SUCCESSO IN VOLATA DI TAMINIAUX ALLA 4 GIORNI DI DUNKERQUE

maggio 6, 2022 by Redazione  
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Lionel Taminiaux (Alpecin-Fenix) ha vinto la quarta tappa della 4 Giorni di Dunkerque battendo in volata Stanisław Aniołkowski (Bingoal Pauwels Sauces WB) e Gerben Thijssen (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux). Evaldas Šiškevičius (Go Sport – Roubaix Lille Métropole) ha conquistato la maglia di leader grazie agli abbuoni conquistati in fuga.

La quarta frazione della 4 Giorni di Dunkerque consisteva in un percorso di 179 chilometri da Mazingarbe a Aire-sur-la-Lys pianeggiante, senza particolari difficoltà nel finale.
La fuga di giornata prendeva piede dopo diversi tentativi, dopo 30 chilometri erano Alexandre Delettre (Cofidis) e Evaldas Šiškevičius (Go Sport – Roubaix Lille Métropole) a prendere il largo, ma dopo una sessantina di chilometri si ricompattava, con un nuovo attacco portato dal leader della classifica per scalatori Alex Colman (Sport Vlaanderen – Baloise), insieme a Léo Danès (Team U Nantes Atlantique), Jonathan Couanon (Nice Métropole Côte d’Azur) e Ludovic Robeet (Bingoal Pauwels Sauces WB). I fuggitivi una volta entrati negli ultimi 30 chilometri con un margine di un minuto sui fuggitivi iniziavano a scattare tra di loro, mentre Colman cedeva immediatamente il passo. Dopo alcuni chilometri i fuggitivi tornavano a collaborare, ma perdendo inesorabilmente dal gruppo che rientrava su di loro ai -8. La Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux prendeva le redini della corsa in vista dell’ultimo chilometro con la Groupama – FDJ a guidare la volata, che veniva lanciata da Lorrenzo Manzin (TotalEnergies) partendo secco per primo, ma venendo risucchiato nel finale da Lionel Taminiaux (Alpecin-Fenix) che la spuntava per un pelo dal forte rientro di Stanisław Aniołkowski (Bingoal Pauwels Sauces WB), secondo, e Gerben Thijssen (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux), terzo.
Grazie agli abbuoni raccolti durante la tappa Evaldas Šiškevičius (Go Sport – Roubaix Lille Métropole) riusciva a saltare al comando della classifica generale con un secondo di margine su Thijssen, Arvid De Kleijn (Human Powered Health), Taminiaux e Philippe Gilbert (Lotto Soudal).

Nella giornata di domani la frazione regina di Cassel con un circuito da ripetere 8 volte molto impegnativo comprendente due salite e due tratti di pavè che permetteva una corsa dura e i primi sensibili distacchi della corsa per delineare la classifica conclusiva.

Carlo Toniatti.

Il successo al photofinish di Taminiaux (Getty Images Sport)

Il successo al photofinish di Taminiaux (Getty Images Sport)

VAN DER POEL NON DELUDE. VINCE A VISEGRAD ED E’ LA PRIMA MAGLIA ROSA

maggio 6, 2022 by Redazione  
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Nella prima tappa del Giro 2022, tutta incentrata sulla salita conclusiva verso Visegrad, Mathieu Van der Poel (Team Alpecin Fenix) vince da favorito su un traguardo che gli calza a pennello, recuperando il pur ottimo Biniam Girmay (Team Intermarchè Wanty Gobert) e superandolo a pochi metri dalla linea d’arrivo. Terzo posto per Pello Bilbao (Team Bahrain Victorious) mentre una caduta in volata frena Caleb Ewan (Team Lotto Soudal). Van der Poel indossa la prima maglia rosa e già domani dovrà difenderla nell’insidiosa cronometro di Budapest.

Il Giro d’Italia 2022 parte dall’Ungheria con le prime tre tappe che stuzzicano già da subito l’interesse di appassionati e addetti ai lavori. Certo manca un GPM di duemila metri da scalare, ma c’è terreno adatto a tutte le categorie di ciclisti, con uomini di classifica, finisseur, cronomen e velocisti tutti impegnati a darsi battaglia già nelle primissime fasi della corsa rosa. La prima tappa parte da Budapest e termina a Visegrad dopo 195 km. I primi 190 km sono quasi completamente pianeggianti e la fuga di giornata dovrebbe essere molto fortunata ad avere le sue chance di successo, visto che la prima maglia rosa la vorranno indossare un po’ tutti. Ecco quindi che il finale in costante salita, quasi 5 km al 5% di pendenza media non dovrebbe lasciare molto spazio alle velleità della fuga. Saranno uomini di classifica, finisseur e velocisti più resistenti a contendersi la prima maglia rosa del Giro 2022. Appena sventolata la bandiera del via al km 0, scattavano immediatamente Mattia Bais e Filippo Tagliani (Team Drone Hopper – Androni Giocattoli). Il gruppo lasciava fare e la coppia di testa raggiungeva il ragguardevole vantaggio di 11 minuti dopo appena 25 km dalla partenza. Tagliani si aggiudicava il primo traguardo volante di Székesfehérvár posto al km 75.3, mentre era già bagarre in previsione maglia ciclamino con Giacomo Nizzolo (Team Israel Premier Tech) che aveva la meglio su Arnaud Demare (Team Groupama FDJ) per il terzo posto . A 90 km dall’arrivo si registrava la prima caduta del Giro 2022. A farne le spese era Nicolas Prodhomme (Team AG2R Citroen). Il gruppo era tirato dagli uomini del Team Intermarchè Wanty Gobert, del Team Alpecin Fenix e del Team EF Education EasyPost. A 50 km dall’arrivo il gruppo aveva recuperato la maggior parte del ritardo che aveva su Bais e Tagliani e adesso il vantaggio della coppia di testa era di solo 1 minuto e mezzo. A 30 km dall’arrivo il vantaggio di Bais e Tagliani era di 1 minuto e 5 secondi sul gruppo. Bais si aggiudicava il secondo traguardo intermedio di Esztergom posto al km 167.5. A 20 km dalla conclusione il vantaggio della coppia di testa era ormai di soli 24 secondi sul gruppo in forte rimonta. La fuga veniva ripresa a 14 km dall’arrivo. Come pronosticato, era nella salita finale che si scatenava la bagarre e i verificavano le cadute più numerose della tappa. Tra i ciclisti che restavano vittima di una caduta si segnalavano Harm Vanhoucke (Team Lotto Soudal), Jan Tratnik (Team Bahrain Victorious) e soprattutto Davide Ballerini (Team Quick Step Alpha Vinyl), uno dei nomi caldi per la vittoria di tappa. Un primo attacco a circa 3 km dall’arrivo veniva portato da Lawrence Naesen (Team AG2R) ma il gruppo chiudeva abbastanza prontamente sul belga. Ci riprovava Lennard Kamna (Team BORA Hansgrohe) a meno di 2 km dall’arrivo. Il tedesco partiva forte ed il Team Intermarchè Wanty Gobert doveva impegnarsi a chiudere proprio nel tratto più duro della salit. Con le pendenze che arrivavano all’8%. Kamna veniva ripreso a circa 600 metri dall’arrivo quando la volata in salita era ormai lanciata. Biniam Girmay (Team Intermarchè Wanty Gobert) prendeva un piccolo margine di vantaggio ma alla sua ruota piombava Mathieu Van der Poel (Team Alpecin Fenix) che riusciva a mettere la ruota davanti al ciclista eritreo sulla linea del traguardo. In terza posizione si classificava Pello Bilbao (Team Bahrain Victorious), mentre chiudevano la top five Magnus Cort Nielsen (Team EF Education EasyPost) in quarta posizione e Wilco Kelderman (Team BORA Hansgrohe) in quinta posizione. Delusione per Caleb Ewan (Team Lotto Soudal), che cadeva in volata anche se ormai sembrava tagliato fuori per la vittoria di tappa. Nella top ten si segnalavano l’ottavo posto di Diego Ulissi (UAE Team Emirates) ed il nono posto di Andrea Vendrame (Team AG2R Citroen). Van der Poel, alla quarta vittoria stagionale, è la prima maglia rosa del Giro 2022. L’olandese conduce con 4 secondi di vantaggio su Girmay e 10 secondi di vantaggio su Bilbao.Domani è in programma la seconda tappa, la cronometro individuale del circuito di Budapest, lunga 8 km e 600 metri. Sarà una cronometro molto tecnica, con una ventina di curve a 90 gradi e pochi tratti dove spingere grossi rapporti. In più, il finale in salita verso il castello di Buda accentuerà l’incertezza per il vincitore, che potrebbe anche non essere un cronoman.

