QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DI ROMA

maggio 29, 2023 by Redazione  
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Ecco il tradizionale contenitore made ne ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione vinta da Giuseppe Saronni nel 1983)

SALA STAMPA

Italia

Giro 2023: colpo Cavendish a Roma, trionfo rosa per Roglic

Gazzetta dello Sport

Slovenia

Cavendishu Rim, Rogliču Giro

Delo

Belgio

Cavendish sprint autoritair naar de winst in Giro en heeft felbegeerde ritzege beet – Tien dingen die u mag onthouden van de Giro: van De Pluski tot de Vespa van Milan

Het Nieuwsblad

Gran Bretagna

Cavendish wins fairytale final stage as Roglic seals crown

The Guardian

Irlanda

Mark Cavendish wins final stage as Eddie Dunbar seals seventh overall in Giro d’Italia

The Irish Times

Francia

Roglic impérial, le sprint pour Cavendish

L’Équipe

Spagna

Roglic I de Roma

AS

Portogallo

O homem que perdeu um Tour difícil de perder ganhou um Giro difícil de ganhar

Público

Paesi Bassi

Primoz Roglic (Jumbo-Visma) schrijft 106e editie Giro d’Italia op zijn naam

De Telegraaf

Danimarca

Roglic vinder Giroen: Alt gik galt for arrangørerne, indtil den grå mand skabte et ikonisk øjeblik

Politiken

Germania

Cavendish gewinnt Schlussetappe beim Giro – Roglic holt Gesamtsieg
Kicker

USA

Roglic raises the Giro d’Italia trophy in Rome; Cavendish wins final stage

The Washington Post

Colombia

Einer Rubio y Santiago Buitrago, destacado Giro de Italia; Roglic, el gran campeón

El Tiempo

Australia

Roglic seals Giro d’Italia as Cavendish wins final stage on farewell tour

The Age

DISCOGIRO

La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it

Arriverderci Roma (Renato Rascel)

STRAFALGAR SQUARE

Borgato: “Abbiamo avuto il modo di viderli bene”
Petacchi: “La tappa delle Tre Cime sappiamo che ha avuto grosse difficoltà”
Pancani: “Nel 2018 Napolitano aveva ricevuto i corridori al Quirinale” (è successo nel 2009, anche perchè nel 2018 il Presidente della Repubblica era Mattarella)
Petacchi: “Il gruppo è in un momento di rettilineo”
Pancani: “Attenzione ai tentativi di chi non ha un velocista”
Giovannelli: “Grazie a tutti, al palco”
Televideo: “Promoz Roglic”

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera

Ordine d’arrivo della ventunesima tappa, Roma (Eur) – Roma

1° Marius Mayrhofer
2° Ben Swift a 32″
3° Carlos Verona a 33″
4° Veljko Stojnic a 36″
5° Rohan Dennis s.t.

Miglior italiano: Edoardo Affini, 7° a 47″

Classifica generale

1° Nicolas Dalla Valle
2° Alberto Dainese a 2′57″
3° Arashiro Yukiya a 5′28″
4° Albert Torres a 7′16″
5° Alexander Krieger a 17′59″

IL GIRO DI 40 ANNI FA

Riviviamo l’edizione 1983 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”

05 giugno 1983 – 22a TAPPA: GORIZIA – UDINE (40 Km, cronometro individuale)

Prime considerazioni sul Giro d’Italia vinto da Saronni alla media record di km 38,911 – Il coro dei vinti: un Saronni perfetto – Giuseppe Saronni ha vinto dopo un «giallo» a metà svelato a fine corsa

La corsa rosa si conclude con la «crono» di Udine, ultima sfida di Visentini al leader

Il campione del mondo ha approfittato del tempo guadagnato negli arrivi in volata, ma è anche vero che ha resistito in montagna – Si è capito che avrebbe potuto spendere molto di più – Soltanto Bernard Hinault può costringerlo a dare il massimo – Poche battute strappate ai corridori messi in fila dal campione del mondo – Primo sinora in 160 corse – Una bici d’oro per Dino Zoff – L’ultima tappa a Visentini: “Moralmente il Giro è mio” – Gisiger è secondo – Chioccioli il giovane più bravo – A Gorizia un tifoso ha tentato di corrompere un cameriere (tre milioni): avrebbe dovuto versare il purgante nella minestra della Maglia Rosa

La Fontana di Trevi illuminata di rosa (www.romatoday.it)

La Fontana di Trevi illuminata di rosa (www.romatoday.it)


ARCHIVIO QUARTIERTAPPA

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Raduno di partenza a Fossacesia Marina
1a tappa: Fossacesia Marina – Ortona (cronometro individuale)
2a tappa: Teramo – San Salvo
3a tappa: Vasto – Melfi
4a tappa: Venosa – Lago Laceno
5a tappa: Atripalda – Salerno
6a tappa: Napoli – Napoli
7a tappa: Capua – Gran Sasso d’Italia
8a tappa: Terni – Fossombrone
9a tappa: Savignano sul Rubicone – Cesena (cronometro individuale)
10a tappa: Scandiano – Viareggio
11a tappa: Camaiore – Tortona
12a tappa: Bra – Rivoli
13a tappa: Borgofranco d’Ivrea – Crans Montana
14a tappa: Sierre – Cassano Magnago
15a tappa: Seregno – Bergamo
16a tappa: Sabbio Chiese – Monte Bondone
17a tappa: Pergine Valsugana – Caorle
18a tappa: Oderzo – Val di Zoldo (Palafavera)
19a tappa: Longarone – Tre Cime di Lavaredo
20a tappa: cronoscalata Tarvisio – Monte Lussari

CAVE CAVEN: TRIONFO A ROMA, MA C’È ARIA DI CIRCO.

maggio 29, 2023 by Redazione  
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Finisce un Giro mesto con un altro colpo a effetto. Ma un paio di alzate d’ingegno da campioni, non si sa quanto studiate, non tengono in piedi tre settimane di stasi.

