12-09-2022
settembre 12, 2022 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR CYCLISTE FÉMININ INTERNATIONAL DE L’ARDÈCHE
La francese Coralie Demay (St Michel-Auber 93) si è imposta nella settima ed ultima tappa, Vesseaux – Privas, percorrendo 120.9 Km in 3h25′08″, alla media di 35.362 Km/h. Ha preceduto di 26″ l’olandese Loes Adegeest (IBCT) e di 28″ la britannica Henrietta Colborne (GT Krush Tunap Pro Cycling). Miglior italiana Silvia Zanardi (BePink), 10° a 2′03″. La tedesca Antonia Niedermaier (CANYON//SRAM Generation) si impone in classifica con 1′14″ sulla Adegeest (IBCT) e 1′51″ sulla colombiana Paula Patiño (Movistar Team). Miglior italiana la Zanardi (BePink), 5° a 3′22″.
LA VUELTA CHE VERRÀ (e altro ancora)
settembre 12, 2022 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Terminata l’edizione 2022 della Vuelta vi proponiamo le prime succulente anticipazioni sul probabile scenario che la corsa spagnola proporrà l’anno prossimo
Calato il sipario sulla settantasettesima edizione del Giro di Spagna, comincia leggermente ad alzarsi il velo che nasconde il tracciato della Vuelta 2023 grazie ai rumors che serpeggiano in rete e che già fanno venire l’acquolina in bocca agli appassionati. Non è una voce, però, ma una concreta realtà la sede di partenza della corsa iberica, perchè a gennaio era stato annunciato che sarebbe stata Barcellona a tenere a battesimo il terzo dei grandi giri stagionali. Il gruppo si fermerà per 48 ore nel capoluogo della Catalogna, sulle cui strade si svolgeranno prima la cronosquadre d’apertura, lunga circa 14 Km, e poi la prima tappa in linea, che proporrà l’arrivo sulla collina del Montjuïc, presenza fissa in tutte le corse ciclistiche disegnate in quel di Barcellona. Le prime salite impegnative i corridori potrebbero affrontarle subito perchè alcune voci sostengono che il terzo giorno di gara si concluderà nel principato d’Andorra. Molto più concrete sono, invece, le possibilità di vedere due impegnative tappe di montagna in Navarra, la prima delle quali scatterà dalla Francia per terminare in salita nella stazione di sport invernali di Larra-Belagua dopo esser affrontato le difficile ascese al Col de la Hourcère (13 Km al 7.8%) e del Port del Larrau (15 Km al 7.7%); per la seconda si punta a riproporre la Pamplona – Lekunberri già inserita nel tracciato della Vuelta 2020, che prevedeva l’impegnativa salita dal fondo in cemento verso il santuario di San Miguel de Aralar (11 Km al 8%) e che terminò con il successo dello spagnolo Marc Soler, giunto al traguardo con 19″ di vantaggio su di un gruppetto di nove corridori regolati allo sprint dallo sloveno Primož Roglič. Anche il tremendo Angliru dovrebbe essere della partita mentre chi conta di vincere la Vuelta puntando sulle doti a cronometro dovrà attendere la tappa di Valladolid, con tutta probabilità posizionata all’inizio della seconda settimana di gara.
La città di Barcellona vista dalla collina del Montjuïc (attrazionibarcellona.it)
RASSEGNA STAMPA
Vuelta 2022: corsa a Evenepoel, l’ultimo sprint è di Molano
Gazzetta dello Sport – Italia
Zastor 77. Vuelte je padel. Dobrodošli v Remcovo dobo
Delo – Slovenia
Evenepoel sacré, la dernière étape pour Molano
L’Équipe – Francia
Bienvenidos al futuro
AS – Spagna
Madrid estende passadeira vermelha a Evenepoel na Volta a Espanha
Público – Portogallo
Evenepoel cruises to victory in final stage
The Guardian – Regno Unito
Nu is het officieel: Evenepoel is eindwinnaar van Vuelta 2022, slotrit is voor Juan Sebastian Molano
Het Nieuwsblad – Belgio
Evenepoel wint Vuelta, Arensman zesde
De Telegraaf – Paesi Bassi
Colombianer slår Mads Pedersen på finaledagen, mens ung dansker imponerer
Politiken – Danimarca
Evenepoel gewinnt Vuelta und beendet Belgiens lange Durstrecke
Kicker – Germania
Molano ganó en el embalaje y cerró con broche de oro la Vuelta a España – Remco Evenepoel, el futbolista que ganó la Vuelta a España
El Espectador – Colombia
Richard Carapaz celebra en Madrid el título de la montaña; Remco Evenpoel gana La Vuelta
El Universo – Ecuador
Evenepoel wins the Vuelta to break Belgium’s grand tour drought
Belgian Remco Evenepoel claimed the Vuelta a Espana on Sunday for his first grand tour triumph, capping a dominant three weeks.
The Age – Australia
VUELTAALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.
Ordine d’arrivo della ventesima tappa, Moralzarzal – Puerto de Navacerrada
1° Juan Pedro Lopez
2° Xabier Azparren a 15″
3° Jimmy Janssens a 59″
4° Dario Cataldo a 1′01″
5° Jonas Iversby Hvideberg s.t.
Classifica generale
1° Davide Cimolai
2° Lluis Mas a 3′44″
3° Tim Merlier a 10′03″
4° Ivo Oliveira a 11′31″
5° Julius van den Berg a 15′43″
Maglia nera: Remco Evenepoel, 134° a 5h31′26″
VUELTA PER LA STORIA: EVENEPOEL VINCE, AGLI ALTRI L’INVIDIA
Una Vuelta intraprendente, un po’ sforacchiata nella partecipazione dalla pandemia e altre stanchezze, trova guizzi di spettacolo ed emozione che danno, nonostante tutto, una bella consistenza al trionfo storico di Evenepoel.
A Remco e al suo entourage è sempre piaciuto esagerare, gonfiare, cercare la zuffa mediatica, ancor meglio se via reti sociali: sarà chissà per la matrice calcistica dell’atleta, o forse per il suo avvento da predestinato in un Paese che respira ciclismo e che, forse anche per questo, tende a trasformare i propri campioni del pedale in divinità fragili, costantemente sotto i riflettori, a volte per brillare al massimo sulla scena, altre invece per essere abbattuti da raffiche di mitragliatrice mediatica. Questo contesto, assieme alla giovane età del fenomeno belga, spiega le lacrime di ieri all’atto di confermare sul traguardo della tappa regina la vittoria de facto della Vuelta, ma oggi Remco ha modo di razionalizzare e verbalizzare più chiaramente quale sia il peso oggettivo della sua vittoria, un peso proporzionale a decenni interi di Storia del ciclismo.
Il Belgio non vinceva nessun Grande Giro da qualcosa come un quarto di secolo, come a dire l’ultimo 20% di tutta quanta la Storia di questo sport. E non parliamo solo di Merckx – “certo Merckx, ma quello era Merckx!” – perché durante e dopo Merckx il Belgio aveva ancora saputo esprimere negli ultimi anni Settanta e fino alla primissima soglia degli Ottanta tutta una generazione di talenti puri, come Van Impe e Criquielion (o anche meno puri, come Pollentier) per non dire di De Muynck o del fenomenale, inmitabile Maertens capaci fra tutti di vincere lungo l’intero ventaglio dei Grandi Giri, oltre a raccogliere svariati podi, giusto per dimostrare che non di exploit occasionali si era trattato. Da lì in avanti, il nulla cosmico, appena solcato meteoricamente dal podio totalmente occasionale seppur non accidentale di un altro grande talento quale De Gendt, al Giro 2012,nonché da un Bruyneel pollentieresco che fa terzo alla Vuelta 1995, quella del compagno di squadra Jalabert, in cui la famigerata ONCE piazza tre atleti ai primi quattro posti della generale, tanto per capirci (se proprio vogliamo, ci sarà anche un podio ex post per Jurgen Van den Broeck nel riscrittissimo Tour 2010, ma di quel genere che alletta più i fan del ciclismo su carta che gli amanti di quello su strada). Per spigare questa carestia epocale non è che si possa più di tanto elucubrare su doping o men che doping, visto che alcuni dei nomi citati, così come le semplici note di cronaca nel corso degli ultimi decenni, lasciano ben chiaro che il Belgio non sia certo luogo di speciali ascetismi farmacologici: oltre tutto, il declino nei Grandi Giri del movimento belga precede ampiamente le ben note evoluzioni tecnologiche che sarebbero state capaci di alterare nel tempo certi equilibri dello sport. Né ha senso arrovellarsi in congetture fisiognomiche legate alla geografia o alla genetica del Benelux, dacché la stessa area ha frattanto prodotto sia nei Paesi Bassi sia in Lussemburgo un discreto profluvio di uomini da podio, capaci di giocarsi e in una o due occasioni perfino vincere un GT.