Giuseppe Scarfone

Mathieu Van der Poel vince a Visegrad (foto: Getty Images Sport)

Mathieu Van der Poel vince a Visegrad (foto: Getty Images Sport)

LA ROSA SBOCCIA IN UNGHERIA

maggio 6, 2022 by Redazione  
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Parte dall’Ungheria il Giro d’Italia, con un programma d’apertura differente rispetto a quello che era stato previsto per il 2020, quando il via dalla nazione magiara era saltato a causa della pandemia. Non ci sarà la solita crono d’avvio, in calendario ma spostata al secondo giorno di gara, ma una tappa in linea favorevole ai velocisti, anche se non banale. Gli ultimi 5 Km in salita scremeranno, infatti, il gruppo epurandolo da qualche sprinter e aprendo anche ad altri corridori la possibilità di partecipare alla lotta per la conquista della prima maglia rosa.

Finalmente questo sarà l’anno giusto per vedere spuntare le rose in Ungheria. Il Giro l’aveva già messa in programma per il 2020 la sua quattordicesima partenza fuori dai confini nazionali, saltata dopo che le autorità magiare avevano ritirato la loro disponibilità a causa della pandemia, rimandandola a data da destinarsi. Una data che non poteva essere il 2021, per la quale era già stata opzionata Torino quale sede di partenza, e anche quella del 2022 sembrava essere molto incerta, come aveva lasciato intuire il direttore di corsa Mauro Vegni lo scorso mese di maggio. Ma durante l’ultima edizione del Giro era successo un evento che nessuno avrebbe immaginato, i tre giorni in maglia rosa di Attila Valter che hanno galvanizzato gli ungheresi al punto da tornare a bussare alle porte del Giro per chiedere di anticipare i tempi e organizzare nuovamente la “Grande Partenza”, che altrimenti – stando ai rumors – avrebbe potuto svolgersi nelle Marche. Così Vegni si è rimesso al lavoro per modificare i piani originari del 2020 perché, avendo ottenuto dall’UCI il permesso di anticipare di ventiquattrore la partenza (deroga che viene concessa una volta ogni 4 anni), sarebbe stato impensabile bloccare le strade di Budapest in un giorno feriale per la disputa della prevista crono d’apertura, rinviata al secondo giorno di gara. Sono stati ripensati anche i tracciati delle altre due frazioni in linea previste sul suolo ungherese e, in particolare, si è aggiunto un traguardo in salita per la prima tappa, al termine di un’ascesa breve e poco impegnativa, 5500 metri al 4.2% che non dovrebbero impedire l’arrivo allo sprint. Per fare un paragone, anche la prima frazione del Tour de France 2021 presentava un finale simile, ma in quel caso la rampa era più corta e impegnativa, con un muretto iniziale che mancherà nella tappa della Corsa Rosa e che favorì la vittoria di Julian Alaphilippe. Di certo ne scaturirà una volata atipica, nella quale vedremo gli sprinter più resistenti destreggiarsi al fianco di corridori che solitamente non si gettano nella mischia delle volate e che puntano a più alti traguardi: lo stesso Alaphilippe potrebbe far bene su questo traguardo, ma anche velocisti decisamente dotati (come l’australiano Michael Matthews, che lo scorso anno si piazzò secondo nella tappa d’esordio del Tour) avranno armi pari per competere e lanciarsi alla conquista della prima maglia rosa.
Lasciata Budapest, il tratto iniziale della prima tappa si svolgerà lungo le rive del Danubio, che si lasceranno dopo meno di 10 Km per puntare verso il centro di Érd, cittadina presso la quale è possibile ammirare uno dei tre minareti oggi esistenti in Ungheria, retaggio del periodo dell’occupazione turca. Proseguendo il gruppo giungerà sulle strade di Martonvásár, le stesse che nel 1800 furono solcate dal compositore tedesco Ludwig van Beethoven che, ospite del castello Brunszvik, qui compose uno dei suoi brani più celebri, la “Per Elisa”. Ci sarà anche il tempo per fare un tuffo virtuale in Italia nelle fasi iniziali di questa tappa e accadrà quando si giungerà presso le rive del lago di Velence, il quarto dello stato per dimensioni, sul quale si affaccia l’omonima località balneare. Il suo nome, tradotto in italiano, significa proprio “Venezia” ed è attribuito allo storico Antonio Bonfini, che nel XV secolo era stato assunto dal re ungherese Mattia Corvino come storiografo di corte e che volle con quel toponimo rendere omaggio ai numerosi veneti che erano immigrati in Ungheria, stabilendosi proprio in quella parte del regno. Toccata Lovasberény, dove il tracciato di gara lambirà il classicista castello Cziráky, la prima fase di questa tappa d’apertura si concluderà a circa 75 Km dalla partenza con il primo dei due traguardi volanti, messo in palio in quel di Székesfehérvár, centro il cui nome fa intrecciare la lingua agli stranieri ma che i magiari sanno pronunciare a menadito, anche perché si tratta di una delle città storiche della loro nazione, fino al 1526 sede nella cattedrale di Santo Stefano delle incoronazioni dei sovrani ungheresi.
Qui i “girini” effettueranno il giro di boa del percorso odierno che, dopo esser stato tracciato prevalentemente in direzione sud, ora tornerà a puntare verso nord, mentre l’altimetria proporrà un lieve falsopiano prima di giungere a Csákvár, pure dotato di un imponente castello, oggi sede di un ospedale e costruito in stile rococò prima di essere rifatto in stile neoclassico a causa di una serie di terremoti che colpì queste terre nell’800.
Dopo metà tappa la pianura, fin qui imperante, lascerà temporaneamente il passo a microscopiche collinette che poco si avvertono anche sull’altimetria, come lo strappo di 800 metri al 6,5% che s’incontrerà all’uscita da Bicske mentre leggermente più lunga – un chilometro esatto al 4.3% – sarà la salita che si dovrà affrontare alle porte di Zsámbék, la cui principale attrattiva turistica è rappresentata dai suggestivi ruderi dell’abbazia premonstratense costruita a partire dal 1220 e rovinata a causa di un altro terremoto nel 1736, in seguito al quale si preferì utilizzarne le pietre per ricostruire le case degli abitanti del villaggio.
