WOUT VAN AERT NON SI FERMA PIÙ, DOPO LA SANREMO SUA ANCHE LA PRIMA TAPPA DEL DELFINATO
Il giovane campione belga fa sua la prima e più lunga tappa del ”Delfinato”. Ben 218.5 km percorsi dal plotone per andare da Clermont-Ferrand a Saint Christo en Jarez, con ben sette GPM da superare.
Come da tradizione il Tour de France, che prenderà il via sabato 29 agosto, è preceduto dallo svolgimento del Critérium du Dauphiné, la breve corsa a tappe – quest’anno ridotta nella durata da sette a cinque giorni – che da alcune stagioni è divenuta una sorta di prova generale della Grande Boucle e che, oltre a proporra al via alcuni dei “big” che saranno protagonisti al Tour, consente di testare in antemprima alcune delle salite che si andranno ad affrontare, come l’inedito versante del Col de la Madeleine in programma nella terza frazione. Tutte le tappe del Delfinato 2020 propongono l’arrivo in salita, anche se quella d’apertura è la meno adatta agli scalatori perchè non presentano pendenze proibitive i sette GPM inseriti nei 218.5 km da percorrere tra Clermont-Ferrand e Saint-Christo-en-Jarez.
Subito dopo la partenza iniziavano gli attacchi, con la fuga che prendeva il volo dopo 10 km dal via. Cinque erano i corridori a tentare la fortuna, Quinten Hermans (Circus-Wanty Gobert), Brent Van Moer (Lotto Soudal), Niccolò Bonifazio (Total Direct Énergie), Michael Schär (CCC Team) e Tom-Jelte Slagter (B&B Hotels-Vital Concept). Dopo aver conquistato il primo GPM di giornata Bonifazio si faceva riassorbire dal gruppo, mentre il vincitore del secondo GPM, al km 100, Hermans si ritirava con Van Moer dopo essere caduti in discesa. Cadute si verficavano anche in gruppo e in una di queste andava giù Emanuel Buchmann (Bora-Hansgrohe), che riusciva però a rialzarsi e ritornare senza fatica nel gruppo. Intanto si ritirava anche Jan Hirt (CCC Team) ancora sofferente per una caduta subita qualche giorno fa al Tour de l’Ain.
Rimanevano da soli in testa Schär e Slagter, con il gruppo che li teneva tranquillamente sottocontrollo. A 55 km dall’arrivo, ai piedi del GPM della Côte de Saint Héand, si arrendeva Slagter mentre Schär continuava da solo per altri chilometri, mentre diversi ciclisti provavano ad uscire dal gruppo inseguitore. In una situazione di calma apparente, con big che attaccavano e venivano ripresi (tra questi un ritrovato Rigoberto Urán), la Jumbo-Visma prendeva in mano le redini della corsa dettando il ritmo in salita. Campioni del calibro di Steven Kruijswijk, Tom Dumoulin e Primož Roglič, in quest’ordine lavoravano per Wout Van Aert che, come previsto, attaccava nei 300 metri finali e bissava il successo ottenuto pochi giorno or sono alla Milano-Sanremo.
Otteneva il secondo posto in volata un ottimo Daryl Impey (Mitchelton-Scott), mentre terzo era il vincitore del Tour de France 2019 Egan Bernal (Ineos).
Ora la corsa transalpina entrerà nel vivo con l’arrivo in salita ai 1331 metri del Col de Porte al termine di una tappa lunga soli 135 Km che scatterà da Vienne
Luigi Giglio

L'arrivo della prima tappa del Delfinato (Getty Images Sport)
BENNETT, DAGLI ANTIPODI CON FURORE PER CONQUISTARE UN GRAN BEL PIEMONTE
Nell’incomparabile scenario delle colline delle Langhe George Bennett (Jumbo Visma) è autore di un attacco irresistibile sulla salita della Morra, a 7 km dall’arrivo. Nessuno riesce a stargli dietro, neanche il favorito numero uno Mathieu van der Poel (Team Fenix Alpecin). Il neozelandese amministra il vantaggio e vince con merito, nonostante il disperato tentativo di recupero di Diego Ulissi (UAE Team Emirates) che si deve accontentare del secondo posto. In terza posizione chiude il podio Van der Poel.
