AMSTEL GOLD RACE 2019 – I FAVORITI

aprile 20, 2019 by Redazione  
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Il giorno di Pasqua va in scena la 54a edizione dell’Amstel Gold Race, l’unica classica del nord interamente disegnata sul suolo olandese. Qui trovate i favoriti

25% – MATHIEU VAN DER POEL: Al Fiandre ha mostrato una forma eccelsa, alla Freccia del Brabante l’ha confermata alla grande battendo fior fiori di corridori coma Julian Alaphilippe e Michael Matthews. L’unica pecca è che non ha una squadra in grado di supportarlo nei momenti più delicati della corsa e si potrà trovare nella morsa degli uomini della Deceuninck Quick-Step. Resta comunque il favorito numero 1.

15% – JULIAN ALAPHILIPPE: Per domenica si potrebbe riassumere tutto con il titolo Deceuninck Quick-Step vs Van Der Poel. Alaphilippe è la punta principale del team di Lefevere per l’Amstel Gold Race, è un corridore che non ha bisogno di presentazioni, un ciclista che ha vinto molto e che pochi giorni fa è stato sverniciato in volata da Va Der Poel. Classe, squadrone e voglia di rivalsa ne fanno uno dei principali favoriti.

15% – PHILIPPE GILBERT: Dopo la Parigi-Roubaix vinta meritatamente domenica scorsa, lui che ha vinto qui sulle Ardenne proprio due anni fa, come si potrebbe escluderlo dai favoriti? Lui poi che di Amstel ne ha vinte addirittura quattro…

10% – PETER SAGAN: Lo slovacco della Bora-Hansgrohe è sempre da tenere d’occhio, ma la costante del 2019 è un ”voglio ma non posso”. Corre bene, sempre nelle prime posizioni, poi arriva il momento topico, gli ultimi chilometri, e c’è sempre qualcuno che lo batte. Vedremo se ci sarà un’inversione di tendenza.

10% – MICHAEL MATTHEWS: L’australiano ha le doti e le caratteristiche perfette per vincere l’Amstel. Al suo fianco ha una Sunweb che avrà al via anche un corridore di esperienza come Nicolas Roche, che potrà rivelarsi un ottimo asso nella manica.

10% – ALEJANDRO VALVERDE: Il Campione del Mondo in carica ha un palmares da far invidia a chiunque e una delle poche corse che gli mancano è proprio l’Amstel Gold Race, corsa che ha chiuso più volte sul podio ma mai da vincitore. Che sia giunta l’ora di portarla a casa?

5% – ALBERTO BETTIOL: Il ciclista italiano della EF Education Firs sta finalmente attraversando una primavera da sogno. Vittorioso al Fiandre, fuori dal podio per poco alla Freccia del Brabante, il toscano sarà al via per rompere le uova nel paniere agli avversari più quotati.

5% – WOUT VAN AERT: Il campioncino belga è alla ricerca della sua prima vittoria di prestigio in questa stagione ciclistica. Le Ardenne fanno per lui, è un terreno che ama; che l’Amstel sia la svolta che tutti attendono con ansia per il definito lancio del duello anche su strada con Van Der Poel?

1% – GREG VAN AVERMAET: il campione olimpico del CCC Team è sempre da tenere in considerazione, anche se terreno e forma non sono proprio al top per lui.

1% – JACOB FUGLSANG: Il danese del Team Astana, quando arrivano le Ardenne, diventa sempre uno degli outsider più quotati.

1% – MICHAŁ KWIATKOWSKI: Inizio di stagione in ombra per il fuoriclasse polacco. Vincitore nel 2015, ripetersi sembrerebbe molto difficile, specie se guardiamo alle ultime sue uscite stagionali. Ma nel ciclismo mai dire mai.

1% – ENRICO GASPAROTTO: Per l’italiano in maglia Dimension Data non è un mistero che l’Amstel sia la sua corsa prediletta, vinta due volte (e altre due volte sul podio). Alla Freccia del Brabante ha fatto vedere di essere in forma e in grado di giocarsi le sue carte per cercare la fatidica tripletta.

1% – MICHAEL VALGREN: Il vincitore dell’anno scorso dopo l’approdo alla Dimension Data sta viaggiando su binari completamente opposti rispetto al rendimento della passata stagione. Che possa ripetersi sembrerebbe estremamente difficile.

Luigi Giglio

VALGREN CONQUISTA L’AMSTEL, GASPAROTTO PERDE L’ATTIMO

aprile 16, 2018 by Redazione  
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Dopo la selezione decisiva avvenuta negli ultimi 40 Km, Valgren e Kreuziger lanciano l’attacco decisivo a due chilometri dalla conclusione. Enrico Gasparotto si lascia sorprendere e prova da solo a ricucire sui due battistrada, mancando l’obbiettivo. Allo sprint, l’atleta dell’Astana riesce agevolmente ad imporsi sul ceco.

Probabilmente Enrico Gasparotto si starà ripetendo l’adagio latino di Orazio “carpe diem” perché è stato proprio l’attimo fuggente quello che l’azzurro non è riuscito a cogliere per tentare di vincere l’edizione 2018 dell’Amstel Gold Race.
Quando Valgren ha forzato in modo deciso a due chilometri dall’arrivo, in gruppo c’è stata indecisione, Sagan, che era il maggiore indiziato per chiudere sull’allungo, non è sembrato brillante ed Enrico Gasparotto ha impiegato un instante di troppo per capirlo e buttarsi da solo a capofitto per tentare di chiudere sullo stesso Valgren e su Kreuziger, che invece non aveva mollato la ruota del danese. Niente da fare, nonostante il grandissimo sforzo il friulano non riesce a riportarsi sulla coppia di testa che va a giocarsi la vittoria allo sprint e Gasparotto deve accontentarsi del gradino più basso del podio.
La corsa si è svolta in maniera abbastanza tranquilla fino ai 40 Km dalla conclusione. Le fasi iniziali sono state caratterizzate dai tentativi di formare una fuga, che si concretizza dopo 16 Km di corsa grazie all’iniziativa di Willie Smit (Katusha – Alpecin), Tsgabu Grmay (Trek – Segafredo), Matteo Bono (UAE Team Emirates), Marco Tizza (NIPPO – Vini Fantini – Europa Ovini), Preben Van Hecke (Sport Vlaanderen – Baloise), Bram Tankink (Lotto NL – Jumbo), Lawson Craddock (EF – Drapac), Eddie Dunbar (Aqua Blue Sport) e Oscar Riesebeek (Roompot – Nederlandse Loteri). Il gruppo lascia che questi uomini prendano il largo con la conseguenza che il vantaggio massimo arriverà addirittura a superare il quarto d’ora.
Il gruppo, a questo punto, comincia ad aumentare il ritmo per evitare di perdere il controllo della situazione, con le squadre dei big (Movistar, Astana, Bora e Sky) che si alternano in testa al gruppo dando vita ad una fase di gara nella quale il vantaggio dei battistrada cala a ritmo costante. Ai meno 50, arrivano anche la Bahrein Merida e la Lotto Soudal ad aiutare le formazioni impegnate nel tentativo di ridurre il gap. Il lavoro di queste due squadre comincia a provocare selezione con il gruppo che si spezza e si riduce progressivamente. Anche nel gruppo di test, cominciano le defezioni con Smit, Tizza e Tankink che non tengono il ritmo degli altri fuggitivi. Nel gruppo dei big, invece, si muovono in prima persona i pezzi da novanta con Bob Jungels (Quick-Step Floors, Roman Kreuziger (Mitchelton-Scott) e Mikel Landa (Movistar Team) che si alternano in testa.
Ai 30 dall’arrivo, ci prova Ion Izagirre (Bahrain Merida) che riesce anche a guadagnare un certo margine, ma sul Keutemberg il gruppo si riporta su di lui. Più incisivo il tentativo, pochi chilometri dopo, di Kreuziger ed Enrico Gasparotto (Bahrain Merida) che riescono a distanziare il gruppo ed a riportarsi sulla testa della corsa.
Dietro il gruppo dei big continua ad assottigliarsi fino a ridursi ad un drappello grazie all’azione di Alejandro Valverde (Movistar) sul Geulhemmerberg che, insieme a Peter Sagan (Bora – Hansgrohe), Julian Alaphilippe (Quick-Step Floors), Tim Wellens (Lotto Soudal) e Michael Valgren (Astana), riesce a chiudere sui fuggitivi. Ai – 8 prova ad uscire Jakob Fuglsang (Astana), ma Sagan e Valverde fanno buona guardia e non si fanno sorprendere. L’Astana però ha ancora un asso nella manica e il team kazako decide si sfruttare la superiorità numerica e tenta di sparigliare le carte, lanciando l’outsider Valgren, sperando che il controllo su Fuglsang possa favorire il tentativo di Valgren. Il primo tentativo del danese va a vuoto, ma il secondo, avvenuto ai – 2, si rivela decisivo. Valgren accelera portandosi dietro Kreuziger e staccando Sagan, Valverde, Wellens, Fuglsang, Alaphilippe e Gasparotto. Quest’ultimo, resosi conto del pericolo con un attimo di ritardo, accelera a sua volta nel disperato quanto vano tentativo di riportarsi sulla coppia lanciata verso il traguardo, ma non ce la fa e allo sprint Valgren riesce abbastanza agevolmente ad imporsi su Kreuziger.
Ottima la strategia dell’Astana che, visto lo stretto marcamento sul maggiore indiziato Fuglsang, è riuscita grazie alla superiorità numerica ed al controllo proprio su Fuglsang a lanciare Valgren cogliendo di sorpresa Sagan, che sembrava un po’ in affanno nel finale, e tutti gli altri big che si sono guardati in faccia troppo a lungo ed alla fine hanno mollato con il solo Gasparotto che, grazie all’accelerata nel finale, ha tagliato il traguardo con 2 secondi di ritardo dal vincitore.