Usciti da questa fase di leggera “tempesta” il tracciato tornerà a farsi scorrevole sotto le ruote del gruppo procedendo in direzione di Bajna, villaggio di circa 2000 abitanti presso il quale si trova un castello che appartenne alla famiglia Sándor- Metternich, il casato del celebre cancelliere austriaco Klemens von Metternich, tra i principali protagonisti del Congresso di Vienna che nel 1815 ridisegnò il volto dell’Europa politica dopo la fine dell’era napoleonica.
Tornati in pianura, il percorso andrà nuovamente a specchiarsi nelle acque del Danubio nel tratto dove il “bel fiume blu” funge da confine naturale con la Repubblica Slovacca, un’altra nazione che ha dimostrato interesse verso il Giro avendone richiesta la “Grande Partenza” per il 2023, anno nel quale Stefano Allocchio – che nei prossimi mesi prenderà il posto di Vegni alla direzione della Corsa Rosa – avrà l’imbarazzo della scelta perché anche Belgio, Turchia e Marocco hanno avanzato simili proposte. Intanto la storia della prima tappa dell’edizione 2021 entrerà nel vivo perché a 28 Km dall’arrivo saranno per la prima volta distribuiti abbuoni che potrebbero rivelarsi fondamentali per stilare la prima classifica generale e assegnare la prima maglia rosa. Accadrà al passaggio dall’antica Strigonio, l’attuale Esztergom, centro che riveste il ruolo di capitale religiosa dello stato avendo qui sede l’arcivescovo primate d’Ungheria: il principale monumento cittadino è, infatti, un luogo di culto, la neoclassica Cattedrale di Nostra Signora e di Sant’Adalberto, al cui interno è possibile ammirare la più grande pala d’altare al mondo realizzata su un solo pezzo di tela, realizzata nel 1854 dal friulano Michelangelo Grigoletti.
Con l’adrenalina per il gran finale che pian piano monterà si procederà avendo come costante compagno di viaggio il Danubio, nel punto dove il fiume fa una grande ansa per aggirare il promontorio del Juliánus Kilátó e cambiare contemporaneamente la sua direzione. Saranno gli ultimi scampoli di pianura di questa tappa, che si concluderanno con il passaggio nel centro di Visegrád, cittadina nota per aver ospitato gli incontri che hanno portato alla nascita del Gruppo di Visegrád, alleanza culturale e politica che ha rinsaldato i rapporti tra quattro nazioni dell’Europa orientale (oltre alle citate e confinanti Ungheria e Repubblica Slovacca, anche Polonia e Repubblica Ceca) e ha anche ispirato una competizione ciclistica composta da quattro gare in linea organizzate tra le varie nazioni del “gruppo”. E ora un altro gruppo sarà pronto a entrare in scena sulle strade della cittadina ungherese, che vedrà i “girini” affrontare la salita verso la spettacolare fortezza medievale che domina il Danubio, presso la quale si conoscerà il nome del primo corridore che nel 2021 avrà l’onore di vestire la maglia rosa.

Jó kirándulást Giro d’Italia

Mauro Facoltosi

La fortezza di Visegrád e l’altimetria della prima tappa (www.easybudapest.com)

La fortezza di Visegrád e l’altimetria della prima tappa (www.easybudapest.com)

CIAK SI GIRO

Anche nel 2022 continua la collaborazione con www.davinotti.com, sito che si occupa di cinema e in particolare di mappare le location utilizzate dalle varie produzioni cinematografiche, proponendo poi ai lettori un parallelo tra fotogrammi e foto dei posti dove furono girate le scene. In questo primo capitolo della rubrica vi porteremo alla scoperta dei film italiani girati sulle strade di Budapest (limitandoci a quelli mappati su Davinotti). Dopo l’italo-francese-tedesco “Barbablù” del 1972, firmato dallo statunitense Edward Dmytryk, in ordine di tempo il primo nostro regista ad aver immortalato scorci della capitale ungherese è stato Carlo Verdone che nel 1987 l’ha scelta per girarvi diverse scene de “Io e mia sorella” e in particolare si vedono il Ponte della Libertà e la chiesa di Sant’Anna, che fa una fugace comparsa sullo sfondo nella spassosa scena nella quale Verdone va ad acquistare in farmacia gli assorbenti per la sorella (interpretata da Ornella Muti). L’anno successivo il regista romano Gianfranco Giagni girerà a Budapest un paio di scene del film d’orrore “Il nido del ragno”, seguito dodici mesi più tardi dal maestro del brivido Dario Argento (ma del suo “La chiesa” parleremo nella seconda rubrica). Sempre nel 1989 sarà il turno di Peter Dal Monte, scomparso nel maggio del 2021, che vi girerà con attori prevalentemente stranieri “Étoile”, thriller ambientato nel mondo della danza. Nel nuovo millennio sarà il milanese Fabio Carpi a scegliere Budapest per una scena di “Nobel” (2001), film “on the road” che racconta del viaggio di uno scrittore italiano (interpretato dallo spagnolo d’origini argentine Héctor Alterio) verso la Svezia, dove gli sarà consegnato il premio nobel per la letteratura. Luca Zingaretti nel 2002 smetterà per un attimo i panni del commissario Montalbano per recarsi in terra magiara e girare la fiction RAI “Perlasca, un eroe italiano”, due puntate nel quale il popolare attore interpreterà il ruolo di Giorgio Perlasca, il commerciante italiano che nel 1944 aveva salvato la vita a più di cinquemila ebrei ungheresi destinati ai campi di concentramento. Nel 2016, infine, Ron Howard girerà a Budapest (spacciata per l’americana Harvard e per Istanbul) diverse scene di “Inferno”, coproduzione italo-americana ispirata all’omonimo romanzo di Dan Brown e in gran parte filmata in Italia, tra Venezia e Firenze.

