LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XV: TOUR DE FRANCE 2012

novembre 23, 2023 by Redazione  
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Dopo aver preso le misure ai grandi giri l’anno prima alla Vuelta, dove si era imposto in tre tappe, per Peter Sagan è venuto il momento del debutto al Tour. E anche in terra di Francia fa sue tre frazioni, condendo il tutto con tre secondi posti e un terzo piazzamento che alla fine gli varranno la conquista della maglia verde di leader della classifica a punti: la conquisterà altre sei volte divenendo il corridore che l’ha indossata più volte sul traguardo finale di Parigi, surclassando di una unità il precedente primato del tedesco Erik Zabel.

1a TAPPA: LIEGI – SERAING

CANCELLARA SHOW, MA QUESTO SAGAN NON SI BATTE

Epilogo spettacolare in quel di Seraing con la maglia gialla che sul tratto più duro dello strappo finale opera una progressione impressionante alla quale resistono solo Boasson Hagen e lo slovacco che ha facilmente la meglio in volata sull’elvetico e sul norvegese. Solo 4° l’enfant du pays Gilbert, staccati Leipheimer e Froome

Seguendo un copione inaugurato nella passata stagione il Tour de France presenta tracciati interessanti dal punto di vista altimetrico fin dai primissimi giorni di gara, a iniziare da quello della prima frazione, 198 km da Liegi a Seraing con 4 gpm di quarta categoria e diversi altri strappetti disseminati lungo il percorso, non tali comunque da provocare selezione, e soprattutto gli ultimi 2,4 km di salita verso il traguardo, caratterizzati nella fase iniziale da rampe fino al 7% e da un tratto in pavè mentre l’ultimo km era decisamente più pedalabile con una pendenza intorno al 3%. Per lunghi tratti la corsa, al di là di qualche goccia di pioggia caduta sui corridori intorno a metà percorso, ha avuto un andamento tranquillo con la fuga di Edet (Cofidis), Bouet (Ag2r), Gene (Europcar), Delaplace (Saur-Sojasun), Urtasun (Euskaltel) e Morkov (Saxo Bank-Tinkoff), che con le volate sui vari gpm ha conquistato la prima maglia a pois, e il gruppo che ha controllato la situazione guidato costantemente dalla RadioShack della maglia gialla Cancellara, se si eccettua il momento dello sprint intermedio sul quale Edet è transitato per primo mentre la volata del plotone ben più interessante in chiave maglia verde è stata vinta da Goss (Orica-GreenEdge) su Cavendish (Sky) e Greipel (Lotto-Belisol).
A 20 km dal traguardo, con i fuggitivi ormai in procinto di essere ripresi dopo aver avuto un vantaggio massimo di poco inferiore ai 5′, la corsa si è accesa per via del vento laterale e di due cadute in rapida successione che hanno coinvolto tra gli altri Siutsou (Sky), Monfort (RadioShack), Rojas e Karpets (Movistar) e Luis Leon Sanchez (Rabobank), comunque tutti ripartiti malgrado il campione spagnolo a cronometro abbia riportato conseguenze a un polso e sia giunto al traguardo in forte ritardo; anche Peraud (Ag2r), decimo in classifica generale un anno fa, e Valverde (Movistar) sono rimasti attardati ma nel giro di qualche km sono riusciti a rientrare. Sono state dapprima la Lotto-Belisol di Vanendert, con un Greipel che si è messo a disposizione del belga e le cui trenate hanno portato al ricongiungimento con i sei battistrada, e quindi l’Orica-GreenEdge di Gerrans e Albasini ad approcciare gli ultimi 2,4 km in testa al gruppo; proprio il ticinese ha risposto a uno scatto di Chavanel (Omega-QuickStep) con anche Evans (Bmc) nelle primissime posizioni ma a fare la differenza sul tratto in pavè a lui più congeniale è stato Cancellara che senza alzarsi sui pedali ha imposto un’andatura folle alla quale il solo Sagan (Liquigas) è riuscito a replicare mentre Boasson Hagen (Sky) è rimasto per centinaia di metri a bagnomaria tra la coppia di testa e il gruppo inseguitore guidato da Evans, apparso comunque non molto reattivo della progressione dell’elvetico, prima di ricongiungersi con grande fatica a 600 metri dal traguardo. Similmente a quanto accaduto nella Milano-Sanremo, in cui è stato beffato da Gerrans, Cancellara ha tirato dritto incurante dei due atleti che aveva a ruota e inevitabilmente nulla ha potuto di fronte a Sagan che è uscito negli ultimi 150 km e si è imposto nettamente davanti allo svizzero e a un esausto Boasson Hagen che non ne ha avuta per contrastare i rivali; il 22enne slovacco ha così confermato il suo stato di grazia conquistando il 14° successo stagionale nonchè l’11° nell’ultimo mese dopo le cinque tappe del Giro di California, le quattro del Tour de Suisse e il campionato nazionale slovacco.
La volata degli inseguitori, che negli ultimi metri hanno chiuso il buco con i primi tre concludendo dunque con lo stesso tempo, è stata vinta da Gilbert (Bmc), che ha dato il massimo sulle strade di casa ma conferma di non avere la condizione della passata stagione, davanti a uomini di classifica come Mollema (Rabobank), già molto brillante nel prologo di Liegi, Valverde, Gesink (Rabobank), Daniel Martin ed Hesjedal (Garmin); anche i nostri Nibali e Basso (Liquigas) e Scarponi (Lampre) hanno chiuso nel gruppo di testa composto da 48 corridori mentre Leipheimer (Omega-QuickStep) e il vincitore del Tour de Suisse Rui Costa (Movistar) hanno chiuso con un ritardo di 17”, Kruijswijk (Rabobank) e Cobo (Movistar) di 23”, Horner (RadioShack) di 55” e Froome (Sky), penalizzato da una foratura a 7 km dal traguardo, di 1′25”. La nuova classifica generale vede Cancellara sempre in giallo con 7” su Wiggins e Chavanel, 10” su Van Garderen, 11” su Boasson Hagen, 13” su Menchov e Gilbert, 17” su Evans e 18” un Nibali risalito al 9° posto e, per quanto al Tour de France le sorprese siano all’ordine del giorno, non dovrebbe mutare al termine della seconda tappa, 207,5 km quasi interamente pianeggianti da Visè a Tournai in cui si spera che il nostro Petacchi possa contendere il successo ai vari Cavendish, Goss, Sagan, Greipel e compagnia.

Marco Salonna

3a TAPPA: ORCHIES – BOULOGNE-SUR-MER

SAGAN SENZA RIVALI A BOULOGNE-SUR-MER

Lo slovacco si impone per distacco nello strappo conclusivo della terza tappa del Tour de France, contrassegnata da diverse cadute e da un finale estremamente concitato. Fabian Cancellara difende la maglia gialla, mentre perdono tempo prezioso Christian Vande Velde e Thomas Voeckler.

Con la terza tappa, da Orchies a Boulogne-sur-Mer di 197 Km, il Tour torna stabilmente in territorio francese, regalando un finale appassionante. Dopo una prima metà pianeggiante, il percorso prevedeva infatti sei GPM negli ultimi 70 Km e, soprattutto, ben quattro negli ultimi 16 Km, con solamente due chilometri di pianura tra la fine della discesa del penultimo colle di terza categoria e lo strappo finale, che in 700 m al 7,4% porta al traguardo di Boulogne-sur-Mer.
La tappa è stata caratterizzata da una lunga fuga di cinque uomini, partita già al Km 5: il danese Michael Morkov (Saxo Bank – Tinkoff), all’attacco in ciascuna di queste prime tre tappe e intenzionato a difendere la maglia a pois, l’ucraino Andriy Grivko (Astana), il miglior piazzato nella generale e per tantissimi chilometri maglia gialla virtuale, i francesi Sébastien Minard (AG2R La Mondiale) e Giovanni Bernaudeau (Europcar) e lo spagnolo Ruben Perez Moreno (Euskaltel – Euskadi). La fuga arriva ad avere un vantaggio massimo di 5:07m, mentre il gruppo controlla con tranquillità, tirato da Radioshack – Nissan (Popovyich e Voigt) e Liquigas (Szmyd).
Un primo sussulto di emozioni si ha allo sprint intermedio di Senlecques (Km 119): se i fuggitivi transitano senza disputare la volata, tra i velocisti del gruppo si scatena la bagarre per accaparrarsi i dieci punti ancora in palio per la maglia verde. Mark Cavendish (Sky) si impone piuttosto facilmente davanti a Van Hummel (Vacansoleil – DCM) e Sagan, con il britannico che battibecca con l’olandese per una leggera scorrettezza involontaria.
Morkov transita per primo sulla Côte de L’Éperche (cat. 4) e sulla Côte de Mont Violette (cat. 3), mentre al Km 140 una caduta a centro gruppo coinvolge diversi corridori, costringendo al ritiro Kanstantin Sivtsov (Sky). Compaiono in testa al gruppo a lavorare anche la Movistar e la Katusha e quando mancano 41 Km alla conclusione il vantaggio della fuga scende finalmente sotto i tre minuti.
Tra i fuggitivi si rompe l’accordo e, sulla spinta di Grivko, Bernaudeau si stacca. Nel frattempo al Km 168 un’altra caduta coinvolge la prima parte del gruppo: Gerrans (GreenEdge) e Caruso (Katusha) riescono a ripartire, mentre José Rojas abbandona il Tour. Il gruppo maglia gialla risulta spezzato in diversi tronconi e tra gli attardati rimangono anche Thomas Danielson e Christian Vande Velde (Garmin – Sharp) e Thomas Voeckler (Europcar), che non riescono a ricucire e arriveranno al traguardo staccati.
All’inizio della Côte de Herquelingue (cat. 4) dalla testa della corsa si staccano anche Perez e Minard, mentre Morkov resiste alle progressioni di Grivko e riesce a transitare nuovamente primo al GPM. I due fuggitivi insistono e riescono a scollinare con qualche secondo di margine anche sulla Côte de Quéhen (cat. 4), preda ancora del danese, ma nell’immediatamente successiva Côte du Mont Lambert (cat. 3) vengono ripresi dal forcing di Ivan Basso (Liquigas), che screma notevolmente l’ormai esiguo gruppo maglia gialla e impedisce gli scatti. È durante la discesa, quando restano solamente 5,5 Km da compiere, che scatta Sylvain Chavanel (Omega Pharma – Quick Step), riuscendo a creare un gap di una dozzina di secondi. La BMC e poi la Radioshack controllano tuttavia la corsa e tengono nel mirino il francese, ripreso proprio all’inizio della rampa finale. Sono molti i corridori che vogliono giocarsi la tappa e, allo scatto potente di Wouter Poels (Vacansoleil – DMC), lo sbilanciamento di un corridore della Katusha butta a terra Marco Marcato (Vacansoleil – DMC) e innesca una caduta a catena che coinvolge – senza conseguenze – anche Bradley Wiggins (Sky). Vengono scompaginati tutti i piani, ma Peter Sagan (Liquigas) ha la lucidità di trovare anche oggi l’attimo giusto per partire e fa nettamente la differenza, mentre Poels sbaglia completamente l’ultima curva. Lo slovacco stacca con facilità tutti di ruota e arriva dopo essersi rialzato e aver inventato una nuova esultanza, conquistando la sua quindicesima vittoria stagionale. Alle sue spalle Edvald Boasson Hagen (Sky) ha la meglio in volata su Peter Velits (Omega Pharma – Quick Step) e Fabian Cancellara (Radioshack – Nissan), con Albasini, Evans, Roche, Sanchez e tutti i migliori appena dietro. Wiggins e gli altri corridori attardati dalla caduta arrivano dopo oltre 40”, ma come da regolamento ricevono lo stesso tempo del vincitore. A causa delle cadute degli ultimi 30 Km perdono invece del tempo prezioso Christian Vande Velde (Garmin – Sharp, +2’08”) e Thomas Voeckler (Europcar, + 7’27”), apparso comunque ben poco brillante.
Non cambia praticamente nulla nella testa della classifica generale, capeggiata da Cancellara, mentre Sagan allunga con decisione nella classifica della maglia verde, portandosi a 43 punti di vantaggio da Cavendish. Da rimarcare il numero di Michael Morkov: oltre ad essersi portato a 9 punti nella classifica della maglia a pois, il danese ha già superato i 530 Km di fuga in questo Tour de France.
Domani la quarta tappa porterà i corridori da Abbeville a Rouen (214,5 Km): i quattro GPM di quarta categoria disseminati nella prima parte del percorso non dovrebbero intimorire i velocisti, ma un dente nel finale potrebbe trasformarsi nel trampolino di lancio per qualche finisseur.

Giorgio Vedovati

6a TAPPA: ÉPERNAY – METZ

SAGAN FIRMA LA TRIPLETTA

Il corridore della Liquigas si impone nettamente a Metz battendo un ammaccato Greipel. Tra le tante cadute di giornata una nel finale lascia nettamente attardati tanti pretendenti alla maglia gialla, con Frank Schleck che perde 2’09” e Gesink 3’31”. Cancellara ancora in maglia gialla.