Benedetto Ciccarone

ORDINE D’ARRIVO

1 Michael Valgren (Den) Astana Pro Team 6:40:07
2 Roman Kreuziger (Cze) Mitchelton-Scott
3 Enrico Gasparotto (Ita) Bahrain-Merida 0:00:02
4 Peter Sagan (Svk) Bora-Hansgrohe 0:00:19
5 Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team
6 Tim Wellens (Bel) Lotto Soudal
7 Julian Alaphilippe (Fra) Quick-Step Floors
8 Jakob Fuglsang (Den) Astana Pro Team 0:00:23
9 Lawson Craddock (USA) EF Education First-Drapac p/b Cannondale 0:00:30
10 Jelle Vanendert (Bel) Lotto Soudal 0:00:36
11 Daryl Impey (RSA) Mitchelton-Scott 0:00:53
12 Preben Van Hecke (Bel) Sport Vlaanderen-Baloise
13 Philippe Gilbert (Bel) Quick-Step Floors
14 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
15 Rudy Molard (Fra) Groupama-FDJ
16 Floris De Tier (Bel) LottoNL-Jumbo
17 Matteo Bono (Ita) UAE Team Emirates
18 Sergio Henao (Col) Team Sky
19 Ion Izagirre (Spa) Bahrain-Merida
20 Michael Woods (Can) EF Education First-Drapac p/b Cannondale
21 Oscar Riesebeek (Ned) Roompot-Nederlandse Loterij 0:00:56
22 Gorka Izagirre (Spa) Bahrain-Merida 0:01:19
23 Tsgabu Grmay (Eth) Trek-Segafredo 0:01:51
24 Michael Matthews (Aus) Team Sunweb 0:02:11
25 Dylan Teuns (Bel) BMC Racing Team
26 Serge Pauwels (Bel) Dimension Data
27 Rui Costa (Por) UAE Team Emirates
28 Robert Gesink (Ned) LottoNL-Jumbo
29 Alexis Vuillermoz (Fra) AG2R La Mondiale
30 Quentin Pacher (Fra) Vital Concept Club
31 Michal Kwiatkowski (Pol) Team Sky
32 Vincenzo Nibali (Ita) Bahrain-Merida
33 Bob Jungels (Lux) Quick-Step Floors
34 Alessandro De Marchi (Ita) BMC Racing Team
35 Bauke Mollema (Ned) Trek-Segafredo
36 Mikel Landa (Spa) Movistar Team
37 Viacheslav Kuznetsov (Rus) Katusha-Alpecin 0:03:15
38 Jérôme Baugnies (Bel) Wanty-Groupe Gobert 0:03:26
39 Kristian Sbaragli (Ita) Israel Cycling Academy
40 Toms Skujins (Lat) Trek-Segafredo
41 Pim Ligthart (Ned) Roompot-Nederlandse Loterij
42 Anthony Roux (Fra) Groupama-FDJ
43 Tom Devriendt (Bel) Wanty-Groupe Gobert
44 Omar Fraile (Spa) Astana Pro Team
45 Bert-Jan Lindeman (Ned) LottoNL-Jumbo
46 Dries Van Gestel (Bel) Sport Vlaanderen-Baloise
47 Andrea Pasqualon (Ita) Wanty-Groupe Gobert
48 Benoit Cosnefroy (Fra) AG2R La Mondiale
49 Marcus Burghardt (Ger) Bora-Hansgrohe
50 Diego Ulissi (Ita) UAE Team Emirates
51 Thomas Sprengers (Bel) Sport Vlaanderen-Baloise
52 Guillaume Boivin (Can) Israel Cycling Academy
53 Axel Domont (Fra) AG2R La Mondiale
54 Silvan Dillier (Swi) AG2R La Mondiale
55 Rúben Guerreiro (Por) Trek-Segafredo
56 Simone Ponzi (Ita) Nippo-Vini Fantini-Europa Ovini
57 Marco Canola (Ita) Nippo-Vini Fantini-Europa Ovini
58 Lawrence Warbasse (USA) Aqua Blue Sport
59 Manuele Mori (Ita) UAE Team Emirates
60 Dion Smith (NZl) Wanty-Groupe Gobert
61 Benjamin King (USA) Dimension Data
62 Grega Bole (Slo) Bahrain-Merida
63 Valentin Madouas (Fra) Groupama-FDJ
64 Maurits Lammertink (Ned) Katusha-Alpecin
65 Alex Howes (USA) EF Education First-Drapac p/b Cannondale
66 Jan Bakelants (Bel) AG2R La Mondiale
67 José Joaquin Rojas (Spa) Movistar Team
68 Andrey Grivko (Ukr) Astana Pro Team
69 Ben Gastauer (Lux) AG2R La Mondiale
70 Patrick Konrad (Aut) Bora-Hansgrohe
71 Marco Minnaard (Ned) Wanty-Groupe Gobert
72 Christopher Juul Jensen (Den) Mitchelton-Scott
73 Sonny Colbrelli (Ita) Bahrain-Merida
74 August Jensen (Nor) Israel Cycling Academy
75 Tom-Jelte Slagter (Ned) Dimension Data
76 Rigoberto Uran (Col) EF Education First-Drapac p/b Cannondale
77 Pieter Serry (Bel) Quick-Step Floors
78 Simon Gerrans (Aus) BMC Racing Team
79 Aleksandr Riabushenko (Blr) UAE Team Emirates
80 Michal Golas (Pol) Team Sky
81 Edward Dunbar (Irl) Aqua Blue Sport
82 Tomasz Marczynski (Pol) Lotto Soudal
83 Benoit Vaugrenard (Fra) Groupama-FDJ
84 Carlos Verona (Spa) Mitchelton-Scott
85 Pieter Weening (Ned) Roompot-Nederlandse Loterij
86 Paul Martens (Ger) LottoNL-Jumbo
87 Simon Geschke (Ger) Team Sunweb
88 Carlos Betancur (Col) Movistar Team
89 Winner Anacona (Col) Movistar Team
90 Sep Vanmarcke (Bel) EF Education First-Drapac p/b Cannondale
91 Gregor Mühlberger (Aut) Bora-Hansgrohe
92 Oliver Naesen (Bel) AG2R La Mondiale
93 Laurens ten Dam (Ned) Team Sunweb
94 Bram Tankink (Ned) LottoNL-Jumbo 0:03:35
95 Damiano Caruso (Ita) BMC Racing Team 0:04:50
96 Scott Davies (GBr) Dimension Data

LAstana scomina le squadre rivali e manda Valgren al successo allAmstel Gold Race (foto Bettini)

L'Astana scomina le squadre rivali e manda Valgren al successo all'Amstel Gold Race (foto Bettini)

GILBERT, POKER D’AMSTEL

aprile 16, 2017 by Redazione  
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Il campione belga si invola sull’ultima ascesa in compagnia di Kwiatkowski e brucia il polacco allo sprint. Per Gilbert è il quarto successo in carriera all’Amstel Gold Race. Terza piazza per Albasini. Il migliore degli italiani è Sonny Colbrelli, nono.

È la rinascita di Philippe Gilbert la storia della primavera ciclistica 2017. Già vincitore della Tre Giorni di La Panne e del Giro delle Fiandre, il quasi 35enne belga ha infilato il terzo successo della campagna del Nord sulle strade dell’Amstel Gold Race, già conquistata per tre volte in passato. Neppure il cambio di percorso, che ha allontanato dal traguardo il Cauberg e privato così Gilbert del trampolino di lancio prediletto, è stato sufficiente a spezzare il feeling tra la classica olandese e il campione di Verviers, che ha anticipato l’azione al Kruisberg, a oltre 30 km dal traguardo.
Gilbert si è mosso la prima volta per inseguire Tiesj Benoot, in compagnia di Sergio Henao, Bert-Jan Lindeman, Michael Albasini e Nathan Haas. Su di loro si sono subito riportati Jon Izagirre e José Joaquin Rojas, da subito esentato dai cambi per via della presenza alle sue spalle di Valverde.
La prima replica è arrivata da Tim Wellens, a 30 km circa dal traguardo, sulle rampe del Fromberg. Quasi in contemporanea, due vincitori degli anni passati come Kreuziger e Gasparotto sono finiti a terra e hanno dovuto accantonare ogni ambizione.
I sette di testa hanno presto trovato collaborazione, e così, sul Keutenberg, gli altri big sono stati costretti alla reazione. Il primo a muoversi è stato Greg Van Avermaet, ma ad impressionare è stato il cambio di passo di Michal Kwiatkowski. Il vincitore della Milano-Sanremo ha staccato i compagni di viaggio e nello spazio di poche centinaia di metri ha guadagnato le code del drappello di testa. Valverde, Van Avermaet e Felline hanno provato invano ad aggrapparsi al polacco, andando a formare un secondo gruppetto in compagnia di Wellens, raccolto per strada.
L’accordo tra gli uomini di testa è durato fino al Bemelerberg, quando Valverde e compagni, raggiunti anche da Jungels, Barguil e Rui Costa, pedalavano ormai con oltre 40’’ di ritardo.
Sull’ultima asperità di giornata, è stato Kwiatkowski il primo a muoversi, a 7 km dal termine. Gilbert ha subito riconosciuto la minaccia, mentre Haas si è lanciato nella scia del belga. Tra i primi due e gli altri si è creato subito un gap di cinque metri, rimasto pressoché invariato fin quasi in cima alla salita. A produrre lo strappo definitivo è stato il contrattacco di Gilbert: Kwiatkowski non ha ceduto un metro, ma nessuno degli inseguitori ha avuto la forza per rilanciare di nuovo l’andatura.
Fino all’ultimo chilometro, la coppia di testa ha proseguito in perfetto accordo. Soltanto allora, quando nessuno poteva più minacciare le prime due piazze, è iniziato un surplace che ha visto Kwiatkowski lasciare sempre qualche metro all’avversario, come a volerlo indurre nella tentazione della volata lunga. Il tranello in cui Sagan era caduto a Sanremo non ha però funzionato con Gilbert, che ha invece atteso che fosse il polacco a fare la prima mossa. Ed è stato anzi proprio Kwiatkowski a peccare di troppa fretta, riuscendo sì a cogliere di sorpresa il belga, ma incartandosi quando al traguardo mancavano ancora 100 metri buoni. Gilbert ha così avuto il tempo di ricucire il divario e saltare l’avversario, salutando con un gesto della mano il completamento di uno storico poker.
Dieci secondi più tardi, Michael Albasini ha conquistato il gradino più basso del podio, anticipando allo sprint Haas, Rojas, Henao e Izagirre. Oltre il minuto il ritardo di tutti gli altri, a cominciare dall’austriaco Gogl. Buon nono Sonny Colbrelli, migliore degli italiani, capace di precedere Michael Matthews.

