27-09-2022
settembre 28, 2022 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
CRO RACE (Croazia)
L’italiano Jonathan Milan (Bahrain Victorious) si è imposto nella prima tappa, Osijek – Ludbreg, percorrendo 223.5 Km in 5h31′48″, alla media di 40.416 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Sacha Modolo (Bardiani CSF Faizanè) e Mirco Maestri (EOLO-Kometa Cycling Team). Milan è il primo leader della classifica con 4″ su Modolo e 6″ sul belga Kenny Molly (Bingoal Pauwels Sauces WB)
RUOTA D’ORO – GP FESTA DEL PERDONO (Under 23)
Il francese Jordan Labrosse (AG2R Citroën U23 Team) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Terranuova Bracciolini, percorrendo 173 Km in 4h13′55″, alla media di 40.88 Km/h. Ha preceduto di 26″ il danese Anders Foldager (Biesse-Carrera) e di 29″ l’italiano Alex Tolio (Bardiani CSF Faizanè)
QUEL CHE RESTA DEL MONDIALE. LE PAGELLE IRIDATE NEL SEGNO DI EVENEPOEL
settembre 26, 2022 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Promossi e bocciati del mondiale che ha inciso nell’oro il nome di Remco Evenepoel, dominatore della prova su strada in quel di Wollongong. I dubbi dell’Italia, il tracollo dell’Olanda tradita da Van der Poel, una Francia coriacea e una Spagna assente. Il Belgio conferma di essere attualmente la nazione faro del ciclismo in attesa del mondiale estivo del prossimo anno a Glasgow, il cui tracciato ha dei punti di contatto con quello di Wollongong.
Remco Evenepoel. Vince da predestinato un mondiale complessivamente impegnativo sfruttando le sue doti di fondo e una forma invidiabile, a coronamento di una stagione conclusa in crescendo, con le vittorie prima a San Sebastian e poi alla Vuelta. Con il benestare del gruppo, che probabilmente lo sottovaluta, entra in una fuga senza nomi di spicco e conduce magistralmente le operazioni sapendo di essere il più forte. Sferra l’attacco decisivo a due giri dal termine e, nonostante il tentativo di Lutsenko di stargli dietro, se ne va tutto solo tagliando il traguardo con quasi 2 minuti e mezz di vantaggio sul gruppo. Chapeau. Voto 9.
Christophe Laporte. Vince la volata di gruppo per l’argento in modo non banale, emergendo nella nazionale francese a scapito di Cosnefroy ed Alaphilippe, sulla carta più adatti al percorso. Pur con qualche sofferenza, resiste sul Mount Pleasant agli scatti della compagnia e ottiene alla fine il risultato più importante della sua carriera in un mondiale. Voto 7
Michael Matthews. Era la grande speranza australiana per salire sul podio e ci riesce ottenendo il bronzo al termine di una prova accorta. Come Laporte resiste con le unghie e con i denti sull’ultimo passaggio sul Mouny Pleasant e dà una soddisfazione all’Australia, organizzatrice dei mondiali. Voto 7
Mattias Skjelmose Jensen. Mads Pedersen, che sarebbe stato tra i protagonisti, rinuncia al mondiale per stare, così pare, con la famiglia. La Danimarca si affida a Skjelmose Jensen, per risultati tra i migliori giovani ciclisti danesi della stagione. Il decimo posto finale può essere la base per una carriera da seguire molto attentamente. Voto 7
Julian Alaphilippe. Viene al mondiale in condizioni non perfette dopo la caduta e il ritiro alla Vuelta, ma si fa vedere spesso nelle prime posizioni del gruppo principale. Nel finale lavora per Laporte, staccandosi dal gruppo principale. Mezzo voto in più per essere stato uno dei primi a congratularsi con Evenepoel una volta tagliato il traguardo. Voto 6.5
Lorenzo Rota. Tra gli italiani più brillanti in questo mondiale, s’inserisce nella fuga giusta ma si arrende come gli altri alla progressione di Evenepoel, nonostante il tentativo di inseguimento insieme a Skjelmose Jensen, Schmid, Lutsenko ed Eenkhoorn. Viene ripreso dal gruppo principale all’interno dell’ultimo chilometri, senza avere la possibilità di sprintare per una medaglia. Voto 6.5
Wout van Aert. Da come si è svolto il mondiale, Wout alla fine si è rivelata la seconda scelta del Belgio. Dopo che si era capito che Evenepoel era irraggiungibile, ha scremato un po’ il gruppo dei migliori con qualche accelerazione sui passaggi finali sul Mount Pleasant, controllando Pogacar e Alaphilippe. Chiude al quarto posto un Mondiale che alla fine possiamo definire ‘ordinario’. Voto 6
