SUL VENTOUX TUONA VLASOV
Una grande azione di forza del russo Alexandre Vlasov consegna all’Astana una netta vittoria confermandosi una delle formazioni più in forma di questo inizio stagione atipico. Sulla celebre salita francesce Vlasov arriva in solitaria mettendosi alle spalle nomi importanti attesi alla vigilia come Nairo Quintana e Richie Porte. Buona prova per il nostro Fabio Aru.
Si è disputata oggi la seconda edizione della Mont Ventoux Dénivelé Challenge, la giovane corsa in linea francese imperniata attorno all’ascesa al mitico “Gigante della Provenza”, da affrontare ben due volte. Dopo una prima scalata fino a Chalet Reynard si deve, infatti, tornare a valle per riaffrontare nuovamente il Ventoux, stavolta arrivando fin poco sotto la sua bianca cima. Pronti via e già nei primissimi chilometri di gara riesce a sganciarsi la fuga di giornata, composta da José Gonçalves (Nippo Delko One Provence), Garikoitz Bravo (Euskaltel – Euskadi), Lewis Askey (Groupama – FDJ), Marlon Gaillard (Total Direct Énergie) e Jacob Scott (Canyon dhb p/b Soreen), ai quali si aggiungeranno dopo pochi chilometri Alessandro Monaco (Bardiani CSF Faizané), Carmelo Urbano (Caja Rural – RGA) e Juan Felipe Osorio (Burgos – BH). Gli otto al comando raggiungerenno il vantaggio massimo di 5’15” al km 60, con dietro ’Astana, Trek Segafredo e Arkéa Samsic a darsi cambi regolari per tenere sotto controllo la fuga.
Arrivati ai piedi della prima scalata al Mont Ventoux con poco più di 4’ di vantaggio, il gruppo inizia a fare sul serio grazie al lavoro delle tre squadre sopra citate, che in pratica dimezzano lo svantaggio ai 2’ allo scollinamento. Nel frattempo Bravo aveva salutato i compagni di fuga passando in vetta con un vantaggio di 30” su Monaco, Gonçalves e Gaillard, mentre gli altri saranno riassorbiti dal gruppo.
Lo stesso destino tocca ai tre all’inseguimento del basco, successivamente ripreso ai meno 18 dal termine, e così quando si attacca l’ascesa finale al Ventoux il gruppo dei migliori è compatto. Sulle prime rampe Ventoux si susseguono diversi scatti in testa e il primo a provarci è Julen Amezqueta (Caja Rural – RGA) con a ruota Simone Petilli (Circus – Wanty Gobert), ma l’azione dell’Astana è inesorabile. Il ritmo del team kazako rimane alto per evitare ulteriori attacchi e il loro controllo della corsa è assoluto fino ai meno 12, quando Edward Ravasi (UAE Team Emirates) si propone in un allungo su un plotone ridotto ormai una ventina di uomini. Sull’italiano si riporta Pierre-Roger Latour (Ag2r La Mondiale), che prima lo affianca e poi rilancia l’andatura staccandolo di ruota.
Intanto in testa al gruppo perde contatto uno degli uomini più attesi, il colombiano Miguel Ángel López (Astana), mentre è immediato il rallentamento in testa agli inseguitori fin quando è la Trek – Segafredo a prendere in mano il controllo dell’inseguimento. Latour arriva a guadagnare 15”, mentre dietro è Kenny Elissonde (Trek-Segafredo) a mostrare un cenno di reazione e a evadere dal ciò che resta del gruppo, ormai ridotto ad una decina di unità. Ai 9 Km dall’arrivo il francese è raggiunto dal connazionale Guillaume Martin (Cofidis, Solutions Crédits) sull’impulso inziale del compagno di squadra Fernando Barcelò, saltato Latour ai meno 7 Km nel paesaggio lunare del monte. Lo scatto decisivo arriva ai meno 5 Km: è Alexandre Vlasov (Astana) a partire fulmineo e raggiungere inizialmente Latour con subito dietro Richie Porte (Trek-Segafredo) e Nairo Quintana (Arkéa-Samsic), che hanno tentato di accodarsi al russo.
Ai meno 3500 metri Vlasov lascia la compagnia di Martin portandosi al comando della corsa e rilanciando l’andatura. Dietro è il solo Porte a capire di dover provare il recupero ma ormai l’uomo Astana ha già raggranellato 16” di vantaggio ed è oramai imprendibile. Al traguardo, infatti, è primo il russo con 18″ su un buon Porte, terzo è Martin a 59″, quarto Latour a 1′29″. mentre Fabio Aru (UAE-Team Emirates) chiude in quinta posizione a 1′38″, mentre Quintana – che a febbraio si era imposto sul Ventoux al Tour de la Provence, si piazza ottavo a quasi due minuti.