Si tratta, più probabilmente, di una miscela fra il mero caso e certi indirizzi culturali di un movimento: il profilo prediletto a livello giovanile, il tipo di gare più amate dagli sponsor, le squadre dominanti nel lungo periodo e le loro rispettive attitudini. Viene da pensare alle allergie del movimento spagnolo quando si parla di Classiche, anche se in Spagna non sono mancate illustri e pesanti eccezioni. In entrambi i casi, comunque, gioca un ruolo interessante l’esistenza di una struttura di team molto longeva de estremamente specializzata in una delle due macrocategorie di gare ciclistiche: così come la saga di Unzué in Spagna vive di gare a tappe, parimenti quella di Patrick Lefevere in Belgio si alimenta di Classiche; e in entrambi i casi l’idiosincrasia sfocia in un certo qual imbarazzo all’atto di confrontarsi con l’altro lato dell’universo ciclistico. Questa Vuelta è infatti anche il primissimo Grande Giro vinto dalla Quickstep in qualunque sua incarnazione degli ultimi vent’anni, da quando cioè il team si formò come una sorta di spin-off della Mapei (che invece aveva un decoroso comparto da gare a tappe, sebbene non così dominante e spesso soggetto a tensioni). Anche qui risulta impossibile la faciloneria esplicativa, dato che la struttura di Lefevere ha provato in alcune occasioni a contrattare specialisti da GT: tuttavia, al contrario di quanto non succeda coi velocisti, quando esiste un termine di paragone esterno presso altra squadra, non si osserva alcun beneficio derivante dal correre in Quickstep; i risultati più di spicco, relativamente recenti, sono i secondi posti di Urán o Mas, presto replicati altrove, mentre, anche al di là del caso emblematico di Rujano, potenziali uomini da GT belgi come Seeldraeyers o Devenyns non sono mai stati fatti sbocciare come tali, né troppo migliori, in proporzione, sono stati i frutti con atleti di be superiore talento come Jungels o lo stesso Almeida. D’altronde colpisce che gli sparutissimi podi belgi dell’ultimo trentennio siano venuti dall’estero o dall’altra sponda nazionale, la di per sé ben più modesta Lotto, epperò ben più versatile come squadra.
Insomma, le premesse storiche non erano delle più incoraggianti, e difatti un’impresa che a tratti sarebbe potuta sembrare facile, alla fine non lo è stata affatto. Anzi, diciamo che sotto molti punti di vista sia l’atleta sia la squadra dovranno intavolare importanti riflessioni in vista del futuro: intanto, però, il segno storico è stato tracciato, e il merito di averlo ottenuto in questo contesto non può essere sminuito. Evidentemente, per un’infinità di motivi, negli ultimi vent’anni è divenuto impervio frequentare l’altissima classifica generale di un Grande Giro se si è nati in Belgio, e peggio ancora se si corre per Patrick Lefevere. Potremmo perfino dire che questa Vuelta ha addirittura confermato, in certo qual modo, queste indicazioni di massima: Evenepoel tuttavia è stato superiore, a questo carico enorme ancor più che agli avversari.
Prima che si cominciasse a pedalare, c’erano state già notevolissime oscillazioni nelle aspettative e nelle sensazioni, fermo restando – va sottolineato – un bel percorso, almeno per i canoni della Vuelta, anzi ulteriormente migliorativo nel solco già apprezzabile di progresso pian piano imboccato da una decina di anni in qua, riducendo la ripetitività di tappe monosalita improntate al garagismo, pur senza rinunciare del tutto a questa specie di marchio di fabbrica. Abbiamo addirittura visto diverse tappe superare i 180 km con buon dislivello, e fra queste quelle che più si sono avvicinate alle cinque ore di gara sono state fra le più spettacolari in assoluto, senz’altro la 18.a ma anche la 20.a o la 6.a ; anche tappe di montagna più brevi come quelle cruciali della Pandera o di Sierra Nevada pur di chilometraggio non abnorme hanno superato le quattro ore per la loro difficoltà altimetrica. Viceversa hanno un po’ deluso (ma può succedere) le due tappe da tre orette e spicci che si sperava potessero produrre fuoco e fiamme su un terreno mosso, ai due estremi della competizione quella basca di Laguardia e quella di Talavera de la Reina; alla fine si sono tradotte in inseguimenti di qualche interesse ma comunque finiti in volata ristretta, per puncheur a Laguardia e per sprinter resistenti a Talavera.
La peculiarità negativa del tracciato era una terza settimana leggerina, e questo già creava aspettative positive su Evenepoel, così come la presenza di una solida crono filante di 30 km da spingere ben al di sopra dei 50 km/h (55 per i primissimi). A favore di Remco anche il fatto che pur in una bella variabilità di fattori mancava una vera e propria tappa regina con salite sia dure, sia lunghe, sia multiple. Va detto che le tappe che in qualche modo più rispondessero a questa descrizione si situavano nella prima settimana, e forse grazie a questo Remco invece di soffrirle le ha rese il teatro di un vero e proprio one-man show di distruzione generalizzata della concorrenza. Ex post, tutto facile: ma niente impediva che invece gli andassero subito di traverso, come a un Carapaz, per dire. Sulle salite davvero maiuscole, anche perché mai unica ascesa del giorno, Evenepoel ha in effetti sofferto, alla fine della seconda settimana: ma quando le pendenze si sono moderate, nella terza settimana, il belga si è ripreso alla grandissima, quando invece avrebbe potuto perfettamente proseguire un’inerzia di gara in calando. Si è comunque capita l’importanza fondamentale di ridurre le tappe monosalita: sia sulla Pandera sia a Sierra Nevada, Roglic ha spinto al limite o direttamente alle corde Remco grazie al lavoro pregresso dei propri Jumbo Visma sulle salite precedenti. Senza quelle salite, la gestione degli sforzi sarebbe stata del tutto diversa, così come diversa sarebbe stata la possibilità di isolare il leader.
A proposito di isolamento, va detto che il supporto collettivo del “wolfpack” è stato accettabile ma modesto, e poi via via direttamente insufficiente. Alaphilippe ha fatto il diavolo a quattro per Remco, prima di farsi male, Van Wilder ha confermato il suo verde talento già visto a livello giovanile, Masnada e Cavagna si sono confermati piuttosto solidi (anche se un po’ opachi) sui rispettivi terreni, pure il covid ci ha messo del suo… ma la verità globale è che non solo UAE (specialmente), INEOS, Jumbo (aggressivamente più che per qualità intrinseca dei gregari) hanno brillato assai di più, non solo, no, anche team più zopicanti o affaticati come Astana, Bora o Trek hanno saputo impressionare di più in quanto collettivo. Per un corridore che da un certo punto in poi doveva puntare sulla difesa, si è trattata di una sfida non da poco, ancor più con un’esperienza comunque breve alle spalle, specie se parliamo di tre settimane. Scommessa stravinta, a livello individuale, per Evenepoel.