Tante volate, forse troppe volate, a questo Giro 2023, come già dissero alcuni in sede di presentazione del percorso, e alla fine con sei protagonisti diversi. Sostanzialmente, si scherzava alla vigilia, han vinto pressoché tutti i velocisti puri presentatisi al via: a Roma sarebbe dunque dovuto toccare a Cavendish o a Gaviria, ma quest’ultimo si affaccia al finale sempre più in vesti di finisseur, e quindi di fatto finisce spesso per lanciare lo sprint di qualche rivale. In questo caso un Cavendish imperiale non ne avrebbe avuto comunque bisogno perché c’è l’antico collega di Team Sky e di velodromi, Geraint Thomas, a fargli da apripista, benché oggi corrano in squadre diverse. Probabilmente già si erano ripromessi di proporre la scenetta quando ancora il gallese coltivava sogni rosa, solo l’altroieri, ricreando così il finale del peraltro osceno Tour de France 2012 al cui termine Bradley Wiggins in maglia gialla lanciò la volata vincente di Cav sui Campi Elisi. Suona tutto un po’ troppo bene, da sceneggiatura di una serie TV, magari redatta da un’intelligenza artificiale, e infatti il sospetto è che ci sia lo zampino di una complicità collettiva nel metter su un regalone d’addio per Cavendish giunto all’ultimo giro di pista della sua carriera agonistica, e giustamente commosso in più occasioni durante questo Giro, annunciando il ritiro prima e poi da vincente. Per una volta, non ce ne scandalizziamo (troppo). In fin dei conti stiamo parlando probabilmente del più forte velocista puro della storia dello sport, e dunque di una figura eccezionale che merita un addio eccezionale, anche se questa sottocategoria di iperspecializzati è un po’ troppo striminzita – perché ovviamente il buon Cav svanirebbe al cospetto dei veri imperatori, Rik I e II, tanto per fare un esempio. La grazia del tutto sta ovviamente nel dubbio: i ciclisti a volte sono bravi nel regalare (o vendere!) con sprezzatura sufficiente a non far crollare del tutto il senso, o il sentimento, di un’effettiva competizione, a maggior ragione perché in questo caso sul rettillineo d’arrivo concorre anche una maxicaduta colossale da peplum che comunque scompagina le carte. Ricordiamo anche che, ragionando statisticamente un po’ a braccio, sei vittorie di sei diversi protagonisti presuppongono un livello tecnico-atletico non eccelso degli stessi, soggetti a rotazione in una sostanziale parità di forze, chi per limiti tecnici a strozzarne il potenziale fisico strabordante come Milan, chi per imperscrutabili assurdità di squadra come Dainese. Nell’ambito di questo panorama ci sta anche che Cavendish si porti a casa la tappa – e un record!, quello, non a caso, di più anziano vincitore in una frazione della Corsa Rosa, battendo peraltro Tiralongo a cui pure la tappa era stata servita per riconoscenza da Contador.
Esaurita la riflessione sulla giornata odierna in cui tutto ha un retrogusto teatrale, che sia l’allungo di Gee o qualche sferzata della INEOS, va riportato lo sguardo su quanto ci lasciamo indietro, con una chiave di lettura che proprio la volata ci ha fornito. Volata finale che si sarebbe voluta clone o analogia o anagogia di quella di Parigi 2012, e corsa a tappe intera che si pretende riproposizione del Tour 2020, con la redenzione in questo caso di Roglic stavolta riscattatosi per pochi secondi in una durissima cronoscalata, come invece nel 2020 Pogacar strappò a lui in una prova simile un Tour de France che pareva già in saccoccia. Ebbene, nonostante chi disegnava il Giro abbia conseguito l’esito voluto a tavolino, c’è da interrogarsi profondamente sul senso di questo “successo” che è semmai un fallimento a tutto tondo. Anzitutto, il Tour è il Tour: lapalissiano, ma non bisogna scordarlo. La corsa più importante al mondo sempre e comunque, bella o brutta che sia, dunque si può permettere strafalcioni e obbrobri che al Giro costerebbero, o costano, molto più cari. Il pasticcio del Ventoux 2016 con il tempo regalato inspiegabilmente a Froome, alla faccia dei precedenti (o alla faccia di Nibali quando patì una situazione simile sull’Alpe 2018); la farsa della partenza in griglia stile formula 1… questa sorta di episodi a stento incidono sulla grandeur della corsa transalpina. Per il Giro, nel momento in cui si affaccia di nuovo sul palcoscenico internazionale con piena dignità come sta pian piano avvenendo dopo la parentesi dei primi Duemila, non esiste lo stesso grado di tolleranza, anche perché viceversa, sul piano interno, si va affievolendo l’amore per la Corsa Rosa che invece sembrava ancora, appunto, “infinito” fino a un decennio scarso fa. Ricordiamo in questa edizione il sindaco di Vinovo negare il passaggio, e obbligare a un cambio di tracciato dell’ultimo secondo, seppur poco influente, in quanto “Vinovo non può restare paralizzata [cioè impedita nell’uso dell’automobile, NdR, per chi non lo avesse capito] per colpa di una corsa di biciclette”. Vinovo, non Milano, che pure fa pena. Invece che rendersi conto che Vinovo si dà una mossa precisamente se il Giro passa, e in quanto passa il Giro, come pure avevano ben capito i valdostani a cui invece il Giro ha negato il proprio transito per mere manfrine di cui già abbiamo conto. Insomma, viviamo un’epoca di transizioni e tensioni, un’epoca che esige pertanto il massimo slancio e la massima coerenza.
Ecco, un Giro che si traduce in uno sciopero bianco per l’80% del gruppo nella stragrande maggioranza delle tappe non è un Giro che susciti o rifletta chissà che slanci. Al Tour questa sorta di 0-0 tattico può reggere in virtù di ciò che si considera in gioco, e in virtù di un pubblico che venera la propria corsa sempre e comunque. Da notare che perfino al Tour, comunque, situazioni simili negli anni del Team Sky erano costate un’emorragia di spettatori. Ma per il Giro si tratta di un autentico suicidio. Purtroppo i dati televisivi sono lì a darne testimonianza. Dati da prendere con le pinze, perché si iscrivono comunque in un calo generale nei consumi del prodotto televisivo, per cui lo share, ad esempio, rimane piuttosto buono, anche al netto di novità nella msiurazione. I numeri assoluti però sono in picchiata, e risulta in special modo deludente il fatto che meno di due milioni di persone abbiano seguito l’emozionante cronoscalata che, per gli appassionati e fedelissimi, ha riscattato almeno in parte la gara di quest’anno. L’ultimo sabato, giornata invece di picchi in condizioni normali. Tuttavia è probabile che un certo sforzo gli spettatori, appassionati e non solo, l’avessero fatto il giorno prima, quando in giorno feriale due milioni e mezzo di persone avevano seguito l’indigeribile processione verso le Tre Cime. Dopo cotanta sofferenza (del pubblico non dei ciclisti), i più han deciso di dedicare ad altro il pomeriggio successivo, col risultato che la migliore ed unica autopromozione che questo Giro avrebbe potuto darsi… l’han vista relativamente in pochi. I superstiti. I già convertiti. Va detto che si è consolidato, in questo Giro, un nocciolo duro: a giudicare dai numeri, se è pur tristemente vero che i picchi sono sfumati completamente, in compenso si sono ridotte le differenze fra tappe di transizione – alcune guardatissime – e tappe decisive; fra l’ora finale di tappa, e tappa intera (con a volte oltre un milione e mezzo di persone a seguire ore e ore di svolgimento!, certamente ad accompagnamento di altre attività, ma comunque con apparecchio acceso e sintonizzato sul Giro); fra fine settimana e giorni feriale; fra prima e terza settimana. La sensazione è che il pubblico sia sempre più un pubblico da un lato in età da pensione, dall’altro lato comunque radicalmente appassionato. Un pubblico molto specifico, sempre più legato a una certa fascia d’età, da un lato, alla specificità dello sport ciclistico, dall’altro. Questo tipo di andamento, tuttavia, potrebbe senz’altro premiare le Classiche (e così sta accadendo in termini di audience), ma per quanto concerne il Giro rischia di essere una scommessa molto penalizzante, visto che la forza del Giro è da sempre il suo potenziale popolare, la capacità di trascendere il confine degli appassionati delle due ruote.
Anche perché, e qui chiudiamo il cerchio, questo pubblico ridotto ma vorace è anche un pubblico via via più esigente, che da un lato può magari consentire al Giro di reggere l’urto tremendo che rappresenta, di rimbalzo, il declino del movimento italiano (il pubblico popolare è spesso nazionalpopolare e vuole l’eroe locale, l’appassionato di ciclismo tout court è più cosmopolita nelle sue preferenza da tifoso), ma, dall’altro lato, non si accontenta di belle riprese di paeselli dall’elicottero. Peraltro assai benvenute. Vuole ciclismo.
Nel caso di questo Giro 2023 fin troppe volte si è avuta la sensazione di una collusione trasversale fra le squadre giganti dei big per inscenare un no contest in cui far razzolare i fugaioli di turno. Ma questo finisce per essere più circo che sport. E non il Circo Massimo, dato che oltretutto i ciclisti, non proprio a torto, si negano ad essere fino in fondo gladiatori. Più un circo di numeri musicali e acrobatici anche divertenti, a volte – molte poche volte, in questo caso! – ma in cui è proibito chiedersi se il gesto a cui si assiste sia perizia o messinscena concordata. Si tratta di una questione che va molto al di là di trite riflessioni su un doping effettivo o presunto: si tratta invece della conseguenze nefaste di una diseguaglianza non minimamente gestita dallo sport, le cui ricadute nei Grandi Giri sono specialmente distruttive.
In breve, poca competizione autentica, perché “chi puote” preferisce che a competere siano in pochi. Ma poca competizione equivale a poco ciclismo. Il dato emblematico di questo Giro è che – come mai o quasi mai a memoria di tifoso – non si è vista in nessuna tappa alcuna seria azione dalla media o lunga gittata volta a smuovere la classifica generale. Ciò che più vi si avvicinava è stato l’allungo in discesa di Caruso con un paio di compagni sotto gli acquazzoni dell’Appennino. Movimento di durata peraltro limitata e di effetto nullo. Al Tour, in quanto è il Tour, si sopravvive a un 50% buono di edizioni in cui i protagonisti non attaccano mai prima dei finali. Il Giro non era mai stato così, o quasi mai. In ogni Giro c’è almeno un tentativo di dare uno scossone alla generale provando prima della fine. Spesso anzi di tappe così ce ne sono diverse in una singola edizione… magari non addirittura quattro o cinque come nel 2015 o nel 2016, però un paio suole essere il minimo sindacale anche in Giri vissuti di tensioni più che di assalti alla sciabola come furono il 2017 o il 2020. Una, almeno una. Come la Torino del Giro 2022 già bollato come il più brutto del 21º secolo e probabilmente scalzato dal 2023 (se così non fosse, “salvato” in extremis, e proprio per modo di dire, da questa famosa cronoscalata, oltreché dai tanti bravi fugaioli, Healy, Dee, Pinot, Zana su tutti, senza scordare i Rubio, Buitrago, McNulty, Cort, e poi Bais, Denz, Paret-Peintre…). Il Giro 2020 era stato decisamente discutibile, poi il 2021 era parso di nuovo all’altezza, ma 2022 e 2023 rischiano di delineare una tendenza le cui cicatrici di medio periodo potrebbero essere irrecuperabili. E purtroppo non sembrano esistere soluzioni facili, visto che da molti punti di vista il lavoro di RCS, va detto, non è di mediocre qualità, tutt’altro (grandi inviti, buoni percorsi, anche se in peggioramento rispetto a 7-8 anni fa). Tuttavia fra “sfortune” più o meno incontrollabili e reazioni sistemiche, le cose stanno andando un po’ storte, e con un po’ troppa frequenza, come quei corridori (Roglic e Thomas, per dirne due) che cascano piuttosto spesso, certamente a volte per pura sfortuna o colpe altrui, ma… altre volte ce ne mettono del proprio; per far sì che la tendenza prenda corpo come tale, qualcosa di fondo c’è. Forse la parola chiave, nel caso del Giro, potrebbe essere “disaffezione”, nel sistema Paese da un lato, in un peloton che mitizza sempre meno l’Italia, dall’altro. È anche un serpente che si morde la coda: il che è un vero paradosso per una corsa che ha come slogan “amore infinito” e come trofeo una spirale che avvolgendosi apparentemente su se stessa, in realtà cresce e cresce. Il pubblico inteso come somma di persone e vite individuali è ancora a bordo strada, non ha smesso di seguire il Giro o aspettarlo. La struttura socio-economico-politica italiana e quella del ciclismo internazionale sembrano invece guardare dall’altra parte.

Gabriele Bugada

Cavendish vince ai Fori Imperiali lultima tappa del Giro (Getty Images)

Cavendish vince ai Fori Imperiali l'ultima tappa del Giro (Getty Images)

28-05-2023

maggio 28, 2023 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

GIRO D’ITALIA

Il britannico Mark Cavendish (Astana Qazaqstan Team) si è imposto nella ventunesima ed ultima tappa, Roma (EUR) – Roma, percorrendo 126 Km in 2h48′26″, alla media di 44.884 Km/h. Ha preceduto allo sprint il lusemburghese Alex Kirsch (Trek-Segafredo) e l’italiano Filippo Fiorelli (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè). Lo sloveno Primoz Roglic (Jumbo-Visma) si impone in classifica con 14″ sul britannico Geraint Thomas (INEOS Grenadiers) e 1′15″ sul portoghese Joao Almeida (UAE Team Emirates). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 4° a 4′40″.

BOUCLES DE LA MAYENNE – CRÉDIT MUTUEL

L’olandese Arvid de Kleijn (Tudor Pro Cycling Team) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Montsûrs – Laval, percorrendo 167 Km in 3h55′22″, alla media di 42.572 Km/h. Ha preceduto allo sprint i francesi Arnaud Démare (Groupama-FDJ) e Axel Zingle (Cofidis). Miglior italiano Nicolò Parisini (Q36.5 Pro Cycling Team), 7°. Lo spagnolo Oier Lazkano (Movistar Team) si impone in classifica con 29″ su Démare e 33″ su Zingle. Miglior italiano Parisini, 15° a 50″

TOUR OF NORWAY

Il belga Thibau Nys (Trek-Segafredo) si è imposto nella seconda tappa, Valle – Stavanger, percorrendo 165.7 Km in 4h18′33″, alla media di 38.453 Km/h. Ha preceduto di 1″ il connazionale Edward Planckaert (Alpecin-Deceuninck) e il britannico Ben Tulett (INEOS Grenadiers). Miglior italiano Luca Vergallito (Alpecin-Deceuninck), 27° a 12″. Tulett è ancora leader della classifica con 5″ sullo statunitense Magnus Sheffield (INEOS Grenadiers) e 23″ su Nys. Miglior italiano Lorenzo Milesi (Team DSM), 13° a 49″.

ALPES ISÈRE TOUR

Il belga Lennert Van Eetvelt (Lotto Dstny Development Team) si è imposto anche nella quinta ed ultima tappa, Saint-Thibaud-de-Couz – Saint-Pierre-de-Chartreuse, percorrendo 161.2 Km in 4h39′30″, alla media di 34.605 Km/h. Ha preceduto di 35″ il britannico Oscar Onley (Development Team DSM) e di 1′35″ il francese Yaël Joalland (CIC U Nantes Atlantique). Miglior italiano Luca Paletti (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), 10° a 6′10″. Van Eetvelt si impone in classifica con 1′35″ su Onley e 6′07″ sul norvegese Johannes Kulset (Uno-X DARE Development Team). Miglior italiano Paletti, 11° a 11′21″

TOUR DE LA MIRABELLE

Il belga Sten Van Gucht (Bourg-en-Bresse Ain Cyclisme) si è imposto nella terza ed ultima tappa, Tomblaine – Damelevières, percorrendo 178.3 Km in 4h17′46″, alla media di 41.503 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Andrea Peron (Team Novo Nordisk) e il tedesco Tobias (Müller Rad-Net Osswald). Il belga Jonas Geens (Tarteletto-Isorex) si impone in classifica con lo stesso tempo del francese Clément Braz Afonso (Philippe Wagner Cycling) e del francese Tom Donnewirth (SCO Dijon-Team Material-velo.com). Miglior italiano Lorenzo Galimberti (Biesse-Carrera), 11°

GP BEIRAS E SERRA DA ESTRELA (Portogallo)

Lo spagnolo Abel Balderstone (Caja Rural-Seguros RGA) si è imposto nella quarta ed ultima tappa, Fundão – Guarda, percorrendo 183.7 Km in 5h23′31″, alla media di 34.069 Km/h.Ha preceduto di 3″ il russo Artem Nych (Glassdrive Q8 Anicolor) e di 59″ il connazionale Pelayo Sanchez (Burgos-BH). L’unico italiano in gara, Matteo Bertrand (XSpeed United Continental), non ha terminato la corsa. Nych si impone un classifica con 41″ su Balderstone e 52″ su Sanchez

GRAND PRIX DE LA FAMILLE ROYALE

l’algerino Youcef Reguigui (nazionale algerina) si è imposto nella corsa marocchina, Sefrou – Meknes, percorrendo 122.7 Km in 2h40′56″, alla media di 45.746 Km/h. Ha preceduto allo sprint i marocchini Salah Eddine Mraouni (Sidi Ali-Unlock Team) e Ibrahim Essabahy (nazionale marocchina U23). Nessun italiano in gara

