NAPOLI AMMALIA ANCORA IL GIRO

maggio 11, 2023 by Redazione  
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Si annuncia una tappa ancora più spettacolare rispetto a quella disputata lo scorso anno a Napoli, ma guai a distrarsi ad ammirare i panorami offerti dalla Costiera Amalfitana prima e dal “Miglio d’Oro” poi. Le numerose curve che s’incontreranno nei tratti costieri e i tratti in pavé del finale costringeranno i corridori alla massima attenzione nel corso di una tappa che, come quella del giorno prima a Salerno, si offre ai fuggitivi ma non chiude del tutto le porte alla possibilità di un arrivo allo sprint.

Il Giro torna a Napoli con una tappa ancora più affascinante di quella disputata lo scorso anno sulle strade a nord del capoluogo partenopeo, tra i Campi Flegrei e il Monte di Procida. Stavolta a rubare lo scenario alla corsa saranno il Vesuvio, l’incantevole costiera amalfitana e la vicina sorrentina, ma – nonostante la presenza di salite più impegnative rispetto a quello affrontate dodici mesi fa – la tappa si annuncia meno interessante sul piano agonistico per la disposizione della difficoltà altimetriche. Lo scorso anno il percorso presentava pochissima pianura, spezzettata tra tante piccole e brevi ascese, nel tracciato di quest’anno ci saranno due ascese principali collocate nei primi 90 Km, mentre la pianura prenderà il sopravvento negli ultimi 35 Km, in un tracciato sul quale la corsa potrebbe svolgersi secondo un copione simile alla frazione di Salerno. I fuggitivi avranno parecchio terreno per rimanere in testa alla corsa perché su strade tortuose come quelle delle costiere di Amalfi e Sorrento sarà quasi impossibile per il gruppo riuscire a limare il vantaggio che avranno acquisito; una volta sbarcati in pianura, però, una nuova insidia si parerà sotto le ruote dei corridori perché per un tratto di circa 7 Km si pedalerà costantemente sul pavè e sui lastricati dei centri del “Miglio d’Oro”, realizzati con le pietre laviche scavate dalle cave del Vesuvio, un fondo stradale reso scivoloso dalla salsedine e dal passaggio delle automobile e che potrebbe rivelarsi ancora più viscido in caso di pioggia.
Effettuato il raduno di partenza in Piazza del Plebiscito, con un lungo tratto di trasferimento il gruppo si sposterà verso il “chilometro zero”, previsto nel popoloso quartiere Ponticelli, il secondo per numero d’abitanti di Napoli dopo Fuorigrotta, presso il quale si trova la basilica più antica dell’area vesuviana, il Santuario di Santa Maria della Neve, innalzato a partire dal XIII secolo e successivamente rifatto in stile barocco. Ancor più venerato dai fedeli partenopei è il Santuario della Madonna dell’Arco, meta a Pasquetta del tradizionale pellegrinaggio dei “fujénti”, fedeli che raggiungono il santuario a piedi nudi e talvolta carponi, accompagnando il loro viaggio con strida e pianti. Meno “scenografico” sarà il sopraggiungere dei corridori, che lambiranno il santuario nel corso della lieve salita che caratterizzerà i primi 6 Km, denotati da un accentuarsi delle pendenze nei conclusivi 1300 metri al 4.5% che condurranno a Somma Vesuviana, nel punto più elevato della circumnavigazione del Vesuvio, dove si andrà a lambire l’aragonese Castello d’Alagno, recentemente ristrutturato per farne una sede museale. Affrontato un breve zampellotto all’ingresso di Ottaviano, centro il cui nome deriva da quello della Gens Octavia (la famiglia dell’imperatore Augusto, che qui aveva un esteso possedimento), s’intraprenderà un primo tratto pianeggiante di una ventina di chilometri nel corso del quale si terminerà il periplo del Vesuvio con il passaggio da Pompei, celebre non soltanto per i suoi scavi ma anche come luogo di culto per la presenza del Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario, uno dei principali d’Italia, costruito a partire dal 1876 su iniziativa del beato Bartolo Longo e grazie alle offerte spontanee dei fedeli.
Sfiorata la vicina Angri, dove anche il locale Castello Doria è stato ristrutturato in previsione di una trasformazione in museo, il gruppo si troverà ai piedi della principale difficoltà di giornata, la salita al Valico di Chiunzi, i cui 10.4 Km al 5.8% metteranno più di un brivido in corpo a corridori e tifosi, non tanto per le sue poco difficili inclinazioni quanto per il ricordo – ancora fresco nonostante siano già passati 25 anni – della caduta che coinvolse Marco Pantani al Giro del 1997 all’inizio della successiva discesa verso Maiori. Successe allorquando, poco dopo il passaggio sotto la ben conservata torre d’epoca normanna che domina il valico, un gatto ebbe l’idea di attraversare la strada mentre stava transitando il “Pirata”, che finì a terra assieme ad altri corridori: il Giro era già finito per il colombiano Hernan Buenahora e per l’elvetico Armin Meier, che per colpa di quel micio si rimediarono rispettivamente un trauma cranico e una frattura al calcagno, mentre Pantani – da pochi mesi tornato alle corse dopo il tremendo infortunio occorsogli alla Milano-Torino del 1995 – vuole provare a tornare in sella ma un muscolo s’è strappato nel capitombolo e si concretizza in uno strazio, che lo accompagna fin sul traguardo di Cava de’ Tirreni, al quale giunge quasi mezz’ora dopo l’arrivo dai primi e la consapevolezza che anche per quest’anno la sua avventura alla Corsa Rosa è già finita. Il brivido di cui sopra sarà, però, ricacciato indietro dalla scelta degli organizzatori di far percorrere in discesa un altro versante, più tortuoso e spettacolare, prima di cominciare il quale bisognerà superare un ulteriore tratto di salita, diretto al Colle San Pietro (3 Km al 5%). È il biglietto non particolarmente caro che bisognerà pagare prima d’entrare in uno dei paradisi in terra che offre la nostra bella nazione, la costiera amalfitana, che il gruppo raggiungerà passando per Ravello, borgo che offre incantevoli viste sul Golfo di Salerno e si consiglia in particolare di lasciarsi catturare da quelli che si possono ammirare dai giardini delle ville Rufolo e Cimbrone, tra i cui viali passeggiò anche la celebre principessa Sissi (lasciandoci, però, l’illusione che la sovrana si trovasse nel lontano Portogallo, come leggerete più sotto).
Il paradiso si trasformerà presto in inferno per il gruppo perché, una volta terminata la discesa inizierà la risalita della costiera che per ciclisti e non solo costituisce un vero e proprio “incubo” che non consentirà distrazioni di sorta a causa delle numerosissime curve che si succederanno con frequenza, raccordate da rettilinei brevissimi e coniugati a un tracciato che si annuncia complicato anche dal punto di vista altimetrico. Per una buona ventina di chilometri si pedalerà, infatti, in un contesto di continui saliscendi, che inizieranno sin dal passaggio da Amalfi, dove i “girini” non avranno certo il tempo d’ammirare il celebre duomo dedicato a Sant’Andrea e innalzato a partire dall’anno 987 in stile arabo-siciliano. Al massimo, se ci sarà un momento di stanca agonistica, ci sarà il tempo per lanciare una fugace occhiata verso l’azzurro del mare, nel mezzo del quale spuntano come un’inattesa apparizione i tre isolotti che compongono l’arcipelago Li Galli, dagli antichi ritenuto la dimora delle omeriche Sirene e più concretamente abitato dal celeberrimo ballerino russo Rudolf Nureyev, che nel 1989 aveva acquistato l’interno arcipelago, sul quale si trovava una villa alla cui realizzazione aveva collaborato l’archistar francese Le Corbusier.
Attraversata Positano si uscirà dal paradiso-inferno amalfitano pagando un altro biglietto, quello richiesto dai 9 km d’ascesa al 4% necessari per raggiungere la località di Capo di Mondo, salita che è più nota tra gli appassionati di ciclismo come Picco Sant’Angelo, nome con quale era stato identificato finora questo luogo in occasione dei precedenti passaggi del Giro e non solo. L’ascesa al “picco”, infatti, è stata inserita dal 1998 al 2002 nel tortuoso circuito della Penisola Sorrentina che costituì in quel periodo la tappa d’apertura della Tirreno-Adriatico, frazione che fu abbandonata in seguito alle proteste del gruppo scaturite proprio dalle numerose curve che negli anni provocarono diverse cadute e di una spettacolare fu protagonista – durante una tappa del Giro del 1991 disputata sul medesimo percorso – una moto della RAI che nell’affrontare un tornante con vista sull’isola di Capri mancò clamorosamente il “tourniquet” e finì dritta nella scarpata sottostante, mentre le immagini in diretta presero a vorticare come una lavatrice al momento della centrifuga. Per evitare simili disavventure dopo lo scollinamento si percorrerà in discesa la meno problematica “Strada del Nastro Verde” che farà planare i “girini” verso Sorrento, la città natale di Torquato Tasso, dove si cambierà nuovamente scenografia. Si tornerà, infatti, a pedalare in direzione del Vesuvio percorrendo ora le strade della costiera sorrentina, versante della penisola dei Monti Lattari decisamente meno tormentato rispetto a quello amalfitano in quanto meno tortuoso e più scorrevole anche sul piano altimetrico, movimentato al massimo da un paio di saliscendi. All’inizio di questo tratto sarà sicuramente a bordo strada ad applaudire il passaggio del Giro Carmine Castellano poiché è previsto il passaggio da Sant’Agnello, il paese dove è nato nel 1937 e dove è tornato a risiedere dopo il pensionamento l’ex avvocato che dal 1993 al 2014 è stato direttore della Corsa Rosa succedendo al mitico “patron” Vincenzo Torriani.
Attraversata Vico Equense – centro dove negli anni ’50 un fornaio inventò la “pizza a metro”, dalla quale è derivata l’odierna pizza al trancio – ci si sarà lasciata alle spalle la parte più problematica di questa frazione e si tornerà a pedalare in un contesto di rettilinei pianeggianti. Il primo di questi s’incontrerà all’uscita di Castellammare di Stabia, località termale dove è possibile – tra una cura e l’altra – passeggiare sul lungomare con vista sul Golfo di Napoli oppure visitare la piccola ma interessante area archeologica dell’antica Stabiae, distrutta come la vicina Pompei dalle storica eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Siamo alle porte del tratto conclusivo della tappa, interamente disegnato lungo il “Miglio d’Oro”, il nome con il quale alla fine del ‘700 ci si riferiva alla stretta fascia pianeggiante situata tra il golfo e le prime pendici del Vesuvio, così chiamata in riferimento alla ben 122 ville che furono realizzate dalla nobiltà dell’epoca e ai loro floridi giardini, nei quali crescevano limoni, mandarini e arance. In ordine d’apparizione il primo centro del “Miglio d’Oro” a essere attraversato dal gruppo sarà Torre del Greco, la “capitale del corallo” presso la quale si trova una tra le più celebri “ville vesuviane”, quella Villa delle Ginestre che fu dimora di Giacomo Leopardi nel periodo precedente la sua prematura morte, avvenuta il 14 giugno del 1837 due settimane prima del suo trentanovesimo compleanno. Villa Campolieto è, invece, una delle “perle” erette in epoca settecentesca nella vicina Ercolano, rinomata per l’area archeologica dell’antica Herculaneum, che a differenza di Pompei non fu sommersa dalle ceneri ma colpita dodici ore più tardi dal flusso piroclastico che, spinto fin lì dal vento, ne vaporizzò all’istante gli abitanti. Il momento più spettacolare di questa fase sarà costituito dal passaggio dalla Reggia di Portici, la residenza estiva dei sovrani borbonici della quale si attraverserà il cortile, percorso dalla strada lastricata che conduce verso Napoli. Dopo poco si uscirà dal settore in pavé e si tornerà a pedalare sull’asfalto negli ultimi sette frenetici chilometri, che vedranno il gruppo entrare nella città partenopea dal quartiere di San Giovanni a Teduccio, presso il quale dal 2017 è possibile ammirare il più grande murales al mondo dedicato a Maradona, alto ben 40 metri e realizzato dallo street artist Jorit Agoch. I “girini” sfrecceranno quindi lungo il porto, sfiorando prima la possente mole del Maschio Angioino e poi l’isolotto di Megaride, sul quale sorge un altro storico maniero napoletano, il Castel dell’Ovo. Ma, come avvenuto lungo le laocoontiche strade della Costiera Amalfitana, nemmeno ora ci sarà la possibilità di distrarsi ad ammirare il panorama: il traguardo è dietro l’angolo e bisogna guardar dritti verso l’oramai prossima meta.