Tadej Pogacar. Il mondiale di Pogacar è stato lo specchio della sua stagione. Vittorie di prestigio come Strade Bianche e Tirreno Adriatico all’inizio e poi una seconda parte in calando con il secondo posto al Tour, lui che partiva come grande favorito, e un ritorno di fiamma con la vittoria al GP di Montreal. Possiamo dire, alla fine, che al campione sloveno quest’anno è mancato qualcosa e il diciannovesimo posto al mondiale ne è la testimonianza. Voto 6
Alberto Bettiol. Alla partenza era l’italiano con la gamba migliore e lo dimostra anche lungo le ripetute scalate verso il Mount Pleasant, restando sempre con i primi. L’ottavo posto finale non rende merito fino in fondo alla sua prova, che sarebbe potuta essere migliore se la gara si fosse svolta in modo diverso. Voto 6
Matteo Trentin. Sprinta per una medaglia ma si arrende a gente più veloce di lui, ottenendo un quinto posto agrodolce. Da Harrogate 2019 a Wollongong 2022, è l’italiano migliore ai mondiali. Voto 6
Alexander Kristoff. A suo agio su tracciati come quello di Wollongong, il norvegese conferma la sua tempra e sprinta con tenacia per una medaglia, piazzandosi in sesta posizione. A 35 anni può ancora dire la sua nel ciclismo che conta. Voto 6
Peter Sagan. Il Sagan dei tempi migliori sarebbe andato a nozze su un tracciato come quello di Wollongong, ma alla fine raccoglie una top ten – è settimo all’arrivo – senza infamia e senza lode. Voto 5
Nazionale britannica. Alla partenza era una delle nazioni megli assortite, tra uomini veloci e finisseur, ma il nono ed il quattordicesimo posto di Hayter e Tulett testimoniano di una formazione ancora troppo acerba e inesperta, che deve ancora assestarsi dopo i post Cavendish, Froome e Thomas. Voto 5
Binian Girmay. Nella seconda fascia dei favoriti alla partenza, ma pur sempre uno dei favoriti, non si vede mai e anzi concluderà con un più che anonimo 54° posto ad oltre 3 minuti di ritardo da Evenepoel. Soffre decisamente il Mount Pleasant staccandosi a ripetizione e non riesce a partecipare alla volata per la medaglia d’argento. Voto 4
Mathieu van der Poel. Uno dei principali favoriti, passa la notte prima del Mondiale in commissariato e questo dice già tutto. Due ragazzine insolenti disturbano il suo sonno ma la sua reazione con conseguente denuncia e processo sono una macchia che si porterà dietro e che potrebbero anche influire in futuro sulla sua carriera. Si ritira dopo pochi chilometri dalla partenza, distrutto psicologicamente. In tutta questa storia forse le responsabilità maggiori le tiene la nazionale olandese, ma resta il fatto che il mondiale di Van der Poel non è mai iniziato. Voto 4
Nazionale olandese. Puntare su un solo ciclista ha i suoi pro e i suoi contro. Il ritiro di Van der Poel è stato una mazzata enorme per una nazione faro del ciclismo come quella olandese, che ormai da anni sembra vivere di rendita sui successi delle donne. Il venticinquesimo posto di Bauke Mollema, primo olandese al traguardo, stride con la tradizione. Voto 4
Nazionale spagnola. Il nulla nel nulla circondato dal nulla. La Spagna è la più grande delusione dei Mondiali 2022 non essendo mai stata protagonista. Leggendo i nomi alla partenza, è chiara la linea verde del ciclismo spagnolo, alla ricerca di nuovi talenti, ma non vedere neanche un ciclista protagonista nei momenti clou della corsa, con uno scatto o con un allungo, fa riflettere molto. I nostalgici di un Oscar Freire, di un Purito Rodriguez o di un Alejandro Valverde, per non spingerci più in là col passato, ingoiano mestamente il rospo. Voto 3
Giuseppe Scarfone
UN GRANDE EVENEPOEL DEMOLISCE LA CONCORRENZA E VESTE L’IRIDE.
Il recente vincitore della Vuelta Espana 2022 è il nuovo campione del mondo. Sul circuito australiano il belga va via a 35 chilometri dalla conclusione e vince in solitaria con 2 minuti e 20 sugli inseguitori, ricompattatisi nel finale dopo un tentativo di contrattacco.
Per Remco Evenepoel è davvero un momento magico, dopo la consacrazione come corridore da corse a tappe all’ultimo Giro di Spagna arriva il titolo di campione del mondo con una corsa disputata a livelli altissimi, tanto da riuscire ad arrivare solo al traguardo con tutti gli avversari a oltre due minuti, cosa che ai mondiali è davvero molto difficile perché le caratteristiche dei circuiti non favoriscono le azioni solitarie e tantomeno i grossi distacchi.