TOUR OF JAPAN

Il giapponese Kazushige Kuboki (Team Bridgestone Cycling) si è imposto nella settima ed ultima tappa, circuito di Tokyo, percorrendo 112 Km in 2h22′30″, alla media di 47.158 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Hayato Okamoto (Aisan Racing Team) e Rei Onodera (Utsunomiya Blitzen). Nessun italiano in gara dopo il ritiro nella quarta tappa di Lorenzo Di Camillo (Sofer-Savini Due-OMZ). L’australiano Nathan Earle (JCL Team UKYO) si impone in classifica con 45″ sul connazionale Benjamin Dyball (Victoire Hiroshima) e 55″ sul giapponese Atsushi Oka (JCL Team UKYO)

INTERNATIONALE LOTTO THÜRINGEN LADIES TOUR

La belga Lotte Kopecky (Team SD Worx) si è imposta nella sesta ed ultima tappa, circuito di Mühlhausen, percorrendo 125.2 Km in 3h19′20″, alla media di 37.686 Km/h. Ha preceduto di 32″ l’olandese Lorena Wiebes (Team SD Worx) e di 33″ l’australiana Ruby Roseman-Gannon (Team Jayco-AlUla). Miglior italiana Marta Bastianelli (UAE Team ADQ), 8° a 34″. La Kopecky si impone in classifica con 35″ sulla Wiebes e 42″ sull’olandese Mischa Bredewold (Team SD Worx). Miglior italiana la Bastianelli, 12° a 1′42″

TOUR DE FEMININ (Repubblica Ceca)

La francese Chloé Charpentier (Team Grand-Est Komugi La Fabrique) si è imposta nella quarta ed ultima tappa, Varnsdorf – Krásná Lípa, percorrendo 114.6 Km in 3h21′51″, alla media di 34.065 Km/h. Ha preceduto allo sprint la ceca Julia Kopecky (AG Insurance-NXTG U23 Team) e la polacca Dominika Wlodarczyk (MAT ATOM Deweloper Wroclaw). Miglior italiana Francesca Tommasi (Team Mendelspeck), 12°. L’ucraina Olha Kulynych (Duolar – Chevalmeire) si impone in classifica con 11″ sulla Wlodarczyk e 41″ sulla ceca Eliska Kvasnickova (Mix Brilon/Sportraces). Miglior italiana la Tommasi, 7° a 1′50″

RIDELONDON CLASSIQUE (Donne)

L’olandese Charlotte Kool (Team DSM) si è imposta nella terza ed ultima tappa, circuito di Londra, percorrendo 91.2 Km in 2h11′58″, alla media di 41.465 Km/h. Ha preceduto allo sprint la statunitense Chloé Dygert (CANYON//SRAM Racing) e la connazionale (Maike van der Duin CANYON//SRAM Racing). Miglior italiana Chiara Consonni (UAE Team ADQ), 6°. La Kool si impone in classifica con 11″ sulla Dygert e 15″ sulla britannica Lizzie Deignan (Trek-Segafredo). Miglior italiana Eleonora Camilla Gasparrini (UAE Team ADQ), 4° a 22″

GRAN PREMIO CIUDAD DE EIBAR (Donne)

La canadese Olivia Baril (UAE Development Team) si è imposta nella corsa spagnola, circuito di Eibar, percorrendo 112.3 Km in 2h50′32″, alla media di 39.511 Km/h. Ha preceduto allo sprint allo spagnolo Sheyla Gutierrez (Movistar Team) e l’ucraina Yuliia Biriukova (UAE Development Team). Miglior italiana Debora Silvestri (Laboral Kutxa-Fundacion Euskadi), 7° a 2″

ORLEN NATIONS GRAND PRIX (Polonia – Under 23)

Il portoghese António Morgado (nazionale portoghese) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Sanok – Hotel Arlamów, percorrendo 145 Km in 3h40′58″, alla media di 39.372 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo sloveno Gal Glivar (nazionale slovena) e il francese Jordan Labrosse (nazionale francese). Miglior italiano Davide Piganzoli (nazionale italiana), 9°. Glivar si impone in classifica con 16″ su Piganzoli e 26″ sul tedesco Hannes Wilksch (nazionale tedesca)

DUE GIORNI MARCHIGIANA – TROFEO CITTÀ DI CASTELFIDARDO

L’italiano Matteo Pongiluppi (SIAS RIME) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Castelfidardo, percorrendo 180 Km in 3h50′18″, alla media di 46.895 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Attilio Viviani (Team corratec – Selle Italia) e Alessandro Motta (Biesse-Carrera)

UN’APOTEOSI IMPERIALE

maggio 28, 2023 by Redazione  
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Atto finale della Corsa Rosa sulle strade della capitale italiana. Dopo il “pasticciaccio brutto” del 2018 si è preferito proporre un circuito diverso da quello sul quale si concluse l’edizione vinta da Froome limitando al minimo i tratti da percorrere sui traballanti sampietrini. Epilogo sempre in Via dei Fori Imperiali, dopo un tuffo nella grande bellezza di Roma.

Sarà Roma a chiudere i battenti del Giro 2023 e lo farà cinque anni dopo la conclusione sulle strade della capitale dell’edizione vinta da Chris Froome, una pagina che si vuole dimenticare vista la magra figura fatta dall’amministrazione capitolina, con la giuria che si vide costretta a neutralizzare parecchi giri del circuito romano a causa delle buche presenti sulle strade. Per il ritorno del gran finale della Corsa Rosa a Roma si è corso ai ripari, disegnando un circuito che non si limiterà alla zona dei fori e ha limitato all’osso i tratti da percorrere sui “sampietrini”, com’è tradizionalmente chiamato il pavé nella capitale in ricordo dell’epoca dello Stato Pontificio, quando gli operai preposti alla manutenzione delle strade venivano così soprannominati per rimarcare il fatto che fossero dipendenti della Santa Sede. Così dei 13.6 Km dell’ultimo circuito, che complessivamente dovrà essere inanellato sei volte, soli 1500 metri si dovranno percorrere sulle “pietre”, spezzati in cinque breve bocconcini sparsi qua e là lungo il percorso, per il resto totalmente pianeggiante. In realtà ci sarà lo spazio per un’ultima salita perché a quasi 7 Km dal via, che avverrà nel quartiere dell’EUR con l’ultimo raduno di partenza fissato presso il Palazzo della Civiltà Italiana (il cosiddetto “Colosseo Quadrato”), si affronterà un’ascesa di 900 metri al 5.8% che si concluderà presso i cancelli della Tenuta di Castelporziano, dal 1872 di proprietà dello Stato Italiano, inizialmente acquistata per farne una riserva di caccia a uso di re Vittorio Emanuele II e utilizzata a tale scopo anche dai Presidenti della Repubblica dopo la fine della monarchia, attività venatoria cessata nel 1977: dal 1999 è una riserva naturale statale, nonché una delle tre residenze ufficiali del capo dello stato dopo il Quirinale e la napoletana Villa Rosebery. Una decina di chilometri più avanti i “girini” raggiungeranno il mare, ma avranno appena il tempo per respirarne la salsedine perché arrivati a Lido di Castel Fusano gireranno i tacchi per riprendere nella direzione opposta la strada appena percorsa e far ritorno all’EUR. Sfilato accanto al circolare Palazzo dello Sport progettato per le Olimpiadi del 1960, il gruppo attraverserà il Parco Centrale del Lago, sorto attorno al laghetto pensato – come il resto del quartiere – per l’Esposizione Universale che si doveva svolgere nel 1942 e che sarà definitivamente annullata a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Prima di lasciare l’EUR si giungerà quindi nel cuore del quartiere dove svetta dall’alto dei suoi 45 metri quello che fino al 2004 era l’obelisco più recente di Roma, eretto nel 1959 in ricordo di Guglielmo Marconi e il cui primato è stato battuto nove anni fa da quello realizzato da Arnaldo Pomodoro e collocato presso il Palazzo dello Sport.
Pedalando sulla Cristoforo Colombo in direzione del centro della capitale il gruppo andrà a lambire i confini della Garbatella, uno dei quartieri popolari più noti di Roma, realizzato a partire dal 18 febbraio del 1920, giorno della posa della prima pietra presso l’odierna Piazza Benedetto Prim, cerimonia presieduta personalmente dall’allora re Vittorio Emanuele III. Varcata la cinta delle Mura Aureliane attraverso Porta Ardeatina, la corsa farà quindi l’ingresso sul circuito quando mancheranno poco più di 3 Km al primo passaggio dal traguardo, come nel 2018 previsto in Via dei Fori Imperiali, strada tracciata in epoca fascista su progetto dell’ingegner Barnaba Gozzi per collegare in linea retta il Colosseo con Piazza Venezia, opera che fu compiuta demolendo il “quartiere Alessandrino”, realizzato alla fine del XVI secolo. Il circuito inizierà con il passaggio nella centralissima Piazza Venezia, dove il gruppo transiterà lasciando alle spalle l’Altare della Patria, cuore del monumento detto Vittoriano perché realizzato in onore del primo sovrano del Regno d’Italia Vittorio Emanuele II, per progettare il quale si racconta che l’architetto marchigiano Giuseppe Sacconi si sia ispirato alle scenografie naturali delle Dolomiti. Subito dopo si percorrerà proprio la strada intitolata al primo re d’Italia, sulla quale si affacciano le imponenti facciate delle chiese del Gesù, di Sant’Andrea della Valle e di Santa Maria in Vallicella, presso la quale si trova quella che da molti è stata definita come la più bella e monumentale sacrestia della capitale. All’altro capo del corso inizierà il primo dei tre tratti previsti lungo il Tevere, un chilometro e mezzo in direzione del quartiere Flaminio e la prima delle cinque porzioni di sampietrini, giusto 100 metri all’altezza del moderno “sarcofago” che dal 2006 cela al suo interno uno dei monumenti della Roma antica più celebri, l’Ara Pacis, altare che l’imperatore Augusto aveva fatto innalzare in onore della pace, un bene al quale si anela oggi così come nel remoto anno 9 avanti Cristo. Transitando sul Ponte Regina Margherita ci si porterà sulla sponda opposta del fiume, seguendola in direzione del Vaticano per un chilometro esatto, costeggiano il quartiere Prati fino ad arrivare al cospetto del monumentale Palazzaccio, la sede del Palazzo di Giustizia della capitale, preceduto dal passaggio davanti alla neogotica facciata del Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, soprannominata “il piccolo duomo di Milano” e presso la quale è possibile visitare il curioso Museo delle Anime del Purgatorio, nel quale sono esposti reperti tangibili dei contatti con l’aldilà. Il chilometro successivo vedrà il gruppo allontanarsi delle sponde del fiume per effettuare il periplo di Castel Sant’Angelo, in antichità mausoleo dell’imperatore Adriano successivamente trasformato in fortezza per dare ospitalità ai pontefici durante gli assedi. Il Vaticano è alle porte e la Basilica di San Pietro farà la sua comparsa agli occhi dei “girini” quando imboccheranno Via della Conciliazione, altra strada realizzata all’epoca del regime, anche in questo caso operando una serie di demolizioni che cancellarono il rione della Spina di Borgo. Ritrovato il pavé per 200 metri i corridori percorreranno solo il tratto iniziale del monumentale viale per poi svoltare nuovamente in direzione del Tevere e iniziare l’ultimo e più lungo dei tre tratti tracciati lungo le sponde del “biondo fiume”, quasi 2 Km percorrendo i quali si andrà a transitare tra l’Isola Tiberina e il Tempio Maggiore di Roma, sinagoga costruita all’inizio del XX secolo in stile orientale assiro-babilonese e cuore del quartiere del Ghetto. Salutato il Tevere si sfreccerà a due passi della Basilica di Santa Maria in Cosmedin, chiesa tra le più gettonate dai turisti per la presenza sotto il porticato d’accesso della celebre Bocca della Verità, toccatissimo mascherone che in epoca antica era lo sportello di un tombino destinato a raccogliere le acque del Tevere in occasione delle piene più disastrose. Subito dopo si percorrerà la strada che corre tra le prime pendici dell’Aventino e la cavea del Circo Massimo, luogo dove avvenne il mitico episodio del “ratto delle Sabine”, con il quale il fondatore della città Romolo intese fondere il popolo romano con quello sabino. Un’altra breve porzione sul lastricato, 100 metri appena, porterà il gruppo su strade ben note a molti corridori, quelle del circuito delle Terme di Caracalla, che dal 1946 ospita il 25 aprile di ogni anni il Gran Premio della Liberazione, una delle principali corse del calendario riservato ai dilettanti, gara che nell’albo d’oro vanta nomi come quelli dell’ex campione europeo Matteo Trentin e del vincitore del Giro del 1990 Gianni Bugno, mentre ad aprire le danze nella prima edizione fu proprio un corridore originario di Roma, Gustavo Guglielmetti. Girando attorno alle celebri terme – che perse da secoli la loro funzione oggi ospitano le rappresentazioni della stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma, mentre nel 1960 furono “prestate” allo sport per accogliere le gare di ginnastica dell’olimpiade – si ritornerà a pedalare in direzione del Circo Massimo per poi infilarsi in Via di San Gregorio, strada con 300 metri in sampietrini tracciata tra il Palatino e il colle sul quale troneggia la barocca chiesa di San Gregorio al Celio, realizzata accanto a un complesso di tre piccoli oratori, due dei quali risalenti al XII secolo. L’apparizione della mole del Colosseo sullo sfondo avrà quasi lo stesso “rumore” della campana che annuncia l’ultimo giro di circuito. L’epilogo è oramai prossimo, dopo l’ultima svolta s’imboccherà l’ultima e più lunga porzione “ballerina” (800 metri a cavallo dal passaggio del traguardo) per un finale davvero imperiale, che incoronerà l’imperatore del Giro 2023.

