30-07-2025
luglio 30, 2025 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR DE FRANCE FEMMES
La mauriziana Kimberley Le Court-Pienaar (AG Insurance – Soudal Team) si è imposta nella quinta tappa, Chasseneuil-du-Poitou (Futuroscope) – Guéret, percorrendo 165.8 Km in 3h54′07″, alla media di 42.492 Km/h. Ha preceduto allo sprint le olandesi Demi Vollering (FDJ – SUEZ) e Anna van der Breggen (Team SD Worx – Protime). Miglior italiana Barbara Malcotti (Human Powered Health), 15° a 51″. La Le Court-Pienaar è tornata in maglia gialla con 18″ sulla francese Pauline Ferrand-Prévot (Team Visma | Lease a Bike) e 23″ sulla Vollering. Miglior italiana la Malcoltti, 23° a 3′08″.
ETHIAS – TOUR DE WALLONIE
Il francese Clément Izquierdo (Cofidis) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, circuito di Bertrix, percorrendo 183.3 Km in 4h26′39″, alla media di 41.245 Km/h. Ha preceduto allo sprint il neozelandese Corbin Strong (Israel – Premier Tech) e l’italiano Lorenzo Milesi (Movistar Team). Strong si impone in classifica con 9″ sul ceco Mathias Vacek (Lidl – Trek) e 22″ sul britannico Oliver Knight (Cofidis). Miglior italiano Filippo Fiorelli (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), 10° a 31″
TOUR ALSACE
Il team francese Arkéa – B&B Hôtels Continentale si è imposto nella prima tappa, cronometro a squadre di Sausheim, percorrendo 4.3 Km in 5′05″, alla media di 50.754 Km/h. Ha preceduto di 4″ il team olandese Team Visma | Lease a Bike Development e il team Soudal Quick-Step Devo Team. Il francese Rémi Lelandais (Arkéa – B&B Hôtels Continentale) è il primo leader della classifica con lo stesso tempo del connazionale Emmanuel Houcou (Arkéa – B&B Hôtels Continentale) e l’olandese Lucas Janssen (Arkéa – B&B Hôtels Continentale). Miglior italiano Pietro Mattio (Team Visma | Lease a Bike Development), 4° a 4″
TOUR DE BANYUWANGI IJEN (Indonesia)
L’australiano Carter Bettles (Roojai Insurance) si è imposto nella terza tappa, Glenmore – Banyuwangi, percorrendo 140.3 Km in 3h13′07″, alla media di 43.59 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Nicolò Pettiti (Swatt Club) e il francese Lucas De Rossi (China Anta – Mentech Cycling Team). L’olandese Jeroen Meijers (Victoria Sports Pro Cycling) è ancora leader della classifica con 14″ sullo spagnolo Benjamín Prades (VC Fukuoka) e 18″ sul thailandese Peerapol Chawchiangkwang (nazionale thailandese). Miglior italiano Lorenzo Ginestra (Swatt Club), 5° a 20″
LORENA WIEBES NON PERDONA: SECONDA VITTORIA CONSECUTIVA AL TOUR
Lorena Wiebes conferma il suo dominio tra le ruote veloci del gruppo e conquista con autorità la quarta tappa del Tour de France Femmes 2025.
Dopo il successo ad Angers la campionessa europea della SD Worx-Protime concede il bis a Poitiers, ancora davanti a una tenace Marianne Vos (Visma | Lease a Bike), che anche oggi si deve accontentare del secondo posto. Completa il podio l’irlandese Lara Gillespie (UAE Team ADQ), mentre la migliore italiana è Rachele Barbieri (Team Picnic PostNL), settima al traguardo.
Con o senza treno, contro ogni avversaria e in qualsiasi scenario: Lorena Wiebes è inarrestabile. La maglia verde domina anche la quarta frazione del Tour, trovando la seconda vittoria consecutiva e la quinta in carriera nella Grande Boucle femminile. È la prima volta che vince indossando il simbolo della classifica a punti, ulteriore testimonianza della sua supremazia. Dietro di lei ancora una volta si piazza la Vos, che in maglia gialla prova in tutti i modi a reggere l’urto, senza però riuscire a cambiare il copione rispetto alla giornata precedente.
Il plotone è ripartito con 144 atlete al via, tutte presenti nonostante la maxi-caduta della terza tappa, fatta eccezione per Eleonora Camilla Gasparrini (UAE Team ADQ) e Rebecca Koerner (Uno-X Mobility), entrambe fermate dalla febbre.
Il percorso, il meno impegnativo altimetricamente di questa edizione (780 metri di dislivello), si presta a una fuga e infatti ci prova subito Maud Rijnbeek (VolkerWessels), che viene poi raggiunta da Tota Magalhães (Movistar) e Franziska Koch (Team Picnic PostNL). Le tre arrivano ad avere 1’30” di margine, ma il vento laterale spezza il gruppo in due tronconi e cambia lo scenario: la SD Worx-Protime prende in mano la situazione, mentre le attaccanti si riducono a due, Magalhães e Koch, che vengono riprese a 4 chilometri dalla conclusione.
L’ultimo tratto è tortuoso, ma fortunatamente privo di nuove cadute. Kristen Faulkner (EF Education-Oatly), già protagonista sfortunata in questo Tour, finisce comunque a terra poco prima del ricongiungimento. Il gruppo si allunga, le posizioni si rimescolano: Jelena Erić prova un forcing per la Movistar, Kimberly Le Court-Pienaar (AG Insurance – Soudal Team) lavora per Shari Bossuyt, mentre il treno SD Worx-Protime è corto ma lucido. Anna van der Breggen prepara al meglio lo sprint per la Wiebes, che trova spazio vicino alle transenne grazie al lavoro di Soraya Paladin (CANYON//SRAM zondacrypto) per Chloé Dygert e si infila con potenza devastante. La Vos tenta l’aggancio, ma anche oggi deve inchinarsi. Dietro alla fuoriclasse olandese si sono piazzate nell’ordine la Gillespie (UAE Team ADQ), Eline Jansen (VolkerWessels), la Dygert (Canyon//SRAM zondacrypto), la Bossuyt (AG Insurance-Soudal)la Barbieri (Team Picnic PostNL), Ally Wollaston (Lidl-Trek); Maike van der Duin (Movistar) e la transalpina Clara Copponi (FDJ-Suez) a chiudere la TopTen di giornata
Nessuna scossa tra le big: Demi Vollering (FDJ – SUEZ) chiude nel gruppo di testa senza problemi e mantiene le sue ambizioni intatte in vista delle tappe più dure. Dietro di lei, tutte le principali avversarie tengono le ruote e si preparano alla battaglia.
Ora si disputerà la 5ª tappa da Chasseneuil-du-Poitou (Futuroscope) a Guéret di 165.8 Km. Sarà una frazione lunga e mossa, con diverse ondulazioni che si intensificano nell’ultima parte. Il gran finale è disegnato per attaccanti e scattisti: la salita di Le Maupuy (2.8 km al 5.4%, con punte al 10%) termina a 7 km dal traguardo, prima di una discesa tecnica e un’ultima rampa al 2/3%. Gli scenari sono aperti: fuga, colpo da finisseur o un altro confronto tra le big della classifica.