Ecco, soggiungiamo anche, a questo punto, che di un altro tipo di “isolamento” invece Remco ha goduto: i rivali non sono stati dei più tremendi, anche se quando Roglic è entrato in forma sono stati guai grossi. E dire che nei mesi precedenti alla gara si parlava di un redivivo Bernal, e poi Pogacar, e tutti i reduci presuntamente recuperatissimi del Giro, da Hindley a Carapaz a Landa, più quanti finirono prematuramente fuori gara per qualsivoglia motivo, ancor più freschi, come Simon Yates o Superman López… Alla fine dei conti, la verità è che la stagione viene lunga anche se non si corre; o forse, una volta di più, che la classe superiore in questa generazione è stata profusa in abbondanza, ma forse non su troppi nomi. Il covid, come anticipato, ci ha messo del suo. Fatto sta che Remco ha avuto un solo vero rivale, Roglic. Certo, Roglic è bastato per offrire una solida pietra di paragone. I suoi attacchi di squadra e poi inviduali, da “tutto per tutto”, hanno inflitto tutto il danno possibile e immaginabile. Evenepoel ha patito quel che doveva e poteva patire: non sapremo mai, questo è vero, se avrebbe retto con eguale scioltezza la pressione quasi più psicologica che fisica di un rivale di tale caratura ben addentro la terza settimana. La caduta di Roglic ha smorzato i colori di una terza settimana già non folgorante sulla carta, anche se poi va detto che la buona volontà degli altri attori, specie la UAE dell’adolescente Ayuso (a podio!), di Almeida e Soler, ha reso lo stesso godibilissime le lunghe tappe di montagna che rimanevano, di nuovo legittimando il leader. Appassionanti anche le vicende INEOS, con Carapaz arrembante cacciatore di tappe dopo aver rinunciato alla generale non sentendosi all’altezza (tre tapponi e la maglia di miglior scalatore corroborano la sua caratura di atleta di prima fila in questi anni), e l’altro giovanissimo spagnolo, Carlos Rodríguez, scivolato al sesto posto in una resistenza strenua dopo aver sofferto una brutta caduta. Mas e la Movistar, che dire, solidi, di eccelsa qualità, ma in sostanza anonimi, preoccupati di altro che non di vincere, un po’come Valverde onestissimo 13esimo alla fine, 42enne alle sacrosante soglie di una meritat pensione. Dice molto questa top 20 finale divisa quasi equamente fra baby fenomeni (maglia bianca e rossa condividono buona parte delle posizioni top), lo stesso Evenepoel, e poi appunto Ayuso, Almeida, Carlos Rodríguez, Arensman, più giù anche un Mäder, e, all’altro estremo anagrafico, una palata di quasi pensionati – letteralmente! – come Urán, Meintjes, Valverde, Landa, Luisle Sánchez, Pinot… fra coloro che sono sospesi si difendono solo, e senza incidere troppo, due forze già ben note e definite (due forze peraltro opposte, caratterialmente e come persone) quali Enric Mas e Superman López.
Una situazione che caratterizza anche il campo dei velocisti, dove una ruota veloce ma più che altro resistente come Mads Pedersen stradomina la competizione, tripletta di tappe e maglia verde (complice l’uscita di scena di Bennett). Per capirci, e entriamo in una minimalistica cronaca dell’ultima tappa, vera e propria passerella, oggi vince Molano, l’ultimo vagone del treno di Ackermann: stufo delle cilecche del proprio capitano, uno dei tanti sprinter da un anno di gloria e via, il colombiano semplicemente non smette di pedalare, non si fa da parte… e vince.
Chiudiamo questa disamina con una valutazione impietosa della situazione italica: con un misto di snobismo e di obiettività, dalle nostre parti si è sempre guardata dall’alto in basso la Vuelta, il cui tasso tecnico stentava a decollare perfino quando le manfrine ASO (e altri fattori) inducevano i fenomeni da laboratorio del momento a scontrarsi con la grandissima generazione di atleti locali. A volte c’erano i campioni ma non il terreno, altre volte il viceversa, talora il cerchio quadrava ma “era solo un’annata”. Sta di fatto però che la Vuelta cresce, e di pari passo guarda caso cresce l’attenzione al ciclismo femminile in un Paese che, incredibile a dirsi, era piu indietro dell’Italia in questa specifica combinazione di genere e disciplina. Si moltiplicano di nuovo le gare a tappe in terra spagnola, per uomini e donne, e, guarda guarda, arrivano anche i rimpiazzi per la generazione di mostri sacri che si sono ritirati. La Vuelta evolve e si corregge, invece di involversi come il Giro delle ultime due stagioni. Il Giro ha goduto di contingenze eccezionali – anche per grandi meriti propri – fra 2008 e 2019, quando parallelemente il Tour inciampava spesso in un passo falso dopo l’altro. Ora però la ricreazione è finita, come direbbero appunto Oltralpe. Il prodotto clou di ASO, il Tour, sta tornando forte, anche grazie alla scelta, prima forzosa, poi assecondata in pieno, di sviluppare il versante femminile. E la Vuelta partecipa totalmente, nonché con iniziativa propria, di questa fase di ascesa dei propri organizzatori. Il Giro ha preferito non sfruttare il proprio apogeo per fissare dei punti fermi, ad esempio per associarsi agli altri due Grandi Giri in un concetto televisivo da propugnare su televisioni free broadcast preferibilmente pubbliche. Anzi, ha monetizzato nel breve con l’esclusiva a Eurosport, relegandosi però così alla marginalità spettatoriale in gran parte dei territori tradizionali del ciclismo. Il resto viene un po’ da sé. L’unica speranza è che il comparto del ciclismo ancora di robusta costituzione a livello nazionale, vale a dire i marchi, decida di riportare il baricentro da ogni punto di vista in Italia, anche in manifattura vista la crisi della logistica; e che da ciò discenda – via peso economico e posti di lavoro – un peso leggermente maggiore del comparto stesso nelle decisioni pubbliche, viabilità compresa (la viabilità è dove gli atleti di questo sport si allenano!). A seguire, che poco a poco l’interesse di chi sa prema sulle rendite di chi semplicemente sul ciclismo italiano “si è seduto”, in ogni senso, a ogni livello. Altrimenti ci resterà solo l’invidia verso la Spagna, e una pazienza da belgi per attendere vent’anni (almeno) il prossimo Messia – certo che loro almeno “si consolavano” con le Classiche. Per fortuna alla faccia dei colleghi uomini abbiamo miracolosamente sempre le Elisa, Silvia, Chiara, Marta, Sofia e così via, abituate a emergere anche senza supporti e senza fanfare. Magari potremmo iniziare a offrirgliene, e così di sfuggita goderci Annemiek Van Vleuten che dopo aver vinto Giro, Tour e Vuelta in un anno, si porta a caso, per dire, le Monumento che le mancano, Sanremo e Lombardia – attualmente inesistenti. RCS anyone?
Gabriele Bugada

Remco Evenepoel sul podio di Madrid (Getty Images)
POGACAR CHIAMA WOLLONGONG CONQUISTANDO UN EDIZIONE MONDIALE DI MONTREAL
Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) ha vinto in volata il Grand Prix Cycliste de Montreal battendo Wout Van Aert (Jumbo-Visma) e Andrea Bagioli (Quick-Step Alpha Vinyl Team).
L’edizione numero 11 della Grand Prix Cycliste de Montreal, come nel caso della classica del Quebec, ritorna dopo due anni di stop causato dall’emergenza covid. Il percorso era molto simile a quello classico, con un circuito di 13 chilometri da ripetere 18 volte per un totale di 227 chilometri. Nel circuito erano presenti tre Côte, la prima Côte de Camillien-Houde di 1800 metri al 7.3%, seguita dalla Côte de Polytechnique, strappo di 800 metri al 5%. Mentre nel finale l’ultima asperità era la Côte Pagnuelo con 500 metri al 7.5% a solo un paio di chilometri dalla linea d’arrivo. La lista di partenza era una fotocopia di quella di venerdì con il già due volte vincitore di questa corsa Greg Van Avermaet e il vincitore di Quebec Benoit Cosnefroy per la AG2R Citroën Team, Wout Van Aert e Christophe Laporte (Jumbo-Visma), Adam Yates, Geraint Thomas e Daniel Felipe Martinez (INEOS Grenadiers), Tadej Pogacar e Diego Ulissi (UAE Team Emirates), Biniam Girmay (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux), Matej Mohoric (Bahrain – Victorious), David Gaudu (Groupama – FDJ), Michael Matthews (Team BikeExchange-Jayco), Jasper Stuyven (Trek – Segafredo), Alex Aranburu e Ivan Garcia Cortina (Movistar Team), Romain Bardet (Team DSM), Alberto Bettiol (EF Education-EasyPost), Warren Barguil (Team Arkéa Samsic) e Peter Sagan (TotalEnergies).