ORDINE D’ARRIVO
1 Philippe Gilbert (Bel) Quick-Step Floors 6:31:40
2 Michal Kwiatkowski (Pol) Team Sky
3 Michael Albasini (Swi) Orica-Scott 0:00:10
4 Nathan Haas (Aus) Dimension Data
5 Jose Rojas (Spa) Movistar Team
6 Sergio Luis Henao Montoya (Col) Team Sky
7 Jon Izaguirre Insausti (Spa) Bahrain-Merida 0:00:14
8 Michael Gogl (Aut) Trek-Segafredo 0:01:10
9 Sonny Colbrelli (Ita) Bahrain-Merida 0:01:11
10 Michael Matthews (Aus) Team Sunweb
11 Juan Jose Lobato Del Valle (Spa) Team LottoNl-Jumbo
12 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
13 Oliver Naesen (Bel) AG2R La Mondiale
14 Arthur Vichot (Fra) FDJ
15 Tiesj Benoot (Bel) Lotto Soudal
16 Kristian Sbaragli (Ita) Dimension Data
17 Jay Mccarthy (Aus) Bora-Hansgrohe
18 Daryl Impey (RSA) Orica-Scott
19 Alejandro Valverde Belmonte (Spa) Movistar Team
20 Paul Martens (Ger) Team LottoNl-Jumbo

Philippe Gilbert festeggia il quarto successo in carriera allAmstel Gold Race (foto Bettini)

Philippe Gilbert festeggia il quarto successo in carriera all'Amstel Gold Race (foto Bettini)

GASPAROTTO GUIDA L’ARMATA AZZURRA A VALKENBURG

aprile 18, 2016 by Redazione  
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Dopo i risultati negativi delle prime classiche stagionali si rivede una grande Italia all’Amstel Gold Race, a cominciare dal friulano della Wanty-Groupe Gobert, che bissa il successo del 2012 facendo il vuoto sul Cauberg con il solo Michael Valgren a resistergli, per poi superare agevolmente il danese in volata e dedicare il successo al povero Antoine Demoitié, recentemente scomparso. Grande prova anche per Sonny Colbrelli che chiude 3° battendo allo sprint Bryan Coquard e Michael Matthews con il 7° e l’8° posto di Diego Ulissi e Giovanni Visconti a completare l’eccezionale giornata per il nostro ciclismo.

Come da tradizione ormai consolidata negli ultimi anni è stata l’Amstel Gold Race ad aprire, almeno per quanto riguarda il calendario World Tour, la stagione delle Ardenne che proseguirà con la Freccia Vallone e si concluderà domenica 24 aprile con la Liegi-Bastogne-Liegi. Rispetto alle due storiche corse belghe quella olandese, giunta all’edizione numero 51, può essere considerata come meno impegnativa dal punto di vista altimetrico, fermo restando che sono stati comunque ben 34 gli strappi da superare lungo i 248,7 km che da Maastricht hanno portato a Valkenburg, ma certamente più imprevedibile, anche alla luce delle strade molto strette e ricche di curve che caratterizzano queste zone. Per quanto riguarda i possibili favoriti non vi era sulla carta un uomo nettamente superiore agli altri ma moltissimi erano in grado di dire la loro, dal campione uscente Michal Kwiatkowski (Team Sky), che realizzò in quell’occasione l’unico risultato di prestigio di un 2015 fallimentare, al suo compagno Henao passando per Julian Alaphilippe e Petr Vakoč (Etixx-QuickStep), Juan José Lobato (Movistar), Michael Matthews e Simon Gerrans (Orica-GreenEdge), Tom Dumoulin (Giant-Alpecin), Tony Gallopin e Tim Wellens (Lotto Soudal), Philippe Gilbert e Samuel Sánchez (Bmc), Sep Vanmarcke (Lotto-Jumbo), Rui Costa (Lampre-Merida), Lars Boom (Astana), Joaquim Rodríguez (Katusha), Edvald Boasson Hagen (Dimension Data), Pieter Weening (Roompot-Oranje), Bryan Coquard (Direct Énergie) e tanti altri, senza dimenticare una nutrita pattuglia azzurra comprendente tra gli altri Matteo Trentin (Etixx-QuickStep), Giovanni Visconti (Movistar), Diego Ulissi (Lampre-Merida), Davide Rebellin (CCC Sprandi), Damiano Cunego (Nippo-Vini Fantini), Sonny Colbrelli (Bardiani-Csf), un Fabio Aru (Astana) che è stato schierato un po’ a sorpresa dopo il recente ritiro al Giro dei Paesi Baschi per via di una caduta, uno sfortunatissimo Fabio Felline (Trek-Segafredo), che sarà costretto all’abbandono dopo essere finito in terra nel tratto di trasferimento prima del via, e infine Enrico Gasparotto (Wanty-Groupe Gobert), reduce dal brillante secondo posto alla Freccia del Brabante e ultimo italiano a conquistare l’Amstel Gold Race nel 2012.
La corsa ha vissuto di scatti e controscatti per i primi 35 km finchè non sono riusciti ad andarsene Laurens De Vreese (Astana), Tom Devriendt (Wanty-Groupe Gobert), Laurent Didier (Trek-Segafredo), Alex Howes (Cannondale), Kévin Réza (Fdj), Larry Warbasse (Iam Cycling), Josef Černý (CCC Sprandi), Fabien Grellier (Direct Energie) e i nostri Matteo Montaguti (Ag2r), Matteo Bono (Lampre-Merida) e Giacomo Berlato (Nippo-Vini Fantini) che sono riusciti a rimanere al comando, al netto di alcuni di loro che hanno perso contatto strada facendo, fino ai -14 dal traguardo. La bagarre in gruppo, nel quale il Team Sky di Kwiatkowski e l’Orica-GreenEdge hanno svolto il grosso del lavoro per chiudere un gap che aveva superato i 5 minuti, si è comunque accesa ben prima del ricongiungimento, dapprima con il contrattacco di Björn Thurau (Wanty-Groupe Gobert), Tosh Van der Sande (Lotto Soudal) e Gianni Meersman (Etixx-QuickStep), insieme ai quali è rimasto per un breve tratto anche Niccolò Bonifazio (Trek-Segafredo), e poi con quelli di altri atleti tra i quali Enrico Battaglin (Lotto-Jumbo) in compagnia di Bob Jungels (Trek-Segafredo). A farne le spese sono stati, tra gli altri, il belga Gilbert, che ha conquistato in passato l’Amstel in ben tre occasioni ma si è presentato al via in condizioni precarie dopo la recente aggressione che gli è costata la frattura di un dito, ma anche Boasson Hagen e soprattutto Kwiatkowski, la cui défaillance è stata completamente inattesa. Lungo le rampe del Bemelerberg, penultima ascesa giornata, è stato Wellens, rispondendo a un timido tentativo di Roman Kreuziger, a produrre una potente accelerata rimanendo da solo al comando ma, grazie al lavoro degli uomini dell’Orica-GreenEdge e dell’Astana, il suo vantaggio non è decollato e le energie spese gli saranno fatali sul Cauberg.
In quella che negli ultimi anni è diventata la salita simbolo dell’Amstel Gold Race, con la vetta posta a 1800 metri dal traguardo, l’azione del giovane belga è infatti andata spegnendosi, a differenza di quella di Gasparotto, che intorno a metà dell’ascesa si è involato portandosi dietro inizialmente il sorprendente Michael Valgren (Tinkoff), Gallopin e Ian Bakelants (Ag2r). Anche il belga e il francese hanno in seguito ceduto e il friulano e il danese, approfittando anche del fatto che non vi era ormai più una formazione organizzata per condurre l’inseguimento, hanno potuto tirare dritto fino al traguardo e mantenere un leggero margine di vantaggio. La volata a due si è rivelata senza storia con Gasparotto che è uscito dalla scia di Valgren ai 200 metri dal traguardo e il rivale che non ha neppure tentato di reagire: sebbene quello di quattro anni fa sia avvenuto davanti a grandi nomi come Jelle Vanendert e soprattutto Oscar Freire e Peter Sagan, si tratta forse della vittoria più bella in carriera del 34enne di Sacile, sia perchè arrivata dopo una serie di stagioni opache che l’avevano costretto a svernare in una compagine di secondo piano come la Wanty-Groupe Gobert, sia per la dedica ad Antoine Demoitié, lo sfortunato ciclista belga suo compagno di squadra che ha perso la vita alla Gand-Wevelgem dopo essere stato investito da una moto. Va comunque rimarcata anche la prestazione di Valgren, atleta talentuoso ma che mai si era visto su questi livelli, così come quella di Colbrelli, che – come avvenuto alla Freccia del Brabante – ha combattuto in volata con Coquard e Matthews ma questa volta ha avuto la meglio, conquistando il gradino più basso del podio e dimostrando di poter dire la sua anche al di fuori dei confini italiani. La festa azzurra, che riscatta almeno in parte un avvio di stagione da dimenticare almeno per quanto riguarda le grandi classiche, è stata completata da Ulissi e Visconti, rispettivamente 7° e 8° alle spalle di Alaphilippe, mentre l’emergente Loïc Vliegen (Bmc) e Wellens hanno chiuso la top ten. Mercoledì 20 si replica con la Freccia Vallone e, alla luce del dominio dimostrato alla Vuelta Castilla y Léon, non sarà facile strappare lo scettro ad Alejandro Valverde, vincitore della passata edizione.