Antonio Scarfone

L'affermazione di Vlasov nel candido paesaggio del Ventoux (Getty Images)
JAKOBSEN, VITTORIA THRILLING A KATOWICE. È MAGLIA GIALLA MA DOMANI NON RIPARTIRÀ
Alla prima tappa del Giro di Polonia 2020 durante la volata finale di Katowice Dylan Groenewegen (Jumbo Visma) devia la traiettoria e si aiuta col gomito provocando una spaventosa caduta le cui conseguenze più gravi sono riportate da Fabio Jakobsen (Deceuninck Quick Step), che travolge transenne, cartelloni pubblicitari e anche un membro dell’organizzazione. Gronewegen sarà successivamente estromesso dalla corsa e la vittoria assegnata a Jakobsen, il quale però si trova ora in ospedale in gravi condizioni e domani non ripartirà con la maglia del primato
Il Giro di Polonia 2020 è la prima corsa a tappe WT che si disputa dopo ripartenza post Covid19, mantenendo la sua posizione originaria di inizio Agosto ma venendo meno nel numero totale delle tappe, che da sette diventano cinque. Il percorso, sulla carta non durissimo, favorisce gli uomini da classiche ed i finisseur, anche se qualche velocista resistente agli strappi può dire la sua in ottica classifica generale, considerando anche gli abbuoni al traguardo. La prima tappa da Chorzów a Katowice sfiora i 196 km e come da tradizione vedrà i velocisti puri sfidarsi per la vittoria. Prima della partenza è stato toccante il ricordo per lo sfortunato ciclista belga Bjorg Lambrecht, scomparso durante l’edizione 2019 della corsa polacca. La tappa è stata caratterizzata da una fuga di Kamil Malecki (CCC Team), Julius van den Berg (EF Education First), Samuel Brand (Novo Nordisk) e Maciej Paterski (Nazionale Polacca). Al km 14, dopo il passaggio dallo sprint intermedio di Piekary Śląskie (vinto da Paterski), il vantaggio della fuga sul gruppo era di 4 minuti e 30 secondi. Le squadre dei velocisti non davano però ulteriore spazio ai quattro fuggitivi, che venivano messi nel mirino ed il loro vantaggio iniziava a scendere già dopo 30 km dalla partenza. Dopo 70 km, infatti, il vantaggio della fuga sul gruppo era sceso a 2 minuti e 30 secondi. Paterski si aggiudicava anche il secondo ed il terzo sprint intermedio, posti rispettivamente al km 79.5 ed al km 139.4. A 45 km dall’arrivo alla fuga restavano soltanto 30 secondi di vantaggio su un gruppo in forte rimonta, tirato dalle squadre dei velocisti ed in particolare dalla Bora Hansgrohe per Pascal Ackermann e dalla Deceuninck-Quick Step per Fabio Jakobsen. Nel frattempo due GPM, posti rispettivamente al km 162 ed al km 178.3, se li aggiudicavano Malecki e Van den Berg. La fuga veniva ripresa a meno di 15 km dal termine. La volata, piuttosto confusa e con un rettilineo in leggera discesa, vedeva accendersi un’acerrima lotta tra Dylan Groenewegen (Team Jumbo Visma) e Jakobsen, che emergevano di prepotenza negli ultimi 100 metri. L’olandese, però, infrangeva il regolamento e non manteneva la sua traiettoria spostandosi verso destra e chiudendo Jakobsen alle transenne, gesto ancora più da stigmatizzare anche per il gomito alzato di Groenewegen. Il risultato è una rovinosa caduta che coinvolgeva Jakobsen e che innescava una carambola che mandava a terra altri corridori tra i quali Marc Sarreau (Groupama – FDJ), Luka Mezgec (Mitchelton-Scott), Jasper Philipsen (UAE-Team Emirates), Ryan Gibbons (NTT Pro Cycling), Szymon Sajnok (CCC Team), Damien Touzé (Cofidis, Solutions Crédits), Roger Kluge (Lotto Soudal), Moreno Hofland (EF Pro Cycling), Edward Theuns (Trek – Segafredo) e lo stesso Groenewegen, che scivolava dopo aver tagliato il traguardo in prima posizione. Inevitabile la squalifica dell’olandese dalla corsa polacca, una decisione presa nel concitato post gara dagli organizzatori. La vittoria viene così assegnata a tavolino a Jakobsen su Sarreau e Mezgec. Anche la maglia gialla va all’olandese, il quale ha 4 secondi di vantaggio su Sarreau, ma domani Jakobsen non ripartirà da Opole nella seconda tappa poichè si trova in ospedale in gravi condizioni (i medici parlano di pericolo di vita). L’arrivo a Zabrze dopo 151.5 km sarà ancora una volta favorevole alle ruote veloci.
Giuseppe Scarfone

La caduta innescata da Groenewegen sul traguardo di Katovice (foto EPA)
DÉMARE VINCITORE A TORINO “POUR DÉMARRER LE SANREMO”
La stagione ciclistica 2020 passerà alla storia per gli stravolgimenti imposti dalla pandemia di coronavirus e la 101a edizione della Milano-Torino non si è certamente sottratta a tale regola. Anticipata ai primi di agosto e con un percorso adatto non più agli scalatori ma alle ruote veloci, la classica italana è diventata l’ideale antipasto della Milano-Sanremo che si diputerà sabato prossimo. A spuntarla sul traguardo di Stupinigi è stato Arnaud Démare (Groupama-FDJ) che ha battuto allo sprint Caleb Ewan (Lotto-Soudal) e Wout Van Aert (Jumbo-Visma).
Al via della “corsa più antica del mondo” si sono presentate numerose squadre WT (ben 14) e tanti possibili protagonisti della Classicissima. Tra questi c’erano Wout Van Aert (Jumbo-Visma), recente dominatore della Strade Bianche, Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix), Peter Sagan (Bora-Hansgrohe), Sam Bennett (Deceuninck-Quick Step), rnaud Démare (Groupama-FDJ), Oliver Naesen (Ag2r La Mondiale), Caleb Ewan (Lotto-Soudal), Fernando Gaviria (UAE-Team Emirates) e Ben Swift (Team Ineos).
Il percorso, 198 km da Mesero a Stupinigi quasi completamente piatti, a parte qualche strappo nella parte centrale, era destinato ad un prevedibile epilogo in volata.
La corsa è stata movimentata da una lunga fuga, partita dopo una quindicina di chilometria dal via e animata da Manuele Boaro (Astana Pro Team), Gijs Van Hoecke (CCC Team), Davide Villella (Movistar), Alessandro Tonelli (Bardiani-CSF), Andrea Garosio (Vini Zabù-KTM) e Samuele Rivi (Nazionale Italiana). I 6 battistrada hanno raggiunto un vantaggio massimo di circa 7 minuti prima che le formazioni dei velocisti iniziassero a lavorare per ridurre il gap. Lotto-Soudal, Bora-Hansgrohe, Groupama-FDJ, UAE-Team Emirates e Trek-Segafredo sono state tra le squadre più attive e hanno portato lo svantaggio a 3 minuti quando si attraversavano le colline del Monferrato.
Il primo dei fuggitivi a mollare è stato Andrea Garosio, staccatosi a circa 35 km dall’arrivo, quando il gruppo aveva già ridotto il distacco al di sotto del minuto e mezzo. Ai -14 è stato Samuele Rivi, corridore in forza alla continental Austriaca Tirol-KTM ma oggi in gara con la maglia azzurra della nazionale italiana, a provare l’allungo con Manuele Boaro a ruota. Poco dopo (ai -12) il corridore vicentino dell’Astana ha attaccato in solitaria, provando nei successivi 6 km a difendere disperatamente i 30” di vantaggio che lo seperavano dal gruppo. Ma il destino della corsa era già scritto e le squadre dei velocisti non hanno lasciato a Boaro l’opportunità di sovvertirlo.