Il Gran Piemonte propone per il 2020 un percorso come da tradizione esigente e può essere considerato a ben vedere come un ottimo antipasto per il Giro di Lombardia di Ferragosto. La partenza è da Santo Stefano Belbo e l’arrivo è posto a Barolo, al termine di due giri di un circuito vallonato con la linea del traguardo posizionata al termine di un ultimo chilometri in costante ascesa con punte del 9%. La pianura sarà davvero poca e ciò potrebbe favorire gli attaccanti. Delle 17 squadre presenti alla partenza 11 sono WT e il ciclista più atteso, Mathieu van der Poel (Fenix Alpecin), vuole battere un colpo dopo la ripresa post covid e dopo esser stato sempre protagonista nelle corse che ha finora disputato, se si eccettua la partecipazione incolore alle Strade Bianche. Il primo tentativo serio di fuga, dopo la partenza da Santo Stefano Belbo, era portato da Callum Scotson (Mitchelton Scott) e Mikkel Honorè (Deceuninck-Quick Step). La coppia in testa veniva raggiunta da altri due contrattaccanti, Philipp Walsleben (Fenix-Alpecin) e Joseph Rosskopf (CCC Team). Dopo una ventina di chilometri i quattro avevano un vantaggio sul gruppo superiore ai 2 minuti e 20 secondi. Dopo 30 km il vantaggio era salito a quasi 5 minuti. Dopo 70 km la fuga manteneva un vantaggio superiore ai 5 minuti, con l’Astana che si faceva vedere nelle prime posizioni del gruppo, anche se il ritmo non era ancora elevatissimo. All’entrata del circuito finale di Barolo, da ripetere due volte, il vantaggio dei fuggitivi era ancora di 6 minuti e 20 secondi. A 75 km dal termine si registrava una decisa impennata nell’azione del gruppo, promossa dalla Jumbo Visma, che nel giro di un paio di chilometri rosicchiava um minuto ai quattro in fuga. A 60 km dal termine i fuggitivi avevano ancora 4 minuti di vantaggio. Scotson, vittima di crampi, era costretto al ritiro e così la fuga restava composta da tre unità. A 50 km dal termine il vantaggio era di 3 minuti, mentre nell’avanguardia del gruppo si facevano vivi anche alcuni ciclisti della Trek Segafredo. All’inizio del secondo ed ultimo giro il vantaggio della fuga era sceso a 2 minuti e 15 secondi a causa di una violenta accelerazione portata da Jacopo Mosca (Trek Segafredo). A 30 km dal termine il vantaggio della fuga scendeva sotto i due minuti. In testa al gruppo erano arrivati anche alcuni ciclisti dell’Israel Start-Up Nation, al lavoro per il capitano Ben Hermans, ed altri del Team INEOS, i cui capitani designati per oggi erano Iván Sosa e Gianni Moscon, con Ben Swift outsider di lusso. A 25 km dall’arrivo era ormai un solo minuto a separare la fuga da un gruppo inseguitore sempre più minaccioso. Una caduta in discesa a circa 20 km dall’arrivo metteva fuori gioco Dion Smith e Cameron Meyer, entrambi della Mitchelton-Scott. A 15 km dall’arrivo il vantaggio della fuga era di soli 45 secondi. A 10 km dall’arrivo il gruppo, composto da non più di un quarantina di unità, aveva ormai nel mirino la fuga, che veniva ripresa lungo l’ultima ascesa verso La Morra, a meno di 9 km dal termine. Nell’ultimo chilometro dell’ascesa partiva a tutta George Bennett (Jumbo Visma), che riusciva a lasciarsi dietro tutti i migliori. L’ultimo che cercava di resistere alla sua ruota era Moscon. Il neozelandese dava tutto in discesa ed iniziava l’ultimo strappetto verso l’arrivo di Barolo con oltre 15 secondi di vantaggio, andando a vincere meritatamente la sua prima corsa del 2020 nonostante un disperato tentativo di rimonta di Diego Ulissi (UAE Team Emirates), giunto in seconda posizione. Chiudeva il podio Van der Poel, ancora a secco di vittorie dopo la ripresa. Adesso l’attesa degli appassionati è tutta per il Giro di Lombardia che si correrà per la prima volta a Ferragosto e che inaugurerà una seconda parte del mese ricca di impegni, a partire dal Giro dell’Emilia di mercoledì 18 per passare ai Campionati nazionali ed Europei su strada e arrivare infine alla partenza del Tour de France, prevista per sabato 29 Agosto.
Giuseppe Scarfone

Il momento dell'attacco di Bennett sulla salita della Morra (Getty Images Sport)
BALLERINI BALLA A CRACOVIA NEL GIORNO DEL TRIONFO DI EVENEPOEL
Nella passerella finale di Cracovia la volata arride a Davide Ballerini (Deceuninck-Quick Step), che batte Pascal Ackermann (Bora Hansgrohe) e Alberto Dainese (Sunweb). Remco Evenepoel (Deceuninck-Quick Step) vince la prima corsa a Tappe WT della sua ancora giovane carriera ed alimenta le attese e le opinioni su quello che potrò combinare al Giro d’Italia
La quinta e ultima tappa del Giro di Polonia 2020 è lunga 188 km e conduce da Zakopane a Cracovia. È la più classica delle passerelle finali, visto che saranno i velocisti a giocarsi la vittoria mentre Remco Evenepoel (Deceuninck-Quick Step) potrà godersi la maglia gialla dopo aver messo il sigillo sulla sua vittoria nella quarta tappa. La prima parte di gara è vallonata e prevede tre GPM da affrontare, mentre il finale è totalmente pianeggiante. La fuga di giornata vedeva la presenza di cinque ciclisti, partiti poco dopo il via: si tratta di Luke Rowe (INEOS), Geoffrey Bouchard (AG2R), Hugo Houle (Astana), James Whelan (EF Education First) e Przemysław Kasperkiewicz (Nazionale Polacca). La fuga raggiungeva il massimo vantaggio di 6 minuti e 10 secondi dopo una trentina di chilometri, poi già al km 50, sotto l’impulso delle squadre dei velocisti, il suo vantaggio era sceso a 3 minuti e 5 secondi. Kasperkiewicz era il primo ad alzare bandiera bianca lasciandosi sfilare dal gruppetto di testa. Era proprio la Deceuninck-Quick Step ad alzare il ritmo della corsa ed il gruppo annullava la fuga a 9 km dall’arrivo. La volata era vinta da Davide Ballerini (Deceuninck-Quick Step), che batteva Pascal Ackermann (Bora Hansgrohe) e Alberto Dainese (Sunweb). Ballerini ottiene così la prima vittoria stagionale ed incrementa il bottino della sua squadra al Giro di Polonia, forte di ben tre vittorie su cinque. Evenepoel vince in carrozza la sua quarta corsa a tappe del 2020 e alimenta le attese per il prossimo Giro d’Italia. Jakob Fuglsang (Astana) e Simon Yates (Mitchelton Scott) salgono sui gradini più bassi del podio, mentre nella “topfive” si segnala la presenza al quinto posto di un buon Diego Ulissi (UAE Team Emirates), preceduto dal padrone di casa Rafał Majka (Bora Hansgrohe). Luka Mezgec (Mitchelton Scott) si aggiudica la classifica a punti mentre Patryk Stosz (Nazionale Polacca) quella dei GPM. La settimana di Ferragosto non ferma certo il ciclismo in questa eccezionale annata 2020 e tra tre giorni prenderà il via la seconda corsa a tappe di rilievo, ovvero il Giro del Delfinato, anche se molta attesa c’è anche per il Giro di Lombardia di sabato 15 Agosto, che sarà preceduto mercoledì 12 dal gustoso antipasto del Gran Piemonte.