L’inizio corsa era molto intenso con più di quindici atleti ad attaccare, tra i quali Simon Carr (EF Education-EasyPost), Davide Formolo (UAE Team Emirates), Aurelien Paret-Peintre (AG2R Citroën Team), Pascal Eenkhoorn (Jumbo-Visma), Eddie Dunbar (INEOS Grenadiers), Ide Schelling (BORA – hansgrohe), Andrea Pasqualon (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux), Krists Neilands (Israel – Premier Tech), Matthew Holmes (Lotto Soudal), Søren Kragh Andersen (Team DSM) e Kevin Colleoni (Team BikeExchange – Jayco). Questi fuggitivi restavano allo scoperto per circa quindici chilometri con sia un gruppo intenzionato a chiudere su questo gruppo che includeva diversi atleti di rilievo, sia dal gruppo di testa dove non tutti collaboravano. Immediatamente si creava un secondo tentativo con Florian Vermeersch (Lotto Soudal), Antonio Nibali (Astana Qazaqstan Team), Eddy Finé (Cofidis), Andreas Leknessund (Team DSM), Antoine Duchesne (Groupama – FDJ) e Théo Delacroix (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux).
I fuggitivi guadagnavano un vantaggio massimo di circa sei minuti e mezzo, era la UAE Team Emirates a gestire la corsa recuperando velocemente il ritardo una volta entrati negli ultimi 100 chilometri, con Sagan e Girmay che dovevano alzare bandiera bianca. Dalla fuga Nibali cedeva il passo, come Duchesne, alla sua gara di addio, mentre Finè cadeva. Ai -50 era Leknessund a tentare in solitaria la fuga con poco più di due minuti da difendere, mentre in gruppo era sempre la UAE a controllare il ritmo, apparentemente in pieno controllo. Ai -35. nel corso del terzultimo giro era la Jumbo – Visma a prendere di petto la Côte de Camillien-Houde con Tobias Foss. Una caduta coinvolgeva Andrea Piccolo e Neilson Powless (EF Education-EasyPost), mentre la Jumbo – Visma continuava con un ritmo costante nella loro rimonta che si consumava poco dopo l’inizio del penultimo giro.
Magnus Cort Nielsen (EF Education-EasyPost) accelerava all’inizio della Côte de Camillien-Houde, con Tosh Van der Sandre (Jumbo-Visma) ad aumentare il ritmo, mentre Stuyven e Mohoric perdevano contatto con poco più di trenta atleti rimanenti nel gruppo di testa al termine della salita. In un momento di calma era Simone Velasco (Astana Qazaqstan Team) ad evadere dal gruppo insieme a Frederik Wandahl (BORA – hansgrohe) riuscendo a guadagnare trenta secondi grazie alle poche energie rimaste agli uomini della Jumbo-Visma, al via dell’ultimo giro il ritardo era di quaranta secondi, quando diverse squadre si alternavano in testa al gruppo con Bahrain Victorious e Israel Premier Tech tra le squadre più attive.
Subito a inizio salita Martinez attaccava secco senza che nessuno inseguisse in prima persona, Ulissi si metteva a disposizione per Pogacar nell’inseguimento. Pogacar decideva quindi di partire riprendendo subito sia Martinez sia i due attaccanti con i soli Van Aert e Andrea Bagioli (Quick-Step Alpha Vinyl Team) alla loro ruota, mentre Bardet e Yates rientravano in un secondo momento con Cosnefroy, Gaudu e Michael Storer (Groupama – FDJ). Yates partiva subito in contrattacco con Pogacar, Bagioli e Van Aert, il quale soffriva il finale di salita, ma restava in testa, mentre Gaudu riusciva a rientrare di ritmo. Gli atleti che non riuscivano a tenere il loro passo perdevano immediatamente diverso margine con Pello Bilbao (Bahrain Victorious) tra gli atleti più attivi che venivano però marcati da compagni di squadra del gruppo di testa finendo oltre a trenta secondi di svantaggio, Bardet tentava il disperato inseguimento con alla sua ruota Mauro Schmid (Quick-Step Alpha Vinyl Team) e Giovanni Aleotti (Bora – Hansgrohe). Sulla cote finale era Yates a tentare un attacco violento mettendo tutti in difficoltà, ma con nessuno che perdeva contatto, al termine dello strappo Gaudu tentava un altro attacco, ma anche in questo caso restavano in cinque ad avviarsi al finale per giocarsi la vittoria. Van Aert prendeva larga l’ultima curva per non restare in testa sul rettilineo finale in leggera salita, Gaudu si trovava quindi in testa provando poi a partire molto lungo nella sua volata. Pogacar gli prendeva il mirino riuscendo a scavalcarlo con un grande spunto e non lasciando chance a Van Aert e Bagioli che si dovevano accontentare rispettivamente del secondo e terzo posto alle spalle del fenomeno sloveno. Alle loro spalle Yates si classificava quarto e Gaudu quinto, mentre Schmid vinceva la volata per il sesto posto davanti a Aleotti e Bardet.
La lotta per il mondiale di Wollongong è pronta con un segnale di forza di Pogacar ai danni di Van Aert, ma la prestazione di Bagioli dà fiducia che anche l’Italia possa essere protagonista in Australia.
Carlo Toniatti.

La Vittoria di Pogacar a Montreal (Foto: Getty Images)
GP FOURMIES, VINCE CALEB EWAN
Caleb Ewan regola la volata della classica francese davanti a Groenewegen e Capiot. Quarto Oldani
Il percorso della classica transalpina intorno alla città di Fourmies non lascia ampi spazi a finali diversi da quello in volata. Andare in fuga così diventa più un atto di coraggio che un vero tentativo di vittoria finale, e oggi l’arduo compito spetta al quintetto composto da Taco van der Hoorn (Intermarché – Wanty – Gobert), Louis Blouwe (Bingoal Pauwels Sauces WB), Milan Fretin (Sport Vlaanderen – Baloise), Maxime Jarnet (Go Sport-Roubaix Lille Métropole) e Nicolas Debeaumarché (St Michel-Auber 93). I cinque raggiungono un margine massimo di circa 4 minuti sul gruppo controllato da Ag2r Citroën, Lotto Soudal e Team BikeExchange – Jayco, nelle fasi finali supportate anche da Quick-Step Alpha Vinyl. Quando il vantaggio si è ridotto a soli 15″ dal gruppo ci prova anche Sandy Dujardin (TotalEnergies) ma ben presto riacciuffato dal plotone lanciato a gran velocità verso la testa della corsa e la volata di gruppo. A minare l’ordine delle cose una caduta ai -3 Km che coinvolge anche pesci grossi come Fabio Jakobsen (Quick-Step Alpha Vinyl) e Arnaud De Lie (Lotto Soudal), rendendo la volata finale a ranghi leggermente più ristretti. Dylan Groenewegen (Team BikeExchange-Jayco) tenta di anticipare tutti ma si getta sulla sua ruota lesto Caleb Ewan (Lotto Soudal) per poi sopravanzarlo prima della bandiera a scacchi. Chiude il podio Amaury Copiot (Arkea – Samsic) davanti ad un buon Stefano Oldani (Alpecin-Deceuninck).