Ai -8, poco prima del ricongiungimento con il corriodore dell’Astana, una caduta ha spezzato il gruppo: Yves Lampaert (Deceuninck-Quick Step) non è riuscito ad evitare uno spartitraffico ed è finito per terra trascinando con sè numerosi altri corridori. Il fiammingo si è rapidamente alzato, ma non altrettanto bene è andata ad altri atleti. Tra i corridori rimasti a terra doloranti il più malconcio è sembrato Luca Pacioni (Androni Giocattoli).
Davanti sono così rimasti una cinquantina di corridori, compresi tutti i velocisti che al momento della caduta occupavano già le posizioni di testa del gruppo.
Negli ultimi chilometri la maggior parte del lavoro è stata svolta dalla Lotto-Soudal di Caleb Ewan e dalla Bora-Hansgrohe di Peter Sagan, ma sotto lo striscione dell’ultimo chilometro è stata la Groupama-FDJ ad prendere prepotentemente la testa del gruppo grazie ad un treno praticamente perfetto.
Ai -300 dall’arrivo, con Jacopo Guarnieri in testa pronto a lanciare Démare, Sagan ha provato ad anticipare gli avversari con una lunghissima volata. Lo slovacco si è però spento nel finale, finendo per lanciare lo sprint ad un attentissimo Démare, che ha agevolmente battuto Ewan e Wout Van Aert.
Lo slovacco ha chiuso ai piedi del podio, davanti a Danny Van Poppel (Circus-Wanty Gobert), Nacer Bouhanni (Arkéa-Samsic) e Fernando Gaviria (UAE-Team Emirates). Chiudono la top ten Manuel Belletti (Androni Giocattoli), Dion Smith (Mitchelton-Scott) e Ben Swift (Ineos).
Fuori dai 10 un deludente Van der Poel, Naesen e soprattutto Bennett, rimasto orfano di Lampaerts e Michael Mørkøv nel finale.
Per Démare, alla prima vittoria stagionale dopo due secondi posti conquistati alla recente Vuelta a Burgos, si tratta di una grande iniezione di fiducia in vista della Classicissima che lo ha visto trionfare già nel 2016.
Buone in ottica Sanremo anche le prestazioni di Ewan, che rientrava alle corse dopo oltre 5 mesi, e di Van Aert, reduce dal trionfo di sabato scorso a le Strade Bianche. Entrambi saranno tra i favoriti sabato.
Più enigmatica la prestazione di Sagan, che ha provato a soprendere gli avversari con uno sprint troppo lungo che non lascia intedere quale sia la sua reale condizione. Chi è sembrato non al meglio è, invece, Van der Poel, già poco brillante sabato scorso in Toscana.
Pierpaolo Gnisci
Post scriptum: per chi non avesse capito il titolo, la traduzione della seconda parte – gioco di parole tra il cognome del vincitore, tra i favoriti per la vittoria della Classicissima, e il verbo francese démarrer – suona “per avviare la Sanremo”

Arnaud Démare vincente sul traguardo di Stupinigi (Getty Images)
BERNAL RE DELL’OCCITANIA, IL COLOMBIANO È GIÀ IN FORMA PER IL TOUR
Sulle strade della Route d’Occitanie si è visto un Bernal già lanciatissimo verso il Tour de France che prenderà il via il 29 agosto. Il vincitore della scorsa edizione della Grande Boucle ha portato a casa la corsa transalpina imponendosi nel tappone pirenaico, difendendosi sul ripido muro finale della frazione conclusiva e guadagnando anche nella prima tappa destinata ai velocisti
La prima tappa da Saint-Affrique a Cazouls-lès-Béziers è stata vinta da Bryan Coquard, il velocista della B&B Hotels-Vital Concept che ha preceduto di un soffio gli italiani Elia Viviani (Deceuninck – QuickStep), Sonny Colbrelli (Team Bahrain-McLaren) e Andrea Pasqualon (Circus – Wanty Gobert). A sorpresa nei primi 10 ci sono anche Egan Bernal (Ineos) e Romain Bardet (Ag2r) che, grazie ad un buco, guadagnano 10” sugli altri rivali per la classifica generale (Miguel Ángel López, Thibaut Pinot, Chris Froome, Richie Porte, Bauke Mollema), che verosimilmente si deciderà nella dura tappa pirenaica del terzo giorno.
Il giorno seguente al termie di una tappa mossa di 174,5 km da Carcassonne a Cap’Découverte, ancora adatta ai velocisti, il nostro Colbrelli si prende la rivincita battendo Coquard e Niccolò Bonifazio (Team Total Direct Énergie). Nei dieci ancora tanti italiani con Pasqualon, Matteo Malucelli (Caja Rural – Seguros RGA) e Viviani, rispettivamente dal sesto, settimo e ottavo.
La terza, impegnativa tapp, è quella decisiva per la vittoria finale. Il percorso si svolge sui Pirenei da Saint-Gaudens ai 1441 metri del Col de Beyrède (9,5 Km all’8,1%) passando per le scalate intermedie del Port de Balès e del Peyresourde.
Si capisce che Bernal vuole far bene quando la Ineos mette in scena il classico copione, frantumando il gruppo anche grazie ad una tirata breve ma convinta di Froome, che poi arriva al traguardo con oltre 5 minuti di ritardo. È troppo presto per dare giudizi ma verosimilmente sarà un Tour de France difficile per il britannico, al rientro da un grave infortunio, ormai trentacinquenne e soprattutto con un Bernal già su livelli altissimi che non nasconde di voler (giustamente) guadagnarsi sulla strada la leadership unica dello squadrone inglese alla Grande Boucle, anche se il kenyano bianco afferma convinto di mirare al quinto successo. I vari gregari aumentano l’andatura ma quando viene il momento del turno in testa di Pavel Sivakov è subito notte fonda per i pochissimi che non si erano già staccati: cede un impegnato Pinot e con i due Ineos rimane a sorpresa il giovane campione russo Aleksandr Vlasov dell’Astana, anche se Bernal e il suo scudiere Sivakov mostrano un altro ritmo sulla dura rampa finale, dove il colombiano scatta deciso con una bella e proficua pedalata facendo immediatamente la differenza ed andando a vincere di forza. Come altre volte, la Ineos fa doppietta con un super Sivakov secondo a 10’’ che precede un sorprendente Vlasov, terzo a 17’’. Quarto è Pinot a 31’’ mentre si registrano distacchi oltre il minuto e più per tutti gli altri pretendenti: per molti è una bella batosta morale a poco meno di un mese dalla partenza di un Tour de France impegnativo già dalla prima settimana.