In attesa delle prime vere montagne di questo Tour de France 2012, la sesta tappa in linea ha portato i corridori da Épernay a Metz: 205 Km dalla regione dello Champagne al dipartimento della Mosella, con un’unica asperità contrassegnata dal GPM (Côte de Buxières) e giusto qualche tratto mosso, specie nella seconda metà del percorso.
Quest’oggi le cadute sono iniziate ancor prima dell’avvio ufficiale della tappa: nel tratto neutralizzato di Épernay sono infatti finiti a terra, tra gli altri, Richie Porte (Sky) e Jurgen Van den Broeck (Lotto-Belisol), che fortunatamente non hanno riportato gravi conseguenze. Al Km 5 va in fuga l’americano Dave Zabriskie (Garmin-Sharp), raggiunto presto dal nostro Davide Malacarne (Europcar), dal belga Romain Zingle (Cofidis) e dall’olandese Karsten Kroon (SaxoBank-Tinkoff). Il quartetto guadagna subito un bel margine rispetto al gruppo e Malacarne, il meglio posizionato nella classifica generale (66° a 3’34” da Cancellara), già al Km 20 di corsa diventa maglia gialla virtuale.
Mentre il plotone procede tranquillo tirato dagli uomini della Radioshack-Nissan, al Km 35 si verifica una nuova caduta: restano coinvolti corridori molto importanti come André Greipel (Lotto-Belisol), Robert Gesink (Rabobank), Alejandro Valverde e José Ivan Gutierrez (Movistar), Jean-Cristophe Peraud (AG2R La Mondiale), Lieuwe Westra (Vacansoleil-DCM) e Jonathan Cantwell (SaxoBank-Tinkoff), che ripartono tutti con solo qualche ammaccatura, anche se il velocista belga molto dolorante ad un dito e ad una spalla.
Si affacciano a lavorare in testa al gruppo anche le squadre dei velocisti ed in particolare la Lotto-Belisol e la Orica-GreenEdge, dato che il vantaggio del quartetto al comando raggiunge i 6’45” di vantaggio al Km 51, ma ancora al Km 80 la distanza resta di 6’50”. Il gruppo accelera notevolmente verso lo sprint intermedio di Saint-Mihiel (Km 135,5), dove con uno scatto si impone Kroon; la volata per la maglia verde viene lanciata dal treno della Sky, ma è Matthew Goss (Orica-GreenEdge) ad accaparrarsi gli 11 punti ancora a disposizione, precedendo Cavendish (Sky) , Sagan (Liquigas) e Boeckmans (Vacansoleil-DCM), con un distacco di 2’50” dai fuggitivi.
Lungo la pedalabile Côte de Buxières (cat. 4), consistente in 2,7 Km al 3,8% di pendenza media, il gruppo maglia gialla recupera ulteriormente terreno: è Zabriskie a conquistare l’unico punto a disposizione oggi per la maglia a pois, mentre il plotone principale è a solo 1’45”. Proprio sotto lo striscione del GPM, tuttavia, buona parte del gruppo si deve letteralmente fermare a causa dell’ennesima caduta, con Greipel, Farrar (Garmin-Sharp) e Mollema (Rabobank) coinvolti. Moltissimi corridori restano staccati dalla maglia gialla, ma rientrano progressivamente nei chilometri successivi.
La fuga prosegue ormai con ben poche possibilità e rischia di perdere per una foratura Zingle, che tuttavia riesce a rientrare sui compagni di avventura e a proseguire l’azione, quando a 50 Km dall’arrivo il vantaggio è di solo 1’30”.
Al Km 176 altra caduta di gruppo, con decine di corridori a terra e nel prato a bordostrada, che bloccano a lungo le ammiraglie e tengono a lungo fermo anche Frank Schleck (Radioshack-Nissan), apparso per lo meno senza conseguenze dopo la caduta, mentre Ryder Hesjedal (Garmin-Sharp) ha invece vistose abrasioni e resta staccato da solo. Il gruppo maglia gialla rimane così composto da meno di cinquanta corridori, a lungo senza il supporto delle ammiraglie, impegnate a soccorrere i tanti coinvolti nella caduta. Sono stati costretti al ritiro Davide Viganò (Lampre-ISD), Michel Astarloza (Euskaltel-Euskadi) e Thomas Danielson (Garmin-Sharp). Tra i grandi protagonisti sono rimasti attardati notevolmente, oltre a Schleck, anche Robert Gesink (Rabobank), apparso molto dolorante, Brajkovic (Astana), Cavendish e Boasson Hagen (Sky), Cobo e Valverde (Movistar), Rolland (Europcar) e Millar (Garmin-Sharp).
I quattro fuggitivi sono ammirevoli nella loro resistenza, tenendo un margine di una quindicina di secondi per diversi chilometri, e addirittura a 2700m dall’arrivo prova a giocarsi le ultime carte Zabriskie, premiato come il più combattivo di giornata, sfruttando le sue doti di cronoman. Sotto la spinta di Lotto-Belisol, Orica-GreenEdge, Liquigas-Cannondale e Lampre-ISD l’americano viene ripreso a 1300 m dal traguardo ed è la Lotto a lanciare la volata. Attimo di panico quando Boeckmans (Vacansoleil-DCM) rompe la catena e fa un piccolo buco a Greipel e Sagan, ma lo slovacco rimonta con una potenza impressionante e rifila più di una bici al tedesco, che per il dolore dopo la caduta fino a pochi chilometri prima non voleva nemmeno disputare la volata. Al terzo posto il regolarista Goss, quarto Van Hummel (Vacansoleil-DCM) e quinto l’argentino Haedo (SaxoBank-Tinkoff); settimo il nostro Alessandro Petacchi (Lampre-ISD). Peter Sagan difende così ampiamente la classifica della maglia verde (209 pts), davanti a Goss (178 pts), Greipel (167 pts) e Cavendish (129 pts).
Il primo gruppetto degli attardati (con Schleck, Brajkovic, Rolland, Mollema, Valverde), tirato negli ultimi metri da Michele Scarponi (Lampre-ISD), chiude con un ritardo di 2’09”; Gesink perde 3’31”, Hesjedal e Vande Velde (Garmin-Sharp) addirittura 13’24”.
Domani ci sarà il primo arrivo in salita, all’inedita La Planche des Belles Filles (5,9 Km all’8,5%): la classifica generale verrà probabilmente stravolta, ma non è scontato che Cancellara perda la leadership. Sarà inoltre interessante vedere come si comporteranno alcuni attesi protagonisti per la tappa di domani rimasti coinvolti nelle cadute odierne, come Frank Schleck e Robert Gesink.

Giorgio Vedovati

La prima vittoria di Sagan al Tour, sul traguardo di Seraing (foto AFP)

La prima vittoria di Sagan al Tour, sul traguardo di Seraing (foto AFP)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XIV: TOUR DE SUISSE 2012

novembre 22, 2023 by Redazione  
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Dopo il Giro di California Sagan va a far incetta di vittorie anche al Tour de Suisse. E riesce nell’intento facendo man bassa e portandosi a casa quattro delle nove tappe a disposizione

1a TAPPA: LUGANO – LUGANO (cronometro individuale)

LA NOUVELLE VAGUE LIQUIGAS SBANCA LUGANO

43 anni in due per Peter Sagan, che conferma la straordinaria forma dell’ultimo periodo aggiudicandosi il prologo del Tour de Suisse davanti al grande favorito Cancellara, e Moreno Moser che chiude 3° dopo aver cullato a lungo sogni di vittoria. Bene anche l’altro azzurro Cataldo, più indietro i duellanti di un anno fa Cunego e Leipheimer.

Si è aperta per il terzo anno consecutivo con un prologo di 7,3 km in quel di Lugano, caratterizzato da 2 km in salita verso Castagnola nella prima parte seguiti da altrettanti in discesa, la 75a edizione del Tour de Suisse, tradizionalmente quarta corsa a tappe per importanza dopo i tre grandi Giri in cui si confronteranno per la classifica generale atleti che puntano al prossimo Tour de France, sebbene la maggior parte di essi sia in gara al Critérium du Dauphiné, e altri appena usciti dal Giro d’Italia. Le squadre faro saranno l’Omega-QuickStep di Cataldo, Peter Velits e del campione uscente Leipheimer, la Rabobank di Gesink, Mollema e Kruijswijk e soprattutto la RadioShack di Kloeden, Fuglsang, Monfort e di un Frank Schleck che dopo il controverso ritiro alla corsa rosa ha dimostrato buona condizione al Giro del Lussemburgo e punta a bissare il successo del 2010, che se la vedranno con Kreuziger e Kiserlovski (Astana), Danielson (Garmin), Frank (Bmc), Hoogerland e Poels (Vacansoleil), Anton e Nieve (Euskaltel), Valverde e Bruseghin (Movistar), Gadret e Roche (Ag2r), Pinot (Fdj), Chris Soerensen (Saxo Bank) e Cunego (Lampre), sempre competitivo in passato al Giro di Svizzera e a caccia di rivincite dopo il beffardo secondo posto della passata edizione a soli 4” da Leipheimer: a caccia di successi parziali andranno invece Boonen (Omega-QuickStep), Freire (Katusha), Sagan e Viviani (Liquigas), Gavazzi (Astana), Farrar (Garmin), Albasini (Orica-GreenEdge), Petacchi (Lampre), Van Avermaet (Lotto-Belisol), Marcato (Vacansoleil), Rui Costa e Rojas (Movistar), Breschel (Rabobank), Hutarovich (Fdj) e Cancellara (RadioShack), già vincitore del Tour de Suisse 2009 sia pure su un tracciato molto adatto alle sue caratteristiche e sopratutto di ben cinque prologhi in terra elvetica tra cui gli ultimi due disputati a Lugano.
Proprio il diretto di Berna, pur essendo da poco rientrato alle corse dopo la brutta caduta della Parigi-Roubaix, era il grande favorito anche in quest’occasione ma la condizione non al top gli ha impedito di dare il meglio di sè soprattutto salendo verso Castagnola e malgrado abbia fatto segnare il miglior tempo negli ultimi 4 km in discesa e pianura ha dovuto accontentarsi del 2° posto battuto per 4” da uno straordinario Sagan (Liquigas), già 3° un anno fa a Lugano ma che questa volta si è superato confermando lo stato di grazia del Giro di California in cui si era aggiudicato ben cinque tappe; le buone notizie per Amadio non finiscono qui con il 21enne Moreno Moser, partito tra i primi a differenza dello slovacco e di Cancellara, che sulle orme dello zio Francesco ha dimostrato grande attitudine per i prologhi facendo segnare addirittura il miglior tempo nel tratto in salita e chiudendo al 3° posto con un distacco di 7”. Ai piedi del podio il sorprendente Elmiger (Ag2r) staccato di 11”’ seguito dall’ex biker Kessiakoff (Astana) a 15”, da Albasini a 17”, da un ottimo Cataldo a 18” e da Kreuziger a 19”: per quanto riguarda gli altri uomini di classifica Fuglsang ha chiuso a 22”, Monfort a 23”, un positivo Poels a 25” così come Peter Velits e Kloeden entrambi piuttosto deludenti, Valverde, Roche e Gesink a 31”, un Danielson sotto tono a 33”, un Gadret molto più avanti rispetto alle aspettative a 34” e Mollema, Frank Schleck e Cunego, quest’ultimo leggermente al di sotto rispetto alla prestazione di un anno fa, a 36”, mentre Leipheimer, in ritardo di condizione dopo l’incidente alla tibia patito al Giro dei Paesi Baschi, ha perso ben 41” facendo meglio tra i big rispetto ai soli Nieve e Anton staccati rispettivamente di 44” e 53”.
La prima tappa in linea vedrà il Giro di Svizzera tornare in Italia, a 14 anni di distanza dal 1998 quando una frazione si concluse a Varese, con la partenza da Verbania e sarà già una frazione decisiva per la classifica generale: si tornerà in terra elvetica attraverso il Sempione ma soprattutto il traguardo è posto a Verbier, al termine di una salita di 8,8 km al 7,5% di pendenza media che nel Tour de France 2009 mise le ali a Contador che conquistò il successo parziale e strappò la maglia gialla al nostro Nocentini portandola poi fino a Parigi; il Tour de Suisse a sua volta ha fatto a più riprese visita nella località sciistica del Vallese con i successi in tempi recenti di Kirchen nel 2008, Lastras nel 2005 e Moos nel 2002.

Marco Salonna

3a TAPPA: MARTIGNY – AARBERG

CHI FERMERA’ SUPER-SAGAN?

In una tappa resa emozionante da un passaggio a livello chiuso che ha frenato la rincorsa del gruppo ai fuggitivi Bonnafond e Morkov ripresi a 1 km dal traguardo il fuoriclasse slovacco, malgrado un inconveniente all’ultima curva, supera a doppia velocità Cooke sul rettilineo di Aarberg conquistando il decimo successo stagionale e il settimo nelle ultime 11 gare disputate. Giornata tranquilla per Lastras che conserva la maglia gialla.

La terza tappa del Giro di Svizzera, 194,7 km da Martigny ad Aarberg, malgrado la presenza dell’insidioso strappo di Frienisberg a 25 km dal traguardo e del ben più abbordabile Innerberg a 10, era considerata per velocisti e come tale è stata interpretata dai corridori, anche perchè la pioggia battente caduta nella prima parte di gara non ha incentivato la combattività, con Bonnafond (Ag2r), Vangenechten (Lotto-Belisol) e l’ex campione mondiale dell’inseguimento a squadre Morkov (Saxo Bank) che hanno preso il largo dopo 5 km acquisendo un vantaggio massimo vicino agli ultimi 11′ e il gruppo che intorno a metà percorso ha iniziato l’inseguimento con gli uomini della Liquigas di Sagan che hanno iniziato a tirare insieme ai Movistar della maglia gialla Rui Costa. Tutto sembrava dovesse svolgersi secondo copione con il plotone a giocare al gatto con il topo con i battistrada per poi andarli a riprendere nel momento più opportuno ma tutto è cambiato a 55 km dal traguardo quando i primi 20 corridori del gruppo tra cui il leader hanno incontrato un passaggio a livello sul punto di chiudersi ma sono ugualmente passati, mentre tutti gli altri sono stati costretto ad arrestarsi: la giuria ha fermato il plotoncino di Rui Costa fino al rientro del grosso ma con una decisione piuttosto discutibile non ha fatto lo stesso con i fuggitivi, che da questa situazione hanno guadagnato oltre 2′ ritrovandosi con ancora ben 8′30” di margine quando mancavano 45 km.
Gli inseguitori non si sono comunque persi d’animo e accanto alla Liquigas e alla Movistar, che malgrado i tre battistrada non fossero pericolosi per la generale ha continuato a tirare avendo in Rojas un potenziale vincitore, sono arrivati il Team Sky di Swift, l’Orica-GreenEdge di Davis e Cooke e la Lampre di Petacchi che hanno iniziato a recuperare rapidamente terreno portando il ritardo a meno di 3′ all’imbocco della salita di Frienisberg; qui Vangenechten non ha retto il ritmo di Morkov e Bonnafond e dietro hanno perso contatto tra gli altri un Viviani (Liquigas) ancora in ritardo di condizione, Bole (Lampre), Bonnet (Fdj) e Paolini (Katusha) nonchè molti degli atleti che avevano tirato in precedenza, ma Sky e Liquigas, con Moreno Moser attivissimo pur essendo messo ancora piuttosto bene in classifica generale, hanno avuto ancora sufficienti energie per inseguire e, malgrado l’asfalto bagnato e il tracciato piuttosto tortuoso di lì al traguardo favorissero i fuggitivi, il loro sogno si è spento poco oltre lo striscione dell’ultimo km.
Nel finale caratterizzato anch’esso da diverse curve l’Orica-GreenEdge ha preso il comando con Davis a tirare la volata a Cooke ma qui è iniziato il capolavoro di Sagan che ai 300 metri si è portato a ruota del veterano australiano con una staccata da motociclista ai danni di Van Avermaet (Bmc) e, malgrado nell’ultima curva gli si fosse sganciato il piede dal pedale costringendolo a perdere qualche metro, si è prodotto in un’accelerazione devastante sul breve rettileo conclusivo che gli ha consentito di recuperare il gap e bruciare lo stesso Cooke con Swift (Sky) 3° davanti al cremonese Guarnieri (Astana), a Davis, a Hutarovich (Fdj) e a Mondory (Ag2r). Per Sagan si tratta del decimo successo stagionale ma soprattutto del settimo, dopo il prologo di Lugano e le cinque tappe del Giro di California, nelle ultime 11 gare disputate, dato già incredibile di suo ma che diventa fantascientifico se si pensa che le quattro che non ha vinto erano due frazioni di montagna e una lunga crono non adatte alle sue caratteristiche e nella rimanente era arrivato 2° vincendo la volata del gruppo preceduto dal fuggitivo Georges.
Nulla cambia nella classifica generale guidata da Rui Costa con 8” su Frank Schleck, 15” su Kreuziger, 19” su Pinot, 21” su Roche e Lovkvist e 23” su Valverde; la quarta tappa, 188,8 km da Aarberg a Trimbach/Often, presenta a metà percorso la scalata allo Scheltespass e soprattutto nel finale le ascese di Unter Hauenstein e Salhöhe, gpm di 2a categoria posto a 18 km dal traguardo che potrebbe tagliare fuori gli sprinter puri e rendere ancora una volta Sagan più che mai l’uomo da battere.