Mauro Facoltosi

Via dei Fori Imperiali e l’altimetria dell’ultima tappa del Giro 2023 (www.virgoletteblog.it)

Via dei Fori Imperiali e l’altimetria dell’ultima tappa del Giro 2023 (www.virgoletteblog.it)

CIAK SI GIRO

“Solo preti qui regneranno”. Così l’irriverente poeta romano interpretò la sigla SPQR che da sempre è l’emblema di Roma e che nella realtà era l’abbreviazione della frase latina “Senatvs PopvlvsQve Romanvs” che significava semplicemente “il Senato e il Popolo Romano”. Non aveva tutti i torti il Belli perché la Chiesa ebbe un ruolo predominante nella storia della capitale e anche per questo vogliamo concludere la nostra rassegna con un sacerdote e uno dei più celebri: Don Camillo. Vi starete chiedendo cosa possa c’entrare il sanguigno prete emiliano partorito dalla fantasia di Giovannino Guareschi e da sempre protagonista in quel di Brescello? Ebbene, Roma ebbe un ruolo anche in quei film perché la Cineriz, casa produttrice dei sei episodi della saga, aveva la sua principale sede a Roma e per tutte le scene da girare in interni si preferirono gli studi di Cinecittà, dove fu costruita appositamente la chiesa nella quale Don Camillo era parroco (solo gli esterni furono girati a Brescello) e che in uno degli episodi sarà invasa dalle acque straripate nel Po. Qua e là location romane e laziali fanno capolino e così ne “Il ritorno di Don Camillo”, girato anche in Abruzzo, si possono ammirare il romano Palazzo Capizucchi (nella finzione il collegio di Parma frequentato dal figlio di Peppone), scorci di Fiano Romano e Riano e lo scomparso Ponte Sfondato di Montopoli di Sabina, crollato otto anni dopo la fine delle riprese. In “Don Camillo monsignore ma non troppo” il sacerdote viene promosso e viene trasferito nella capitale, dove ha l’ufficio nel Palazzo del Commendatore, non distante dal Vaticano. Infine ne “Il compagno Don Camillo”, il penultimo della saga e l’ultimo interpretato da Fernandel, lo schiocco del ciac tornò a farsi sentire nel Lazio, dove il borgo viterbese di Monterosi prestò la propria chiesa per interpretare quella del villaggio russo di Brezwyscewski. Una delle ultime riprese con il celebre attore francese, che successivamente sarà sostituito da Gastone Moschin, vide Fernandel in azione in uno dei luoghi toccati dal percorso dell’ultima tappa, la spettacolare sacrestia di Santa Maria in Vallicella, che il sacerdote attraversa per recarsi in udienza dal vescovo di Reggio Emilia.

Don Camillo esce da Palazzo Capizucchi ne “Il ritorno di Don Camillo” (www.davinotti)

Don Camillo esce da Palazzo Capizucchi ne “Il ritorno di Don Camillo” (www.davinotti)

Il Palazzo del Governatore ufficio di Don Camillo in “Don Camillo monsignore ma non troppo” (www.davinotti)

Il Palazzo del Governatore ufficio di Don Camillo in “Don Camillo monsignore ma non troppo” (www.davinotti)

Don Camillo si congeda dal personaggio che ha interpreto per 12 anni percorrendo la sacrestia della chiesa di Santa Maria in Vallicella nel finale de “Il compagno Don Camillo” (www.davinotti)

Don Camillo si congeda dal personaggio che ha interpreto per 12 anni percorrendo la sacrestia della chiesa di Santa Maria in Vallicella nel finale de “Il compagno Don Camillo” (www.davinotti)

Qui trovate le location dei tre film citati


https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/il-ritorno-di-don-camillo/50000172

https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/don-camillo-monsignore-ma-non-troppo/50005417


https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/il-compagno-don-camillo/50005418

FOTOGALLERY

EUR, Palazzo della Civiltà Italiana

Tenuta presidenziale di Castel Porziano

Il Palazzo dello Sport all’EUR

Parco Centrale dell’EUR

L’obelisco dedicato a Guglielmo Marconi

Piazza Damiano Sauli, cuore del quartiere della Garbatella

Porta Ardeatina

Vittoriano

Santa Maria in Vallicella

L’Ara Pacis e il primo tratto in sampietrini

Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio

Castel Sant’Angelo visto dalla stessa prospettiva dei corridori

Il Tempo Maggiore di Roma visto dal lungotevere

Santa Maria in Cosmedin con la fila di turisti in attesa di vedere la Bocca della Verità

Terme di Caracalla

San Gregorio al Celio

Il Colosseo fa capolino dietro la strada che percorreranno i corridori

27-05-2023

maggio 27, 2023 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

GIRO D’ITALIA

Lo sloveno Primoz Roglic (Jumbo-Visma) si è imposto nella ventesima tappa, cronoscalata Tarvisio – Monte Lussari, percorrendo 18.6 Km in 44′23″, alla media di 25.145 Km/h. Ha preceduto di 40″ il britannico Geraint Thomas (INEOS Grenadiers) e di 42″ il portoghese Joao Almeida (UAE Team Emirates). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 4° a 55″. Roglic è la nuova maglia rosa con 14″ su Thomas e 1′15″ su Almeida. Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 4° a 4′40″.

BOUCLES DE LA MAYENNE – CRÉDIT MUTUEL

Il francese Arnaud Démare (Groupama-FDJ) si è imposto nella terza tappa, Saint-Berthevin – Meslay-du-Maine, percorrendo 181.3 Km in 4h05′42″, alla media di 44.274 Km/h. Ha preceduto allo sprint il belga Milan Menten (Lotto Dstny) e l’olandese Arvid de Kleijn (Tudor Pro Cycling Team). Miglior italiano Matteo Malucelli (Bingoal WB), 5°. Lo spagnolo Oier Lazkano (Movistar Team) è ancora leader della classifica con 38″ su Démare e 40″ sul portoghese Ivo Oliveira (UAE Team Emirates). Miglior italiano Nicolò Parisini (Q36.5 Pro Cycling Team), 15° a 53″

TOUR OF NORWAY

L’olandese Mike Teunissen (Intermarché-Circus-Wanty) si è imposto nella prima tappa, Røldal – Hovden, percorrendo 85.2 Km in 1h58′30″, alla media di 43.139 Km/h. Ha preceduto allo sprint il danese Tobias Lund Andresen (Team DSM) e il belga Jordi Meeus (BORA-hansgrohe). Miglior italiano Luca Colnaghi (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), 26°. La tappa sarebbe dovuta partire da Jondal e misurare 206 Km, ma è stata accorciata a causa del maltempo. Il britannico Ben Tulett (INEOS Grenadiers) è ancora leader della classifica con 1″ sullo statunitense Magnus Sheffield (INEOS Grenadiers) e 20″ sull’ungherese Attila Valter (Jumbo-Visma). Miglior italiano Lorenzo Milesi (Team DSM), 12° a 34″.

ALPES ISÈRE TOUR

Il belga Lennert Van Eetvelt (Lotto Dstny Development Team) si è imposto nella quarta tappa, Monsteroux-Milieu – Saint-Maurice-l’Exil, percorrendo 182.8 Km in 4h35′34″, alla media di 39.802 Km/h. Ha preceduto di 52″ il britannico Oscar Onley (Development Team DSM) e di 1′11″ il norvegese Johannes Kulset (Uno-X DARE Development Team). Miglior italiano Alessio Martinelli (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), 4° a 1′11″. Van Eetvelt è il nuovo leader della classifica con 55″ su Onley e 1′19″ su Kulset. Miglior italiano Martinelli, 4° a 1′22″-

TOUR DE LA MIRABELLE

Il francese Quentin Bezza (SCO Dijon – Team Matériel – Velo.com) si è imposto nella seconda tappa, Saint-Amarin – Corcieux, percorrendo 158.5 Km in 4h04′25″, alla media di 38.909 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Andrea Peron (Team Novo Nordisk) e il tedesco Tobias Müller (Rad-Net Osswald). Miglior italiano Lorenzo Galimberti (Biesse-Carrera), 6°. Il belga Jonas Geens (Tarteletto-Isorex) è il nuovo leader della classifica con lo stesso tempo del francese Clément Braz Afonso (Philippe Wagner Cycling) e di Darbellay. Miglior italiano Galimberti, 9°.

VAN MERKSTEIJN FENCES CLASSIC

L’australiano Caleb Ewan (Lotto Dstny) si è imposto nella corsa belga, Kortrijk – Zwevegem, percorrendo 199.4 Km in 4h28′24″, alla media di 44.575 Km/h. Ha preceduto allo sprint i belgi Tim Merlier (Soudal Quick-Step) e Gerben Thijssen (Intermarché-Circus-Wanty). Miglior italiano Jakub Mareczko (Alpecin-Deceuninck), 7°.

