GANNA ESPUGNA LA SILA, METAMORFOSI DEL PIEMONTESE NEL TAPPONE CALABRESE
Magistrale azione di Filippo Ganna (Ineos-Grenadiers) alla quinta tappa del Giro d’Italia con partenza da Mileto ed arrivo a Camigliatello Silano, il campione del mondo a cronometro stacca tutti i compagni di fuga sul passo di Montescuro ed illumina con la sua azione cristallina una tappa tiratissima.
A Mileto le temperature iniziano a scendere in questo Giro d’Italia 2020, presagio di una tappa fredda da affrontare in quota alla salita di prima categoria sul Gpm di Montescuro per poi arrivare in discesa al traguardo di Camigliatello Silano. Pronti via e la corsa si infiamma subito dopo il chilometro zero con diversi corridori che provano a portare via la fuga di giornata senza riuscirci vista l’elevata velocità imposta dal gruppo fin da inizio corsa. Bisogna aspettare il chilometro 35 con l’azione del solito Thomas DeGendt (Lotto Soudal), Damien Howson (Mitchelton-Scott), Jhonatan Narvaez (Ineos Grenadiers) e Peter Sagan (Bora-Hansgrohe) a cui si aggiungono in poco dopo Niko Denz (TeamSunweb) e Jan Tratnik (Bahrain- McLaren) per assistere alla prima evasione dal gruppo ma che inesorabilmente viene riassorbita nel giro di pochi chilometri. Soltanto al chilometro 50 grazie ad un allungo di Filippo Ganna e Salvatore Puccio (Ineos Grenadiers), Jan Tratnik e CarlFredrik Hagen (Lotto Soudal) nasce la fuga di giornata, il gruppo lascia fare. Da dietro riescono ad accodarsi anche Jonathan Restrepo (Androni-Sidermec), HectorCarrettero (Movistar), Valerio Conti (UAE TeamEmirates) ed Edoarzo Zardini (Vini Zabù–Brado–KTM), che vengono attesi dal primo quartetto, fino a formare così un gruppetto di otto uomini al comando che mette, come detto, d’accordo il gruppo. E’ la fuga di giornata che condizionerà l’esito di questa quinta tappa in territorio calabrese. Si arriva così a 90 Km di corsa con un vantaggio degli otto uomini di quasi cinque minuti. In testa al gruppo si alternano a tirare Astana, Jumbo Visma e Team Sunweb quasi a far presagire un possibile ricongiungimento verso la salita di Montescuro. Ai piedi della lunga ascesa il vantaggio dei fuggitivi si attesta a 3’. Sulle prime rampe della salita il più agguerrito sembra essere Carretero che prova subito un allungo rintuzzato però da Ganna. Iniziano a perdere invece contatto sia, a sorpresa, Hagen, sia Tratnik. Intanto in testa al gruppo si porta a tirare la Lotto Soudal per lanciare un contrattacco di Thomas DeGendt a cui si accoda il giovane Einer Rubio (MovistarTeam). I due riescono a portarsi subito dopo Spezzano a solo 1’15” sulla testa della corsa e 2’ sul gruppo maglia rosa tirato in questa fase dalla Sunweb. Nel tratto più duro della salita di Montescuro in cui la strada si impenna al 18% perdono contatto sia Conti che Puccio. Dietro questa volta è laTrek Segafredo che si porta in testa a tirare ed imprimere una vera e propria accelerazione grazie a Jacopo Mosca e Nicola Conci, a pagarne è il vincitore dell’Etna Jonathan Caicedo (Ef) . Il distacco si riduce ancora scendendo poco sotto il minuto e così un indomabile Carretero prova, ai meno 21 dall’arrivo, ancora ad andarsene tutto solo ma è nuovamente Filippo Ganna a riportarsi sotto. Lo stesso accade con De Gendt e Rubio che, raggiunta la fuga iniziale insieme a Zardini, riescono a portarsi sulla coppia di testa. Provano poi ad allungare proprio De Gendt e Rubio attaccando una volta a testa, ma in entrambi i casi sempre un incredibile Ganna si riporta sotto con il proprio passo. Ai meno 17 Km questa volta è proprio il campione del mondo a cronometro a buttare giù il lungo rapporto e andare su di progressione tutto solo. Dietro, in gruppo, è l’Astana a tirare e riprendere via via tutti gli ex compagni di fuga di Ganna che intanto conserva 40” di vantaggio sul gruppo maglia rosa. Sul Gpm di Montescuro il piemontese scollina con 50” guadagnando ancora tempo prezioso per affrontare la discesa verso Camigliatello. Filippo Ganna in assoluto controllo pregusta già la seconda vittoria al Giro d’Italia, attentissimo nell’impostare le curve il cui asfalto è reso insidioso da qualche goccia di pioggia e foglie. L’iride mondiale illumina così il rettilineo di arrivo di Camigliatello Silano, dietro di lui a 34” di distacco regola il gruppo dei migliori, Patrick Konrad (Bora-Hansgrohe) seguito dalla maglia rosa João Almeida (Deceuninck-Quick Step), via via tutti i big attenti a non perdere tempo. Classifica generale invariata con il portoghese in rosa seguito da Pello Bilbao (Bahrain – McLaren) a 43” e Wilco Kelderman (Team Sunweb) a 48”.
Antonio Scarfone

Ganna in fuga nella nebbia della Sila (Getty Images Sport)
DÉMARE ESULTA AL FOTOFINISH. SAGAN BATTUTO D’UN SOFFIO
E’ il campione di Francia Arnaud Démare ad esultare al termine della 4a tappa del Giro d’Italia. Il portacolori della Groupama-FDJ ha battuto Peter Sagan (Bora-Hansgrohe), ancora alla ricerca del primo successo stagionale, e il bravissimo Davide Ballerini (Deceuninck-Quick Step) al termine di una volata incertissima che ha reso necessario il ricorso al fotofinish per poter decretare il vincitore. Resta praticamente immutata la classifica generale, alla vigilia della frazione calabrese che potrebbe nuovamente rimescolare le carte. La maglia rosa rimane sulle spalle del giovane portoghese João Almeida (Deceuninck-Quick Step) che guida con 2″ di vantaggio su Jonathan Caicedo, vincitore ieri in cima all’Etna.
La 4a tappa del Giro, l’ultima in territorio siciliano, prevedeva la partenza da Catania e l’arrivo dopo soli 140 km a Villafranca Tirrena. Il percorso era prevalentemente pianeggiante ma non del tutto banale vista la presenza dopo 75,5 km della salita di Portella Mandrazzi (16,4 km al 4,6%). Una volta completata la discesa, la strada tornava ad essere nuovamente pianeggiante fino all’arrivo posto sul lungomare di Villafranca Tirrena che favoriva il prevedibile epilogo in volata.
Al via non si è presentato Geraint Thomas (Ineos Grenadiers). Lo sfortunato corridore gallese è rovinosamente caduto nel tratto di trasferimento della 3a tappa (poi conclusa con oltre 12’ di ritardo) rimediando una piccola frattura non scomposta all’anca che lo ha costretto al ritiro.
La partenza ufficiale è stata data alle 12:30. Anche oggi, così come accaduto nelle precedenti frazioni, la fuga è partita già al primo tentativo. Ad evadere dal gruppo è stato un terzetto composto da Marco Frapporti (Vini Zabù-Brado-KTM), Kamil Gradek (CCC Team) e Simon Pellaud (Androni Giocattoli-Sidermec). Il plotone non ha opposto nessuna resistenza lasciando andare i fuggitivi, il cui vantaggio è cresciuto molto rapidamente toccando i 2’20” dopo appena 10 km. Dopo una quindicina di km, quando il gap aveva raggiunto i 3’30”, in testa al gruppo sono apparsi gli uomini della Groupama-FDJ, decisi a non lasciare troppo spazio ai battistrada e a lavorare per lo sprint di Arnaud Démare. Il vantaggio dei fuggitivi si è così stabilizzato, attestandosi intorno ai 4’ per molti chilometri.
Al traguardo volante di Francavilla di Sicilia, posto proprio ai piedi della salita di Portella Mandrazzi (km 55,8) e valido per la classifica a punti, è transitato per primo Frapporti davanti a Pellaud e Gradek. Il gruppo è passato a 3’32″ ed è stato regolato da Fernando Gaviria (UAE-Team Emirates) davanti a Michael Matthews (Team Sunweb) e Diego Ulissi (UAE-Team Emirates).