Marco Salonna

4a TAPPA: AARBERG – TRIMBACH/OLTEN

SAGAN, SEMPRE LUI

Trimbach lo slovacco della Liquigas conquista l’undicesima vittoria stagionale, dimostrandosi ancora una volta imbattibile in volata in questo Giro di Svizzera

La quarta tappa del Giro di Svizzera 2012, 189 Km da Aarberg a Trimbach/Olten, si annunciava come di trasferimento per i big della classifica, ma lo spettacolo non è mancato. Il percorso presentava l’impegnativo Scheltenpass (cat. 1 dopo 81,5 Km) e le due facili salite di UnterHauenstein (cat. 3 al Km 153,5) e di Salhöhe (cat. 2 al Km 171), ma è stata soprattutto la pioggia e una successione continua di saliscendi, con strappi anche molto ripidi, a movimentare la corsa.
Nei primi 70 Km di gara, molto mossi pur senza essere contrassegnati da GPM, ci sono stati svariati tentativi di fuga, con il nostro Francesco Gavazzi tra i più attivi assieme a Michael Albasini, e il gruppo ad un certo punto si è trovato frazionato in tre tronconi, ricomposti a fatica ai piedi dello Scheltenpass. Durante questa salita, lunga 8,2 Km al 6% medio ma con gli ultimi 3,5 Km sempre superiori al 7,5% e con tratti oltre il 10%, ha preso il largo una fuga di nove uomini: Martin Kohler, Grégory Rast, Ruben Perez, Sébastien Minar, Sergio Paulinho, Javier Megias, Brian Vandborg Bach, Dario Cataldo e MathewHayman. I fuggitivi hanno guadagnato subito terreno e allo scollinamento, dove Vandborg Bach si è imposto su Hayman e Minard, avevano tre minuti di vantaggio sul gruppo.
Nel successivo tratto di fondovalle il gruppo maglia gialla, trainato dalla Movistar di Faria Da Costa, ha recuperato parte dello svantaggio, ma la fuga, composta da ottimi pedalatori, ha resistito bene, mantenendo oltre due minuti all’attacco dei 4,4 Km al 5,2% dell’UnterHaunstein, affrontato sotto il diluvio. Mentre il gruppo recuperava sotto la spinta di Astana e Orica Greenedge, la fuga si fraziona sugli attacchi di Kohler e Paulinho, ma è ancora una volta Vandborg Bach a conquistare il GPM di terza categoria.
Dopo la discesa si muovono dal gruppo principale, tiratissimo, gli svizzeri Frank e Albasini e su alcuni strappi sono i capitani in prima persona a muoversi per ricucire i vari buchi. La corsa, complice la strada stretta e tortuosa e la pioggia, resta estremamente incerta. Ai meno 30 Km dal traguardo i fuggitivi vengono raggiunti su uno strappo al 15% di pendenza, in cui prova a resistere Dario Cataldo. Non c’è un attimo di tregua né un metro di pianura e nel seguente tratto di salita più dolce scatta dal gruppo Lars-Petter Nordhaug, che con una grande azione si porta solo al comando. Appena prima dell’ultima salita ufficiale di giornata, i 3,1 Km al 7% del Salhöhe, escono dal gruppo anche Martin Elmiger e Greg Van Avermaet, che scollinano pochi secondi dopo il norvegese. Alle loro spalle il gruppo maglia gialla s’è assottigliato fino a trenta unità, con Sagan e Freire pronti in caso di volata, ma la discesa bagnata sembra lasciare ai fuggitivi uno spazio sufficiente per arrivare al traguardo, anche perché non ci sono squadre organizzate. Invece, dopo qualche chilometro di stallo, ci pensa soprattutto Moreno Moser, unico compagno rimasto a Sagan, ad incaricarsi dell’inseguimento, ottenendo collaborazione dalla Kathusha e dimostrando ancora una volta tutto il suo valore.
A 6 Km dall’arrivo Nordhaug si fa riprendere dai due inseguitori, ma il gruppo è poco dietro e rientra quando i chilometri rimanenti sono tre. Ci provano prima Vladimir Gusev e poi Johnny Hoogerland e Jakob Fuglsang, ma sarà la volata a decidere il vincitore di questa quarta tappa. È Moser a tirare il gruppo nelle ultime curve, in cui Sagan è abile a fare il buco e a mettersi coperto in quarta ruota. Lancia lunghissimo la volata Burghardt, ma il talento slovacco risale facilmente in modo imperioso, senza che né Rojas (2°) né Albasini (3°) riescano ad uscire dalla sua ruota, e taglia il traguardo a braccia alzate. Può avere qualche rammarico Oscar Freire, chiuso involontariamente da Haussler (4°) e costretto a rinunciare alla volata, ma non avrebbe comunque impensierito questo Sagan. Buona la volata del nostro Francesco Gavazzi (5°).
Non cambia nullanelle prime posizioni della classifica generale, ancora guidata da Rui Alberto Faria Da Costa davanti a Frank Schleck e Roman Kreuziger. In attesa dei tre ultimi giorni che determineranno il vincitore del Giro di Svizzera 2012, la tappa di domani da Olten/Trimbach a Gansingen di 193 Km e con sei GPM tutti di terza categoria ha, manco a dirlo, un unico grande favorito: Peter Sagan.

Giorgio Vedovati

6a TAPPA: WITTNAU – BISCHOFSZELL

SEMPLICEMENTE ASSAGANATO

Quarto successo in sei giorni per il fenomeno di Zilina che rimane chiuso nell’ultima curva dell’insidioso arrivo di Bischofszell ma riesce ugualmente a trovare il varco e battere in rimonta Swift e Davis mentre gli uomini di classifica a cominciare dal leader Rui Costa ricaricano le batterie in vista delle frazioni decisive.

La sesta tappa del Giro di Svizzera, 198,5 km da Wittnau a Bischofszell, era caratterizzata da un circuito finale di 29 km da ripetere tre volte con l’abbordabile dente di Schocherswil ai -6 dal traguardo e soprattutto da un ultimo km molto impegnativo non tanto perchè tutto in salita con una pendenza mai oltre il 5%, quanto per le diverse curve, la carreggiata molto stretta e un tratto in pavè tra i 250 e i 150 metri dal traguardo. Il bel tempo che finalmente ha fatto capolino sulla corsa e la fuga vincente di Isaichev nella tappa di Gansingen hanno dato coraggio ai corridori, che hanno interpretato con molta più combattività dei giorni scorsi le prime fasi di gara con innumerevoli attacchi e solo al km 34 sono riusciti a prendere il largo il forlivese Montaguti (Ag2r), Vinther (Saxo Bank), Reynes (Lotto-Belisol), lo sprinter Cooke (Orica-GreenEdge) che pure avrebbe potuto dire la sua in volata e che ha già raccolto un 2° posto nella tappa di Aarberg, e Bertogliati (Team Type 1), che però secondo un discutibile copione già visto più volte è stato costretto ai compagni d’avventura a rialzarsi e lasciarsi riassorbire dal gruppo in quanto distanziato di soli 1′45” nella generale dalla maglia gialla Rui Costa (Movistar). La formazione di Unzue non ha comunque mai concesso più di 4′ ai fuggitivi che si sono rivelati però più difficili del previsto da andare a riprendere, e solo quando la Liquigas di Sagan, il Team Sky di Swift l’Omega-QuickStep di un Boonen voglioso di riscatto dopo le prime tappe in cui non si è mai visto davanti hanno preso il comando il vantaggio dei quattro di testa ha iniziato a scendere drasticamente fino al ricongiungimento avvenuto a 3 km dal traguardo, da parte di un gruppo dal quale nel frattempo avevano perso contatto una cinquantina di atleti tra cui Farrar (Garmin) e Guarnieri (Astana).
Nell’ultimo km il Team Sky ha preso il comando delle operazioni con Swift a ruota dei compagni Barry e Rowe ma è stato Davis (GreenEdge) ad approcciare l’ultima curva in testa approfittando di un disperato tentativo a 300 metri dal traguardo di Hondo (Lampre) che ha tentato di giocare le proprie carte nel momento in cui Petacchi aveva perso le prime posizioni del gruppo; Swift è comunque riuscito ad affiancare l’australiano mentre Sagan si è trovato nella morsa dei due ed è stato costretto a smettere di pedalare perdendo qualche metro ma negli ultimi 100 metri ha iniziato la sua portentosa rimonta superando dapprima Davis e quindi anche il britannico che ha dovuto arrendersi per poco più di mezza ruota: salgono dunque a 12 in stagione, a 4 in 6 tappe del Tour de Suisse e a 9 nelle ultime 14 corse disputate le vittorie del cannibale slovacco, numeri che si commentano da sè tanto più se si considera che per trovare la sua ultima vera sconfitta in uno scontro diretto con gli avversari dobbiamo tornare all’Amstel Gold Race di aprile in cui terminò al 3° posto battuto da Gasparotto e Vanendert. Ai piedi del podio ha chiuso Albasini (Orica-GreenEdge) davanti a Freire (Katusha), Mondory (Ag2r) e ai nostri Bazzana (Team Type 1) e Marcato (Vacansoleil).
La classifica generale rimane guidata da Rui Costa con 8” su Frank Schleck, 15” su Kreuziger, 19” su Pinot, 21” su Roche e Lovkvist e 23” su Valverde mentre tra gli altri Fuglsang è 12° a 32” e Leipheimer 13° a 33”. Pur non avendo brillato fin qui il campione uscente del Tour de Suisse avrà ora a disposizione i 34,3 km della crono di Gossau, lungo un percorso molto duro in cui dai 454 metri della partenza i corridori dovranno arrampicarsi fino ai 727 di Pfannerstiel e in cui solo gli ultimi 12 km sono scorrevoli; il veterano statunitense oltre a giocarsi il successo parziale con il solito Cancellara ha la possibilità di infliggere pesanti distacchi ai rivali con i soli Kreuziger, Fuglsang e lo stesso Rui Costa in grado di limitare i danni, mentre in casa Italia dovranno difendersi Giampaolo Caruso e Cunego ed è invece atteso a un’ottima prova su un tracciato adattissimo alle sue caratteristiche Moreno Moser.

Marco Salonna

Sagan vince la 4a tappa del Giro di Svizzera 2012 (www.grahamwatson.com)

Sagan vince la 4a tappa del Giro di Svizzera 2012 (www.grahamwatson.com)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XIII: TOUR OF CALIFORNIA 2012

novembre 20, 2023 by Redazione  
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E’ stato il terreno di caccia più prolifico il Tour of California per Peter Sagan. La corsa statunitense la vincerà una sola volta (nel 2015) ma la vera scorpacciata la farà con i successi di tappa. Ne otterà complessivamente ben 17, cinque dei quali nella sola edizione del 2012, lasciando agli altri le “briciole”, la più grossa delle quali spetterà al corridore che si imporrà in classifica, l’olandese Robert Gesink. Per lo slovacco la “consolazione” non certo magra di portare a casa la classifica a punti della corsa californiana, staccando di ben 33 lunghezze l’australiano Heinrich Haussler

1a TAPPA: SANTA ROSA – SANTA ROSA

SAGAN “INAUGURA” IL GIRO DI CALIFORNIA

Incredibile finale di tappa in una tappa in previsione anonima. Prima la foratura di Sagan, poi la caduta di Matthews in prossimità dell’arrivo hanno reso il finale davvero avvincente con lo slovacco che dopo una poderosa rimonta mette in fila tutti gli avversarsi e si aggiudica la prima tappa della corsa americana.

Finalmente, dopo le polemiche sugli inviti “pilotati” dagli sponsor, è iniziato l’Amgen Tour of California: prima tappa pianeggiante, adatta alle ruote veloci e, secondo pronostico, sono stati i velocisti a giocarsi la tappa nelle spaziose strade americane che hanno visto un finale di gara incredibile con diversi colpi di scena: ai meno dieci una foratura sembra tagliare fuori definitivamente Peter Sagan che invece compie un’autentica impresa nel recuperare il gruppo lanciato a tutta verso lo sprint, con uno sforzo che pregiudicherebbe a chiunque di poter disputare una volata, lui invece, accompagnato dai suoi fidi gregari che lo hanno atteso nell’ultima parte di rimonta, ai meno tre è già nelle prime posizioni intento ad evitare la caduta causata, da uno sbandamento di Matthews, che, oltre all’australiano, mette fuori gioco Roche e altre seconde linee tra le quali King della Liquigas.
Il gruppo non molla con la Green Edge davanti per McEwen e la Liquigas subito a ruota. La vittoria si decide, forse, in quell’ultima mezza curva a destra a quattrocento metri dall’arrivo con la Liquigas che esce dalla scia della Green Edge prendendo la leggera svolta all’interno e portando il duo Oss-Sagan nelle prime posizioni, con l’italiano pronto a dare tutto per lanciare la volata al compagno. Quella del campione slovacco è una volata poderosa che non lascia scampo agli avversari, qualcosa di impensabile dopo i cinque chilometri di rincorsa che a qualsiasi altro corridore avrebbero lasciato strascichi tali da impedire anche solo di disputare la volata, lui no, l’ha disputata, l’ha vinta, e ha pure dato una bicicletta e mezza ad Haussler, Fred Rodriguez, Howard e Van Avermaet.
Prima maglia di leader quindi per il portacolori della Liquigas che grazie agli abbuoni vanta quattro secondi da Haussler, sei da Rodriguez e dieci dal resto dei corridori giunti col gruppo formato da non più di 50-60 unità. Oggi arrivo nella Contea di Santa Cruz, finale mosso che arriva dopo due salite di media difficoltà poste ad una decina di chilometri dal traguardo. Se la giocheranno i velocisti-scattisti che non perderanno contatto nelle due salite: doppietta per Sagan?