Carlo Verdone a Budapest in una scena di Io e mia sorella (www.davinotti.com)

Carlo Verdone a Budapest in una scena di "Io e mia sorella" (www.davinotti.com)

Cliccate qui per scoprire le altre location del film

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/io-e-mia-sorella/50002553

FOTOGALLERY

Tratto iniziale lungo il Danubio all’uscita da Budapest

Il minareto di Érd

Martonvásár, castello Brunszvik

Bagnanti sulle sponde del Lago di Velence

Lovasberény, castello Cziráky

Székesfehérvár, Cattedrale di Santo Stefano

Il castello di Csesznek a Csákvár

Ruderi dell’abbazia di Zsámbék

Bajna, Castello Sándor- Metternich (www.szepmagyarorszag.hu)

La cattedrale di Esztergom vista dal ponte sul Danubio che collega l’Ungheria alla Repubblica Slovacca

La pala di Michelangelo Grigoletti all’interno della cattedrale di Esztergom

Uno scorcio dell’ansa del Danubio che anticipa l’arrivo a Visegrád

4 GIORNI DI DUNKERQUE, RITORNO AL SUCCESSO PER IL PRINCIPE DI VALLONIA

maggio 5, 2022 by Redazione  
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Philippe Gilbert (Lotto Soudal) ha conquistato il successo battendo in volata sullo strappo finale della terza tappa la maglia di leader Jason Tesson (St Michel – Auber93) e Julien Simon (TotalEnergies). Tesson è stato poi penalizzato di 40” per un dietro macchina con Arvid De Kleijn (Human Powered Health) che è tornato così al comando della generale.

La terza tappa della 4 Giorni di Dunkerque presentava un percorso di 174 chilometri da Péronne a Mont-Saint-Éloi con diversi brevi strappi lungo il percorso, in particolare il finale si disputava in un circuito di 13 chilometri con due strappi, il primo di circa 300 metri al 5% ai -4, mentre gli ultimi 500 metri del circuito presentavano una pendenza media del 5% con punte in doppia cifra.
Una tappa che considerando tutti gli attacchi visti nei primi due giorni poteva permettere degli attacchi interessanti per smuovere la classifica in vista della tappa di Cassel in programma sabato.

Per il terzo giorno consecutivo la maglia di miglior scalatore Alex Colman (Sport Vlaanderen – Baloise) entrava nella fuga di giornata, in compagnia di Samuel Leroux (Go Sport – Roubaix Lille Métropole) e Kevin Besson (Nice Métropole Côte d’Azur) che guadagnavano un vantaggio massimo di cinque minuti sul gruppo.
Ai -34 il leader della generale Jason Tesson (St Michel – Auber93) restava coinvolto in una caduta a causa di uno scoppio della ruota anteriore in un tratto di asfalto con diversi sassi sia nel centro che ai lati della sede stradale, anche Maciej Bodnar (TotalEnergies) restava con una gomma a terra nello stesso punto. Il momento non era sicuramente dei migliori visto che la Alpecin-Fenix era in piena spinta, riducendo il distacco di due minuti a una singola unità nel giro di cinque chilometri. Ai -30 era la coppia formata da Kevin Ledanois (Team Arkea Samsic) e Antoine Raugel (AG2R Citroen Team) a tentare un attacco, che aveva vita breve sotto il lavoro della Groupama – FDJ. A questo punto il gruppo si rialzava permettendo a Tesson la possibilità di rientrare, dopo aver utilizzato un dietro macchina per diversi chilometri.
Nel tratto con la strada più sporca attaccava secco Alexandre Delettre (Cofidis) con alla sua ruota Andreas Kron (Lotto Soudal), mentre Ledanois si univa a loro pochi chilometri più tardi. Questo tentativo resisteva per sei chilometri, con il gruppo che ai -17 si riportava a meno di trenta secondi dalla testa della corsa. Sul penultimo passaggio dello strappo finale avveniva una caduta in gruppo che coinvolgeva una ventina di atleti a centro gruppo tra cui Reinardt Van Rensburg (Lotto Soudal), Gerben Thijssen (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux), Ayco Bastiaens (Alpecin-Fenix) e Jonas Iversby Hvideberg (Team DSM).

Nell’ultimo giro la TotalEnergies controllava la fuga con un ritmo regolare rientrando su di loro ai -6, mentre la Alpecin-Fenix decideva di accelerare il ritmo ai -4, ma negli ultimi tre chilometri uscivano tutti i treni delle squadre per provare a trovarsi davanti nello strappo finale. La Go Sport – Roubaix Lille Métropole a sorpresa si metteva a gestire l’ultimo chilometro, venendo però sopravvanzata negli ultimi 500 metri da Lorrenzo Manzin (TotalEnergies) che lanciava lo sprint secco per il suo capitano Julien Simon, il quale veniva scavalcato però in maniera secca da Philppe Gilbert (Lotto Soudal) che tornava così al successo a distanza di 967 giorni dall’ultimo sigillo avvenuto nella Vuelta 2019. Tesson riusciva a vincere lo sprint per il secondo posto davanti a Simon.

Inizialmente Tesson sembrava quindi mantenere la maglia di leader aumentando il suo margine sugli avversari grazie agli abbuoni, ma la giuria decideva di punirlo con 40 secondi di penalità per il dietro macchina.
Arvid De Kleijn (Human Powered Health) tornava così leader della classifica con lo stesso tempo su Gilbert e 1” su Leroux che sfruttava gli abbuoni guadagnati durante la sua fuga.

La tappa di domani presenta un percorso per velocisti di 179 chilometri da Mazingarbe a Aire-sur-la-Lys.

Carlo Toniatti.

Il successo di Philippe Gilbert (Luc Claessen/Getty Images)

Il successo di Philippe Gilbert (Luc Claessen/Getty Images)

TAPPA E MAGLIA A TESSON A MAUBEUGE

maggio 5, 2022 by Redazione  
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Jason Tesson (St Michel – Auber93) ha vinto in volata la seconda tappa della 4 Giorni di Dunkerque su Gerben Thijssen (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux) e Thomas Boudat (Go Sport – Roubaix Lille Métropole). Per l’atleta francese anche la conquista della maglia di leader.