Lorenzo Alessandri

Caleb Ewan vince in volata il GP Fourmies 2022. Photo Credit: Getty Images
11-09-2022
settembre 11, 2022 by Redazione
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VUELTA A ESPAÑA
Il colombiano Juan Sebastián Molano (UAE Team Emirates) si è imposto nella ventunesima ed ultima tappa, Las Rozas – Madrid, percorrendo 96.7 Km in 2h26′36″, alla media di 39.577 Km/h. Ha preceduto allo sprint il danese Mads Pedersen (Trek-Segafredo) e Pascal Ackermann (UAE Team Emirates). Miglior italiano Davide Cimolai (Cofidis), 17°. Il belga Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl Team) si impone in classifica con 2′02″ sullo spagnolo Enric Mas (Movistar Team) e 4′57″ sullo spagnolo Juan Ayuso (UAE Team Emirates).. Miglior italiano Edoardo Zambanini (Bahrain Victorious), 36° a 1h31′40″
GRAND PRIX CYCLISTE DE MONTRÉAL
Lo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) si è imposto nella corsa canadese, circuito di Montréal, percorrendo 221.4 Km in 5h59′38″, alla media di 36.938 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Wout Van Aert (Jumbo-Visma) e l’italiano Andrea Bagioli (Quick-Step Alpha Vinyl Team)
GP DE FOURMIES – LA VOIX DU NORD
L’australiano Caleb Ewan (Lotto Soudal) si è imposto nella corsa francese, circuito di Fourmies, percorrendo 197.6 Km in 4h27′07″, alla media di 44.385 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Dylan Groenewegen (Team BikeExchange-Jayco) e il belga Amaury Capiot (Team Arkéa-Samsic). Miglior italiano Stefano Oldani (Alpecin-Deceuninck)
GRAND PRIX DE LA SOMME – CONSEIL DÉPARTEMENTAL 80
L’estone Ärm Rait (Groupama-FDJ Conti) si è imposto nella corsa francese, Saint-Valery-sur-Somme – Abbeville, percorrendo 173.3 Km in 3h52′39″, alla media di 44.694 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Alfie George (Vendée U) e di 2″ il lituano Aivaras Mikutis (Team Ampler-Tartu2024). Due italiani in gara: Lorenzo Germani (Groupama-FDJ Conti), 74° a 2′37″, Lorenzo Ursella (Development Team DSM) non ha terminato la corsa.
OKOLO JIŽNÍCH ČECH / TOUR OF SOUTH BOHEMIA
Il danese Rasmus Bøgh Wallin (Restaurant Suri-Carl Ras) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, České Velenice – Jindřichův Hradec, percorrendo 152 Km in 4h01′38″, alla media di 37.743 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Tim Marsman (Metec – SOLARWATT p/b Mantel) e l’ungherese Erik Fetter (EOLO-Kometa). Miglior italiano Diego Rosa (EOLO-Kometa), 9°. Wallin si impone in classifica con 27″ su Fetter e Marsman. Miglior italiano Vincenzo Albanese (EOLO-Kometa Cycling Team), 12° a 1′25″
TURUL ROMANIEI (Giro di Romania)
Il ceco Daniel Babor (Elkov-Kasper) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, circuito di Bucarest (non valido per la classifica generale per motivi di sicurezza), percorrendo 52 Km in 1h03′07″, alla media di 49.43 Km/h. Ha preceduto allo sprint il polacco Alan Banaszek (HRE Mazowsze Serce Polski) e l’italiano Matteo Malucelli (China Glory Continental Cycling Team). Il britannico Mark Stewart (Bolton Equities Black Spoke Pro Cycling) si impone in classifica con 13″ sul rumeno Cristian Raileanu (nazionale rumena) e 14″ sul ceco Jakub Otruba (Elkov-Kasper). Miglior italiano Nicolas Dalla Valle (Giotti Victoria Savini Due), 9° a 1′15″
TOUR DE HOKKAIDO (Giappone)
Il giapponese Shunsuke Imamura (Team Bridgestone Cycling) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Kutchan – Tomakomai, percorrendo 173 Km in 4h14′35″, alla media di 40.773 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Tadaaki (Nakai Shimano Racing) e lo spagnolo Marcos García (KINAN Racing Team). Nessun italiano in gara. Il giapponese Yusuke Kadota (EF Education-NIPPO Development Team) si impone in classifica con 5″ sul francese Thomas Lebas (KINAN Racing Team) e 29″ sul connazionale Shoi Matsuda (Team Bridgestone Cycling)
TOUR CYCLISTE FÉMININ INTERNATIONAL DE L’ARDÈCHE
L’italiana Silvia Zanardi (BePink) si è imposta nella sesta tappa, circuito di Alès, percorrendo 96.3 Km in 2h26′40″, alla media di 39.395 Km/h. Ha preceduto allo sprint la serba Jelena Erić (Movistar Team) e l’olandese Danique Braam (Bingoal Casino-Chevalmeire-Van Eyck Sport). La tedesca Antonia Niedermaier (CANYON//SRAM Generation) è ancora leader della classifica con 1′22″ sull’olandese Loes Adegeest (IBCT) e 1′53″ sulla Zanardi
LA CHORALIS FOURMIES FÉMININE
La francese Clara Copponi (FDJ-SUEZ-Futuroscope) si è imposta nella corsa francese, circuito di Fourmies, percorrendo 117.8 Km in 2h50′58″, alla media di 41.341 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiana Valentina Basilico (BePink) e la portoghese Maria Martins (Le Col Wahoo)
CERATIZIT CHALLENGE BY LA VUELTA
L’italiana Elisa Balsamo (Trek-Segafredo) si è imposta nella quinta ed ultima tappa, circuito di Madrid, percorrendo 95.7 Km in 2h21′37″, alla media di 40.546 Km/h. Ha preceduto allo sprint la belga Lotte Kopecky (Team SD Worx) e l’italiana Marta Bastianelli (UAE Team ADQ). L’olandese Annemiek van Vleuten (Movistar Team) si impone in classifica con 1′44″ sull’italiana Elisa Longo Borghini (Trek – Segafredo) e 2′11″ sulla connazionale Demi Vollering (Team SD Worx)
SERRANO VINCE UN TOUF OF BRITAIN DIMEZZATO
Si è interrotto dopo la quinta tappa Il Tour of Britain 2022. Alla notizia della scomparsa della Regina Elisabetta II l’organizzazione ha dapprima rilasciato un comunicato annullando la sesta frazione, quindi uno successivo in cui dichiarava chiusa l’intera edizione secondo il protocollo che prevede la sospensione di tutti gli eventi a seguito del lutto reale.
L’albo d’oro avrà quindi il nome di Gonzalo Serrano (Movistar) alla riga del vincitore dell’edizione 2022, lo spagnolo che al termine della quinta tappa comandava con 3” di margine su Tom Pidcock (INEOS) e di 7” sulla coppia Omar Fraile (INEOS)-Benjamin Perry (WiV SunGod) grazie alla vittoria e agli abbuoni ottenuti nella quarta tappa con arrivo a Helmsey, dove lo spagnolo aveva ad un attacco di Pidcock e di Dylan Teuns (Israel – Premier Tech) sulla salita di Newgate Bank. Grazie al lavoro di Pidcock e del compagno di squadra Fraile il drappello riesce a giocarsi la vittoria che, in volata, va al corridore della Movistar seguito da Pidcock e Teuns- Poco staccato termina Fraile e a 13” giunge quel che rimane del gruppo principale, regolato allo sprint da Mathijs Paaschens (Bingoal), con Enrico Battaglin (Bardiani-CSF-Faizanè) ottavo.
Nella prima tappa, con arrivo in salita nella stazione di sport invernali del Glenshee Ski Centre, avevamo assistito alla vittoria di Corbin Strong (Israel) che si era aggiudicato la prima maglia di leader vincendo in volata su Fraile, Anders Halland Johannessen (Uno-X), Serrano e Pidcock, con gli ottimi piazzamenti degli italiani Filippo Fiorelli (7°) e Filippo Zana (10°), entrambi in forze alla Bardiani-CSF-Faizanè.
In volata si è conclusa anche la seconda frazione con Cees Bol (DSM) ad anticipare di un soffio Jake Donaldson (nazionale britannica) e il leader della classifica Strong sul traguardo di Duns. Molto più movimentata si è rivelata la terza tappa, sulla carta per velocisti ma che ha invece visto arrivare per prima la fuga al traguardo di Sunderland, resistendo per pochissimi secondi al ritorno del gruppo. Ad aggiudicarsi la tappa è stato il belga Kamiel Bonneu (Sport Vlaanderen-Baloise) su Perry, il quale scavalca in generale Strong e va a vestire la maglia di leader. Alle loro spalle, con un leggero distacco, si piazzano i compagni di fuga Alexandar Richardson (Sain. Piran) e Paasschensa, mentre il gruppo è regolato dopo 7″ da Jordi Meeus (BORA).