Andrea Mastrangelo

2a TAPPA: SAN FRANCISCO – SANTA CRUZ

PAGANINI NON RIPETE, SAGAN SI!

Due su due in California, Sagan vince anche la seconda tappa con una facilità incredibile con tre metri di vantaggio su Haussler e Howard. Tappa leggermente più impegnativa di quella di ieri con un paio di salite poste negli ultimi 20km, ma le squadre dei velocisti controllano bene riprendendo la fuga di giornata lungo la salita di Bear Creek e preparando la strada per i velocisti.

Volata incredibile di Peter Sagan che si aggiudica la seconda tappa, su due, dell’Amgen Tour of California, ma quello che sorprende non è tanto la vittoria in sé, quanto il modo in cui è arrivata: due volate differenti per lui e per i suoi avversari: lo slovacco vince la gara sull’ultima curva pennellata in modo perfetto tanto da uscire al doppio della velocità rispetto al resto del gruppo e a quel punto, accennando appena la volata, ha potuto alzare le braccia al cielo davanti agli impotenti Haussler e Howard che si sono visti battuti con un distacco di tre metri.
Concludono la top five De Kort e Fred Rodriguez con Van Avermaet in sesta posizione.
Nonostante la tappa presentasse un paio di salite negli ultimi venti chilometri nessuno dei big si è mosso lasciando spazio per tutta la giornata ad una fuga composta da Geniez, White, Creed, Mondory, Suarez e Vennel controllata dal gruppo fino alla salita di Bear Creek quando, rimasto solo al comando Geniez, il gruppo è rientrato in preparazione della volata. L’ultimo acuto prima dello sprint, lo ha proposto Sutherland con un’azione che ai meno tre ha rischiato di scombinare i piani ai velocisti, “consumando” l’ultimo uomo Liquigas che ha quindi dovuto farsi supportare dalla Orica-Geen-Edge per preparare la volata. Sagan è stato bravo a piazzarsi a ruota del treno di Howard e anticipare quest’ultimo sulla curva finale.

Andrea Mastrangelo

3a TAPPA: SAN JOSÉ – LIVERMORE

INARRESTABILE SAGAN!!!

Lo slovacco coglie la terza vittoria nel giro di California, superiorità imbarazzante su tutti gli altri concorrenti che anche oggi si devono inchinare al portacolori della Liquigas. Alle sue spalle il solito Haussler e un ritrovato Boonen. Domani prevista altra volata dopo una tappa impegnativa: poker?

Tappa più impegnativa delle precedenti, ma l’epilogo non cambia, a tagliare il traguardo davanti a tutti è ancora Peter Sagan, letteralmente inarrestabile, lo slovacco, durante questo Giro di California. Alle sue spalle giunge ancora una volta Haussler che quest’oggi aveva provato ad anticipare la volata nel tentativo di sorprendere Sagan: niente da fare, il portacolori Liquigas non s’è lasciato beffare e negli ultimi metri ha messo la sua ruota davanti a quella dell’avversario. Terzo posto per Boonen che dopo due tappe in sordina si rivede nelle primissime posizioni della classifica.
Per il resto tappa che vede andare la fuga dopo pochissimi chilometri, ancora Vennel seguito da Marentes Torres, Salas e McCarty coi primi due ripresi solo all’inizio della salita posta a pochi chilometri dal traguardo. Proprio lungo questa asperità Roche e Duarte hanno tentato uno scatto che gli ha consentito di guadagnare una ventina di secondi su Geniez e il gruppo. Il ritmo imposto dalla Liquigas non ha lasciato però scampo ai due fuggitivi con Sagan che ha potuto andare a cogliere il terzo successo su tre in volata.
Domani la tappa si presenta poco più impegnativa di quella odierna, il finale piatto fa presagire un altro arrivo a ranghi compatti: Sagan calerà il poker?

Andrea Mastrangelo

4a TAPPA: SONORA – CLOVIS

Ancora Sagan. Quattro su quattro per lui e alle sue spalle ancora Haussler. Passo indietro invece per Boonen che non sembra avere la condizione dei migliori e giunge quarto dietro a Matthews. Domani cronometro individuale dove Sagan potrebbe tenere la maglia, poi le salite.

Ci scusiamo con chi non mastica troppo bene l’inglese, ma non avendo trovato altro titolo, dopo la quarta vittoria consecutiva di Sagan, abbiamo ripreso le parole del commentatore della tv ufficiale che segue l’Amgen Tour of California al termine della quarta frazione: “Questo è impossibile, quattro di quattro” per Peter Sagan.
Nella quarta tappa, dopo tre volate senza storia, ci si aspetta un po’ di bagarre almeno sull’ultima salita, così, dopo aver ripreso il nutrito plotoncino di attaccanti della prima ora composto da King, Irizar, Atapuma, Devenyns, Elissen, Cherel, Kelderman, Quintero, Sulzeberger, Howes e Duggan, siamo tutti in attesa di qualche attacco. Lungo la salita di Crane Valley, forse a causa del gran caldo, invece l’unica cosa da segnalare è il ritiro di Nocentini per via di un guaio al ginocchio.
Per vedere il primo attacco bisogna attendere lo scatto di Clarke che però ha vita difficile e viene ripreso a quindici dal traguardo.
Il secondo attacco è invece molto più pericolo in quanto se ne va un cronoman come Zabriskie che parte ai meno quattro creando parecchio scompiglio. Anche per l’americano però non c’è nulla da fare e viene ripreso a poco più di un chilometro dalla linea d’arrivo. A quel punto ci sono già i treni in testa con la Argos-Shimano in testa e la Liquigas che rimonta posizioni sulla destra con Oss, quando parte la volata Sagan è in terza posizione e di potenza va a scavalcare i suoi diretti avversari cogliendo il quarto successo su quattro, alle sue spalle, per la quarta volta secondo, Haussler poi Matthews e Boonen apparso ancora appannato.
Domani finalmente qualcosa di diverso: una crono di 30km nella quale non dovrebbe, condizionale d’obbligo, vincere Sagan, che alla luce di tutti gli abbuoni ottenuti potrebbe però non perdere la maglia di leader. Con la sesta tappa di vedranno invece le prime salite importanti, anche se l’ultima è posta a 20km dal traguardo.

Andrea Mastrangelo

8a TAPPA: BEVERLY HILLS – LOS ANGELES

CALIFORNIA, SAGAN CHIUDE IN BELLEZZA

Nella passerella finale vince ancora Sagan, alle sue spalle Boonen e Ciolek chiudono il podio dell’ultima tappa. In generale vittoria per Gesink e podio per Zabriskie e Danielson, il tutto nella gara che decreta la fine della carriera per McEwen.

Settanta chilometri fino a Los Angeles, passerella finale di un divertente Amgen Tour of California: fin dai primi chilometri ci prova un gruppetto dal destino segnato: Sutherland, Haas, Maynes, Schmitt, Zwianski, Stuyven, Damusseau pedalano in testa alla corsa col gruppo alle spalle che controlla con attenzione il loro vantaggio in attesa di riprenderli e lanciarsi in volata.
Sull’arrivo il team Omega Pharma riesce a lanciare molto bene il suo uomo di punta, Boonen, in una volata dall’esito meno scontato delle precedenti. Alla fine la vittoria va ugualmente allo slovacco Sagan che conclude una micidiale cinquina, unita al secondo posto dietro al fuggitivo di due giorni fa, ma finalmente si è vista una volata dall’esito più incerto fino agli ultimi metri. Molto bene anche Ciolek che dopo aver tirato la volata al compagno di squadra Boonen, ha continuato per la sua strada chiudendo terzo.
Come ovvio che fosse in generale nessun cambiamento di rilievo: Gesink si aggiudica l’Amgen Tour of California con 46” su Zabriskie 54” su Danielson. Bene anche Van Garderen e Duarte, tutti gli altri oltre i 2′.
Tutto questo nella tappa che sancisce la fine della carriera di McEwen che da oggi diventerà membro dello staff della Orica GreenEdge.

Andrea Mastrangelo

la 5a affermazione di Sagan sulle strade della California 2012 (foto Jon Devich)

la 5a affermazione di Sagan sulle strade della California 2012 (foto Jon Devich)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XII: LA PANNE 2012 – 2013 – 2014

novembre 19, 2023 by Redazione  
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Ci sono corse o traguardi per i quali diversi corridori avevano l’abbonamento fisso o quasi. È per esempio il caso dell’australiano Richie Porte e della collina di Willunga, classico arrivo in salita del Tour Down Under che ha fatto suo per ben 6 volte. Anche Sagan he ha avuti e non ci stiamo riferendo ora ai 3 mondiali vinti consecutivamente (unico al mondo ad aver siglato questa impresa), dei quali parleremo più avanti. Adesso concentriamoci su quella che è stata la sua prima vittoria in una corsa disputate sulle strade delle grande classiche, la frazione d’apertura della Tre Giorni di La Panne, corsa a tappe che dal 2018 è stata trasformata in una gara di un solo giorno. Ebbene Sagan l’abbonamento ce l’avrà proprio con la prima tappa di questa “classica a tappe” che pure conquisterà per tre anni di fila.

2012

E ORA CHIAMATELO PETER IL GLADIATORE

Fantastico uomo-squadra nel gestire il tentativo di fuga del compagno di squadra Daniel Oss, protagonista in prima persona nell’annullare gli attacchi dei più pericolosi avversari, fenomenale nello sprint vincente di Oudenaarde. Questo è il bollettino odierno di Peter Sagan, 22enne slovacco della Liquigas – Cannondale che alla Tre Giorni di La Panne ha colto la ventitreesima vittoria in carriera e che va di diritto tra i favoriti del Giro delle Fiandre domenica.

Oramai non esistono più aggettivi per descrivere il talento di Peter Sagan: fuoriclasse, fenomeno, spettacolare, e tanti altri ancora sono stati detti. La prestazione di oggi nella prima tappa della Driedaagse van De Panne – Koksjide è forse la migliore della sua carriera, dove ha unito le sue doti di grande velocista a quelle di uomo-squadra fondamentale: l’esempio più evidente è quando, mentre il suo compagno di squadra Daniel Oss si trova in fuga solitaria all’ultimo giro, lui stesso in prima persona annulla ogni tentativo di attacco provato da avversari pericolosi come il belga Devolder o Chavanel. Infine il colpo di reni sull’arrivo, quanto basta per battere l’ex compagno di squadra Guarnieri, passato quest’anno all’Astana dopo un anno difficilissimo in casa Liquigas – Cannondale. Una giornata grandiosa per i bianco-verdi-blu che come ciliegina sulla torta hanno anche in bacheca il 3° e il 4° posto in classifica di Fabio Sabatini e del polacco Bodnar.
La città di Oudenaarde, oltre a traguardo della tappa di oggi domenica prossima sarà sede di arrivo anche del Giro delle Fiandre: se tutti aspettano l’ennesimo duello serratissimo tra Boonen e Cancellara, non si dovrebbe tralasciare il fenomeno nato a Zilina nel 1990, il quale ha saputo comportarsi egregiamente sui muri belgi tra Harelbeke, la Gand – Wevelgem e questo avvio di 3 Giorni di La Panne. Sagan è tra i possibili outsider candidati alla vittoria, forse il primo dopo Boonen e Cancellara. Il belga avrà dalla sua parte un Sylvain Chavanel in formissima, autore di diverse progressioni quest’oggi dimostrando di essere un uomo su cui il proprio capitano alla Omega Pharma – Quickstep potrà contare a occhi chiusi. Dall’altra parte c’è un Devolder che dimostra sempre la sua pericolosità sul pavè: la battaglia per domenica è viva e apertissima.

Andrea Giorgini

2013

SAGAN HA PRESO LA MALATTIA DELLA VITTORIA

Dopo l’affermazione di domenica nella Gent-Wevelgem, Peter Sagan (Cannondale) replica oggi nella prima tappa della Tre Giorni di La Panne. Lo slovacco della Cannondale ha regolato un gruppetto di dieci corridori che si era staccato dal gruppo ad 8 chilometri dall’arrivo, precedendo d’un soffio Arnaud Demare (FDJ) e Alexander Kristoff (Katusha). Quinto posto per Oscar Gatto (Vini Fantini). Sagan diventa anche leader della piccola corsa a tappe belga con un vantaggio di 4 secondi su Demare 6 su Kristoff.

Non c’è niente da fare. Quando Peter Sagan si mette in testa di vincere, lo può fare in tutti i modi e per gli avversari non c’è scelta se non accettare la sconfitta. Stavolta è toccato ad Arnaud Demare, anche se nella volata finale il ragazzo francese ha peccato di paura nell’infilarsi nel varco, sì stretto, offertogli da Peter Sagan, e quell’indecisione è costata parecchio a Demare dato che gli ha precluso la possibilità di vincere.
Come ogni anno, la prima tappa della Tre Giorni di La Panne, lunga 199 chilometri, ci offre un piccolo antipasto di quello che verrà domenica alla Ronde. Il percorso di oggi prevedeva di affrontare tredici muri negli ultimi 100 chilometri, così da garantire un po’ di spettacolo.
Dopo la partenza si forma subito un drappello in testa alla corsa, composto da: Haller (Katusha) Reijnen (UnitedHealthcare), Barbé (Crelan-Euphony) e Bennett(An Post Sean Kelly). Scremati successivamente ai soli Barbé e Haller che, dopo aver litigato un po’, trovano l’accordo e vanno via insieme. Il loro vantaggio massimo sarà di circa otto minuti prima che il gruppo si organizzi, soprattutto per mano degli Omega Quick-Step. Ci vorrà poco tempo per diminuire il vantaggio, che a 70 chilometri dal traguardo si attesta sui due minuti. Dopo qualche chilometri iniziano i primi scatti anche dal gruppo, con l’iniziatore Vaitkus (Orica-GreenEdge) che porta via un gruppetto composto da: Gaudin, Pozzo, Bennett ed Heytens, i quali raggiungeranno i due fuggitivi, formando la testa della corsa. Quando mancano una quarantina di chilometri all’arrivo, Damien Gaudin, oggi in giornata super, stacca i suoi compagni d’avventura, tentando la fuga solitaria.
Il francese dell’Europcar non è l’unico ad avere, oggi, lo spirito d’attaccante; sarà imitato in gruppo anche da un sorprendente André Greipel, assieme ad un brillante Alan Marangoni; tuttavia questi tentativi saranno vani.
Dopo che Sagan ha dimostrato sull’ultimo muro una facilità incredibile di pedalata, iniziano una serie di scatti e controscatti che tengono il gruppo in fila indiana. Ai meno 7 chilometri su un attacco di Sagan e Oscar Gatto, si compone un gruppetto di 10 corridori, composto oltre che dai due citati, anche da: Ventomme (Crelan), Cousin (Europcar), Cimolai (Lampre-Merida), Chavanel e Terpstra (Omega-Quick Step), Le Bon e Demare (FDJ) e Kristoff (Katusha).
I battistrada tengono un margine esiguo sul gruppo che, nonostante la superiorità numerica, non riuscirà più nell’intento di raggiungerli, e saranno quelli in testa a giocarsi la tappa in uno sprint ristretto.
Ai 300 metri, dopo il grande lavoro di Le Bon per Demare, parte lungo Kristoff, ma per il norvegese non c’è niente da fare, dato che si è portato a ruota uno “scorpione” come Sagan, che a sua volta, dapprima salta il norvegese, e poi resiste con molta esperienza al tentativo di rimonta di Arnaud Demare, stringendolo quel tanto che basta per scoraggiarne il recupero.
Lo slovacco vince la tappa davanti a Demare e Kristoff, completano la Top Ten: Chavanel, Gatto, Terpstra, Ventomme, Cousin, Cimolai e Le Bon. Il gruppo giunge con un ritardo di 9 secondi, e viene regolato da Greipel.
Per Sagan c’è anche la gioia della vestizione della maglia di leader della classifica generale.
Domani tappa più semplice, con le difficoltà concentrate a metà frazione. Probabile l’arrivo in volata, con sfida Greipel-Cavendish.

