 23. VOTO: 9

TIESJ BENOOT: Nelle ultime stagioni non riesce a trovare lo spunto vincente, raccoglie piazzamenti su piazzamenti, ma di vittorie poche. Prova nel finale a raggiungere da solo il duo di testa Cosnefroy-Kwiatkowski, ma senza successo. Generosità coi tempi sbagliati. VOTO: 7

THOMAS PIDCOCK: Il britannico è in crescita. Prende il via all’Amstel coi gradi di capitano, la corsa però prende un’altra piega e nei chilometri finali si mette a disposizione di Kwiatkowski nel rompere i cambi agli inseguitori. VOTO: 6,5

MATHIEU VAN DER POEL: Il campione olandese partiva coi favori dei pronostici, ma la strada ha detto tutt’altro. Corre bene ma non riesce a fare la differenza. Ogni tanto anche lui ritorna un ciclista normale e si deve accontentare di un semplice quarto posto. VOTO: 6,5

VICTOR CAMPENAERTS: Il belga della Lott-Soudal corre con generosità e grinta che farebbe comodo ad ogni team. Si lancia all’inseguimento dei fuggitivi, li raggiunge e, una volta ripresi dal gruppo, si mette in testa a tirare come un mulo. VOTO: 6,5

ALEXANDER KAMP: Il ciclista danese della Trek-Segafredo si ritrova davanti col primo gruppo inseguitore e prova a giocarsi il tutto per tutto per trovare e prendersi un posto d’onore. Coglie un ottimo quinto posto finale. VOTO: 6

MARC HIRSCHI: Lo svizzero sta tornando sui ritmi del 2020, gara dopo gara. Non trova l’attimo decisivo per entrare nell’azione decisiva di giornata ma c’è, un buon segnale per i prossimi appuntamenti. VOTO: 6

KASPER ASGREEN: Il danese, anche oggi in ombra, chiude al sesto posto dietro il connazionale Kamp, segno di una Quick-Step Alpha Vinyl Team molto deludente in questa prima parte dell’Inferno del Nord. VOTO: 5,5

MICHAEL VALGREN: Il ciclista danese è il capitano di giornata della EF Education-EasyPost- Purtroppo per lui e per il suo team non riesce mai ad entrare nel vivo della corsa. VOTO: 5

MATTEO TRENTIN: Il corridore della UAE Team Emirates chiude al diciassettesimo posto a 1′50” da Kwiatkowski. Non è in formissima ma alla fine è il primo italiano a tagliare il traguardo, non un bel segnale. VOTO: 5

TOM DUMOULIN: Il corridore della Jumbo-Visma voleva onorare al meglio la corsa di casa, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo una condizione atletica e psicologica non proprio ottimale. VOTO: 5

Luigi Giglio

AMSTEL, BIS DI KWIATKOWSKI. COSNEFROY BEFFATO AL FOTOFINISH

aprile 10, 2022 by Redazione  
Filed under 5) AMSTEL GOLD RACE, News

L’Amstel Gold Race 2022 si conclude esattamente come un anno fa con un finale grottesco che vede nuovamente protagonista il fotofinish. Ad alzare le braccia al cielo dopo un paio di minuti di attesa è stato il redivivo Michal Kwiatkowski (Ineos Grenadiers) che ha battuto di pochi centimetri il francese Benoit Cosnefroy (Ag2r Citroen Team) al termine di uno sprint a due. Così come nel 2021, anche questa volta l’analisi del fotofinish ha regalato momenti a dir poco teatrali, con Cosnefroy che ha inizialmente esultato dopo aver ricevuto la comunicazione (errata) della vittoria per poi sprofondare nell’amarezza una volta ufficializzato il trionfo del Polacco. Kwiatkowski ha così potuto festeggiare la sua seconda vittoria all’Amstel dopo quella ottenuta con la maglia iridata nel 2015. Terzo posto per Tiesj Benoot (Team Jumbo-Visma) che è riuscito ad anticipare nel finale il gruppetto inseguitore di cui faceva parte anche il grande favorito della vigilia Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix).