La salita ha visto protagonisti i corridori della Bora-Hansgrohe, intenzionati a fare corsa dura per mettere in difficoltà i velocisti in vista dello sprint finale. Il lavoro profuso da Matteo Fabbro ha subito prodotto i suoi effetti facendo staccare uno dopo l’altro Fernando Gaviria (UAE-Team Emirates), Álvaro Hodeg (Deceuninck-Quick Step) ed Elia Viviani (Cofidis). Nel gruppo di testa intanto, ad un chilometro dalla vetta è scattato Simon Pellaud. L’elevetico si è lasciato alle spalle sia Gradek che Frapporti, transitando per primo sul gpm con un vantaggio sul gruppo ridotto ad 1′24″.
Pellaud ha proseguito tutto solo lungo la successiva discesa, resa insidiosa dalla pioggia caduta in precedenza e dalla nebbia, mantenendo un vantaggio sempre vicino al 1’30”. I due inseguitori hanno invece continuato a perdere tempo (40” ai -50) finendo per essere riassorbiti dal gruppo tirato dagli uomini della Bora-Hansgrohe e della Trek-Segafredo. Il primo a desistere è stato Frapporti (ai -45) seguito poco dopo dal corridore polacco della CCC (-41).
Terminata la discesa, è ripreso il forcing della Bora, intenzionata a non far rientrare Gaviria e Viviani che ancora erano staccati. Pellaud è stato bravo a difendere l’esiguo vantaggio, passando per primo anche al traguardo volante con abbuoni di Barcellona Pozzo di Gotto (km 114) prima di arrendersi al ritorno del plotone.
La volata del gruppo ha invece visto protagonista la maglia rosa João Almeida (Deceuninck-Quick Step), bravo ad anticipare Jonathan Caicedo e a guadagnare 2 preziosi secondi sul corridore della EF Pro Cycling, che alla partenza della tappa era 2° in classifica con appena 28 centesimi di ritardo. Poco dopo lo sprint intermedio, è riuscito a rientare in gruppo Elia Viviani, mentre Fernando Gaviria, egregiamente scortato dai compagni di squadra, pagava ancora circa 30” di ritardo. Proprio per evitare il rientro del colombiano, Bora e Groupama hanno continuato ad imporre un ritmo elevatissimo, riuscendo nel loro intento solo a 6 km dall’arrivo quando il gruppo Gaviria si è rialzato.
La preparazione alla volata ha visto nuovamente protagoniste le squadre delle ruote veloci, ovvero Cofidis, Groupama-FDJ e Bora-Hansgrohe. Poco dopo lo striscione dell’ultimo chilometro, approfittando di una curva a sinistra e della strada viscida, Miles Scotson (Groupama-FDJ) ha provato a sorprendere gli avversari. I suoi compagni di squadra gli hanno immediatamente fatto il buco, ma l’azione dell’australiano è stata neutralizzata ai -400 grazie ad una grande trenata di Simone Consonni (Cofidis). Si è così arrivati alla volata, lanciata da Peter Sagan (Bora-Hansgroha) con Arnaud Démare (Groupama-FDJ) alla sua sinistra e Davide Ballerini (Deceuninck-Quick Step) alla destra. I tre sono giunti sulla linea del traguardo praticamente appaiati, rendendo necessario il ricorso al fotofinish per decretare il vincitore. Ad esultare è stato alla fine il francese della Groupama che ha battuto di un’incollatura Sagan e un bravissimo Ballerini, ormai sempre più a suo agio negli sprint di gruppo. Seguono gli altri italiani Andrea Vendrame (Ag2r La Mondiale), Elia Viviani (Cofidis), Stefano Oldani (Lotto-Soudal) e Davide Cimolai (Israel Start-Up Nation) che hanno preceduto uno dei favoriti di giornata, Michael Matthews (Team Sunweb) deludente 8°. Il finale è stata contrassegnato anche dalla brutta caduta di due corridori della Vini Zabù – KTM, Etienne van Empel e Luca Wakermann, causata da un elicottero che, volando troppo basso, ha provocato uno spostamento d’aria che ha sollevato una transenna, scagliandola letteralmente verso i due ciclisti: è stato Wakermann ha patirne le conseguenze peggiori, riportando un trauma cranico con connessa temporanea amnesia, ferite e contusioni assortite e la frattura delle ossa nasali.
La classifica generale è rimasta quasi del tutto inalterata. La maglia rosa è sempre sulle spalle di Almeida che ora guida con 2” su Caicedo. Più distanti Pello Bilbao (Bahrain-McLaren), 3° a 39”, Wilco Kelderman (Team Sunweb), 4° a 44”, e il giovane fiammingo della Lotto-Soudal Harm Vanhoucke, 5° a 55”. Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo) resta in 6° posizione (a 57”) mentre Jakob Fuglsang (Astana Pro Team) occupa la 9a piazza ad 1’15”.
Domani è in programma la 5a tappa, la Mileto-Camigliatello Silano, tutta in territorio calabrese. La frazione, caratterizzata da continui saliscendi e da ben 4000 metri di dislivello, è una delle più interessanti della prima parte di Giro vista anche la lunghezza (225 km). Dopo un primo tratto relativamente semplice, i corridori giungeranno a Catanzaro Lido (km 80.2) dove è posto il primo traguardo volante di giornata. Da lì in poi troveranno una lunga serie di strappetti, due dei quali classificati come gpm di 3a categoria, che terminerà a Cosenza, dove è posto il secondo traguardo intermedio di giornata (km 187,5). Proprio nel centro di Cosenza inizierà la lunga salita finale (22,7 km al 5,7% di pendenza media) che porterà i corridori ai 1612 metri del Valico di Monte Scuro (km 213,4). Gli ultimi 11,6 km saranno tutti in discesa fino al traguardo posto nella località sciistica di Camigliatello Silano. Gli uomini di classifica saranno nuovamente chiamati a sfidarsi, anche se la vittoria sarà probabilmente decisa tra i partecipanti alla classica fuga da lontano
Pierpaolo Gnisci

Demare esulta al fotofinish (foto: Getty Images)
L’ETNA BRUCIA THOMAS E YATES. TAPPA A CAICEDO, IL PORTOGHESE ALMEIDA IN ROSA.
La prima tappa di montagna del Giro d’Italia 2020, posizionata al 3° giorno di corsa dopo l’annullamento (causa emergenza covid) delle 3 tappe inizialmente previste in Ungheria, ha subito riservato tanti colpi di scena e una netta rivoluzione della classifica generale. A trionfare in cima all’Etna è stato l’Ecuadoriano Jonathan Caicedo (EF Pro Cycling) che ha preceduto di una ventina di secondi il compagno di fuga Giovanni Visconti (Vini Zabù-Brado-KTM) al termine di un’azione iniziata appena dopo il via della corsa. Ma le notizie del giorno riguardano i britannici Geraint Thomas (Ineos Grenadiers) Simon Yates (Mitchelton-Scott): il primo è malamente caduto nel tratto di trasferimento verso il chilometro zero ed poi è giunto sofferente al traguardo con 12’ di ritardo; il secondo è andato in crisi lungo la salita finale perdendo oltre 3 minuti dai principali rivali per la classifica. Cambia la maglia rosa, finita sulle spalle del sorprendente Joao Almeida (Deceuninck-Quick Step) che guida la classifica con pochi centesimi di vantaggio su Caicedo. Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo) è risalito fino alla 6a posizione con un distacco di 55” da Almeida, mentre Jakob Fuglsang (Astana Pro Team) è ora 9° ad 1’13”.
La terza frazione, da Enna al Monte Etna per un totale di 150 km, proponeva il primo arrivo in quota della 103a edizione del Giro. Dopo un primo tratto in discesa, i corridori dovevano affrontare una serie di saliscendi e successivamente un breve tratto di pianura che terminava a Paternò (km 78). Nella seconda parte della tappa la strada tornava ad essere più impegnativa grazie alla presenza di tre brevi salite che precedevano la scalata finale. Giunti a Linguaglossa, appena dopo il secondo traguardo volante (km 130,9), iniziava la lunga ascesa che conduce fino ai 1793 m di altitudine della stazione sciistica di Piano Provenzana, sul versante nord del Monte Etna. La salita, lunga 18,8 km con una pendenza media del 6,6%, proponeva un tratto finale di 3 km al 8,5%, con punte del 13%. Terreno ideale per gli scalatori e prima vera occasione di confronto in salita tra i favoriti per la conquista della maglia rosa.