Mario Prato

Il bis di Lorena Wiebes sulle strade del Tour de France femminile (foto Tim de Waele/Getty Images)
29-07-2025
luglio 29, 2025 by Redazione
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TOUR DE FRANCE FEMMES
L’olandese Lorena Wiebes (Team SD Worx – Protime) si è imposta anche nella quarta tappa, Saumur – Poitiers, percorrendo 130.7 Km in 2h54′11″, alla media di 45.022 Km/h. Ha preceduto allo sprint la connazionale Marianne Vos (Team Visma | Lease a Bike) e l’irlandese Lara Gillespie (UAE Team ADQ). Miglior italiana Rachele Barbieri (Team Picnic PostNL), 7°. La Vos è ancora in maglia gialla con 12″ sulla Wiebes e sulla mauriziana Kimberley Le Court-Pienaar (AG Insurance – Soudal Team). Miglior italiana Monica Trinca Colonel (Liv AlUla Jayco), 27° a 1′42″.
ETHIAS – TOUR DE WALLONIE
Il ceco Mathias Vacek (Lidl – Trek) si è imposto nella quarta tappa, Welkenraedt – Seraing, percorrendo 163.3 Km in 3h53′36″, alla media di 41.943 Km/h. Ha preceduto allo sprint il neozelandese Corbin Strong (Israel – Premier Tech) e lo spagnolo Carlos Canal (Movistar Team). Miglior italiano Luca Mozzato (Arkéa – B&B Hotels), 5° a 7″. Strong è il nuovo leader della classifica con 1″ su Vacek e 14″ sul britannico Oliver Knight (Cofidis). Miglior italiano Filippo Fiorelli (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), 14° a 25″
TOUR DE BANYUWANGI IJEN (Indonesia)
L’italiano Francesco Carollo (Swatt Club) si è imposto nella seconda tappa, Alaspurwo – Banyuwang, percorrendo 158.8 Km in 3h46′41″, alla media di 42.032 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’algerino Youcef Reguigui (Madar Pro Cycling Team) e l’olandese Jeroen Meijers (Victoria Sports Pro Cycling). Meijers è ancora leader della classifica con 14″ sullo spagnolo Benjamín Prades (VC Fukuoka) e 18″ sul thailandese Peerapol Chawchiangkwang (nazionale thailandese). Miglior italiano Lorenzo Ginestra (Swatt Club), 5° a 20″
TOUR 2025: LE PAGELLE
luglio 29, 2025 by Redazione
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Le pagelle dell’edizione appena terminata della Grande Boucle
TADEJ POGACAR. Quasi perfetto; due vittorie di tappa nella prima insidiosa settimana e vittoria del Tour costruita a cronometro e sull’Hautacam con una superiorità indiscutibile. Dimostra una raggiunta maturità nella terza settimana di saggio controllo della situazione, senza cedere neppure un centimetro agli attacchi di Vingegaard. Arriva un po’ giusto nel finale, tanto che, su uno strappo adattissimo alla sue caratteristiche, rimane staccato da un Van Aert che si era risparmiato dopo il Giro d’Italia. VOTO 9.5
FLORIAN LIPOWITZ. Ventiquattrenne sul podio alla prima partecipazione al Tour (come un certo Marco Pantani) ed al secondo grande giro portato a termine. Quest’anno ha vinto la classifica giovani alla Parigi-Nizza, al Delfinato ed al Tour de France. Giovane solido e determinato, ha sbagliato tattica sul Col de la Loze e ha pagato, ma è stato bravissimo a riprendersi il giorno dopo e a mettersi al riparo dalla minaccia del rivale Onley senza l’aiuto dell’esperto capitano Roglic. VOTO 9
OSCAR ONLEY. Dal trentanovesimo al quarto posto al Tour de France, un bel salto per il ventiduenne scozzese che, nonostante la giovane età, si è dimostrato molto solido, soprattutto mentalmente. Si è gestito alla perfezione come un corridore in piena maturità, non ha esagerato, non è andato fuori giri è sempre riuscito a dare il massimo, come nella tappa di Courchevel quando ha quasi strappato la maglia bianca a Lipowitz. Quando ha ceduto lo ha fatto perché ha capito che non doveva esagerare, come a La Plagne, quando ha dovuto mollare sull’attacco del teutonico rivale che si era accorto della sua difficoltà. Ha grandi margini di crescita e lo vedremo ancora protagonista. VOTO 9
JONATHAN MILAN- Anche per lui, come Arensman, due vittorie di tappa alla prima partecipazione al Tour impreziosite dalla maglia verde portata a Parigi, cosa riuscita solo ad altri due italiani: “Cuore Matto” Franco Bitossi e “Ale Jet” Alessandro Petacchi. Nonostante sia inferiore a Merlier nel testa a testa, il “Toro di Buja” pareggia i conti nelle vittorie di tappa e con la maglia verde si laurea re dei velocisti a Parigi. VOTO 9
THYMEN ARENSMAN. Due vittorie di tappa all’esordio al Tour de France e che vittorie: il tappone pirenaico e un tappone alpino che, seppur accorciato, era nel mirino dei due grandi protagonisti di questo Tour de France. Alla fine è stato favorito dal tatticismo ma è stato bravissimo nell’individuare il tema tattico che poteva consegnargli la vittoria. Fortissimo, invece, sui Pirenei. La sua commozione dimostra la grandezza della prestazione VOTO 8,5
BEN HEALY. Grande prova dell’irlandese attaccante nato che impreziosisce la sua top ten con una vittoria di tappa e due giorni in maglia gialla. Ceduto il vessillo del primato, ci riprova e sfiora il bis sul leggendario Mont Ventoux, patisce le Alpi ma anche lui stringe i denti e conserva una top ten “ch’era follia sperar”. L’impressione è che, migliorando nella gestione delle energie, possa aspirare anche ad una top five. VOTO 8
JONATHAN NARVAEZ. Il corridore ecuadoriano merita una notazione perché l’accelerazione imposta ai piedi della salita di Hautacam, con la quale ha lanciato il capitano verso la vittoria, è stata davvero impressionante e ha lasciato sul posto anche un certo Jonas Vingegaard, che ha pagato caro il tentativo di rispondere con un bel fuori giri. Il resto del Tour non è stato brillantissimo, nemmeno nel lavoro di gregariato, ma in quella accelerazione c’è buona parte dei 2 minuti di distacco ad Hautacam con i quali Pogacar ha ipotecato il Tour. VOTO 8
TOBIAS JOHANNESENN. Vincitore del Tour de l’Avenir nel 2021, centra una top ten alla terza partecipazione alla Grande Boucle, dopo il trentacinquesimo posto dello scorso anno. Non ha avuto acuti particolari ma è sempre stato con il gruppetto degli uomini di classifica nelle tappe importanti. Ha avuto una brutta crisi sul Ventoux con un malore nel finale che ha fatto temere conseguenze per il prosieguo della corsa, ma il ventiseienne norvegese ha stretto i denti e ha portato a casa un grande risultato. VOTO 7,5
KÉVIN VAUQUELIN. I corridori di casa al Tour si impegnano al 200% e il giovane francese non poteva farsi sfuggire l’occasione in un Tour de France che prendeva il via proprio dalla sua regione. Ottima prima parte poi, nella terza settimana, con le grandi salite alpine, ha patito la fatica e la giovane età e ha vissuto giornate difficili ma è riuscito, anche lui stringendo i denti, a conservare la top ten. Davvero lodevole per l’impegno e la grinta. VOTO 7,5