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Valico della Torre di Chiunzi (656 metri). È il passo semplicemente più noto come “Valico di Chiunzi”, quotato 683 metri sulle cartine del Giro 2023. È valicato dalla Strada Provinciale 2, che mette in comunicazione Sant’Egidio del Monte Albino con Maiori, mentre in corrispondenza del valico si stacca la Strada Provinciale 1 che scende verso Amalfi. Il Giro l’ha inserito quattro volte nel suo tracciato, la prima nel 1982 quando vi si salì dallo stesso versante di quest’anno durante la Caserta – Castellammare di Stabia, terminata con il successo del varesino Silvano Contini dopo che la vetta del Chiunzi era stata per la prima volta “espugnata” dal tedesco Dietrich Thurau. Due anni più tardi, salendo da Maiori, gli succederà lo spagnolo Jesús Rodríguez nel finale della Agropoli – Cava de’ Tirreni (vinta dal danese Dag Erik Pedersen); sempre da Maiori si salirà durante il Giro vinto da Gianni Bugno nel 1990 nel corso della prima tappa di montagna, scattata da Sala Consilina e terminata sul Vesuvio con il successo dello spagnolo Eduardo Chozas dopo che in cima al Chiunzi era transitato in testa l’abruzzese Stefano Giuliani. In ordine di tempo vi si è saliti l’ultima volta durante la citata tappa della caduta di Pantani al Giro del 1997 (Mondragone – Cava de’ Tirreni), vinta dal bergamasco Mario Manzoni dopo che il trentino Mariano Piccoli aveva fatto suo il GPM, salendo in quell’occasione dal versante di Amalfi.

Torre il Passo (695 metri). Valicato dalla Strada Provinciale 1 che da Amalfi sale verso il Valico di Chiunzi, sulle cartine del Giro 2023 è chiamata Colle San Pietro. Da questo passo, situato presso i ruderi della torre dalla quale prende il nome, la Corsa Rosa è finora transitata una sola volta, durante la citata tappa Mondragone – Cava de’ Tirreni del Giro 2007.

Colli San Pietro (312 m). Valicato dalla Strada Statale 163 “Amalfitana” lungo la salita da Positano a Capo di Mondo, all’altezza della confluenza con la Strada Statale 145 “Sorrentina”. Mai affrontato come GPM, il Giro vi è transitato l’ultima volta nel 2013 subito dopo la partenza della Sorrento – Marina di Ascesa, vinta da Luca Paolini.

Colli Fontanelle (343 metri). Vi transita la Strada Statale 145 “Sorrentina” lungo la salita da Positano a Capo di Mondo, all’altezza della confluenza con la Strada Provinciale 385 che sale da Sant’Agnello. Da quest’ultima vi si salì nel 1997 in occasione della citata tappa di Cava de’ Tirreni, quando a Colli Fontanelle era previsto un traguardo GPM conquistato da Mariano Piccoli. La vicina cima del Picco Sant’Angelo (Capo di Mondo nel percorso di quest’anno) è stata valida per la classifica degli scalatori in sette occasioni e vi sono transitati in testa il vicentino Mauro Facci nel 2009 (Avellino – Vesuvio, vinta dallo spagnolo Carlos Sastre) e il russo Pavel Brutt nel 2007 (Salerno – Montevergine, vinta dall’abruzzese Danilo Di Luca), mentre cinque passaggi erano previsti nella tappa in circuito di Sorrento disputata nel 1991, citata nell’articolo in riferimento alla spettacolare caduta che vide coinvolta una moto della RAI: a vincere quella tappa fu il francese Eric Boyer, che quel giorno strappò “momentaneamente” la maglia rosa dalle spalle di Franco Chioccioli, mentre i cinque GPM andarono ad arricchire i palmares del portoghese Acacio Da Silva, del valtellinese Roberto Gusmeroli, del colombiano Juan Carlos Arias, di Bugno e dello spagnolo Federico Garcia.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

Il Vesuvio visto da Napoli e l’altimetria della sesta tappa (www.sitabus.it)

Il Vesuvio visto da Napoli e l’altimetria della sesta tappa (www.sitabus.it)

CIAK SI GIRO

Alzi la mano chi non ha mai visto uno dei capitoli della trilogia che tra il 1955 e il 1957 il regista viennese Ernst Marischka dedicò all’imperatrice Elisabetta di Baviera, universalmente più nota con il soprannome di Sissi. Chi avrà seguito l’ultimo, Destino di un’imperatrice, ricorderà del finale girato in Piazza San Marco a Venezia e delle peripezie di Sissi, costretta da problemi di salute – una grave infezione polmonare appesantita da una sopraggiunta depressione – ad allontanarsi dalla corte imperiale asburgica per trascorrere lunghi periodi di riabilitazione in paesi dal clima più mite. Nel film si parla di Madeira e Corfù, in realtà sempre Italia è, preferita a Portogallo e Grecia per evitare alla produzione una costosa trasferta e così gli scenari che l’indimenticata Romy Schneider, l’attrice che interpretò Sissi, ammira quando si trova nel giardino della residenza portoghese in realtà quelli della costiera amalfitana, gli stessi che anche i comuni mortali possono scorgere dai giardini di Villa Rufolo a Ravello. E gli antichi templi che Sissi visiterà durante la lunga vacanza in terra greca? Per ammirarli basta spostarsi verso sud di una settantina di chilometri e raggiungere l’area archeologica dell’antica Paestum. Poi però bisogna far ritorno alla base perché anche per le scene girate nella villa sull’isola greca di Corfù, dove la sovrana prenderà alloggio dopo aver lasciato il Portogallo, si optò per un’altra panoramica dimora ravellese, Villa Cimbrone, dove vedremo Sissi affacciarsi dalla balconata della cosiddetta “Terrazza dell’Infinito”.

In collaborazione con www.davinotti.com

Romy Schneider si aggira nei giardini di Villa Cimbrone in Destino di un’imperatrice, lultimo film della trilogia dedicata a Sissi (www.davinotti.com)

Romy Schneider si aggira nei giardini di Villa Cimbrone in "Destino di un’imperatrice", l'ultimo film della trilogia dedicata a Sissi (www.davinotti.com)

Le altre location del film


https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/destino-di-una-imperatrice/50011973

FOTOGALLERY

Napoli, santuario di Santa Maria della Neve

Sant’Anastasia, santuario della Madonna dell’Arco

Somma Vesuviana, Castello d’Alagno

Angri, Castello Doria

Valico di Chiunzi, vista panoramica sul Vesuvio

Ravello, la costiera amalfitana vista dal belvedere di Villa Rufolo

Amalfi, duomo di Sant’Andrea

Arcipelago Li Galli

Sorrento

Castellammare di Stabia, il Vesuvio visto dall’area archeologica di Stabiae

Torre del Greco, Villa delle Ginestre

Ercolano, Villa Campolieto

Ercolano, area archeologica dell’antica Herculaneum

Reggia di Portici

San Giovanni a Teduccio, il murales dedicato a Maradona

Napoli, Maschio Angioino

Napoli, Castel dell’Ovo

GROVES L’EQUILIBRISTA RESTA IN PIEDI E VINCE SUL TRAGUARDO BAGNATO DI SALERNO

maggio 10, 2023 by Redazione  
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Il maltempo ha reso molto più dura del previsto la quinta tappa della Corsa Rosa, terminata come da previsioni in volata ma con il gruppo selezionato dalle tre cadute che hanno caratterizzato gli ultimi 7 Km. Particolarmente sfortunata l’ex maglia rosa Evenepoel, che già era caduta ad inizio tappa. A terra anche l’australiano Graves, che riesce a recuperare e poi ad imporsi allo sprint

Come un equilibrista sul filo, dopo essere scivolato a terra ai -7 dall’arrivo, Kaden Groves (Alpecin-Deceuninck) supera le insidie del bagnato e conquista in una volata insidiosa e a ranghi ridotti la quinta tappa del Giro, l’Atripalda-Salerno di 171 km. Una frazione caratterizzata dal maltempo e dalle numerose cadute. Tra gli uomini di classifica coinvolti anche Alexsandr Vlasov (Bora-Hansgrohe), Primoz Roglic (Jumbo Visma), la maglia rosa Andreas Leknessund (Team DSM) e l’iridato Remco Evenepoel (Soudal-Quick Step). Sul lungomare salernitano,dietro all’australiano si classificano Jonathan Milan (Barhain Victorius), Mads Pedersen (Trek-Segafredo) e Mark Cavendish (Astana Qazaqstan), con quest’ultimo che taglia il traguardo dopo essere scivolato sull’asfalto viscido. Nel finale due le cadute nel gruppo. L’ultima, nei tre chilometri finali, coinvolge anche due uomini di classifica del calibro di Vlasov ed Evenepoel, che in virtù della neutralizzazione non perdono tempo in classifica, sempre guidata Andreas Leknessund (Team DSM) con 28” di vantaggio su Remco e 30” su Aurélien Paret-Peintre (AG2R Citroën Team).Per Groves si tratta del suo 4° sigillo stagionale, il primo nella Corsa Rosa.Tutto questo mentre il campione del mondo in carica sta per sottoporsi ad accertamenti per verificare la propria condizione.

La tappa odierna non era piatta bensì caratterizzata da una conformazione irregolare nei primi 120 Km, in contrasto con un finale adatto alle ruote veloci sul bellissimo lungomare di Salerno.
Non sono partiti da Atripalda Ramon Sinkeldam (Alpecin-Deceuninck), Remy Rochas (Cofidis) e Valerio Conti (Corratec Selle Italia).
Vanno via in quattro e tra questi c’è Thibaut Pinot (Groupama – FDJ). Con lui Martin Marcellusi e Samuele Zoccarato (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè) e Stefano Gandin (Team Corratec-Selle Italia). La strada è scivolosa per la pioggia, il trevigiano finisce a terra e Marcellusi va giù con lui. Si salvano invece Pinot e Zoccarato, i quali proseguono nella loro azione.
Gandin riesce a rientrare sui fuggitivi e quattro sono ora gli uomini al comando: oltre ai citati Zoccarato, Pinot e Gandin c’è Thomas Champion (Cofidis). Si affronta subito lala prima salita di giornata, il Passo Serra (3ª categoria, 3,9 km al 7,4%), sulla quale Pinot passa per primo rafforzando il suo primato nella classifica della maglia azzurra.
Poco dopo un cane, lasciato libero, attraversa la strada e provoca una caduta nel gruppo dei migliori. Tra gli altri a farne le spese c’è Evenepoel, che dopo un po’ si rialza e riprende a pedalare, mentre Pinot si lascia sfilare e riprendere proprio dal plotone.
Restano, dunque, in 3 al comando e al traguardo volante di Sant’Angelo dei Lombardi Gandin prevale su Champion e Zoccarato, mentre la volata del gruppo, che ha poco più di due minuti di distacco, è appannaggio dell’iridato di Harrogate 2019 Mads Pedersen (Trek –Segafredo).
Piove a catinelle sul percorso mentre dietro tirano gli uomini del Team DSM per preservare la maglia rosa di Leknessund, ma si fanno vedere anche Arkéa-Samsic e Alpecin-Deceuninck.
Nuova salita verso Oliveto Citra (2,9 km con pendenze attorno all’8%), il paese di nascita di Vincenzo Albanese, uno dei protagonisti della tappa di ieri. Intanto il vantaggio dei battistrada continua a diminuire ai – 65 dall’arrivo. Allo scollinamento Zoccarato passa per primo davanti Champion e Gandin. Quarto è Pinot assieme al gruppo, che si mantiene costante sul minuto di ritardo.
Anche l’attraversamento di Campagna avviene senza particolari scossoni. Il gruppo lascia fare e all’ultimo traguardo volante di giornata, nel centro di Battipaglia, è primo Gandin, con il gruppo che si sta avvicinando.
A questo punto prova l’allungo Zoccarato. Ai -20 dall’arrivo Gandin e Champion vengono ripresi dal gruppo: la loro fuga è finita. Il combattivo 25enne della Green Project-Bardiani -CSF-Faizanè non molla ma, complici problemi al cambio e le trenate del gruppo maglia rosa (in prima fila gli INEOS Grenadiers trainati da Filippo Ganna), il suo tentativo è destinato ad esaurirsi.
Caduta ai -7 km in una curva a gomito a destra. A terra, tra gli altri, finiscono Groves, Pascal Ackermann (UAE Team Emirates), Fernando Gaviria (Movistar), e Primoz Roglic (Jumbo Visma), uno dei grandi favoriti per la vittoria finale. Tutti e tre riprendono e riescono, seppur con fatica, a rientrare in gruppo, ora nuovamente compatto dopo che ai – 6 era finita l’avventura in solitaria di Zoccarato.
Le emozioni non mancano. Dentro i 3 km si verifica una nuova caduta, che coinvolge Perdersen, Evenepoel e Vlasov. All’ultimo chilometro parte Milan, ma Groves si dimostra più forte anche della pioggia e delle insidie dell’asfalto trionfando a braccia alzate, mentre dietro di lui rovinanno a terra pure Cavendish e David Dekker (Team Arkéa Samsic).
Domani si correrà la la sesta tappa del Giro n.106, la Napoli-Napoli di 162 km, una delle frazioni più belle paesaggisticamente della Corsa Rosa con il Gpm di 2a categoria del Valico di Chiunzi e la tortuosa strada della Costiera Amalfitana, da non prendere sottogamba pur se molto distante dal traguardo.