Marco Salonna

ORDINE D’ARRIVO

1 Enrico Gasparotto (Ita) Wanty – Groupe Gobert 6:18:02
2 Michael Valgren (Den) Tinkoff Team
3 Sonny Colbrelli (Ita) Bardiani CSF 0:00:04
4 Bryan Coquard (Fra) Direct Energie
5 Michael Matthews (Aus) Orica-GreenEdge
6 Julian Alaphilippe (Fra) Etixx – Quick-Step
7 Diego Ulissi (Ita) Lampre – Merida
8 Giovanni Visconti (Ita) Movistar Team
9 Loic Vliegen (Bel) BMC Racing Team
10 Tim Wellens (Bel) Lotto Soudal
11 Simon Gerrans (Aus) Orica-GreenEdge
12 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff Team
13 Jan Bakelants (Bel) AG2R La Mondiale
14 Bauke Mollema (Ned) Trek-Segafredo
15 Warren Barguil (Fra) Team Giant-Alpecin
16 Maurits Lammertink (Ned) Roompot – Oranje Peloton
17 Rui Alberto Faria Da Costa (Por) Lampre – Merida
18 Dylan Teuns (Bel) BMC Racing Team
19 Arthur Vichot (Fra) FDJ
20 Daniel Moreno Fernandez (Spa) Movistar Team
21 Floris De Tier (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
22 Diego Rosa (Ita) Astana Pro Team
23 Robert Gesink (Ned) Team LottoNl-Jumbo
24 Jon Izaguirre Insausti (Spa) Movistar Team
25 Tony Gallopin (Fra) Lotto Soudal
26 Jelle Vanendert (Bel) Lotto Soudal
27 Samuel Sanchez Gonzalez (Spa) BMC Racing Team
28 Sergio Luis Henao Montoya (Col) Team Sky
29 Lars Petter Nordhaug (Nor) Team Sky
30 Wilco Kelderman (Ned) Team LottoNl-Jumbo
31 Petr Vakoc (Cze) Etixx – Quick-Step 0:00:08
32 Alex Howes (USA) Cannondale Pro Cycling 0:00:34
33 Serge Pauwels (Bel) Dimension Data
34 Ben Hermans (Bel) BMC Racing Team
35 Oliver Naesen (Bel) IAM Cycling 0:00:41
36 Giulio Ciccone (Ita) Bardiani CSF
37 Alberto Bettiol (Ita) Cannondale Pro Cycling
38 Georg Preidler (Aut) Team Giant-Alpecin
39 Daryl Impey (RSA) Orica-GreenEdge
40 Manuele Mori (Ita) Lampre – Merida
41 Wouter Poels (Ned) Team Sky
42 Simon Geschke (Ger) Team Giant-Alpecin
43 Bob Jungels (Lux) Etixx – Quick-Step
44 Lawrence Warbasse (USA) IAM Cycling
45 Luis Leon Sanchez Gil (Spa) Astana Pro Team
46 Pieter Weening (Ned) Roompot – Oranje Peloton
47 Simon Clarke (Aus) Cannondale Pro Cycling
48 Laurens De Vreese (Bel) Astana Pro Team 0:01:01
49 Sep Vanmarcke (Bel) Team LottoNl-Jumbo
50 Cyril Gautier (Fra) AG2R La Mondiale
51 Andriy Grivko (Ukr) Astana Pro Team
52 Sebastian Henao Gomez (Col) Team Sky
53 Pieter Serry (Bel) Etixx – Quick-Step 0:01:36
54 Enrico Battaglin (Ita) Team LottoNl-Jumbo
55 Alexey Lutsenko (Kaz) Astana Pro Team 0:02:05
56 Edvald Boasson Hagen (Nor) Dimension Data 0:02:07
57 Michael Albasini (Swi) Orica-GreenEdge 0:02:12
58 Matteo Trentin (Ita) Etixx – Quick-Step 0:03:20
59 Bertjan Lindeman (Ned) Team LottoNl-Jumbo 0:03:37
60 Tom Jelte Slagter (Ned) Cannondale Pro Cycling 0:04:18
61 Jaco Venter (RSA) Dimension Data 0:04:33
62 Kristian Sbaragli (Ita) Dimension Data
63 Lorenzo Rota (Ita) Bardiani CSF
64 Mario Jorge Faria Da Costa (Por) Lampre – Merida
65 Aleksei Tcatevich (Rus) Team Katusha
66 Huub Duyn (Ned) Roompot – Oranje Peloton
67 Toms Skujins (Lat) Cannondale Pro Cycling
68 Jan Polanc (Slo) Lampre – Merida
69 Robert Kiserlovski (Cro) Tinkoff Team
70 Alberto Losada Alguacil (Spa) Team Katusha
71 Angelo Tulik (Fra) Direct Energie
72 Marcus Burghardt (Ger) BMC Racing Team
73 Matteo Montaguti (Ita) AG2R La Mondiale
74 Gorka Izaguirre Insausti (Spa) Movistar Team
75 Matteo Bono (Ita) Lampre – Merida
76 Vegard Stake Laengen (Nor) IAM Cycling
77 Paul Martens (Ger) Team LottoNl-Jumbo
78 Michal Golas (Pol) Team Sky
79 Anthony Roux (Fra) FDJ
80 Davide Rebellin (Ita) CCC Sprandi Polkowice
81 Philippe Gilbert (Bel) BMC Racing Team
82 Sergei Chernetski (Rus) Team Katusha
83 David Tanner (Aus) IAM Cycling
84 Mathew Hayman (Aus) Orica-GreenEdge
85 Tiago Machado (Por) Team Katusha
86 Silvan Dillier (Swi) BMC Racing Team
87 Ben Gastauer (Lux) AG2R La Mondiale
88 Gianni Meersman (Bel) Etixx – Quick-Step
89 Michel Kreder (Ned) Roompot – Oranje Peloton
90 Jurgen Van Den Broeck (Bel) Team Katusha
91 Tom Dumoulin (Ned) Team Giant-Alpecin
92 Tosh Van Der Sande (Bel) Lotto Soudal
93 Christopher Juul Jensen (Den) Orica-GreenEdge
94 Benoît Vaugrenard (Fra) FDJ
95 Maciej Paterski (Pol) CCC Sprandi Polkowice 0:05:39
96 Jurgen Roelandts (Bel) Lotto Soudal 0:05:56
97 Angel Vicioso Arcos (Spa) Team Katusha 0:06:19
98 Bjorn Thurau (Ger) Wanty – Groupe Gobert 0:07:35
99 Matej Mohoric (Slo) Lampre – Merida 0:08:03
100 Preben Van Hecke (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
101 Sven Erik Bystrøm (Nor) Team Katusha 0:08:49
102 Roy Curvers (Ned) Team Giant-Alpecin
103 Benjamin King (USA) Cannondale Pro Cycling
104 Kristijan Koren (Slo) Cannondale Pro Cycling
105 Gijs Van Hoecke (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise
106 Lukasz Owsian (Pol) CCC Sprandi Polkowice
107 Antwan Tolhoek (Ned) Roompot – Oranje Peloton
108 Berden De Vries (Ned) Roompot – Oranje Peloton
109 Valerio Conti (Ita) Lampre – Merida
110 Antoine Duchesne (Can) Direct Energie
111 Juan Jose Lobato Del Valle (Spa) Movistar Team
112 Jesper Hansen (Den) Tinkoff Team
113 Daniele Colli (Ita) Nippo – Vini Fantini
114 Imanol Erviti (Spa) Movistar Team
115 Pier Paolo De Negri (Ita) Nippo – Vini Fantini
116 Pavel Brutt (Rus) Tinkoff Team
117 Alessandro De Marchi (Ita) BMC Racing Team 0:09:11
118 Chad Haga (USA) Team Giant-Alpecin 0:11:24
119 Marinus Cornelis Minnaard (Ned) Wanty – Groupe Gobert 0:15:49
120 Otto Vergaerde (Bel) Topsport Vlaanderen – Baloise 0:17:16

Gasparotto torna ad alzare le braccia al cielo sul traguardo dellAmstel Gold Race (foto Tim de Waele)

Gasparotto torna ad alzare le braccia al cielo sul traguardo dell'Amstel Gold Race (foto Tim de Waele)

KWIATKOWSKI A TUTTA BIRRA

aprile 19, 2015 by Redazione  
Filed under 5) AMSTEL GOLD RACE, News

Il campione del mondo brucia Valverde e Matthews in una volata ristretta e conquista per la prima volta l’Amstel Gold Race. Fallisce questa volta la tattica di Philippe Gilbert, autore di un’azione analoga a quelle valse il titolo mondiale 2012 e la scorsa edizione dell’Amstel. Ottimi segnali da parte di Vincenzo Nibali, rimasto in avanscoperta per quasi 30 km nell’ultima parte di gara.