Dopo l’edizione 2021, disputata su un circuito ridotto a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, il percorso della classica olandese è tornato ad affrontare l’intera sequenza di brevi strappi che aveva caratterizzato le precedenti edizioni. Lungo i 254,1 km, con partenza a Maastricht ed arrivo a Valkenburg, i corridori erano attesi da ben 33 le cotes, inserite in una serie di circuiti concentrici ed immerse nella campagna del Limburgo.
La fuga di giornata è partita già al km 9 ed è stata animata da Ide Schelling (Bora-Hansgrohe), Owain Doull (EF Education-EasyPost), Johan Jacobs (Movistar Team), Emils Liepens (Trek-Segafrdo), Aaron Van Poucke (Sport Vlaanderen Baloise), Luca Rastelli e Davide Gabburo (Bardiani-CSF-Faizanè). Quest’ultimo si è però ben presto staccato, lasciando in testa alla corsa un drappello di 6 corridori che è riuscito a toccare un vantaggio massimo di circa 5 minuti.
Il gruppo, tirato principalmente dagli uomini dell’Alpecin-Fenix, ha man mano ridotto il vantaggio finchè, ai -96, si è staccato un gruppetto di contrattaccanti formato da Nathan Van Hooydonck (Jumbo-Visma), Victor Campenaerts (Lotto-Soudal) e Ivan Garcia Cortina (Movistar Team). Lo spagnolo di lì a poco si è rialzato, lasciando la coppia belga all’inseguimento dei 5 battistrada (nel frattempo aveva perso contatto Rastelli). L’inseguimento di Van Hooydonck e Campenaerts si è poi concretizzato ai -88, quando la coppia è rientrata sulla testa della corsa andando a formare un gruppetto di 7 battistrada che ha a lungo mantenuto un vantaggio di circa un minuto e mezzo sul gruppo principale.

Una volta entrati negli ultimi 60 km, l’andatura è aumentata sia nel gruppo inseguitore sia nel drappello di testa in cui il più attivo era il belga Nathan Van Hooydonck. A farne le spese sono stati prima Campenaerts e Schelling, che han perso contatto sul Loorberg (ai -58), e poi Emils Liepins che ha invece mollato la presa sul Gulperbergweg (-52). Dietro invece a tirare un gruppo sempre meno folto ed ormai lontano solo 40″ erano ancora i compagni di squadra di Mathieu Van der Poel. Di lì a poco (ai -50) è arrivato lo scatto di Tim Wellens (Lotto-Soudal) a cui si è immediatamente accodato Christophe Laporte (Jumbo-Visma), ma la mancata collaborazione del francese ha fatto finire ben presto l’azione.
Ai -47 il ritmo del gruppo è notevolmente aumentato per effetto del lavoro svolto dagli uomini dell’Ineos e così nel giro di un paio di chilometri (ai -44, sull’Eyserbosweg) i quattri battistrada superstiti sono stati assorbiti. A quel punto il plotone era ridotto ormai a non più di quaranta corridori.

La corsa è definitivamente scoppiata lungo uno dei muri più duri, il Keutenberg, posto ai -35. Il primo (timido) attacco è stato opera di Michal Kwiatkowski, ma non ha sortito particolari effetti. Ben più incisivo il successivo allungo di Tiesj Benoot che ha fatto uscire allo scoperto tutti i favoriti di giornata. Si è così formato un gruppetto che, oltre al belga della Jumbo-Visma, vedeva la presenza di Michal Kwiatkowski e Tom Pidcock della Ineos Grenadiers e poi Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix), Kasper Asgreen (Quick Step Alpha Vinyl), Benoit Cosnefroy (Ag2r Citroen Team), Michael Matthews (Team BikeExchange-Jayco), Marc Hirschi (UAE Team Emirates), Stefan Kung (Groupama-FDJ), Alexander Kamp (Trek-Segafredo) e Dylan Teuns (Bahrain-Victorius). Il nuovo plotoncino di testa ha ben presto guadagnato un margine di sicurezza di 30″ su un gruppo in cui tra gli altri vi erano Matej Mohoric (Bahrain-Victorius), Michael Valgren (EF Education-EasyPost) e Matteo Trentin (UAE Team Emirates) ed ha proceduto senza sussulti fino all’ultimo passaggio sul Cauberg (-24). Proprio lungo lo strappo simbolo della corsa limburghese sono arrivati gli scatti di Hirschi e Pidcock che però non hanno fatto male a nessuno lasciando la situazione inalterata.