La seconda frazione della 4 Giorni di Dunkerque prevedeva un percorso relativamente pianeggiante con un percorso quasi mai piatto, ma senza grandi pendenze, di 185 chilometri da Bethune a Maubeuge adatto ancora alle ruote veloci, con un finale che presentava un leggero strappo nel finale.
Nella fuga di giornata si inserivano Samuel Watson (Groupama – FDJ), Ludovic Robeet (Bingoal Pauwels Sauces WB), Angel Fuentes Paniego (Burgos-BH), Alex Colman (Sport Vlaanderen – Baloise) e Evaldas Šiškevičius (Go Sport – Roubaix Lille Métropole).
Il gruppo controllava facilmente la fuga, ma restava poco coeso con tantissimi attacchi tra i -55 e i -50, erano diversi i gruppetti di atleti che riuscivano ad avvantaggiarsi per qualche metro riuscendo a rientrare a 30 secondi di ritardo dalla fuga, per poi fermarsi e lasciare il distacco risalire a un minuto e mezzo. Era quindi il Team DSM a incaricarsi dell’inseguimento riducendo progressivamente il distacco, ai -13 era Philippe Gilbert (Lotto Soudal) ad attaccare insieme a Chris Lawless (TotalEnergies) riprendendo velocemente il resto della fuga ad eccezione di Watson a seguito di un dritto in un tratto di discesa per tutti i restanti componenti della fuga. Il gruppo rientrava ad altissima velocità rientrando su tutti gli attaccanti ad eccezione del britannico che provava a resistere al ritorno del gruppo, nel quale continuavano gli attacchi con Brent Van Moer (Lotto Soudal) e Baptiste Planckaert (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux) che venivano velocemente stoppati, con Benjamin Thomas (Cofidis) che sfruttava il momento per contrattaccare in solitaria. Il Team Arkéa Samsic e la TotalEnergies si incaricavano dell’inseguimento di entrambi gli attaccanti che ai -6 si ricompattavano con un margine di appena sei secondi resistendo per altri due chilometri con tante squadre che collaboravano nell’inseguimento. In un tratto stradale molto confuso con varie formazioni che cercavano di avere la meglio, era Stéphane Rossetto (St Michel – Auber93) a gestire il tratto conclusivo che portava al breve strappo, con alla sua ruota il suo capitano Jason Tesson. Appena la strada iniziava a salire era Hugo Hofstetter (Team Arkéa Samsic) ad accelerare, allungando il gruppo, ma una volta arrivati negli ultimi 150 metri pianeggianti era Tesson a lanciare la volata con successo riuscendo a precedere di un soffio Gerben Thijssen (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux) che sembrava avere una gamba migliore, ma pagava il posizionamento nel finale, mentre Thomas Boudat (Go Sport – Roubaix Lille Métropole) era terzo.
Grazie agli abbuoni conquistati ieri Tesson ha preso anche il comando della generale con 9” su De Kleijn e 13” su Thijssen.
Nella terza tappa in programma questo pomeriggio da Péronne a Mont-Saint-Éloi di 174 chilometri ci si aspetta un segnale più chiaro di chi potrebbe giocarsi la classifica finale grazie al finale in salita, meno adatto a velocisti puri.

Carlo Toniatti.

Jason Tesson nel suo sprint finale di ieri (Luc Claessen/Getty Images)

Jason Tesson nel suo sprint finale di ieri (Luc Claessen/Getty Images)

4 GIORNI DI DUNKERQUE, SUCCESSO INIZIALE DI DE KLEIJN CON MAXI-CADUTA

maggio 3, 2022 by Redazione  
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Arvid De Kleijn (Human Powered Health) ha vinto la prima tappa della 4 giorni di Dunkerque a seguito del declassamento di Sam Welsford (Team DSM) che aveva inizialmente tagliato il traguardo per primo, reo di aver causato una caduta negli ultimi metri. Al secondo posto è arrivato Jason Tesson (St Michel – Auber93), mentre al terzo Nils Eekhoff (Team DSM).

La sessantaseiesima edizione della 4 giorni di Dunkerque prevedeva sei tappe in linea, delle quali quattro pianeggianti, mentre la terza tappa avrà delle brevi salite con un arrivo sulla cima di uno strappo. In particolare però, è la tappa in programma sabato a Cassel che rappresenterà la tappa regina che dovrebbe decidere la classifica generale.
I principali corridori alla partenza erano Philippe Gilbert e Arnaud De Lie (Lotto Soudal), Oliver Naesen e Marc Sarreau (AG2R Citroen Team), Benjamin Thomas (Cofidis), Jake Stewart (Groupama – FDJ), Nils Eekhoff (Team DSM), Michael Gogl (Alpecin-Fenix), Hugo Hofstetter e Daniel McLay (Team Arkea Samsic) e Niki Terpstra (TotalEnergies).

La tappa iniziale della 4 giorni di Dunkerque prevedeva un percorso pianeggiante di 162 chilometri da Dunkerque a Aniche con un circuito di dieci chilometri da ripetere due volte che vedeva come favorito De Lie.
Dopo una ventina di chilometri prendeva il largo un tentativo di fuga formato da Cyril Barthe (B&B Hotels – KTM), Milan Fretin (Sport Vlaanderen – Baloise) e Evaldas Šiškevičius (Go Sport – Roubaix Lille Métropole) che resisteva al comando della corsa soltanto fino ai -73.
Da questo momento in poi erano tantissimi i tentativi di attacchi, ma tutti chiusi in breve tempo dal gruppo che marciava compatto fino a circa quarantasei chilometri dall’arrivo quando Gijs Van Hoecke (AG2R Citroen Team), Alex Colman (Sport Vlaanderen – Baloise) e Lionel Taminiaux (Alpecin-Fenix) riuscivano a creare nuovamente una fuga di giornata. Questi atleti venivano controllati con un distacco massimo di cinquanta secondi da Team DSM e Lotto Soudal, andando a recuperare terreno all’interno degli ultimi quindici chilometri. La St Michel – Auber93 collaborava nell’inseguimento all’interno degli ultimi dieci chilometri riprendendo Colman ai -6.5, mentre Van Hoecke si arrendeva ai -4, e Taminiau, ultimo ad arrendersi, resisteva per un altro chilometri. Nell’ultimo chilometro era la Groupama – FDJ a prendere il comando del gruppo, anche se Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux e Team DSM riuscivano a posizionarsi meglio nel finale, costringendo De Lie a una volata da dietro, il quale trovandosi chiuso tra McLay e Sam Welsford (Team DSM) rischiava una manovra pericolosa andando a cadere insieme a McLay e causando diversi caduti. Welsford riusciva a restare in piedi transitando al traguardo in prima posizione davanti a Arvid De Kleijn (Human Powered Health), Jason Tesson (St Michel – Auber93) e Nils Eekhoff (Team DSM).
La giuria decideva in seguito di squalificare Welsford, il quale è stato probabilmente colpevole di mantenere i gomiti troppo larghi e chiudendo leggermente sul belga ha causato la caduta, la vittoria è quindi stata assegnata a De Kleijn che partirà quindi domani con la maglia di leader.
De Lie non ha riscontrato fratture, ma una commozione cerebrale che non gli consentirà domani di essere al via.