Caso mai qualcuno temesse che Michal Kwiatkowski potesse cadere vittima della maledizione della maglia iridata, che vorrebbe anche i più grandi incapaci di cogliere successi di prestigio nella stagione successiva alla conquista del Mondiale, il polacco ha provveduto a fugare ogni paura sulle strade dell’Amstel Gold Race, suo primo grande successo in carriera, Ponferrada a parte. Una vittoria più da veterano che da 25enne alla seconda stagione da protagonista a certi livelli, quella di Kwiatek, che a pochi metri dalla vetta del Cauberg, all’ultimo giro, sembrava aver detto addio ad ogni ambizione di gloria, piantandosi in mezzo alla strada mentre Gilbert e Matthews volavano via, vedendosi saltato anche da Valverde.
Il nobilissimo terzetto venutosi a comporre con il rientro dello spagnolo non ha però trovato la collaborazione necessaria a tirar dritto per il chilometro e mezzo restante, consentendo il recupero prima di Kwiatkowski, Caruso e Gasparotto e poi di un’altra decina di uomini, tra cui clienti scomodissimi del calibro di Rui Costa, Van Avermaet e Gallopin.
La BMC, in netta superiorità numerica, ha imbastito un treno di tutto rispetto per il belga di scorta, che ha però risposto una volta di più a chi si domanda come possa un corridore dei suoi mezzi e delle sue caratteristiche trovarsi alle soglie dei trent’anni con un palmares relativamente povero, almeno qualitativamente: la sua progressione si è infatti arenata a 100 metri dal traguardo, lasciando spazio alla prodigiosa rimonta a centro strada di Kwiatek, lanciatosi quasi dalla pancia del gruppetto. Valverde – ormai lanciatissimo verso il milione di podi in classiche di primo piano – non è quasi riuscito ad uscire dalla scia del polacco, dovendosi accontentare dell’abituale piazza d’onore, mentre sulle gambe di Matthews, sulla carta decisamente il più veloce, è probabilmente pesata in modo decisivo la sparata necessaria a seguire Gilbert, costringendolo al gradino più basso del podio. Rui Costa e Gallopin hanno completato la top 5, mentre Gasparotto ha provveduto a piantare l’unica bandierina italiana nei dieci, in 8a piazza.
Non ce ne voglia però il friulano se, parlando di colori azzurri, anteponiamo al suo pur ottimo risultato la prestazione finalmente convincente di un Vincenzo Nibali a lungo protagonista, e senza offrire quell’impressione di “vorrei ma non posso” che aveva caratterizzato tutto il suo 2014 pre-Tour de France.
Il siciliano si è fatto trovare pronto quando, ad una quarantina di chilometri dal termine, David Tanner ha acceso la corsa sull’Eyerbosweg, portandosi dietro Simon Clarke, e andando a raggiungere in sua compagnia Gerdemann, Polanc e De Vreese, ultimi superstiti di una fuga della prima ora comprendente anche Roosen, Van Zyl e Terpstra (Mike, il fratello minore). Dopo un inseguimento di una decina di chilometri, su di loro si è riportato un secondo drappello composto proprio da Nibali e dal compagno di squadra Rosa, oltre a Caruso, Tony Martin, Kelderman e Howes.
Il gruppetto è stato rallentato dal legittimo ostruzionismo di Howes (compagno di Dan Martin), Tony Martin (in funzione di Kwiatkowski) e Caruso (scudiero di Gilbert), ma soprattutto da due incidenti in rapida successione: il primo, nella discesa del Fromberg, ha visto protagonista Kelderman, autore di un’escursione nei campi; il secondo ha mandato a terra Rosa e Caruso. L’olandese, compagno di fuga potenzialmente validissimo, non è più rientrato, ma ancor più gravi sono state le conseguenze del capitombolo tutto tricolore, che ha estromesso l’uomo più attivo (Rosa) e ha obbligato la BMC, fino a quel momento passiva, a dare manforte all’affannoso inseguimento orchestrato da Movistar e Lotto Soudal, incapaci di abbattere un distacco assestatosi intorno ai 40’’.
Malgrado i ripetuti tentativi di Nibali di infondere nuova linfa alla fuga, specialmente nei tratti in salita, il vantaggio dei battistrada ha preso allora a diminuire inesorabilmente, finché il gruppo si è riportato sulle code del siciliano e degli unici due compagni di viaggio in grado di seguirlo fino in fondo, Martin e Clarke, subito dopo la scalata al Geulhemmerberg. L’australiano ha tentato un disperato contrattacco solitario, rimandando tuttavia solo di qualche chilometro l’inevitabile rientro nei ranghi.
Il Bemelerberg, ultima occasione di anticipare il Cauberg, ha visto uscire dal plotone un’altra maglia Astana, quella di Jakob Fuglsang, in compagnia di Van Avermaet, che ha condannato in partenza l’attacco ad un esito infelice rifiutando di fornire qualsiasi collaborazione.
Inevitabile, a quel punto, l’usuale resa dei conti sul Cauberg, che ha visto la BMC mettere in atto la stessa identica strategia che dodici mesi fa aveva lanciato Gilbert verso il successo: Hermans ha vestito i panni che furono di Samuel Sanchez, allungando ai piedi dello strappo; mentre Caruso chiudeva il buco, poi, Gilbert è scattato in contropiede, con un violentissimo cambio di passo che, nei piani, doveva risultare decisivo.
Kwiatkowski, Valverde e tutti gli altri big attesi sul Cauberg non hanno in effetti saputo replicare, ma a mandare all’aria i piani del fuoriclasse di Verviers ha provveduto Matthews, certamente temibile, ma non atteso ad una simile prova di forza in salita. Una presenza imprevista che ha indirettamente favorito Kwiatkowski, secondo il canovaccio ricostruito in apertura.
Per la prima rivincita basterà attendere tre giorni, quando gli specialisti delle Ardenne si daranno battaglia sul Muro di Huy (e – temiamo – soltanto lì, secondo il copione ormai fin troppo consolidato della Freccia). Il naturale favorito sarebbe Purito Rodriguez, oggi sembrato tuttavia piuttosto distante dal dominatore della campagna basca.

Matteo Novarini

ORDINE D’ARRIVO
1 Michal Kwiatkowski (Pol) Etixx – Quick-Step 6:31:49
2 Alejandro Valverde (Spa) Movistar Team
3 Michael Matthews (Aus) Orica GreenEdge
4 Rui Costa (Por) Lampre-Merida
5 Tony Gallopin (Fra) Lotto Soudal
6 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
7 Julian Alaphilippe (Fra) Etixx – Quick-Step
8 Enrico Gasparotto (Ita) Wanty – Groupe Gobert
9 Maciej Paterski (Pol) CCC Sprandi Polkowice
10 Philippe Gilbert (Bel) BMC Racing Team

Michal Kwiatkowski celebra il successo in terra olandese (foto Getty Images Sport)

Michal Kwiatkowski celebra il successo in terra olandese (foto Getty Images Sport)

GILBERT, TRIS ALL’AMSTEL

aprile 20, 2014 by Redazione  
Filed under 5) AMSTEL GOLD RACE, News

Il fuoriclasse belga stacca la concorrenza con una fucilata sul Cauberg, del tutto analoga a quella che gli è valsa il titolo mondiale due anni fa, e conquista in solitaria il terzo successo in carriera nella classica olandese. Il connazionale Vanendert chiude secondo, precedendo Gerrans, Valverde e Kwiatkowski. Gasparotto, assistito da un Nibali in veste di gregario, è ottavo, migliore degli italiani.