Paolo Terzi

2014

SAGAN, GRAN LAVORO PER GATTO… MA SENZA MIAO

Nella prima tappa della Tre Giorni di La Panne Peter Sagan vince in volata e strozza in gola il grido di vittoria del compagno di squadra Gatto, che non riesce a sopravanzarlo sulla linea del traguardo e giunge secondo per questione di centimetri. Tappa caratterizzata da una fuga iniziale di sei ciclisti, alla quale il gruppo risponde nel finale con attacchi e contrattacchi, l’ultimo dei quali, decisivo per le sorti della tappa, portato proprio dalla coppia Sagan-Gatto ai meno 9 km dall’arrivo.

La felicità di Oscar Gatto per la vittoria di un compagno di squadra (e che compagno!), alla fine della prima tappa della Tre Giorni di La Panne, stride senz’altro con la delusione che un po’ lo accompagnerà a mente fredda, quando realizzerà di quanto non è riuscito a vincere, dopo che la sua ultima affermazione risale proprio a circa un anno fa, da queste parti, alla Dwars door Vlaanderen, quando militava ancora nella Vini Fantini. La Tre Giorni di La Panne, breve corsa a tappe belga incastonata tra la Gand-Wevelgem e il Giro delle Fiandre e giunta alla 38° edizione , offre come sempre una varietà di percorsi adatti a più categorie di ciclisti: dagli attaccanti nati ai velocisti puri, dai grandi nomi delle classiche fino ai cronoman puri. La prima tappa offriva un percorso adatto agli attaccanti ed un’opportunità ai più scaltri del gruppo nel cercare il momento giusto per sferrare l’attacco decisivo. La partenza da La Panne doveva, purtroppo, registrare il forfait dell’ultimo minuto di Mark Cavendish, che non si è ancora ripreso dai problemi gastrointestinali patiti dopo la Milano-Sanremo, anche se l’Omega padrona di casa poteva contare alla partenza nomi altrettanto altisonanti come Niki Terpstra, Gert Steegmans e Guillaume Van Keirsbulck, tra l’altro protagonisti proprio nel finale di questa tappa. La fuga di giornata si formava dopo circa trenta chilometri dal via ed era formata da sei ciclisti: Tim De Troyer (Wanty – Groupe Gobert), Stijn Steels (Topsport Vlaanderen – Baloise), Kevin Peeters (Vastgoedservice – Golden Palace), Tom Devriendt (Team 3M), Bradley Potgieter e Jay Robert Thompson (MTN Qhubeka). L’azione del sestetto di testa veniva però controllata dal gruppo, in particolare dalla Cannondale e dalla FDJ, mentre più sorniona si manteneva l’Omega. Ai meno 70 il vantaggio era di 3 minuti, che però si riducevano rapidamente di una trentina di secondi dopo un’improvvisa accelerazione della Katusha mentre la corsa di avvicinava al Ten Bosse, quinto dei tredici muri che costellavano la tappa odierna. Dal gruppo uscivano quindi Hayman (Orica GreenEDGE), Ligthart (Lotto Belisol) e Baugnies (Wanty), che provavano ad accodarsi alla fuga dalla quale si staccavano irrimediabilmente alcuni ciclisti e che era segnalata a soli un minuto e 24 secondi di ritardo dal gruppo principale quando transitava sull’ultimo sprint intermedio di Zottegem, ai meno 40. Intanto i tre dietro resistevano al ritorno del gruppo e, anzi, riuscivano a raggiungere la fuga, o almeno ciò che restava di essa, ai meno 30. Da qui alla fine era un continuo susseguirsi di attacchi, sia in testa al gruppo che tra gli uomini della fuga. In un primo momento un drappello di uomini, tra cui Van Keirsbulck, Finetto, Cordeel, Jérôme, Van Bilsen, De Vreese, si staccava dal gruppo inseguitore andando a raggiungere Thompson, ultimo reduce della fuga iniziale. Successivamente, ai meno 10, una violenta accelerazione della Cannondale con Sagan e Gatto spezzettava il gruppo sull’Eikenmolen. Ai due uomini Cannondale riuscivano ad accodarsi Gert Steegmans e Niki Terpstra ed il quartetto in breve tempo raggiungeva la testa della corsa, composta da 11 uomini i quali, a questo punto, si sarebbero giocati la volata, nonostante un coraggioso inseguimento, alle loro spalle, del duo Démare-Durbridge. Sagan lanciava la volata per Gatto, il quale però non riusciva a superare il compagno sul traguardo. Terzo si classificava Kenneth Van Bilsen mentre Steegmans, velocista riciclato dell’Omega dopo il forfait di Cavendish, doveva accontentarsi del quarto posto. Il gruppo veniva regolato, a 19 secondi di ritardo, da Kittel su Kristoff. In classifica generale Peter Sagan conduce con 4 secondi di vantaggio su Gatto e 6 su Van Bilsen. La tappa di domani, tra Zottegem e Koksijde per 206 km, non dovrebbe sfuggire ad un arrivo in volata a ranghi compatti, visto che i muri da scalare sono soltanto quattro ma posizionati a metà tappa. Ci aspettiamo quindi la rivincita dei velocisti – tra cui Démare, Kittel e Kristoff, che vorranno sicuramente rifarsi dopo la delusione di oggi – anche se la presenza di un corridore come Sagan nasconde sempre l’eventualità di qualche sorpresa.

Antonio Scarfone

Sul traguardo di Oudenaarde Peter Sagan ottiene nel 2012 la prima vittoria in carriera in terra belga (foto Bettini)

Sul traguardo di Oudenaarde Peter Sagan ottiene nel 2012 la prima vittoria in carriera in terra belga (foto Bettini)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO XI: TIRRENO-ADRIATICO 2012

novembre 18, 2023 by Redazione  
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Per la prima volta Sagan viene a disputare la Tirreno-Adriatico e anche nella “Corsa dei due mari” riesce a farsi notare, imponendosi della frazione più lunga, di ben 252 Km.

STREPITOSO SAGAN: VITTORIA A SORPRESA A CHIETI

Il talento slovacco si impone a Chieti nella tappa più lunga della Tirreno – Adriatico, resistendo oltre ogni previsione sugli strappi della 4a frazione e regolando agevolmente il drappello dei migliori in volata. Piazza d’onore per Kreuziger, che precede un Nibali raggiunto a poche decine di metri dal traguardo. Tagliata dal percorso la salita di Passo Lanciano a causa del maltempo. Domani arrivo in quota ai Prati di Tivo con Horner in maglia azzurra.

Se ancora qualcuno non era convinto del fatto che Peter Sagan ha i numeri del fenomeno, la vittoria nella quarta tappa della Tirreno – Adriatico dovrebbe aver fugato anche i dubbi dei più scettici. Non tanto per il prestigio del successo – di per sé inferiore, ad esempio, a quello della tripletta all’ultima Vuelta a Espana -, quanto piuttosto per l’autorevolezza con cui il 22enne di Zilina ha conquistato una frazione sulla carta non adattissima alle sue caratteristiche, e per il blasone dei nomi che l’enfant prodige di casa Liquigas si è messo alle spalle. Nomi tra cui spicca quello di Vincenzo Nibali, che già in passato ha avuto qualcosa da ridire sul modo in cui l’ammiraglia ha gestito situazioni con più uomini in bianco-verde davanti (pensiamo proprio alla tappa del primo dei tre successi di Sagan alla Vuelta 2011, con l’attacco in discesa di quattro Liquigas che rischiarono di farsi beffare da Lastras e Nibali alla fine a secco di abbuoni), e che quest’oggi è stato raggiunto a poche decine di metri dalla linea d’arrivo proprio da un rilancio di andatura dello slovacco, quando l’allungo prodotto dal siciliano ai 400 dal traguardo pareva dover risultare vincente.
Motivo di amarezza al messinese era già stato fornito ieri sera dall’annullamento del transito sulla salita di Passo Lanciano, che avrebbe dovuto rappresentare il primo grande test in salita della Tirreno, dovuto alla presenza di neve. Una decisione certamente condivisibile in nome della necessità di salvaguardare la sicurezza degli atleti, anche se – poiché il problema era legato ad un accumulo di neve e non ad avverse condizioni climatiche nel giorno della gara – viene da chiedersi che cosa si aspettassero di trovare gli organizzatori a quelle quote e in questo periodo quando hanno pensato di includere l’ascesa nel tracciato.
Pur privata del suo passaggio più aspro, la frazione è rimasta comunque altamente impegnativa, in virtù degli innumerevoli saliscendi e del chilometraggio, rimasto di 252 km anche dopo la modifica al percorso. Controllata senza particolari patemi la fuga orchestrata da Pagani, Pirazzi, Mondory, Hulsmans, Urtasun, Boaro e Brutt, il gruppo si è però inevitabilmente presentato ai piedi dello strappo finale verso Chieti – lo stesso che nelle due ultime edizioni ha lanciato Michele Scarponi verso altrettante vittorie – forte ancora di svariate decine di unità, trainato dalla BMC di Cadel Evans e Philippe Gilbert. Quest’ultimo, ad una settimana dalla Milano – Sanremo, ha però alzato bandiera bianca non appena la strada si è impennata sotto le ruote dei corridori, autorizzando ad ipotizzare che uno degli uomini più attesi possa già essere significativamente declassato nella lista dei favoriti della Classicissima di sabato prossimo.
A dar fuoco alle polveri è stato Johnny Hoogerland, al quale ha prontamente replicato un Danilo Di Luca tornato a livelli che non gli competevano da prima della squalifica per doping. All’abruzzese si sono accodati Nibali, Kreuziger, Scarponi, Horner e un sorprendente Peter Sagan, che fino ad oggi avevamo sempre considerato un atleta con problemi sulle lunghissime distanze. Non soltanto, ma lo slovacco, anziché accontentarsi di restare in scia ad avversari che avrebbe comodamente stampato allo sprint, ha accelerato in prima persona sulle ultime rampe, con il solo Roman Kreuziger capace di restare incollato alla sua ruota.
Neutralizzato l’allungo della coppia dell’Est, e con Scarponi ormai irrimediabilmente attardato, è toccato a Vincenzo Nibali partire in contropiede, costruendo in poche pedalate un margine che sembrava poter essere decisivo. E, chissà, forse lo sarebbe stato davvero, se al suo inseguimento non si fosse posto proprio il suo compagno di squadra, che lo ha agganciato in corrispondenza dell’ultima curva, per poi passarlo di slancio sul rettilineo finale, imponendosi in scioltezza davanti a Roman Kreuziger e al siciliano, con Di Luca e Horner ai piedi del podio. Una mossa che senz’altro dividerà: da un lato chi si indignerà per lo scarso spirito di squadra, dall’altro chi insisterà sul fatto che, a conti fatti, l’ordine d’arrivo dice che, se Sagan avesse rinunciato a giocarsi le proprie carte, la tappa sarebbe andata a Kreuziger. Nell’impossibilità di sapere come sarebbero andate le cose se lo slovacco si fosse immolato alla causa dello Squalo (Kreuziger avrebbe ugualmente raggiunto Nibali?), è però d’obbligo applaudire il pezzo di bravura di Sagan, che a questo punto pone una serissima candidatura anche in chiave Sanremo.
Possibile ma improbabile, inoltre, che i secondi di abbuono in meno raccolti da Nibali possano risultare decisivi, con ancora tre tappe una più significativa dell’altra ancora da affrontare. La più dura di tutte, in particolare, sarà quella di domani, con traguardo ai 1450 metri di Prati di Tivo. Auspicando che siano finiti i cambiamenti di programma (anche perché sarebbe grottesco annullare due salite di tale peso nell’economia della corsa per neve, quando negli ultimi due giorni non si è visto neppure un fiocco), sarà lì che Nibali, Kreuziger, Di Luca, Scarponi e tutti gli altri dovranno andare all’assalto della maglia azzurra di nonno Chris Horner, issatosi quest’oggi in vetta alla generale, con 7’’ sul ceco della Astana e 13’’ su Cameron Meyer. Con un giorno di ritardo, il momento delle montagne dovrebbe essere finalmente arrivato.

Matteo Novarini

Peter Sagan stravince lo sprint tra i migliori e conquista la tappa di Chieti (foto Bettini)

Peter Sagan stravince lo sprint tra i migliori e conquista la tappa di Chieti (foto Bettini)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO X: TOUR OF OMAN 2012

novembre 17, 2023 by Redazione  
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La stagione 2012 di Peter Sagan parte dalla penisola araba. La sua prima corsa è il Giro del Qatar, dove coglie due terzi posti in volata. Meglio gli andrà in Oman dove riuscirà a cogliere la sua prima vittoria sul traguardo della seconda tappa, presso la diga di Wadi Dayqah.