Giuseppe Scarfone

Ballerini chiude in bellezza il Tour de Pologne della Deceuninck-Quick Step (foto Bettini)
ROGLIČ VINCE ANCORA, SUO IL TUOR DE L’AIN 2020, RIMANDATI BERNAL E INEOS.
Lo sloveno e la sua Jumbo-Visma volano anche nella terza ed ultima tappa della corsa francese riuscendo nell’impresa di mettere in seria difficoltà la Ineos ed il suo capitano Bernal, che si difende stoicamente finchè puo. Male Aru che non conferma i segnali di ieri.
L’ultima tappa del Tour de l’Ain partiva con vari punti d’interesse in quanto ricalca quella che sarà la quindicesima del Tour de France, perché c’era curiosità nel vedere la risposta del Team Ineos dopo la brutta prestazione di ieri e per vedere se corridori come Fabio Aru (UAE-Team Emirates) e soprattutto Nairo Quintana (Arkéa-Samsic) avrebbero confermato i segnali di ripresa. Si parte da Saint-Vulbas per arrivare dopo 144,5 km ai 1498 metri del colle del Grand Colombier (17,4 km al 7,1%). La fuga, composta da dodici elementi, parte dopo circa 40 km ed è composta da Romain Seigle e Léo Vincent (Groupama-FDJ), Romain Sicard (Total Direct Énergie), Andrea Bagioli e Mauri Vansevenant (Deceuninck-Quick Step), Julien Bernard (Trek-Segafredo), Carl Fredrik Hagen (Lotto Soudal), Will Barta, Joey Rosskopf e Georg Zimmermann (CCC), Mads Würtz Schmidt (Israel Start-Up Nation) e Thymen Arensman (Sunweb). Il migliore di questi è il nostro Bagioli, primo in vetta al Col de Biche e ultimo ad essere ripreso a 14 Km dall’arrivo da un gruppo poco numeroso, “decimato” dal gran lavoro della Ineos, tirata da Andrey Amador e che ha visto impegnati nello sforzo anche Chris Froome e Jonathan Castroviejo, oltre al capitano Egan Bernal. Pure la Jumbo-Visma del leader della corsa Primož Roglič ha conservato tre corridori accando al capitano. Nel gruppo infine ci sono anche Quintana, Daniel Martin (Israel Cycling), Bauke Mollema e Richie Porte (Trek-Segafredo), João Almeida (Deceuninck-Quick Step) e Guillaume Martin (Cofidis), mentre Aru salta praticamente ad inizio salita. Continua il lavoro della Ineos con un buon Froome che fa una lunga trenata, proseguita da Castroviejo che a sorpresa mette in difficoltà Bernal. Lo spagnolo cala il ritmo e fa rientrare il suo capitano, mentre Mollema ed altri si staccano. La Jumbo non approfitta subito della situazione ed il gruppo procede senza scossoni fino alla progressione di Porte ai -3 km che rimette Bernal in difficoltà. Stavolta Sam Bennet (Deceuninck-Quick Step) rilancia ma il colombiano è tenacissimo, resiste e a sorpresa nel finale tenta un attacco, subito annullato da Roglič, che in vista del traguardo scatta secco e va a vincere con 4’’ su Bernal e 6’’ su un Quintana che si conferma in crescita. Ad 8’’ giungono Martin e Porte, con via via tutti gli altri. Si conclude così un Tour de l’Ain combatutto e che ha lasciato l’impressione che la Jumbo-Visma sia al momento superiore alla Ineos, la quale ha però altri corridori di prima fascia impegnati altrove e che al Tour schiererà la solita corazzata. Avremo ulteriori elementi d’analisi la prossima settimana durante il Giro del Delfinato.
Matteo Conz

Primož Roglič vince anche la tappa regina del Tour de l'Ain e si impone nella classifica delle breve corsa francese (foto Bettini)
ROGLIČ TAPPA E MAGLIA AL TOUR DE L’AIN, GRANDE PROVA DELLA JUMBO-VISMA E DEL NOSTRO VALERIO CONTI CHE CHIUDE TERZO
La seconda tappa non ha tradito le attese con la squadra olandese che non si è risparmiata ed è riuscita ad isolare Bernal, il quale non ha comunque mostrato cedimenti.