Il primo colpo di giornata si è consumato addirittura nel tratto di trasferimento verso il km 0: Geraint Thomas (Ineos Grenadiers), 3° in classifica e tra i principali favoriti per la vittoria finale, è caduto a dopo aver colpito una borraccia piena d’acqua caduta dalla bici di un corridore della Bahrain-McLaren. Il gallese ha rimediato una brutta botta sul fianco sinistro che lo poi condizionato per tutto il resto della tappa.
Non appena abbassata la bandierina che da il via alla corsa, si è immediatamente verificato l’attacco di Matthew Holmes (Lotto-Soudal) seguito a ruota da Giovanni Visconti (Vini Zabù-Brado-KTM), Francesco Romano (Bardiani-CSF-Faizanè) e Josip Rumac (Androni Giocattoli-Sidermec). Nel giro di una manciata di km sui 4 attaccanti sono rientrati anche Victor Campenaerts (NTT Pro Cycling) e Lawson Craddock (EF Pro Cycling), rimasti inizialmente fuori dall’azione ma bravi a rimediare immediatamente. I fuggitivi hanno subito guadagnato un buon margine, complice il disinteresse del gruppo. Dopo una decina di km però Holmes è stato appiedato da una foratura che lo ha costretto a perdere contatto dagli altri 5 fuggitivi. Il britannico è riuscito a rientrare al km 14 in compagnia dell’Ecuadoriano Jonathan Caicedo (EF Pro Cycling) e del danese Mikkle Bjerg (UAE-Team Emirates) che nel frattempo erano evasi dal gruppo all’inseguimento dei battistrada.
Gli 8 fuggitivi hanno proseguito di comune accordo incrementando il vantaggio, che ha toccato i 4’40” dopo appena 17 km dalla partenza. A quel punto in testa al gruppo sona apparsi i corridori della Mitchelton-Scott, intenzionati a tenere la fuga sotto controllo e a fare la corsa per il capitano Simon Yates. Grazie al ritmo imposto dai corridori della formazione australiana, il gap si è così stabilizzato, oscillando tra i 4’20” e i 4’50” per tutta la prima parte della tappa.
La corsa ha quindi proceduto senza particolari sussulti. I fuggitivi, approfittando del rallentamento del gruppo avvenuto in corrispondenza del rifornimento posto subito dopo Paternò, hanno nuovamente incrementato il gap che ha raggiunto un massimo di 5’37” a 60 km dall’arrivo.
Il primo traguardo volante di giornata, posto a Zafferana Etnea (km 107,4) e valido solo pei punti della maglia ciclamino, è stato vinto dal croato Rumac davanti al duo della EF Caicedo-Craddock, mentre il gruppo è transitato con un distacco di poco inferiore ai 5’. Da lì in poi, il plotone ha iniziato a recuperare in maniera più sensibile grazie all’arrivo nelle prime posizioni degli uomini della Trek-Segafredo e della Bora-Hansgrohe che hanno ridotto il distacco dai battistrada (4’ ai -35). Proprio mentre la Trek-Segafredo stava iniziando il suo forcing, un sofferente Geraint Thomas, scortato da uno straordinario Filippo Ganna, ha perso contatto dal gruppo. Per il gallese è così iniziato il lungo calvario verso il traguardo.
Nel gruppo di testa intanto Francesco Romano e Josip Rumac avevano già perso contatto dagli altri 6 battistrada nel tratto di avvicinamento all’Etna. Ai -30 i fuggitivi avevano ancora 3’ sul gruppo principale guidato dagli uomini della Trek e 3’30” su Geraint Thomas, trainato da Rohan Dennis e Filippo Ganna. Proprio all’imbocco della salita finale ha perso contatto anche Lawson Craddock, vincitore del traguardo volante di Linguaglossa.
A fare il ritmo è stato soprattutto Jonathan Caicedo. Le tirate dell’Ecuadoriano hanno fatto staccare prima Victor Campenares (ai -15) e poco dopo anche Matthew Holmes e Mikkel Bjerg (ai -14).
Nel gruppo principale è stata invece la Bora-Hansgrohe a prendere le redini della corsa, in particolare grazie al straordinario lavoro di Matteo Fabbro. Il ritmo imposto dal Friulano ha mietuto la seconda vittima di giornata: Simon Yates. Il britannico, reduce dalla vittoria alla Tirreno e favorito n°1 per la vittoria di tappa, si è staccato ai -9 andando incontro ad una crisi inaspettata.
A 5 km dall’arrivo Jonathan Caicedo è riuscito a sbarazzarsi anche dell’ultimo avversario rimasto a ruota, Giovanni Visconti. Nel frattempo il gruppo aveva rallentato il ritmo vista l’assenza di una squadra in grado di prendere la situazione in mano. Ad approfittarne sono stati Jonathan Castroviejo (Ineos Grenadiers), Harm Vanhoucke (Lotto-Soudal) e Wilco Kelderman (Team Sunweb), scattati l’uno dopo l’altro proprio mentre il gruppo iniziava a trovare la pioggia.
Caicedo ha continuato la sua cavalcanta nonostante il forte vento contrario. Ai -3 il margine su Visconti era di 15” mentre il gruppo, ora tirato da Gianluca Brambilla (Trek-Segafredo), viaggiava con 1’45” di ritardo. Proprio ai -3 è arrivato l’attacco di Vincenzo Nibali a cui hanno resistito solo Jakob Fuglsang (Astana Pro Team), Rafal Majka (Bora-Hansgrohe), Domenico Pozzovivo (NTT Pro Cycling), Steven Kruijswijk (Jumbo-Visma), Antonio Pedrero (Movistar Team) e Hermann Pernsteiner (Bahrain-McLaren). Ai -2,5 è stato il turno di Jakob Fulgsang che ha prodotto una nuova accelerazione a cui Pernsteiner, Pedrero e infine anche Kruijswijk non hanno resistito. L’olandese poco dopo è rientrato sugli altri quattro che nel frattempo avevano rallentato l’andatura.
Caicedo è transitato sotto lo striscione dell’ultimo km con 20” su Visconti e poco meno di 1’ sul gruppo Nibali, margini che gli hanno permesso di godersi in pieno la sua prima grande vittoria della carriera. Jonathan Caicedo è giunto al traguado con 21” su Visconti, 30” su Harm Vanhoucke e 39” su Wilco Kelderman. Jakob Fuglsang (4°) ha regolato il gruppetto giunto a 51” e comprendente Rafal Majka, Vicenzo Nibali, Jonathan Castroviejo e Domenico Pozzovivo. Poco dopo sono arrivati Steven Kruijswijk (10° a 56”) e il sorprendente Joao Almeida (11° a 1’03”). Passivi pesanti per Simon Yates (31° a 4’22) e Geraint Thomas, giunto a 12’19 e scortato sulla linea del traguardo da Salvatore Puccio.
Letteralmente rivoluzionata la classifica generale. La nuova magliar rosa è Joao Almeida (Deceuninck-Quick Step) che precede di pochi centesimi Jonathan Caicedo. 3° è il basco Pello Bilbao (a 37”) davanti a Wilco Kelderman (4° a 42”) e Harm Vanhoucke (5° a 53”). Vincenzo Nibali è risalito fino alla 6a posizione (a 55”) mentre Pozzovivo è 7° a 59”. Completano la top ten Brandon McNulty (UAE-Team Emirates) a 1’11”, Jakob Fuglsang (9° a 1’13) e Steven Kruijswijk (10° a 1’15”)
Almeida è il 2° portoghese della storia a vestire la maglia rosa, 31 anni dopo Acacio da Silva che aveva indossato il simbolo del primato proprio sull’Etna.
Domani è in programma la 4a tappa, la Catania-Villafranca Tirrena, lunga appena 140 km. L’unica asperità di giornata sarà il gpm di Portella Mandrazzi posto al km 75,5. Una volta giunti in cima, i corridori affronteranno una lunga discea e poi un tratto pianeggiante di oltre 40 km. Grandi favoriti saranno i velocisti, finora rimasti nell’ombra.
Pierpaolo Gnisci

Caicedo doma l'Etna (fonte: Getty Images)
LIEGI-BASTOGNE-LIEGI: ROGLIC PRIMEGGIA E BATTE TUTTI
ottobre 4, 2020 by Redazione
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Primoz Roglic (Team Jumbo-Visma) beffa in volata un Julian Alaphilippe (Deceuninck-QuickStep) poi declassato. Classica che parla sloveno grazie anche ai piazzamenti di Tadej Pogacar (UAE-Team Emirates) e Matej Mohoric (Bahrein-McLaren).