VIVIANI CHIAMA, SAGAN RISPONDE

Il 22enne slovacco rilancia la sua candidatura al ruolo di capitano della Liquigas per la Sanremo messo in discussione dalle vittorie di Elia in Calabria superando sul traguardo in leggera ascesa di Wadi Dayqah Cooke e Slagter e strappando la maglia di leader a Greipel. Fuglsang guadagna terreno sui rivali per la generale, bene Nibali

La seconda tappa del Giro dell’Oman, 140,5 km da Sur a Wadi Dayqah Dam, si presentava insidiosa con diversi strappi nell’ultimo terzo di gara e un finale all’insù non adatto ai velocisti puri. La corsa è vissuta sulla fuga di Lodewijk (Bmc) partito al km 8 e subito raggiunto dal compagno di squadra Kohler (Bmc), da Boucher (Fdj) e dal nostro Caccia (Farnese) ma il gruppo guidato dalla Lotto-Belisol della maglia gialla Greipel e dalla Garmin di Farrar ma anche del campione lituano Navardauskas, già vincitore di una Liegi-Bastogne-Liegi under 23 e dunque più adatto all’arrivo rispetto allo statunitense, ha sempre controllato la situazione e i fuggitivi non sono riusciti a guadagnare più di 3′40” al km 26.
Non è stato comunque agevole riprendere i battistrada in quanto dopo i primi 100 km completamente pianeggianti il susseguirsi delle salitelle nel finale hanno fatto sì che le squadre iniziassero a sfaldarsi e il gruppo perdesse elementi tra cui Cavendish (Sky), Goss e Kruopis (GreenEdge), Galimzyanov (Katusha), Guardini (Farnese) e successivamente anche Davis (GreenEdge), Eisel (Sky) e Kittel (Project 1T4I); davanti Kohler, indubbiamente il più dotato tra gli uomini in fuga e spesso in evidenza nell’ultimo Giro d’Italia, è rimasto solo al comando e solo a 4 km dal traguardo è stato riassorbito da un gruppo ridotto ormai a una sessantina di uomini e tirato dalla Liquigas che aveva in Sagan un uomo dalle caratteristiche ideali per affrontare al meglio lo strappo finale verso Wadi Dayqah Dam.
Il giovane ma già affermato atleta slovacco, che nelle prime corse stagionali aveva raccolto solo piazzamenti in arrivi però totalmente pianeggianti e dunque non adattissimi a lui, non si è lasciato pregare e ha avuto la meglio secondo pronostico davanti a Cooke (GreenEdge), che dopo un avvio di carriera da sprinter puro è divenuto corridore più completo pur perdendo qualcosa a livello di punta di velocità, allo scalatore olandese Slagter (Rabobank), a Gallopin (RadioShack) e a Navardauskas con Fuglsang (RadioShack) che ha chiuso 8° con lo stesso tempo del vincitore guadagnando preziosi secondi sui rivali diretti per la generale: Rodriguez (Katusha) ha infatti perso 6”, un comunque positivo Nibali (Liquigas) 9” così come Velits (Omega Pharma) e Ten Dam (Rabobank) 13” mentre come spesso accade Andy Schleck (RadioShack) ha affrontato la corsa come un allenamento e si è rialzato nel finale chiudendo con un distacco di 39”: quanto a Greipel ha dato tutto per conservare la maglia gialla chiudendo 10° a 4” ma ha dovuto cedere il primato a Sagan che guida con 4” sul tedesco, 7” su Cooke, 9” su Slagter, 10” sul sorprendente francese Bouhanni (Fdj), su Gallopin e su Sutton mentre Nibali è 13° a 19”. Greipel e con lui gli altri velocisti avranno comunque la possibilità di rifarsi nella terza frazione, 144,5 km senza difficoltà altimetriche da Al Awabi a Muscat Heights.

Marco Salonna

Sagan ottiene la prima vittoria nel 2012 al Tour of Oman (foto AFP)

Sagan ottiene la prima vittoria nel 2012 al Tour of Oman (foto AFP)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO IX: PRATO 2011

novembre 16, 2023 by Redazione  
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Nei programmi di Sagan dopo la Vuelta c’è il mondiale, che nel 2011 si disputa sul pianeggiante circuito di Copenaghen. In preparazione alla gara – nella quale non andrà oltre il 12° posto – lo slovacco della Liquigas sceglie le strade italiane per ultimare la preparazione e trova la vittoria nel Gran Premio Industria e Commercio di Prato, corsa che dal 2017 uscirà definitivamente dai “palinsesti” del calendario

PAOLINI, SPRUZZATA AZZURRA NEL…PRATO VERDE DI SAGAN

Il fuoriclasse slovacco reduce dal trionfo di Madrid alla Vuelta riparte da dove aveva lasciato e si aggiudica il Gp Industria e Commercio nel capoluogo toscano attaccando nel finale insieme al milanese della Katusha e superandolo nella volata a due. Bene anche gli altri azzurri per Copenhagen che concludono tutti nelle prime posizioni

La 66a edizione del Gp Industria e Commercio si è disputata lungo un percorso di 178,6 km da Prato a Prato caratterizzato nella sua parte centrale dallo strappo di Seano da ripetere per 8 volte prima degli ultimi 30 km completamente pianeggianti, in corrispondenza dei quali però si è abbattuta sui corridori una pioggia torrenziale che ha reso molto più impegnativo il finale. Al via una nazionale azzurra con 4 degli atleti che parteciperanno al Mondiale di Copenhagen, vale a dire Bennati, Gavazzi, Quinziato e Tosatto più Ulissi e Gavazzi, mentre gli altri azzurri Oss e Viviani (Liquigas), Paolini (Katusha), Visconti e Gatto (Farnese), Modolo e Belletti (Csf) hanno corso regolarmente con le rispettive squadre di club: altri protagonisti al via erano Nibali, Capecchi, Ponzi e Sagan (Liquigas), Caruso, Di Luca, Moreno e Pozzato (Katusha), Mazzanti (Farnese), Nocentini, Montaguti e Roche (Ag2r), Sella e Serpa (Androni), Savini (Csf), Napolitano e Taborre (Acqua & Sapone), Colli e Felline (Geox), Vila (De Rosa), Schumacher e Rebellin (Miche) e Baliani (D’Angelo & Antenucci).
La corsa è vissuta sulla fuga di Viganò, Serpa, Pliuschin (Katusha), Ricci Bitti (Farnese), Alberio (Geox) e Maggiore (De Rosa) che dopo essere evasi dal gruppo al km 6 hanno acquisito un vantaggio massimo di 6′50” sul gruppo che tirato da Liquigas e Ag2r ha chiuso il gap proprio sull’ultimo passaggio sulla salita di Seano: qui Nibali e Oss hanno prodotto un grandissimo forcing al quale hanno resistito solo Moreno, Visconti, Gatto, Roche, Paolini e Taborre oltre i reduce della fuga Ricci Bitti e Pliuschin ma in seguito altri corridori, tra cui quasi tutti gli azzurri, sono rientrati e in testa si è formato un plotoncino di una trentina di unità. Nel tortuoso circuito di Prato sono caduti Viviani e Pozzato che non hanno riportato gravi conseguenze fisiche ma sono rimasti tagliati fuori dalla lotta per il successo al pari di Di Luca e Rebellin che avevano già perso contatto in salita.
A poco meno di 3 km dal traguardo Paolini è scattato dal gruppo e ha immediatamente fatto la differenza nelle curve molto tecniche che caratterizzavano il finale ma Oss, Sagan e Montaguti si sono riportati sotto; il trentino della Liquigas è però a sua volta finito in terra facendo anche perdere terreno al forlivese dell’Ag2r e davanti sono rimasti i soli Paolini e Sagan, che negli ultimi metri ha saltato facilmente l’azzurro conquistando il suo 15° successo stagionale con Montaguti 3° a 4”, Bouet (Ag2r) 4° a 10” e Gatto che ha regolato davanti a Belletti e Colli il resto del gruppetto giunto con un distacco di 12”. Sagan ha dunque lanciato un chiaro segnale in vista di Copenhagen, anche se in quell’occasione la distanza di 270 km e il fatto che dovrà correre praticamente senza squadra potrebbero penalizzarlo, ma è stata importante anche la prestazione di Paolini che alla Vuelta non aveva brillato ma che ha dimostrato di aver trovato un’ottima condizione come pure Gatto e Oss al di là della caduta conclusiva: si sono ben comportati anche Belletti, Bennati, Quinziato, Visconti e Gavazzi tutti giunti al traguardo nel gruppetto di testa mentre ha faticato di più Modolo che già staccato sull’ultimo passaggio a Seano è riuscito in extremis a rientrare ma ha ceduto nuovamente nel finale chiudendo con un ritardo di 50”. L’appuntamento è ora con la Danimarca dove si svolgeranno subito le prove a cronometro di juniores donne e under 23 mentre mercoledì 21 settembre avrà luogo la prova contro il tempo dei professionisti con i nostri Malori e Pinotti che cercheranno di contrastare gli strafavoriti Cancellara e Tony Martin.

Marco Salonna

Sagan vince con il bello e con il cattivo tempo (foto Bettini)

Sagan vince con il bello e con il cattivo tempo (foto Bettini)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO VIII: VUELTA A ESPAÑA 2011

novembre 15, 2023 by Redazione  
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Arriva per Sagan il momento di misurarsi con le fatiche imposte da un grande giro di tre settimane. Non potrà certamente competere per la vittoria finale – il suo miglior piazzamento sarà il 42° posto al Tour del 2012 – ma avrà modo di dare sfoggio delle sue doti e ce la farà: alla sua prima partecipazione alla Vuelta riesce a mettere in cascina tre successi di tappa, tra i quali quello ottenuto sul prestigioso traguardo finale di Madrid.

Nota ai lettori: nell’ultimo articolo si fa riferimento alla vittoria finale dello spagnolo Juan José Cobo, che sarà successivamente squalificato per doping (anche se solo nel 2019 la vittoria sarà ufficialmente assegnata a Chris Froome)

6a TAPPA: ÚBEDA – CÓRDOBA

LA VUELTA SI TINGE DI VERDE LIQUIGAS

Splendida azione degli uomini di Amadio che nella discesa dell’Alto del Catorce del Ciento fanno selezione rimanendo davanti in 4 insieme al solo Lastras con Sagan che taglia per primo il traguardo davanti all’iberico e Nibali che guadagna 17” sugli avversari diretti, balzando al 3° posto nella generale alle spalle di Chavanel che resiste in maglia rossa e di Moreno.

La settima tappa della Vuelta, 193,4 km da Úbeda a Córdoba, si è disputata lungo un percorso sostanzialmente pianeggiante se si eccettua l’Alto del Catorce por Ciento, salita di 7 km con gli ultimi 2 piuttosto impegnativi e la vetta a 21 km dal traguardo. Dopo una caduta di Breschel (Rabobank) nella fase di trasferimento, che ha costretto il vicecampione del mondo ad abbandonare la corsa, i primi 60 km sono stati percorsi a velocità folle con innumerevoli tentativi di fuga nei quali sono entrati tra gli altri addirittura Rodriguez (Katusha) e la maglia rossa Chavanel (Quickstep) mentre hanno vissuto un brutto quarto d’ora Nibali (Liquigas), Menchov (Geox) e Wiggins (Sky) rimasti indietro per un breve tratto a seguito di una frattura del gruppo, finchè finalmente non sono riusciti a evadere Saramotins (Cofidis), Kohler (Bmc), Doi (Skil-Shimano), primo atleta giapponese nella storia a correre la Vuelta, e Palomares (Andalucia), già all’attacco verso Valdepeñas de Jaén: all’inseguimento dei fuggitivi, che hanno acquisito un vantaggio massimo poco superiore agli 8 minuti, si sono alternate varie squadre ma a fare la parte del leone è stata la Leopard di Bennati, con uno straordinario Cancellara che è rimasto in testa al gruppo per decine di km e quasi da solo ha annullato il gap con i battistrada, ripresi quando ne mancavano circa 30 al traguardo di Córdoba.
Lungo l’ascesa dell’Alto del Catorce por Ciento sono stati sempre i lussemburghesi a mantenersi al comando con un’andatura sostenuta ma non troppo per evitare di creare difficoltà a Bennati, e di questo ne ha approfittato Moncoutiè (Cofidis) che con un’azione fotocopia a quella della tappa di ieri è andato a prendersi i punti per la classifica degli scalatori; in prossimità dello scollinamento sono scattati anche Tony Martin (Htc), Seeldrayers (Quickstep) e De La Fuente (Geox) che si sono riportati sul francese e nel tratto vallonato immediatamente successivo al gran premio della montagna hanno guadagnato una ventina di secondi sul resto del plotone, ridotto a una sessantina di unità con tutti gli uomini di classifica anche se Anton (Euskaltel) ancora una volta si è mantenuto sempre nelle ultime posizioni stentando moltissimo a rimanere con i migliori.
Con il solo Monfort rimasto nel primo gruppo oltre a Bennati e all’uomo di classifica Fuglsang la Leopard non era in grado di chiudere da sola sui fuggitivi e all’inizio della tecnica discesa che terminava a 5 km dal traguardo si è portata al comando la Liquigas con Agnoli, Capecchi e un Nibali visto spesso a tirare in prima persona; sembrava semplicemente una mossa finalizzata a portare Sagan, che si manteneva nella scia dei compagni di squadra, nelle condizioni di vincere in volata ma gli uomini di Amadio si sono riportati sul gruppetto di testa e hanno proseguito nell’azione riuscendo a spezzare il plotone in diversi tronconi e rimanendo davanti in 4 con il solo Lastras (Movistar), grandissimo discesista, in grado di rimanere a ruota: all’inseguimento si è ricompattato un gruppo di una decina di unità comprendente Chavanel, Fuglsang, Rodriguez, Scarponi (Lampre) e Bruseghin (Movistar) mentre il grosso del gruppo inseguiva ancora più indietro.
Il gruppetto dei Liquigas ha proseguito a testa bassa fino al traguardo, con anche Lastras a collaborare con i biancoverdi, e Sagan non ha avuto difficoltà a battere allo sprint lo spagnolo, mentre un’incomprensione tra Agnoli e Nibali ha fatto sì che il laziale arrivasse 3° togliendo così 8” di abbuono al messinese. Poco male perchè il vincitore della Vuelta 2010 ha comunque guadagnato 17” sul plotoncino di Rodriguez e 23” su quello comprendente Menchov, Wiggins, Anton, Moreno (Katusha) e Van den Broeck (Omega Pharma): ora la classifica vede Chavanel in rosso con un vantaggio di 15” su Moreno, 16” su Nibali, 23” su Rodriguez e 25” su Fuglsang mentre Bruseghin, le cui quotazioni salgono di giorno in giorno, è 10° a 52” e Scarponi ha guadagnato due posti portandosi al 13° a 57”. La settima tappa, 187,6 km da Almadén a Talavera de la Reina, non prevede particolari difficoltà altimetrica e finalmente potranno entrare in azione i velocisti in una Vuelta particolarmente avara di frazioni adatte alle loro caratteristiche.