GP BEIRAS E SERRA DA ESTRELA (Portogallo)

Il portoghese Iuri Leitao (Caja Rural-Seguros RGA) si è imposto anche nella terza tappa, Penamacor – Pinhel, percorrendo 176.8 Km in 4h29′30″, alla media di 39.362 Km/h.Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Xavier Cañellas (Electro Hiper Europa) e il connazionale Fabio Costa (Glassdrive / Q8 / Anicolor). Unico italiano in gara Matteo Bertrand (XSpeed United Continental), 70° a 1′02″. Lo spagnolo Pelayo Sanchez (Burgos-BH) è tornjato leader della classifica con lo stesso tempo dell’uruguaiano Eric Fagundez (Burgos-BH) e del connazionale Ander Okamika (Burgos-BH). Bertrand 61° a 5′35″

TOUR OF ESTONIA

Il danese Rasmus Bøgh Wallin (Restaurant Suri-Carl Ras) si è imposto nella seconda ed ultima tappa, circuito di Tartu, percorrendo 164.8 Km in 3h54′53″, alla media di 42.097 Km/h. Ha preceduto di 17″ i connazionali Mathias Larsen (Restaurant Suri-Carl Ras) e Matias Malmberg (Maloja Pushbikers). Due italiani in gara: Filippo Fortin (Maloja Pushbikers) 19° a 1′08″, Liam Bertazzo (Maloja Pushbikers) ritirato. Wallin si impone in classifica con 28″ su Malmberg e 33″ sull’estone Norman Vahtra (nazionale estone). Fortin 12° a 1′07″

LADIES TOUR OF ESTONIA

L’ucraina Olga Shekel (nazionale ucraina) si è imposta nella corsa estone, circuito di Tartu, percorrendo 104.2 Km in 2h44′35″, alla media di 37.987 Km/h. Ha preceduto di 46″ l’austriaca Kathrin Schweinberger (nazionale austriaca) e l’estone Kristel Sandra Soonik (nazionale estone). Nessuna italiana in gara

GRAND PRIX DU TRÔNE

Lo slovacco Lukáš Kubiš (Dukla Banska Bystrica) si è imposto nella corsa marocchina, El Hajeb›Fez, percorrendo 115 Km in 2h37′30″, alla media di 43.81 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’algerino Youcef Reguigui
(nazionale algerina) e il marocchino Achraf Ed Doghmy (nazionale marocchina). Nessun italiano in gara

TOUR OF JAPAN

Lo statunitense Luke Lamperti (Trinity Racing) si è imposto nella sesta tappa, circuito di Sagamihara, percorrendo 107.5 Km in 2h23′26″, alla media di 44.969 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Benjamin Prades (JCL Team UKYO) e il giapponese Atsushi Oka (JCL Team UKYO). Nessuin italiano in gara dopo il ritiro nella quarta tappa di Lorenzo Di Camillo (Sofer-Savini Due-OMZ). L’australiano Nathan Earle (JCL Team UKYO) è ancora leader della classifica con 45″ sul connazionale Benjamin Dyball (Victoire Hiroshima) e 55″ su Oka

INTERNATIONALE LOTTO THÜRINGEN LADIES TOUR

L’olandese Lorena Wiebes (Team SD Worx) si è imposta nella quinta tappa, circuito di Schmalkalden, percorrendo 132.6 Km in 3h29′30″, alla media di 37.976 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiana Marta Bastianelli (UAE Team ADQ) e la polacca Marta Lach (Ceratizit-WNT Pro Cycling). La Wiebes è la nuova leader della classifica con lo stesso tempo della connazionale Mischa Bredewold (Team SD Worx) e 4″ sulla belga Lotte Kopecky (Team SD Worx). Miglior italiana la Bastianelli, 12° a 58″

TOUR DE FEMININ (Repubblica Ceca)

La polacca Dominika Wlodarczyk (MAT ATOM Deweloper Wroclaw) si è imposta nella terza tappa, circuito di Rumburk, percorrendo 110.7 Km in 2h55′07″, alla media di 37.929 Km/h. Ha preceduto di 1″ la ceca Julia Kopecky (AG Insurance-NXTG U23 Team) e la sudafricana Keep Tiffany (Hutchinson – Brother UK). Miglior italiana Sara Casasola (Born To Win-Zhiraf-G20), 5°. L’ucraina Olha Kulynych (Duolar – Chevalmeire) è ancora leader della classifica con 29″ sulla Wlodarczyk e 31″ sulla ceca Eliska Kvasnickova (Mix Brilon/Sportraces). Miglior italiana Francesca Tommasi (Team Mendelspeck), 11° a 1′40″

RIDELONDON CLASSIQUE (Donne)

La statunitense Chloé Dygert (CANYON//SRAM Racing) si è imposta nella seconda tappa, circuito di Maldon, percorrendo 133.1 Km in 3h26′33″, alla media di 38.664 Km/h. Ha preceduto allo sprint la britannica Lizzie Deignan (Trek-Segafredo) e l’italiana Soraya Paladin (CANYON//SRAM Racing). L’olandese Charlotte Kool (Team DSM) è ancora leader della classifica con 5″ sulla Deignan e 10″ sulla Dygert. Miglior italiana Eleonora Camilla Gasparrini (UAE Team ADQ), 5° a 14″

ORLEN NATIONS GRAND PRIX (Polonia – Under 23)

Il britannico Robert Donaldson (nazionale britannica) si è imposto nella quarta tappa, Bukovina Resort – Nowy Sacz, percorrendo 129 Km in 3h06′58″, alla media di 41.398 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Lukas Nerurkar (nazionale britannica) e l’italiano Francesco Busatto (nazionale italiana). Il danese Nikolaj Mengel (nazionale danese) è ancora leader della classifica con 31″ su Nerurkar e 41″ sullo sloveno Gal Glivar (nazionale slovena). Miglior italiano Davide Piganzoli (nazionale italiana), 4° a 51″

DUE GIORNI MARCHIGIANA – GRAN PREMIO SANTA RITA

L’italiano Giosuè Epis (Zalf Euromobil Fior) si è imposto nella corsa italiana, circuito di Castelfidardo, percorrendo 174.2 Km in 4h09′37″, alla media di 41.872 Km/h. Ha preceduto allo sprint gli italiani Martin Nessler (Team Technipes #InEmiliaRomagna) e Federico Biagini (Zalf Euromobil Fior)

QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DEL MONTE LUSSARI

maggio 27, 2023 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

Ecco il tradizionale contenitore made ne ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione vinta da Giuseppe Saronni nel 1983)

SALA STAMPA

Italia

Giro d’Italia: capolavoro Roglic, vince la crono sul Lussari e si prende la Rosa

Gazzetta dello Sport

Belgio

Dan toch nog Primoz! Roglic wint, ondanks pech, klimtijdrit en kan morgen Giro op zijn naam schrijven

Het Nieuwsblad

Slovenia

Z Višarij sporočamo: Primož Roglič je zmagovalec Gira

Delo

Gran Bretagna

Primoz Roglic set to win Giro d’Italia after seizing lead from Geraint Thomas

The Guardian

Francia

Roglic déboulonne Thomas, top 5 pour Pinot

L’Équipe

Spagna

Roglic es leyenda

AS

Portogallo

Nem a bicicleta tirou a camisola rosa a Roglic num Giro em que Almeida é terceiro

Público

Paesi Bassi

Primoz Roglic neemt voorschot op Giro-zege door winst in spectaculaire tijdrit

De Telegraaf

Danimarca

Primoz Roglic sejrer og erobrer førertrøjen i Giroen

Politiken

Norvegia

Andreas Leknessund tangerte «norsk rekord» – slovenske Primož Roglič vant Giro d’Italia

Aftenposten

Germania

Roglic gewinnt Bergzeitfahren und steht vor Giro-Triumph

Kicker

USA

Redemption for Roglič as he closes in on Giro d’Italia title despite mechanical problem

The Washington Post

Colombia

Einer Rubio: mejor colombiano en el Giro de Italia, dramática contrarreloj

El Tiempo

DISCOGIRO

La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it

14 (Jayred)

METEOGIRO

Roma (EUR): nubi sparse, 25°C (percepiti 26°C), vento moderato da SO (12 – 29 Km/h), umidità al 60%
Roma (1° passaggio – 44.4 Km): nubi sparse, 24°C (percepiti 26°C), vento moderato da S (9 – 26 Km/h), umidità al 61%
Roma (arrivo): nubi sparse, 24°C (percepiti 25°C), vento moderato da S (4 – 16 Km/h), umidità al 62%

GLI ORARI DEL GIRO

15.20: inizio diretta su Rai2 (con breve interruzione di circa 5 minuti alle 17.40 per telegiornale LIS e meteo)
15.30: inizio diretta su Eurosport
15.30: partenza dall’EUR (Roma)
17.00-17.10: primo passaggio dal traguardo di Roma
17.20-17.30: secondo passaggio dal traguardo (con traguardo volante)
17.35-17.50: terzo passaggio dal traguardo
17.55.18.15: quarto passaggio dal traguardo (con traguardo volante)
18.15-18.35: quinto passaggio dal traguardo
18.35-18.55: arrivo a Roma

STRAFALGAR SQUARE

Fabretti: “La tappa di ieri è stata vista dal 27% di share”
Petacchi: “Andrà all’arrivo con il casco a cronometro”
Petacchi: “Gicane” (Chicane)
Televideo: “Monte Lussati” (Lussari)
Bellino (RCS): “C’era tutta la Slovenia qui alla tappa”
Fabretti: “Almeido” (Almeida)
Fabretti: “Chilometri zero” (Chilometro zero)

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera

Ordine d’arrivo della ventesima tappa, cronoscalata Tarvisio – Monte Lussari

1° Jonas Iversby Hvideberg
2° Jonathan Lastra a 6″
3° Cesare Benedetti a 15″
4° Simone Consonni a 1′22″
5° Max Kanter a 1′40″

Classifica generale

1° Nicolas Dalla Valle
2° Alberto Dainese a 2′57″
3° Albert Torres a 7′16″
4° Yukiya Arashiro a 7′39″
5° Alexander Krieger a 17′59″

IL GIRO DI 40 ANNI FA

Riviviamo l’edizione 1983 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”

04 giugno 1983 – 21a TAPPA: ARABBA – GORIZIA (232 Km)

OGGI SARONNI SAPRÀ FINIRE IN BELLEZZA?

La corsa rosa si conclude con la «crono» di Udine, ultima sfida di Visentini al leader

Se Visentini guadagnerà più di 10″, Beppe vincerà il Giro soltanto grazie agli abbuoni – Ieri a Gorizia scatto perentorio di Argentin – Saronni fa il Panizza

Il borgo del Monte Lussari illuminato di rosa (sport.sky.it)

Il borgo del Monte Lussari illuminato di rosa (sport.sky.it)


ARCHIVIO QUARTIERTAPPA

Cliccare sul nome della tappa per visualizzare l’articolo

Raduno di partenza a Fossacesia Marina
1a tappa: Fossacesia Marina – Ortona (cronometro individuale)
2a tappa: Teramo – San Salvo
3a tappa: Vasto – Melfi
4a tappa: Venosa – Lago Laceno
5a tappa: Atripalda – Salerno
6a tappa: Napoli – Napoli
7a tappa: Capua – Gran Sasso d’Italia
8a tappa: Terni – Fossombrone
9a tappa: Savignano sul Rubicone – Cesena (cronometro individuale)
10a tappa: Scandiano – Viareggio
11a tappa: Camaiore – Tortona
12a tappa: Bra – Rivoli
13a tappa: Borgofranco d’Ivrea – Crans Montana
14a tappa: Sierre – Cassano Magnago
16a tappa: Seregno – Bergamo
17a tappa: Sabbio Chiese – Monte Bondone
18a tappa: Pergine Valsugana – Caorle
19a tappa: Oderzo – Val di Zoldo (Palafavera)
20a tappa: Longarone – Tre Cime di Lavaredo

ROGLIC VINCE IL GIRO COME AVEVA PERSO IL TOUR

maggio 27, 2023 by Redazione  
Filed under News

Nella terribile cronoscalata al Monte Lussari Primoz Roglic con una prova davvero straordinaria ribalta le sorti del Giro d’Italia, infliggendo un distacco di 40 secondi al rivale gallese Thomas e andansodi a prendere la maglia rosa alla vigilia della passerella romana. Neppure un incidente meccanico su un tratto estremamente ripido riesce a fermare lo sloveno, che vince anche la tappa.