L’ultima tappa di 195 km da Lectoure a Rocamadour viene vinta dal francese Benoît Cosnefroy (Ag2r La Mondiale), che sul ripido muro finale anticipa i big di classifica di 2’’ e va a riprendere uno stoico Fausto Masnada (Team CCC), ultimo a cedere tra gli 11 fuggitivi di giornata e che è stato per alcuni chilometri leader virtuale. Da segnalare anche l’attacco degli Astana Omar Fraile e López, senza però riuscire nel tentativo.
Matteo Conz

La vittoria di Bernal nel tappone pirenaico (Getty Images Sport)
GORKA IZAGIRRE SGUAZZA NELL’ACQUAZZONE, SUO IL GRANDE TRITTICO LOMBARDO
Vittoria spagnola nell’unica edizione del Grande Trittico Lombardo, corsa concepita esclusivamente per questa stramba stagione dalla fusione di Coppa Bernocchi, Coppa Agostoni e Tre Valli Varesine. È Gorka Izagirre a staccare gli avversari sotto l’acquazzone e ha presentarsi in beata solitudine sul traguardo di Varese.
Dopo le Strade Bianche, l’appuntamento sul suolo italiano nel calendario post-Covid19 prevede lo svolgimento del Grande Trittico Lombardo, creatura a tre teste che fonde in un’unica gara Coppa Bernocchi (partenza da Legnano), Coppa Agostoni (parte centrale nel circuito di Lissone) e Tre Valli Varesine. Proprio il finale nella città giardino sarà quello che presenta il percorso più esigente, con il circuito che ospitò i mondiali del 2008 da ripetere quattro volte, le cui salite – Montello e Ronchi – decideranno presumibilmente le sorti della corsa. Sono 22 le squadre alla partenza di cui 8 World Tour, 7 Pro Team, 6 Continental e la nazionale italiana. Tra i reduci delle Strade Bianche ritroviamo ciclisti di livello come Greg Van Avermaet (CCC), Alexey Lutsenko (Astana), Michał Kwiatkowski (Ineos) e Vincenzo Nibali (Trek Segafredo), anche se quest’ultimo deve fare i conti con la botta alla mano patita sugli sterrati senesi. Dopo la partenza da Legnano erano numerosi i tentativi di attacco e la fuga buona si formava in torno al decimo chilometro grazie all’azione di Oscar Riesebeek (Alpecin-Fenix), Anton Kuzmin (Gazprom Rusvelo), Raffaele Radice (Sangemini-Trevigiani Mg.Kvis), Quinten Hermans (Circus-Wanty Gobert) e Davide Baldacchini (Colpack Ballan). Dopo 40 km di corsa il quintetto aveva 9 minuti e 40 secondi di vantaggio sul gruppo. All’entrata nel circuito di Lissone la fuga aveva ancora oltre 9 minuti di vantaggio. Nelle prime posizioni del gruppo inseguitore si facevano notare le divise arancioni del Team CCC. Una seconda parte di corsa segnata da una pioggia insistente abbassava la temperatura ma non raffreddava di sicuro gli animi dei ciclisti che si davano battaglia nell’avvicinamento a Varese. Era la Trek Segafredo a prendere in mano le redini della corsa con Gianluca Brambilla e Giulio Ciccone che si impegnavano strenuamente a ricucire sulla fuga. Il primo passaggio dal traguardo vedeva il gruppo tirato dall’Astana transitare con un ritardo di 5’49”, ma grazie al contributo in testa degli uomini della CCC al passaggio successivo il vantaggio scendeva a 4’16”. A far accelerare in modo decisivo gli inseguitori ci pensava ancora la Trek – Segafredo, prima con Jacopo Mosca e poi con un pimpante Nibali, che riusciavano a dimezzare il vantaggio dei cinque al comando. Sul Montello era Brambilla a far saltare letteralmente il gruppo; alla sua ruota si portavano Kwiatkowski, Nibali, Gorka Izagirre (Astana) e Filippo Fiorelli (Bardiani CSF Faizanè); poco più dietro a ricucire ci provavano Gianni Moscon (Ineos) e Van Avermaet. Intanto in testa alla corsa perdevano contatto Baldaccini e Kuzmin, riassorbiti dal gruppo inseguitore nel quale si alternano a tirare Astana, Trek-Segafredo e Ineos con la chiara intenzione di voler far propria la corsa. In vista del successivo passaggio Alessandro De Marchi (CCC) provava un attacco, ma sull’italiano rientrano agevolmente Izagirre, Alex Aranburu (Astana), Jan Polanc (UAE Team Emirates), Kwiatkowski, Jhonatan Narváez (Ineos), Louis Vervaeke (Alpecin-Fenix), Nicola Bagioli (Androni-Sidermec) e Nibali. Qui si spegneva la fuga del mattino venendo ripresi dal gruppo anche Hermans e Riesebeek, ultimi due rimasti in avascoperta dopo che poco prima era stati raggiunti anche Radice, Baldaccini e Kuzmin. Nell’ultimo passaggio, in discesa, con un acquazzone in corso, Izagirre era abilissimo a lanciarsi all’attacco sfruttando un momentol d’indecisione in testa alla corsa; la reazione di Nibali e Kwiatkowski arrivava infatti troppo tardi perchè erano ben sette i secondi guadagnati in un attimo dal basco, che diventeranno 37” all’attacco della salita dei Ronchi. Alle sue spalle le polveri erano bagnate anche per la presenza del compagno di squadra Aranburu che faceva da stopper: così Izagirre andava tutto solo ad alzare le braccia al cielo sul traguardo di Varese. La volata per il secondo posto andava, non a caso, ad Aranburu mentre terzo si piazzava Van Avermaet, in quarta Kwiatkowski e in quinta Nibali, che sembra non aver accusato troppo l’inconveniente patito alle Strade Bianche. Tra gli italiani chiudevano al settimo posto Bagioli ed al nono De Marchi.
Ora il calendario italiano proseguirà con la Milano – Torino di mercoledì che, in vista della Sanremo di sabato, è stata modificata rispetto al tracciato tradizionale e, anzichè poprorre il difficile arrivo in salita sul colle di Superga, permetterà agli sprinter di preparare al meglio la classicissima: al termine di un tracciato quasi completamente pianeggiante si attende un arrivo allo sprint ai piedi della Palazzina di Caccia di Stupinigi.