BEN O’CONNOR. Grande vittoria contro ogni pronostico nel tappone alpino, quando si è tolto tutti di ruota e ha accumulato un vantaggio che gli ha permesso di gestire un finale nel quale non ne aveva più. Nella tappa da fughe di Portalier, tenta di difendersi in prima persona dagli attacchi di Jegat, ma la benzina finisce troppo presto. VOTO 7,5
JONAS VINGEGAARD. Nella prima settimana sembra riuscire a resistere alle sgasate del rivale sloveno, ma cede a cronometro e patisce seriamente sulla salita di Hautacam, quando nel finale perde anche dagli altri avversari. Si riprende nella terza settimana e si conferma un uomo di fondo ma i suoi attacchi non bastano ad impensierire Pogacar e, a dispetto della dichiarazioni bellicose, nell’ultima tappa bada solo a mettere la sua ruota davanti a quella del disinteressato rivale e conclude il Tour senza vittorie di tappa. Ci ha provato ma non ha convinto. VOTO 7
FELIX GALL. Sempre solido in salita, non ha fatto grandi attacchi se non quando ha visto Roglic in crisi dopo l’attacco sul Col du Prè per andarsi a prendere la top five. Non ha avuto acuti particolari e gli attacchi che ha provato sono stati tutti piuttosto velleitari. Però, l’impressione è che abbia badato al piazzamento per dimostrare di essere un uomo da tenere in conto per la classifica generale delle corse a tappe e non solo per le vittorie parziali in montagna. VOTO 7
JORDAN JEGAT. Nome circolato soprattutto nella seconda parte del Tour, quando ha animato varie fughe e soprattutto nella penultima tappa, quando ha intavolato e vinto la partita a distanza con Ben O’Connor per l’ultimo posto nella top ten. Come per Vauquelin, lodevole l’impegno nella corsa di casa più prestigiosa. VOTO 7
MATHIEU VAN DER POEL- Una vittoria di tappa e quattro giorni in giallo sono un bel bottino ma, alla quarta tappa, viene battuto da Pogacar su un arrivo perfetto per lui. Con la girandola di finali adatti a lui nella prima settimana poteva raccogliere anche di più. Una polmonite lo costringe al ritiro mentre era in piena lotta per la maglia verde. VOTO 7
WOUT VAN AERT. Dopo un Giro d’Italia dispendioso, soprattutto nel finale quando si è sacrificato del tutto alla causa di Simon Yates, il belga ha disputato un Tour anonimo. Ma la vittoria sui Campi Elisi, staccando Pogacar su uno strappo adattissimo anche allo sloveno, è un colpo di classe che gli vale la sufficienza abbondante. VOTO 6,5
PRIMOZ ROGLIC. Veniva da un Giro d’Italia sfortunato e non aveva puntato la preparazione sul Tour e si è visto nella prima parte della Grande Boucle. Col passare dei giorn, è cresciuto sino ad arrivare alla quinta posizione in generale, cosa che ovviamente non contava granché per un corridore esperto che annovera 5 grandi giri vinti ed un podio al Tour. Ha cercato la vittoria di tappa ma, nel tappone con arrivo a La Plagne, ha sbagliato del tutto strategia quando ha visto che il gruppo non lasciava spazio. Avrebbe potuto tirare subito i remi in barca e riprovarci nel finale, con il tatticismo tra i due grandi che avrebbe potuto favorirlo. Invece, non è stato neppure utile al suo compagno di squadra in lotta per il podio. VOTO 6
REMCO EVENEPOEL. Ha vinto la cronometro di Caen e ha provato a reagire alle difficoltà sui Pirenei, dovute probabilmente anche alla preparazione compromessa a causa dell’infortunio patito in inverni. Ma tutte queste attenuanti, se possono certamente rendere meno grave il suo ritiro sul Tourmalet, non bastano per far raggiungere la sufficienza a un corridore che non è mai sembrato all’altezza del podio conquistato lo scorso anno. VOTO 5,5
Benedetto Ciccarone
LORENA WIEBES IMPRENDIBILE AD ANGERS, MARIANNE VOS TORNA IN MAGLIA GIALLA
La campionessa europea domina la volata della terza tappa. La Vos seconda e di nuovo leader, la Vollering cade nel finale e preoccupa.
Il Tour de France Femmes 2025 conosce il suo terzo volto vincente e ritrova una delle sue sprinter più iconiche, Lorena Wiebes (Team SD Worx – Protime). La 25enne olandese ha trionfato nella tappa con arrivo ad Angers, imponendosi nettamente allo sprint in una volata condizionata da una maxi-caduta a 3,5 km dall’arrivo che ha scompaginato il gruppo e messo fuori gioco alcune protagoniste, tra le quali Demi Vollering (FDJ – SUEZ) ed Elisa Balsamo (Lidl – Trek). Alle spalle della campionessa europea si è piazzata Marianne Vos (Team Visma | Lease a Bike), che grazie ai 6″ di abbuono torna a indossare la maglia gialla, scavalcando nuovamente Kimberly Le Court-Pienaar (AG Insurance – Soudal Team) in classifica.
Per Wiebes si è trattato della la quarta vittoria in carriera al Tour, la prima in questa edizione, che le consente di rinnovare la sua candidatura al successo nella classifica a punti. Una conferma importante per la velocista della SD Worx-Protime, dopo un 2024 meno brillante e la delusione dello scorso anno, quando non era riuscita a imporsi in nessuna tappa.
La giornata era iniziata con una notizia pesante, quella del ritiro della vincitrice del Giro d’Italia femminile Elisa Longo Borghini (UAE Team ADQ). L’azzurra, tra le favorite per il successo finale, è stata costretta ad abbandonare la corsa a causa di un’infezione gastrointestinale che l’aveva debilitata fin dalla prima tappa. Dopo aver lottato per due giorni, ha dovuto alzare bandiera bianc salutando amaramente il Tour.
La tappa, da La Gacilly ad Angers, si è sviluppata secondo copione nella sua fase centrale, con una fuga a quattro composta da Alison Jackson (EF Education-Oatly), Sara Martín (Movistar Team), Clémence Latimier (Arkéa – B&B Hotels Women) e Catalina Anais Soto (Laboral Kutxa – Fundación Euskadi). Le fuggitive sono riuscite a guadagnare oltre quattro minuti, ma sono state controllate con pazienza dalle squadre delle sprinter, su tutte SD Worx-Protime, Visma | Lease a Bike ed EF Education-Oatly. Lo sprint intermedio è stato terreno di sfida tra le big della classifica a punti, con la Wiebes che ha avuto la meglio sulla Vos.
Nel finale è arrivato il momento chiave della giornata. A poco più di tre chilometri dal traguardo, una curva a destra in uscita da un restringimento ha causato una caduta collettiva: a terra sono finite, tra le altre, Elisa Balsamo, Letizia Borghesi (EF Education-Oatly), Letizia Paternoster (Liv AlUla Jayco), e, soprattutto, la Vollering. La capitana della FDJ-SUEZ si è rialzata lentamente, molto dolorante, ed è stata scortata fino al traguardo dalle compagne di squadra Juliette Labous e Amber Kraak. Fortunatamente, grazie alla neutralizzazione del tempo negli ultimi 5 km, non ha perso secondi in classifica ma le sue condizioni restano in dubbio per le prossime tappe.