Il belga ha avuto la compagnia del kazako Alexey Lutsenko nella prima fase del suo attacco, ma poi lo ha perentoriamente staccato in salita e se ne è andato, senza dare a nessuno la possibilità di avvicinarsi.
Il ciclismo moderno soffre molto l’esasperata tecnologia – sia nel mezzo, sia nella preparazione di atleti e squadre – con il risultato che, sempre più spesso, le corse in bicicletta risultano estremamente chiuse e, anche su percorsi duri, la differenza si riesce a fare solo nel finale per delle incollature.
Negli ultimi tempi, tuttavia, si sono affacciati sulla scena atleti come Tadej Pogacar, che si lanciano in attacchi da distanze che sembrano impossibili, riuscendo a portare a termine positivamente i loro tentativi.
Uno di questi atleti è Mathieu van der Poel, spesso protagonista di grandi imprese sia nelle classiche, sia nelle tappe dei grandi giri. Oggi però l’olandese non è stato della partita, essendosi ritirato dopo soli 30 km a causa di un curioso episodio che lo ha visto arrestato a seguito di una lite con alcuni clienti dell’albergo che, a dire del corridore, stavano disturbando il suo riposo con rumori. Il capitano della nazionale dei Paesi bassi è riuscito a tornare in stanza dopo il rilascio su cauzione solo a notte fonda e oggi non era in condizioni di essere competitivo; così ha preferito ritirarsi già dalla fasi iniziali della corsa.
Dopo vari tentativi di attacco nelle fasi iniziali, riescono ad avvantaggiarsi Pier-André Coté (Canada), Bilguunjargal Erdenabat (Mongolia), James Fouché (Nuova Zelanda), Michael Kukrle (Repubblica Ceca), Emīls Liepiņš (Lettonia), Lukasz Owsian (Polonia), Simon Pellaud (Svizzera), Jaka Primožič (Slovenia), Juraj Sagan (Repubblica Slovacca), Guy Sagiv (Israele) e Nicolas Sessler (Brasile).
I tentativi di ricongiungimento da parte di Ognjen Ilić (Serbia), Rien Schuurhuis (Vaticano) e Muradjan Khalmuratov (Uzbekistan) prima e di Antoine Berlin (Principato di Monaco) e Daniel Bonello (Malta) poi non centrano l’obiettivo, perché il gruppo alza notevolmente il ritmo grazie alla nazionale francese, che appare particolarmente pimpante.
Sono infatti Pavel Sivakov e Bruno Armirail che, con le loro accelerazioni, vanno a spezzare il gruppo.
Tra gli uomini davanti ci sono grossi nomi come Pogacar e Wout Van Aert (Belgio), ma su questi uomini si avvantaggiano Samuele Battistella (Italia), Pieter Serry (Belgio), Ben O’Connor (Australia), Lucas Plapp (Australia) e il citato Armirail.
I contrattacanti collaborano tra di loro e, mentre il gruppo dietro si ricompatta, gli inseguitori riescono a raggiungere i battistrada.
A 150 Km dalla conclusione c’è quindi un drappello in testa con un vantaggio di 8 minuti sul gruppo che, dopo essersi ricompattato, ha tirato il fiato d ha lasciato spazio agli attaccanti.
Sono soprattutto Spagna e Olanda che vanno ad aumentare il ritmo di un gruppo che recupera progressivamente terreno. A circa 80 km dalla conclusione, quando il distacco del gruppo è sceso a tre minuti, Battistella prova ad accelerare.
Su di lui si portano Kukrle, Liepiņš, O’Connor, Pellaud, Primožič, Serry e Sivakov mentre da dietro, ancora su impulso della Francia, si avvantaggia un gruppetto con nomi molto interessanti: Romain Bardet (Francia), Nicola Conci (Italia), Coté, Stan Dewulf (Belgio), Pascal Eenkhorn (Paesi Bassi), Evenepoel, Fouché, Kévin Geniets (Lussemburgo), Quinten Hermans (Belgio), Jai Hindley (Australia), Lutsenko, Quentin Pacher (Francia), Nelson Powless (USA), Nairo Quintana (Colombia), Lorenzo Rota (Italia), Juraj Sagan, Sagiv, Mauro Schmid (Svizzera), Mattias Skjelmose Jensen (Danimarca), Jake Stewart (Regno Unito), Florian Sénéchal (Francia), Rasmus Tiller (Norvegia), Jan Tratnik (Slovenia), Ben Tulett (Regno Unito) e Nickolas Zuckowsky (Canada).