Vito Sansone

Vittoria sotto lacqua per Kaden Groves a Salerno (Kaden Groves wins stage 5 of the 2023 Giro dItalia in Salerno (Getty Images Sport)

Vittoria sotto l'acqua per Kaden Groves a Salerno (Kaden Groves wins stage 5 of the 2023 Giro d'Italia in Salerno (Getty Images Sport)

UNA VOLATA TUTTA DA SUDARE

maggio 10, 2023 by Redazione  
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I velocisti tornano protagonisti al Giro 2023, ma non sarà una passeggiata la quinta frazione della Corsa Rosa. Se pedalando verso San Salvo abbondavani i tratti pianeggianti da percorrere lungo il litorale abruzzese, oggi la tappa si snoderà prevalentemente sui saliscendi dell’appennino campano e pianura vera s’incontrerà solamente negli ultimi 40 Km. I tanti metri di dislivello finale potrebbero rimanere nelle gambe a molti velocisti al momento dello sprint e non è detto che le loro squadre riescano a ricucire sulla fuga di giornata, proprio come successo a Salerno nel 1995, al termine di una tappa simile a questa.

Le interminabili tappe interamente pianeggianti d’una volta sono oramai un lontano ricordo. Il ciclismo moderno e il suo pubblico si vogliono divertire ogni giorno e per questo motivo quelle noiose frazioni sono state progressivamente abbandonate, sostituite da tappe più brevi e mai totalmente piatte, con salite inserite qua e là, talvolta nei finali, talaltra a metà strada oppure concentrate nella prima parte del percorso, dando parecchio filo da torcere alle squadre dei velocisti che devono faticare non poco per tenere a bada la fuga di giornata. Per prendere alcuni esempi, nel Giro del 1987 di tappe simili se ne corsero quattro e una di questa si svolgeva sulla distanza di ben 260 Km mente lo scorso anno ne erano previste solo due, la prima delle quali superava quota “200” per un solo chilometro. Anche quest’anno di frazioni totalmente prive di qualsivoglia difficoltà altimetrica se ne incontreranno due, quelle di Caorle e Roma, mentre in tre occasioni per arrivare allo sprint bisognerà prima digerire parecchi metri di dislivello: per dare un po’ di numeri, quasi 3000 se ne dovranno sorbire nella frazione di Viareggio e 2500 in quella successiva di Tortona, entrambe previste nella seconda settimana di gara, mentre altri 2500 saranno in programma oggi verso Salerno, affrontando un percorso che proporrà strada pianeggiante solamente negli ultimi 40 Km, ai quali si giungerà dopo un tracciato altalenante che nella prima parte ha in serbo sette ascese. Se è vero che l’arrivo in volata sarà la soluzione più probabile, non bisognerà dare per scontato che i fuggitivi riescano a farcela e c’è un precedente a loro favore, poiché l’ultima volta che il Giro fece scalo a Salerno (1995) si arrivava al traguardo con un percorso non molto dissimile da quello odierno – gli ultimi 40 Km erano gli stessi di quest’anno, mentre la prima parte era meno impegnativa – e in quell’occasione i corridori di testa riuscirono a resistere al rientro del gruppo per 13 secondi. A complicare la giornata ai velocisti potrebbe essere una partenza troppo veloce perché subito dopo il via da Atripalda, cittadina presso la quale si trovava un tempo l’antica Abellinum (dalla quale deriva il nome la vicina Avellino), si dovrà affrontare la salita più impegnativa di giornata, quel Passo Serra sulle cui pendenze (4 Km al 7.6% con il chilometro iniziale al 10.2% medio) al Giro del 2015 la maglia rosa Alberto Contador fu attaccata da Fabio Aru e Mikel Landa, i quali non riuscirono a distanziare lo spagnolo, anche se la loro azione fece staccare gli altri avversari. Di certo non assisteremo stavolta ad azioni simili, poiché in quell’occasione il traguardo era collocato nella vicina San Giorgio del Sannio (s’impose Paolo Tiralongo) mentre stavolta saremo solo all’inizio di una tappa che subito proporrà la salita verso il Passo di Mirabella (2.2 Km al 7.3%), presso il quale il gruppo sfiorerà l’area archeologica della città romana di Aeclanum, scoperta all’inizio del secolo scorso e tra i cui resti spiccano quelli delle “terme dei nobili” e di una basilica eretta in epoca paleocristiana. Immediatamente dopo si affronterà l’ascesa di Croce Calabrone (3 Km al 6.1%), che precederà il passaggio in discesa da Fontanarosa, dove è meta di pellegrinaggi il santuario di Maria Santissima della Misericordia, che alla vigilia di Ferragosto è teatro della tradizionale “festa del carro”, nella quale viene portato in processione da quattro buoi un obelisco di paglia alto 28 metri.
Seguirà un’altra serie di brevi ascese consecutive che conduranno i “girini” alle porte di Torella dei Lombardi, dove è visitabile un museo dedicato al celebre regista d’origini torellesi Sergio Leone, il papà del western all’italiana, ospitato nel Castello Candriano. Per una decina di chilometri l’altimetria si “spegnerà” lasciando il passo a un tratto di dolce falsopiano di meno di 10 Km, che terminerà ai piedi della “Cima Coppi” di giornata, la salita diretta ai quasi 1000 metri di Guardia dei Lombardi, 8.4 Km al 3% che presenteranno le pendenze più impegnative nei 2200 metri iniziali al 6.1%, al termine dei quali il gruppo attraverserà il centro di Sant’Angelo dei Lombardi, divenuto celebre all’epoca del sisma del 1980 come “capitale del terremoto” perché fu il comune irpino che ebbe a patire il maggior numero di morti (482 morti) oltre a ingenti danni ai suoi edifici, come la millenaria Abbazia del Goleto e il Convento di Santa Maria delle Grazie, situato nel luogo dove oggi è stato realizzato un Parco della Memoria dedicato alle vittime del sisma e in modo particolare ai bambini ospiti dell’orfanotrofio alloggiato nel monastero.
Il breve dentello verso Morra De Sanctis – il cui nome ricorda i natali in questo borgo del politico italiano
Francesco de Sanctis, che fu per tre mandati Ministro dell’Istruzione del Regno d’Italia – spezzerà la successiva discesa, che riporterà per la terza e ultima volta il gruppo nella valle dell’Ofanto, attraversata in altri differenti punti nelle due tappe precedenti. Stavolta il corso del fiume sarà seguito per circa 4 Km in direzione di Lioni, per poi imboccare la veloce superstrada che porterà i “girini” in veloce discesa verso la valle del Sele, sfiorando la località di Materdomini, famosa per la presenza del Santuario di San Gerardo Maiella, costruito attorno al 1200 nel luogo dove la Madonna era apparsa a due pastorelli e divenuto celebre grazie al santo “titolare”, religioso redentorista che vi morì nel 1755 a soli 29 anni e che oggi è venerato come protettore delle donne in gravidanza e dei bambini.
Ci sarà giusto il tempo di terminare la discesa e affrontare un breve tratto privo di difficoltà, poi le pendenze torneranno a farsi sentire nelle gambe dei corridori al momento d’affrontare i quasi 3 Km all’8% che condurranno a Oliveto Citra, borgo il cui antico Castello Guerritore è divenuto, riparati i danni apportati dal terremoto, sede di un museo realizzato per esporre al pubblico i reperti recuperati dalle necropoli della zona. Un successivo pedalabile tratto in ascesa di 3.4 Km al 3.5% rappresenterà l’ultimo ostacolo naturale inserito sul tracciato, che subito dopo proporrà la discesa verso la pianura finale, che il gruppo agguanterà in quel di Eboli, la cittadina resa celebre dal romanzo di Carlo Levi “Cristo si è fermato a Eboli”, in realtà ambientato nel paesino lucano di Aliano, dove l’autore fu mandato al confino dal regime fascista: secondo un detto lucano rappresentava limite ultimo del mondo civilizzato il centro di Eboli, che attira i turisti proprio grazie alla pubblicità indotta dal libro di Levi e dove è possibile ammirare interessanti luoghi di culto come la Badia di San Pietro alli Marmi e la collegiata di Santa Maria della Pietà. Imboccati gli ultimi scorrevoli 40 Km si attraverserà Battipaglia, dove si potrà ingannare l’attesa del passaggio del gruppo assaggiando la prelibata specialità locale della “Zizzona”, mozzarella di latte di bufala dalla forma di seno (da qui il curioso nome) che può arrivare a un peso di 15 Km a forma, resa celebre dal film “Benvenuti al sud”. Raggiunta la vicina Bellizzi si abbandonerà la strada “maestra” per Salerno e si svolterà in direzione del litorale, lungo il quale si snoderanno gli ultimi 14 Km, i più snelli di questa tappa anche per le sole dieci curve che s’incontreranno in quest’ultimo tratto. Ma non bisognerà comunque abbassare la guardia nemmeno ora, perché il vento che spazza il golfo di Salerno potrebbe fare un’ultima, sgradita sorpresa al gruppo provato dalle tante energie sprecate sui saliscendi di giornata.

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Passo della Serra (585 metri). Valicato dalla Strada Provinciale 243 tra Pratola Serra e Dentecane, è quotato 584 sulle cartine del Giro 2023. In passato è stato affrontato in diverse occasione ma soltanto l’ultima volta, durante la citata tappa Benevento – San Giorgio del Sannio del 2015 vinta da Tiralongo, in vetta era previsto il traguardo GPM, conquistato dall’olandese Tom-Jelte Slagter.

Passo di Mirabella (442 metri). Quotato 443 sulle cartine del Giro 2023, è valicato dalla Strada Statale 90 “delle Puglie” tra Pianopantano e Grottaminarda. Situato nei pressi del bivio per Mirabella Eclano, è noto anche con il nome di Passo Eclano. Il Giro vi è transitato spesso, senza mai proporre quest’ascesa come GPM: l’ultimo passaggio risale alla tappa Roccaraso – Melfi nel 1992, vinta da Guido Bontempi.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

La città di Salerno e l’altimetria della quinta tappa (travelamalficoast.travelmar.it)

La città di Salerno e l’altimetria della quinta tappa (travelamalficoast.travelmar.it)

CIAK SI GIRO

Nel finale oggi il Giro subito prima di giungere in riva al Tirreno attraverserà l’estremo lembo settentrionale della Piana del Sele, area vasta 700 Km quadrati la cui perla è rappresentata dalla località archeologica dell’antica città magnogreca di Paestum, distante una ventina di chilometri dal percorso di gara. I suoi tre magnifici templi sono giunti ai nostri giorni in perfette condizioni e ciò ha attratto in quest’angolo della Campania non solo turisti da tutte le parti del mondo (li ammirerà anche lo scrittore tedesco Goethe, che ne farà accenno nel suo saggio “Viaggio in Italia”), ma anche numerosi registi che qui hanno voluto girare parte dei loro film. In ordine di tempo il primo è stato Roberto Rossellini, che nel 1946 nel celeberrimo Paisà, uno dei capolavori del neorealismo, inquadrò nell’episodio ambientato a Napoli i templi di Poseidone ed Hera, quest’ultimo visitato nientemeno dalla principessa Sissi in “Destino di un’imperatrice”, l’ultimo film della trilogia dedicata alla celebre sovrana, del quale parleremo più diffusamente nell’articolo dedicato alla tappa di Napoli. Un’altra pellicola in parte girata in questo luogo fu “Scipione detto anche l’Africano”, nel quale si raccontò in toni leggeri le gesta del celebre politico dell’antica Roma, qui interpretato da Marcello Mastroianni mentre il ruolo del fratello del protagonista, Scipione l’Asiatico, fu affidato al vero fratello del celebre attore, Ruggero, qui impegnato nella sua unica esperienza di attore e la cui carriera, tranne questa eccezione, si svolse quasi esclusivamente dietro le quinte, dove ancora oggi è ricordato come uno dei più valenti montatori del cinema italiano, lavorando fianco a fianco a registi del calibro di Luchino Visconti e Federico Fellini (per limitarsi ai più celebri). Oltre che a Paestum, la produzione del film sui due “Scipioni”, diretta dal regista romano Luigi Magni, interessò anche un’altra nota area archeologica campana, quella di Pompei, per poi spingersi fino in Lazio e Toscana, dove la dimora del dio Giove fu ricreata nella necropoli etrusca di Sovana.