—IN CALCE ALL’ARTICOLO TROVERETE LE PAGELLE DELLA “DOYENNE”—
Centoseiesima edizione della Liegi-Bastogne-Liegi, quest’anno in veste autunnale a causa dello stravolgimento del calendario ciclistico UCI dovuto all’emergenza Covid-19. Edizione che come il Tour de France parla sloveno grazie al vincitore Primoz Roglic (Team Jumbo-Visma) e a Tadj Pogacar (UAE Team-Emirates) e Matej Mohoric (Bahrein-McLaren) risettivamente quarto e quinto all’arrivo. Classica monumento delle Ardenne che regalava emozioni nonostante la concomitanza del Giro d’Italia e perciò una startlist meno ricca rispetto agli anni passati. Solo 9 gli italiani al via, escluso Damiano Caruso (Bahrein-McLaren), nessuno che aveva velleità di vittoria o piazzamento. Tutti i riflettori erano puntati su Julian Alaphilippe (Deceuninck-QuickStep), vincitore una settimana fa del Mondiale di ciclismo in linea su strada a Imola. Alaphilippe che poteva contare sul supporto di Bob Jungels, vincitore dell’edizione del 2018, e sul lombardo Andrea Bagioli, autore di una buona Freccia Vallone. Al via si presentavano anche Mathieu Van der Poel (Alpecin -Fenix), Daniel Martin (Israel Start-Up Nation) e Wout Poels (Bahrein-McLaren). Van der Poel partecipava dopo qualche incertezza alla vigilia, incertezza sciolta solo un giorno prima del via, dopo aver vinto tappa e classifica finale del BinckBank Tour. Da ricordare che il padre Adri Van der Poel vinse la Liegi nel 1988. Dan Martin e Wout Poel invece erano i due ciclisti che insieme a Bob Jungels avevano già trionfato nella Liegi-Bastogne-Liegi, il primo nel 2013 e il secondo nel 2016. Assente, perchè partecipante in al Giro d’Italia, il vincitore in carica Jakob Fuglsang (Astana), con i kazaki che provavano a difendere il titolo in Belgio con più punte, gli spagnoli: Omar Fraile, Luis Leon Sanchez e Gorka Izagirre.
Percorso di quasi 260 chilometri pressochè identico a quello dell’edizione del 2019, e come l’anno scorso, la linea d’arrivo veniva designata a Liegi e non più ad Ans. Undici le côte che il gruppo avrebbe affrontato, La Roche en Ardenne, Saint Roch, Mont le Soie, Wanne, Stockeu e Haute Levée da affrontare quando all’arrivo mancheranno oltre 70 km. La mitica Redoute invece veniva affrontata a 35 km dall’arrivo per far da trampolino di lancio all’accoppiata finale, Forges e Roche aux Faucons, con quest’ultime da completare prima degli ultimi 13,5 chilometri finali di falsopiano. Un’edizione che lasciava anche la mite temperatura primaverile per trovare in corsa 8° gradi che si sarebbero fatti sentire, specie nei chilometri finali.
Corsa che prendeva il via alle 10:20 circa di mattina, con la maglia iridata di Alaphilppe in posa in primo piano. Già dal terzo chilometro di strada iniziavano i primi tentativi di attacco per formare ed entrare nella prima fuga di giornata. Fuga che prendeva il via dopo 15 chilometri con otto ciclisti: Iñigo Elosegui (Movistar Team), Kobe Goossens (Lotto-Soudal), Michael Schär (CCC Team), Kenny Molly (Bingoal WB), Omer Goldstein (Israel Start-Up Nation), Valentin Ferron (Total Direct Energie), Paul Ourselin (Total Direct Energie) e Gino Mäder (NTT Pro Cycling). Gli otto corridori venivano raggiunti una decina di chilometri dopo da Mathijs Paasschens (Bingoal WB), il quale uscito insolitaria dal gruppo, dopo tanta fatica riusciva ad entrare nella fuga al chilometro 30. Una fuga che intorno al cinquantesimo chilometro toccava i 4 minuti di vantaggio dal gruppo trainato dalla Deceuninck-QuickStep, segno che Alaphilippe, dopo il 2° posto del 2015, era davvero intenzionato a far sua l’edizione numero 106.
Gli attaccanti affrontavano le prime cote di giornata, dove grazie alla verve della loro giovane età, età media dei fuggitivi bassissima nonostante lo svizzero trentaquattrenne Michael Schär, riuscivano ad aumentare il vantaggio portandolo sopra i cinque minuti. Michel Kwiatkowski (INEOS Grenadiers) e Primoz Roglic (Team Jumbo Visma), altri due favoriti, mettevano i propri uomini in testa al gruppo a dar manforte, tanto che il gap si riduceva drasticamente nei chilometri successivi. A 97 chilometri dall’arrivo, una brutta caduta nella coda del gruppo, causata da uno spartitraffico, vedeva coinvolti Greg Van Avermaet (CCC Team) e Adam Yates (Mitchelton Scott), due dei favoriti di giornata che venivano purtoppo costretti al ritiro. Per il belga purtroppo si registrava una frattura alla clavicola. Unica colpa dei due corridori, quella di essersi fatti trovare nella coda del gruppo, mentre ciclisti più accorti come Van der Poel, Kwiatkowski e Roglic per non correre rischi, erano perennemente nei primi venti corridore del plotone. Anche Alaphilippe, nonostante sia sempre stato nei primi posti, veniva coinvolto in una caduta quando di chilometri ne mancavano poco più di 80, buon per lui una caduta innocua che non gli impediva di riprendere la propria bicicletta e rientrare in gruppo. Il campione del mondo però doveva fermarsi altre due volte, la prima per un cambio bici e per togliersi il giubbino termico, la seconda per ricambiare nuovamente bici, questa volta senza compagni di squadra ad aspettarlo. Alaphilippe visibilmente nervoso, oltre a sprecare energie per rientrare nel gruppo dei big, stava sprecando anche molte energie mentali, dovute ad un nervosismo anomalo e inusuale al talento transalpino.
Mentre la Trek-Segafredo di Richie Porte e la Circus Wanty Gobert di Jans Bakelants e di Simone Petilli spuntavano in testa al plotone, i fuggitivi perdevano terreno. Gli elvetici Scharr e Mader, rendendosi conto di averne di più degli altri fuggitivi, decidevano di prendere il largo abbandonando gli ex compagni di fuga. Si aveva così un duetto in testa con un vantaggio di 1′09″ sugli immediati inseguitori: Iñigo Elosegui, Kobe Goossens, Kenny Molly e Valentin Ferron, mentre gli altri fuggitivi veniva ripresi dal gruppo. Lo stesso Scharr, sul Col du Rosier, attaccava nuovamente staccando Mader portandosi da solo in testa alla corsa. Lo stesso ciclista della NTT Pro Cycling, una volta staccato, rallentava e si faceva raggiungere dal gruppo principale, il quale a 47 chilometri dal traguardo aveva raggiunto tutti i fuggitivi tranne Schärr (CCC Team) che resisteva con un vantaggio di 44″.
Lo svizzero del CCC Team veniva raggiunto ai meno 37 chilometri dal traguardo, in prossimità della Redoute, quando il Team Sunweb di Marc Hirschi prendeva il posto della Trek-Segafredo in testa al plotone. Gruppo che si rimescolava proprio a poche centinaia di metri dalla Redoute, dove si assisteva una lotta per i primi posti, con Hirschi, Alaphilippe, Michał Kwiatkowski e Porte (Trek Segafredo) in testa. Una cote dal grande fascino che assottigliava le file del gruppo ma non faceva uscire allo scoperto i big. Da segnalare un Van der Poel che si era fatto trovare impigliato nel centro del gruppo, non un bel segnale per il campione olandese.