Questo gruppo riesce a riportarsi sulla testa della corsa, con Evenepoel che appare particolarmente attivo insieme ai francesi nel cercare di tenere alta la velocità. Il ritmo elevato causa sia la perdita di contatto da parte di Quintana, O’Connor e Owsian, sia la crescita del vantaggio sul gruppo, che va oltre i due minuti.
Mentre dietro cominciano ad accelerare, riducendo il distacco, la corsa si infiamma tra i battistrada ai -35 con Evenepoel che va via in pianura insieme a Lutsenko. I due riescono a guadagnare poco alla volta su di un quartetto di contrattaccanti formatosi alle loro spalle e composto da Rota, Schmid, Eenkhorn e Skjelmose Jensen.
In pianura la coppia di testa collabora ma, quando la strada inizia a salire, non c’è storia. Evenepoel stacca senza problemi Lutsenko e si appresta ad una cavalcata solitaria di 26 Km, tanti ne mancano nel momento al traguardo.
Il futuro campione del mondo, a quel punto, affonda il colpo spingendo al massimo e dilatando i distacco oltre ogni immaginazione. Dietro c’è la lotta per le medaglie con Lutsenko che tenta di resistere al rientro dei contrattaccanti, ma viene ripreso.
Nell’ultimo chilometro i quattro contrattaccanti si guardano davvero troppo sin quasi a fermarsi e subiscono la beffa. Da dietro piomba, infatti, su di loro un gruppetto selezionato da Van Aert. A questo punto è volata, con Christophe Laporte (Francia) che conquista l’argento in volata, lasciando il bronzo al corridore di casa Michael Matthews (Australia). Medaglia di legno per Van Aert che chiude quarto davanti al primo degli azzurri, Matteo Trentin.
Il corridore italiano non era al top della condizione ed il fatto che abbia chiuso primo tra gli italiani la dice lunga sul momentaccio che sta attraversando il nostro movimento. Non è più l’epoca dei Bartoli, dei Bettini e dei Ballan. Le nazionali di allora, inoltre, non si limitavano a schierare solo queste punte, ma vantavano ai nastri di partenza altri possibili vincitori, andando a comporre una squadra che poteva far impazzire le altre con diversi piani tattici che andavano spesso a sovrapporsi, costringendo gli altri favoriti a sfinire le proprie squadre, lasciandoci spesso in superiorità numerica.
Oggi, a dire la verità, di spazio non ne abbiamo visto molto. La Francia si è data molto da fare per rendere dura la corsa ma, alla fine, ne ha approfittato il corridore più in forma del momento. Evenepoel è uscito dalla Vuelta non solo con una condizione fisica straordinaria, ma anche con grande fiducia.
L’allungo in pianura, tenuto solo da Lutsenko, è stato letale perché gli altri hanno anche provato a rispondere, ma non sono riusciti a rientrare e hanno continuato a perdere pochi secondi alla volta. Al momento della salita poi neppure Lutsenko ha avuto scampo.
Nella fase successiva, forse lo studio dietro ha un po’ favorito il dilatarsi del distacco, ma è stato l’affondo a testa bassa del vincitore a portare il gap vicino ai 2 minuti e mezzo.
Come si diceva in apertura, un’impresa simile riporta un po’ indietro il ciclismo, lo riporta a quando la tecnologia non tarpava le ali a chi aveva i numeri per lanciarsi in grandi imprese.
Questo non significa che non siano auspicabili riforme volte a far sì che emergano maggiormente le differenze con corse più spettacolari (squadre meno numerose, abolizione di frequenzimetri, misuratori di potenza, radioline, eccetera) tuttavia, come si è sempre detto, il ciclismo ha bisogno soprattutto di quei grandi interpreti che gli hanno permesso di diventare uno sport molto popolare. Oggi un altro corridore, che sino a quest’anno era una grande promessa, si è inserito tra i grandi interpreti di quest’epoca e già dalla prossima primavera lo ritroveremo a battagliare con i migliori nelle classiche in maglia iridata, senza scordarci il prossimo Giro di Lombardia nel quale Pogacar culla sogni di bis.
Benedetto Ciccarone

Evenepoel punta deciso alla maglia iridata sul circuito di Wollongong (Getty Images)
25-09-2022
settembre 25, 2022 by Redazione
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CAMPIONATI DEL MONDO – STRADA UOMINI ELITE (Australia)
Il belga Remco Evenepoel si è imposto nel mondiale su strada, Helensburgh – Wollongong, percorrendo 266.9 Km in 6h16′08″, alla media di 42.575 Km/h. Ha preceduto di 2′21″ il francese Christophe Laporte e l’australiano Michael Matthews. Miglior italiano Matteo Trentin, 5° a 2′21″.