23 settembre 2012: Luca Paolini approccia in testa il Cauberg, Vincenzo Nibali prova ad accelerare, Philippe Gilbert rilancia e saluta definitivamente la compagnia, resistendo al disperato tentativo di rimonta di Boasson Hagen per regalarsi l’agognato alloro iridato. Flashforward a diciotto mesi più tardi, e la storia si ripete, quasi identica a se stessa: la Omega Pharma – Quickstep tenta di lanciare l’attacco di Poels, Samuel Sanchez scatta per lanciare l’attacco del compagno (unica variazione sul tema rispetto a due stagioni fa, anche se l’effetto dell’allungo di Nibali fu del tutto analogo), che al momento ideale piazza l’allungo. Gerrans, come Kolobnev al Campionato del Mondo, dà per qualche istante l’illusione di poter resistere, ma bastano poche pedalate per dissolverla. Jelle Vanendert, forse un po’ troppo timido sul Cauberg, rimonta nel tratto di discesa e pianura, ma non basta a negare al 31enne di Verviers il terzo successo in carriera all’Amstel Gold Race, nonché secondo della campagna del Nord in corso, dopo quello alla Freccia del Brabante.
A tre giorni dalla Freccia Vallone e a sette dalla Liegi-Bastogne-Liegi, per le quali Gilbert diviene ora il naturale favorito, le più serie minacce alla supremazia dell’ex iridato non sono arrivate dagli avversari più quotati, tutti disposti ad attendere il confronto diretto sull’ultima ascesa e facilmente domati, bensì dai ben meno accreditati attaccanti emersi nell’arco della corsa, inclusi i fuggitivi della prima ora: Preben Van Hecke, evaso dopo una decina di chilometri, in compagnia di Alexey Lutsenko, Matej Mohoric, Pim Ligthart, Manuel Belletti, Pirmin Lang, James Vanlandschoot e Nicola Boem, e Christophe Riblon, unitosi agli otto in un secondo tempo, assieme a Rory Sutherland, si sono infatti presentati al penultimo passaggio sotto lo striscione d’arrivo, a 18 km dal termine, con quasi due dei sedici minuti accumulati nelle battute iniziali, dopo aver perso quasi nulla sulle due salite precedenti. La sensazione che i big potessero essere beffati cominciava a farsi strada, specie alla luce dell’incapacità di ricucire di un più blasonato drappello di contrattaccanti, lanciato da Thomas Voeckler ad una quarantina di chilometri dal traguardo. Tra i compagni di viaggio del francese, però, c’era chi giocava a nascondersi, come dimostrato dalla stoica resistenza opposta al ricongiungimento da Van Avermaet e Fuglsang, autori di un estremo contrattacco con il quale hanno dimostrato riserve di energia forse insospettabili, ma sicuramente utilizzabili con maggior raziocinio.
I due hanno raggiunto i due battistrada in vista del Bemelerberg, penultimo strappo di giornata, sul quale un terzetto guidato da Giampaolo Caruso si è a sua volta riportato sulla testa della corsa, ma solo per essere a sua volta inghiottito dal plotone una manciata di metri più avanti.
Come da recente tradizione, l’Amstel si è così risolta in un corpo a corpo sul Cauberg tra i favoriti, dai quali erano stati tuttavia depennati nomi del calibro di Purito Rodriguez e Daniel Martin, entrambi costretti al ritiro da due brutte cadute. Nibali, rimasto al coperto ben più di quanto ci abbia abituati a vedere, si è incaricato di pilotare al comando Enrico Gasparotto, ultimo italiano ad imporsi su queste strade (due anni fa), ma l’ex campione d’Italia non ha avuto la forza di tenere il passo dei migliori, dovendosi alla fine accontentare di un’ottava piazza. Un risultato comunque sufficiente ad affermarsi come migliore di una pattuglia italiana che non cessa più di deludere, a partire da un Cunego tanto pieno di ambizioni e parole alla vigilia quanto vuoto di energie nel momento clou.
Detto della doppietta belga, sono piaciuti Simon Gerrans, terzo al traguardo e ultimo ad arrendersi sul Cauberg, e un Michal Kwiatkowski, quinto, i cui limiti rimangono ancora tutti da esplorare anche su queste strade; meno bene – considerate le diverse aspettative – Valverde, quarto, battuto nettamente nel testa a testa più atteso, malgrado la classica corsa d’attesa in vista del duello decisivo. In top 10, oltre al già menzionato Gasparotto, Geschke, Mollema, Moreno e un sorprendente Arashiro, in un corsa nella quale l’attendismo generale, attestato dal foltissimo gruppo presentatosi compatto agli ultimi 3 km, ha comunque favorito risultati inattesi.
Il secondo capitolo del trittico ardennese andrà in scena mercoledì, con una Freccia Vallone la cui fisionomia, orientata ad una sfida di massa sul Mur de Huy, sembra l’ideale per un bis di Philippe Gilbert.

Matteo Novarini

ORDINE D’ARRIVO

1 Philippe Gilbert (Bel) BMC Racing Team 6:25:57
2 Jelle Vanendert (Bel) Lotto Belisol 0:00:05
3 Simon Gerrans (Aus) Orica Greenedge 0:00:06
4 Alejandro Valverde Belmonte (Spa) Movistar Team
5 Michal Kwiatkowski (Pol) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
6 Simon Geschke (Ger) Team Giant-Shimano 0:00:10
7 Bauke Mollema (Ned) Belkin Pro Cycling Team
8 Enrico Gasparotto (Ita) Astana Pro Team
9 Daniel Moreno Fernandez (Spa) Team Katusha
10 Yukiya Arashiro (Jpn) Team Europcar 0:00:12
11 Björn Leukemans (Bel) Wanty – Groupe Gobert
12 Michael Matthews (Aus) Orica Greenedge
13 Davide Rebellin (Ita) CCC Polsat Polkowice
14 Fabian Wegmann (Ger) Garmin Sharp
15 Anthony Roux (Fra) FDJ.fr
16 Giampaolo Caruso (Ita) Team Katusha
17 Rui Alberto Faria Da Costa (Por) Lampre-Merida
18 Roman Kreuziger (Cze) Tinkoff-Saxo
19 Alexandr Kolobnev (Rus) Team Katusha 0:00:21
20 Tom Dumoulin (Ned) Team Giant-Shimano
21 Tom Jelte Slagter (Ned) Garmin Sharp
22 Lars Petter Nordhaug (Nor) Belkin Pro Cycling Team
23 Arnold Jeannesson (Fra) FDJ.fr
24 Frank Schleck (Lux) Trek Factory Racing 0:00:23
25 Thomas Voeckler (Fra) Team Europcar 0:00:36
26 Paul Martens (Ger) Belkin Pro Cycling Team
27 Cyril Gautier (Fra) Team Europcar
28 Eduard Vorganov (Rus) Team Katusha
29 Jakob Fuglsang (Den) Astana Pro Team
30 Fabio Felline (Ita) Trek Factory Racing
31 Marco Marcato (Ita) Cannondale
32 Enrico Barbin (Ita) Bardiani-CSF
33 Romain Bardet (Fra) AG2R La Mondiale
34 Diego Ulissi (Ita) Lampre-Merida
35 Alex Howes (USA) Garmin Sharp
36 Stefan Denifl (Aut) IAM Cycling
37 Chris Anker Sörensen (Den) Tinkoff-Saxo
38 Bob Jungels (Lux) Trek Factory Racing
39 Edvald Boasson Hagen (Nor) Team Sky
40 Greg Van Avermaet (Bel) BMC Racing Team
41 Mikael Cherel (Fra) AG2R La Mondiale 0:01:01
42 Marcus Burghardt (Ger) BMC Racing Team
43 Ben Hermans (Bel) BMC Racing Team
44 Dominik Nerz (Ger) BMC Racing Team
45 Davide Malacarne (Ita) Team Europcar
46 Jan Bakelants (Bel) Omega Pharma – Quick-Step Cycling Team
47 Dennis Vanendert (Bel) Lotto Belisol
48 Kristijan Durasek (Cro) Lampre-Merida
49 Alessandro De Marchi (Ita) Cannondale
50 Damiano Cunego (Ita) Lampre-Merida

Il decisivo attacco di Gilbert sul Cauberg (foto Bettini)

Il decisivo attacco di Gilbert sul Cauberg (foto Bettini)

NON LO SLOVACCO, MA IL CECO: AMSTEL A KREUZIGER

aprile 14, 2013 by Redazione  
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Anticipando i big con un’azione ad una ventina di chilometri dal traguardo, Roman Kreuziger conquista l’Amstel Gold Race 2013, la prima dopo un decennio senza traguardo in cima al Cauberg. Inutile il pur notevole contrattacco di Gilbert nell’ultimo giro, neppure premiato con la piazza d’onore. Sul podio salgono Valverde e Gerrans. Fra gli italiani, nei 10 Gasparotto e Caruso. Da segnalare un attacco solitario di Cunego a 25 km dal traguardo.

Foto copertina: Roman Kreuziger alza le braccia al termine della sua vittoriosa fuga solitaria (foto Roberto Bettini)

Non è ancora chiaro se il nuovo tracciato dell’Amstel Gold Race, con arrivo non più in cima al Cauberg, come avvenuto dal 2003 all’anno passato, ma 2 km oltre, sia più o meno impegnativo del precedente; e neppure basta una singola verifica per affermare che, quanto meno, il diverso disegno favorisce copioni di gara meno scontati di quello usuale, con gruppo pressoché compatto ai piedi dell’ultima scalata, prima di una volata di qualche centinaio di metri. Di certo, però, l’edizione 2013 della classica olandese è stata la meno prevedibile da parecchi anni a questa parte, e non soltanto perché il nome del vincitore non è uscito dalla rosa dei favoriti della vigilia, e forse nemmeno da quella dei principali outsider.
Il nome in questione è quello di Roman Kreuziger, leader Saxo Bank in contumacia di Alberto Contador, che già aveva saputo chiudere nei cinque sulle stesse strade nel 2010 (5°), ed era stato addirittura quarto alla Liegi di due anni fa, senza però mai fugare con ciò la sensazione che il suo terreno ideale restassero le corse a tappe, brevi e non. A lanciare il ceco verso il successo, nonché verso una nuova dimensione di corridore da classiche, è stata l’azione promossa da Marco Marcato ad una ventina di chilometri dal termine, al penultimo transito sulle rampe del Cauberg, poco dopo l’esaurimento di un breve tentativo solitario di Cunego. Kreuziger e Caruso sono stati i soli ad accodarsi in tempo utile, per poi dar man forte all’alfiere Vacansoleil nell’inseguimento a chi ancora resisteva al ritorno del gruppo.
Davanti a tutti, a quel punto, resisteva ancora Mikel Astarloza, ultimo superstite di una fuga della prima ora che comprendeva anche De Troyer, Pliuschin, Van Overberghe, Vansummeren, Vogondy e Sys; sospesi fra il basco e il drappello del futuro vincitore, galleggiavano invece Weening, Tanner, Nordhaug e Grivko, evasi in rapida successione una quindicina di chilometri prima, e il già menzionato Pliuschin, altro reduce del mattino. Gli otto corridori si sono compattati a 17 km dal termine, potendo però contare su un margine di appena una ventina di secondi nei confronti del plotone.
Divario facilmente colmabile da un gruppo collaborativo, ma sensibile in assenza di squadre in grado di prendere in mano la situazione, prima fra tutte la Cannondale di Sagan, sfinita da un lungo lavoro nella fase centrale di gara, comunque non tale da giustificare il totale isolamento dello slovacco nel finale. Qualcuno ha provato a mettersi in proprio (Leukemans il più deciso), ma senza guadagnare più di un centinaio di metri su un plotone che, riassorbiti i contrattaccanti, non riusciva però a dare continuità al proprio inseguimento.
L’accordo fra i battistrada, rimasti nel mentre orfani di Tanner, ha retto fino al Bemelerberg, quando gli scatti di Nordhaug e Kreuziger hanno eliminato dalla contesa Astarloza e Marcato, e soprattutto preparato la situazione di stallo della quale ha saputo approfittare il quasi 27enne di Moravska Trebova, andatosene in un tratto pianeggiante, ai 7 dal traguardo. Gli ormai ex compagni d’avventura non hanno mai dato l’impressione di poter ricucire, sensazione suffragata dal rientro su di loro di Ryder Hesjedal, uscito solitario dal gruppo quasi in concomitanza con lo scatto decisivo del leader.
Con una gara sostanzialmente già chiusa ai piedi dell’ultima ascesa al Cauberg, l’ultimo ad arrendersi è stato Philippe Gilbert, autore di un sparata di straordinaria potenza che ha ben presto messo in croce Sagan, alla quale soltanto Gerrans e Valverde hanno saputo resistere, non senza patemi. I 39’’ che separavano il gruppo da Kreuziger all’imbocco della salita si sono tuttavia prevedibilmente rivelati troppi per il terzetto, i cui indugi nell’ultima sezione pianeggiante hanno lasciato spazio anche al ritorno di un secondo e più nutrito drappello.
Quando Kreuziger già era sfilato sotto lo striscione d’arrivo a braccia alzate, i tre sono comunque riusciti a difendersi per questione di centimetri dal recupero degli avversari, con Valverde e Gerrans giunti, nell’ordine, davanti a Gilbert, la cui prova di forza, combinata con la débacle di Sagan, vale i galloni di favorito per Freccia e Liegi. Meersman, Weening, Leukemans, Gasparotto, Caruso e Wegmann hanno completato una top 10 difficilmente pronosticabile, destinata a modificarsi con ogni probabilità mercoledì, quando il Muro di Huy sarà arbitro della 77a Freccia Vallone.