Marco Salonna

12a TAPPA: PONTEAREAS – PONTEVEDRA

SAGAN DI PREPOTENZA, KESSIAKOFF E NIBALI AVANZANO

A differenza che nella tappa di Cordoba quando il suo successo fu propiziato da un’azione di squadra l’astro nascente slovacco fa tutto da solo e sul traguardo di Pontevedra brucia Degenkolb, Bennati e Petacchi, mentre lo svedese e il siciliano approfittano di un buco nel gruppo creatosi nel convulso finale per guadagnare rispettivamente 5” e 4” sul duo Sky Wiggins e Froome; meglio ancora fa Mollema che grazie a un abbuono a uno sprint intermedio ne guadagna 11.

Giornata di relativa calma alla Vuelta in attesa delle tappe che nei prossimi giorni dovrebbero sconvolgere la classifica generale; la 12a tappa, 167,3 km da Ponteaeras a Pontevedra, era infatti sulla carta una delle poche in questa edizione della corsa iberica dedicate alle ruote veloci, malgrado un finale nervoso e uno strappetto tra i 1300 e i 700 metri dalla conclusione, che per certi versi ricorda quello che i corridori troveranno a Copenhagen in occasione degli imminenti Mondiali. Dopo soli 7 km dalla partenza era in programma uno sprint intermedio e Mollema (Rabobank), alla vigilia 6° in classifica generale a 47” dalla maglia rossa Wiggins (Sky), ne ha approfittato per passare per primo e guadagnare 6” di abbuono: subito dopo ha preso il via la fuga di giornata con Hansen (Htc), Pidgornyy (Vacansoleil), Mate (Cofidis) e Roldan (Andalucia), che hanno acquisito fino a 9 minuti di vantaggio; non è stato comunque difficile tenere sotto controllo la fuga per la Leopard di Bennati, la Lampre di Petacchi, la Skil-Shimano di Kittel e la Garmin di Haussler, cui è stato sufficiente mettere a tirare un uomo a testa per andare a riprendere i battistrada, con Mate e Pidgornyy ultimi ad arrendersi a 5 km dalla conclusione.
I saliscendi presenti nell’avvicinamento a Pontevedra hanno provocato scaramucce nel gruppo con Gavazzi (Lampre), Marangoni (Liquigas) e Martin Velits (Htc) e successivamente Fouchard (Cofidis) e Anzà (Vacansoleil), sul cui conto ci sarebbero voci di coinvolgimento nell’inchiesta doping che ha incastrato l’ex professionista Illiano, a tentare la sortita e Kittel e Sutton (Sky), vale a dire i due vincitori negli uniche tappe per velocisti fin qui disputate, ad arrancare in coda a un gruppo nel quale Wiggins si è sempre mantenuto vigile nelle primissime posizioni attorniato dai compagni di squadra. Nell’ultimo km Htc e Leopard, con Tony Martin e Cancellara protagonisti di un bel duello antipasto di quello della crono mondiale di Copenhagen, hanno preso la testa del gruppo e sono stati i lussemburghesi ad avere la meglio, facendo sì che Bennati potesse lanciare lo sprint in testa: a differenza di quanto accaduto a Talavera de la Reina quando era partito troppo lungo l’aretino si è trovato in posizione ideale ma nulla ha potuto di fronte alla straripante potenza di Sagan (Liquigas) che è andato a conquistare il suo secondo successo in questa Vuelta e il 13° in stagione, con il solo Degenkolb (Htc) che ha provato a contrastarlo negli ultimi metri. Bennati ha chiuso sul gradino più basso del podio davanti a un Petacchi (Lampre) in crescita, ad Haedo (Saxo Bank), a Boonen (Quickstep) e a Van Avermaet (Omega Pharma).
Nell’ultimo km ci sono state diverse fratture nel gruppo che hanno fatto sì che Kessiakoff (Astana) e Mollema guadagnassero 4” su Nibali (Liquigas), 5” sulla maggioranza degli altri uomini di classifica tra cui Wiggins e Froome (Sky), 11” su Daniel Martin (Garmin) e 19” su Scarponi (Lampre) e Menchov (Geox), apparsi nuovamente spenti dopo le difficoltà palesate negli ultimi giorni: la classifica generale dunque si accorcia ulteriormente e vede Wiggins in maglia rossa con 7” su Froome, 9” su Kessiakoff, 10” su Nibali, 19” su Fuglsang e 36” su Mollema. La 13a tappa, 158,2 km da Sarria e Ponferrada, si presenta impegnativa con cinque gran premi della montagna di cui due di prima categoria, l’Alto de Folgueiras de Aigas e il Puerto de Ancares, nella parte centrale del percorso; dalla vetta dell’ultima ascesa al traguardo ci sono però 25 km di discesa e pianura e questo, unito al desiderio di risparmiare le forze per le due tappe successive che vedranno gli arrivi in salita a La Farrapona e all’Angliru, potrebbe fare in modo che i big si controllino e che a giocarsi il successo siano uomini fuori classifica ma comunque a proprio agio quando la strada inizia a salire.

Marco Salonna

21a TAPPA: CIRCUITO PERMANENTE DEL JARAMA – MADRID

SAGAN INFILZA I NOSTRI NEL GIORNO DI COBO

Sembrava che la tappa di Madrid fosse un affare tra Petacchi e Bennati ma negli ultimi metri lo slovacco spunta le retrovie e conquista il suo terzo successo alla Vuelta, mentre in classifica generale non c’è nessuna sorpresa con il cantabro della Geox che mantiene i 13” di vantaggio su Froome e succede a Nibali nell’albo d’oro della corsa a tappe iberica.

Tradizionalmente l’ultima tappa di un grande Giro è una festa vissuta dai corridori come un ultimo giorno di scuola ma non è stato così in questa occasione: prima dei 95,6 km che dal circuito di Jarama portavano al Paseo del Prado di Madrid atto finale di una Vuelta combattutissima infatti erano in bilico non solo la maglia rossa, con Froome (Sky) che grazie agli abbuoni aveva la possibilità teorica di scavalcare Cobo (Geox) che lo precedeva di 13”, ma anche quella bianca della combinata guidata anch’essa dallo spagnolo davanti al britannico e quella verde della classifica a punti, con Rodriguez (Katusha) e Mollema (Rabobank) appaiati al vertice a quota 115 punti: definitiva era solo la classifica della maglia a pois vinta per il quarto anno consecutivo da Moncoutiè (Cofidis) al termine di un appassionante duello con il nostro Montaguti (Ag2r). In ogni caso le cose si sono messe immediatamente bene per Cobo perchè pochi km dopo l’ingresso del circuito di Madrid sono scattati Horrach (Katusha), Benitez (Andalucia) e Caruso (Liquigas), che si sono così spartiti i secondi di abbuono nei due sprint intermedi togliendoli a Froome: la presenza in fuga al siciliano dava inoltre la possibilità alla Liquigas che aveva in Sagan l’uomo di punta di non tirare e a incaricarsi dell’inseguimento sono state dunque la Lampre di Petacchi, la Leopard di Bennati e la Saxo Bank di Haedo, che hanno chiuso il gap a 10 km dal traguardo.
Come già accaduto nelle poche tappe precedenti decise allo sprint la squadra lussemburghese è stata quella che ha preso il comando delle operazioni ma O’Grady, che aveva alla sua ruota Petacchi e Bennati nell’ordine, già agli 800 metri ha esaurito il suo lavoro lasciando allo scoperto i due azzurri, che pertanto si sono lasciati sfilare facendo sì che a prendere il comando fosse la Skil-Shimano con Veelers a tirare la volata a De Kort. Petacchi e Bennati sono rimasti comunque nelle primissime posizioni ed è stato l’atleta della Lampre a lanciarsi per primo seguito da quello della Leopard; l’aretino ha gradualmente rimontato lo spezzino e sembrava lanciato verso il suo successo consecutivo dopo quello di Vitoria ma dalle retrovie è improvvisamente spuntato Sagan che negli ultimi metri è andato a beffare i due azzurri aggiudicandosi la sua terza frazione in questa Vuelta: successi peraltro molto diversi l’uno dall’altro con quello di Cordoba arrivato al termine di un’azione di squadra della Liquigas, quello di Pontevedra avvenuto in un arrivo in leggera salita e quello di Madrid arrivato al termine di un classico volatone di gruppo. 4° ha chiuso Degenkolb (Htc) davanti a Maes (Quickstep), Ligthart (Vacansoleil), Sutton (Sky), De Kort e Mollema, che ha così strappato la maglia verde a un Rodriguez che non ha neppure tentato di disputare lo sprint.
A esultare sul traguardo sono stati dunque lo slovacco, l’olandese e soprattutto Cobo, atleta di talento in grado di vincere un Giro dei Paesi Baschi e una tappa di montagna alla Vuelta 2009 chiusa al 10° posto ma che nelle ultime due stagioni sembrava essersi perso, che si è aggiudica una Vuelta in cui probabilmente alla vigilia non era tra i 20 atleti più quotati oltre a conquistare la maglia bianca della combinata, e lo stesso discorso vale per Froome battuto di 13”: piuttosto sorprendente anche il 3° posto con un distacco di 1′39” dell’altro britannico Wiggins alla luce di una condizione che non sembrava poter essere al top dopo la caduta del Tour e di un percorso apparentemente sbilanciato a favore degli scalatori. 4° a 2′03” ha chiuso Mollema che oltre alla classifica a punti si è tolto sia pure per un solo giorno la soddisfazione di vestire la maglia rossa, 5° a 3′48” un Menchov (Geox) che nel finale è stato prezioso alleato per Cobo, 6° a 4′13” un Monfort (Leopard) finalmente competitivo lungo tutto l’arco delle tre settimane e 7° a 4′31” un Nibali (Liquigas) che sembrava ben avviato a ripetere il successo di un anno fa ma che è stato respinto dalle grandi montagne: chiudono la top ten Van den Broeck (Omega Pharma) 8° a 4′45”, Moreno (Katusha) 9° a 5′20” e Nieve (Euskaltel) 10° a 5′33”. Di Moncoutiè che si aggiudica per il quarto anno di fila la classifica degli scalatori, oltre alla tappa di Estacion de Montaña Manzaneda, si è già detto mentre la Geox ha completato il proprio trionfo aggiudicandosi la graduatoria a squadre. E ora tutti gli occhi sono puntati su Copenhagen dove dopo una settimana di pausa inizieranno i campionati del mondo, con la prova su strada per professionisti prevista per domenica 25 settembre.

Marco Salonna

La prima vittoria di Sagan in un grande giro, nella tappa di Córdoba della Vuelta 2011 (foto Bettini)

La prima vittoria di Sagan in un grande giro, nella tappa di Córdoba della Vuelta 2011 (foto Bettini)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO VII: TOUR DE POLOGNE 2011

novembre 14, 2023 by Redazione  
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Due settimane prima del via della Vuelta, sua prima partecipazione ad un grande giro, Peter Sagan si schiera al via del Giro di Polonia. Il favorito per la vittoria finale è l’irlandese Daniel Martin, che alla vigilia della frazione conclusione, una classifica tappa passerella destinata ai velocisti, veste la maglia di leader con soli tre secondi di vantaggio sullo slovacco, il quale ha già nel bottino due successi di tappa. Non ce la farà a imporsi anche a Cracovia, ma grazie al secondo posto allo sprint alle spalle di Kittel e al conseguente abbuono, riesce a far sua la classifica generale disarcionando Martin per sei secondi.

SAGAN INTERROMPE IL DOMINIO KITTEL

Nella quarta tappa si interrompe il dominio di Kittel. Dopo tre vittorie il tedesco deve dire addio anche alla maglia di leader che finisce sulle spalle di Sagan, primo sul traguardo di Cieszyn con qualche secondo di vantaggio su Martin e Marcato.

Tappa mossa e resa insidiosa dall’andatura del gruppo quella che porta i corridori da Oswiecim a Cieszyn: 177km che si chiudono con un circuito finale e l’arrivo in leggera pendenza. Quello in cui lo scorso anno Marcato sbagliò il conteggio dei giri esultando con un giro di anticipo.
Quest’oggi la gara è iniziata con la solita fuga. Rocchetti, Matysiak, Gradek e Beyer sono però stati ripresi quando al traguardo mancavano una trentina di chilometri e l’ultimo a mollare è stato Beyer che, prima di essere riassorbito dal plotone, si è visto superare da Pliuschin.
Ripreso anche il moldavo è toccato a Clarke ad andare in avanscoperta e l’australiano è riuscito a mantenere la testa fino all’inizio dell’ultimo giro quando la Liquigas ha preso in mano le redini della corsa. Nibali s’è messo in testa a forzare il ritmo facendo staccare i velocisti più pericolosi, poi, sull’arrivo in leggera salita, è toccato a Sagan coronare il lavoro con la vittoria. Il giovane della Liquigas è riuscito a anche staccare gli avversari: Martin e Marcato sono giunti a 3”, mentre tra i nostri ha fatto bene anche Gasparotto che si è classificato 8°.
Grazie a questa vittoria lo slovacco della Liquigas è balzato in testa alla generale dove vanta 5” su Marcato e 7” su Feillu. Facile prevedere, però, che nei prossimi due giorni la classifica verrà interamente stravolta dalle due tappe con arrivo in salita. Per l’Italia si attende di vedere le prestazioni di Nibali e Scarponi che lavorano in ottica Vuelta.

Andrea Mastrangelo

ANCHE SAGAN SI RIPETE

La quinta tappa è nuovamente vinta da Peter Sagan, che si ripete dopo aver conquistato, ieri, tappa e maglia. Frazione disegnata per dare spettacolo e favorire chi predilige il terreno collinare, termina invece con una volata: alle spalle del portacolori Liquigas Matthews e Haussler.

Doveva essere la prima frazione di una due giorni dedicata agli scalatori, alla fine è risultata essere per l’ennesima volta terreno per finisseur e velocisti. A spuntarla è nuovamente stato Sagan, portacolori della Liquigas, che oggi si è ripetuto senza però staccare tutti gli avversari.
Dopo numerosi tentativi – il più importante quello di Pidgornyy al quale si sono aggiunti in un secondo momento Caruso, Spilak e Ulissi – il gruppo ha avuto, come nelle tappe precedenti, la meglio sui fuggitivi. Le dieci salite, equamente suddivise tra prima e seconda categoria, non hanno quindi sortito l’effetto sperato e il gruppo si è presentato compatto nella città di Zakopane, che quest’oggi ha ospitato partenza e arrivo.
Nel finale ci hanno provato ripetutamente i finisseur fino a quando negli ultimi metri Feillu è stato il primo a lanciare la volata. Niente da fare nemmeno per lui, lo slovacco ha recuperato in modo imperioso e ha tagliato il traguardo davanti a tutti.
Sul podio sono giunti Matthews e Haussler, quarto posto per Marcato davanti a Kannaugh e Feillu. Paolini e Nocentini chiudono poi la top ten di una tappa che ha visto Sagan rafforzare la sua leadership.