CLASSIQUE PARIS – CHAUNY
L’italiano Simone Consonni (Cofidis) si è imposto nella corsa francese, Margny-lès-Compiègne – Chauny, percorrendo 203.5 Km in 4h37′48″, alla media di 43.952 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Dylan Groenewegen (Team BikeExchange-Jayco) e il francese Jason Tesson (St Michel-Auber 93)
LA CLASSE E L’ACQUA. VAN VLEUTEN E BACKSTEDT ORI MONDIALI. L’ITALIA E’ BRONZO CON SILVIA PERSICO
Annemiek van Vleuten vince sotto la pioggia il suo secondo mondiale in carriera grazie ad una formidabile accelerazione all’ultimo km. L’olandese non viene più ripresa dal gruppo che si gioca l’argento con la belga Lotte Kopecky che ha la meglio su una comunque brava Silvia Persico, bronzo. Tra le donne juniores, la britannica Zoe Backstedt conquista il secondo oro mondiale dopo quello conquistato nella prova a cronometro. Domani cala il sipario sui Mondiali australiani con l’attesa prova in linea uomini elite.
La prova in linea donne elite parte, come per gli uomini elite, da Helensburg e si conclude a Wollongong dopo sei giri del circuito cittadino. Nella prima parte di corsa, scendendo lungo la costa verso sud, si affronterà il Mount Keira, lungo 6 km e 500 metri con la pendenza media del 6.2%. Le squadre sulla carte più attrezzate per la lotta alla medaglia d’oro sono l’Olanda e l’Italia, che schierano entrambe cicliste che sono già salite sul podio come Marianne Vos, Annemiek van Vleuten, Ellen van Dijk, Elisa Balsamo, Elisa Longo Borghini e Marta Bastianelli. Elisa Balsamo tra l’altro è campionessa del mondo uscente e vorrà certamente rimettersi in gioco e sfidare le avversarie olandesi di sempre. Al di fuori di Olanda e Italia da tenere presente altre cicliste di prima fascia come la danese Uttrup, l’australiana Brown, la polacca Niewiadoma, la tedesca Lippert, eccetera. Dalla prova in linea juniores della mattina e dalle gare maschili di ieri, juniores e under 23, abbiamo visto come le fagianate possono essere protagoniste nel finale ed essere decisive per le sorti della corsa. Per una positività al covid non partivano l’olandese Demi Vollering e le austriache Christina e Kathrin Schweinberger. Dopo i primi attacchi e tentativi di fuga che vedevano impegnate, tra le altre, Gladys Verhulst (Francia), Nina Berton (Lussemburgo), Rebecca Koerner (Danimarca) e Daryna Nahuliak (Ucraina), si formava la vera e propria fuga di giornata intorno al km 55 grazie all’azione di Caroline Andersson (Svezia), Julie van de Velde (Belgio) ed Elynor Backstedt (Gran Bretagna). All’entrata del circuito di Wollongong il terzetto di testa aveva 40 secondi di vantaggio sul gruppo, tirato principalmente da Australia, Italia e Olanda. La Andersson era la prima a rialzarsi dal drappello di testa e veniva raggiunta dalla francese Aude Biannic quando mancavano 75 km all’arrivo. Anche Elena Cecchini (Italia) provava l’azione solitari ma veniva ripresa dal gruppo, che rientrava prima sulla Biannic e sulla Andersson e poi sulla coppia di testa Van de Velde-Backstedt quando mancavano 55 km alla conclusione. A 50 km dalla conclusione il gruppo principale era già molto ridotto ed anche la pioggia contribuiva a rendere duro un percorso che si era rivelato tale anche per le prove precedenti. Il penultimo passaggio sul Mount Pleasant vedeva in testa Elisa Longo Borghini (Italia), Liane Lippert (Germania), Cecilie Uttrup Ludwig (Danimarca), Ashleigh Moolman (Sudafrica) e Katarzyna Niewiadoma (Polonia), che riuscivano ad evadere da un gruppo di una trentina di unità. Era l’Olanda impegnata nell’inseguimento. Il quintetto in testa veniva ripreso a 13 km dall’arrivo. Sull’ultima ascesa verso il Mount Pleasant erano ancora le cinque cicliste poc’anzi citate ad attaccare nuovamente ed a spezzare ancora di più il gruppo principale. Restavano in nove al loro inseguimento, quando mancavano 5 km all’arrivo. Il ricongiungimento, sotto l’azione principalmente della Svizzera e di una scatenata Marlen Reusser, che aveva tentato anche una sortita prima dell’ultimo passaggio sul Mount Pleasant, avveniva