Matteo Novarini

FINALMENTE… LA VITTORIA DELL’UMILTÀ

aprile 17, 2012 by Redazione  
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Rotto il digiuno nelle Classiche che durava dal 2009 (vittoria di Rebellin alla Freccia Vallone). A regalarci un pomeriggio di emozioni è stato l’ex campione italiano Enrico Gasparotto (Astana) che è riuscito a battere tutti i favoriti della vigilia, da Gilbert a Sagan. Deludenti le prove di Rodriguez e Valverde, mentre ha piacevolmente stupito la ‘strana’ prestazione di Freire.

Foto copertina: il podio dell’Amstel 2012 (foto Bettini)

Enrico Gasparotto: tutti sono sembrati sorpresi di vederlo, negli ultimi metri della scalata finale del Cauberg, rispondere e staccare in successione prima Gilbert e quindi Sagan. Eppure il capitano di giornata del team kazako aveva già dimostrato in più di una occasione di trovarsi a proprio agio sulle severe rampe che conducono all’arrivo della prestigiosa classica olandese. Pendenze, quelle del Cauberg, che obbligano i corridori ad impostare una lunga, asfissiante progressione, dosando attentamente lo sforzo fin sulla linea del traguardo. Questa lezione, l’ex campione italiano, ha dimostrato di averla imparata a fondo, dato che nel 2010 è saltato proprio negli ultimi metri. Oltre alla splendida prestazione individuale, bisogna sottolineare la maturità con cui l’atleta ha saputo gestire la squadra ed in particolare Simone Ponzi (voto: 7). Proprio quest’ultimo insieme allo stesso Gasparotto potrebbero rappresentare un ottimo duo in vista dei Campionati del Mondo prossimi, che si correranno esattamente su queste strade. Voto: 10

Jelle Vanendert: i più attenti si ricorderanno, al Tour della passata stagione, della scalata a Plateau de Beille che portò l’atleta a conquistare la frazione pirenaica, in quella che rimane la sua vittoria più prestigiosa. Se aveva già dimostrato di saper tenere sulle lunghe salite, oggi si è scoperto ciclista dotato di una buona esplosività, conquistando un inaspettato secondo posto davanti a ciclisti ben più quotati di lui. Piazzamento che, tuttavia, non sembra averlo soddisfatto appieno, almeno a giudicare dal gesto di stizza cui si è abbandonato sulla linea di arrivo. Voto: 8

Peter Sagan: l’errore commesso da Gasparotto due anni or sono è costato al giovante talento della Liquigas la vittoria nella corsa olandese. Con il terzo posto odierno prosegue la mirabile serie di piazzamenti ottenuti in tutte le classiche più importanti (4°a Sanremo, 2° alla Gand Wevelgem, 5° al Fiandre), dimostrando, una volta di più, una versatilità eccezionale. Raggiungere il podio in una gara dove, più che in altre, occorre coniugare fondo, senso tattico, potenza e abilità nello stare in gruppo e ‘limare’, è sintomo di maturità e di indubbie doti da cacciatore di classiche. A testimonianza di ciò bisogna sottolineare il fatto che l’atleta, sempre presente nelle posizioni d’avanguardia, ha gestito con la freddezza e intelligenza proprie di un veterano il rientro nel gruppo dei migliori dopo essere incappato in un incidente. Voto: 8,5

Oscar Freire: dopo la gara odierna, in cui ha colto il suo migliore piazzamento all’Amstel (4° all’arrivo) non si potrà più sostenere che il tre volte Campione del Mondo è un attendista, un approfittatore, in definitiva un ‘succhiaruote’. Vederlo vestire i panni di un novello Vinokourov e scattare proprio nel tratto che vide l’atleta kazako involarsi verso la vittoria nella classica olandese, non posso nasconderlo, ha suscitato dapprima molta sorpresa e quindi un moto di simpatia verso l’atleta spagnolo che con questo gesto sperava di far sua una gara, sulla carta, non adatta ai suoi mezzi. A differenza di ‘Vino’, che pure si era piantato sulle arcigne rampe del Cauberg, ad Oscarito il colpaccio, seppur per poco, non è andato in porto. Da apprezzare ancora una volta l’intelligenza tattica del corridore che, in questa occasione, gli ha permesso di valutare e quindi sfruttare meglio di altri le modifiche al percorso le quali, accorciando il tratto in pianura tra le ultime due asperità, favoriscono maggiormente i colpi di mano nel finale. Voto: 8

Philippe Gilbert: la condizione è in netta crescita ma l’inevitabile confronto con il Gilbert formato 2011 è impietoso. Ha gestito al meglio un’ottima squadra, oggi completamente al suo servizio, ma, quando ha tentato la sparata sul Cauberg, le gambe gli sono mancate. Sembra essere, insomma, tornato il Gilbert che conoscevamo fino ad un paio di stagioni fa, quando veniva sistematicamente battuto dagli specialisti delle classiche. Voto: 6

Thomas Voeckler: dopo essersi reso protagonista di una impresa alla Freccia del Brabante, l’eccentrico (ma forte e troppo spesso sottovalutato) corridore francese, dopo aver tentato il solito allungo (prontamente stoppato da Sagan) in una fase di relativa calma nel gruppo, conquista un onorevole quinto posto che gli fa ben sperare in vista della, per lui più adatta, Doyenne. Voto: 7

Damiano Cunego: lo si è visto pedalare in agilità sugli strappi più arcigni ed ha dimostrato attenzione e lucidità in tutte le fasi calde della corsa. Purtroppo non gli si può perdonare l’errore, invero piuttosto grave, che ha commesso proprio in vista del traguardo, fatto che non gli ha permesso di cogliere i frutti di una ottima condizione e di ripetere l’exploit del 2008. Voto: 5,5

Samuel Sanchez: l’errore commesso dal navigato atleta spagnolo, di farsi cioè sorprendere nelle retrovie in uno dei tratti cruciali della gara, e che ha pregiudicato totalmente la sua prestazione è inaccettabile. Dato il suo eccelso stato di forma, la scelta, poi, di non partecipare a Freccia Vallone e Liegi-Bastogne-Liegi, rappresenta, oltre che una inspiegabile decisione, un aggravante non di poco conto. Il buon 7° posto finale ottenuto al termine di una gara condotta all’inseguimento del gruppo di testa risulta per l’atleta sicuramente ancora più amaro. Voto: 5

Frank Schleck: capitano indiscusso della Radio Shack, sempre attento e presente nelle fasi principali della gara, si rende protagonista di qualche allungo telefonato e sul traguardo non va oltre un misero 13° posto. Voto: 4

Alejandro Valverde, Joaquim Rodriguez: i due atleti spagnoli dati come grandi favoriti concludono nelle posizioni di rincalzo, dopo aver condotto una gara del tutto anonima. Forse hanno interpretato la gara in funzione di Freccia e Liegi, o più probabilmente le condizioni climatiche li hanno messi fuori gioco. Voto: 3

Vincenzo Nibali: non è mai stato presente nei chilometri conclusivi della corsa, interpretata a quanto risulta come allenamento in vista della Liegi, gara a lui sicuramente più congeniale. Voto: 3

Francesco Gandolfi

GASPAROTTO IMMENSO SUL CAUBERG

aprile 16, 2012 by Redazione  
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A sorpresa Enrico Gasparotto fa sua l’Amstel Gold Race, prima gara delle Ardenne, andando così a far risplendere i colori italiani nell’albo d’oro delle classiche sbiaditi ormai dal trascorrere di troppi anni senza alcuna vittoria italiana, da quando nel 2008 Damiano Cunego vinse il Giro di Lombardia.