Nelle ultime due cotes di giornata si assisteva prima all’attacco di Michael Albasini (Mitchelton Scott) alla sua 15° Liegi e alla ultima stagione da professionista, seguito qualche centinaia di metri più tardi, sulla Cote des Forges dall’allungo di Alaphilippe, Alberto Rui Costa (UAE-Team Emirates) e Luis Leon Sanchez. Allunghi che sarebbero durati pochi e che vedevano nuovamente il gruppo unito, da segnalare un ottimo Tom Dumoulin in versione gregario per il capitano Roglic. A 15 chilometri dall’arrivo, il gruppo seppur sfoltito e molto allungato, arrivava unito sulle prime rampe della Roche aux Faucons. Sull’ultima cote di giornata, il primo a dar fuoco alle polveri non poteva essere che Julian Alaphilippe. All’attacco del Campione del Mondo rispndeva porntamente Hirschi, mentre Roglic e Tadej Pogacar (UAE-Team Emirates), dopo qualche esitazione, risondevano a loro volta. Si aveva così un quartetto in testa: Alaphilippe, Roglic, Pogacar e Hirschi. I quattro lavoravano in sintonia, e a 5 chilometri dal traguardo avevano 20 secondi dagli inseguitori. Quartetto che sarebbe diventato un quintetto nel chilometro finale grazie a Matej Mohoric (Bahrein-McLaren) che rientrava di gran lena.
Mohoric raggiungeva i quattro avanti, e appena raggiunti rilanciava attaccando nuovamente. Alaphilippe era il primo che seguiva prontamente il corridore della Bahrein-McLAren, e una volta ripreso, partiva lanciando lo sprint. Alaphilippe in testa a pochi centimetri dalla linea d’arrivo smetteva di pedalare e alzava le braccia al cielo, purtoppo per lui, non si accorgeva che alla sua destra c’era un indomito Primoz Roglic che con un colpo di reni lo superava di qualche millimetro. Incredibilmente Alaphilippe aveva gettato alle ortiche una Liegi-Bastogne-Liegi che aveva già vinto. Una giornataccia per il ciclista della Deceuninck dopo una caduta e due cambi di bici, un finale davvero amaro dove veniva persino declassato per aver effettuato una manovra non consentita che aveva danneggiato Hirschi e Pogacar. Dall’altra parte merito a Roglic che non si dava per vinto e riusciva a beffare il Campione del Mondo. Per Roglic un successo meritato dopo il Tour de France perso nella cronometro finale. Roglic che dimostrava ancora una volta di essere un fuoriclasse, capace di primeggiare sia nelle corse di un giorno che nelle corse a tappe.
PRIMOZ ROGLIC: La sconfitta all’ultima tappa del Tour de France poteva condizionare la sua autostima, invece lo sloveno si dimostra solido nell’animo e nello spirito combattivo. Sempre nelle prime posizioni, fa lavorare bene la squadra, attento, e quando scatta Alaphilippe non si da per vinto andando a prendere una vittoria insperata. Prima classica monumento per Roglic, scommettiamo che non sarà l’ultima? VOTO: 10
MATEJ MOHORIC: Spunta dal nulla, nell’ultimissimo chilometro, vede i quattro davanti, li raggiunge e li semina. Manca il bersaglio grosso per poco. Unico rammarico, quello di non essersi fatto trovare pronto sulla Roche aux Faucons. VOTO: 7,5
MARC HIRSCHI: Periodo d’oro per lo svizzero. Danneggiato da una manovra scorretta in volata da Alaphilippe, terminerà terzo, poi secondo dopo il declassamento del francesce. VOTO: 7
TADEJ POGACAR: Sempre attento, non ha la gamba esplosiva di qualche settimana fa, ma Tadej c’è sempre. Gran terzo posto per il fenomeno. VOTO: 7
MICHAEL SCHAR: L’ultimo dei fuggitivi ad alzar bandiera bianca, ed anche il più anziano. VOTO: 6,5
TOM DUMOULIN: Anche oggi, come al Tour, un lavoro eccelente per Roglic. VOTO: 6,5
GINO MADER: Fuggitivo di giornata, prova l’allungo quando il gruppo rinviene, ci riesce, poi non tiene le ruote di Schar sul Col du Rosien e si rialza. VOTO:6
MADS PEDERSEN: L’ex campione del Mondo si vede spesso nella parte centrale della corsa in testa al gruppo a lavorare per il capitano Porte. VOTO: 6
MATHIEU VAN DER POEL: Non il miglior Van der Poel. Sulle cotes più dure non riesce a stare al passo dei migliori, scarico. Terminerà comunque sesto vincendo lo sprint del gruppo inseguitore. VOTO: 6
MICHAEL KWIATKOWSKI: Fa lavorare bene la squadra, segno che ne ha di benzina. Sparisce sulla Roche aux Faucons. Terminerà decimo. VOTO: 5,5
JULIAN ALAPHILIPPE: Oggi era il più forte, solo lui poteva perderla e così è stato. Cade, si rialza, si innervosisce, cambia due volte la bici, problemi col tacchetto, nervosismo che lo potrebbero condizionare, invece arriva sulla linea del traguardo nei migliori dei modi. Risponde qualche attimo in ritardo a Mohoric, allunga nuovamente con una manovra che pagherà col declassamento, sprinta, arriva al traguardo, si ferma e alza le braccia mentre Roglic lo sorpassa. Giornata fantozziana. VOTO: 5
Luigi Giglio

Il momento nel quale Alaphilippe realizza che Roglic l'ha battuto (Getty Images Sport)
ULISSI, FINALE PERFETTO: IL TOSCANO VINCE AD AGRIGENTO, GANNA RESTA IN ROSA
Sembrava una tappa disegnata proprio su misura per Diego Ulissi. Il toscano dell’UAE-Team Emirates non ha deluso le attese, gestendo alla perfezione un finale in cui è riuscito ad avvantaggiarsi lungo lo strappo finale e poi a battere in volata un buon Peter Sagan (Bora-Hansgroe) e il sorprendente Mikkel Honorè (Deceuninck-Quick Step). 4° Michael Matthews (Team Subweb) che ha regolato il folto gruppo giunto a 5”.
Resta praticamente immutata la classifica generale, con la maglia rosa sempre sulle spalle di Filippo Ganna (Ineos Grenadiers). Da segnalare il clamoroso ritiro del russo Alexandre Vlasov (Astana Pro Team).
La 2a tappa del Giro d’Italia 2020, la prima in linea di quest’edizione, ha condotto i corridori da Alcamo ad Agrigento al termine di 149 km non del tutto banali. I primi 50 km erano un continuo saliscendi formato da 4 strappi, tra cui quello di Santa Ninfa (km 37,5) classificato come gpm di 4a categoria.
Dopo il traguardo volante di Partanna (km 46,1) il percorso prevedeva un tratto decisamente più semplice, prima di un finale nuovamente mosso e reso insidioso dall’ultimo strappo di giornata, una salita di 3,7 km con una pendenza media del 5,3% che portava fino al traguardo di Agrigento posto in Piazza Vittorio Emanuele.
Al via di Alcamo si sono presentati 174 corridori, 2 in meno rispetto alla cronometro di apertura. E’ infatti già finito il Giro di Miguel Angel Lopez (Astana Pro Team), caduto malamente durante la crono e infortunato ad un ginocchio, e di Luca Covili (Bardiani-CSF-Faizanè), finito fuori tempo massimo nella prova contro il tempo a causa dei problemi meccanici che lo hanno rallentato.
La bagarre per andare in fuga, a differenza di quanto successo quasi tutti i giorni al recente Tour de France, è durata bene poco. Già al secondo scatto, infatti, è riuscito ad evadere un quintetto formato da Mattia Bais (Androni Giocattoli-Sidermec), Thomas De Gendt (Lotto-Soudal), Ben Gastauer (Ag2r La Mondiale), Alessandro Tonelli (Bardiani-CSF-Faizanè) ed Etienne Van Empel (Vini Zabù-Brado-KTM). Il gruppo ha inizialmente lasciato andare i fuggitivi che sono riusciti rapidamente a guadagnare un margine rassicurante. Il distacco ha raggiunto 1’43” dopo appena 7 km e 3’38” al km 10. Di lì a poco però gli uomini della Ineos Grenadiers hanno preso la testa del gruppo con l’intento di controllare i fuggitivi.
I battistrada hanno continuato lentamente a guadagnare, portanto il vantaggio ad oltre 5 minuti. Nel frattempo Thomas De Gendt, evidentemente non troppo convinto del destino della fuga, era riuscito a vincere sia il gpm di 4a categoria di Santa Ninfa sia il traguardo volante posto in cima allo strappo di Partanna. Il vantaggio massimo (5’14”) si è registrato a 79 km dall’arrivo. Da lì in poi l’azione della Ineos è diventata più insistente, facendo diminuire vistosamente il gap (3’45″ ai -70).