Antonio Scarfone

Il maggiore dei fratelli Izagirre si impone nell'unica edizione del Grande Trittico Lombardo (foto Bettini)
L’ACUTO DI CARUSO RISUONA A GETXO
Damiano Caruso (Bahrain – McLaren) ha conquistato il successo nel Circuit de Getxo. Per l’atleta 32enne siciliano si è trattato della seconda vittoria in carriera dopo una frazione della Coppi e Bartali nel lontano 2013. Al secondo posto si è classificato Giacomo Nizzolo (NTT Pro Cycling), capace di battere in volata Eduard Prades (Movistar).
L’edizione numero 75 del Circuit de Gexto presentava un percorso più ostico delle edizioni precedenti e si caratterizzava con un circuito di 25 chilometri da ripetere sette volte. A differenza degli altri, però, l’ultimo giro prevedeva una deviazione che portava alla difficile asperità di Pike Bidea. Questa salita, posta a 16 chilometri dalla conclusione, con i suoi 2200 metri al 9.1% garantiva la possibilità di anticipare la volata di gruppo. In ogni caso, il finale era reso più intricato dallo strappo conclusivo di 600 metri al 7% di pendenza media.
Alla partenza si presentavano 131 corridori, tra i quali i favoriti erano Mikel Landa (Bahrain – McLaren), Jasper Stuyven (Trek – Segafredo), Fernando Gaviria (UAE-Team Emirates) e Giacomo Nizzolo (NTT Pro Cycling). Oltre a loro non andavano dimenticati alcuni possibili outsiders quali il campione uscente Jon Aberasturi (Caja Rural – Seguros RGA), il campione del mondo in carica Mads Pedersen (Trek – Segafredo), José Joaquín Rojas (Movistar Team), Pello Bilbao e Damiano Caruso (Bahrain – McLaren).
Le prime fasi di corsa, caratterizzate da una fitta pioggia, vedevano una fuga di otto corridori composta da Oier Lazkano (Caja Rural – Seguros RGA), Julien Irizar (Euskaltel – Euskadi), Iván Cobo (Equipo Kern Pharma), Ángel Madrazo (Burgos-BH), Antonio Carvalho (Efapel), Riccardo Verza (Kometa Xstra Cycling Team), Lionel Taminiaux (Bingoal – Wallonie Bruxelles) e Luca Pacioni (Androni Giocattoli – Sidermec). Il vantaggio massimo accumulato dai fuggitivi veniva raggiunto durante il primo giro e si attestava a tre minuti e trenta secondi. Questo margine veniva agilmente controllato da Bahrain – McLaren e UAE-Team Emirates, mentre nella quinta tornata perdeva contatto Verza, lasciando sette corridori in testa al gruppo.
A 53 km dall’arrivo era Lazkano a sbarazzarsi dei compagni di fuga per tentare di resistere al ritorno del gruppo, distante in quel momento un minuto. Poco dopo proprio dallo stesso gruppo era il campione del mondo Pedersen ad attaccare, ma la sua azione veniva tamponata dal plotone nel giro di cinque chilometri. All’inizio del giro conclusivo, con 31 chilometri ancora da percorrere, veniva ripreso Lazkano mentre Biniam Ghirmay (NIPPO DELKO One Provence) scatenava una serie di attacchi dalla quale, però, nessuno riusciva ad avvantaggiarsi. In momenti diversi erano poi Edward Theuns (Trek – Segafredo), Sergio Roman Martìn (Caja Rural – Seguros RGA), Mikel Bizkarra (Euskaltel – Euskadi), Juan Felipe Osorio (Burgos-BH) e Laurens Huys (Bingoal – Wallonie Bruxelles) a tentare un gruppetto per andarsene, ma anche la loro azione non durava molti chilometri; con la stessa sorte terminava anche l’azione di Stuyven, Landa e di altri cinque corridori poco dopo. In una fase di corsa un po’ mossa era Alessandro Fedeli (NIPPO DELKO One Provence) a tentare un attacco che veniva ricucito dopo nove chilometri, ai piedi della salita di Pike Bidea. In questo tratto, un caduta coinvolgeva Landa, che si vedeva costretto a rinunciare alla classica. Non venivano infranti, però, i sogni bellicosi della Bahrain – McLaren, che imprimeva un forte ritmo grazie ad Eros Capecchi. Questo finchè, sotto il forcing di Pello Bilbao, era nuovamente Ghirmay ad attaccare selezionando definitivamente un gruppetto di cinque atleti comprendenti lo stesso Bilbao, Damiano Caruso (Bahrain – McLaren), Juan Pedro López (Trek – Segafredo) e Gonzalo Serrano (Caja Rural – Seguros RGA). Due azioni di Caruso e Serrano allungavano momentaneamente il gruppetto, che riusciva però a ricompattarsi in discesa con il rientro di Nelson Oliveira (Team Movistar). Al loro inseguimento con dodici chilometri ancora da percorrere e quindici secondi da recuperare c’erano una ventina di corridori, tra i quali Nizzolo e Stuyven. Verso il termine della discesa Ghirmay scivolava causando anche la caduta di Serrano e López, mentre il duo Bahrain – McLaren tentava senza successo di liberarsi di Oliveira. Il momento decisivo avveniva a otto chilometri dal termine quando l’azione di Caruso riusciva a sorprendere Oliveira, rimasto da solo nel lavoro di inseguimento e ripreso dal gruppo ai -4, quando l’atleta siciliano vantava un vantaggio di ventidue secondi. Ai piedi dello strappo conclusivo Caruso conservava nove secondi, sufficienti al siciliano per difendersi dal grande ritorno di Nizzolo. che per un secondo si classificava al secondo posto battendo in volata Eduard Prades (Team Movistar), Aberasturi e Stuyven.
Per Caruso si tratta della seconda affermazione in carriera, dopo il successo conseguito nel lontano 2013 nella tappa di Fiorano Modenese della Settimana Internazionale di Coppi e Bartali. Per la sua formazione si tratta della seconda vittoria di giornata perchè negli stessi momenti il bresciano Sonny Colbrelli si imponeva sul traguardo di Cap Découverte alla Route d’Occitanie
Carlo Toniatti

Seconda affermazione in carriera per il siciliano Damiano Caruso: suo il Circuito de Getxo (foto EFE)
VAN AERT RISORGE SULLE ROVENTI STRADE BIANCHE D’AGOSTO
A poco più di un anno di distanza dal terribile incidente che aveva messo a rischio la sua carriera, uno straordinario Wout Van Aert (Jumbo-Visma) risorge in mezzo alla polvere delle Crete Senesi e conquista una durissima edizione della Strade Bianche. La “classica” toscana, che segnava il ritorno al ciclismo che conta dopo 5 mesi di chiusura forzata, ha regalato una giornata di emozioni e spettacolo, come meglio non ci si poteva aspettare.