La volata, ormai ristretta a una ventina di atlete, è stata lanciata dalla Visma per la Vos, ma è stata la SD Worx a orchestrare alla perfezione lo sprint. Lotte Kopecky ha lanciato la compagna al momento giusto e la Wiebes ha completato il lavoro con una progressione devastante. Alle sue spalle, Vos ha provato a uscire, ma non è riuscita a superarla e si è dovuta accontentare della seconda piazza. Terzo posto per Ally Wollaston (FDJ – SUEZ), brava a restare davanti e a ottenere un risultato importante per la sua squadra dopo la disavventura occorsa alla Vollering.
La maglia gialla torna quindi nelle mani dela Vos, che con gli abbuoni ha recuperato la leadership. La Le Court-Pienaar scivola in seconda posizione, mentre restano a galla Katarzyna Niewiadoma (CANYON//SRAM zondacrypto) e Anna van der Breggen (Team SD Worx – Protime), arrivate nel gruppo di testa. Più staccate molte delle altre pretendenti, con una corsa che continua a perdere protagoniste per strada.
Oggi il Tour propone una nuova frazione potenzialmente favorevole alle velociste (, ma dopo la tappa odierna nulla può essere dato per scontato. Le condizioni di Vollering saranno sotto stretta osservazione, mentre il duello tra la Wiebes e la Vos per la maglia verde si fa sempre più avvincente. Il Tour de France Femmes, ancora una volta, non smette di sorprendere.
Mario Prato

Lorena Wiebes si impone sul traguardo di Angers (foto Tim de Waele/Getty Images)
IL TOUR CHE VERRÀ (e altro ancora): TOUR DE FRANCE 2026 (E 2027, 2028, 2029….)
luglio 28, 2025 by Redazione
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L’anno prossimo il Tour tornerà a sconfinare per il “Grand Départ” e lo farà anche nel 2027, mentre possibilità che si parta dall’estero ci sono anche per le due edizioni successive
Il Tour è appena terminato ma gli organizzatori sono già all’opera per comporre il puzzle della prossima edizione e le prime due tessere (e mezza) già sono state collocate al loro posto. Il 9 giugno del 2024 era stato ufficialmente annunciato che la Grande Boucle partirà ancora dall’estero e per la precisione da Barcellona, poi lo scorso febbraio ASO ha tolto i veli su quelle che saranno le prime due tappe della corsa, che si aprirà in maniera inedita con una cronosquadre. Era già successo in passato che Giro e Vuelta proponessero al primo giorno una prova contro il tempo a squadre, ma ciò non era ancora accaduto al Tour, che colmerà anche questa “lacuna” proponendo una tappa lunga poco meno di 20 Km tracciata sulle strade del capoluogo della Catalogna, frazione che si concluderà sulla collina del Montjuïc con la nuova regola che prevede di prendere i tempi di ciascuna formazione al momento del passaggio del primo corridore (e non più del quinto, come avviene tradizionalmente): ne uscirà una cronometro “ibrida”, un pò a squadre e un po’ individuale, un modello già collaudato in queste ultimi stagioni in un’altra gara targata ASO, la Parigi-Nizza. Il giorno successivo la celebre collina del capolugo catalano sarà protagonista del finale anche della seconda tappa, che scatterà da Tarragona e proporrà due giri del tradizionale circuito che annualmente ospita l’atto conclusivo del Giro di Catalogna, anello che prevede la ripida salita verso il castello del Montjuïc: sono 1.6 Km all’8.3% con i 600 metri conclusivi all’11.7%, un epilogo dche potrebbe anche ispirare i favoriti per la classifica finale se pensiamo a come è andata a finire nel 2024, quando la tappa conclusiva è stata vinta in volata da Tadej Pogacar, mentre quest’anno ad imporsi è stato il suo connazionale Primoz Roglic. Il centro di Granollers ospiterà l’avvio della terza tappa e questa è al momento l’ultima tessera visibile di un puzzle per il resto ancora confinato nei cassetti di ASO. Le indiscrezioni uscite mezzo stampa nelle ultime settimane ci permettono, però, di sbirciare dentro questo cassetto, dal quale emerge che – come accaduto nel 2023, quando il Tour partì da Bilbao – i Pirenei dovranno essere affrontati durante la prima settimana e così il prossimo anno non sarà rispettata la tradizione non scritta che prevede l’alternanza con la catena alpina, dalla quale al momento tutto tace (a parte la candidatura per un arrivo di tappa della cittadina termale di
Thonon-les-Bains). Non è che ci siano certezze nemmeno dai Pirenei, ma le voci che arrivano da quelle zone parlano del probabile recupero – se non nel 2026 in una delle edizioni a venire – dell’arrivo in salita nella stazione di sport invernali di Guzet-Neige, dove non si giunge dal 1995, quando lassù si impose Marco Pantani. Mettendo insieme i vari rumors sembrerebbe che dai Pirenei ci si sposterà verso il Massiccio Centrale e da lì in direzione dei Vosgi, per poi ridiscendere a sud per andare ad affrontare le Alpi. Al momento le uniche date certe arrivano dalle montagne poste al centro della Francia, dove la corsa si fermerà per almeno 72 ore tra il 12 e il 14 luglio: la domenica ci sarà l’arrivo ad Ussel, poi la carovana osserverà un giorno di riposo alla vigilia della festa nazionale francese, quando si correrà tra Aurillac e Le Lioran, molto probabilmente ricalcando il finale della tappa vinta lo scorso anno da Jonas Vingegaard davanti a Pogacar.
Ma ASO è già al lavoro anche per allestire il palcoscenico delle edizioni successive e in particolare è già nota la località dalla quale si partirà nel 2027, il capoluogo della Scozia Edimburgo. Come accaduto con il “Grand Départ” da Barcellona le prime giornate di gara saranno verosimilmente svelate all’inizio dell’anno prossimo, ma sul sito ufficiale del Tour è già stato annunciato che il tracciato coinvolgerà anche l’Inghilterra e il Galles.