La quarta tappa, come detto, è quella che ha definito la classifica finale a causa della scomparsa della regina Elisabetta II, evento che ha provocato la sospensione e la conseguente cancellazione delle ultime tappe. La quarta frazione è stata caratterizzata da una corsa molto chiusa, con una fuga iniziale ripresa a ben 75 km dal traguardo, molti tentativi e nervosismo sulle successive asperità fino a ritrovare il gruppo principale compatto ai meno 50. Da li in poi sono ben tre i tentativi di Pidcock, che alla fine riesce portare via il gruppetto giusto, ma non riesce ad aggiudicarsi la tappa e, col senno di poi, la gara di casa.
Infine è una volata a chiudere la quinta e ultima frazione, con Meeus ad aggiudicarsi la tappa con arrivo a Mansfield davanti a Stanisław Aniolkoeski (Bingoal) e Pidcock e ben tre italiani nei dieci: Nicolò Parisini (Qhubeka) è sesto, Martin Marcellusi settimo (Bardiani-CSF-Faizanè) e Fiorelli ottavo, mentre Battaglin deve accontentarsi dell’undicesimo posto,
Oltre alla vittoria di Serrano nella classifica generale, la corsa britannica termina con l’affermazione di Pidcock nella classifica della maglia a punti e in quella dei giovani, Passchens in quella dei GPM e l’INEOS in quella riservata alla squadre.

Gonzalo Serrano (foto Bas Czerwinski/Getty Images)
Andrea Mastrangelo
LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): LAS ROZAS – MADRID
settembre 11, 2022 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Ultimo atto della corsa spagnola sulla strade di Madrid. Poi tutto a pensare al mondiale in programma tra due settimane in Australia
Anche per la Vuelta 2022 è arrivato il momento di scrivere il suo ultimo capitolo, un capitolo privo di particolari emozioni perchè nell’ultima tappa difficilmente si sfuggirà al controllo delle squadre dei velocisti, anche se il vento che oggi dovrebbe spazzare le strade di Madrid potrebbe creare qualche grattacapo. L’ultima tappa scatterà da Las Rozas, cittadina situata a una ventina di chilometri dalla capitale conosciuta agli appassionati di calcio spagnolo in quanto sede della Real Federación Española de Fútbol e, quindi, dei ritiri della nazionale spagnola. Da lì si dovranno percorrere 45 Km privi di difficoltà altimetriche prima di giungere al traguardo e affrontare quindi l’altrettanto pianeggiante circuito cittadino di 5.8 Km che dovrà essere ripetuto nove volte. L’anello conclusivo non è del tutto scevro di difficoltà perchè prevede tre inversioni ad U, l’ultima delle quali a 1200 metri dal traguardo, previsto in Plaza de Cibeles, di fronte al municipio di Madrid e al termine di un rettilineo d’arrivo che tende leggerissimamente a salire. Spazio quindi ai festeggiamenti per Evenepoel e ai vincitori della classifiche accessorie per poi proiettarsi verso gli imminenti mondiali che cominceranno tra una settimana per concludersi domenica 25 settembre con la gara più attesa, quella riservata ai professionisti che – come tutte le altre categorie – gareggeranno sul circuito di Wollongong, in Australia. Per ingannare l’attesa di questo importante appuntamento gli appassionati potranno distrarsi con le tre gare in calendario in Italia nei prossimi giorni – il Giro della Toscana del 14 settembre, la Coppa Sabatini del 15 e il Memorial Marco Pantani del 17 – mentre martedì scatterà la penultima corsa a tappe del calendario UCI ProSeries 2022, lo Skoda Tour Luxembourg.

Il Puerto de Navacerrada e l’altimetria della ventesima tappa (www.puertos-en-bici.com)
METEO VUELTA
Las Rozas: sole e caldo, 33.6°C (percepiti 32°C), vento moderato da SSW (18-21 km/h), umidità al 23%
Madrid – 1° passaggio (44.5 Km): sole e caldo, 33.9°C (percepiti 32°C), vento moderato da SSW (18-23 km/h), umidità al 22%
Madrid – arrivo: poco nuvoloso, 31.7°C (percepiti 30°C), vento moderato da SSW (17-28 km/h), umidità al 24%
GLI ORARI DELLA VUELTA
17.00: inizio diretta su Eurosport
17.26: partenza da Las Rozas
18.30-18.40: primo passaggio dal traguardo di Madrid
18.40-18.50: traguardo volante al secondo passaggio dal traguardo di Madrid
19.50-20.10: arrivo a Madrid
RASSEGNA STAMPA
Vuelta, che tris di Carapaz. Evenepoel, lacrime di gioia: riporta il Belgio sul trono
Gazzetta dello Sport – Italia
Carapazu še tretja etapa, Evenepoelu prva Vuelta
Delo – Slovenia
Troisième succès pour Carapaz
L’Équipe – Francia
Evenepoel se hace grande
AS – Spagna
Carapaz vence no adeus às montanhas e Evenepoel aguarda consagração em Madrid
Público – Portogallo
Evenepoel poised for glory after holding off rivals on stage 20
The Guardian – Regno Unito
Carapaz soleert naar derde etappezege in Vuelta, Evenepoel doorstaat aanval van Mas
Het Nieuwsblad – Belgio
Evenepoel zo goed als zeker van historische eindwinst in Vuelta
De Telegraaf – Paesi Bassi
Remco Evenepoel på sikker vinderkurs, og Mads Pedersen har planer om det sidste store kup
Politiken – Danimarca
Rotes Trikot verteidigt: Evenepoel dicht vor Vuelta-Sieg
Kicker – Germania
López finalizó cuarto; Evenepoel, consagrado: así quedó la general de la Vuelta
El Espectador – Colombia
Richard Carapaz gana la etapa 20 de La Vuelta y se erige como ‘rey de la montaña’
El Universo – Ecuador
VUELTAALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.
Ordine d’arrivo della ventesima tappa, Moralzarzal – Puerto de Navacerrada
1° Michael Hepburn
2° Juan Pedro Lopez s.t.
3° Sebastian Molano s.t.
4° Kaden Groves s.t.
5° Julien Bernard s.t.
Miglior italiano Antonio Tiberi, 16° (s.t.)
Classifica generale
1° Davide Cimolai
2° Lluis Mas a 4′37″
3° Ivo Oliveira a 11′31″
4° Tim Merlier a 12′06″
5° Julius van den Berg a 15′43″
I MONDIALI DI MAERTENS
Terminato il racconto della Vuelta del 1977 vi narreremo attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa” le due vittorie mondiali di Freddy Maertens, conseguite ad Ostuni nel 1976 e a Praga nel 1981
30 AGOSTO 1981 – PRAGA
IL BELGA MAERTENS, 5 ANNI DOPO HA BEFFATO ANCORA GLI AZZURRI
Da Praga (ciclomondiale), Zandvoort (Formula 1) e Donnington (moto) doccia fredda per lo sport italiano
Sul circuito di Strahov ha «bruciato» allo sprint Saronni, come fece con Moser nel 1976 ad Ostuni – Il neo-campione nel ‘77 cadde durante una volata del Giro d’Italia, si ruppe un polso e fu sottoposto a cinque operazioni – Sembrava irrecuperabile, ma adesso è «resuscitato».
TRIS DI CARAPAZ A NAVACERRADA. L’ECUADORIANO VINCE ANCORA, SUA ANCHE LA MAGLIA A POIS. EVENEPOEL CONTROLLA, LA VUELTA E’ SUA.
Nel giorno che consacra ufficiosamente Remco Evenepoel (Quick Step Alpha Vynil) quale vincitore della Vuelta a Espana 2022, Richard Carapaz (Ineos Grenadiers) coglie la terza vittoria di tappa, chiudendo in bellezza una corsa che nella prima metà gli aveva riservato ben poche soddisfazioni. Carapaz ha staccato nel finale i compagni di fuga, resistendo al ritorno del gruppo dei migliori giunto a pochi secondi dal Campione Olimpico. Alle spalle dell’Ecuadoriano Thymen Arensman (Team DSM) 2° a 8″ seguito dal terzetto formato da Juan Ayuso (UAE Team Emirates), Jai Hindley (Bora-Hansgrohe) ed Enric Mas (Movistar Team) a 13″. Remco Evenepoel chiude 6° a 15″ e ipoteca la vittoria finale alla viglia della passerella finale di Madrid. Il belga ,che può vantare 2′05″ su Mas e oltre 5′ su Juan Ayuso, dopo l’arrivo si è lasciato andare in un pianto liberatorio che ha tradito tutte le sue emozioni.