Al km 80 si è consumato il piccolo dramma di Alexandre Vlasov (Astana Pro Team). Il giovane talento dell’Astana, principale favorito per la conquista della maglia bianca, si è staccato dal gruppo a causa di un malesessere gastrointestinale ed è stato costretto a salire in ammiraglia. Si tratta del 2° ritiro in casa Astana in appena due giorni di corsa.
Nei km successivi, in testa al gruppo sono apparse anche le maglie della UAE-Team Emirates (in particolare con Mikkel Bjerg) e del Team Sunweb, non a caso le squadre di due favoriti di giornata, Diego Ulissi e Michael Matthews. Successivamente anche gli uomini della Bora-Hansgrohe di Peter Sagan sono apparsi nelle prime posizioni. Il distacco di conseguenza è ulteriormente sceso ( 2’05” ai -40) arrivando al di sotto della soglia psicologica del minuto dopo lo striscione dei 25 km all’arrivo.
Poco prima dei -20, una distrazione degli uomini dell’Ag2r La Mondiale ha generato una caduta nella pancia del gruppo. Fortunatamente tutti i corridori coinvolti sono riusciti a ripartire, anche se Nicolas Edet (Cofidis) è stato costretto a richidere l’intervento del medico di corsa.
Di lì a poco, una ulteriore accelerazione dell Bora ha definitivamente posto fine all’azione dei fuggitivi: il primo ad arrendersi è stato Etienne Van Empel, seguito da Thomas De Gendt, che si è rialzato poco dopo aver vinto anche il traguardo volante di Porte Empedocle (-10,5). I tre fuggitivi superstiti sono stati ripresi ai -9, col giovane Mattia Bais ultimo ad alzare bandiera bianca.
Si è così giunti all’imbocco dello strappo finale, approcciato dal gruppo ad altissima velocità. Nel primo tratto di salita le redini del plotone sono state prese dalla Groupama-FDJ. Ai -2,5 è invece apparsa davanti anche la Mitchelton-Scott di Simon Yates insieme agli uomini del Team Sunweb.
La vera svolta è però arrivata ai 1400 metri dall’arrivo, quando Valerio Conti (UAE-Team Emirates), seguito a ruota dal capitano Diego Ulissi, ha imposto un forcing infernale che ha letteralmente messo alla frusta il gruppo.
Ai -900, Luca Wackermann (Vini Zabù-Brado-KTM) ha provato a sorprendere tutti con uno scatto secco. Su di lui si sono immediatamente riportati Mikkel Honorè (Deceuninck-Quick Step) e Diego Ulissi. Peter Sagan, una volta capito che si trattava dell’azione decisiva, è uscito dal gruppo provando a rientrare tutto solo sul trio di testa. Ulissi ha cercato di impedire il rientro dello Slovacco, tentando un nuovo allungo a cui ha resistito solo Honorè. Tuttavia, nel giro di pochi metri Sagan è riuscito a rientrare.
A lanciare lo sprint è stato il danese Honorè, alla cui ruota si era posizionato Peter Sagan. Ma ai 150 metri dal traguardo è partita la poderosa volata di Diego Ulissi, capace di trovare il momento giusto e di battere un Peter Sagan che aveva speso troppe energie nell’inseguimento e il sorprendente Mikkel Honorè.
La volata per il 4° posto ha premiato Michael Matthews (Team Sunweb), giunto a 5” davanti al bravo Luca Wackermann, alla rivelazione Joao Almeida (Deceuninck-Quick Step) e a Gianluca Brambilla (Trek-Segafredo). 8a posizione per un attento Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo). Chiudono la top ten Pello Bilbao (Bahrain-McLaren) e Lucas Hamilton (Mitchelton-Scott).
Poche le variazioni nella classifica generale,che vede saldamente al comando Filippo Ganna (Ineos Grenadiers) davanti a Joao Almeida (a 22”). Geraint Thomas (Ineos Grenadiers) è invece salito in 3a posizione (a 23”), approfittando degli oltre 8 minuti persi dal generoso Bjerg. Seguono il norvegese Tobias Foss (Jumbo-Visma) 4° a 31” e il ceco Josef Cerny (CCC Team) 5° a 36”. Risalgono la classifica Simon Yates in (8° a 49”), Vincenzo Nibali (31° a 1’29”) e Jakob Fuglsang (Astana Pro Team) ora 49° sempre ad 1’47” da Ganna.
Domani è in programma il primo arrivo in salita della 103a edizione del Giro. La terza tappa, lunga appena 150 km, prevede la partenza da Enna e l’arrivo ai 1793 m della stazione sciistica di Piano Provenzana in cima al versante nord dell’Etna.
Nei primi 130 km i corridori affronteranno un percorso fatto di tanti strappetti e poca pianura. Una volta giunti a Linguaglossa, inizierà la lunga salita finale: 18,8 km al 6,6% di pendenza media. Particolarmente duri gli ultimi 3km, caratterizzati da una pendenza media del 8,5% con punte al 13%. Gli uomini di classifica saranno già chiamati allo scoperto, nonostante sia soltanto la terza tappa.
Pierpaolo Gnisci

Ulissi esulta ad Agrigento (foto: Gretty Images Sport)
IL CICLONE VAN DER POEL SPIANA I MURI FIAMMINGHI AL BINKBANCK TOUR
Al BinckBanck Tour il Fenomeno olandese si è scatenato nell’ultima decisiva tappa della corsa che fa da antipasto alla Campagna del Nord attaccando due volte sul Muro per antonomasia e vincendo da fuoriclasse con un’azione che ha annichilito i forti avversari.
Oggi si è corsa la tappa più attesa della corsa tra Belgio ed Olanda sulla strade e sopratutto i muri in pavè della Fiandre e lo spettacolo non ha tradito le attese sempre alte quando si corre in queste zone. Van Der Poel non ha certo corso col bilancino i 183 kilometri della Ottignies-Louvain-la-Neuve-Geraardsbergen ma andiamo con ordine. I corridori che intendevano andare in fuga hanno avuto vita particolarmente dura dato che il gruppo ha annullato molti tentativi, finchè dopo 60 km di battaglia, scatti e contropiedi, otto uomini sono riusciti ad evadere di forza dal gruppo e rispondono ai nomi di Dries De Bondt (Alpecin-Fenix), Bert-Jan Lindeman (Jumbo-Visma), Christian Knees (Ineos-Grenadiers), Brian Van Goethem (Lotto Soudal), Baptiste Planckaert (Bingoal-Wallonie Bruxelles), Rasmus Tiller (NTT), Jonas Koch (CCC) e Julien Duval (AG2R La Mondiale). Il plotone comunque ha tenuto alto il ritmo facendo in modo che il vantaggio non arrivasse neanche ai due minuti. Il percorso prevedeva un circuito finale di 26 km da fare quattro volte condito da tre muri Kapelmuur, Bosberg, Denderoordberg e arrivo proprio alle pendici della celebre salita di Geraardsbergen. Van Der Poel avrebbe potuto aspettare invece al secondo passaggio sul muro più iconico della Fiandre attacca quando mancano ancora 75 km: lo seguono solo Florian Sénéchal (Deceuninck-Quick Step) e Cyril Lemoine (Cofidis, Solutions Crédits) che però cede prestissimo sul Bosberg. Dries De Bondt, compagno di squadra del neerlandese lascia andare la fuga per aiutare il suo capitano in modo che questi rientri prestissimo sulla fuga, rifiatasse per qualche kilometro col plotone esploso e tirato dalla Trek-Segafredo del leader Pedersen che accusa un distacco di circa un minuto. Al giro successivo, quando mancavano circa 50 km, Mathieu non sente proprio la catena ed attacca fortissimo nuovamente sul Muro di Grammont levandosi tutti di ruota in un lampo: inizia così il suo spettacolare volo in solitaria: pennella le curve, rilancia continuamente e percorre in posizione da crono i rettilinei come fosse un gigante che divora la strada arrivando a guadagnare fino ad 1′30″ finchè il gruppo con tutti i pretendenti alla generale si decide a dar tutto intorno ai -30km. Sull’ultimo Bosberg ai -20km attacca Kragh Andersen (Sunweb) seguito da Oliver Naesen (AG2R La Mondiale) che dimostra di essersi ripreso dalla caduta, Stefan Küng (Groupama-FDJ) e anche dal nostro ottimo Colbrelli (Bahrain-McLaren) che lancia un bel segnale in vista delle corse che ama. Il quartetto viaggia ad alti ritmi e guadagna sull’Olandese fino ad inseguire a soli 20″ poi 15″ fino a mettere nel mirino il Campione d’Olanda che però prosegue convinto in un entusiasmante braccio di ferro a distanza ravvicinata. Nell’ultimo impegnativo km Kragh Andersen da tutto ed anche di più così come fa Van Der Poel che ha le energie per resistere e vincere dopo un’azione coraggiosissima quanto spettacolare. Naesen secondo a 4″ batte un ottimo Colbrelli terzo con Andersen quarto e Stefan Küng quinto a 8″. Il Fenomeno della Alpecin-Fenix va così a prendersi l’edizione 2020 del Binck Bank Tour con soli 2″ su un tenacissimo Kragh Andersen e 23″ sullo svizzero Stefan Küng. Pedersen con la sua Trek arriva oltre il minuto e mezzo non riuscendo nel proclamato intento di difendere la maglia. Chi si rivede con piacere su queste strade è Sonny Colbrelli che dimostra di esserci e poter far bene nei prossimi importanti appuntamenti nonostante la numerosa ed agguerrita concorrenza che auspichiamo ci garantisca grande spettacolo nelle grandi classiche alle porte.