In collaborazione con www.davinotti.com

I templi di Paestum visti nel celebre film di Rossellini Paisà (www.davinotti.com)

I templi di Paestum visti nel celebre film di Rossellini "Paisà" (www.davinotti.com)

Larea archeologica di Paestum vista in Scipione detto anche lAfricano (www.davinotti.com)

L'area archeologica di Paestum vista in "Scipione detto anche l'Africano" (www.davinotti.com)

Le altre location dei due film

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/paisa/50006649


https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/scipione-detto-anche-l-africano/50006803

Mauro Facoltosi

FOTOGALLERY

Atripalda, l’edificio della Dogana dei Grani fa da sfondo a Piazza Umberto I°

Mirabella Eclano, le terme dell’antica Aeclanum

Fontanarosa, santuario di Maria Santissima della Misericordia

Torella dei Lombardi, Castello Candriano

Sant’Angelo dei Lombardi, Abbazia del Goleto

Castello di Morra De Sanctis

Materdomini, Santuario di San Gerardo Maiella

Oliveto Citra, Castello Guerritore

Eboli, Badia di San Pietro alli Marmi

Salerno, Cattedrale di Santa Maria degli Angeli

PARET-PEINTRE DIPINGE LA VITTORIA A LAGO LACENO, MA È LEKNESSUND A TINGERSI DI ROSA

maggio 9, 2023 by Redazione  
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Nel meraviglioso scenario di Lago Laceno (quarto arrivo nella storia del Giro) niente rivoluzione, piuttosto uno scossone in classifica generale. A vincere la quarta frazione, partita da Venosa, è il francese Aurélien Paret-Peintre (AG2R Citroen) davanti al norvegese Andreas Leknessund (Team DSM). Grande gara di Vincenzo Albanese (Eolo-Kometa) con il 26enne di Oliveto Citra che cede ai – 5 ma conquista uno splendido quarto posto, beffato al fotofinish da Toms Skujiņš(Trek-Segafredo). Leknessund toglie, ma lo si poteva immaginare, il simbolo del primato a Remco Evenepoel (Soudal-Quick Step). Il vantaggio della nuova maglia rosa sul campione del mondo in carica è di 28”. In terza posizione Paret-Peintre, quindi Joao Almeida (UAE – Team Emirates), Primoz Roglic (Jumbo-Visma) a 1’12”, Geraint Thomas (INEOS Grenadiers) a 1’26” e Aleksandr Vlasov (Bora –Hansgrohe) con lo stesso tempo del britannico.

La frazione odierna prevede 3 gran premi della montagna di seconda categoria di cui l’ultimo, il Colle Molella, misura 9,9 km arrivando anche al 9%. Si scollina a 3 km dall’arrivo per un dislivello totale di 3500 metri.
Si attraversano le montagne lucane caratterizzate da molte curve e da pendenze costanti intorno al 5-6%
Dopo Bagnoli Irpino s’incontrano 3 km di tornanti con punte massime al 12%. Gli ultimi 3000 metri sono in discesa e pianeggianti prima dei 300 metri di rettilineo d’arrivo.
Si inizia con una serie di scatti. Il più deciso è quello di Ben Healy (EF Education-EasyPost). Poco dopo l’irlandese viene raggiunto da Alessandro De Marchi (Jayco-AlUla) e con lui ci sono anche Brandon McNulty (UAE Team Emirates) e Samuele Battistella (Astana Qazaqstan). Li raggiungono Christian Scaroni (Astana Qazaqstan), Jonathan Lastra(Cofidis), Jefferson Cepeda(EF Education-EasyPost), Stefan Küng (Groupama-FDJ), Will Barta ed Einer Rubio(Movistar), Thibault Guernalec (Arkéa-Samsic), Filippo Zana (Jayco AlUla), Andreas Leknessund e Harm Vanhoucke (Team DSM). Il plotone, però, non sembra dare spazio. Lì dietro il gruppo della maglia rosa prima ha uno sfaldamento ma poi si ricompatta ed annulla il timido tentativo di fuga. Sembra quasi che la Soudal-Quick Step voglia togliersi il fardello del primato in queste prime giornate. Resta sttardato Joao Almeida (UAE Team Emirates) che faticando più del dovuto riesce a rientrare nel plotone dei migliori. Intanto si ritira Paul Lapeira (AG2R Citroën).
Prima ascesa della giornata è il Passo delle Crocelle (seconda categoria e 9 punti disponibili nella classifica del GPM), poco più di 7 km con pendenza media del 5,1%.
Il gruppo maglia rosa rimane compatto, composto da circa una novantina di corridori. In cima alle Crocelle Thibaut Pinot scatta (Groupama-FDJ) e conquista il primo GPM di giornata. Alle sue spalle si piazzano Santiago Buitrago (Bahrain Victorious), Amanuel Ghebreigzabhier (Trek-Segafredo), Sepp Kuss (Jumbo-Visma), Leknessund e Marco Frigo (Israel-PremierTech)- Le prime gocce di pioggia destano un po’ di preoccupazione nella discesa verso Bella, lungo la quale cade Michel Hessman (Jumbo Visma). Nel frattempo si avvantaggiano in 7 Aurélien Paret-Peintre (AG2R Citroen), Nicola Conci (Alpecin-Deceuninck), Vincenzo Albanese (Eolo-Kometa), Warren Barguil (Team Arkéa-Samsic), Leknessund, Ghebreigzbhier e Toms Skujiņš (Trek-Segafredo). Pian piano accumulano vantaggio sul gruppo maglia rosa, che ormai dà il via libera affinché la fuga vada in porto. Il vantaggio sale così ad oltre quattro minuti e mezzo.
Al traguardo volante di Muro Lucano è Albanese a passare per primo davanti a Paret-Peintre e Barguil. Bruno Armirail (Groupama-FDJ), che aveva tentato vanamente di accodarsi ai fuggitivi, rallenta e attende il plotone. Si torna a salire si torna a salire verso il Valico di Monte Carruozzo, secondo GPM di giornata ai – 70 km dal traguardo, dove scollina per primo Ghebreigzabhier con il gruppo Evenepoel a 3’40”.
La fuga sembra poter andare in porto, e dopo la lunga discesa il vantaggio dei 7 fuggitivi resta invariato. Evenepoel recupera abbastanza facilmente da una foratura e mette a tirare i suoi scudieri per evitare che il distacco aumenti. Ai – 25 il vantaggio della testa della corsa supera i 5 minuti. Ricomincia a piovere e all’ultimo traguardo volante, a Montella, Leknessund si impone su Albanese e Skujins. Inizia l’ascesa (l’ultima della giornata) del colle Molella. Il vantaggio dei fuggitivi nei confronti del gruppo maglia rosa continua a diminuire. Davide Formolo si mette in testa per scortare il capitano Almeida ed a 7 km dal traguardo cala a 3’45” il gap dei battistrada. Ci prova, allora, Conci e a staccarsi è Barguil. Skujins riesce, poco dopo, a riportarsi sul trentino dell’Alpecin ed a staccarlo, guadagnando terreno su Albanese, Ghebreigzabhier, Paret-Peintre e Leknessund. Quest’ultimo va a riprendere Skujins poi, ai – 5, c’è lo scatto di Ghebreigzabhier; lì dietro rispondono Leknessund e Paret-Peintre mentre Albanese va su con il suo passo.
Si giunge al tratto più duro (12%) e, mentre nel gruppo maglia rosa (a 2’38”) a tirare è la Ineos Grenadiers, in testa alla corsa prima Leknessund e Paret-Peintre salutano Ghebreigzabhier, poi il norvegese accelera, ma il transalpino che non molla. Paret-Peintre transita davanti a Leknessund al GPM di Colle Molella. Nei pressi del traguardo niente volata: il norvegese raggiunge il suo obiettivo di conquistare la maglika rosa, lasciando la vittoria di tappa al francese.
La frazione di domani – da Atripalda a Salerno per 171 km – presenta un finale per velocisti ma tante salitelle “mangia e bevi” nella prima parte del tracciato potrebbero mettere ancor più pepe nella corsa, complici anche vento e maltempo

Vito Sansone

Vittoria francese sulle sponde del Lago Laceno (Getty Images Sport)

Vittoria francese sulle sponde del Lago Laceno (Getty Images Sport)

SCALATORI, A VOI!

maggio 9, 2023 by Redazione  
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Arriva il momento della prima occasione per gli scalatori per ridurre le distanze dai corridori più attrezzati a cronometro e che nella lunga tappa contro il tempo di Ortona avranno già accumulato un discreto vantaggio. L’arrivo in quota a Lago Laceno non è difficilissimo ma presenta un tratto nel quale i grimpeur potrebbero provare a mettere in difficoltà gli avversari, limitato nello sviluppo ai 3 Km centrali dell’ascesa che conduce verso il traguardo. Nel 1998 Pantani fallì nell’obiettivo, ma non era ancora entrato nello stato di forma che due settimane più tardi gli consentirà di vincere il Giro d’Italia.