La 20sima frazione della Vuelta, 181 km da Moralzarzal al Puerto de Navacerrada, rappresentava il classico giro dei colli di Madrid. Pronti via e già dopo pochi km i corridori erano attesi da un primo passaggio sul Puerto de Navacerrada (10 km al 6,8%) posto al km 34. Subito dopo la successiva discesa iniziava un tratto pianeggiante lungo una quarantina di chilometri e che terminava all’imbocco del secondo gpm, il Puerto de Navafrìa (10 km al 5,5%) la cui cima era posta al km 93. Dopo un’altra discesa e un tratto di flasopiano iniziava la sequenza finale composta dal Puerto de Canencia (7,3 km al 4,8%) ai -52, il Puerto de la Morcuera (9,2 km al 6,8%) ai -38 e infine il Puerto des Cotos (10,5 km al 5,6%). Dalla cima dell’ultima salita mancavano circa 7 km sostanzialmente piatti verso il traguardo del Puerto de Navacerrada. Una frazione ricca di salite (ben 47 km totali) ma priva di pendenze dure.
La fuga di giornata ha iniziato a prendere forma lungo il tratto di strada in leggera salita che anticipava il primo passaggio al Puerto de Navacerrada. Ad avvantaggiarsi è stato un drappello di 7 uomini: Clement Champoussin (AG2R Citroen Team), Ruben Fernández (Cofidis), Xandro Meurisse e Robert Stannard (Alpecin-Deceuninck), Daniel Navarro (Burgos-BH), Joan Bou (Euskaltel-Euskadi) e Simon Guglielmi (Team Arkea Samsic). Il gruppetto di battistrada, inseguito da Julien Bernard (Trek-Segafredo) e Jonathan Caicedo (EF Education-EasyPost), ha raggiunto 3 minuti di vantaggio sul gruppo ma poi, proprio ai piedi del Puerto de Navacerrada, la bagarre è nuovamente scoppiata grazie al ruolo giocato dagli uomini della Movistar, evidentemente intenzionati ad entrare in fuga col fine aiutare Enric Mas nel finale. Di conseguenza il vantaggio dei fuggitivi, da cui nel frattempo s’era staccato Joan Bou, è lettarlmente crollato, mentre dietro Carlos Rodriguez (Ineos Grenadiers), malconcio dopo la brutta caduta degli scorsi giorni, perdeva contatto dal gruppo tirato dai corridori della Quick Step. Il gruppetto di testa, diventato quintetto poichè Champoussin aveva perso contatto a circa 1 km dalla vetta, ha scollinato con pochi secondi sullo stesso Champoussin e Marc Soler (UAE Team Emirates). Poco dietro di loro una ventina di altri uomini venuti via di forza lungo la salita. Il gruppo maglia roja è invece transitato con circa 1′ di ritardo, mentre Carlos Rodriguez era già staccato di 2′20″.
Lungo la discesa Soler è riuscito a raggiungere i 5 battistrada, mentre Champoussin era stato ripreso dagli altri 20 inseguitori (a 30″): Nicolas Prodhomme (Ag2r Citroen Team), David De la Cruz e Vincenzo Nibali (Astana), Gino Mäder (Bahrain – Victorious), Sergio Higuita (BORA – hansgrohe), Jesús Herrada (Cofidis), Hugh Carthy (EF), Thibaut Pinot e Sebastién Reichenbach (Groupama – FDJ), Richard Carapaz (INEOS), Louis Meintjes (Intermarché – Wanty – Gobert Matériaux), Rohan Dennis e Robert Gesink (Jumbo-Visma), Alejandro Valverde e Gregor Mühlberger (Movistar Team), Jan Polanc (UAE Team Emirates), Urko Berrade e Raúl García Pierna (Equipo Kern Pharma), Mikel Bizkarra e Joan Bou (Euskaltel – Euskadi). La situzione è rimasta sostanzialmente inalterata lungo il successivo fondovalle, con i 6 battistrada che potevano vantare circa 40-50 secondi sui 21 inseguitori e ben 6′30″ sul gruppo in cui nel frattempo era rientrato il 5° della generale, Carlos Rodriguez. L’equilibrio si è rotto intorno al km 70 quando Soler e Stannard hanno allungato sugli altri 4 battistrada che di li a poco sono stati ripresi dai contrattaccanti. Dietro erano invece gli uomini della Bora-Hansgrohe a fare il ritmo poichè il 10° posto di Jai Hindley era messo in pericolo dai fuggitivi. All’imbocco del Puerto de Navafrìa (km 83) Stannard e Soler avevano guadagnato un margine di 1′30″ sugli inseguitori e 5 minuti sul gruppo.
I contrattaccanti si sono risvegliati quando il vantaggio di Soler e Stannard aveva superato i 2′. Ad approfittare della rinnovata bagarre sono stati Pinot, Mader e Muhlberger che sono riusciti ad avvantaggiarsi sugli altri 22 inseguitori. In cima al Puerto de Navafrìa il terzetto inseguiva con 55 secondi di ritardo da Soler e Stannard, mentre il drappello di contrattaccanti era ancora segnalato a 2′. Il gruppo maglia roja, sempre tirato dalla Bora, continuava a viaggiare con circa 5 di ritardo. Il rincogiungimento tra i due gruppetti di testa è avvenuto ai 70. A quel punto il nuovo quintetto di battistrada aveva un margine di circa 1′10″ sul drappello dei 22 e i ’soliti’ 5 minuti sul gruppo principale. Gli inseguitori hanno continuato a recuperare nel tratto successivo finchè sono riusciti a rientrare sui 5 battistrada proprio in cima al terzo gpm, il semplice Puerto de Canencia (-55). Il gruppo, sempre tirato dalla Bora, si era avvicinato transitando con 3′30″ di ritardo.
Una volta iniziato il Puerto de la Morcuera, è tornata la bagarre nel gruppo di testa. Il primo a muoversi è stato Guglielmi. Quindi è stato il turno di Meintjes ed Higuita a cui si è poi aggiunto Carapaz. Dietro invece era la Movistar a prendere l’iniziativa aumentando il ritmo del gruppo. Il primo a farne le spese è stato il malconcio Rodriguez che ha nuovamente e definitiamente perso contatto dai migliori. Una volta esaurito il lavoro di Carlos Verona (il ritardo del gruppo era sceso a 2′30″) è partito immediatamente Enric Mas. Il capitano della Movistar ha messo in difficoltà Miguel Angel Lopez (Astana Qazaqstan Team), Thymen Arensman (Team DSM) e Joao Almeida (UAE Team Emirates) ma non il leader Evenepoel. Mas non ha avuto la forza di insistere e così c’hanno provato lo stesso Arensman e Juan Ayuso (UAE Team Emirates), ma il belga non aveva intenzione di lasciarli andare e il tutto si è rapidamente sgonfiato. Davanti invece, dietro al terzetto di testa s’era formato un altro drappello compostao da Valverde, Nibali, Gesink, Carthy, Champoussin, Mader e Reichenbach. Carapaz è transitato primo sul gpm del Puerto de la Morcuera, garantendosi la vittoria nella classifica dedicata agli scalatori. Il gruppo Evenepoel è transitato con 1′ di ritardo, ormai pericolosamente vicino ai battistada, mentre Rodriguez a quel punto perdeva già 1′ dai migliori.