Il menù odierno del Tour de l’Ain prevedeva 140,5 km da Lagnieu a Lélex Monts-Jura conditi da cinque colli che ha chiamato all’azione i favoriti, con in testa la Jumbo-Visma che già ieri ha cominciato lo scontro con la Ineos, oggi parsa in abbastanza in difficoltà sui ripetuti attacchi della squadra olandese. Ma andiamo per ordine, partendo dall’elencare i fuggitivi di giornata – Jaakko Hänninen (AG2R La Mondiale), Joey Rosskopf (CCC Team), Simon Guglielmi (Groupama-FDJ), Nils Politt (Israel Start-Up Nation) e Julien Bernard (Trek-Segafredo) – che hanno raggiunto un vantaggio massimo di 4’ per poi esser via via ripresi durante la scalata alla penultima salita, il Col de Menthières, sulla quale la Jumbo impone un ritmo molto sostenuto. Durante un forcing di Rom Dumoulin si staccano Geraint Thomas e Chris Froome, che conferma l’attuale deficit di condizione, mentre ai -5 km dalla vetta perde le ruote del gruppo anche il leader della classifica Andrea Bagioli (Deceuninck-Quick Step). In vista dello scollinamento il gruppo dei migliori è composto da circa dieci uomini e tre di questi sonoi della Jumbo; pure Valerio Conti (Team UAE-Emirates) rimane indietro ma riesce a rientrare in discesa in compagnia di Jonathan Castroviejo (Ineos). Appena comincia l’ultima ascesa attacca subito Steven Kruijswijk per la Jumbo e guadagna circa 20’’, ma dietro l’eccezionale Castroviejo con le ultime energie rimastegli tiene il gruppo vicino all’olandese e nel momento nel quale esaurisce il suo lavoro è Egan Bernal (Ineos) in prima persona ad annullare il distacco. A quel punto l’andatura rallenta tanto che dietro il secondo gruppetto si avvicina, guidato da un combattivo Fabio Aru (UAE Team Emirates), in compagnia del quale ci sono João Almeida (Deceuninck-Quick Step), Jan Hirt (CCC Team), Jesús Herrada (Cofidis) e Castroviejo. Kruijswik rilancia il ritmo preparando il terreno per lo sprint per Primož Roglič, mentre Nairo Quintana (Arkéa-Samsic) non ci prova neanche, come fatto del resto durante tutta la tappa; invece Bauke Mollema (Trek-Segafredo) prova ad anticipare ma è subito respinto da un problema meccanico. Allo sprint parte lungo Bernal, che viene subito seguito e sorpassato di forza dallo sloveno, che si prende la vittoria sfumata ieri mentre un tenacissimo Conti riesce a guadagnare un ottimo terzo posto, con Aru settimo che mostra segnali di crescita in vista delle gare che contano. Grazie alla somma degli abbuoni Roglič diventa leader della generale con 10’’ su Bernal, 12’’ su Conti, 18’’ su Quintana e via via tutti gli altri, con Aru settimo anche nella generale a 31’’ dallo sloveno. Domenica la tappa conclusiva del Tour de l’Ain sarà decisiva e molto importante in ottima Tour de France perché ricalca il persorso gran parte della quindicesima tappa della Grande Boucle con il difficile arrivo in salita sul Grand Colombier anticipato da altri due impegnativi colli.
Matteo Conz

La vittoria di Roglič nella seconda frazione del Tour de l'Ain (foto Getty Images Sport)
IL CAPOLAVORO DI VAN AERT RIPORTA LA SANREMO IN BELGIO
agosto 8, 2020 by Redazione
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Non la vincevano dal 1999, quando sul traguardo di Via Roma era giunto per primo Andrei Tchmil, russo di nascita ma da un paio di stagioni naturalizzato belga. E senza questo passaggio burocratico il digiuno dei belgi dalla classicissima sarebbe stato ancora più lungo perchè la precedente vittoria risaliva al 1981, quando si era imposto Alfons De Wolf. Ora la straordinaria affermazione di Wout Van Aert potrebbe riaprire il discorso, perchè il belga ha tutte le carte per cercare di avvicinare l’inavvicinabile primato delle sette vittorie del suo connazionale Eddy Merckx.
Centoundicesima edizione della Classicissima di Primavera, la Milano-Sanremo, quest’anno corsa in estate inoltrata a causa della pandemia di Covid-19. Percorso stravolto nei suoi 305 chilometri di strada, tranne il finale con Poggio, Cipressa e arrivo in via Roma invariati, ma con alcune località storiche come il Passo del Turchino, Capo Mele e Capo Berta messe da parte in attesa di essere rispolverate nel 2021, Coronavirus permettendo. Dopo il fondo, oltre 300 chilometri che hanno messo a dura prova la resistenza e la forma fisica dei ciclisti soprattutto in questa stagione anomala, le difficoltà maggiori per le ruote veloci venivano rappresentate dalle asperità delle salite di Niella Belbo al 161° chilometro, edel Colle di Nava al 269° Km (3.9 chilometri di lunghezza al 3% di pendenza media). Alla partenza si schieravano ventisette squadre formate da sei ciclisti ciascuno per un totale di centosessantadue corridori e tra di loro c’erano i vincitori delle ultime edizioni (2015 escluso): Julian Alaphilippe (Deceuninck-Quick Step), Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo), Michał Kwiatkowski (Ineos), Arnaud Démare (Groupama-FDJ) e Alexander Kristoff (UAE-Team Emirates). Tra gli altri partenti si segnalavano il campione slovacco Peter Sagan (Bora Hansgrohe), Greg Van Avermaet (CCC Team) e gli scoppiettanti Mathieu Van der Poel (Alpecin-Fenix) e Wout Van Aert (Jumbo-Visma), vincitore della Strade Bianche a Siena pochi giorni fa. Fernando Gaviria (UAE-Team Emirates), Elia Viviani (Cofidis) e Caleb Ewan (Lotto Soudal) erano, invece, tre tra i velocisti più pericolosi al via che avrebbero subito attacchi dalle squadre dei passisti sul Poggio e sulla Cipressa, tenendo presente che la riduzione a sei ciclisti per squadra rendeva più difficile il controllo della corsa ai vari team. La Lotto Soudal, per esempio, oltre al già citato Ewan poteva contare anche su Philippe Gilbert, corridore che non ha certo bisogno di presentazione e al cui nutrito palmarès manca proprio la Milano-Sanremo.