L’azione decisiva è venuta fuori poco dopo, in prossimità dell’ultimo passaggio sul traguardo, quando Kwiatkowski ha provato a mettere a frutto la superiorità numerica dell’Ineos allungando sugli altri 10. Il Polacco si è presentato ai piedi della penultima asperità, il Geulhemmerberg, con una decina di secondi sul gruppo inseguitore in cui la collaborazione non era così efficace. E così, ai -19, lungo le rampe del suddetto strappo Benoit Cosnefroy se ne è andato in solitaria, riprendendo nel giro di poche decine di metri il corridore dell’Ineos. A quel punto Pidcock si è reso protagonista di un allungo difficile da comprendere, vista la presenza di un suo compagno di squadra davanti. Il britannico, evidentemente resosi conto dell’errore, si è rialzato proprio mentre in contropiede partiva Dylan Teuns. Il fiammingo si è avvicinato ai due battistrada, ma è poi rimbalzato finendo per essere ripreso ai -15, mentre la coppia di testa aveva portato il vantaggio a 20″. Il gap è ulteriormente cresciuto (fino a 32″) nel tratto di avvicinamento all’ultimo strappo e, nonostante l’accelerazione messa in atto da Marc Hirschi lungo il Bemelerberg (-8), i due battistrada si sono ritrovati a difendere un margine di circa 20″ nei 7000 metri finali, una volta terminate tutte le asperità. Dietro si procedeva a strappi e a poco sono servite un paio di accelerazioni tentate da Van der Poel, non sufficienti ad avvicinare la coppia di testa.

Una volta entrati negli ultimi 1000 metri, il duo di testa ha iniziato guardarsi un pò troppo con Kwiatkowski intenzionato a restare in seconda ruota fino allo sprint finale. E così da dietro c’ha provato di nuovo Benoot. Il belga stavolta è riuscito a sfuggire ai compagni di fuga e si è lanciato nel disperato tentativo di rientrare sulla coppia di testa che aveva rallentato in maniera un pò troppo evidente. Ma a differenza di quanto successo domenica scorsa al Fiandre, stavolta l’aggancio finale non è riuscito e così ai -200 Cosnefroy ha lanciato la sua lunga volata. Kwiatkowski gli è rimasto a ruota uscendo ai -80. Il polacco ha lentamente affiancato il transalpino, superandolo grazie ad un colpo di reni chirurgico, mentre dietro Benoot (a 10″) doveva accontentarsi del gradino più basso del podio. Alle sue spalle Van der Poel ha regolato il gruppetto inseguitore (giunto a 20″) chiudendo 4° davanti a Kamp, Asgreen, Matthews, Kung, Hirschi, Teuns e Pidcock.
Tagliato il traguardo è iniziata la farsa perchè, in attesa del responso ufficiale del fotofinish, un’errata comunicazione di radiocorsa ha scatenato la gioia di un incredulo Cosnefroy, mentre un perplesso Kwiatkowski attendeva l’ufficialità dell’ordine d’arrivo. Un paio di minuti dopo è giunta la classifica ufficiale che invece vedeva vincitore proprio Kwiatkowski. Per il polacco una grande vittoria dopo un lungo periodo in cui i successi e le buone prestazioni erano mancate.

Pierpaolo Gnisci

GIRO DELLE FIANDRE 2022 – LE PAGELLE

A poche ore dalla vittoria di Van der Poel ecco le pagelle della prima grande classica del nord

MATHIEU VAN DER POEL: Sulla sua grandezza c’è poco da discutere, ha avuto un inizio di stagione difficile che ha superato brillantemente e nonostante abbia ancora scorie addosso riesce a trionfare contro un Pogacar in versione Cannibale 2.0. Sui muri non risponde subito alle accelerazioni dello sloveno, sale col suo passo e in progressione lo raggiunge. Nel finale dimostra di avere nervi di acciaio e non si preoccupa di far rientrare gli inseguitori. Esegue uno sprint perfetto dove fa mangiare la polvere ai rivali e vince un secondo Giro delle Fiandre con un merito che rispecchia un talento cristallino e una mentalità ormai matura e vincente. VOTO: 10