A sfidarsi lungo i 184 km caratterizzati da 11 tratti di sterrato si è presentato un lotto di corridori invidiabile: il campione uscente Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step), Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix), Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo), Peter Sagan (Bora-Hansgrohe), Greg Van Avermaet (CCC), Wout Van Aert (Jumbo-Visma) e molti altri ancora.
Subito dopo la partenza si sono consumati i primi tentativi di fuga. Tra i corridori più attivi si segnala lo svizzero Simon Pellaud (Androni Giocattoli), che è riuscito ad avvantaggiarsi dopo una decina di chilometri. Poco dopo il primo tratto di sterrato l’elvetico è stato raggiunto da Nicola Bagioli, suo compagno di squadra, Iuri Filosi (Bardiani-CSF), Cornè Van Kessel (Wanty Gobert), Quentin Pacher (B&B Hotels-Vital Concept) e Benjamin De Clercq (Arkea-Samsic).
Il gruppo ha inizialmente lasciato spazio alla fuga, finchè l’Astana non ha deciso di aumentare il ritmo andando a ridurre il distacco ad una trentina di secondi. Vista la vicinanza del gruppo, Pellaud lungo il 4° tratto di sterrato (Buonconvento) ha provato ad andare via tutto solo, lasciandosi alle spalle i compagni di fuga. Van Kessel e Filosi sono stati subito ripresi dal plotone, mentre Bagioli, De Clercq e Pacher hanno resistito per qualche altro chilometro. Pellaud si è così involato in solitaria raggiungendo un vantaggio di oltre 2 minuti e mezzo sul gruppo.
Una nuova accelerazione del plotone ha ridotto il distacco sotto il minuto poco prima di affrontare il 6° tratto, quello di Pieve a Salti. Proprio lungo lo sterrato Bob Jungels (Deceuninck-Quick Step), Marcus Burghardt (Bora-Hansgrohe) e Alexander Cataford (Israel Start-Up Nation) hanno allungato riportandosi successivamente sul fuggitivo.
Lungo il tratto di San Martino in Grania (il settimo) un paio di cadute e diverse forature hanno colpito molti dei favoriti, tra i quali Nibali e Giulio Ciccone (Trek-Segafredo), Alaphilippe e Van der Poel. Tutti gli attardati – tranne Tiesj Benoot (Team Sunweb), costretto al ritiro – sono però riusciti a rientrare sulla testa del gruppo, sempre meno folto, che nel frattempo aveva ripreso i fuggitivi. A 60 km dall’arrivo un nuovo tentativo ha visto protagonisti Simon Clarke (EF Pro Cycling), Jack Bauer (Mitchelton-Scot), Michael Gogl (NTT Pro Cycling), Gorka Izagirre (Astana) e ancora Burghardt.
Il punto di svolta della corsa è stato, come prevedibile, il temibile tratto di Monte Sante Marie, lungo 11.5 km e caratterizzato da tratti con pendenza a doppia cifra. Il ritmo violento imposto dal gruppo ha immediatamente fatto saltare diversi attesi protagonisti, tra i quali Sagan, Nibali, Alaphilippe, Van der Poel e Philippe Gilbert (Lotto-Soudal).
In testa alla corsa sono così rimasti in 8: Davide Formolo (UAE Team Emirates), Alberto Bettiol (EF Pro Cycling), Jakob Fuglsang (Astana), Michał Kwiatkowski (Team INEOS), Maximilian Schachmann (Bora-Hansgrohe), Van Aert, Van Avermaet e Gogl. Sul tratto più duro del Monte Sante Marie, Fuglsang ha rotto gli indugi piazzando un allungo che ha sgretolato il gruppetto di testa. A farne le spese sono stati Gogl e Kwiatkowski, andati subito in grossa difficoltà e poi staccati irrimediabilmente, mentre Bettiol e Formolo guidavano l’inseguimento del danese con qualche metro di vantaggio su Schachmann, Van Aert e Van Avermaet. I 5 inseguitori, una volta ricompattati, sono andati a riprendere Fuglsang ai -43.
Il sestetto così formato ha proseguito senza nessun sussulto per i successivi 20 km, approfittando del grande vantaggio sugli immediati inseguitori per fare incetta di borracce e ghiaccio e difendersi dal caldo asfissiante che ha condizionato l’intera corsa.
Ai -21, poco dopo il tratto di Monteaperti, Schachmann approfittando di un momento di rilassamento del gruppetto di testa si è prodotto in un attacco a cui solo Van Aert è riuscito a rispondere. Il duo si è presentato ai piedi del penultimo tratto, quello di Colle Pinzuto, con una decina di secondi sui 4 inseguitori. Lungo le rampe più dure è stato Fuglsang a dar luogo ad una nuova azione, grazie alla quale è riuscito a riprendere i due battistrada. Poco dopo sono rientrati anche Bettiol e Formolo, mentre un Van Avermaet piuttosto passivo perdeva definitivamente le ruote.
Il quintetto è così giunto ai piedi dell’ultimo tratto, quello delle Tolfe. Ed è stato qui che Van Aert si è prodotto in un’accelerazione che non ha lasciato scampo agli avversari. Il primo a cedere è stato un pò a sorpresa Fuglsang. Bettiol ha provato a resistere all’azione del fiammingo, scollinando con 7” di ritardo, poco davanti a Formolo e Schachmann, che successivamente hanno ripreso il toscano.
Il terzetto inseguitore ha provato ad organizzare l’inseguimento allo scatenato Van Aert che però viaggiava già con 13” di vantaggio. Ai – 8 anche Bettiol ha dovuto alzare bandiera bianca, lasciando i soli Formolo e Schachmann ad inseguire il 3 volte campione del mondo di ciclocross. Il vantaggio è lentamente salito fino a giungere a 40” all’imbocco della salita di Santa Caterina.