Carapaz, Higuita e Meintjes hanno approcciato la salita finale con 30″ sul gruppo di Nibali e Valverde e oltre due minuti sul drappello dei big di classifica che si era rialzato dopo il gpm. Carapaz ha subito piazzato il suo scatto, lasciando sul posto Meintjes mentre Higuita è riuscito inizialmente a restargli a ruota. Dietro di loro erano rimasti all’inseguimento solo Mader e Gesink mentre dietro Polanc e Soler provavano a ridurre il gap del secondo gruppo inseguitore. Nel gruppo Evenepoel, il primo a muoversi è stato invece Lopez, seguito poi da Ayuso, Mas ed Evenepoel. Il distacco dalla coppia di testa a quel punto era sceso ad appena 30″ e così buona parte dei fuggitivi, compreso Meintjes, eran stati ripresi. Gli unici a resistere al ritorno dei big erano i due sudamericani: Higuita ha provato a sbarazzarsi di Carapaz ai -9, ma l’Ecuadoriano ha resistito ed è partito in contropiede lasciando sul posto il Colombiano. Dietro continuavano le scaramucce, ma senza produrre nessun effetto particolare. Carapaz è transistato per primo all’ultimo gpm davanti a Higuita e al gruppetto dei big, con Evenepoel in testa. Il corridore della Ineos è riuscito a resistere al ritorno del drappello di Evenepoel e ha così trovato la sua terza vittoria di una Vuelta che ne ha confermato le grandi qualita altetiche e tattiche. Alle sue spalle Arensman ha anticipato gli altri uomini di classifica tagliando il traguardo ad appen 8″ da Carapaz. Seguono Juan Ayuso, Jai Hindley ed Enric Mas a 13″ e quindi Evenepoel a 15″ insieme a Meintjes e Lopez. Quindi troviamo Joao Almeida a 17″ e Sergio Higuita a 32″.
In classifica generale Evenepoel mantiene 2′05″ di vantaggio su Enric Mas e 5′08″ sul giovanissimo Juan Ayuso, andando a comporre un podio formato per 2/3 da corridori iberici, evento che non accadeva da 8 anni. Per il Belgio si interrompe un digiuno nei grandi giri durato ben 44 anni (dal Giro d’Italia del 78 vinto da Johan de Muynck). Si ferma invece ai piedi del podio la Vuelta di Miguel Angel Lopez che chiude 4° a 5′56″ dal fenomeno belga. Guadagnano una posizione sia Joao Almeida che Thymen Arensman, rispettivamente 5° a 7′16″ e 6° a 7′56″, grazie alle difficoltà dell’altro giovane spagnolo Carlos Rodriguez, scivolato in 7a piazza (appena un secondo peggio di Arensman) a causa dei postumi della caduta subita pochi giorni fa. Chiudono la top ten Ben O’Connor (Ag2r Citroen Team), 8° a 10′30″, Rigoberto Uran (EF Education-EasyPost), 9° a 11′04″, e il vincitore del Giro d’Italia Jai Hindley (Bora-Hansgrohe), 10° 12′01″.
Domani è in programma la passeralla finale, con partenza da Las Rozas e arrivo in quel di Madrid dopo appena 96,7 km quasi completamente piatti. I corridori subito dopo la partenza dovranno percorrere un giro di un circuito ricavato attorno alla cittadina posta nord-ovest della capitale spagnola. Quindi, al km 36, giungeranno proprio a Madrid dove poco dopo entreranno nel circuito finale, lungo 5,5 km, che dovranno percorrere per ben 9 volte.
Pierpaolo Gnisci

Carapaz triz a Navacerrada (fonte:Getty Images)
10-09-2022
settembre 10, 2022 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
VUELTA A ESPAÑA
L’ecuadoriano Richard Carapaz (INEOS Grenadiers) si è imposto nella ventesima tappa, Moralzarzal – Puerto de Navacerrada, percorrendo 181 Km in 4h41′34″, alla media di 38.57 Km/h. Ha preceduto di 8″ l’olandese Thymen Arensman (Team DSM) e di 13″ lo spagnolo Juan Ayuso (UAE Team Emirates). Miglior italiano Vincenzo Nibali (Astana Qazaqstan Team), 33° a 8′01″. Il belga Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl Team) è ancora maglia rossa con 2′05″ sullo spagnolo Enric Mas (Movistar Team) e 5′08″ su Ayuso. Miglior italiano Edoardo Zambanini (Bahrain Victorious), 36° a 1h31′51″
OKOLO JIŽNÍCH ČECH / TOUR OF SOUTH BOHEMIA
L’olandese Maikel Zijlaard (VolkerWessels Cycling Team) si è imposto anche nella terza tappa, Studená – Protivín, percorrendo 157 Km in 3h41′47″, alla media di 42.474 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Vincenzo Albanese (EOLO-Kometa Cycling Team) e il belga Gianluca Pollefliet (Lotto – Soudal U23). Zijlaard è il nuovo leader della classifica con 8″ sul danese Rasmus Bøgh Wallin (Restaurant Suri-Carl Ras) e 18″ su Albanese
ORLEN NATIONS GRAND PRIX (Polonia – Under 23)
Il tedesco Ole Theiler (nazionale tedesca) si è imposto nella seconda ed ultima tappa, Białystok – Augustów, percorrendo 135 Km in 3h01′19″, alla media di 44.673 Km/h. Ha preceduto di 19″ i connazionali Leslie Lührs (nazionale tedesca) e Tim Torn Teutenberg (nazionale tedesca). Miglior italiano Lorenzo Masciarelli (nazionale italiana), 21° a 19″. Il danese Morten Aalling Nørtoft (nazionale danese) si impone in classifica con 30″ su Lührs e 38″ sull’estone Gleb Karpenko (nazionale estone). Miglior italiano Masciarelli, 15° a 5′25″.
TURUL ROMANIEI (Giro di Romania)
Il ceco Jakub Otruba (Elkov-Kasper) si è imposto nella quarta tappa, Cristian – Curtea de Argeș, percorrendo 208 Km in 5h06′55″, alla media di 40.663 Km/h. Ha preceduto allo sprint il britannico Mark Stewart (Bolton Equities Black Spoke Pro Cycling) e il rumeno Cristian Raileanu (nazionale rumena). Miglior italiano Lorenzo Ginestra (Work Service-Vitalcare-Dynatek), 6° a 1′02″. Stewart è il nuovo leader della classifica con 13″ su Raileanu e 14″ su Otruba. Miglior italiano Nicolas Dalla Valle (Giotti Victoria Savini Due), 9° a 1′15″
TOUR DE HOKKAIDO (Giappone)
Il giapponese Junsei Tani (Nasu Blasen) si è imposto nella seconda tappa, circuito di Kutchan, percorrendo 186 Km in 4h35′29″, alla media di 40.511 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Yusuke Kadota (EF Education-NIPPO Development Team) e di 5″ il francese Thomas Lebas (KINAN Racing Team). Nessun italiano in gara. Kadota è il nuovo leader della classifica con 5″ su Lebas e 29″ sul connazionale Shoi Matsuda (Team Bridgestone Cycling)
TOUR CYCLISTE FÉMININ INTERNATIONAL DE L’ARDÈCHE
La tedesca Antonia Niedermaier (CANYON//SRAM Generation) si è imposta anche nella quinta tappa, Florac – Mont Lozère, percorrendo 109.4 Km in 3h26′15″, alla media di 31.825 Km/h. Ha preceduto di 32″ la britannica Claire Steels (Sopela Women’s Team) e di 45″ l’italiana Silvia Zanardi (BePink). La Niedermaier è ancora leader della classifica con 1′22″ sull’olandese Loes Adegeest (IBCT) e 1′53″ sulla Zanardi
À TRAVERS LES HAUTS-DE-FRANCE (Donne)
L’olandese Mischa Bredewold (Parkhotel Valkenburg) si è imposta nella corsa francese, Épinoy (Base Logistique d’E-Valley) – Roisel, percorrendo 120 Km in 2h59′04″, alla media di 40.208 Km/h. Ha preceduto di 8″ la francese Marie-Morgane Le Deunff (Arkéa Pro Cycling Team) e l’ucraina Yuliia Biriukova (Arkéa Pro Cycling Team). Miglior italiana Alessia Vigilia (Top Girls Fassa Bortolo), 7° a 8″.
CERATIZIT CHALLENGE BY LA VUELTA
L’italiana Silvia Persico (Valcar-Travel & Service) si è imposta nella quarta tappa, Palencia – Segovia, percorrendo 160.4 Km in 4h11′01″, alla media di 38.34 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Demi Vollering (Team SD Worx) e l’italiana Elisa Longo Borghini (Trek – Segafredo). L’olandese Annemiek van Vleuten (Movistar Team) è ancora maglia rossa con 1′51″ sulla Longo Borghini e 2′18″ sulla Vollering