proprio sotto lo striscione dell’ultimo km. A 800 metri dall’arrivo scattava Annemiek van Vleiten. La ciclista olandese, che alla partenza sembrava in precarie condizioni a causa della frattura al gomito rimediata nella staffetta mista a cronometro, dava una dimostrazione di forza e di classe senza eguali, mantenendo la testa spingendo sui pedali ed andando a conquistare la medaglia d’oro mentre alle sue spalle le altre cicliste si lanciavano in volata. Ad 1 secondo di ritardo si classificava seconda e medaglia d’argento la belga Lotte Kopecky mentre il bronzo andava a Silvia Persico. Chiudevano la top five La tedesca Lippert in quarta posizione e la danese Ludwig in quinta posizione. Da segnalare anche il decimo posto di Elisa Longo Borghini. Van Vleuten, dopo il titolo iridato del 2019 e gli argenti del 2017 e del 2018, alla soglia dei 40 anni si conferma atleta di classe e vince il suo secondo Mondiale con un’azione che resterà scolpita nella memoria di tifosi e appassionati. Tra le donne juniores, prova di forza della britannica Zoe Backstedt che, già oro nella prova a cronometro, sfrutta le sue qualità di formidabile passista e non lascia scampo alle sue avversarie. Backstedt vince in solitaria conquistando la medaglia d’oro davanti alla francese Eglantine Rayer ed all’olandese Nienke Vinke, che tagliano il traguardo a 2 minuti e 7 secondi di ritardo dalla britannica. Completano la top five l’italiana Francesca Pellegrini in quarta posizione e la giapponese Maho Kakita in quinta posizione. Nella top ten si segnala anche l’ottavo posto di Eleonora Ciabocco. Domani i mondiali si concludono con l’attesa prova degli uomini elite. Van Aert ed Evenepoel per il Belgio, Alaphilippe per la Francia e Pogacar per la Slovenia sembrano partire avvantaggiati sul resto della compagnia ma le caratteristiche del circuito di Wollongong, sommate alla distanza di 270 km, potrebbero rimescolare le carte in tavola e favorire qualche outsider.
Antonio Scarfone

Annemiek van Vleuten vince i Campionati del Mondo di Wollongong (foto: Getty Images)
24-09-2022
settembre 24, 2022 by Redazione
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CAMPIONATI DEL MONDO – STRADA DONNE ELITE (Australia)
L’olandese Annemiek van Vleuten si è imposta nel mondiale su strada, Helensburgh – Wollongong, percorrendo 164.3 Km in 4h24′25″, alla media di 37.282 Km/h. Ha preceduto di 1″ la belga Lotte Kopecky e l’italiana Silvia Persico
CAMPIONATI DEL MONDO – STRADA DONNE JUNIORES (Australia)
La britannica Zoe Backstedt si è imposta nel mondiale su strada, circuito di Wollongong, percorrendo 67.2 Km in 3h11′07″, alla media di 42.571 Km/h. Ha preceduto di 2′07″ la francese Eglantine Rayer e l’olandese Nienke Vinke
23-09-2022
settembre 23, 2022 by Redazione
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CAMPIONATI DEL MONDO – STRADA UOMINI UNDER 23 (Australia)
Il kazako Yevgeniy Fedorov si è imposto nel mondiale su strada, circuito di Wollongong, percorrendo 169.8 Km in 3h57′08″, alla media di 42.96 Km/h. Ha preceduto di 1″ il ceco Mathias Vacek e di 3″ il norvegese Søren Wærenskjold. Miglior italiano Nicolò Buratti, 23° a 58″
CAMPIONATI DEL MONDO – STRADA UOMINI JUNIORES (Australia)
Il tedesco Emil Herzog si è imposto nel mondiale su strada, circuito di Wollongong, percorrendo 135.6 Km in 3h11′07″, alla media di 42.571 Km/h. Ha preceduto allo sprint il portoghese António Morgado e di 55″ il belga Vlad Van Mechelen. Miglior italiano Matteo Scalco, 14° a 2′22″
TRA I JUNIORES E GLI UNDER 23 GODONO GERMANIA E KAZAKHSTAN. ITALIANI ANCORA IN OMBRA
Nella prova in linea uomini juniores è il tedesco Emil Herzog a trionfare davanti al portoghese Antonio Morgado ed al belga Vlad van Mechelen. Tra gli Under 23 l’attacco decisivo nel finale consegna la medaglia d’oro al kazako Yevgeniy Fedorov che ha la meglio in una volata ristretta sul ceco Mathias Vacek. Terzo il norvegese Soren Waerenskjold, al secondo oro mondiale. L’Italia, ancora in ombra, che domani con le ragazze – juniores ed elite – possa salire sul podio.