Andrea Mastrangelo

GLI ABBUONI DICONO SAGAN

Lo slovacco si piazza secondo nella frazione conclusiva del Giro di Polonia, sul circuito di Cracovia, e scavalca Daniel Martin in classifica grazie agli abbuoni. L’ultima tappa va a Marcel Kittel, che coglie il quarto successo parziale nella corsa polacca, dopo le tre affermazioni in apertura. Completano il podio finale Martin e l’ottimo Marcato.

Come molti avevano pronosticato al termine della tappa di ieri, sono stati gli abbuoni in palio nell’ultima frazione a decidere il Giro di Polonia 2011. A sorridere, grazie ad un secondo posto finale che ha reso inutili anche i 2’’ di abbuono raccolti ad una trentina di chilometri dal termine, ad un traguardo volante, è stato Peter Sagan, capace di reagire alla débacle negli ultimi metri della giornata di ieri da campione quale forse già è, e quale soprattutto diventerà se non tradirà le clamorose promesse costruite nelle ultime due stagioni a suon di successi.
Lo slovacco avrebbe potuto riportarsi virtualmente al comando della generale già allo sprint intermedio posto ai -30, quando Daniel Martin ha però sguinzagliato Heinrich Haussler per contrastare il rivale, riuscendo a negargli i 3’’ di abbuono spettanti al primo classificato. Per farlo, l’australiano non ha esitato a chiudere lungo le transenne l’alfiere Liquigas, che è però stato capace di non perdere la testa nei battibecchi successivi, e di proiettarsi subito verso lo sprint finale, nel quale avrebbe avuto bisogno di un 3° posto per balzare in vetta.
Dopo aver rintuzzato senza particolari patemi qualche tentativo negli ultimi due giri, con il padrone di casa Marczynski ultimo ad arrendersi, a 4 km circa dalla conclusione, Sagan è riuscito ad accaparrarsi la ruota più ambita, quella di Marcel Kittel, vincitore delle prime tre frazioni, come normalmente fatica a fare un ragazzo di appena 21 anni nella mischia di una volata di gruppo. Haussler ha provato a mettere nuovamente i bastoni fra le ruote allo slovacco, ma, dopo aver rischiato di arrotarsi con un altro uomo Liquigas, non è riuscito a trovare la stessa progressione di qualche chilometro prima. Progressione che peraltro non sarebbe comunque bastata a difendere la leadership di Daniel Martin, poiché Sagan non si è accontentato del gradino più basso del podio, ma è andato a prendersi la piazza d’onore, battuto soltanto da un impressionante Kittel, completamente fuori portata per chiunque in questo Giro di Polonia.
Haussler si è dovuto accontentare del quarto posto, alle spalle anche di Leigh Howard, 21enne australiano della HTC che ha quest’oggi rimpiazzato Degenkolb quale sprinter della corazzata prossima a chiudere i battenti. Appena alle sue spalle, invece, Marco Marcato, eccellente 3° in graduatoria, che sarebbe stato 2° senza i 2’’ di abbuono sottrattigli ieri al traguardo dal compagno di squadra Poels. Il 27enne della Vacansoleil, anch’egli staccato stamani di 3’’ da Martin, come Sagan, ha sprintato sia al traguardo volante sia all’arrivo, nel tentativo di issarsi addirittura in vetta alla generale. Le sue volate gli sono valse un solo secondo di abbuono, quello conquistato con il 3° posto dello sprint intermedio, ma sono sicuramente abbastanza per guadagnarsi l’ennesimo applauso di una gara corsa sempre da protagonista, con il piglio aggressivo e spettacolare che già aveva colpito al Tour de France.
Archiviato dunque anche il Polonia, l’UCI World Tour andrà ora in vacanza per soltanto due giorni, prima dell’avvio dell’Eneco Tour, ultimo appuntamento in calendario prima del via della Vuelta, il 20 agosto prossimo.

Matteo Novarini

Peter Sagan veste la maglia di leader del Giro di Polonia (foto Riccardo Scanferla)

Peter Sagan veste la maglia di leader del Giro di Polonia (foto Riccardo Scanferla)

LA SAGA(N) DI PETER – CAPITOLO VI: TOUR DE SUISSE 2011

novembre 13, 2023 by Redazione  
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In attesa del suo debutto in un grande giro, che avverrà alla Vuelta del 2011, Sagan torna sulle strade elvetiche. Stavolta non sono quelle del Romandie ma del più blasonato Giro di Svizzera, dove porta a casa due prestigiose vittorie di tappa, una delle quale in una frazione d’alta montagna

SHOW DI CUNEGO IN SALITA, MA SAGAN LO BEFFA

Il veronese fa il vuoto sul Grosse Scheidegg, raggiunge il gruppo dei fuggitivi che era avanti di 2′ e rimane solo al comando ma lo slovacco rientra nel finale e lo batte in volata. Il Piccolo Principe è comunque la nuova maglia gialla davanti a Soler e Mollema

La terza tappa del Tour de Suisse, 107,6 km da Brig-Glis a Grindelwald, malgrado la brevità era una delle più dure della corsa con la salita del Grimselpass e del tremendo Grosse Scheidegg, la cui verra era posta a soli 11 km dal traguardo. A rendere ancora più dura la corsa è stata la pioggia che ha iniziato a cadere fin dalle prime fasi e dopo pochi km il gruppo si è spezzato in due tronconi e davanti sono rimasti 31 corridori tra cui Andy Schleck, Fuglsang e Voigt (Leopard), Sagan, Nerz e Salerno (Liquigas), Giampaolo Caruso (Katusha), Gasparotto (Astana), Righi (Lampre), Van Avermaet, Bakelandts e De Greef (Omega Pharma), Albasini (HTC) e Ten Dam (Rabobank), che in classifica era distaccato di soli 1′08” dalla maglia gialla Soler (Movistar). Sembrava che questa fuga che per molti versi ha ricordato quella dell’Aquila al Giro 2010 potesse decidere il Giro di Svizzera un po’ ma il grosso del gruppo guidato da Movistar e Lampre, con Righi che si è rialzato per tirare dietro per Cunego, è riuscito a superare senza danni il Grimselpass e a contenere in circa 3′ il distacco dai battistrada all’attacco del Grosse Scheidegg, salita di 16,4 km con una pendenza media del 9% se si eccettuano alcuni tratti di falsopiano a metà strada.
Sulle prime rampe Bakelandts, già all’attacco ieri verso Animona nonchè in innumerevoli occasioni al Giro d’Italia, ha tentato l’avventura solitaria mentre al comando del gruppo inseguitore si è portato un Andy Schleck al servizio di Fuglsang, che a sua volta in classifica generale era distaccato di solo 1′26” da Soler; a ruota dei due della Leopard sono rimasti solo Samoilau (Movistar), De Greef, Sagan, Salerno, Ten Dam e Caruso mentre anche il gruppo si è ridotto a una ventina di unità e anche oggi Kloeden (Radioshack), Peter Velits (HTC) e Vandevelde (Garmin) non sono riusciti a reggere il passo dei migliori, che nel frattempo avevano ridotto a poco più di 2′ il distacco dai battistrada.
A 7 km dalla vetta, mentre Bakelandts veniva ripreso dal gruppetto di Andy Schleck, Di Luca (Katusha) è scattato dal gruppo e ha provocato ulteriore selezione con i soli Soler, Cunego, Frank Schleck e Monfort(Leopard), Kruijswijk e Mollema (Rabobank), Froome (Sky) e Van Garderen (HTC) in grado di tenere il ritmo; molto più deciso l’attacco del veronese che ha immediatamente fatto il vuoto con Soler che ha tentato di prendergli la scia ma ha dovuto mollare mentre gli altri sono rimasti sui pedali. Impressionante il passo del Piccolo Principe che ha iniziato a riprendere ad uno ad uno finchè in cima ha scollinato da solo con 5” su Ten Dam, 10” su Salerno e Fuglsang, 15” su Sagan, 35” su Caruso e 45” sul gruppo di Soler, Frank Schleck, Van Garderen e Leipheimer mentre dopo il grande lavoro Andy Schleck si era rialzato.
Cunego ha proseguito nella sua azione in discesa staccando definitivamente Ten Dam mentre uno sfortunatissimo Salerno autore fin lì di una splendida corsa dopo essere quasi riuscito grazie alle sue doti da biker a riportarsi sotto è caduto ed è stato costretto al ritiro; per il veronese sembrava fatta ma a 3 km dall’arrivo Sagan è arrivato come un missile e in volata ha fatto valere il suo spunto veloce anche perchè il capitano della Lampre ha pensato soprattutto a guadagnare secondi per la classifica generale: ulteriore dimostrazione di talento cristallino comunque quella dello slovacco che era impensabile potesse reggere in una salita così impegnativa come il Grosse Scheidegg. 3° e 4° a 21” sono arrivati Fuglsang e Ten Dam, 5° a 48” Caruso e 6° a 1′04” Van Garderen in un gruppetto che comprendeva anche Frank Schleck, Mollema, De Greef e Kruijswijk; meno brillante di ieri Di Luca che ha chiuso 12° a 1′24” poco avanti a un Leipheimer come spesso gli accade ha avuto difficoltà in discesa ed è arrivato 16° a 1′42” mentre Andy Schleck è giunto 21° a 3′41” uscendo definitivamente dalla lotta per la classifica generale.
Cunego comanda ora il Giro di Svizzera con 54” su Soler, 1′16” su Mollema, 1′19” su Ten Dam, 1′21” su Van Garderen, 1′25” su Frank Schleck, 1′32” su Fuglsang e 1′53” su Di Luca; alla luce della superiorità mostrata in salita Damiano sembra il grande favorito ma la sua squadra è apparsa molto debole e rischia di non essere in grado di controllare la corsa di fronte alle corazzate Leopard e Rabobank. La quarta tappa, 198,4 km da Grindelwald a Huttwil, potrebbe finalmente vedere in scena i velocisti anche se le due salitelle presenti nel circuito finale da ripetere 2 volte potrebbero invogliare a una fuga da lontano.

Marco Salonna

PROVE DI MONDIALE PER SAGAN

Secondo successo di tappa per il 21enne ceco che a Sciaffusa si impone in un gruppetto ristretto davanti a Goss, Swift e altri avversari che troverà a Copenhagen. Mollema perde 47” per una foratura e viene scavalcato in classifica da Kruijswijk, Frank Schleck e Leipheimer che tenteranno l’assalto alla maglia gialla di Cunego nella crono conclusiva.

Si pensava che l’ottava e penultima tappa del Giro di Svizzera, 167,3 km da Tuebach a Sciaffusa, avrebbe finalmente visto una volata generale malgrado la presenza di un gpm di 3a categoria e uno di 4a negli ultimi 25 km ma anche questa volta non è andata così. Tutto è andato secondo i piani fino all’inizio della prima salita con Barta (Netapp), Marycz (Saxo Bank), Paolini (Katusha) e, piuttosto sorprendentemente dal momento che allo sprint avrebbe potuto dire la sua, Ventoso (Movistar) in fuga e il gruppo che dopo aver lasciato inizialmente 7′ di distacco ai fuggitivi si è riportato sotto. Sulle prime rampe la Movistar ha iniziato un forcing che aveva la funzione di staccare gli sprinter puri per favorire Rojas e la Leopard con in particolare Andy Schleck molto attivo ha proseguito l’azione malgrado non avesse un uomo adatto al finale; il gruppo, in testa al quale si è mosso addirittura Leipheimer (Radioshack) stoppato immediatamente dalla maglia gialla Cunego (Lampre) si è ridotto rapidamente a una trentina di unità e Boonen (Quickstep), Cavendish (HTC) e Greipel (Omega Pharma) non hanno retto il ritmo e non riusciranno più a rientrare malgrado il lavoro delle rispettive squadre.
Malgrado tutti gli uomini di classifica fossero rimasti nel primo gruppo gli uomini della Leopard, coadiuvati anche da quelli della Garmin del campione del mondo Hushovd, hanno continuato a tirare finchè a 13 km dal traguardo Mollema (Rabobank), 2° della generale a 1′23” da Cunego, ha forato ed è rimasto staccato: dapprima con l’aiuto di Breschel e successivamente da solo l’olandese ha provato a rientrare ma ha dovuto desistere ed è stato raggiunto dal gruppo di Cavendish, mentre davanti i Leopard hanno proseguito nell’azione per far guadagnare un posto in classifica a Frank Schleck che alla vigilia era 4° a 1′41” da Cunego, che a sua volta pur ancora privo di compagni di squadra si è mantenuto sempre nelle primissime posizioni. Dopo un tentativo di Poels (Vacansoleil) a 2 km dal traguardo è stata la Liquigas con Damiano Caruso e Oss ma è stato Swift (Sky) a lanciare la volata per primo; inizialmente Sagan è rimasto chiuso ma non appena ha trovato lo spazio per uscire ha rimontato il britannico con grande facilità e ha colto il suo secondo successo in questo Tour de Suisse dopo quello di Grindelwald. Swift ha perso anche il 2° posto a vantaggio di Goss (HTC) mentre 4° ha chiuso Koldo Fernandez (Euskaltel) davanti a Hushovd e a Rojas.
Mollema ha accusato al traguardo un distacco di 47” e in classifica generale è scivolato al 5° posto a 2′11” da Cunego; 2° diventa il suo compagno Kruijswijk a 1′36”, 3° Frank Schleck a 1′41” e 4° Leipheimer a 1′59”. Proprio lo statunitense dovrebbe essere il principale avversario di Damiano nella crono conclusiva, 32,1 km da Sciaffusa a Sciaffusa con una salita di circa 4 km a due terzi del percorso, ma non sono da sottovalutare neppure l’olandese già 7° in stagione nella prova contro il tempo del Giro di Romandia nè il lussemburghese che non è una specialista ma che un anno fa costruì il suo successo al Tour de Suisse proprio nella crono finale; il vantaggio che Cunego ha in classifica e la condizione che ha mostrato in questa settimana a partire dal prologo di Lugano lasciano comunque ben sperare nel successo finale del veronese, che sarebbe il primo di un italiano dopo quello di Francesco Casagrande nel 1999.

Marco Salonna

Sagan batte Cunego a Grindelwald (foto Bettini)

Sagan batte Cunego a Grindelwald (foto Bettini)

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