Van Aert ha potuto affrontare lo strappo finale con grande serenità, godendosi fino in fondo il triofo nella corsa che inseguiva da 3 anni. Alle sue spalle, Formolo (giunto a 30”) è riuscito ad avere la meglio su Schachmann nella volata per il secondo posto, mentre un generoso Bettiol ha chiuso 4° ad 1′32″ dal vincitore. Dietro di loro distacchi d’altri tempi: Fuglsang è arrivato 5° a 2′55″, Štybar 6° a 3′59″ poco davanti al soprendente Bookwalter (4′25″), che nel finale è riuscito a superare Van Avermaet (8° a 4′27″). Chiudono la topten Gogl (6′47″) e Diego Rosa (Arkéa-Samsic, 7′45″).
Da sottolineare che solo in 42 sono riusciti a concludere la corsa, mentre ben 20 corridori sono finiti fuori tempo massimo.
Per Van Aert, che si è messo alle spalle un lunghissimo recupero dal brutto infortunio occorso durante l’ultimo Tour de France, si tratta del ritorno alla vittoria su strada dopo oltre un anno. Una prestazione grazie alla quale il belga andrà sicuramente inserito tra i pretendendi alla Milano-Sanremo che si disputerà sabato prossimo. In attesa della classicissima i prossimi appuntamenti del calendario italiano saranno il Grande Trittico Lombardo di lunedì 3 agosto e la Milano-Torino di mercoledì 5.
Pierpaolo Gnisci

Van Aert all'attacco sullo sterrato delle Tolfe (Getty Images Sport)
SOSA SEMPRE PADRONE ALLE LAGUNAS, MA LA VUELTA A BURGOS È DI EVENEPOEL
Il terzo successo di Iván Sosa sulla salita di Lagunas de Neila non è stato sufficiente allo scalatore del Team Ineos per conquistare la sua terza Vuelta a Burgos. Successo finale di Remco Evenepoel.
La salita alle Lagunas de Neila ha premiato per il terzo anno consecutivo lo scalatore colombiano del Team Ineos Iván Sosa. Un successo più che meritato, che però non è stato sufficiente per andare a conquistare anche la vetta della classifica generale nell’ultimo giorno di gara della corsa spagnola.
Il leader Remco Evenepoel (Deceuninck – Quick Step) si è difeso egregiamente cercando anche di attaccare in prossimità dell’arrivo, ma il colombiano, già alla corte di Gianni Savio, si è saputo gestire meglio e ha saputo tenere a bada le velleità del giovane belga per poi piazzare la stoccata giusta, che gli è valsa la vittoria di tappa. Evenepoel a quel punto non ha potuto far altro che gestirsi per andare a conquistare la sua terza corsa a tappe di questo 2020 dopo la Vuelta a San Juan in Argentina e la Volta ao Algarve in Portogallo, entrambe vinte a febbraio.
Da come è stata raccontata fino ad ora questa quinta e ultima tappa sembra che sia stata disputata solo da due corridori, ma ovviamente non è stato così. Di certo i due menzionati hanno saputo prendersi le luci della ribalta al momento giusto, ma anche altri sono stati i protagonisti di questa ultima giornata della Vuelta a Burgos.
Innanzitutto vanno menzionati Daniel Navarro (Israel Start-Up Nation), Ángel Madrazo (Burgos-BH), Arjen Livyns (Bingoal – Wallonie Bruxelles), Gotzon Martín (Euskaltel – Euskadi), Delio Fernández (Nippo Delko One Provence) e Joel Nicolau (Caja Rural – Seguros RGA), autori della fuga di giornata che si è esaurita solo ai meno 14, quando l’orografia del percorso cominciava ad invitare alla ribalta i grossi calibri. Una menzione speciale va fatta per Angel Madrazo, che ha prolungato di 4 km la sua avanscoperta rispetto agli altri compagni di fuga.
Con l’uscita di scena dei fuggitivi, il primo a dare fuoco alle polveri è stato Mikel Landa (Bahrain – McLaren), la cui azione ha portato allo scoperto chi aveva intenzioni bellicose, ovvero un poco brillante George Bennett (Jumbo-Visma), un deciso ma subito in riserva Esteban Chaves (Mitchelton-Scott) e i due protagonisti del finale, i citati Sosa ed Evenepoel, che dopo aver marcato stretto il capitano della Bahrain-Merida hanno incominciato il loro duello, che gli ha visti chiudere rispettivamente in prima e in terza il belga a 11”. La seconda piazza, invece, è andata – nove secondi dopo l’arrivo del vincitore – a colui che aveva dato il via alla battaglia tra i grandi, ovvero Landa. A seguire sono transitati: João Almeida (Deceuninck – Quick Step) a 38″, Lennard Kämna (Bora – Hansgrohe) e il suo capitano Rafał Majka a 43″, David Gaudu (Groupama-FDJ) a 58″, Chaves ad 1’02”, Simon Yates (Mitchelton-Scott) a 1’10” e David De La Cruz (UAE Team Emirates) a 1’12”.
In classifica generale Evenepoel precede di 30″ Landa e di 1’12” Almeida. Quarto posto per Chaves a 1’20” seguito da Bennett (1’40”), Richard Carapaz (Ineos) a 1’58”, Ben Hermans (Israel Start-Up Nation) a 2’25” e David De La Cruz a 2’34”. Fabio Aru (UAE-Team Emirates), miglior italiano, ha chiuso nono a 2’36” dal vincitore.
Mario Prato

Premiazione con la mascherina per Remco Evenepoel, vincitore della Vuelta a Burgos 2020 (Getty Images)
SAM BENNET, SOLITARIO IN VOLATA ALLA VUELTA A BURGOS
È stata una volata atipica quella che ha chiuso la quarta tappa della Vuelta a Burgos, con una caduta ha rimescolato le carte facendo sì che l’irlandese conquistasse per distacco il primo gradino del podio.