La prova in linea juniores si svolge sul circuito di Wollongong da percorrere 8 volte per un totale di 135.6 km. L’Italia si presenta alla partenza con un quintetto che, considerando i risultati dei recenti Giro della Lunigiana e Trofeo Buffoni, può puntare in particolare su Simone Gualdi, Matteo Scalco e Giovanni Zordan. La corsa si è decisa sull’ultima ascesa del Mount Pleasant dove il forcing della Germania ha consentito al tedesco Emil Herzog di avvantaggiarsi sul gruppo. Restava attaccato alla sua ruota soltanto il portoghese Antonio Morgado. Negli ultimi 8 km i due in testa collaboravano ed andavano a giocarsi l’oro mondiale con la vittoria di Herzog che si imponeva davanti a Morgato. Alle loro spalle il primo gruppo inseguitore formato da una decina di ciclisti, con un ritardo di 55 secondi, era regolato per la medaglia di bronzo dal belga Vlad van Mechelen, mentre chiudevano la top five il francese Paul Magnier in quarta posizione e lo statunitense Artem Shmidt in quinta posizione. Il primo degli italiani era Scalco che terminava la sua prova in quattordicesima posizione con un ritardo di 2 minuti e 22 secondi da Herzog. La prova in linea Under 23 si svolge sul circuito di Wollongong da percorrere dieci volte per un totale di 170 km. La nazionale italiana, pur partendo con soli cinque elementi, ha concrete possibilità di medaglia specialmente Nicolo Buratti ed in seconda battuta con Nicolò Parisini. Gli altri tre azzurri alla partenza sono Davide De Pretto, Lorenzo Milesi e Martin Marcellusi che dovranno proteggere i due capitani designati. Al pari dell’Italia, tra le nazionali da tenere in considerazione, partiranno con cinque elementi anche la Gran Bretagna, con la temibile coppia Leo Hayter-Samuel Watson, l’Australia, la Spagna, l’Olanda, il Kazakhstan, il Lussemburgo, l’Eritrea e gli Stati Uniti. Dal punto di vista numerico è la Germania a fare la voce grossa visto che sono otto i ciclisti alla partenza. Con sei ciclisti partiranno invece Francia, Belgio e Danimarca. In particolare i transalpini sembrano avere sulla carta il miglior potenziale per ambire al podio ed in particolar modo alle medaglie più pregiate, con Romain Gregoire e Paul Penhoet in pole position. L’andamento della corsa è stato grosso modo simile a quello dei juniores, con una fuga iniziale in cui erano presenti il Fabio van den Bossche (Belgio), Petr Kelemen (Repubblica Ceca), Hannes Wilksch (Germania), Mathis Le Berre (Francia), Fram Miholjevic (Croazia) e Fabian Weiss (Svizzera). La fuga riusciva ad avvantaggiarsi di oltre 3 minuti dopo una cinquantina di km ma successivamente il gruppo si organizzava e riduceva man mano il vantaggio del sestetto di testa. Anche l’Italia faceva la sua parte in testa al gruppo dando cambi regolari. A 50 km dalla conclusione i fuggitivi avevano 34 secondi di vantaggio su un drappello di sei uomini formato da Casper van Uden (Olanda), Mathias Vacek (Repubblica Ceca), Erik Fetter (Ungheria), Davide De Pretto (Italia), Samuel Watson (Gran Bretagna) ed Enekoitz Azparren (Spagna), mentre il gruppo principale era segnalato ad oltre 40 secondi. Le cose si rimescolavano nei successivi 20 km e restavano in testa Van den Bossche, Wilksch e Le Berre. Al loro inseguimento di portavano Alexander Balmer (Svizzera) e Jakub Toupalik (Repubblica Ceca). Milesi e Buratti, pur tentando di raggiungere la testa della corsa con uno scatto reciproco, mancavano l’attimo buono e l’ultima e decisiva ascesa del Mount Pleasant veniva affrontata in testa alla corsa da Alec Segaert (Belgio), Yevgeniy Fedorov (Kazakhstan), Mathias Vacec (Repubblica Ceca) e Le Berre, quest’ultimo ultimo dei fuggitivi ad essere rimasto davanti. Vacek e Fedorov si avvantaggiavano sugli Segaert e Le Berre che venivano ripresi dal gruppo, sempre più spezzettato. Il ceco ed il kazako scollinavano con una decina di secondi di vantaggio sul gruppo inseguitore e si davano cambi regolari che consentivano loro di giocarsi l’oro mondiale. Era Fedorov ad imporsi su Vacec, mentre il gruppo principale, che negli ultimi 8 km aveva avuto anche un ritardo di 15 secondi sulla coppia di testa, era regolato per la medaglia di bronzo a 3 secondi di ritardo da Soren Waerenskjold (Norvegia), che conquistava la seconda medaglia in questi Mondiali dopo l’oro nella prova a cronometro under 23. Completavano la top five Madis Mihkels (Estonia) in quarta posizione ed Olav Kooij (Olanda) in quinta posizione. L’Italia alla fine farà peggio della prova juniores, visto che Buratti e Milesi, capitani azzurri, terminavano soltanto in ventitreesima e venticinquesima posizione. Domani le prove in linea femminili dedicate a donne juniores e donne elite, nelle quali si spera che l’Italia sia protagonista, faranno da anticamera all’attesa prova in linea uomini elite in programma domenica 25, che farà calare il sipario sui Mondiali di ciclismo 2022.