E le partenze dall’estero potrebbero non terminare qua perchè per il 2028 e il 2029 si sono candidati rispettivamente il granducato del Lussemburgo e la Slovenia
RASSEGNA STAMPA
Italia
Pogacar re del Tour per la 4ª volta: Vingegaard e Lipowitz sul podio, ultima tappa a Van Aert
Gazzetta dello Sport
Slovenia
Samo še velika četverica Toura je pred kraljem Tadejem (Solo i quattro grandi del Tour sono davanti a King Tadej
Delo
Danimarca
Pogacar så ud til at kunne alt – men så fik Vingegaards hold pludselig revanche i Paris (Pogacar sembrava in grado di fare tutto, ma poi la squadra di Vingegaard si è vendicata a Parigi)
Jyllands-Posten
Francia
Van Aert roi du jour, Pogacar roi du Tour – Pogacar : «Je ne pense pas arrêter tout de suite mais…» (Van Aert re della giornata, Pogacar re del Tour – Pogacar: “Non credo che mi fermerò subito, ma…”)
L’Équipe
Pogacar reigns in Paris after winning Tour de France for fourth time – (Pogacar domina a Parigi dopo aver vinto il Tour de France per la quarta volta)
The Guardian
Irlanda
Tadej Pogacar wins fourth Tour de France title as Wout van Aert takes last stage (Tadej Pogacar vince il quarto titolo del Tour de France, mentre Wout van Aert conquista l’ultima tappa)
Irish Independent
Spagna
Pogacar es diferente – El bestial ataque de Van Aert reventando a Pogacar que el Tour ha calificado de “histórico” (Pogacar è diverso – Il brutale attacco di Van Aert a Pogacar, che il Tour ha descritto come “storico”)
AS
Portogallo
Duas pernas de Pogacar venceram o exército de Vingegaard (Le due gambe di Pogacar sconfissero l’esercito di Vingegaard)
Público
Belgio
Hij doet het! Wout van Aert wint heroïsche slotetappe op de Champs-Élysées: zelfs Pogacar himself reed hij los uit het wiel op Montmartre – Tadej Pogacar wint zijn vierde Tour de France en eindigt tot eigen verbazing vierde in slotrit: “Petje af voor Wout” (Ce l’ha fatta! Wout van Aert vince un’eroica tappa finale sugli Champs-Élysées: riesce persino a tirare fuori Pogacar dalla ruota a Montmartre – Tadej Pogacar vince il suo quarto Tour de France e sorprendentemente conclude quarto l’ultima tappa: “Tanto di cappello a Wout”)
Het Nieuwsblad
Paesi Bassi
Wout van Aert wint spectaculaire laatste etappe in Parijs, Tadej Pogacar grijpt voor vierde keer eindzege in Tour de France (Wout van Aert vince la spettacolare tappa finale a Parigi, Tadej Pogacar conquista la sua quarta vittoria assoluta al Tour de France)
De Telegraaf
Germania
Pogacar gewinnt zum vierten Mal die Tour de France – Lipowitz wird Dritter (Pogacar vince il Tour de France per la quarta volta – Lipowitz conquista il terzo posto)
Kicker
USA
Tadej Pogacar dominates Tour de France for his fourth win in six years (Tadej Pogacar domina il Tour de France e conquista la quarta vittoria in sei anni)
The Washington Post
Colombia
¡Tadej Pogacar se coronó campeón del Tour de Francia! Agigantó su leyenda en el ciclismo mundial – Wout van Aert dio espectáculo y ganó la etapa 21; Tadej Pogacar sentenció su título en el Tour de Francia: así quedaron los colombianos en la general (Tadej Pogačar è stato incoronato campione del Tour de France! Ha contribuito a consolidare la sua leggenda nel ciclismo mondiale – Wout van Aert dà spettacolo e vince la 21a tappa; Tadej Pogacar si assicura il titolo del Tour de France: ecco come i colombiani chiudono la classifica generale)
El Tiempo
Ecuador
Tadej Pogacar hace historia: Conquista su cuarto Tour de Francia (Tadej Pogacar scrive la storia: vince il suo quarto Tour de France)
El Universo
Australia
Pogacar underlines greatness with fourth Tour triumph (Pogacar sottolinea la sua grandezza con il quarto trionfo al Tour)
The West Australian
TOURALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.
Ordine d’arrivo della ventunesima ed ultima tappa
1° Thibau Nys
2° Pablo Castrillo s.t.
3° Simone Consonni s.t.
4° Edward Theuns s.t.
5° Gianni Moscon a 40″
Classifica generale finale
1° Simone Consonni
2° Edward Theuns a 15″
3° Jordi Meeus a 3′15″
4° Fabian Lienhard a 5′40″
5° Roel van Sintmaartensdijk a 7′29″
Maglia nera Tadej Pogacar, 160° a 5h51′40″
CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1985
Quest’anno ricorrono due anniversari: sono trascorsi 40 anni sia dall’ultima vittoria di un corridore francese al Tour (Bernard Hinault), sia dalla prima delle due vittorie di Maria Canins nella Grande Boucle riservata alla donne, uniche affermazioni italiane nel Tour Femminile. Riviviamo quelle giornata attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”
20 LUGLIO 1985 – 21a TAPPA: CIRCUITO DEL LAC DE VASSIVIÈRE (cronometro individuale, 47.5 Km)
LEMOND BEFFA HINAULT PER SOLI 5’’
Per difendere il secondo posto batte il suo capitano nell’ultima “crono”
Per la Maglia gialla (e per la Canins nella prova femminile) sicuro comunque il trionfo finale oggi sui Campi Elisi
21 LUGLIO 1985 – 22a TAPPA: ORLÉANS – PARIGI (196 Km)
COME COPPI, MEGLIO DI ANQUETIL
Parigi ha decretato il trionfo di Bernard Hinault e di Maria Canins, che hanno concluso da dominatori il rispettivo Tour. Alle spalle del francese, più forte anche della sfortuna, l’americano LeMond, che si è concesso il lusso di battere il suo capitano a cronometro. Un abisso fra l’italiana e le immediate inseguitrici -La mamma volante è felice: “Nell’86 quasi quasi ci riprovo”
Il campione bretone, con la seconda accoppiata Giro-Tour, ha eguagliato il record di Fausto (di più ha fatto solo Merckx) – Adesso vuole vincere il campionato del mondo – «L’anno prossimo aiuterò Greg» – Cinque vittorie di tappa, 22 minuti sulla seconda: i nostalgici del ciclismo di una volta hanno paragonato la campionessa trentina al Bartali del ‘48 – Un dolore: la sciagura di Tèsero
MAI COSÌ MALE GLI ITALIANI AL TOUR
I pochi piazzamenti e Visentini appena 48° nella classifica finale devono far riflettere – Le soddisfazioni sono “rosa”
È dal 1979 che un nostro corridore non vince una tappa (allora fu Parsani per declassamento di Knetemann) – Ieri ai Campi Elisi nuovo successo del belga Matthijs, che nelle prime due giornate aveva realizzato una doppietta – Il dominio della Canins confortato da tutta la squadra femminile

La Sagrada Familia di Barcellona e l’altimetria della prima tappa dell’edizione 2026 (www.hotelsagradafamilia.com)
28-07-2025
luglio 28, 2025 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR DE FRANCE FEMMES
L’olandese Lorena Wiebes (Team SD Worx – Protime) si è imposta nella terza tappa, La Gacilly – Angers, percorrendo 163.5 Km in 3h41′47″, alla media di 44.232 Km/h. Ha preceduto allo sprint la connazionale Marianne Vos (Team Visma | Lease a Bike) e la neozelandese Ally Wollaston (FDJ – SUEZ). Miglior italiana Barbara Malcotti (Human Powered Health), 36°. La Vos è tornata in maglia gialla con 6″ sulla mauriziana Kimberley Le Court-Pienaar (AG Insurance – Soudal Team) e 12″ sulla francese Pauline Ferrand-Prévot (Team Visma | Lease a Bike). Miglior italiana Monica Trinca Colonel (Liv AlUla Jayco), 21° a 49″.
ETHIAS – TOUR DE WALLONIE
L’italiano Davide Donati (Red Bull – BORA – hansgrohe) si è imposto nella terza tappa, Estinnes – Antoing, percorrendo 165.3 Km in 3h33′23″, alla media di 46.48 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Milan Fretin (Cofidis) e il danese Anders Foldager (Team Jayco AlUla). l britannico Oliver Knight (Cofidis) è ancora leader della classifica con 1″ sul neozelandese Corbin Strong (Israel – Premier Tech) e 2″ su Foldager. Miglior italiano Filippo Magli (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), 8° a 7″
TOUR DE BANYUWANGI IJEN (Indonesia)
L’olandese Jeroen Meijers (Victoria Sports Pro Cycling) si è imposto nella prima tappa, Pesanggaran – Banyuwangi, percorrendo 125.5 Km in 2h38′23″, alla media di 47.543 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Benjamín Prades (VC Fukuoka) e il danese Oliver Knudsen (Swatt Club). Miglior italiano Lorenzo Ginestra (Swatt Club), 7°. Meijers è il primo leader della classifica con 10″ su Prades e 12″ su Knudsen. Miglior italiano Ginestra, 8° a 16″
POGI MOGIO POST PIRENEI, TOUR TARPATO: MA CI RESTERÀ SEMPRE PARIGI!