Carlo Toniatti.

Sam Welsford evita la caduta seguito da Arvid De Kleijn (Getty Images Sport)

Sam Welsford evita la caduta seguito da Arvid De Kleijn (Getty Images Sport)

ALEKSANDR VLASOV DOMINA A CRONO, IL RUSSO VINCE IL ROMANDIA 2022!

maggio 1, 2022 by Redazione  
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La cronoscalata conclusiva del Giro di Romandia 2022 è dominata da Aleksandr Vlasov (Bora-hansgrohe), l’atleta russo rigenerato nella nuova squadra ribalta la classifica generale a discapito di Rohan Dennis (Jumbo-Visma) che naufraga ed esce fuori dal podio. Il russo ha anticipato di 31″ Simon Geschke (Cofidis) e di 36″ Gino Mäder (Bahrain Victorious) che, a posizioni invertite, vanno a completare anche il podio della classifica generale.

L’ultima fatica del Giro di Romandia 2022 è una cronoscalata di 5,8 Km da Aigle a Villars con una costante ascesa all’8% di media negli ultimi 10 Km di corsa. Il primo tempo importante è fatto segnare da Remi Cavagna (Quick-Step Alpha Vinyl Team) con 36’:29”. Il francese conserva per gran parte della prova il miglior tempo, fin quando è il nostro Antonio Tiberi (Trek-Segafredo) che polverizza il tempo del francese scendendo per primo sotto sotto i 36′, facendo segnare un ottimo 35’:36”. Cambia ancora il leader provvisorio quando Ion Izagirre (Cofidis), a tagliare il traguardo con un tempo di 35’28”. Bel tempo anche di Patrick Bevin (Israel-Premier Tech), il neozelandese, a testimonianza dell’ottimo stato di forma, precede Tiberi per poco più di un secondo grazie al suo 35’35”. Ancora un cambio al vertice con il momentaneo primato di Rein Taaramäe (Intermarché-Wanty-Gobert), che abbassa il limite fino a 35’:05”. Il primo ad andare sotto il uro dei 35’ è un ritrovato Thibaut Pinot (Groupama-FDJ) che chiude in 34’48”. Sottotono invece le prove di Geraint Thomas (Ineos), con 35’:31” e di Sepp Kuss (Jumbo-Visma) 35’:06”. Decisamente meglio i tempi di Steve Kruijswijk (Jumbo-Visma) 34’45”, e di Damiano Caruso (Bahrain-Victorious) 34’44” che alla fine saranno il quinto assoluto ed il quarto assoluto. Da segnalare un ottimo tempo per Simon Geschke (Cofidis), il tedesco chiude la cronometro in soli 34’11” e sarà il secondo tempo assoluto di giornata. Altro gran tempo per Gino Mäder (Bahrain) che ferma le lancette a 34’:16” e quindi terzo tempo assoluto di giornata. Sulla strada ancora Rohan Dennis (Jumbo-Visma) e Aleksandr Vlasov(Bora-hansgrohe), che ha decisamente un altro passo, il russo vola, e chiude all’arrivo con un tempone di 33’:40” alla media di 28,23 Km/h mentre il leader sprofonda e chiude in 35’:52 alla ventiduesima posizione che gli varrà l’ottava posizione in classifica generale. Cala così il sipario sul Giro di Romandia 2022, al primo posto un rinato Aleksandr Vlasov che dopo la Volta a la Comunitat Valenciana va a prendersi un’altra breve corsa a tappe, secondo Gino Mäder, terzo Simon Geschke, fuori dal podio quarto un ottimo Juan Ayuso, quinto Ben O’Connor, sesto il nostro Damiano Caruso.

Antonio Scarfone

Alexsandr Vlasov domina la cronoscalata del Romandia (Foto: Getty Images)

Alexsandr Vlasov domina la cronoscalata del Romandia (Foto: Getty Images)

BENNETT FULMINA TUTTI A FRANCOFORTE E OTTIENE LA PRIMA VITTORIA DEL SUO 2022

maggio 1, 2022 by Redazione  
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Nella pronosticatissima volata della Eschborn Frankfurt, ormai un classico della corsa tedesca, Sam Bennett (Team BORA Hangrohe) non lascia scampo agli avversari e timbra la sua prima vittoria stagionale, lanciato alla perfezione dal suo compagno di squadra Danny Van Poppel. In seconda posizione si rivede un Fernando Gaviria (UAE Team Emirates) fin qui piuttosto in ombra mentre terzo chiude Alexander Kristoff (Team Intermarchè Wanty Gobert), plurivincitore a Francoforte con quattro vittorie.