Matteo Conz

Van Der Poel impegnato sulle strade fiamminghe (Image credit: Getty Images Sport)
GANNA, LA ROSA DOPO L’IRIDE. IL PIEMONTESE DOMINA LA CRONO D’APERTURA DEL GIRO
Il giovane fuoriclasse della Ineos Grenardiers si è vestito di rosa al termine di una prestazione maestosa giunta ad appena una settimana dal trionfo al mondiale di Imola. Ganna ha dominato la prima tappa, una crono di 15,1 km da Monreale a Palermo, infliggendo distacchi pesanti a tutti gli avversari. Alle sue spalle il soprendente 22enne Joao Almeida (Deceuninck-Quick Step) e il danese Mikkel Bjerg (UAE-Team Emirates) giunti a 22”. Buona la prestazione di Geratint Thomas (4° a 23”), mentre Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo) e Jakob Fuglsang (Astana Pro Team) hanno perso oltre 1 minuto.
Il percorso della crono d’apertura del Giro d’Italia 2020 era molto particolare. La partenza, fissata nel centro di Monreale, prevedeva subito un tratto di salita di 1100 m (gpm di 4a categoria) che terminava di fronte alla splendida cattedrale della cittadina siciliana. Una volta scollinati, i corridori erano attesi da una discesa (2,4 km) velocissima e caratterizzata da due curve insidiose. La parte più ripida della discesa terminava all’ingresso di Palermo dove si imboccava corso Calatafimi, un lungo rettilineo in leggera discesa che terminava una volta giunti in via Roma, dove era posto il secondo rilevamento intermedio. Gli ultimi km, tutti piatti, si dipanavano nel centro di Palermo fino al traguardo posto al termine di un lungo rettilineo in via della Libertà, nei pressi del Teatro Politeama.
La tappa è stata influenzata dalla presenza di un forte scirocco che a tratti ha spirato a favore dei corridori condizionandone il risulato. Proprio a causa delle previsioni metereologiche, molti tra i corridori di classifica e tra coloro che puntavano alla tappa hanno preferito partire tra i primi.
Il primo corridore al via, alle 13.15, è stato Alex Dowsett (Israel Start-Up Nation), specialista delle prove contro il tempo. Il britannico ha prima rischiato di cadere e poi ha avuto a che fare con guai meccanici, rialzandosi addirittura nel finale. La prima prestazione degna di cronaca è stata quindi quella di Pello Bilbao (Bahrain-McLaren), partito subito dopo il britannico e capace di chiudere in 16’23”.
Poco dopo è stato il turno di uno dei possibili favoriti, Victor Campenaerts. Il belga della NTT Pro Cycling è caduto malamente lungo la discesa ed ha tagliato il traguardo ad 8” da Bilbao, deludendo le attese. Il tempo basco è stato migliorato poco dopo da Chris Hamilton (Mitchelton-Scott), a sua volta superato da Lawson Craddock (EF Pro Cycling), autore di un buon 16’05”.
Nenanche 5 minuti dopo, il giovanissimo Joao Almeida (Deceuninck-Quick Step) ha sfoderato una super prestazione, riuscendo a completare la prova in 15’46” (media di oltre 57,4 km/h), un tempo destinato ad essere battuto da pochi.
Il primo big di classifica a scendere in strada è stato Simon Yates (Mitchelton-Scotto). Il britannico è stato autore di un’ottima prestazione, chiudendo in 16’13”, a 27” da Almeida.
Il primato del portoghese è stato a lungo inavvicinabile, fino all’arrivo del giovane Norvegese Tobias Foss (Jumbo-Visma), giunto a soli 9” dal Lusitano.
Grande delusione invece per Rohan Dennis (Ineos). L’australiano ha fatto segnare un buon tempo (1’43”) al primo rilevamento, prima di andare in seria difficoltà in discesa, anche a causa del vento, e di concludere la sua crono con un modesto 16’12”, appena 1” meglio di Yates e a ben 26” da Almeida.
Nei minuti successivi, Joao Almeida ha tremato per ben due volte. Il primo ad avvicinarlo è stato Mikkel Bjerg (UAE-Team Emirates). Il danese, passato con 7” di ritardo all’intertempo di via Roma, è riuscito a recuperare quasi tutto lo svantaggio ma si è dovuto accontentare del 2° posto provvisorio, a soli 49 centesimi da Almeida.
Poco dopo è stato il turno di uno degli uomini di classifica più attesi, Geraint Thomas (Ineos Grenadiers). Il gallese non ha deluso le attese: passato in 1’47” al primo intertempo, è riuscito a recuperare nel tratto in discesa passando al secondo intertempo a soli 57 centesimi da Almeida e chiudendo in 3a posizione ad appena 1 secondo dal corridore della Deceuninck-Quick Step.
Alle 14:58 è arrivato il momento dell’uomo più atteso della giornata, il fresco campione del Mondo a cronomentro Filippo Ganna (Ineos Grenadiers). Il Piemontese ha fatto registrare un ottimo tempo (1’43”) in cima al gpm di Monreale, poi è passato nettamente in testa al secondo intermedio con un tempo di 8’51”, infine ha chiuso con un impressionante 15’24”, ben 22” meglio di Almeida, all’incredibile media di 58,8 km/h.
Dopo la prova di Ganna, che ha virtualmente sancito la fine della lotta per la vittoria di tappa, l’attenzione si è spostata sulle prestazioni degli altri uomini di classifica. Il giovane Alexandre Vlasov (Astana Pro Team) ha fatto registrare un tempo di 16’44”, a ben 57” da Thomas. Ancora peggio è andata al suo compagno di squadra Miguel Angel Lopez, coinvolto in una brutta caduta proprio sotto lo striscione del 2° traguardo intermedio. Lo sfortunato corridore Colombiano è stato costretto a salire in ambulanza e a salutare il Giro già alla prima tappa.
Nel finale le condizioni ambientali sono mutate: il vento, che per lunghi tratti soffiava a favore, è scomparso. A farne le spese sono stati gli uomini di classifica che hanno deciso di partire per ultimi.
Wilco Keldermann (Team Sunweb) è transitato con un tempo di 9’48” al secondo intermedio (a 45” da Thomas), prima di chiudere in 16’52”, a 1’28” da Ganna e 1’05” da Geraint Thomas.
Ancora meno bene Jakob Fuglsang (Astana Pro Team). Il danese, che già al secondo intertempo pagava 1’ a Thomas, è arrivato con un tempo di 17’11”, ad 1’47” da Ganna.
E’ stato quindi il turno di Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo), giunto alla sua 9a partecipazione alla corsa rosa. Il siciliano, dopo un brutto avvio (tempo di 2’01” al gpm), è transitato in 9’49” all’intermedio di via Roma ed ha poi concluso con un tempo di 16’53”, solo 1” peggio di Keldermann, ma ben 1’06” da Thomas.
Sulla falsariga di Fuglsang anche la prestazione di Steven Kruijswijk (Jumbo-Visma) che ha fatto registare un tempo di 17’08”.
Da segnalare la lotta per la conquista del gpm di Monreale, che ha assegnato la prima maglia azzurra del Giro 2020. A spuntarla è stato Rick Zabel (Israel Start-Up Nation) in 1’35”, 1” meglio di Peter Sagan (Bora-Hansgrohe).