La quarta tappa della Vuelta Burgos che ha portato il plotone da Gumiel de Izán a Roa de Duero è stata caratterizzata da due cadute nel finale. La prima, ai meno 10, ha visto protagonisti David De la Cruz (UAE Team Emirates), Francisco Galván (Kern Pharma), Tom Van Asbroeck (Israel Start-Up Nation) e Simone Velasco (Gazprom-RusVelo) ma, pur spezzando il plotone, non è stata sfruttata da coloro che erano rimasti davanti. L’andatura, infatti, è stata tenuta tranquilla favorendo così il rientro della quasi totalità degli attardati. La seconda è avvenuta all’altezza della “Flamme Rouge”, quando Jacopo Guarnieri (Groupama – FDJ) è finito per le terre, rompendo letteralmente le loro uova nel paniere ai velocisti poichè alcuni degli sprinter più attesi sono stati costretti a fermarsi. Tra coloro, che per bravura o fortuna, sono stati capaci di passare oltre il migliore è stato sicuramente Sam Bennett (Deceuninck – Quick Step) che con una galoppata in solitaria lunga quasi un chilometro, su di un tratto in salita peraltro, è andato a cogliere il successo con 5” di vantaggio su Arnaud Démare (Groupama-FDJ), che ha regolato nell’ordine gli italiani Giacomo Nizzolo (NTT Pro Cycling) e Davide Cimolai (Israel Start-Up Nation). Completano la TopTen Lionel Taminiaux (Bingoal-Wallonie Bruxelles), Biniyam Ghirmay (Nippo Delko Provence), Jon Aberasturi (Caja Rural-Seguros RGA), Martin Laas (Bora-Hansgrohe), Alex Edmondson (Mitchelton-Scott) e Rick Zabel (Israel Start-Up Nation). Da notare che nell’ordine d’arrivo ufficiale non sono riportati i cinque secondi di vantaggio di Bennett, annullati dalla giuria che ha applicato la norma del regolamento secondo la quale non si contano i distacchi provocati da cadute negli ultimi 3 Km di gara.
Ovviamente la tappa odierna non ha dato spunti per la cronaca solo per le cadute. Bisogna, infatti, attribuire il dovuto merito ai protagonisti della fuga di giornata, ovvero agli italiani Damiano Cima (Gazprom-RusVelo) e Riccardo Verza (Kometa Xstra), il sudafricano Willie Smit (Burgos BH) e gli spagnoli Txomín Juaristi (Euskaltel-Euskadi), Alejandro Ropero e Diego Pablo Sevilla (Kometa Xstra). Proprio i due rappresentanti della squadra italo-spagnola sono stati gli ultimi a cedere, trasformando la fuga di sei elementi in una cronosquadre negli 8 Km che dai meno 20 hanno portato ai meno 12, quando è avvenuto il ricongiungimento. Da citare anche Cima, che è stato l’unico che ha provato a resistere al duo spagnolo.
In classifica generale nulla è cambiato e Remco Evenepoel (Deceuninck-Quick Step) ha mantenuto a distanza di 18″ George Bennett (Team Jumbo-Visma). L’ultima tappa, da Covarrubias alle Lagunas de Neila per158 km, proporrà il secondo e ultimo arrivo in salita di questa edizione della corsa spagnola, dove potrebbe andare in scena un altro show del talentuoso corridore belga.
Mario Prato

La vittoria di Bennett sul traguardo di Roa de Duero (foto Bettini)
EVENEPOEL AL CALOR BLANCO, DOMINA SULLA PRIMA SALITA DELLA “RECONQUISTA”
Il giovane belga della Deceuninck-QuickStep sull’impegnativa salita del Picón Blanco, la prima vera salita affrontata in corsa dopo il lockdown, ha centrato il suo sesto successo di questo 2020 portandosi in testa della classifica generale della Vuelta a Burgos. Il podio di giornata è stato occupato da George Bennett e Mikel Landa. Fabio Aru, primo degli italiani, è giunto ottavo.
Remco Evenepoel, nonostante la giovanissima età, e tutte le attese che ricadono su di lui, ha dimostrato per l’ennesima volta il suo valore andando a conquistare il suo sesto successo in stagione, con tutta l’intenzione di portarsi a casa la terza corsa a tappe a cui ha partecipato.
La salita del Picón Blanco (7.8 chilometri al 9.3% di pendenza media) poteva essere un ostacolo ostico per molti, ma non ha impensierito il portacolori della Deceuninck-Quick Step, che dapprima si è mosso insieme a Esteban Chaves, ben coadiuvato dalla sua Mitchelton-Scott, e a George Bennett (Jumbo-Visma), per poi attaccare in solitaria ai meno due e andare a cogliere il successo con un vantaggio di 18″ su Bennett e di 32″ su Mikel Landa (Bahrain-McLaren). A seguire sono arrivati Chaves a 35″, João Almeida (Deceuninck – Quick Step) a 45″, Ben Hermans (Israel Start-Up Nation) e Richard Caparaz (Team INEOS) a 52″, Fabio Aru (UAE-Team Emirates) a 1’03”, Joel Nicolau (Caja Rural – Seguros RGA), Mikel Nieve e Simon Yates (Mitchelton-Scott) a 1’20”.
Prima dell’atteso finale i partecipanti alla Vuelta a Burgos 2020 non si sono risparmiati, accendendo la corsa già dopo pochi chilometri di corsa, quando si sono avvantaggiati Edward Theuns (Trek-Segafredo), Nikita Stalnov (Astana), Nicolau, Jetse Bol e Juan Felipe Osorio (Burgos BH), Gotzón Martín (Euskaltel-Euskadi), Márton Dina (Kometa Xstra), Roger Adriá e Francisco Galván (Kern Pharma). Dimostrando la loro intenzione di vendere cara la pelle prima di essere ripresi sono riusciti a guadagnare fino a nove minuti di vantaggio e uno di questi fuggitivi, lo spagnolo Nicolau, alla fine è riuscito a chiudere nella topten. Successivamente ai meno 55, si è aggiunto un nuovo protagonista, il vento, che ha fatto salire in cattedra Bora-Hansgrohe e Team Ineos, la cui azione ha frantumato il plotone, in parte ricompattatosi ai meno 29, poco prima dell’attacco di Adriá nel gruppetto dei fuggitivi, rimasto in solitaria in testa alla corsa finchè la Mitchelton-Scott ha lanciato il decisivo attacco di Chaves, al quale hanno risposto, come già detto, i soli George ed Evenepoel.
Il successo del giovane talento belga gli è valso anche la conquista della leadership della classifica generale, che rispecchia nelle prime otto posizioni l’ordine d’arrivo di questa terza tappa.
Oggi si torna in pianura per una tappa di 163 Km favorevole ai velocisti, per il quali l’unico ostacolo sarà rappresentato da una breve e pedalabile rampetta da affrontare all’ultimo chilometro.
Mario Prato

Evenepoel incanta i suoi estimatori imponendosi nella prima tappa di montagna della Vuelta a Burgos (Getty Images)