Chi si specchierà in rosa nelle acque del Laceno? Tre volte il Giro ha posto un arrivo sulle sponde del lago irpino e in due di queste occasioni la maglia rosa cambiò proprietario, con l’avvicendamento in testa alla classifica tra Francesco Moser e Felice Gimondi nel 1976 e il ritorno al vertice dell’elvetico Alex Zulle nel 1998. Era l’edizione che sarà vinta da Pantani e lo scalatore di Cesenatico pensò di sfruttare le impegnative pendenze dell’ultima ascesa per inscenare il suo primo vero attacco, dopo il tentativo a sorpresa sul Capo Berta nella tappa in Imperia, in compagnia di Michele Bartoli. Quest’ultimo l’indomani toglierà la maglia rosa dalle spalle di Zulle – che la indossava dal prologo di Nizza – grazie ad un buco nelle fasi preparatorie della volata di Forte dei Marmi e all’elvetico non era proprio andato giù l’aver perduto il primato in quella maniera. A dire il vero si era staccato nell’affrontare le prime rampe verso il Laceno, mentre davanti il “Pirata” era riuscito ad avvantaggiarsi tutto solo, ma quel giorno Pantani non era il solito Pantani e Zulle si riprese al punto da riuscire a raggiungere Marco, a staccarlo e a involarsi verso il traguardo, che tagliava con 24 secondi di vantaggio sugli immediati inseguitori e la maglia rosa nuovamente sulle spalle. Il corridore della Festina riuscì così ad approfittarne dell’occasione offerta dalla strada e lo stesso dovranno da oggi fare gli scalatori che, come abbiamo già ricordato, quest’anno dovranno fare i conti con una maggiorazione dei chilometri da percorrere a cronometro e dovranno sin d’ora cercare di ridurre le distanze che i passisti hanno stabilito nella lunga tappa di Ortona. E il finale verso il Laceno, al di là dei precedenti, strizza loro leggermente l’occhio, anche se i margini di movimento saranno ridotti ai 3 Km centrali (media del 9.4%) di un’ascesa che complessivamente misura poco meno di 10 Km, presenta un’inclinazione del 6.2% e può essere considerata alla stregua di un arrivo in salita, anche se dopo lo striscione del GPM si dovranno percorrere ancora 4 Km, quasi del tutto pianeggianti, per andare al traguardo. Anche la condotta di gara che il gruppo terrà nelle fasi iniziali e centrali potrà avere un considerevole peso sugli esiti di questa tappa, perché – pur non essendoci altrove grandissime pendenze – la marcia d’avvicinamento al gran finale sarà costellata di altre ascese che andranno a comporre il “mosaico” giornaliero delle difficoltà, forte di quasi 4000 metri di dislivello complessivo sbriciolati tra otto ascese e alcuni piccoli saliscendi.
I primi strappi s’incontreranno subito dopo il via da Venosa, la città natale del poeta laziale Orazio che per la prima volta avrà l’onore d’ospitare la Corsa Rosa. Si affronteranno circa 3 Km al 6% pedalando in direzione di Ginestra, seguita da un successivo tratto di 4 Km al 5.2% all’inizio del quale si sfiorerà il centro di Ripacandida, presso il quale si trova il santuario romanico di San Donato, dedicato al protettore della cittadina lucana e gemellato con quello di San Francesco ad Assisi. Al termine della salita il gruppo imboccherà un veloce tratto di superstrada in discesa che comodamente condurrà ai piedi della prima salita di una certa consistenza, che in poco più di 6 Km al 4.4% condurrà verso il Castello di Lagopesole, imponente maniero voluto dall’imperatore del Sacro Romano Impero Federico II e divenuto nell’Ottocento covo di uno dei più celebri e temuti briganti dell’epoca, Carmine Crocco, che lo occupò assieme ad altri 400 seguaci.
Non correranno rischi d’assalti briganteschi i “girini” che subito dopo intraprenderanno la discesa verso Atella e, giunti alle porte di questo centro (presso il quale è stato scoperta nel 1987 un’antica villa romana, il Complesso archeologico di Torre degli Embrici), andranno alla scoperta dell’inedito Passo delle Crocelle. Non sono mai stati affrontati prima al Giro i 13.5 Km al 4.3% di questo valico, nei quali ha le sue “radici” il sei volte campione del mondo a cronometro Fabian Cancellara, elvetico di nascita ma il cui padre è originario del comune di San Fele, che il gruppo sfiorerà nel corso dell’ascesa. Attraversando il bosco di Piano Ferraio, uno dei più rigogliosi della regione, si planerà su Bella per poi portarsi ai piedi della successiva ascesa diretta al Valico di Monte Carruozzo, sulla carta più lunga della precedente ma in realtà più breve perché spezzata in due tratti da un troncone centrale in quota lungo quasi 4 Km. I primi 5.1 Km al 5.5% saranno i più impegnativi, anche se non sono previsti quei “sesti gradi” ai quali potrebbe far pensare il passaggio dal centro di Muro Lucano, l’antica “Numistrum” presso la quale Annibale sfidò l’esercito romano capeggiato dal console Marco Claudio Marcello e la cui acropoli sorgeva sul luogo dove, secondo alcuni studiosi, oggi si trovano la concattedrale di S. Nicola e Camera e il locale castello, che nel 1382 fu teatro dell’assassinio della deposta regina del Regno di Napoli Giovanna I d’Angiò.
Risalito lo sperone di roccia sul quale è aggrappato il borgo di Castelgrande – presso il quale nel 1965 l’Istituto nazionale di astrofisica ha realizzato un osservatorio il diametro del cui telescopio è uno dei più grandi d’Italia – con i restanti 8.2 Km al 5.2% si raggiungerà il Valico di Monte Carruozzo, scavalcato il quale si lascerà la Basilicata per la Campania scendendo verso Sant’Andrea di Conza. Qui la musica cambierà diametralmente e, dopo una prima parte di gara costellata di difficoltà, nei successivi 45 Km si pedalerà in un contesto caratterizzato da lievi falsipiani e da rarissimi tratti realmente pianeggianti. Si toccheranno centri che furono duramente colpiti dal terremoto che sconvolse l’Irpinia la sera del 23 novembre 1980, non distanti dall’epicentro del sisma che causò 2914 vittime e costrinse quasi 280000 civili ad abbandonare le loro abitazioni, come accadde nella vicina Conza della Campania, totalmente ricostruita a breve distanza dal distrutto centro storico, dove il sisma riuscì a riportare alla luce i resti dell’antica e considerata perduta città romana di Compsa. Superato il centro di Teora, inizierà un tratto in discesa che riporterà la corsa nella valle dell’Ofanto, in parte attraversata nella tappa di Melfi, in vista dal passaggio da Lioni, uno dei comuni più colpiti dal terremoto di 43 anni fa che distrusse non solo le abitazioni ma anche il suo patrimonio artistico, come la chiesa di Santa Maria Assunta, che era la più antica del paese e sarà successivamente ricostruita.
Con un altro tratto di filante superstrada si correrà ai piedi della collina sulla quale si staglia la città di Nusco, il terzo comune per altezza della provincia di Avellino, la cui posizione panoramica le è valso il soprannome di “Balcone dell’Irpinia”. Il gran finale di giornata bussa oramai alle porte e inizierà poco dopo il passaggio da Montella, all’altezza del convento di San Francesco a Folloni, il cui nome ricorda un soggiorno del santo d’Assisi nel gennaio del 1222 nel bosco nel quale sarà successivamente fondato il monastero, voluto dallo stesso frate. È proprio al cospetto di quest’angolo di pace che ha inizio la salita finale, inizialmente pedalabile poiché hanno una pendenza media poco superiore al 4% i primi 5.5 Km, che si concludono poco dopo il passaggio da Bagnoli Irpino, centro conosciuto sin dall’antichità per una varietà locale di tartufo nero, recentemente riscoperto dalla gastronomia dopo i fasti del passato quando costituiva una delle prelibatezze “elitarie” che si poteva trovare sulla tavola dei sovrani borbonici. Lasciamo il desco e torniamo sulla strada che ora, come annunciato, proporrà il suo tratto più duro. La salita poi si “sgonfierà” nelle ultime centinaia di metri, lasciando quindi il palcoscenico al “velluto” degli ultimi, pianeggianti 4,4 Km di strada, durante i quali si compirà una sorta di girotondo attorno alla conca del Laceno, imperlata dal piccolo e omonimo lago nel quale si specchiano i monti di uno dei comprensori sciistici più spettacolari d’Italia, che consente di sciare avendo negli occhi da una parte lo scintillio delle nevi e dall’altra quello delle acque del Mar Tirreno, le cui coste distano, in linea d’aria, 30 Km da quelle del bacino irpino. E, per la terza volta nella storia, quegli scintillii vireranno sulle tonalità del rosa…

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Passo delle Crocelle (1136 metri). Aperto tra il Monte Santa Croce e la Costa Squadro, è valicato dalla Strada Provinciale 381 “del Passo delle Crocelle e di Valle Cupa” tra San Fele e Bella. Non è mai stato affrontato al Giro d’Italia

Valico Taverna Pugliese (786 metri). È valicato dalla Strada Provinciale 381 “del Passo delle Crocelle e di Valle Cupa” nel corso della discesa che dal Passo delle Crocelle conduce a Bella, all’altezza del bivio per quest’ultimo centro.

Valico del Granito (1136 metri). È il vero nome del passo che tradizionalmente sulle cartine del Giro è chiamato Valico di Monte Carruozzo, valicato dalla Strada Statale 7 “Via Appia” tra Castelgrande e Pescopagano. La Corsa Rosa lo ha affrontato quattro volte, la prima nel 1967 durante la tappa Potenza – Salerno, vinta dal tedesco Rudi Altig dopo che al traguardo GPM del Monte Carruozzo era transitato per primo lo spagnolo Aurelio González. Anche nel 1986 sarà un corridore iberico, Pedro Muñoz, ad espugnare questa salita, inserita nelle fasi iniziali della Potenza – Baia Domizia, terminata in volata con la vittoria di Guido Bontempi. Tre anni più tardi il grande protagonista sarà l’elvetico Stephan Joho, in fuga solitaria per 211 Km durante la Potenza – Campobasso, che lo vedrà arrivare al traguardo quasi 3 minuti prima del gruppo dopo aver toccato un vantaggio massimo di un quarto d’ora e aver, ovviamente, messo in saccoccia anche il GPM del Carruozzo. Non sarà, invece, valido per la classifica degli scalatori l’ultimo passaggio da questa salita, avvenuto durante la Montella – Matera del 1998, terminata allo sprint con il successo di Mario Cipollini.

Sella di Conza (697 metri). Quotata 694 sulle cartine del Giro 2023, vi transita lo spartiacque tra le valli dei fiumi Sele e Ofanto e viene considerata dai geografi come il punto di “sutura” tra l’appennino campano e quello lucano. Valicata in piano dalla Strada Statale 7 “Via Appia” tra Conza della Campania e Teora, è stato spesso attraversata dal Giro, l’ultima nel 1998 nelle fasi iniziali della tappa Montella – Matera, citata pocanzi. Nel 1994 ci si arrivò in salita dalla valle del Sele durante la tappa Potenza – Caserta (vinta da Marco Saligari), ma in vetta non era previsto il traguardo GPM.

Il lago Laceno e l’altimetria della quarta tappa (www.ottopagine.it)

Il lago Laceno e l’altimetria della quarta tappa (www.ottopagine.it)


Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

CIAK SI GIRO

Da un film impegnato come “Il vangelo secondo Matteo” passiamo a una pellicola più leggera, che ha avuto come set il borgo di Nusco, sfiorato nel finale della tappa odierna. Si tratta de “La valigia sul letto”, commedia del 2010 di Eduardo Tartaglia, regista napoletano la cui carriera era iniziata come attore teatrale e che gli aveva permesso di recitare fianco a fianco ad attori formatisi alla scuola di Eduardo De Filippo, nomi del calibro di Aldo Giuffrè, Regina Bianchi e Antonio Casagrande. Proprio a teatro debutterà la rappresentazione dallo stesso titolo, pure ideata dal Tartaglia, che nel 2010 diventerà un film interpretato tra gli altri dai noti comici Maurizio Casagrande (figlio del citato Antonio) e Biagio Izzo, con lo stesso regista che si riserverà il ruolo del principale protagonista del film, l’ex impiegato dell’anagrafe Achille Lochiummo. Perduto il lavoro e scoperta l’esistenza di un pentito della camorra dal cognome quasi identico al suo (Lociummo), Achille decide grazie alle sue conosce all’anagrafe di farsi togliere l’acca dal cognome in modo da far credere di essere un parente dell’uomo e di entrare nel programma di protezione riservato dalla polizia ai pentiti. Così, assieme alla fidanzata e alla sorella di lei lascia Napoli alla volta della destinazione sicura individuata dalla polizia per i parenti di Antimo Lociummo (interpretato da Izzo, mentre Casagrande è l’ispettore che li accompagnerà): l’azione si sposta così dal capoluogo campano al “balcone dell’Irpinia”, del quale vengono proposti diversi scorci, anche se il set più sfruttato sarà il cimitero fuori dal paese, nelle cui cappelle troveranno alloggio Antimo e Achille.

In collaborazione con www.davinotti.com

La chiesa della Santissima Trinità a Nusco, davanti alla quale sarà girata una scena del film con Biagio Izzo e Nunzia Schiano (www.davinotti.com)

La chiesa della Santissima Trinità a Nusco, davanti alla quale sarà girata una scena del film con Biagio Izzo e Nunzia Schiano (www.davinotti.com)

Le altre location del film


https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/la-valigia-sul-letto/50019937

FOTOGALLERY

Venosa, castello aragonese

Ripacandida, santuario di San Domenico

Castello di Lagopesole

Passo delle Crocelle

Tratto attraverso il bosco di Piano Ferraio

Muro Lucano, il castello

Castelgrande, l’osservatorio astronomico

La vecchia Conza, abbandonata dopo il terremoto

Lioni, la ricostruita chiesa di Santa Maria Assunta

Il centro di Nusco visto dalla strada che percorreranno i “girini”

Vista panoramica dal castello di Nusco

Montella, monastero di San Francesco a Folloni

MICHAEL MATTHEWS CONQUISTA MELFI

maggio 8, 2023 by Redazione  
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Michael Matthews grazie ad un strepitosa prova di forza della sua Team Jayco – AlUla riesce ad uscire indenne dai due gmp di giornata e vincere la volata sul traguardo di Melfi battendo nettamente Mads Pedersen (Trek-Segafredo) e Kaden Groves (Alpecin-Deceuninck). Nel gruppo dei migliori anche la maglia rosa Remco Evenepoel (Soudal-QuickStep) che grazie al secondo traguardo volante guadagna un secondo di abbuono su Primoz Roglic (Jumbo-Visma) che passa in seconda posizione.