La partenza avveniva qualche minuto dopo le undici, sotto un caldo pungente. Dopo solo 2 Km partivano all’attacco sette ciclisti Mattia Bais (Androni Giocattoli Sidermec), Manuele Boaro (Astana), Alessandro Tonelli (Bardiani), Damiano Cima (Gazprom), Héctor Carretero (Movistar), Marco Frapporti (Vini Zabù) e il giovane Fabio Mazzucco (Bardiani), che li raggiungeva qualche chilometro più tardi. Nonostante le alte temperature, dopo due ore di gara la media della corsa toccava i 43,6 km/h, mentre la fuga al comando viaggiava con 6′30″ di vantaggio sul gruppo. A guidare il plotone all’inseguimento si alternavano le squadre dei velocisti ed in particolare Lotto Soudal, Jumbo-Visma, Deceuninck-Quick Step e Groupama-FDJ, formazioni rispettivamente di Caleb Ewan, Van Aert, Alaphilippe e Démare.
Sulla salita di Niella Belbo si raggiungevano le 3 ore di corsa con la fuga che manteneva sempre 6 minuti di vantaggio dagli inseguitori, nel quale non si facevano ancora notare i favoriti per la vittoria, ben protetti nella pancia del gruppo. Solo 4 ore dopo la partenza della Classicissima il vantaggio dei fuggitivi calava vistosamente scendendo sotto i 3 minuti e mezzo. Prima dell’inizio del Colle Nava tale gap calava per la prima volta sotto i tre minuti grazie all’impulso delle squadre dei favoriti e in quel frangente era da segnalare il buon lavor di Oliviero Troia (UAE-Team Emirates).
Il primo colpo di scena avveniva ai meno 88 km dall’arrivo, quando una caduta nella pancia del gruppo metteva a terra diversi ciclisti tra i quali Simone Consonni (Cofidis) e Matteo Trentin (CCC Team). Proprio quest’ultimo, vice campione del mondo in carica, era quello che ne faceva le spese venendo costretto al ritiro. Per lui una brutta botta alla spalla mentre il gruppo ìera a quasi 2 minuti dai sei al comando, che a pochi chilometri della vetta del Colle di Nava perdeva Carretero, che esausto si faceva inghiottire dalle fauci del gruppo guidato dalla Bora-Hansgrohe. Da segnale all’inizio della discesa Nibali nelle primissime posizioni, con Sagan attento alle sue ruote.
A 60 chilometri dall’arrivo, con il gruppo che lasciava il Piemonte per entrare in Liguria e con un ritardo di 1′10” dai fuggitivi, le squadre dei big iniziavano a fare le prime mosse. Nel tratto di falsopiano che seguiva la discesa del Colle di Nava Mazzucco si fermava a causa di problemi mecccanici, mentre la Trek-Segafredo di Nibali mandava all’attacco il giovane e promettente Nicola Conci, con i compagni Giulio Ciccone e Gianluca Brambilla nelle prime venti posizioni del gruppo, pronti a rilanciare in caso di tentativo vano da parte di Conci. Data la distanza dal traguardo, questa era una mossa che serviva più che altro per stanare le squadre dei favoriti e per far lavorare e stancare i gregari dei velocisti in vista di Cipressa e Poggio. Il tentativo veniva, però, annullato dalla Deceuninck-Quick Step di Alaphilippe, che prendeva le redini della corsa portandosi a 15” dai fuggitivi, nel frattempo rimasti solo in cinque, definitivamente ripresi a 35 chilometri dall’arrivo, mentre si transitava dal centro di Imperia e il gruppo si apprestava a tornare sulle strade classiche della Sanremo.
Intanto due pedine fondamentali della Deceuninck Quick Step, Alaphilippe prima e Bob Jungels poi, erano costretti a cambiare bici per problemi meccanici e a rientrare frettolosamente nel plotone, pilotato dall’Alpecin-Felix che si era messa a totale disposizione del proprio capitano Matheu Van der Poel. Si attaccava la Cipressa con la Trek di Nibali pronta a chiudere ogni velleità di attacchi ed in particolare era bravo Jacopo Mosca a raggiunger Loïc Vliegen (Circus-Wanty Gobert): i due prendevano il largo mentre Ewan era in difficoltà nelle retrovie e si staccava, sorte che un paio di chilometri più tardi toccherà anche a Fernando Gaviria. Ripresi un ottimo Mosca e Vliegen, la discesa successiva vedeva l’attacco del ligure Niccolò Bonifazio (Direct Énergie), seguito poco dopo da Daniel Oss (Bora-Hansgrohe). Dietro si assisteva ad un immobilismo che francamente nessuno si aspettava e così Oss, non nuovo ad azioni sulla Cipressa, riusciva a guadagnare 15” di vantaggio prima di essere ripreso dal gruppo poco prima dell’inizio del Poggio.