Super Wout riscatta una Visma svaporatasi nella terza settimana
Il Re Sole è corrucciato. Nella Francia allo zenit dell’Ancien Regime… (fra parentesi: ex post, ci sorprende sempre scoprire quanto possa averci ingannato l’interiorizzata metafora astronomica, e quanto cioè il culmine di una parabola storica, sportiva, artistica o umana possa rivelarsi assai prossimo al tramonto, così come altre volte lo è invece all’alba) …chiusa parentesi: in quella Francia ove tutto gravitava attorno a un centro unico e assoluto, le sedute di deiezione del sovrano erano uno spettacolo pressoché pubblico, soggette agli sguardi di tutta una corte che scrutava con ossessiva preoccupazione volto e corpo del sovrano per intuire dal colorito, dalle smorfie, dalle posture come fluissero gli umori e l’umore di un uomo che in sé sussumeva lo Stato tutto.
La medesima sensazione è quella che sono andate via via a trasmetterci le sessioni stampa della maglia gialla lungo questo Tour 2025. Le tensioni fra il nostro novello Piccolo Principe e la sua immagine pubblica erano andate crescendo man mano che il Principe diveniva un autentico monarca capace di dominare su tutti i terreni e tutti i mesi dell’anno. Da parte sua, Tadej già da inizio estate non si era tenuto per sé frecciate contro le reti sociali e poi contro l’apparato giornalistico, nonché – ma questo solo implicitamente, molto implicitamente – contro il loro mutuo alimentarsi di aria fritta, insinuazioni, invidie e insoddisfazioni.
E così la sala stampa è andata a sfociare nella psicanalisi quando, dal Ventoux in avanti, la cattiveria agonistica, gli scatti brucianti, lo sguardo brillante, i sorrisi solari hanno ceduto il passo ai mugugni, all’occhio spento, alla carnagione opaca, ma soprattutto al correre sulle ruote, agli scattini da ultimo striscione, al dispensare regalini e regalucci fra l’altro facendo figli e figliastri, il tutto contrapposto invece a quel dispendio di sé che aveva illuminato una terza settimana 2024 pur a classifica già ampiamente decisa (riaperta semmai dai rischi di caduta assunti in discesa nella crono nizzarda).
Pogi s’interroga sui tanti giorni lontano da casa, meditazioni che semmai associavamo fin qui al melanconico danese Vingegaard. Sul fatto che ci sia altro nella vita al di là del ciclismo. Sull’interminabile durata di un Grand Tour, per cui la terza settimana assume i contorni di quella cortina grigia di pioggia oltre la quale si schiuda finalmente un altrove di felicità o almeno serenità e meritato riposo. Pogi descrive lo smarrimento quando nelle nebbie giù dal Tourmalet tutto svanisce nella foschia, s’intravede appena la schiena di un gregario lì davanti e il resto è nulla. Dulcis in fundo: “nel corso di questo Tour de France ho appreso qualcosa di nuovo e diverso sul mondo del ciclismo, e su me stesso, che ha cambiato il mio modo di essere corridore, ma non ne posso parlare ora, lo rivelerò forse più avanti”.
Il film d’azione della prima settimana, il kolossal hollywoodiano di Hautacam, il razzo che decolla con gli Aerosmith di fondo, sfociano dalla cerniera del Ventoux nell’esistenzialismo, anzi direttamente nel mistero del più enigmatico ed esplicito – paradossi del minimalismo – fra i film di Bresson, “Un condannato a morte è fuggito (Il vento soffia dove vuole)”.
Si scatenano gli esegeti. Ipotesi prima: Re Pogi è stanco, la prima metà di Tour pirotecnica, con velocità stratosferiche in pianura, ha inevitabilmente bagnato le polveri di tutti. Gli exploit riescono a chi si è concesso qualche tappa di respiro imbarcando a giorni alterni le mezz’ore, ma chi deve tenere duro tutto il tempo in cima alla classifica generale è pesantemente logorato (non per nulla la top 10 la curano forse in nove, probabilmente un record negativo mai visto al Tour). Ipotesi seconda: Re Pogi è ammalato, l’ha detto lui stesso che aveva il raffreddore. Fra incubare, starnutire, smaltire inevitabile un calo. Ipotesi terza: Re Pogi è annoiato, pure questo l’ha detto espressamente, come riportato poco sopra, e un corridore che fa della joie de vivre l’asse portante della sua magnifica ferocia in corsa dalla noia risulta ferito a morte. Ipotesi quarta: Re Pogi è invecchiato, eh sì, la carta d’identità nello sport ha un funzionamento sui generis, dipende da quando si ha cominciato a competere al vertice, e poi la candela che brucia dai due lati brucia prima, il culmine è stato il 2024 ma adesso tocca poco a poco calare. Ipotesi quinta: Re Pogi è “comandato”, lui è un sovrano incontrastato sulla strada, e spesso non solo (decide in parte il proprio calendario, non è poco), ma il ciclismo è sport i cui risultati non si macinano solo a suon di pedali, basta d’altronde dare una scorsa agli albi d’oro, alle classifiche e alle loro varie riscritture storiche per intuire gli strati profondi di uno sport sociale, corale, intricato, cortigiano in cui le gare si decidono, certamente, in corsa, ma anche fuori dalla corsa; e ciò che accade in corsa, a propria volta, è il distillato di ordini dalla radiolina dall’ammiraglia, quindi di conversazioni fra ammiraglie, parlottare smorzato dalla moquette nei corridoi di qualche albergaccio di provincia, do ut des al tavolo di caffetterie svizzere, e su su fino alla cattedra di un tribunale, arbitro in terra del bene e del male.
Come in un pasticciaccio ambientato ad altre latitudini, frutto di altra letteratura, nello gnommero dei motivi nessuno spiega bene tutto, nessuno funziona davvero, tutti cozzano con una sfaccettatura o l’altra della realtà, ma tutti risultano in qualche modo necessari quanto insufficienti.
E allora ci accontentiamo, per adesso, della semplicità di una favola. Il Principe Felice di Oscar Wilde, a cui viene eretta una statua dorata e ingioiellata per celebrare proprio la sua spensieratezza e felicità, si accorge tardivamente proprio in quanto monumento, dall’alto del proprio piedistallo, che il mondo attorno a lui è pervaso di complessità, ingiustizia e infelicità. Non gli sovviene altra soluzione che distribuire pezzo a pezzo ai bisognosi la propria livrea preziosa, donata la quale si ritrova color grigio piombo, né d’un apice più felice in quanto il mondo è restato misero e ingiusto. A quel punto tuttavia il sindaco decide che la statua così triste non svolge più la propria funzione celebratoria e la invia dunque in fonderia per sostituirla con una propria, decisione però destinata a finire in bisticcio perché ogni notabile della cittadina vorrebbe a quel punto che la statua fosse la propria.