La terza tappa del Giro d’Italia 2023 si snoda da Vasto a Melfi con i sui 231 Km tra le frazioni più lunghe della 106 ma edizione della corsa rosa. La pioggia caratterizzerà gran parte della gara ma senza dare particolari problemi ai girini che nell’entroterra della Basilicata trovano la strada ormai quasi del tutto asciutta. la fuga del mattono è caratterizzata da Alexader Konychev e Velijko Stojnic due uomini del Team Corratec– Selle Italia. Il gruppo lascia fare e così la coppia resta al comando della corsa per gran parte delle fasi iniziali. Dietro, come ieri, sono due le squadre a lavorare in testa ovvero la Trek – Segafredo e Team Jayco – AlUla quando la coppia al comando raggiunge 7’ di vantaggio. Al traguardo volante di Foggia i due battistrada passano con Konychev davanti a Stojnic, mentre dietro la volata per i punti della Maglia Ciclamino è vinta da  Mads Pedersen (Trek-Segafredo) che va quindi a prendersi il terzo. Grazie al contributo in testa al gruppo di Eolo – Kometa e Alpecin – Deceuninck il vantaggio della fuga crolla rapidamente per attestarsi intono a 2’ in vista della prima salita di giornata. L’ascesa ai laghi di Monticchio inizia con pendenze dolci per poi essere più ostica nella parte centrale, qui l’attacco alla salita, di poco superiore a 6 Km, è preso a forte velocità dalla Trek-Segafredo e del Team Jayco AlUla con l’intento di fa fuori quanti più velocisti puri possibile e nello stesso tempo proteggere i capitani designati per cercare di far propria la tappa, Pedersen per la Trek e Matthews per la Jayco. Il destino della fuga è ormai segnato ed infatti uno straordinario Filippo Zana al lavoro per Matthews spiana letteralmente la salita annullando la fuga e trinando un gruppo che inizia a sfilacciarsi. A farne le spese sono i velocisti Mark Cavendish (Astana Qazaqstan), Fernando Gaviria (Movistar) ed il vincitore di ieri Jonathan Milan (Bahrain Victorious). In vista del GPM Zana si sposta per rifiatare e dal gruppo esce  Thibaut Pinot (Groupama-FDJ) che brucia Santiago Buitrago (Bahrain Victorious), interssante quindi si preannuncia la lotta per la Maglia azzurra. A perdere le ruote del gruppo è anche Magnus Cort Nielsen (EF Eduacation-EasyPost) alla vigilia tra i papabili per la volata finale. Il gruppo è forte di un settantina di uomini che arrivano prudenti, la strada in parte è ancora bagnata dalla pioggia del mattino, all’imbocco della seconda salita più breve della precedente. In testa sono sempre i Jayco-AlUla a fare l’andatura fino a quando un cambio improvviso di ritmo è impresso dalla Ineos Grenadiers, accelerazione che mette in crisi Mads Pedersen (Trek-Segafredo), l’ex campione del mondo ha dalla sua l’aiuto di tre compagni di squadra che cercano di riportarlo sotto verso il GPM che intanto è conquistato ancora da Pinot. In discesa la Soudal-QuickStep si mette in testa per fare una andatura che permettesse alla maglia rosa di non correre rischi. Dietro Pedersen scollina con 19” di ritardo, pochi chilometri dopo il danese riuscirà a rientrare a fronte di un importante dispendio di preziose energie. Al termine della discesa la lotta al traguardo volante è tra Roglic ed Evenepoel la maglia rosa ha la meglio e così guadagna un secondo sullo sloveno. Il gruppo arriva sotto l’arco dell’ultimo chilometro a forte velocità, il treno con la posizione migliore sembra essere quello della Trek – Segafredo seguito dagli uomini del Tem Jayco-AlUla subito a ruota. La volata è lanciata poco dopo il cartello dei trecento metri da Michael Matthews in un tratto di strada che tira leggermente all’insù, l’australiano è seguito da Perdersen che però non riesce mai a sopravanzarlo e così deve arrendersi alla grande prova di forza di Matthews e della sua squadra. Al terzo posto chiude Kaden Groves (Alpecin – Deceuninck), quarto Vincenzo Albanese (Eolo – Kometa), quinto Srefano Oldani (Alpecin – Deceuninck). Nulla in pratica cambia in classifica generale tra le posizioni dei big se non, come detto, il secondo guadagnato dalla maglia rosa, la maglia ciclamino invece è sempre sulle spalle di Jonathan Milan (Bahrain – Victorious). Domani primo arrivo in salita a Lago Laceno tappa con ben tre GPM che i big non potranno sottovalutare.

Antonio Scarfone

Michael Matthews esulta sul traguardo di Melfi (Image credit: Getty Images Sport)

Michael Matthews esulta sul traguardo di Melfi (Image credit: Getty Images Sport)

LA RIAPERTURA DELLA CACCIA

maggio 8, 2023 by Redazione  
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I cacciatori di tappe l’hanno già messa nel mirino. La frazione con arrivo a Melfi rappresenterà per loro la prima, succulenta preda e ci sono già i presupposti perché non falliscano l’obiettivo. La lunga crono d’apertura avrà già creato un nutrito manipolo di potenziali fuggitivi con parecchi minuti di ritardo in classifica al quale il gruppo lascerà carta bianca. Il finale particolarmente tortuoso, inoltre, sarà d’intralcio per un gruppo inseguitore che potrebbe non riuscire a recuperare sulle lepri di giornata.

La stagione venatoria è terminata da un pezzo, ma in Italia il mese di maggio fa eccezione. Al Giro ci sono giornate che i “cacciatori di tappe” attendono con impazienza come i bambini aspettano l’arrivo di Babbo Natale o dei Re Magi, sono quelle giornate nelle quali l’organizzazione ha inserito frazioni che sembrano apparecchiate apposta per loro e quella di Melfi pare proprio come una delle meglio imbandite. Le difficoltà altimetriche che sono state collocate negli ultimi 36 Km, infatti, escluderanno i velocisti dalle possibilità di vittoria e, di conseguenza, le loro squadre non saranno motivate a lavorare in testa al gruppo inseguitore per contenere il vantaggio dei fuggitivi. La “patata bollente” sarà tutta nelle mani delle formazioni dei big, che vorranno evitare che il vantaggio degli attaccanti non aumenti troppo, anche se la maglia rosa di turno potrebbe decidere di non far sprecare troppo energie ai suoi e di lasciare indossare il simbolo del primato a corridori che poi dovranno cederle, magari già dal giorno successivo. Va detto che la lunga crono iniziale avrà avuto un deciso impatto sulla classifica e già ci saranno corridori con distacchi superiori al minuto o ai due minuti e sicuramente andranno cercati tra quei nomi quelli dei ciclisti che oggi avranno concessa la “libera uscita”. Va inoltre aggiunto che i margini di manovra per il gruppo inseguitore per tentare d’arginare il vantaggio dei fuggitivi si azzereranno quasi completamente proprio nei 36 Km conclusivi perché, oltre alle salite, in quel frangente si percorreranno strade particolarmente tortuose, che non agevolano certo il lavoro del plotone. Al contrario, ci sarà parecchia strada a favore nei tratti precedenti perché da Foggia in poi si pedalerà per più di 60 Km su di una comodissima superstrada che si abbandonerà soltanto al momento d’intraprendere i tormentati chilometri conclusivi.
La bandierina del via si abbasserà in quel di Vasto, poi la corsa transiterà nuovamente da San Salvo prima di lasciare l’Abruzzo, nel quale si farà ritorno tra cinque giorni per la prima tappa d’alta montagna, che si concluderà ai 2135 metri dell’Albergo di Campo Imperatore, sul Gran Sasso. Entrato in Molise, nei 40 chilometri successivi il gruppo avrà ancora come compagno di viaggio l’Adriatico, verso le cui acque guarda l’antica Torre del Sinarca, che si sfiorerà poco prima di giungere a Termoli, sede dell’unico porto molisano, base di partenza per i turisti diretti all’arcipelago delle Isole Tremiti. Quest’ultimo “politicamente” appartiene alla regione Puglia, nella quale la Corsa Rosa farà ingresso poco prima di voltare le spalle al mare e infilarsi nell’ampio corridoio pianeggiante che separa i Monti della Daunia dal promontorio del Gargano e dalla fascia costiera nella quale si aprono i laghi di Varano e di Lesina, che non sono solo i due più grandi della Puglia per estensione ma che vantano questo primato per l’intera Italia Meridionale. Procedendo in direzione di Foggia si giungerà sulle strade di San Severo, l’antico capoluogo della Capitanata che dal 2006 è stato ufficialmente insignito del titolo di città d’arte per i monumenti che offre (come la chiesa matrice di San Severino abate) e che i turisti possono ammirare dopo aver degustato uno dei vini prodotti in questa città, i primi in Puglia ad aver ottenuto la denominazione di origine controllata. Ovviamente, l’alcol sarà rigorosamente bandito dalla dieta dei “girini” che si dovranno accontentare dell’acqua contenuta nelle loro borracce pedalando tra le assolate campagne del Tavoliere (4000 Km quadrati che ne fanno la seconda pianura d’Italia per estensione dopo la Pianura Padana) alla volta di Foggia, dove il gruppo giungerà dopo aver percorso un centinaio di chilometri dal via da Vasto, esattamente a metà del cammino giornaliero. Sfioratone il centro storico, ancora ricco di testimonianze artistiche nonostante i danni provocati dalla seconda guerra mondiale e dai terremoti (come il complesso della Chiesa delle Croci, consacrato nel 1742 per “esorcizzare” la carestia e la siccità che in quel tempo imperversavano nel Tavoliere) inizierà un lunghissimo tratto lontano dalla civiltà nel quale si percorrerà per poco più di 40 Km la statale Bradanica, superstrada a due corsie (nel progetto iniziale dovevano essere quattro) costruita a partire dal 1989 per collegare Foggia a Matera. In questo tratto non s’incontreranno centri abitati, ma solo gli svincoli che permettono di raggiungerli con deviazioni in salita, come quella che conduce ad Ascoli Satriano, presso la quale furono combattute in antichità due storiche battaglie, la prima nel 279 a.C. durante le guerre pirriche e la seconda settant’anni più tardi in occasione della più conosciuta seconda guerra punica che contrappose l’esercito romano a quello cartaginese di Annibale. Se dell’epoca non conserva quasi più tracce (è rimasto solo il ponte romano sul fiume Carapelle), in città alta si possono ammirare diversi monumenti eretti in epoche successive, come la romano-gotica concattedrale della Natività della Beata Vergine Maria e il Palazzo Ducale, recentemente ristrutturato.
Un’altra deviazione dal percorso di gara è quella che, poco prima dell’ingresso in Basilicata, permette di salire al borgo di Candela, presso il quale si trova il “capolinea” meridionale del Regio Tratturo Pescasseroli-Candela, una delle più lunghe vie di transumanza d’Italia, sfruttate per il trasferimento del bestiame sin dall’epoca preromana.
Subito dopo l’ingresso in Lucania s’incontrerà lo svincolo che permette di raggiungere San Nicola, la principale frazione del comune di Melfi, presso la quale negli anni ’90 è stata realizzata una delle più estese zone industriali d’Italia, nota soprattutto per la presenza di uno stabilimento della Stellantis, l’holding nata nel 2021 dalla fusione dei gruppi PSA e Fiat Chrysler Automobiles: quando l’azienda torinese era ancora sponsor del Giro nel 1994 all’esterno dello stabilimento si concluse una tappa della Corsa Rosa, terminata con il successo allo sprint del veneto Endrio Leoni.
All’altezza dello svincolo per San Nicola il gruppo lascerà la statale Bradanica ma per un’altra abbondante dose di chilometri – 22 per la precisione – si pedalerà in un contesto simile, stavolta seguendo l’asse viario della Strada Statale 401 che risale la valle dell’Ofanto, il fiume più importante della Puglia, fino allo svincolo per Monticchio Bagni. Attraversando questa piccola località termale, nota sin dall’epoca romana, si andrà ad affrontare la prima delle due salite che caratterizzano il finale, il Valico dei Laghi di Monticchio (7.3 Km al 5.7% e un tratto intermedio di 1300 metri all’8.5%), che prende il nome dai due bacini d’origine vulcanica tra i quali si snoderà la successiva breve discesa. Dominati dall’imponente Abbazia di San Michele Arcangelo, sorta a partire dall’VIII secolo nel luogo dove si trovava una grotta scavata nel tufo abitata da monaci basiliani, si andrà immediatamente all’attacco della successiva salita, il Valico La Croce (3.1 Km al 6.1%), scavalcata la quale mancheranno 22 Km al traguardo, caratterizzati come anticipavamo in apertura da un tracciato “laocoontico” che si snoderà in discesa fino a circa 5 Km dall’arrivo. Senza affrontare grandi inclinazioni si planerà su prima Rionero in Vulture e su poi su Barile, centro nel quale risiede una delle cinque colonie albanesi d’Italia presenti in Basilicata e situato su di una collina caratterizzata da miriadi di grotte scavate nel tufo, ancor oggi utilizzate come cantine per conservare il vino e in una delle quali nacque nientemeno Gesù (ma per svelarvi questo arcano vi rimandiamo alla rubrica “Ciak si giro”). Attraversata Rapolla, presso la quale nel 1856 fu rinvenuto un imponente sarcofago in marmo risalente al secondo secolo dopo Cristo, la discesa terminerà per lasciar strada a uno strappo di 1 Km in lieve pendenza che contribuirà a rendere ancor più tormentato il finale di gara e offrirà una bella occasione ai cacciatori di tappa per sparare il loro colpo di fucile con vista (non troppo, viste le numerose curve) sull’oramai prossimo obiettivo del traguardo di Melfi.