Foto copertina: Gasparotto svetta su tutti in cima al Cauberg (foto Bettini)

Alla vigilia la prima classica delle Ardenne non aveva ancora un favorito. Tanti nomi, tantissimi indizi ma nessuna certezza sul possibile vincitore. A sorpresa un maestoso Enrico Gasparotto (Astana) in rimonta su Jelle Vanendert (Lotto Belisol) e Peter Saan (Liquigas), rispettivamente secondo e terzo all’arrivo, va ad alzare le braccia al cielo in cima al Cauberg. La corsa che prevedeva 31 côtes da affrontare è esplosa soltanto nel finale quando, ripresa la fuga della prima ora, una sorprendente ed inaspettata azione di Oscar Freire, ripreso soltanto a 200 metri dal traguardo, ha tenuto gli appassionati col fiato sospeso con il gruppo dei migliori su per il Cauberg scatenati nel riacciuffare lo spagnolo. Fino ad allora pochissime emozioni vista la situazione in corsa con sette uomini in fuga Pello Bilbao (Euskaltel-Euskadi), Romain Bardet (Ag2r), Cedric Pineau (FDJ-BigMat), Simone Stortoni (Lampre-ISD), Steven Caethoven (Accent.Jobs-Veranda’sWillems), Raymond Kreder e Alex Howes (Garmin-Barracuda), evasi dal gruppo dopo circa 40 km. In testa al gruppo, ad alternasi nell’inseguimento, sia gli uomini della Katusha, per la soluzione Joaquim Rodriguez, sia quelli della BMC per un Philippe Gilbert, dominatore in Olanda un anno fa, ed apparso oggi in netta ripresa. Tra le due squadre “faro” della corsa sempre nelle prime posizioni le maglie azzurre dell’Astana a ben proteggere e guidare tra le insidiose stradine olandesi il loro capitano Enrico Gasparotto. La fuga, raggiunto un vantaggio massimo di 13’.20”, è stata riassorbita definitivamente a 9 Km dall’arrivo quando Bardet, da solo al comando, si è visto arrivare il gruppo di tutti i migliori. Poco prima durante l’ascesa al Kruisberg, uno dei papabili alla vittoria finale, Samuel Sanchez (Euskaltel – Euskadi), vittima di un incidente meccanico è stato costretto ad inseguire il gruppo tirato da Greg Van Avermeat (BMC). Il campione spagnolo aiutato da due compagni di squadra è riuscito ad accodarsi al gruppo dei migliori poco prima dell’ascesa dell’Eyserbosweg, terzultima côtes prevista. Su per la salita “delle antenne” la fuga era ormai ridotta a solo due unità con Bardet ed Howes che conservavano un vantaggio di solo 29”. Vantaggio che si è ulteriormente ridotto su per il Fromberg a soli 10”. A questo punto della corsa restano da affrontare il Keutenberg ed il Cauberg, e proprio sulla penultima côtes è Gasparotto a provare un allungo, subito stoppato da Rodriguez. Stessa sorte, questa volta in pianura, per un timido allungo voluto da Peter Sagan (Liquigas) e Thomas Voeckler (Team Europcar) riacciuffati da un onnipresente Greg Van Avermeat a pilotare nelle posizioni di testa il proprio capitano Gilbert. Come detto a 9 Km dalla conclusione la fuga viene annullata e sarà ancora una volta l’ascesa al Cauberg a determinare il vincitore della corsa. A sorpresa, quando al traguardo mancano 7 Km, è Oscar Freire (Katusha) a rendersi protagonista di un’azione in solitaria. Lo spagnolo riesce ad affrontare le prime rampe del Cauberg con 10” di vantaggio sugli inseguitori. Il primo a riportarsi su di lui è Niki Terpstra (Omega Pharma-Quickstep), dietro di loro i big si guardano, nessuno prende in mano la corsa fino a quando Gilbert prova a riportarsi sui due uomini di testa. Terpstra, sfiancato dall’inseguimento, si pianta letteralmente sulle prime rampe del Cauberg, stessa sorte, ma solo ai 200 metri dall’arrivo per Freire sorpassato da Gilbert, Vanendert e Gasparotto, mentre poco più indietro Damiano Cunego (Lampre) a causa di un contatto con Iglinskiy (Astana) cade a terra compromettendo ogni possibilità di riprendere i quattro lanciati verso il traguardo. Gilbert in testa è ripreso da Gasparotto con Sagan a lanciare la volata e Vanendert subito dietro. A questo punto però ad averne di più è il corridore italiano, con forza e determinazione, sopravanza lo slovacco trionfando a braccia alzate sul Cauberg. Secondo un ottimo Vanendert, terzo a completare il podio Sagan poi Freire e Voeckler, sesto arriva Gilbert. Gran bella vittoria italiana quindi a darci fiducia per i prossimi importanti appuntamenti.

Antonio Scarfone

C’ERA UNA VOLTA L’AMSTEL

aprile 19, 2011 by Redazione  
Filed under 5) AMSTEL GOLD RACE, Approfondimenti

Questa volta la lode è rimasta nella penna del nostro pagellista che, vedendo l’ultima edizione dell’Amstel, ha rimpianto gli anni passati, quando in questa gara i protagonisti si chiamavano solo Boogerd, Di Luca, Rebellin, Bettini e Vinokourov. Gilbert ha comunque ottenuto il massimo dei voti ma, visto il livello della concorrenza, c’è da dire che stavolta la vittoria era praticamente scontata in partenza.

Foto copertina: la facile vittoria di Gilbert sul Cauberg (foto Bettini)

Vedendo l’edizione di quest’anno viene una gran malinconia a pensare come veniva corsa questa gara quando i protagonisti si chiamavano Boogerd, Di Luca, Rebellin, Bettini e Vinokourov. Solo una fuga di alcuni comprimari ha animato la fase centrale della gara mentre nel finale i big, ad esclusione di Andy Schleck e Rodriguez, sono rimasti in attesa dello show di Gilbert che, portato in carrozza ai piedi del Cauberg, li ha puntualmente giustiziati. Gli italiani saranno protagonisti della prossima puntata di ‘Chi l’ha visto?’.

Philippe Gilbert: già da febbraio è in ottima forma e, fresco vincitore della Freccia del Brabante, ha condotto la gara con sicurezza e in maniera ineccepibile. Supportato da un compagno di squadra della levatura di Van den Broeck (voto: 8 ), ha di fatto controllato con freddezza gli ultimi 20 km di corsa. Bisogna sottolineare, tuttavia, che la facilità con la quale ha gestito la gara è dipesa anche dal fatto che gli avversari non hanno nemmeno provato a fargli il solletico. Aspettiamo ad attribuire la lode al belga quando riuscirà a dar prova della sua classe anche sul Muro di Huy. Voto: 10.

Joachim Rodriguez: ha tentato una prima sparata sul Keutenberg sperando, forse, di riuscire a portarsi dietro un compagno per potersi giocare la vittoria sull’ultimo strappo. Inspiegabile, altrimenti, lo spreco di energie effettuato dall’iberico su quella côte. Tanto più ingiustificabile dal momento che al traguardo mancavano ancora più di 10 km, molti dei quali in pianura. Sarebbe stato, forse, più efficace riservare tutte le proprie forze per tentare uno scatto secco sul tratto più duro del Cauberg poiché il suo tentativo su quest’ultimo strappo non è stato, infatti, molto efficace. Lo attendiamo mercoledì sul Muro di Huy dove, in assenza di Evans, potrà finalmente aggiudicarsi (Contador permettendo) la più prestigiosa fra le ‘Frecce’. Voto: 7,5.

Simon Gerrans, Jakob Fulgsang, Alexandre Kolobnev: non me ne vogliano questi tre bravi corridori ma vederli rispettivamente 3°,4° e 5° in una gara come questa riesce a dare la misura del livello di partecipanti che oggi è possibile schierare in questa tipologia di corse. Il solo Kolobnev ha tentato di favorire il compagno Rodriguez con un tentativo di allungo nel finale. Voto: 7.

Andy Schleck: sapendo di essere battuto in partenza sul Cauberg ha provato, con una azione alla Vinokourov, di andarsene sul falsopiano che segue il duro strappo del Keutenberg. Il problema è che il lussemburghese non ha le qualità da passista del corridore kazako e per questo motivo non è riuscito a fare il vuoto. Ripreso negli ultimi 800 m, ha fatto ricordare la gara di Kolobnev dell’anno passato. Sicuramente la condizione migliorerà in vista della Doyenne.Voto: 8.

Damiano Cunego, Alexandre Vinokourov: entrambi hanno preparato le classiche delle Ardenne ai Paesi Baschi ma, evidentemente, la condizione deve ancora affinarsi. In seria difficoltà sul Keutenberg, lo strappo più arcigno, ci auguriamo di vederli pimpanti alla Liegi. Voto: 5.

Rabobank: il team di casa delude profondamente. Rimasta con ben quattro atleti nel finale non ha accennato minimamente a fare gioco di squadra, per cercare di prendere in una morsa il favorito Gilbert. Un atleta del calibro di Gesink (voto: 4) atteso e pronosticato fra i favoriti alla vigilia ha tenuto un atteggiamento rinunciatario quando la gara è entrata nel vivo. Si pensi che un ciclista come Freire (voto: 7), con caratteristiche sicuramente non del tutto compatibili con un finale come quello dell’Amstel, ha ottenuto un onorevole sesto posto. Voto: 4.

Francesco Gandolfi

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