La Classica di Francoforte – nome in tedesco Rund um den Finanzplatz Eschborn-Frankfurt – è una delle poche corse che si disputano in Germania ma lo stato di corsa WT acquisito qualche anno fa associato alla domenica festiva in cui si celebra la festa dei lavoratori, la rende appetibile ad un discreto interesse. Il percorso strizza l’occhio ai velocisti e negli ultimi anni abbiamo sempre assistito ad un arrivo in volata. Complice di un finale ormai abbastanza scontato è un percorso che negli ultimi 40 dei 184 km totali non presenta nessuna difficoltà altimetrica. Le insidie principali sono infatti concentrate nella prima metà di gara, quando il gruppo si dirige verso le alture a nord ovest di Francoforte. Il Feldberg è la salita più lunga ma anche la prima ad essere scalata, dopo una trentina di km dalla partenza. Nella parte centrale si scalerà per quattro volte il Mammolshain, salita simbolo della corsa, inframmezzato da qualche altra salitella più o meno pedalabile come il Billtalhohe ed il Rupperstrain. L’ultimo scollinamento del Mammolshain verrà affrontato a 41 km dall’arrivo e ci sarà tutto il tempo per le squadre dei velocisti di serrare le fila e preparare la volata ai propri capitani. E’ presente alla partenza Jasper Philipsen (Team Alpecin Fenix), vincitore del 2021 e tra i favoriti di oggi. Ma il belga non avrà vita facile perché ci sono altri forti velocisti come Arnaud De Lie (Team Lotto Soudal), Sam Bennett e Danny Van Poppel (Team BORA Hansgrohe), Cees Bol (Team DSM) ed Alexander Kristoff (Team Intermarchè Wanty Gobert), quest’ultimo già vittorioso quattro volte a Francoforte. Per quanto riguarda l’Italia, le speranze di vittoria sono affidate ad Andrea Vendrame (Team AG2R Citroen), Niccolò Bonifazio (Team Total Energies), Simone Consonni e Davide Cimolai (Team Cofidis) e Giacomo Nizzolo (Team Israel Premier Tech). Il primo tentativo di fuga veniva portato dopo soli due km dalla partenza grazie all’azione di cinque ciclisti: Juan Antonio Lopez Cozar (Team Kern Pharma), Johan Meens (Team Bingoal Pauwels), Daan Hoole (Team Trek Segafredo), Pierre Rolland (Team B&B Hotels KTM) e Jens Reynders (Team Sport Vlaanderen Baloise). Dopo 6 km i cinque di testa avevano già oltre 1 minuto di vantaggio sul gruppo che aveva dato il via libera. All’inizio della salita del Feldberg la fuga aveva 5 minuti di vantaggio sul gruppo. In testa al gruppo tiravano BORA Hansgrohe, Alpecin Fenix e Bharain Victorious. Da segnalare, in quest’ultima squadra, la presenza di Phil Bauhaus, capitano designato e unico ciclista tedesco che può dire la sua per la volata di oggi. In cima al Feldberg il vantaggio della fuga era sceso a 3 minuti e 30 secondi. Sul primo passaggio sopra il Mammolshain, dopo 80 km di corsa, il vantaggio del quintetto di testa era sceso a 2 minuti. Il gruppo dava ormai la caccia ai fuggitivi che sul secondo passaggio sul Mammolshain, a 90 km dall’arrivo, avevano poco più 1 minuto di vantaggio. La maggior parte della fuga veniva ripresa in cima al Billtalhohe, a 85 km dall’arrivo. Restavano in testa Rolland e Meens che riuscivano a mantenere una ventina di secondi sul gruppo quando mancavano 80 km alla conclusione. Anche Meens si staccava dalla testa e Rolland restava da solo. Si riportavano sul francese Jonas Rutsch (Team EF Education EasyPost), Edward Theuns (Team Trek Segafredo), Ceriel Desal (Team Bingoal Pauwels) e ancora Reynders, che già aveva fatto parte della fuga iniziale. A 64 km dall’arrivo il nuovo quintetto di testa aveva 30 secondi di vantaggio sul gruppo, quando ancora mancavano le ultime due ascese verso il Mammolshain.Rutsch, Rolland e Theuns scollinavano per primi. A 5 secondi di ritardo seguivano Reynders e Desal. Il terzetto di testa veniva definitivamente ripreso a 47 km dall’arrivo. Le squadre dei velocisti mantenevano la velocità alta e nessun altro ciclista era capace di attaccare nel circuto finale di Francoforte. Nella volata un inesauribile Danny Van Poppel (Team BORA Hansgrohe) si metteva a disposizione di Sam Bennett lanciandolo alla perfezione sul traguardo. L’irlandese vinceva davanti a Fernando gaviria (UAE Team Emirates) ed Alexander Kristoff (Team Intermarchè Wanty Gobert). Chiudevano la top five Phil Bauhaus (Team Bahrain Victorious) in quarta posizione e lo stesso Van Poppel in quinta posizione. Nella top ten si segnalava l’ottavo posto di Simone Consonni (Team Cofidis), mentre solo undicesimo era l’ex vincitore Philipsen. Bennett spezza il digiuno stagionale ottenendo la prima vittoria del 2022 dopo qualche podio nell’UAE Tour e nel Giro di Turchia.

Giuseppe Scarfone

Sam Bennett vince la Classica di Francoforte (foto: Getty Images)

Sam Bennett vince la Classica di Francoforte (foto: Getty Images)

DOMINA LA BORA AL ROMANDIA, HIGUITA VINCE LA TAPPA REGINA DAVANTI A VLASOV

aprile 30, 2022 by Redazione  
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La tappa tanto attesa del Giro di Romandia 2022 vede il trionfo della coppia Bora-hansgrohe, sull’arrivo in salita di Zinal è Segio Higuita ad alzare le braccia al cielo battendo proprio il compagno di squadra Aleksandr Vlasov, terzo chiude Juan Ayuso (UAE Team Emirates). Il leder della generale Rohan Dennis (Jumbo-Visma) cede solo pochi secondi e resta in maglia verde.

Frazione regina del Giro di Romandia 2022 con arrivo in salita a Zinal, tappa mossa fin dall’inizio con l’orografia che invoglia subito a provare la fuga, ed è così che appena dopo quattro chilometri ben dodici corridori riescono ad evadere dal gruppo. In avanscoperta abbiamo: Ivo Oliveira (UAE Team Emirates), Oscar Rodriguez (Movistar), Harm Vanhoucke (Lotto Soudal), Filippo Colombo, Yannis Voisard e Nils Brun (Svizzera), Marco Brenner (Team DSM), Toms Skujins (Trek-Segafredo), Ion Izagirre (Cofidis), Quinten Hermans (Intermarché-WantyGobert), James Knox (Quick-Step Alpha Vinyl) e Raul Garcia (Equipo Kern Pharma). Il gruppo in un primo istante lascia fare ma, capita la pericolosità dell’azione, con uomini vicini in classifica generale alla maglia verde, prende subito provvedimenti proprio con gli Ineos Grenadiers di Rohan Dennis a portarsi in testa per tenere la fuga sotto controllo. Davanti i dodici arrivano ad avere un vantaggio massimo intono al quarantesimo chilometro con poco più di 4’. Dietro ad inseguire un aiuto è dato anche dalla EF Education – EasyPost che va a dare i suoi frutti, infatti il ritardo dopo 60 Km di corsa è ora di 3’:11”. Il GPM di Nax a transitare per primo è Skujins davanti a Brun e Colombo, il gruppo ancora in recupero ci passa con 2’:45” di ritardo per andare ancora ad avvicinarsi subito dopo il traguardo volante di Chippis vinto da Hermans, il plotone rosicchia ancora qualche secondo prezioso portandosi a soli 2’:15”. Resta da affrontare la parte di gara più interessante con il doppio passaggio verso la salita di Les Pontis, davanti fa capolino la Bahrain Victorious che impone un ritmo alto all’inseguimento con Hermann Pernsteiner e Stephen Williams, la fuga è a soli 48”. Lo scollinamento, GPM vinto ancora da Skujins, ed il successivo falsopiano fa sì che il gruppo allenti la presa e così i battistrada si riportano ad 1’:30”. La fuga però inizia a perdere tre componenti sono Garcia, Colombo e Brenner i primi ad alzare bandiera bianca. Davanti a questo punto c’è un allungo di Knox e Vanhoucke, Skujins, Rodriguez e Izagirre, poco più indietro Brun, tutti gli altri vengono pian piano riassorbiti dal gruppo. Ai piedi della salita successiva, quella Les Ziettes, il gruppo è tirato dalla Jumbo-Visma, lungo la salita Brun è in difficoltà, al GPM il gruppo scollina con 3’:25”, i battistrada arrivano così al traguardo volante di Chippis iniziando per la seconda volta la salita di Les Pontis.Il primo a cedere è uno stremato Brun, stessa sorte per Skujins e Vanhoucke riassorbiti dal gruppo. Negli ultimi 25 Km di corsa perde contatto anche Knox, davanti la testa della corsa è quindi formata dalla coppia Rodriguez ed Izagirre con il gruppo ormai a poco meno di 1’ tirato sempre dalla Jumbo-Visma con Sepp Kuss. Poco prima del GPM il gruppo, composto da una ventina di uomini, torna compatto. Qui un allungo di Einer Rubio (Movistar) gli permette di guadagnare, grazie anche allo scollinamnto, una decina di secondi, restano da correre solo 8 Km. Il colombiano viene ripreso non appena la strada torna a salire, ai meno 4 Km infatti è sempre la Jumbo_Visma ora con Steven Kruijswijk a riportare tutti sotto. Si aspetta a questo punto la volata tra gli uomini migliori che vede la netta superiorità della coppia Bora-hansgrohe, Sergio Higuita va a vincere su Aleksandr Vlasov andando a riprendere un allungo iniziale di Luke Plapp (Ineos Grenadiers) sopravanzato in terza posizione anche da Juan Ayuso (UAE Team Emirates), quarto chiude Ben O’Connor (AG2R Citroën Team), quinto Thibaut Pinot (Groupama – FDJ). La maglia verde di Rohan Dennis (Jumbo-Visma) si difende lasciando soli 3”. Domani ultima frazione conclusiva con una cronometro individuale di 15,8 Km, non banale, perché per due terzi in salita e che quindi può ancora rivoluzionare la classifica generale finale di questo Giro di Romandia 2022.