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Valico dei Laghi di Monticchio (703 metri). Non segnalato sul testo di riferimento (si veda più sotto), è valicato dalla Strada Provinciale 167 “dei Laghi di Monticchio” tra Monticchio Bagni e i due laghi. È parzialmente inedito per il Giro perché la prima parte della salita è stata percorsa nel 2010 durante la tappa Avellino – Bitonto, terminata con il successo allo sprint dallo statunitense Tyler Farrar: in quell’occasione giunti alle terme di Monticchio si seguiva la strada per Melfi scollinando ai 668 metri del Valico dell’Imbandina, dove scollinò in testa il britannico Charles Wegelius.

Valico la Croce (855 metri). È valicato dalla Strada Provinciale 167 “dei Laghi di Monticchio” tra i Laghi di Monticchio e Rionero in Vulture. Non è stato mai inserito nel percorso del Giro.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

Il castello di Melfi e l’altimetria della terza tappa (www.turismo.it)

Il castello di Melfi e l’altimetria della terza tappa (www.turismo.it)

CIAK SI GIRO

Vi abbiamo annunciato poco che Cristo nacque a Barile, in provincia di Potenza, e non si tratta di un’eresia. È quel che accadde nell’estate del 1964 quando Pier Paolo Pasolini vi girò le scene ambientate a Betlemme de “Il vangelo secondo Matteo”, che il celebre regista avrebbe voluto filmare in Terrasanta ma che, dopo un lungo viaggio effettuato in quei luoghi l’anno precedente, si era rivelata inadatta alle riprese a causa dei mutamenti urbanistici subiti nel tempo da località come la stessa Betlemme, Nazareth e Gerusalemme. Per lo stesso motivo tutti i film sulla figura di Cristo prodotti in quegli anni erano stati girati altrove, come “Il re dei re” del 1961 filmato interamente in Spagna e “La più grande storia mai raccontata” del 1965 le cui riprese si svolsero tra Arizona, California, Nevada e Utah. Pasolini preferì puntare su paesaggi nostrani e in particolare fu affascinato dai Sassi di Matera, perfetti ancora al giorno d’oggi (“The Passion” di Mel Gibson è del 2004) per interpretare la città di Gerusalemme. La Basilicata fu una vera miniera di location per Pasolini, che non si limitò alla sola Matera ma sconfinò nel potentino dove a Castel Lagopesole fu ricreato il sinedrio di Gerusalemme (è qui che Cristo viene condotto subito dopo la condanna alla crocifissione), mentre la collina sforacchiata di grotte di Barile fu – come ricordavamo, il set della nascita di Gesù e della visita dei Re Magi. L’intera Italia Meridionale fu coinvolta nelle riprese, con la troupe che si spostò anche in Puglia (il tempio di Gerusalemme è nientemeno che Castel del Monte e molte altre località del “tacco d’Italia” furono immortalate nella pellicola), in Sicilia (sull’Etna fu girata parte della scena delle tentazioni di Cristo) e in Calabria, dove la costa ionica tra Crotone e Le Castella divenne lo scenario dei momenti del film ambientati sulle sponde del Lago di Tiberiade. E non è ancora finita perché anche spettacolari location laziali fanno da quinta ad altre scene, come quella del battesimo di Gesù nelle acque che nei testi sacri sono quelle del fiume Giordano e nella finzione filmica sono quelle del Fosso Castello a Soriano nel Cimino, luogo che tanto affascinò Pasolini da decidervi di acquistarvi e ristrutturare un vecchio castello abbandonato per poi farne la sua casa di campagna, “buen retiro” nel quale isolarsi quando voleva fuggire dalla routine di Roma.

In collaborazione con www.davinotti.com

La grotta di Betlemme a... Barile (www.davinotti.com)

La grotta di Betlemme a... Barile (www.davinotti.com)

Le altre location del film (su due pagine)

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/il-vangelo-secondo-matteo/50000537

FOTOGALLERY

La Torre Sinarca alle porte di Termoli

Il porto di Termoli

Lago di Lesina

San Severo, chiesa matrice di San Severino

La statale che attraversa i campi del Tavoliere in direzione di Foggia

Foggia, complesso della Chiesa delle Croci

Tratto della superstrada Bradanica verso la Basilicata

Il ponte romano sul Carapelle alle porte di Ascoli Satriano

Ascoli Satriano, Palazzo Ducale

Il borgo di Candela visto dalla superstrada Bradanica

La sede di Stellantis a San Nicola di Melfi

Il più grande dei due Laghi di Monticchio

L’abbazia di San Michele Arcangelo vista dalle sponde del Lago Piccolo

Barile, le grotte scavate nel tufo

JONATHAN, DIMENSIONE VITTORIA. MILAN VA IN RETE A SAN SALVO, MENTRE EVENEPOEL MANTIENE LA MAGLIA ROSA

maggio 7, 2023 by Redazione  
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Nel convulso finale della seconda tappa, Jonathan Milan (Team Bahrain Victorious) vince in volata la sua prima tappa al Giro davanti a David Dekker (Team Arkea Samsic) e Kaden Groves (Team Alpecin Deceuninck). Remco Evenepoel (Team Suodal Quick Step) resta in maglia rosa

La seconda tappa del Giro 2023 parte da Teramo e termina a San Salvo dopo 202 km. La prima parte della tappa presenta le insidie maggiori visto che nei primi 40 km diversi saliscendi possono fare da trampolino per la fuga di giornata. Punti preziosi in ottica classifica gpm potranno essere successivamente accumulati sui due gpm di Silvi Paese e di Ripa Teatina, dopodichè gli ultimi 70 km sono pressochè pianeggianti, per cui le squadre dei velocisti potranno organizzarsi per l’arrivo in volata. Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step) non avrà problemi a mantenere la maglia rosa sulle spalle. La fuga di giornata partiva subito dopo il via grazie all’azione di cinque ciclisti: Paul Lapeira (Team AG2R Citroen), Thomas Champion (Team Cofidis), Mattia Bais (Team EOLO Kometa), Alessandro Verre (Team Arkea Samsic) e Stefano Gandin (Team Corratec). Dopo 60 km il vantaggio della fuga era di 3 minuti sul gruppo maglia rosa, tirato dal team Trek Segafredo e dal team Alpecin Deceuninck. Lapeira scollinava per primo sul primo gpm di Silvi Paese posto al km 84.5. Verre accusava la fatica ed era il primo dei fuggitivi a rialzarsi, venendo ripreso dal gruppo. Gandin vinceva il primo traguardo volante di Pescara posto al km 101.5. Il ciclista del team Corartec si ripeteva poco più tardi, transitando in prima posizione sul secondo traguardo volante di Pescara posto al km 121.6. Lapeira si aggiudicava anche il secondo gpm di Ripa Teatina posto al km 130.3 e diventando così il nuovo leader della speciale classifica. A 60 km dalla conclusione i quattro fuggitivi avevano soltanto 1 minuto di vantaggio sul gruppo maglia rosa. A 51 km dalla conclusione anche Lapeira si rialzava e veniva ripreso dal gruppo. La fuga veniva ripresa definitivamente a 38 km dalla conclusione. La nota di cronaca più rilevante del finale di tappa era una caduta a poco meno di 4 km dalla conclusione che rallentava la maggior parte del gruppo. A giocarsi la vittoria era così una cinquantina di ciclisti con Jonathan Milan (Team Bahrain Victorious) che aveva la meglio su David Dekker (Team Arkea Samsic) e Kaden Groves (Team Alpecin Deceuninck). Chiudevano la top five Arne Marit (Intermarchè Circus Wanty) in quarta posizione e Marius Mayrhofer (Team DSM) in quinta posizione. Milan ottiene la sua prima vittoria al Giro d’Italia e si candida ad essere una risorsa italiana di prima scelta nel prossimo futuro, anche perché a inizio 2023 si è già distinto al Saudi Tour vincendo la seconda tappa su un arrivo non banale. Il 22enne di Tolmezzo può ancora crescere e già domani può ambire ad un prestigioso bis, essendo un velocista resistente in salita. In classifica generale resta tutto invariato nelle prime posizioni con Remco Evenepoel (Team Soudal Quick Step) davanti a Filippo Ganna (Team INEOS Grenadiers) e Joao Almeida (UAE Team Emirates). Domani è in programma la terza tappa da Vasto a Melfi di 213 km. Si scende lungo la costa adriatica lungo un percorso totalmente pianeggiante fino al km 170, quando i due gpm ravvicinati del Valico dei Bagni di Monticchio e del Valico La Croce, entrambi con pendenza media superiore al 6%, dovrebbero scremare il gruppo in cui la maggior parte dei velocisti dovrebbe essere esclusa dalla vittoria.

Antonio Scarfone

Jonathan Milan vince a San Salvo (foto: Stuart Franklin/Getty Images)

Jonathan Milan vince a San Salvo (foto: Stuart Franklin/Getty Images)

TRO-BRO LÉON, NIZZOLO BATTE UN COLPO

maggio 7, 2023 by Redazione  
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Giacomo Nizzolo vince la classica francese davanti ad Arnaud De Lie e Nils Eekhoff

Seconda giornata in Bretagna a chiudere il weekend di classiche di Maggio nell’estremo nord-ovest francese. Dopo il GP du Morbihan ecco la Tro-Bro Léon, corsa di 204 km con partenza e arrivo nella città di Lannils dopo un tracciato deciso da brevi cotes e un circuito finale da ripetere 2 volte.
La fuga buona evade sotto la spinta di tre atleti: Morne van Niekerk (St Michel – Mavic – Auber93), Maël Guégan (CIC U Nantes Atlantique) e Damien Girard (Nice Métropole Côte d’Azur), ai quali il gruppo lascia ampio margine fino a sfiorare i 6 minuti intorno a metà gara. A questo punto piano piano si portano in testa le formazioni dei favoriti di giornata, su tutte Uno-X Pro Cycling, Groupama – FDJ e Lotto Dstny. Sotto la loro spinta il vantaggio inizia a crollare fino a tornare a ranghi compatti già dentro la prima delle tre tornate del circuito finale. Complici lunghezza e difficoltà odierne, la selezione è da dietro piuttosto che dalla testa del gruppo tanto che giunti nei chilometri decisivi davanti restano in poco più di una trentina di corridori.
Nei pressi dei chilometri finali inizia un’ampia fase di schermaglie con attacchi, contro attacchi e tatticismo che mescola più volte le carte in tavola. La presenza di Arnaud De Lie (Lotto Dstny) è vista come ingombrante dagli altri uomini al comando, così spesso il ritmo risulta altalenante permettendo ad altri atleti inizialmente attardati di rientrare, fra cui anche Giacomo Nizzolo (Israel Premier Tech).
Giunti alla volata a ranghi ristretti è proprio il portacolori azzurro a sfruttare quelle poche energie in più rimaste per beffare il talentino belga De Lie, stremato dal saltare sulle ruote di tutti coloro che hanno provato ad attaccarlo nei chilometri precedenti, forse mostrando ancora un po’ di immaturità tattica pur giustificata dalla giovane età. Alle loro spalle chiude il podio Nils Eekhoff (Team DSM).