Geraint Thomas (INEOS Grenadiers) era l’unico corridore tra i tre che saliranno sul podio domani a non aver avuto ancora una vera giornata di crisi, se non consideriamo la crono iniziale nella quale Remco Evenepoel (Soudal – Quick Step) aveva dato enormi distacchi a tutti.
Joao Almeida (UAE Team Emirates), come si poteva immaginare, ha patito sia sulla salita di Coi che sulle Tre Cime di Lavaredo le severe pendenze, Primoz Roglic (Jumbo-Visma) aveva sofferto un passaggio a vuoto sul Monte Bondone, riuscendo comunque a non naufragare grazie anche ad un ottimo Sepp Kuss.
Thomas ha avuto oggi la sua giornata di difficoltà che gli è costata la maglia rosa.
Una prova come quella di oggi, piuttosto breve e con una salita ripidissima, indubbiamente sorrideva più ad un corridore esplosivo come Roglic, piuttosto che ad un regolarista solido come Thomas.
Il gallese in effetti sembra aver patito le severe pendenze della salita verso il Monte Santo di Lussari, anche forse a causa del rapporto piuttosto duro che ha spinto. Ora il gallese indubbiamente non si trova a proprio agio a spingere i rapportini che sarebbero stati impensabili negli anni 90, ma su pendenze come quelle di oggi, che restano tali per molti chilometri, si rischia alla lunga di pagare.
In effetti Thomas ha accumulato la maggior parte del ritardo con il quale ha tagliato il traguardo nell’ultima parte della cronometro, visto che al secondo intermedio accusava solo una quindicina di secondi dei quaranta patiti all’arrivo.
Le scelte sono state diverse non solo nei rapporti scelti, che comunque riflettono le caratteristiche dei corridori, ma anche per esempio sulla questione casco che Thomas ha preferito cambiare al momento del cambio di bicicletta.
In quel passaggio Thomas ha impiegato circa 8 secondi in più rispetto a Roglic, ma ha iniziato la salita con soli 2 secondi di ritardo, segno che nel tratto pianeggiante Thomas è andato nel complesso un po’ meglio.
Il secondo episodio significativo è stata la posizione delle mani adottata da Roglic in un tratto in cui aveva già cambiato la bicicletta, salendo su quella da tradizionale dopo aver abbandonato quella speciale per le prove contro il tempo.
La posizione con gli avambracci sul manubrio senza le protesi da afferrare con le mani è stata vietata da qualche anno dai regolamenti UCI con una decisione che lascia abbastanza perplessi.
Ora il divieto riguarda le prove in linea e non quelle a cronometro, tuttavia appare abbastanza evidente che la ratio di questa decisione vada ricercata in ragione di maggior sicurezza.
E’ ovvio, quindi, che queste ragioni sono sussistenti ogniqualvolta si usi una bicicletta priva delle protesi che caratterizzano quelle usate nelle prove contro il tempo.
La colpa di questa situazione non è ovviamente di Roglic, che ha rispettato alla lettera la norma, bensì di chi quella norma l’ha scritta. Si tratta di una regola non solo insensata dal punto di vista del merito, ma anche di una norma scritta male.
Il terzo episodio da segnalare è l’incidente meccanico patito da Roglic, che è stato costretto a scendere dalla bicicletta e rimettere la catena perdendo almeno dieci secondi.
In quel momento il capitano del team Jumbo ha davvero corso il rischio di perdere il Giro, ma ormai la crisi per Thomas era arrivata, la pedalata era sempre più legnosa e il ritardo saliva vertiginosamente.
Negli ultimi 800 metri (ossia tra il terzo intertempo e il traguardo) Thomas ha perso 11 secondi, passando dai 29 di ritardo (che avrebbero lasciato il Giro contendibile con gli abbuoni) ai 40 definitivi, segno che il gallese non ne aveva davvero più.
Per il resto la cronometro ha confermato i valori emersi sinora e per esempio Almeida e Damiano Caruso (Bahrain – Victorious), terzo e quarto della classifica, sono arrivati terzo e quarto anche nell’ordine d’arrivo della tappa.
Dietro questi corridori ha terminato un ottimo Thibaut Pinot (Groupama – FDJ), che ha dato tutto per onorare la maglia azzurra di miglior scalatore, e successivamente si sono piazzati i migliori ultimi uomini dei primi tre della classifica Kuss, Brandon McNulty (UAE Team Emirates) e Thymen Aresman (INEOS Grenadiers), gregari di lusso che sono stati vicini ai capitani sino agli ultimissimi chilometri nelle tappe di montagna.
Ottima prova anche per Andreas Leknessund (Team DSM), che ha dimostrato, con un nono posto di tappa e un ottavo in generale, che la maglia rosa conquistata a Lago Laceno era pienamente meritata.
Per il resto, l’unica cosa che si può dire è che chi vince ha sempre ragione quindi, benché la condotta esasperatamente attendista di gara di Roglic sia criticabile e sia la stessa che gli aveva fatto perdere il Tour del 2020, ciascuno avrebbe da contrapporre a questa osservazione il dato oggettivo della vittoria. Però, se questo è vero, è anche vero che chi perde ha torto e non si può non notare che la sconfitta di Thomas è stata conseguenza di una tattica altrettanto attendista di Thomas che, ben sapendo che la prova odierna sorrideva più a Roglic che a lui, avrebbe dovuto cercare di attaccare per guadagnare secondi sul rivale, anche magari al termine della prima settimana sul Gran Sasso quando Roglic non sembrava al 100% (si parlava addirittura di covid) e sul Bondone, dove le pendenze erano certamente più adatte a Thomas.
Ora si potrebbe dire che con il senno di poi è facile parlare, tuttavia si è sempre detto che se non si prova a attaccare, neppure si capisce se un avversario sia o meno in crisi.
Tutti i big avrebbero dovuto provare i loro attacchi da più lontano per vedere se gli avversari riuscivano a rispondere, oppure se erano in crisi.
Questo porta alla riflessione oggettiva che il finale al cardiopalma indubbiamente emozionante vissuto oggi non può far dimenticare un Giro corso in maniera molto deludente dai protagonisti, nonostante offrisse un percorso ricco di occasioni per dare spettacolo.
Neppure l’ultima settimana ha modificato la situazione, con le tappe di montagna hanno visto i big muoversi solo negli ultimissimi chilometri. Nel tappone delle Tre Cime di Lavaredo hanno scollinato il Giau davvero in troppi e l’attacco dei big è partito solo a 1,6 km dalla conclusione.
In questi giorni sono tornte alla mente le parole, in questo senso profetiche, del compianto Marco Pantani. “Siamo ridotti a sprintare anche in salita”.
Proprio oggi su un quotidiano nazionale era riportata un’intervista ad un grande campione di quell’epoca, Miguel Indurain, che ha sottolineato come la tecnologia esasperata di questi anni e la mania dei corridori di portarsi dietro anche “il materasso” siano elementi che hanno fatto diventare il ciclismo meno romantico di quello spettacolare che i protagonisti di quegli anni ci offrivano.
Ora è vero che mancano i Pogacar ed i Vingegaard, ma l’Olano e il Tonkov del 96, il Gotti e il Tonkov del 97 e i protagonisti dei giri degli anni successivi non erano certo i campioni del Tour de France, ma davano spettacolo e se le davano di santa ragione sulle montagne. Il Gotti del 97 conquistò la rosa in una tappa di montagna della seconda settimana (Cervinia) come aveva fatto l’anno prima Tonkov (Pratonevoso), mentre in questa edizione nella seconda settimana i big sono arrivati al traguardo in un foltissimo gruppo di corridori sia a Crans Montana (ove pure c’era la durissima Croix de Coeur con discesa insidiosa), sia a Bergamo.
Non resta, quindi, che sperare che siano i nuovi giovani, che sembrano più inclini a dar battaglia da lontano, a riproporci un Giro che ci faccia rivivere le antiche emozioni.

Benedetto Ciccarone

Roglic punta  a testa bassa verso la maglia rosa (Getty Images)

Roglic punta a testa bassa verso la maglia rosa (Getty Images)

A 100 METRI DAL PARADISO

maggio 27, 2023 by Redazione  
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A ventiquattrore dalla conclusione ecco sfornata una delle tappe più dure dell’edizione 2023, che vede il ritorno nel percorso del Giro della cronoscalata, esercizio visto l’ultima volta sulle strade della Corsa Rosa nel 2016, quando si affrontarono contro il tempo le pendenze dell’Alpe di Siusi. Stavolta il palcoscenico della sfida tra i “reduci” del Giro sarà la strada forestale che sale con inclinazioni piuttosto aspre al paradisiaco borgo del Monte Lussari.

La strada per il paradiso non è una passeggiata e i “girini” lo proveranno sulla loro pelle al penultimo giorno della Corsa Rosa, quando gli organizzatori hanno imbastito lo spettacolare arrivo in un posto che è davvero un paradiso, il pittoresco borgo di Monte Lussari, situato quasi all’estremità nordorientale della penisola italiana e sorto attorno al santuario costruito tra il 1500 e il 1600, detto anche “dei tre popoli” perché meta di pellegrinaggi di fedeli che provengono dalle tre stirpi linguistiche della zona, quella romanza (che contempla l’italiano e il dialetto friulano), quella germanica e quella slovena. Passeggiata non sarà e non solo perché la salita che si dovrà percorrere sarà la più ripida tra le 49 previste nel tracciato del Giro 2023, ma anche perché la si affronterà a cronometro e perché non si pedalerà sul tradizionale asfalto, ma sulle lastre in cemento che sono state collocate poco mesi or sono sull’originario fondo stradale sterrato. Non tutta la tappa sarà dure pendenze e cemento perché nei primi 10 Km l’asfalto scorrerà sotto le ruote dei corridori e di salita non se ne incontrerà, se non in occasione di due sporadici tratti. Il primo è il più impegnativo, uno strappo di 400 metri al 6.5% (picco massimo del 15%) che inizierà circa 700 metri dopo la partenza e che servirà per far “sbarcare” i corridori sulla Ciclovia Alpe Adria, pista ciclabile che collega Salisburgo a Grado e che nel tratto che si percorrerà è stata realizzata riqualificando un tratto dismesso della Ferrovia Pontebbana. Sulla ciclabile si rimarrà per 5 Km e mezzo, sfiorando in questo tratto il centro di Camporosso in Valcanale, frazione di Tarvisio situata presso l’omonimo valico, il meno elevato della catena alpina (811 metri) e spartiacque tra il bacino dell’Adriatico (verso il quale scende il fiume Fella, affluente del Tagliamento) e quello del Mar Nero, in direzione del quale si riversano le acque dello Slizza, torrente che va confluire nella Drava, a sua volta affluente del celebre Danubio. Nei pressi dell’ex stazione ferroviaria di Valbruna-Lussari si uscirà dalla ciclabile per iniziare la risalita della Val Saisera, il cui nome d’origine slovena significa “dietro al lago” con riferimento ad uno scomparso bacino, svuotatosi in seguito a un devastante terremoto che colpì queste terre nel 1349. Non è, però, ancora arrivato il momento di misurarsi con pendenze particolarmente difficili e, anzi, ci sarà giusto un pesabilissimo tratto di 1.3 Km al 3% che si concluderà all’altezza del parcheggio dove saranno posizionati gli automezzi delle squadre e dove ai corridori sarà facoltativamente concesso di cambiare bicicletta, riposizionando sulle ammiraglie quelle con le ruote lenticolari che diversi corridori avranno scelto di utilizzare nella prima, scorrevole parte della cronometro. Ancora 1200 metri tranquilli e poi si saluterà l’asfalto per iniziare la scalata al Monte Lussari, ufficialmente 7.3 Km al 12.1%, con due punti nel quale la pendenza andrà a toccare un massimo del 22%. I primi 200 metri al 7% rappresenteranno uno dei tratti più umani di questa salita fortemente voluta al Giro da Enzo Cainero, il papà ciclistico dello Zoncolan e artefice delle frazioni friulane della Corsa Rosa, scomparso lo scorso 28 gennaio dopo una breve malattia e che prima di votarsi anima e corpo al ciclismo è stato calciatore (alla fine degli anni 60 militò in serie A, dove fu portiere del Varese), dirigente dell’Udinese e presidente dell’Associazione Pallacanestro Udinese, riuscendo a riportarla per qualche tempo nella serie A1. Dopo il poco impegnativo biglietto da visita iniziale la strada diretta al Lussari mostra subito i denti e nei successivi 4 Km e 700 metri la pendenza media schizza al 15.3%, con la prima delle due rampe al 22% che s’incontra subito dopo il primo chilometro d’ascesa. Superato il penultimo degli undici tornanti previsti la salita improvvisamente si acquieta e per un chilometro l’inclinazione media scende drasticamente al 3.2%, salvo una piccola fiammata di 300 metri al 9.6%. Passata questa tregua riprende la tempesta di pendenze e con 900 metri al 10.2% e la seconda rasoiata al 22% ci si porta alla Sella Prasnig, situata in corrispondenza di un trivio di sentieri dove i corridori svolteranno a sinistra in direzione della vetta del Lussari. La strada ora spiana mentre si percorrerà l’ex sentiero che funge da circonvallazione del borgo, lungo il quale si procederà per un centinaio di metri in sensibile discesa, fino ad arrivare a imboccare il breve e nuovamente ripido rettilineo d’arrivo, anch’esso lungo solo 100 metri, per arrivare alle soglie del paradiso dopo una salitaccia di puro inferno.