A 10 chilometri dall’arrivo iniziava la bagarre e la Milano-Sanremo entrava nel clou. Il primo ad attaccare era Gianni Moscon, primo tentativo di un Team Ineos deludente, azione che veniva bloccata da un attento Zdeněk Štybar (Deceuninck-Quick Step). Poi ci provava ancora la Trek-Segafredo con Gianluca Brambilla, al cui inseguimento si lanciava il belga Aimé De Gendt (Circus-Wanty Gobert); intanto il ritmo costava caro ai velocisti reduci dalla Cipressa e tra quelli che si staccavano sul Poggio c’erano gli italiani Sonny Colbrelli (Bahrain) e Viviani. La Trek-Segafredo era molto attiva, con l’unica pecca di Ciccone, il cui timido attacco non riuscito dopo il Nava non aveva avuto seguito A meno di sette chilometri all’arrivo ci provava un pezzo da 90, lo squalo Vincenzo Nibali, ma questo attacco non faceva il vuoto come invece riuscirà ad Alaphilippe, che si lasciava tutti alle spalle e scollinava da solo. Van Aert si era inizialmente fatto sorprendere, ma in discesa riusciva a raggiungere il transalpino, con il quale andava a formare un duetto micidiale per gli inseguitori. Gli ultimi tre chilometri veniva affrontanti con un vantaggio limitato per i primi due e con il francese consapevole di avere uno spunto meno veloce del corridore belga: Alaphilippe si incollava alla ruota di Van Aert senza dargli un cambio, ma l’avversario, dimostrando sangue freddo e un’esperienza fuori dal comune per la sua giovane età, rispondeva prontamente tenendo alta l’andatura e controllando sia il rivale, sia il plotone che era a soli 5 secondi. Van Aert e Alaphilippe a ridosso del traguardo si giocavano il tutto per tutto, con il francese che cercava di mettere pressione e stuzzicare Van Aert. Ma tale strategia risultava inutile perchè il campione belga che accelerava e andava a vincere in volata la sua prima Classica Monumento con mezza ruota di vantaggio.
Alle loro spalle, dopo due secondi, Michael Matthews (Sunweb) vinceva la volta del gruppo inseguitori. Peter Sagan era quarto, ancora una volta piazzato, quinto era Giacomo Nizzolo (NTT). Tra i big Van Avermaet terminava ottavo, Gilbert nono, Van der Poel tredicesimo, Davide Formolo (UAE-Team Emirates) sedicesimo, Alberto Bettiol (EF Pro Cycling) diciottesimo e Vincenzo Nibali ventitreesimo.
Consegnata alla storia questa straordinaria Sanremo d’agosto, ora l’attenzione dei tifosi si sposterà sul Giro di Lombardia di Ferragosto e sul Delfinato che scatterà il 12 agosto, prova generale del Tour de France che prenderà le mosse sabato 29 da Nizza.
Luigi Giglio

Wout Van Aert batte Alaphilippe alla Milano-Sanremo 2020 (Getty Images)
FENOMENOLOGIA DI UN FENOMENO: EVENEPOEL SENZA RIVALI A BUKOWINA TATRZAŃSKA
Partito a poco più di 50 km dall’arrivo, Remco Evenepoel (Deceuninck-Quick Step) aumenta progressivamente ed inesorabilmente il proprio vantaggio sui suoi avversari, ridotti ad una trentina di unità, e vince dominando la tappa più difficile del Giro di Polonia 2020. Primo dei battuti è Jakob Fuglsang (Astana), giunto all’arrivo con quasi due minuti di ritardo. Evenepoel indossa meritatamente la maglia gilla di leader e domani a Cracovia potrà festeggiare la quarta vittoria stagionale di una corsa a tappe.
Anche se è la tappa più corta del Giro di Polonia 2020 con i suoi 153 Km, la Bukovina Resort – Bukowina Tatrzańska è anche quella più dura, visto che presenta ben sei GPM di prima categoria. Si tratta di salite non impossibili, ma che percorse ad un ritmo sostenuto scremeranno non di poco il gruppo, come del resto già successo nelle scorse edizioni quando sullo stesso arrivo si sono giocati la vittoria gruppetti composti da pochi ciclisti. Ecco perciò che la quarta tappa assume un’importanza decisiva in ottica classifica generale, a maggior ragione se si considera che le tappe totali sono 5 e non 7. Insomma chi vince oggi metterà più di un’ipoteca sulla vittoria finale, visto che domani l’ultima tappa è destinata ai velocisti. La fuga di oggi è stata caratterizzata dall’azione di Chris Harper (Jumbo Visma), Nathan Haas (Cofidis), Patryk Stosz (Nazionale Polacca), Kamil Małecki (CCC Team), James Whelan (EF Education First). Il gruppo non dava molto spazio alla fuga, anche perché il ritmo era molto elevato fin da subito, vista l’importanza assunta dalla tappa. Le squadre degli uomini di classifica, tra le quali Astana, Deceuninck e INEOS, erano perennemente davanti. Con questi presupposti la fuga veniva ripresa dopo circa 100 km, con il gruppo principale già ridotto ad una trentina di unità. A 25 km dall’arrivo la situazione era la seguente: Remco Evenepoel (Deceuninck-Quick Step), dopo un’azione personale in costante progressione partita a circa 50 km dal termine, aveva 55 secondi di vantaggio su un gruppetto formato da Rafał Majka (Bora Hansgrohe), Simon Yates (Mitchelton Scott) e Jakob Fuglsang (Astana). Il fenomeno belga non mollava di un millimetro, anzi aumentava il vantaggio sui diretti inseguitori. Alle sue spalle Fuglsang riusciva a salutare la compagnia di Yates e di Majka, ma non impensieriva minimamente chi gli stava davanti; Evenepoel andava così a vincere senza problemi sul traguardo di Bukowina Tatrzańska dedicando la vittoria al suo compagno di squadra Fabio Jakobsen, ancora in ospedale ma fortunatamente non più in pericolo di vita. A un minuto e 48 secondi giungeva Fuglsang, mentre terzo era Yates a 2 minuti e 22 secondi. In classifica generale il giovane belga è primo con un minuto e 52 secondi di vantaggio su Fuglsang e 2 minuti e 28 secondi di vantaggio su Yates. Come precedentemente detto, la quinta ed ultima tappa in programma domani da Zakopane a Cracovia è riservata ai velocisti, nonostante tre GPM che però saranno affrontati nella prima metà. Ad Evenepoel basterà arrivare ‘sano e salvo’ al traguardo per mettere nel carniere la sua prima vittoria del Giro di Polonia e la sua quarta stagionale in una corsa a tappe dopo essersi già aggiudicato Vuelta a San Juan, Volta ao Algarve e Vuelta a Burgos.