Filippo Ganna conquista dunque la sua prima tappa al giro e la sua prima maglia rosa. La classifica generale, che ovviamente rispecchia l’ordine d’arrivo della tappa, vede il Piemontese in testa con 22” di vantaggio su Joao Almeida (2°) e Mikkel Bjerg (3° per una questione di centesimi). Seguono Geraint Thomas (4° a 23”), Tobias Foss a 31” e Josef Cerny (CCC Team) a 36”. Completano la top ten Matteo Sobrero (NTT Pro Cycling) a 40”, Lawson Craddock a 41”, Miles Scotson (Groupama-FDJ) e Matthias Brandle (Israeal Start-Up Nation) a 42”. Tra gli uomini di classifica bene Simon Yates (17° a 49”), mentre Nibali (69° a 1’29”) e Fuglsang (100° ad 1’47”) pagano già un importante passivo nei confronti di Thomas.
Domani è in programma la 2a frazione del Giro, la prima in linea. Saranno 149 I km che i corridori dovranno percorrere da Alcamo ad Agrigento. Il percorso non sarà particolarmente impegnativo. Dopo una serie si strappetti, di cui quello di Santa Ninfa classificato come gpm di 4a categoria (al km 37,5), si affronterà un lungo tratto pianeggiante prima di un finale più mosso. Il traguardo sarà infatti posto nel centro di Agrigento, al culmine di una breve salita di 3,7 km al 5,3% di pendenza media.
Pierpaolo Gnisci

Ganna domina la crono d'aperture (foto: Bettini)
KRAGH ANDERSEN VOLA NELLA CRONO DEL BINCKBANK TOUR MA PEDERSEN RIMANE LEADER DELLA CORSA
Il danese della Sunweb conferma la grande forma mostrata al Tour de France nella breve crono corsa in Belgio battendo Kung e Bissegger con il leader Pedersen che si comporta benissimo difendendo la maglia.
Oggi si è corsa nel comune belga di Riemst la cronometro in terra neerlandese saltata martedì a causa delle nuove norme olandesi sul Covid. Durante i soli 8,5 km con una strappo iniziale, Søren Kragh Andersen è protagonista di una grande prestazione che gli permette di battere di 6 secondi il Campione Europeo di specialità l’elvetico Stefan Kung (Groupama-FDJ) che ha dimostrato una gran gamba anche al Mondiale e che ha a sua volta battuto di pochi decimi un altro giovane molto interessante, l’appena ventiduenne svizzero Stefan Bissegger della EF Pro Cycling anch’esso a 6 secondi. Per ultimo parte il leader del BinckBank Tour, l’ex-Campione del mondo Mads Pedersen (Trek-Segafredo) che si difende bene dall’attacco portato dal connazionale danese giungendo quarto a 9 secondi. Quinto a 13 secondi arriva Mathieu Van der Poel la cui reale condizione verrà testata nella tappa di domani. La nuova classifica generale vede ancora Pedersen in maglia, seguito da Kragh Andersen a 7”, Kung a 13”, Bissegger a 14″, Mathieu van der Poel a 17″, Jasper Philipsen (UAE Team Emirates) a 19″. Domani il BinckBank Tour si chiude con la tappa più interessante di questa edizione, la Ottignies-Geraardsbergen di 183.6 km con quattro passaggi sul Kapelmuur e vari altri muri delle Fiandre.
Matteo Conz

Kragh Andersen vince la cronometro del BinckBank Tour 2020 (Image credit: Getty Images)
PEDERSEN SI PRENDE TAPPA E MAGLIA NELLA TERZA TAPPA DEL BINCKBANK TOUR 2020
L’ex-Campione del mondo della Trek-Segafredo, batte di buona misura Jasper Philipsen in maglia di leader ed il tedesco della Bora-Hansgroe Pascal Ackermann che anche oggi sbaglia i tempi della volata. Gli organizzatori auspicano di recuperare venerdì la cronometro in terra d’Olanda saltata ieri all’ultimo momento a causa delle nuove norme anti-covid.
Dopo il giorno di riposo “forzato”, la corsa transfrontaliera tra Belgio ed Olanda, prevede una tappa piatta per velocisti di 157 kilometri con partenza ed arrivo Aalter. Si parte sotto la pioggia belga col tentativo di fuga di cinque uomini: Jonas Rickaert , Oscar Riesebeek (Alpecin-Fenix), Pim Ligthart, Adrien Petit (Total Direct Energie) e Kenneth Van Rooy (Sport Vlaanderen-Baloise) che come di consueto sono controllatissimi dal gruppo che lascia il vantaggio aggirarsi tra i due e tre minuti quando ai -51km, esce dal gruppo Jelle Wallays (Lotto-Soudal) seguito da Milan Menten (Sport Vlaanderen-Baloise) e Dries De Bondt (Alpecin-Fenix) ma i tre rimangono nella terra di nessuno per quasi 20km senza riuscire a portarsi sulla fuga mentre i cinque resistono col belga Rickaert che prima si aggiudica i 9” del Kilometro d’Oro posto ai -15km e poi rilancia più volte staccando i compagni e credendoci davvero tanto che viene ripreso solamente ai -2,4 km col gruppo lanciatissimo in preparazione della volata. Il finale è molto tecnico tra curve a gomito e strade strette con le squadre che si disuniscono facilmente. La Bora-Hansgroe sembra la più compatta portando Ackermann in ottima posizione ma il tedesco parte troppo lungo rispetto a ciò che ha nelle gambe e viene prima superato da Philipsen e poi da un perfetto Pedersen che tra abbuoni e piazzamenti, si prende la maglia verde della classifica generale a pari merito con Philipsen vincitore della prima tappa. Maglia che ha tutta l’intenzione di difendere fino alla fine. Quarto Danny Van Poppel (Circus-Wanty Gobert) e Tim Merlier (Alpecin-Fenix) quinto. Da segnalare un opaco Van Der Poel, Gilbert (Lotto-Soudal) non partito ed un battagliero Sep VanMarcke (Jumbo-Visma). Domani si recupererà la crono saltata ieri che viene spostata a Riemst in Belgio e sarà lunga 8,1 km.
Matteo Conz

L'ex campione del mondo Mads Pedersen si impone sul traguardo di Aalter (foto Bettini)
SCOCCA HIRSCHI ALLA FRECCIA VALLONE
Lo svizzero in maglia Team Sunweb taglia per primo il traguardo sul Muro di Huy e vince la Freccia Vallone. Secondo Cosnefroy dell’Ag2r La Mondiale, male gli italiani.
Marc Hirschi (Team Sunweb) è il vincitore della Freccia Vallone 2020. Un’edizione che si è dovuta svolgere a fine settembre a causa del Covid-19, e che ridimensionata dall’assenza di molti ciclisti impegnati in altre gare accavallate in questo finale caotico di stagione, ha visto trionfare il giovane Hirschi in volata sul Muro di Huy dopo 202 km di corsa. Proprio il corridore del Team Sunweb veniva da un periodo di forma eccellente, basta ricordare la dodicesima tappa vinta al Tour de France, nonché i numerosi piazzamenti e il premio di supercombattivo, e soprattutto il bronzo mondiale conquistato pochi giorni fa a Imola.
Corsa che vedeva quattro fuggitivi prendere il largo nella fuga di giornata che ha animato la corsa nelle prima parte, i ciclisti erano il figlio d’arte Mauri Vansevenant (Deceuninck – Quick-Step), Aaron Van Poucke (Sport Vlaanderen – Baloise), Mathijs Paasschens (Bingoal – Wallonie Bruxelles) e Marlon Gaillard (Team Total Direct Energie). L’ultimo ad arrendersi, a pochi chilometri dalla salita finale dl Muro di Huy, è stato Vansevenant, dove cadeva a terra, fortunatamente senza conseguenze. Arrivati in prossimità del traguardo, il talentuoso svizzero Hirschi gestiva con un’esperienza non normale per la sua giovane età un finale caotico dove veniva a scontrarsi con corridori più rodati ed esperti di lui. Hirschi, risalendo piano piano tra le prime posizione del gruppo dei migliori, piazzava lo scatto perfetto al momento giusto, superando sul traguardo il francese Benoit Cosnefroy della Ag2r La Mondiale e il canadese Michael Woods della Ef Pro Cycling, rispettivamente arrivati secondo e terzo. Male gli italiani, il migliore Bagioli della Deceuninck che chiude diciannovesimo.
Luigi Giglio

Vittoria di Hirschi (foto Bettini)