Antonio Scarfone

Yevgeniy Fedorov è oro tra gli Uomini Under 23 (foto: Getty Images)
21-09-2022
settembre 21, 2022 by Redazione
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CAMPIONATI DEL MONDO – CRONOMETRO A SQUADRE MISTA (Australia)
La nazionale elvetica si è imposta nella corsa a cronometro, circuito di Wollongong, percorrendo 28.2 Km in 33′47″, alla media di 50.084 Km/h. Ha preceduto di 3″ la nazionale italiana e di 38″ la nazionale australiana
OMLOOP VAN HET HOUTLAND MIDDELKERKE-LICHTERVELDE
Il belga Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck) si è imposto nella corsa belga, Eernegem – Lichtervelde, percorrendo 196.4 Km in 4h24′36″, alla media di 44.535 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Arnaud De Lie (Lotto Soudal) e l’olandese Dylan Groenewegen (Team BikeExchange-Jayco). Miglior italiano Simone Consonni (Cofidis), 11°
LA SVIZZERA E’ ORO NELLA STAFFETTA MISTA. ARGENTO PER L’ITALIA. OLANDA DISASTROSA
La staffetta per nazioni arride alla Svizzera che vince la medaglia d’oro. L’Italia è seconda per soli 3 secondi mentre il bronzo va ai padroni di casa dell’Australia. Un’Olanda disastrosa, tra cadute e problemi meccanici, è fuori dal podio. Da venerdì iniziano le prove in linea.
Partire con i favori del pronostico ti può convincere di essere il più forte ma nel ciclismo di fronte alla sorte avversa non c’è nulla da fare, specialmente in una prova a cronometro. E così nella staffetta mista per nazioni l’Olanda, che per i bookmakers aveva praticamente già vinto, prima un problema meccanico ferma Bauke Mollema, costretto a cambiare bici dopo pochi km dalla partenza, e poi Annemiek Van Vleuten cade dopo poche pedalate successive al passaggio di testimone dagli uomini, mettendo tra l’altro in dubbio la sua partecipazione nella prova in linea di sabato e certificando il disastro orange che alla fine riuscirà a strappa il quinto posto finale. E così la Svizzera ha avuto vita facile ad imporsi ed a vincere la medaglia d’oro, completando i 28.8 km del doppio circuito di Wollongong in 33 minuti e 47 secondi. La vittoria dei rossocrociati, guardando agli intertempi, non è mai stata messa in discussione, visto che hanno sempre fatto segnare il miglior tempo: prima Kung, Bissegger e Schmid e poi Reusser, Chabey e Koller sono restati sempre davanti agli avversari. L’Italia alla fine si è arresa per soli 3 secondi ed il secondo posto è comunque un risultato di prestigio che cancella in parte la delusione delle prove individuali. Ganna, Sobrero e Affini hanno trovato un ottimo feeling e la prova maiuscola di Elena Longo Borghini nella seconda parte della gara consegnano all’Italia un argento più che meritato. Al terzo posto si piazza l’Australia che conquista un bronzo confermando le sue ambizioni da podio. I padroni di casa dei Mondiali chiudono con il tempo di 34 minuti e 25, a 38 secondi di ritardo dalla Svizzera. Medaglia di legno per il sestetto tedesco in 34 minuti e 33 secondi, a 46 secondi di ritardo dalla Svizzera. L’Olanda come detto chiude la top five tra la delusione generale in 34 minuti e 39 secondi, a 52 secondi di ritardo dalla Svizzera. A questo punto i Mondiali di ciclismo terminano per quanto riguarda le prove a cronometro. Venerdì, sabato e domenica, toccherà a quelle in linea. Dopo il giorno di riposo di giovedì, che servirà alle varie nazionali per allenarsi e per visionare il percorso, si inizia venerdì con la prova del mattino degli uomini juniores e si termina di pomeriggio con quella degli under23. Per quanto riguarda l’Italia, le speranze azzurre di medaglia tra i juniores sono affidate a Simine Gualdi e Giovanni Zordan, mentre tra gli Under23 Martin Marcellusi e Nicolo Buratti dovrebbero essere le stelline del quintetto azzurro.
Giuseppe Scarfone

La Svizzera vince la staffetta mista a cronometro (foto: Getty Images)