Mauro Facoltosi

I VALICHI DELLA TAPPA

Sella di Camporosso (811 metri). Valicata dal vecchio tracciato della Strada Statale 13 “Pontebbana” tra Ugovizza e Camporosso in Valcanale, è quotata 816 sull’atlante stradale del TCI. Mai affrontata come GPM, non sarà direttamente toccata dal tracciato della tappa, che percorrerà la poco distante Ciclovia Alpe Adria. Il Giro vi è transitato una sola volta, nei chilometri iniziali della tappa Cave del Predil – Vajont del Giro del 2013, vinta dal lituano Ramūnas Navardauskas. Il passaggio era previsto anche durante la tappa Kranj – Lienz del Giro del 1994, il cui percorso fu modificato all’ultimo momento a causa di una frana sul Passo del Pramollo facendo deviare la corsa da Tarvisio verso il valico doganale di Coccau.

Sella Prasnig (1715 metri). Separa il Monte Lussari dalla Cima del Cacciatore ed è valicata dalla strada forestale che sale al Lussari dalla Val Saisera, appositamente cementata per permettere l’agevole transito dei corridori. Vi giunge un sentiero che sale direttamente da Tarvisio.

Sella Monte Santo di Lussari (1735 metri). I corridori vi transiteranno 100 metri prima di giungere al traguardo.

Nota. Il testo di riferimento è “Valichi stradali d’Italia” di Georges Rossini (editore Ediciclo).

Il borgo di Monte Lussari e l’altimetria della ventesima tappa del Giro 2023 (Google Street View)

Il borgo di Monte Lussari e l’altimetria della ventesima tappa del Giro 2023 (Google Street View)

CIAK SI GIRO

La “longa manu” delle case cinematografiche è arrivata fino all’estremità nordorientale della nostra nazione, scoperta in tempi recenti dal “grande schermo”. Risalgono al 2007 le riprese de “La ragazza del lago”, film ispirato al romanzo “Lo sguardo di uno sconosciuto”, opera della scrittrice norvegese Karin Fossum ripubblicata dopo l’uscita del film con lo stesso titolo della pellicola. La trama ruota attorno alle indagini sulla morte di una giovane ragazza, rinvenuta morta sulle sponde di un lago: le riprese si svolsero prevalentemente a Moggio Udinese mentre per la scena del ritrovamento della ragazza priva di vita si scelsero le sponde del lago di Fusine Superiore, situato nel territorio municipale di Tarvisio. Nel medesimo comune si sono svolte in piccola parte le riprese di Scappo a casa, film del 2019 interpretato da Aldo Baglio, stavolta senza la compagnia dei colleghi del trio “Aldo, Giovanni e Giacomo”. Qui si ripercorrono le vicende di Michele, “viveur” che si ritrova derubato dei documenti durante una vacanza a Budapest e arrestato dalla polizia magiara dopo esser stato scambiato per un tunisino clandestino. Destinato a un campo di detenzione, con la complicità di altri detenuti si darà all’evasione e riuscirà a giungere in Slovenia, dove incapperà nella poliziotta Ursula, che lo arresterà nuovamente. Ma quale Slovenia? La stazione di polizia dove Michele viene condotto si trova in realtà in Italia, a un chilometro dal valico doganale di Fusine verso lo stato balcanico, mentre per frontiera italo-slovena è stata spacciata quella di Coccau, che si trova tra Tarvisio e l’Austria.

In collaborazione con www.davinotti.com

La scena del rinvenimento della ragazza deceduta sulle sponde del lago di Fusine Superiore nel film “La ragazza del lago (www.davinotti.com)

La scena del rinvenimento della ragazza deceduta sulle sponde del lago di Fusine Superiore nel film “La ragazza del lago (www.davinotti.com)

Il valico doganale italo-austriaco di Coccau spacciato per frontiera con la Slovenia in “Scappo a casa” (www.davinotti.com)

Il valico doganale italo-austriaco di Coccau spacciato per frontiera con la Slovenia in “Scappo a casa” (www.davinotti.com)

Le altre location dei due film citati (quelle del primo film sono su due pagine)


https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/la-ragazza-del-lago/50008222/pagina/1


https://www.davinotti.com/forum/location-verificate/scappo-a-casa/50045676

FOTOGALLERY

Tarvisio, Piazza Unità

Camporosso in Valcanale, Ciclovia Alpe Adria

La dismessa stazione di Valbruna-Lussari

Val Saisera, i parcheggi del “pit stop” per il cambio di bicicletta

L’imbocco della strada forestale diretta al Monte Lussari

La strada forestale del Monte Lussari dopo i lavori di cementificazione (Youtube)

La strada forestale del Monte Lussari dopo i lavori di cementificazione (Youtube)

La cappelletta situata presso la Sella Prasnig

Il tratto (oggi cementato) che si percorrerà in leggera discesa per giungere a 100 meri dal traguardo

Il santuario di Monte Lussari

QUARTIERTAPPA: DALLA SEDE DELLE TRE CIME DI LAVAREDO

maggio 26, 2023 by Redazione  
Filed under Approfondimenti

Ecco il tradizionale contenitore made ne ilciclismo.it che da diverse stagioni accompagna le cronache prima del Giro e poi del Tour. All’interno ritroverete le rubriche riservate alla rassegna stampa internazionale, alla colonna sonora del giorno, alle previsioni del tempo per la tappa successiva, alle “perle” dei telecronisti, al Giro d’Italia rivisto alla “rovescia” e al ricordo di un Giro passato (quest’anno rivisiteremo l’edizione vinta da Giuseppe Saronni nel 1983)

SALA STAMPA

Italia

Tre Cime di Lavaredo, Roglic (col monocorona) prende 3″ a Thomas. Almeida paga

Gazzetta dello Sport

Belgio

Vroege vluchter Buitrago wint koninginnenrit in Giro, Roglic pakt drie seconden terug op Thomas op slotklim

Het Nieuwsblad

Slovenia

Roglič se mora otresti samo še Thomasa

Delo

Gran Bretagna

Thomas stands firm against Roglic after brutal Dolomites showdown

The Guardian

Francia

Buitrago gagne l’étape reine, Roglic devant Thomas

L’Équipe

Spagna

La temible cronoescalada a Lussari dicta sentencia

AS

Portogallo

Buitagro vence etapa e João Almeida perde mais 20 segundos

Público

Paesi Bassi

Buitrago met koninginnenrit aan de haal; Roglic loopt in op Thomas

De Telegraaf

Danimarca

Klog colombianer tager Giro-sejr foran rolige favoritter og Magnus Cort

Politiken

Germania

Thomas kontert Roglics Attacke – Kämna verliert Zeit und rutscht ab

Kicker

USA

Thomas sees Giro lead cut slightly by Roglič; Buitrago wins 19th stage

The Washington Post

Colombia

¡Santiago Buitrago, espectacular victoria en la etapa reina del Giro de Italia!

El Tiempo

DISCOGIRO

La colonna sonora della tappa del Giro scelta per voi da ilciclismo.it

C’è un fiore sulle Dolomiti (Goran Bregović)

METEOGIRO

Tarvisio – ore 12: nubi sparse, 18°C, vento moderato da NE (10 – 37 Km/h), umidità al 54%
Tarvisio – ore 13: nubi sparse, 19°C, vento moderato da NE (10 – 36 Km/h), umidità al 51%
Tarvisio – ore 14: nubi sparse, 19°C, vento moderato da E (10 – 37 Km/h), umidità al 49%
Tarvisio – ore 15: cielo sereno, 20°C, vento moderato da E (9 – 35 Km/h), umidità al 47%
Tarvisio – ore 16: cielo sereno, 19°C, vento moderato da E (7 – 32 Km/h), umidità al 45%
Tarvisio – ore 17: nubi sparse, 19°C, vento moderato da E (6 – 35 Km/h), umidità al 43%
Tarvisio – ore 18: nubi sparse, 19°C, vento moderato da NE (6 – 21 Km/h), umidità al 45%

GLI ORARI DEL GIRO

11.15: inizio diretta su Eurosport
11.25: inizio diretta su RaiSport
11.30: partenza del prmo corridore da Tarvisio (da confermare)
12.15: arrivo del primo corridore sul Monte Lussari (da confermare)
14.00: inizio diretta su Rai2 (con breve interruzione di circa 5 minuti alle 17.30 per telegiornale LIS e meteo)
17.50: partenza della maglia rosa da Tarvisio
18.30: arrivo della maglia rosa sul Monte Lussari (da confermare)

STRAFALGAR SQUARE

Borgato: “Così ha vinto le Tre Cime di Lavaredo Vincenzo Nibali” (impacchettato con un nastro rosa?)
Nibali: “Il freddo è entrato nelle osse”
Petacchi: “Ha tirato parecchio chilometri”
Martini: “Thomas dovrà affrontare il podio”
Garzelli: “Ho provato la cronometro domani”
Televideo: “Il terribile tappone dolomitico sconvolge la classifica generale” (che corsa avranno visto?)

GIROALCONTRARIO

L’ordine d’arrivo e la classifica generale dal punto di vista della maglia nera

Ordine d’arrivo della diciannovesima tappa, Longarone – Tre Cime di Lavaredo

1° Alberto Dainese
2° Nicolas Dalla Valle a 7″
3° Albert Torres a 47″
4° Simone Consonni s.t.
5° Fernando Gaviria s.t.