Antonio Scarfone

La vittoria di Sergio Higuita a Zinal (Foto: Getty Images)

La vittoria di Sergio Higuita a Zinal (Foto: Getty Images)

BEVIN PADRONE A VALBROYE. DENNIS CONSERVA LA MAGLIA VERDE

aprile 29, 2022 by Redazione  
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Volata imperiale per Patrick Bevin (Israel – Premier Tech) al Giro di Romadia 2022 che in netta superiorità esce in testa all’ultima curva e va a sprintare sul traguardo di Valbroye. Il neozelandese batte Ethan Hayter (Ineos Grenadiers) e Rohan Dennis (Jumbo-Visma), che resta in maglia verde alla vigilia dell’unica tappa con arrivo in salita.

Il Romandia con la sua terza tappa vallonata riparte da Valbroye per arrivarci dopo 165,1 Km e ben cinque Gpm di terza categoria, il primo posto in avvio offre subito la possibilità per la prima fuga di formarsi, ma non lungo l’ascesa, bensì subito dopo lo scollinamento. A provarci sono: Remi Cavagna (Quick-Step Alpha Vinyl), Krists Neilands (Israel-Premier Tech) e Nans Peters (Ag2r Citroen), che riescono a guadagnare un minuto di vantaggio. I tre in avanscoperta arrivano alla prima ora di corsa ad avere 2’:35” di vantaggio, successivamente allo sprint intermedio di Combremont-le-Grand il loro margine sale a 4’:40” sul gruppo tirato dalla Ineos Granadiers e dal Team DSM quando all’arrivo mancano 60 Km. Da qui in poi il gruppo inizia a fare sul serio aumentando l’andatura all’imbocco della salita di Dompierre, infatti molte ruote veloci iniziano a fare gruppetto, i primi a cedere sono Fernado Gaviria (UAE Team Emirates) e Ethan Vernon (Quick-Step Alpha Vinyl). Il ritmo alto imposto all’inseguimento è come una sveglia per il gruppo che arriva nei 30 Km conclusivi con un ritardo di un solo minuto dai tre battistrada, per loto il destino è segnato anche perché c’è da affrontare nuovamente la salita di Dompierre e poi l’ultima salitella di giornata quella di Sédeilles, 4,5 Km con pendenza media del 4,4%. Il gruppo ai piedi della penultima asperità di giornata riassorbe i fuggitivi, è la quiete prima della tempesta che si manifesta sull’ultima salita, iniziano così i primi scatti, è una corsa nuova, per la vittoria di tappa. A provarci inizialmente appena attaccata la salita è Carlos Verona (Movistar), dietro è Lucas Plapp (Ineos Grenadiers) a ricucire tenendo così lo spagnolo a soli 100 metri, che deve arrendersi quando la Bahrain – Victorious prova il forcing. A questo punto cambia ancora la testa della corsa, a privarci sono due uomini importanti Marc Hirschi (UAE Team Emirates) e Felix Grossschartner (Bora-hansgrohe). La coppia è subito seguita da Ben O’Connor (Ag2r La Mondiale); si viene a creare così una situazione pericolosa tanto che è lo stesso Rohan Dennis (Jumbo-Visma) a reagire in prima persona. Il leader della generale trova aiuto nella Israel – Premier Tech, che subito dopo il GPM riacciuffa i tre al comando. Tutto da rifare per scongiurare la volata, ed ecco uno specialista dei colpi di mano Rein Taaramae (Intermarché-Wanty-Gobert) prova con un rapporto lunghissimo a sorprendere tutti subito dopo il triangolo dell’ultimo chilometro. L’estone guadagna una decina di metri ma dietro Ineos Granadiers, EF Education – EasyPost e Israel – Premier Tech non si fanno prendere dal panico e riescono a chiudere il buco a 500 metri dal traguardo. Dall’ultima curva esce velocissimo Patrick Bevin (Israel – Premier Tech) che in pratica domina la volata su Ethan Hayter (Ineos Grenadiers) e Rohan Dennis che non sono mai riusciti ad avvicinarsi al neozelandese. In classifica generale cambia poco, Rohan Dennis consolida il primato grazie all’abbuono odierno con 14” di vantaggio sullo stesso Bevin e 18” su Großschartner. Domani il tappone che di sicuro darà un nuovo volto al Giro di Romadia.

Antonio Scarfone

Lesultanza di Bevin sul traguardo della terza tappa (foto Dario Belingheri/Getty Images)(

L'esultanza di Bevin sul traguardo della terza tappa (foto Dario Belingheri/Getty Images)(

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