Il cuore del Principe però, pur spezzato, non si squaglia nemmeno nel crogiuolo della fonderia. E il nostro Pogi, arrivato a Parigi, ritrova la verve e la voglia per illuminare di giallo folgorante una giornata uggiosa di pioggia e porfido scivoloso. Nel fiammante circuito olimpico che guizza avvolto di gente fra Montmartre e il Sacro Cuore, fra negozietti e brasserie (e non più solo nella vacua vastità dei Campi Elisi, dell’Arco di Trionfo, della Defense sullo sfondo) fibrilla finalmente l’altimetria e si susseguono gli scatti. Finalmente torna la vera voglia di vincere, finalmente torna lo spettacolo e il desiderio di mettersi in gioco completamente, non conservando un’eterna, vana e volatile riserva. I tempi sono neutralizzati per la classifica generale una volta entrati nel circuito, ma una caduta grave, su un tracciato così insidioso e dovendo districarsi fra le traiettorie su discesa bagnata del kamikaze Mohoric, implicherebbe comunque la perdita del Tour, qualora non fosse possibile tagliare in sella il traguardo. Ma è tornato il Pogi generoso, e i suoi compagni di gioco sono soprattutto quegli avversari della Visma che hanno vissuto un Tour di profonda delusione e quasi sofferenza precisamente per il proprio spendersi a fondo fino al tracollo e al trascinarsi sotto il traguardo, Van Aert e Jorgenson. Il secondo decisivo tatticamente con i suoi ripetuti attacchi prima dell’ascesa finale, lavora ai fianchi la maglia gialla e ne inibisce la capacità di attacco secco in quanto lo forza a chiudere ancora e ancora. Il primo, ormai lontano dal variegato misto di trionfi multipli e su ogni tipo di tappa risalente a tre anni fa, coniuga come al Giro servizio cavalleresco al capitano con obiettivi personali isolati ma della più alta qualità. Sulla cima dello strappo contrattacca e stacca Pogi, una combinazione pressoché inedita di verbo e complemento oggetto. Da lì alla vittoria è un battito d’ali, diverso da quello quasi arrogante mimato per festeggiare vittorie passate, ma quanto più glorioso perché spiccato da una condizione diversa dalla sfacciata superiorità.
A proposito di Visma, duole dover annotare in cronaca la prestazione di Vingegaard, crudelmente riassumibile per quest’anno con un’altra favola di Oscar Wilde, Il Razzo Eccezionale. Un fuoco d’artificio speciale preparato per illuminare la festa del re racconta a tutti quanto peculiare sarà il suo sfolgorio, e nel racconto si commuove fino alle lacrime, che però inumidendolo, ne impediscono l’esplosione. Il razzo finisce dimenticato e poi raccattato da due ragazzini che ci giocano per un po’ e poi lo lasciano vicino al falò di fianco al quale si addormentano. Il razzo, asciugato dal tepore, prende finalmente fuoco e brilla con grande magnificenza da solo, in un cielo vuoto e senza gente, mentre i due ragazzini nemmeno si svegliano.
Ecco, dopo tante dichiarazioni di guerra, dopo arditi echi pantaniani di “salta lui o salto io”, questo Vingegaard non ha mai ma proprio mai dato la benché minima impressione, dopo Hautacam, di aver spalancato appieno le dighe delle proprie energie. Ha duellato col fioretto ma senza mai voler nemmeno sfiorare il rischio di vedersi svuotato, temendo forse di essere avvicinato da altri rivali (lontanissimi in classifica, eh!, così come lontanissimi ad ogni scatto dei due fenomeni). Se già non è esaltante una corsa in difesa da chi ha margini, ancora più atroce è una corsa in difesa di un… secondo posto che peraltro nessuno sta assaltando! Non è facile battere un avversario più forte, ma il ciclismo lo consente, sporadicamente. Consente sempre e comunque di provarci. In questo caso ci ha provato la Visma, come squadra, svenandosi nel tentativo. Non ci ha proprio provato il poco coraggioso capitano danese. Contador vince la Vuelta 2012 su un Purito Rodríguez più forte in quel momento non solo per la sorpresa indotta da un attacco inatteso, ma anche perché in un luogo assolutamente incongruo Contador eroga tutta la propria disponibilità fisica (e forse qualcosina in più). Purito potrebbe marcarlo, in termini atletici, ma gli subentra il dubbio se abbia senso farlo, o quali potrebbero essere le conseguenze impensate. In quell’esitazione si apre il margine per l’imprevedibile. Tadej non è Purito, certamente, e l’esito più probabile sarebbe stato comunque la sconfitta di chi avesse provato l’azzardo in questo caso, ma a differenza di quel meraviglioso inizio di Delfinato che proprio Vingegaard ci ha regalato un mesetto e spicci fa, non si è proprio visto in nessun caso un attacco inatteso, FUORI LUOGO, di Vingegaard – tale da rimanere senza forze, vulnerabile, ma istillando quindi anche nell’avversario il sacro timore rispetto all’entrare in zona di vulnerabilità. Un timore alieno al Pogi che conoscevamo ma forse non così estraneo al Pogi maturo o esistenzialista di questa terza settimana. Non lo sapremo mai.
In chiusura, standing ovation per le belle prestazioni dei corridori italiani sia in termini di classificazioni globali sia in questa ultimissima e speciale tappa parigina, il tutto nonostante un movimento nazionale la cui clamorosa difficoltà strutturale non accenna ad attenuarsi. Jonathan Milan porta a casa la maglia a verde della classifica a punti non solo vincendo due tappe, ma soprattutto lottando alla morte su ogni maledetto traguardo volante e, con questi chiari di luna, ancora di più spremendosi in tappe di montagna ad altissima concentrazione di dislivello per rientrare nel tempo massimo. A Parigi, appunto, nessuna chance per un velocista come Milan, ma a chiudere due volte sulle sfuriate di Pogi è stato un fenomenale Ballerini, che per fortuna trova ogni tanto queste giornate di grazia in cui fare rifulgere il proprio talento. Secondo posto con rimpianti ma solo sentimentali perché un risultato migliore oggi sarebbe stato inaccessibile: l’orgoglio, invece, di essersi scontrato alla pari con i migliori al mondo nel palcoscenico più gremito della corsa più mediatica e competitiva del pianeta. E nell’azione buona c’era anche, con tutta la sua sagacia, il sempre solido Trentin, per anni e anni di traversata del deserto l’unico atleta del nostro movimento ad avere una caratura costante di spessore davvero internazionale, diciamo in quell’intervallo fra il tramonto di Nibali e l’approdo su strada dei Ganna o Milan (già campioni ma all’inizio prevalentemente in pista).
Gabriele Bugada

Il podio del Tour 2025 (Eurosport)
MAVI GARCÍA REGINA A QUIMPER, KIMBERLY LE COURT-PIENAAR NUOVA MAGLIA GIALLA
La 41enne spagnola sorprende tutte con un’azione solitaria nel finale e conquista la tappa. La Le Court-Pienaar balza in testa alla classifica grazie alla somma dei piazzamenti.
Il Tour de France Femmes 2025 continua a regalare spettacolo e colpi di scena. Dopo il trionfo di Marianne Vos (Team Visma | Lease a Bike) nella giornata inaugurale, è toccato oggi a Mavi García scrivere una pagina memorabile sulla strada che da Brest ha portato il gruppo fino a Quimper. La veterana spagnola della Liv AlUla Jayco ha piazzato un attacco deciso a poco più di dieci chilometri dall’arrivo e, nonostante un vantaggio mai superiore ai venti secondi, ha saputo difendersi con grinta e intelligenza, resistendo al ritorno del gruppo per appena tre secondi. Un colpo da manuale che le consegna la più importante vittoria della sua lunga carriera e che le permette di festeggiare a 41 anni e mezzo con l’entusiasmo di una debuttante.