DYLAN VAN BAARLE: Tra Pogacar e Van der Poel si inserisce lui, con una corsa aggressiva sin dalle prime fasi. Rientra nel finale dopo aver cercato in tutti i modi a resistere al duo Pogacar-Van der Poel. Nello sprint finale non riesce a tenere le ruote del suo connazionale, in compenso conquista un secondo posto onorevole. VOTO: 8,5

VALENTIN MADOUAS: Il francese della Groupama-FDJ corre spesso col vento in faccia, ha una generosità da vendere, come spesso accade quando gareggia. Riesce a salire sul gradino più basso del podio superando anche Pogacar nel finale. VOTO: 8,5

TADEJ POGACAR: Sul Kwaremont esce dal gruppo, raggiunge i fuggitivi e li salta uno a uno come birilli, un’immagine che resterà nella storia del Giro delle Fiandre. Sui muri è il più forte e solo Van der Poel resiste alle sue accelerazioni, Lo sloveno, però, paga nel finale una scelta sbagliata che a ripensarci gli farà mangiare i gomiti. Nel complesso è un fenomeno, un corridore capace di vincere su ogni tipo di terreno a prescindere se si tratti di una corsa a tappe o no. Il Fiandre 2022 è andato a Van der Poel, ma non passerà troppo tempo prima di vedere Pogacar vittorioso. VOTO: 8

STEFAN KUNG: Nel finale spunta dal nulla alle spalle dei ciclisti che si stavano giocando la vittoria, segno che le gambe oggi c’erano. Perde l’attimo giusto non riuscendo a seguire Van der Poel e Pogacar. Quinto posto che sa di beffa. VOTO: 7

DYLAN TEUNS: Il belga corre con coraggio alternandosi coi compagni di squadra nei momenti topici del Fiandre. La Bahrain-Merida movimenta la corsa in più fasi e raccoglie il risultato più importante solo con lui, sesto al traguardo. VOTO: 6,5

FRED WRIGHT: Il ventiduenne britannico segue alla lettera gli ordini di scuderia e attacca a ogni piè sospinto. Termina il Fiandre al settimo posto a undici secondi da Van der Poel. VOTO: 6,5

CHRISTOPHE LAPORTE: Dopo il forfait di Van Aert tutte le speranze della Jumbo-Visma ricadono su di lui. Nella fase centrale della corsa finisce malamente fuoristrada, rientra con affanno e centra un nono posto niente male. VOTO: 6,5

ALEXANDER KRISTOFF: Il norvegese si ritrova a 34 anni ad entrare nella top ten di un Giro delle Fiandre tutt’altro che leggero. Intramontabile. VOTO: 6

LUCA MOZZATO: Il giovane ventiquattrenne vicentino della B&B Hotels – KTM entra nella prima fuga di giornata, viene ripreso e non tira i remi in barca chiudendo al venticinquesimo posto, primo degli italiani al traguardo. VOTO: 6

KASPER ASGREEN: La Quick-Step in questa campagna nell’Inferno del Nord non è la schiacciasassi degli anni passati. Il danese cerca di tenere il ritmo dei migliori e per buona parte di corsa ci riesce, finché un salto di catena gli fa perdere quel terreno che non recupererà più. VOTO: 6

ALBERTO BETTIOL: Corre bene per 3/4 della corsa, svanisce nella fase finale dove non ne ha più. Dal vincitore del Fiandre 2019 ci si aspettava molto di più. VOTO: 5,5

MADS PEDERSEN: Spende troppe energie nella fase centrale della corsa facendosi trovare impreparato quando Pogacar fa esplodere il Fiandre. Fa di tutto per rientrare ma ormai i giochi sono fatti. VOTO: 5,5

TIESJ BENOOT: Alla Dwars door Vlaanderen aveva mandato segnali incoraggianti, cosa che non succede al Fiandre dove corre sottotono terminando lontano dal vincitore di giornata. VOTO: 5

THOMAS PIDCOCK: Era uno dei corridori più attesi ma, nonostante i segnali propositivi dei giorni scorsi, non riesce ad entrare mai nel vivo della corsa. VOTO: 5

Luigi Giglio

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