Lorenzo Alessandri

Giacomo Nizzolo torna al successo alla Tro-Bro Léon. Photo Credit: Eurosport GCN

Giacomo Nizzolo torna al successo alla Tro-Bro Léon. Photo Credit: Eurosport GCN

SPRINT IN RIVA ALL’ADRIATICO

maggio 7, 2023 by Redazione  
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Prima occasione per i velocisti in riva all’Adriatico, anche oggi protagonista della “scenografia” del Giro 2023. Dopo la cronometro d’avvio lungo la Costa dei Trabocchi ampi tratti della seconda frazione si snoderanno ancora lungo la litoranea abruzzese, con alcune divagazioni nell’entroterra che non costituiranno pietre d’inciampo per le squadre dei velocisti: le possibilità di fallire a San Salvo saranno pressoché nulle, anche se il vento potrebbe dare qualche grattacapo.

Protagonista quasi unico dello scenario della cronometro d’apertura, il Mar Adriatico avrà un ruolo preponderante anche nella seconda giornata di gara. La tappa numero 2, infatti, si snoderà per metà del suo sviluppo sulla pianeggiante statale litoranea mentre la resta parte della frazione si svolgerà nell’entroterra, dove si affronteranno salite poco impegnative che, complice anche il fatto che si supererà l’ultima di questa a 74 Km dall’arrivo, faranno di questa tappa la prima delle otto che dovrebbero terminare in volata. Il condizionale è sempre d’obbligo perché molte di queste tappe saranno caratterizzate da tracciati che metteranno a dura prova le formazioni degli sprinter e anche quando il percorso è semplice come quello odierno bisognerà mettere sempre in conto eventuali insidie sopraggiunte, come il vento che sovente spazza i litorali e potrebbe creare fratture in seno al gruppo.
Il primo dei tre tratti collinari che spezzeranno la pianura i corridori lo incontreranno in partenza da Teramo perché prima di giungere in riva all’Adriatico bisognerà percorrere quasi 46 Km, incontrando la prima salita di giornata a 14 Km dal via, quando con 5.4 Km d’ascesa al 5.5% si raggiungerà Bellante, borgo dove recentemente ha lasciato la sua firma il due volte vincitore del Tour Tadej Pogačar, che il 22 marzo 2022 vi si è imposto al termine della quarta tappa della Tirreno-Adriatico, conquistando quella maglia di leader della classifica che porterà sino al traguardo finale di San Benedetto del Tronto dopo aver “condito” la vittoria con il successo anche nel tappone del doppio Carpegna. Scesi nella Val Vibrata, all’estremità settentrionale dell’Abruzzo, il gruppo attraverserà il centro di Nereto subito prima d’intraprendere le due brevi e facili ascese verso Controguerra e Colonnella, centri che furono toccati in senso inverso in occasione della tappa dei muri del Giro 2020, terminata nella vicina Tortoreto Lido e vinta da Peter Sagan, per il quale questo rappresentò il primo successo dopo un digiuno che perdurava dalla quinta frazione del Tour dell’anno precedente.
La discesa da Colonnella chiuderà la prima parte di questa frazione portando il gruppo in riva al mare, raggiunto all’altezza di Alba Adriatica, dalla quale inizierà il primo dei tre tratti disegnati lungo il litorale, quasi 34 Km che – senza contare le rare rotatorie – proporranno una dozzina di curve appena, consentendo al gruppo di procedere a buona velocità. Poco dopo l’inizio di questo tratto si attraverseranno i quartieri marittimi della citata Tortoreto, centro che ha il suo borgo antico posto su una collina che deve il nome al clima mite della zona, per questo motivo da secoli luogo prediletto dalle tortore per la nidificazione. Una doppia anima ha anche la vicina Giulianova, dove la vicinanza della collina al litorale permette ai villeggianti di raggiungere con una breve passeggiata dalla spiaggia il centro storico e visitarne i principali monumenti, come il duomo rinascimentale di San Flaviano.
Toccate le località balneari di Roseto degli Abruzzi e Pineto, il percorso andrà a sfiorare l’antica torre costiera di Cerrano, risalente alla fine del ‘400 e il cui aspetto non fu granché intaccato dalle modifiche apportate negli anni ’20 dall’allora proprietario Diego de Sterlich Aliprandi, eccentrico marchese che fu anche pilota automobilistico e in queste “vesti” vinse impegnative corse in salita (come la Trento – Monte Bondone, nella quale si impose due volte) mentre nel 1926 si prese il lusso di battere uno dei più grandi campioni di questo sport, Tazio Nuvolari, nella Vittorio Veneto – Cansiglio. Anche per i “girini” è venuto il momento di affrontare una salita, quella al 5.4% di pendenza media che, con 5 tornanti, conduce in poco più di 4 Km al panoramico borgo di Silvi, il cui nome ricorda la folta macchia mediterranea nella quale è adagiato. L’escursione nell’entroterra sarà di breve durata e nel giro di una dozzina di chilometri si farà ritorno in riva all’Adriatico, che tornerà a essere filo conduttore della tappa fino al passaggio di Pescara, dove si costeggerà il centro storico del comune più popoloso d’Abruzzo, nel quale su Corso Manthonè si affaccia la casa natale di Gabriele D’Annunzio, dal 1963 sede di un museo dedicato al “vate”. Il percorso tornerà ora ad allontanarsi dal mare per l’ultima e più lunga “scampagnata” in collina prevista in questa frazione, una sessantina di chilometri che inizieranno con la risalita della valle del fiume Aterno-Pescara (i suoi 152 Km ne fanno il più lungo della regione), ancora con strada pianeggiante per un bel tratto, fino alla zona industriale di Chieti Scalo. È qui che ha inizio la salita più impegnativa di questa giornata, la “Colonnetta”, 4500 metri al 6.2% in cima ai quali il 16 maggio del 1909 si concluse la seconda tappa del primo Giro d’Italia, vinta dal tortonese Giovanni Cuniolo, che s’impose allo sprint precedendo il corridore che quel giorno si portò al vertice della classifica generale detronizzando il romano Dario Beni, il futuro vincitore di quella prima edizione della Corsa Rosa Luigi Ganna. Teatro di quel finale fu Chieti che fece da sfondo a quella tappa con i suoi monumenti, dalla romano-gotica cattedrale di San Giustino ai resti archeologici dell’antica Teate Marrucinorum. Come sempre i “girini” non avranno tempo per apprezzare queste bellezze perché tosto dovranno imboccare la successiva discesa verso la valle dell’Alento, raggiunta la quali si riprenderà immediatamente a salire verso il borgo di Ripa Teatina (2.6 Km al 5%), dove è possibile ammirare una statua del pugile più forte della storia della boxe, Rocky Marciano, statunitense di nascita ma originario da parte paterna di questo centro. Transitati ai piedi della collina di Miglianico (vi si trova il Santuario di San Pantaleone, al quale nel 1902 D’Annunzio una delle “Novelle della Pescara”, opera pubblicata in sei volumi), il gruppo farà velocemente ritorno sulla statale litoranea, che d’ora in avanti sarà seguita fedelmente nei rimanenti 63 Km, leggermente più movimentati rispetto ai “piattoni” che avevano caratterizzato i precedenti tratti disegnati in riva all’Adriatico. Un primo tratto ondulato i corridori lo incontreranno all’altezza di Ortona, dove non si entrerà in centro ma si rimarrà sulla veloce strada di circonvallazione, terminata la quale il tracciato lambirà il cimitero militare canadese che ancora ci ricorda come in queste zone si combatté duramente durante i tristi giorni della Seconda Guerra Mondiale. Il tratto successivo vedrà ancora i trabocchi rubare la scena al gruppo poiché si dovrà ripercorrere a ritroso il tracciato della cronometro d’apertura, anche se per questioni di sicurezza non si pedalerà sulla ciclabile ma sulla leggermente più tortuosa strada statale che, a differenza dell’ex ferrovia, asseconda con dolci curve l’orografia della Costa dei Trabocchi. Tornati a Fossacesia Marina, il percorso riprenderà a farsi più lineare superando con un lungo rettilineo il corso del Sangro, secondo fiume d’Abruzzo per lunghezza, in prossimità della sua foce per poi correre tra il mare e il margine orientale della Riserva Naturale della Lecceta di Torino di Sangro, il cui simbolo è la testuggine di terra e nei cui pressi è possibile sostare per un momento di riflessione presso un altro sacrario militare, come quello di Ortona progettato dall’architetto britannico Louis de Soissons. Pochi chilometri più avanti si lascerà temporaneamente la linea di costa e, affrontato un piccolo strappo, si tornerà a pedalare alla presenza del mare all’altezza di Punta Penna, presso la quale si trovano il porto di Vasto e il suo faro che, dall’alto dei suoi 70 metri, è il secondo per altezza d’Italia, preceduto di quasi 50 metri dalla celebre Lanterna di Genova.
Sfiorata la vicina Vasto, che l’indomani ospiterà il via della terza tappa e che meriterebbe una deviazione per ammirarne i principali monumenti (come Palazzo d’Avalos o il panoramico rudere con vista sul mare della facciata della chiesa di San Pietro), un’ultima successione di rettilinei porterà i corridori a San Salvo, dove un paio di curve a gomito lanceranno il gruppo verso il primo, appassionante volatone del Giro 2022

Mauro Facoltosi

La spiaggia della Marina di San Salvo e laltimetria della seconda tappa (www.vivilabruzzo.it)

La spiaggia della Marina di San Salvo e l'altimetria della seconda tappa (www.vivilabruzzo.it)

CIAK SI GIRO

In collaborazione con www.davinotti.com

Anche quest’anno vi porteremo alla scoperta dei luoghi della nostra bella Italia che sono stati immortatali sul grande schermo e cominciamo con un film interamente girato in Abruzzo, non molto distante dalle strade toccate durante la seconda tappa. È “Omicidio all’Italiana”, seconda pellicola firmata dal comico abruzzese Marcello Macchia, originario di Vasto e fattosi conoscere con programmi come “Mai dire Lunedì” e con la serie “Mario”, dove s’è presentato con il nome d’arte con il quale è noto, Maccio Capatonda. Se per il suo primo film, “Italiano medio”, Capatonda scelse Milano quale set, quando si trattò di dare un “volto” al microscopico borgo di Acitrullo – dove è interamente ambientato “Omicidio all’Italiana” – si optò per Cortina, paesino dell’appennino pescarese dal nome altisonante teatro dell’omicidio che dà il nome alla pellicola, in realtà una morte causata da un boccone finito di traverso che il sindaco del paesino taroccherà in assassinio per accoltellamento per attirare ad Acitrullo le telecamere dei principali telegiornali nazionali e in particolare quelle di “Chi L’Acciso”, parodia di “Chi l’ha visto” condotta dalla giornalista Donatella Spruzzone, personaggio interpretato da Sabrina Ferilli e che fa il verso alla nota criminologa Roberta Bruzzone. Si possono così ammirare suggestivi scorci di questo borgo privo di particolari attrattive turistiche e sul quale spicca il campanile della scomparsa chiesa di Sant’Andrea Apostolo, nel film ribattezzato “San Ceppato”.

Il borgo di Corvara nel film Omicidio allitaliana (www.davinotti.com)

Il borgo di Corvara nel film "Omicidio all'italiana" (www.davinotti.com)

Le altre location del film

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/omicidio-all-italiana/50040300

FOTOGALLERY

Teramo, Piazza Martiri della Libertà

Il borgo di Bellante (www.facebook.com/comunedibellante)

Il borgo di Tortoreto

Giulianova, duomo di San Flaviano

Pineto, Torre del Cerrano

Il litorale adriatico visto dal borgo di Silvi

Pescara, casa natale di Gabriele D’Annunzio

Chieti, Teatro Romano

Ripa Teatina, statua di Rocky Marciano

Miglianico, santuario di San Pantaleone

Ortona, cimitero militare canadese

Torino di Sangro, cimitero militare inglese

Il faro di Punta Penna presso il porto di Vasto

La facciata dell’ex chiesa di San Pietro a Vasto (wikipedia)

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