Classifica generale

1° Nicolas Dalla Valle
2° Alberto Dainese a 2′59″
3° Albert Torres a 6′25″
4° Yukiya Arashiro a 7′54″
5° Alexander Krieger a 17′21″

IL GIRO DI 40 ANNI FA

Riviviamo l’edizione 1983 della Corsa Rosa attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”

02 giugno 1983 – 19a TAPPA: VICENZA – SELVA DI VAL GARDENA (224 Km)

SARONNI REGISTA SENZA PROBLEMI, PRIMO BECCIA

La maglia rosa ha tirato le fila della frazione di Selva in cui è crollato Contini

Il pugliese che scala i monti

03 giugno 1983 – 20a TAPPA: SELVA DI VAL GARDENA – ARABBA (169 Km

DOLOMITI, SARONNI LIMITA I DANNI

Visentini attacca, ma la Maglia rosa gli concede soltanto 29″ nella tappa di Arabba vinta per distacco da Paganessi

Domani la conclusione con la «cronometro», Beppe è ormai inattaccabile – Pesanti distacchi accusati da Panizza, Van Impe, Baronchelli, Prim – Crolla Contini a 24′ – Un campione sul Pordoi

Le Tre Cime illuminate di rosa (www.gedistatic.it)

Le Tre Cime illuminate di rosa (www.gedistatic.it)

ARCHIVIO QUARTIERTAPPA

Cliccare sul nome della tappa per visualizzare l’articolo

Raduno di partenza a Fossacesia Marina
1a tappa: Fossacesia Marina – Ortona (cronometro individuale)
2a tappa: Teramo – San Salvo
3a tappa: Vasto – Melfi
4a tappa: Venosa – Lago Laceno
5a tappa: Atripalda – Salerno
6a tappa: Napoli – Napoli
7a tappa: Capua – Gran Sasso d’Italia
8a tappa: Terni – Fossombrone
9a tappa: Savignano sul Rubicone – Cesena (cronometro individuale)
10a tappa: Scandiano – Viareggio
11a tappa: Camaiore – Tortona
12a tappa: Bra – Rivoli
13a tappa: Borgofranco d’Ivrea – Crans Montana
14a tappa: Sierre – Cassano Magnago
16a tappa: Seregno – Bergamo
17a tappa: Sabbio Chiese – Monte Bondone
18a tappa: Pergine Valsugana – Caorle
19a tappa: Oderzo – Val di Zoldo (Palafavera)

26-05-2023

maggio 26, 2023 by Redazione  
Filed under Ordini d'arrivo

GIRO D’ITALIA

Il colombiano Santiago Buitrago (Bahrain Victorious) si è imposto nella diciannovesima tappa, Longarone – Tre Cime di Lavaredo, percorrendo 183 Km in 5h28′07″, alla media di 33.464 Km/h. Ha preceduto di 51″ il canadese Derek Gee (Israel-Premier Tech) e di 1′46″ il danese Magnus Cort (EF Education-EasyPost). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 7° a 2′09″. Il britannico Geraint Thomas (INEOS Grenadiers) è ancora in maglia rosa con 26″ sullo sloveno Primoz Roglic (Jumbo-Visma) e 59″ sul portoghese Joao Almeida (UAE Team Emirates). Miglior italiano Damiano Caruso (Bahrain Victorious), 5° a 3′51″.

BOUCLES DE LA MAYENNE – CRÉDIT MUTUEL

Lo spagnolo Oier Lazkano (Movistar Team) si è imposto nella seconda tappa, Saint-Mars-sur-Colmont – Lassay-les-Châteaux, percorrendo 185.2 Km in 4h29′07″, alla media di 41.291 Km/h. Ha preceduto di 31″ il francese Célestin Guillon (Van Rysel-Roubaix Lille Métropole) e di 32″ il danese Jacob Hindsgaul (Uno-X Pro Cycling Team). Miglior italiano Marco Tizza (Bingoal WB), 11° a 41″. Lazkano è il nuovo leader della classifica con 42″ sul portoghese Ivo Oliveira (UAE Team Emirates) e 44″ su Hindsgaul. Miglior italiano Nicolò Parisini (Q36.5 Pro Cycling Team), 15° a 53″

TOUR OF NORWAY

Il britannico Ben Tulett (INEOS Grenadiers) si è imposto nel prologo, cronometro individuale Bergen – Mount Fløyen, percorrendo 7.4 Km in 14′28″, alla media di 30.691 Km/h. Ha preceduto di 1″ lo statunitense Magnus Sheffield (INEOS Grenadiers) e di 20″ l’ungherese Attila Valter (Jumbo-Visma). Miglior italiano Lorenzo Milesi (Team DSM), 12° a 34″. Tulett è il primo leader della classifica con 1″ su Sheffield e 20″ su Valter. Miglior italiano Milesi, 12° a 34″.

ALPES ISÈRE TOUR

Il francese Clément Carisey (Charvieu-Chavagneux IC) si è imposto nella terza tappa, Saint-Exupéry – Colombier-Saugnieu, percorrendo 145.9 Km in 4h03′52″, alla media di 35.897 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Théo Thomas (VC Villefranche Beaujolais) e di 3″ il belga Jordi Warlop (Soudal Quick-Step Devo Team). Miglior italiano Miglior italiano Lorenzo Conforti (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), 10° a 3″. Carisey è il nuovo leader della classifica con 3″ sull’olandese Jordan Habets (Metec-SOLARWATT p/b Mantel) e 4″ sul ceco Michael Boros (Elkov-Kasper). Miglior italiano Conforti, 26° a 21″.

TOUR DE LA MIRABELLE

L’olandese Yoeri Havik (Netherlands Track Team) si è imposto nella prima tappa, Verdun – Pont-à-Mousson, percorrendo 160.2 Km in 3h35′09″, alla media di 44.676 Km/h. Ha preceduto allo sprint il tedesco Tobias Müller (Rad-Net Osswald) e l’italiano Andrea Peron (Team Novo Nordisk). Havik è il primo leader della classifica con lo stesso tempo di Müller e Peron

GP BEIRAS E SERRA DA ESTRELA (Portogallo)

Due tappe disputate nel primo giorno di gara.

Il team spagnolo Burgos-BH si è imposto nella prima tappa, cronometro a squadre Seia – Gouveia, percorrendo 15.6 Km in 22′21″, alla media di 41.879 Km/h. Ha preceduto di 4″ il team portoghese Glassdrive Q8 Anicolor e di 5″ il team portoghese Efapel Cycling. Lo spagnolo Pelayo Sanchez (Burgos-BH) è il primo leader della classifica con lo stesso tempo dell’uruguaiano Eric Fagundez (Burgos-BH) e del connazionale Daniel Navarro (Burgos-BH). Unico italiano in gara Matteo Bertrand (XSpeed United Continental), 68° a 2′07″

Il portoghese Iuri Leitao (Caja Rural-Seguros RGA) si è imposto nella seconda tappa, Fornos de Algodres – Figueira de Castelo Rodrigo, percorrendo 123.5 Km in 3h21′13″, alla media di 36.826 Km/h.Ha preceduto allo sprint lo spagnolo Xavier Cañellas (Electro Hiper Europa) e il connazionale Rafael Silva (Efapel Cycling). Bertrand 63° a 2′26″. Fagundez è il nuovo leader della classifica con lo stesso tempo degli spagnoli Pelayo Sanchez (Burgos-BH) e Ander Okamika (Burgos-BH). Bertrand 63° a 4′33″

TOUR OF ALBANIA

Il greco Polychronis Tzortzakis (nazionale greca) si è imposto nella quinta ed ultima tappa, Përmet – Fier, percorrendo 122 Km in 2h042′55″, alla media di 44.931 Km/h. Ha preceduto di 1″ l’azero Samir Jabrayilov (nazionale azera) e il turco Yunus Yilmaz (nazionale turca). Nessun italiano in gara. Il britannico Maximilian Stedman (Velo Schils Interbike RT) si impone in classifica con 4″ sul rumeno Cristian Raileanu (CSA Steaua Bucuresti) e 8″ su greco Periklis Ilias (nazionale greca)

TOUR OF ESTONIA

L’italiano Filippo Fortin (Maloja Pushbikers) si è imposto nella prima tappa, Tallinn – Tartu, percorrendo 192.6 Km in 4h09′35″, alla media di 46.301 Km/h. Ha preceduto di 2″ l’estone Markus Pajur (Tartu2024 Cycling Team) e di 4″ l’olandese Roy Eefting-Bloem (Maloja Pushbikers). In gara anche l’italiano Liam Bertazzo (Maloja Pushbikers), 55° a 6′43″. Fortin è il primo leader della classifica con 6″ su Pajur e 10″ su Eefting-Bloem. Bertazzo 55° a 6′50″

GRAND PRIX DU PRINCE HÉRITIER MOULAY EL HASSAN

Lo slovacco Lukas Kubis (Dukla Banská Bystrica) si è imposto nella corsa marocchina, Fez – Taza, percorrendo 120.5 Km in 2h46′20″, alla media di 43.467 Km/h. Ha preceduto allo sprint i marocchini Nasser Eddine Maatougui (Sidi Ali – Unlock Team) ed El Houcaine Sabbahi (nazionale marocchina). Nessun italiano in gara.

TOUR OF JAPAN

L’australiano Nathan Earle (JCL Team UKYO) si è imposto nella quinta tappa, Subashiri – Mount Fuji, percorrendo 11.4 Km in 40′14″, alla media di 17.001 Km/h. Ha preceduto 34″ del connazionale Benjamin Dyball (Victoire Hiroshima) e di 1′19″ del connazionale Drew Morey (KINAN Racing Team). Nessuin italiano in gara dopo il ritiro nella quarta tappa di Lorenzo Di Camillo (Sofer-Savini Due-OMZ). Earle è il nuovo leader della classifica con 47″ su Dyball e 1′07″ sul giapponese Atsushi Oka (JCL Team UKYO)

INTERNATIONALE LOTTO THÜRINGEN LADIES TOUR

La tedesca Lonneke Uneken (Team SD Worx) si è imposta nella quarta tappa, circuito di Gotha, percorrendo 133.7 Km in 3h23′50″, alla media di 39.356 Km/h. Ha preceduto allo sprint la polacca Marta Lach (Ceratizit-WNT Pro Cycling) e di 7″ la tedesca Christina Schweinberger (Fenix-Deceuninck). Miglior italiana Marta Bastianelli (UAE Team ADQ), 8° a 21″. L’olandese Mischa Bredewold (Team SD Worx) è ancora leader della classifica con 10″ sulla connazionale Lorena Wiebes (Team SD Worx) e sulla belga Lotte Kopecky (Team SD Worx). Miglior italiana la Bastianelli, 12° a 1′04″

TOUR DE FEMININ (Repubblica Ceca)

La polacca Malwina Mul (MAT ATOM Deweloper Wroclaw) si è imposta nella seconda tappa, circuito di Krásná Lípa, percorrendo 105.1 Km in 2h57′05″, alla media di 35.61 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’ucraina Olha Kulynych (Duolar – Chevalmeire) e di 53″ la danese Maja Heisel (Team Interklima ABC Copenhagen). Miglior italiana Emma Redaelli (UAE Development Team), 10° a 1′17″. La Kulynych è la nuova leader della classifica con 24″ sulla Mul e 30″ sulla polacca Dominika Wlodarczyk (MAT ATOM Deweloper Wroclaw). Miglior italiana Francesca Tommasi (Team Mendelspeck), 8° a 1′19″

RIDELONDON CLASSIQUE (Donne)

L’olandese Charlotte Kool (Team DSM) si è imposta nella prima tappa, Saffron Walden – Colchester, percorrendo 146.4 Km in 3h56′35″, alla media di 37.129 Km/h. Ha preceduto allo sprint la francese Clara Copponi (FDJ-SUEZ) e la britannica Lizzie Deignan (Trek-Segafredo). Miglior italiana Eleonora Camilla Gasparrini (UAE Team ADQ), 5°. La Kool è la prima leader della classifica con 6″ sulla Copponi e 8″ sulla Deignan. Miglior italiana la Gasparrini, 4° a 11″

ORLEN NATIONS GRAND PRIX (Polonia – Under 23)

L’italiano Francesco Busatto (nazionale italiana) si è imposto nella terza tappa, Levoča – Štrbské Pleso, percorrendo 124 Km in 3h07′48″, alla media di 39.617 Km/h. Ha preceduto allo sprint lo sloveno Gal Glivar (nazionale slovena) e lo spagnolo Carlos Canal (nazionale spagnolo). Il danese Nikolaj Mengel (nazionale danese) è ancora leader della classifica con 37″ sul britannico Lukas Nerurkar (nazionale britannica) e 41″ sul portoghese António Morgado (nazionale portoghese). Miglior italiano Miglior italiano Davide Piganzoli (nazionale italiana), 5° a 51″

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