Giuseppe Scarfone

Successo con dedica a Jakobsen per Evenepoel al Giro di Polonia
BAGIOLI, PRIMA DA PROFESSIONISTA AL TOUR DE L’AIN
Andrea Bagioli vince la prima corsa da professionista beffando Roglič e altri campioni nella combattuta prima tappa del Tour de l’Ain 2020
Si è aperta oggi la breve corsa a tappe francese con una tappa mossa di 139,5 km da Montréal-la-Cluse a Ceyzériat, nella quale i favoriti si sono subito dati battaglia. La fuga di giornata è composta da Ivan Centrone (Natura4Ever-Roubaix Lille Métropole), Martin Salmon (Sunweb), Michał Paluta (CCC Team) e Alexys Brunel (Groupama-FDJ), ma al solito il gruppo lascia poco spazio. Ai -18km la corsa si anima con l’attacco di Georg Zimmermann (CCC Team), la cui azione viene supportata dal compagno in fuga Paluta. Il tentativo, però, finisce ai -10 km dopo che il gruppo ha aumentato l’andatura grazie al lavoro del Team Ineos in vista dello strappo finale di 800 metri al 7%. Qui, però, è Primož Roglič (Jumbo-Visma) a proporsi in una progressione che rimescola il gruppo ma viene ben controllata da un Egan Bernal (INEOS) in forma e sicuro dei suoi mezzi.
All’ultimo chilometro è ancora la Jumbo-Visma ad attaccare con una poderosa tirata di Tom Doumulin in favore del compagno Roglič, il quale viene portato in vista del traguardo nelle migliori condizioni per vincere. Sembra quasi fatta per lo sloveno quando ai -200 metri rinviene fortissimo Andrea Bagioli (Deceuninck-Quick Step), che a soli 21 anni va a prendersi la sua prima vittoria tra i professionisti, un successo memorabile vista la qualità dei battuti e la bagarre nel finale, che è solo un anticipo di quanto si vedrà al Tour de France dove INEOS e Jumbo-Visma saranno probabilmente le squadre faro della corsa.
Domani tappa di 140,5 km da Lagnieu a Lélex Monts-Jura che promette ancora battaglia sulle cinque salite previste che, pur non essendo dure, faranno selezione visto il piglio battagliero con cui varie squadre hanno corso sia oggi, sia nelle varie gare viste nella ripartenza della stagione.
Matteo Conz

Taglia il traguardo quasi incredulo il valtellinese Andrea Bagioli: ha ottenuto la sua prima vittoria da professionista battendo un asso del calibro dello sloveno Roglič (Getty Images Sport)
CARAPAZ, VITTORIA D’AUTORE A BIELSKO-BIAŁA
Richard Carapaz (Team INEOS) sorprende i (pochi) velocisti presenti nel gruppetto di una quarantina di unità che si gioca la vittoria a Bielsko-Biała in un finale molto combattuto. Diego Ulissi (UAE Team Emirates), nonostante una bella rimonta, deve accontentarsi del secondo posto. Carapaz è la nuova maglia gialla e nella tappa regina di domani sarà uno dei papabili per la vittoria finale nella breve corsa polacca
La terza tappa del Giro di Polonia, la più lunga con i suoi 203 km, unisce le località di Wadowice e di Bielsko-Biała. Chi vuole vincere deve unire doti di fondo e di resistenza, anche in considerazione dei sette GPM in programma. Certamente non stiamo parlando di Stelvio o di Gavia ma, comunque, la pianura è poca e si tratta dellla terzultima tappa della breve corsa polacca, per cui ci aspettiamo che anche i pretendenti alla vittoria finale vogliano animarla di proposito. Dopo la partenza da Wadowice si formava la fuga di giornata grazie all’azione di Quentin Jauregui (Team AG2R), Kamil Gradek (CCC Team), Taco van der Hoorn (Jumbo Visma) e Patryk Stosz (Nazionale Polacca). Nel giro di una ventina di chilometri la fuga accumulava un vantaggio sul gruppo superiore ai tre minuti. Jauregui transitava in prima posizione sul primo GPM di Wielka Puszcza, posto al km 24.6. Le cose si animavano poco più avanti sul doppio passaggio sul muro di Kocierz, ripida ascesa di quasi 3 km con tratti dalla pendenza in doppia cifra, anche superiore al 15%. Durante la prima tornata era Thomas De Gendt (Lotto Soudal) ad accendere la miccia ed a trainare alcuni contrattaccanti, ma il gruppo reagiva e annullava l’attacco nella successiva discesa. Durante la seconda tornata era invece Laurens De Vreese (Astana) a scattare tutto solo, ma anche questa volta, dopo qualche centinaio di metro in testa, il gruppo rinveniva sul belga. Nel frattempo a circa 80 km dall’arrivo la fuga iniziale aveva perso terreno sul gruppo e ora il suo vantaggio si aggirava sui 2 minuti. Mads Pedersen (Trek Segafredo), leader della classifica generale, si staccava sulla prima ascesa verso il passo Przegibek, penultimo GPM in programma. Successivamente si segnalava la resa di Jauregui, che non riusciva più a tenera la testa della corsa e si staccava dalla fuga, che restava quindi composta da tre ciclisti. Gradek si aggiudicava il primo sprint intermedio di Wilkowice, posto al km 140, mentre era Van der Hoorn ad aggiudicarsi quello successivo di Łodygowice, circa 5 km più avanti. A 50 km dal termine la fuga aveva ancora 2 minuti di vantaggio sul gruppo. I tre di testa venivano ripresi all’inizio del circuito finale da ripetere tre volte. Dopo un tentativo di Nathan Haas (Cofidis), subito riassorbito dal gruppo, era il Team INEOS a prendere in mano le redini della corsa nell’ultimo giro in programma. Lo squadrone inglese aumentava il ritmo ed in molti si staccavano dal plotone principale. La vittoria se la giocava un gruppetto ristretto di una quarantina di unità. Era Richard Carapaz (INEOS) a scattare a circa 450 metri dal traguardo in un tratto in pendenza. L’ultimo vincitore del Giro riusciva a mantenere la testa della corsa e a trionfare sulla linea d’arrivo nonostante l’estremo tentativo di un buon Diego Ulissi (UAE Team Emirates), che doveva però accontentarsi della seconda posizione. Chiudeva il podio di giornata Rudy Molard (Groupama FDJ). Carapaz è alla prima vittoria stagionale in maglia INEOS ma soprattutto va a conquistare la maglia gialla, simbolo del primato in classifica, con 4 secondi su Ulissi e Kamil Malecki (CCC Team). Come da tradizione del Giro di Polonia, la classifica generale è ancora estremamente corta e ben 53 ciclisti sono racchiusi in meno di un minuto: a decidere le sorti della corsa sarà domani la quarta e penultima tappa da disputare sul tormentato circuito di Bukowina Tatrzańska.