Alle sue spalle, il gruppo si è lanciato in una volata furiosa: l’olandese Lorena Wiebes (Team SD Worx – Protime) si è imposta nello sprint delle battute, precedendo la mauriziana Kiberly Le Court-Pienaar, che con il terzo posto e i 4″ di abbuono si è presa la testa della classifica generale. La campionessa africana ha ora lo stesso tempo della Vos, ma può vantare una migliore somma di piazzamenti grazie al podio odierno che va a bilanciare il quinto posto dell0olandese. È un traguardo storico per la portacolori dell’AG Insurance-Soudal, poichè ai si tratta della prima ciclista africana ad indossare la maglia gialla
La seconda tappa, con partenza da Brest, ha offerto sin dai primi chilometri un andamento movimentato. Dopo la notizia del ritiro di Charlotte Kool (Team Picnic PostNL), non partita per i postumi della caduta subita in Belgio la scorsa settimana, sono state Movistar e Team Picnic PostNL a cercare il riscatto mandando all’attacco Aude Biannic e Franziska Koch. La loro azione, seppur limitata nel vantaggio, ha animato la parte centrale della corsa, mentre dietro si muovevano le velociste per lo sprint intermedio e le specialiste dei GPM, tra le quali Silke Smulders (Liv AlUla Jayco) ed Elise Chabbey (FDJ – SUEZ), in lotta per la maglia a pois.
Il gruppo ha lasciato poco spazio alle fuggitive, riprendendole nel circuito finale. Da lì in poi la corsa è esplosa con numerosi tentativi: Katarzyna Niewiadoma (CANYON//SRAM zondacrypto) e Pauline Ferrand-Prévot (Team Visma | Lease a Bike) hanno provato ad animare l’ascesa verso il Point Bonus, seguite da altri cicliste importanti come Riejanne Markus (Lidl – Trek) e Demi Vollering (FDJ – SUEZ). Tuttavia, l’attacco decisivo è arrivato da chi meno ci si aspettava, Mavi García, che – ormai fuori classifica dopo una caduta nella prima tappa – ha colto l’attimo perfetto ai -12, resistendo alla rimonta con un finale da brividi.
Negli ultimi chilometri, i tentativi di chiudere lo spazio da parte delle big non sono stati abbastanza organizzati. Elisa Longo Borghini (UAE Team ADQ) ha confermato le difficoltà già emerse ieri, perdendo nuovamente contatto e accumulando un ritardo vicino ai due minuti. Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime) ha faticato ma è riuscita a rientrare nel finale per aiutare le compagne. Quando la Wiebes ha lanciato la volata era ormai troppo tardi, perchè la García era già lanciata verso la gloria.
Sullo sfondo di una giornata intensa, con scambi di attacchi, cambi di leadership e battaglie per ogni secondo, il Tour ha già mostrato il suo volto più imprevedibile. Dietro alla Le Court-Pienaar e alla Vos, la Ferrand-Prévot resta in agguato a 6″, seguita dalla Niewiadoma a 10″. Le altre pagano distacchi più consistenti, in particolare Cédrine Kerbaol (EF Education-Oatlye) e Sarah Gigante (AG Insurance – Soudal Team), staccate di 8″, mentre la Longo Borghini si ritrova ora con quasi due minuti da recuperare.
Domani si andrà ad Angers per quella che, almeno sulla carta, dovrebbe essere la prima occasione per una volata di gruppo compatto. Dopo due giornate piene di emozioni, le ruote veloci avranno finalmente la loro chance. Ma con questo Tour, nulla sembra davvero scontato.
Mario Prato

Mavi García vince la seconda tappa del Tour femminile (foto Szymon Gruchalski/Getty Images)
27-07-2025
luglio 27, 2025 by Redazione
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TOUR DE FRANCE
Il belga Wout Van Aert (Team Visma | Lease a Bike) si è imposto nella ventunesima ed ultima tappa, Mantes-la-Ville – Parigi (Champs-Élysées), percorrendo 132.3 Km in 3h07′30″, alla media di 42.336 Km/h. Ha preceduto di 19″ l’italiano Davide Ballerini (XDS Astana Team) e lo sloveno Matej Mohorič (Bahrain – Victorious). Lo sloveno Tadej Pogačar (UAE Team Emirates – XRG) si impone in classifica con 4′24″ sul danese Jonas Vingegaard (Team Visma | Lease a Bike) e 11′09″ sul tedesco Florian Lipowitz (Red Bull – BORA – hansgrohe). Miglior italiano Simone Velasco (XDS Astana Team), 38° a 2h41′31″
TOUR DE FRANCE FEMMES
La spagnola Margarita Victoria García (Liv AlUla Jayco) si è imposta nella seconda tappa, Brest – Quimper, percorrendo 110.4 Km in 2h44′29″, alla media di 40.272 Km/h. Ha preceduto di 3″ l’olandese Lorena Wiebes (Team SD Worx – Protime) e la mauriziana Kimberley Le Court-Pienaar (AG Insurance – Soudal Team). Miglior italiana Monica Trinca Colonel (Liv AlUla Jayco), 24° a 20″. La Le Court-Pienaar è la nuova maglia gialla con lo stesso tempo dell’olandese Marianne Vos (Team Visma | Lease a Bike) e 6″ sulla francese Pauline Ferrand-Prévot (Team Visma | Lease a Bike). Miglior italiana la Trinca Colonel, 21° a 43″.
ETHIAS – TOUR DE WALLONIE
Il britannico Oliver Knight (Cofidis) si è imposto nella seconda tappa, Huy – Sambreville, percorrendo 153.1 Km in 3h25′49″, alla media di 44.632 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Lorenzo Milesi (Movistar Team) e il francese Louis Rouland (Arkéa – B&B Hotels). Knight è il nuovo leader della classifica con 1″ sul neozelandese Corbin Strong (Israel – Premier Tech) e 5″ sul norvegese Rasmus Tiller (Uno-X Mobility). Miglior italiano Filippo Magli (VF Group – Bardiani CSF – Faizanè), 7° a 7″
VUELTA A CASTILLA Y LEÓN
Lo spagnolo Haimar Etxeberria (Equipo Kern Pharma) si è imposto nella corsa spagnola, Laguna de Duero – Peñafiel, percorrendo 201.1 Km in 4h36′52″, alla media di 43.581 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Jesús Herrada (Cofidis) e l’italiano Christian Scaroni (XDS Astana Team)
GRAND PRIX DE LA VILLE DE PÉRENCHIE
Il belga Toon Vandebosch (Alpecin-Deceuninck Development Team) si è imposto nella corsa francese, circuito di Pérenchies, percorrendo 178.4 Km in 3h41′19″, alla media di 48.365 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Keije Solen (Wanty – Nippo – ReUz) e l’estone Rait Ärm (Van Rysel Roubaix). Nessun italiano in gara
PUCHAR MON
Il polacco Bartłomiej Proć (Run & Race – Wibatech) si è imposto nella corsa polacca, circuito di Ossow, percorrendo 165.1 Km in 3h12′53″, alla media di 51.357 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’olandese Lars Rouffaer (Diftar Continental Cyclingteam) e il connazionale Radosław Frątczak (Voster ATS Team). Miglior italiano Matteo Baseggio (S.C. Padovani Polo Cherry Bank), 11°.