Giuseppe Scarfone

Vanamente contrastato da Ulissi, Carapaz si impone con uno scatto nel finale sul traguardo di Bielsko-Biała (Getty Images Sport)
UN ARCOBALENO A ZABRZE: PEDERSEN VINCE IN VOLATA ED È LA NUOVA MAGLIA GIALLA
Il campione del mondo Mads Pedersen (Trek Segafredo) si improvvisa velocista di lusso e batte a Zabrze Pascal Ackermann (Bora Hansgrohe) e Davide Ballerini (Deceuninck-Quick Step). Il danese è la nuova maglia gialla e dovrà difenderla domani nella terza tappa che prevede oltre 200 km infarciti di GPM (ben sette).
Dopo le polemiche della prima tappa dovute al tumultuoso finale con la spaventosa caduta in volata di Fabio Jakobsen (Deceuninck-Quick Step) e la successiva inevitabile squalifica del suo carnefice Dylan Groenewegen (Jumbo-Visma), il Giro di Polonia prova a ripartire con la seconda tappa, la più corta dell’edizione 2020. Sono 151.5 i km da percorrere da Opole a Zabrze, con un finale che presenta un circuito di 6 km da percorrere tre volte. Un’altra volata, speriamo più tranquilla di quella di ieri, sembra stagliarsi all’orizzonte di una corsa che riparte senza un leader in classifica generale, visto che Jakobsen si trova in ospedale in gravi condizioni, anche se stabili. Dopo la partenza da Opole si formava la fuga di giornata composta da due ciclisti, già protagonisti della fuga di ieri, ovvero Maciej Paterski (Nazionale Polacca) e Julius van den Berg (Team EF Education First). Dopo 30 km il vantaggio della coppia di testa superava abbondantemente i 5 minuti. Era la Bora Hansgrohe a guidare la testa del gruppo. Van den Berg transitava in prima posizione al GPM di Góra Swiety Anny posto al km 60.6. Era invece Paterski ad aggiudicarsi i due successivi traguardi intermedi, posti rispettivamente al km 74.8 ed al km 93. Il duo di testa iniziava il circuito finale di Zabrze con circa un minuto di vantaggio sul gruppo in forte rimonta. La fuga veniva infine raggiunta a 16 km dal termine. L’ultimo tentativo di contrattacco, peraltro abbastanza velleitario, era portato da Piotr Brozyna (Nazionale Polacca), ma il gruppo lo inghiottiva immediatamente dopo avergli dato meno di un chilometro di vantaggio. La Trek Segafredo preparava la volata per Mads Pedersen, che partiva lungo e manteneva la testa fino alla linea d’arrivo nonostante il disperato tentativo di Pascal Ackermann (Bora Hansgrohe), che doveva arrendersi per meno di mezza ruota. Al terzo posto un buon Davide Ballerin (Deceuninck-Quick Step) chiudeva il podio di giornata, mentre si segnalava nella top ten anche il quinto posto di Alberto Dainese (Sunweb). Una volata a conti fatti molto più tranquilla e lineare di quella di ieri, che vede quindi la prima affermazione stagionale del campione del mondo in carica. Pedersen è la nuova maglia gialla, con 4 secondi di vantaggio da gestire Ackermann e Kamil Małecki (CCC Team). Non è detto che la versatilità del ciclista danese non possa permettergli di mantenere il primato anche nella tappa di domani, che viene riproposta dopo le edizioni del 2018 e del 2019 ed in cui a trionfare furono Michał Kwiatkowski e Luka Mezgec, a dimostrazione che servirà fondo e resistenza per domare gli oltre 200 km ed i sette GPM in programma. Nel dettaglio la tappa di domani da Wadowice a Bielsko Biała è la più lunga del Giro di Polonia 2020 con i suoi 203 km. Sono ben sette i GPM che i ciclisti dovranno affrontare, ai quali si aggiunge un circuito finale di 7 km e 200 metri che dovrà essere affrontato tre volte e che non ha un metro di pianura. Naturalmente sarà un esame importante non solo per i cacciatori di tappe ma anche per coloro i quali il Giro di Polonia lo vogliono vincere.
Giuseppe Scarfone

Pedersen domina in uno sprint più tranquillo rispetto a quello della tappa precedente e si impone nella seconda frazione del Giro di Polonia (Getty Images Sport)

