TDF FEMMES: NELLA SECONDA TAPPA SUCCESSO DELLA LIPPERT. KOPECKY, SECONDA, ANCORA IN GIALLO
La seconda tappa del Tour de France femminile ha visto la volata di un gruppo forte di una decina di unità. Successo per la tedesca Liane Lippert sulla maglia gialla Lotte Kopecki. Terza Silvia Persico.
Da Clermont-Ferrand a Mauriac il Tour de France Femmes ha continuato a dipanare il suo tracciato con la seconda tappa, una frazione animata da qualche fuga ma che alla fine ha visto “le prime della classe” andarsi a giocare il successo di giornata. La presenza di un GPM a soli 1400 metri dal traguardol ha alzato la tensione agonistica, portando il gruppo delle migliori a tarpare le ali a tutte quelle che nei tratti precedenti avevano provato ad avvantaggiarsi.
Dopo l’ultimo GPM di giornata, quello della Côte de Trébiac che ha visto transitare per prima l’elvetica Marlen Reusser (Team SD Worx – Protime) sull’italiana Elisa Longo Borghini (Lidl – Trek) e sulla polacca Katarzyna Niewiadoma (Canyon//SRAM Racing), si è arrivati ad uno sprint a ranghi ridotti con la la maglia gialla Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime) intenzionata a fare il bis dopo aver vinto ieri la prima tappa. Più veloce della belga, però, è stata la campionessa nazionale tedesca Liane Lippert (Movistar Team), mentre terza e prima delle italiane si è piazzata Silvia Persico (UAE Team ADQ). Undicesima ha terminato la Longo Borghini, ultima del gruppetto giunto alle spalle della vincitrice e che a sua volta ha preceduto di 4″ le immediate inseguitrici.
In classifica generale nulla è cambiato per la leadership, mentre fanno un interessante salto in avanti la Lippert (ora seconda a 49”), la russa Tamara Dronova-Balabolina (Israel Premier Tech Roland), la danese Cecilie Uttrup Ludwig, la Niewiadoma e la Longo Borghini, tutte classificate con 59″ di ritardo dalla maglia gialla.
Domani la terza tappa porterà il plotone da Collonges-la-Rouge a Montignac-Lascaux in147.2km. Il percorso presenta continui saliscendi, ma con gli ultimi 12 km saranno pianeggianti. È facile ipotizzare una condotta di tappa simile a quella odierna con qualche tentativo dalla lunga distanza nelle prime fasi di gara, animate anche da chi lotta per la maglia a pois considerato i quattro GPM che si dovranno affrontare. Il finale, invece, dovrebbe favorire il primo, vero arrivo in volata.
Mario Prato

La volata a ranghi ridotti che ha deciso le sorti della seconda tappa del Tour femminile (foto AFP)
A PARIGI SOFFIA LA BORA. VINGE MAGLIA GIALLA E CALICE NERO!
Finisce un bel Tour con un retrogusto amarognolo di illusioni perdute.
Philipsen non batte il cinque, è lui il battuto, per la seconda volta in questo Tour su sei sprint di gruppo dove, quando non è stato primo, alla peggio ha fatto secondo. Maglia verde incontrastata per il velocista dominante in un’epoca di sprinter un po’ spenti, come peraltro è pure un po’ spento il nuovo tono cromatico che contraddistingue il leader della classifica a punti. Philipsen è più che uno sprinter, l’abbiamo visto potente nelle classiche del Nord sia in proprio vincendo gare di blasone come De Panne o lo Scheldeprijs, sia a supporto di van der Poel, che qui di converso, fra malanni e concentrazione rivolta al Mondiale agostano, ha ricambiato alla grande il favore, guidando magistralmente il compagno nelle melée massive dei tanti arrivi piatti. Ha pure due quarti posti, il buon Philipsen, nelle due tappe rocambolesche della terza settimana in cui i fuggitivi ci hanno regalato parecchie emozioni, pur su un terreno, appunto, assai amico alle ruote veloci. È andata bene, benissimo, così, per evitare un’indigestione di volate che il percorso pareva rendere quasi inevitabili. Anche perché gli Alpecin oltreché potenti vi apparivano via via anche sempre più prepotenti, fino a rasentare il fastidio in chi guarda ma soprattutto nel resto del peloton.
Inevitabile è invece la volata parigina, va da sé, dopo le “fughe” iniziali a titolo di parata per gli uomini in maglia (gialla per Vingegaard, bianca per Pogacar, a pois per il bravissimo Ciccone e, come detto, verde per Philipsen), dopo i brindisi e le sceneggiate assortite. Poche tutto sommato le iniziative volte a rovesciare l’ovvio copione, fra esse va segnalata quella, stavolta non meramente scenografica, di Pogacar in persona, stoppato però dalla Jumbo-Visma con un van Hooijdonk nelle vesti di fastidioso stopper; sembrano volerci credere, su questo allungo protratto, bei nomi quali Bettiol, Kwiatkowski, Skjelmose, Lampaert, Wright… ma alla fine dei conti il cumulo di volponi talentuosi, come spesso succede, è la rovina della fuga stessa, che non prende il largo e ai meno trenta è già neutralizzata. Più convenzionale, nonché sostanzialmente innocuo, il successivo tentativo di Frison, Oliveira e Clarke, mera transizione verso lo sprint. Groenewegen lancia lunghissimo con Pedersen, mentre van der Poel appariva appannato (che ci attendiamo fra due settimane sotto l’arcobaleno di Glasgow? Contro un Van Aert i cui doveri paterni si sono sovrapposti alla perfezione con un ritiro classico stile Vuelta, di quelli in cui il GT spagnolo risulta, ritirandosi all’inizio della terza settimana, il trampolino perfetto per il Mondiale, quando tenuto in date autunnali standard). Il più destro di tutti è Jordi Meeus, ancora giovane atleta del Bora, lui pure uomo da Nord più che missile di massa, agile nel saltare sulla scia dei tentativi di anticipare e poi solido nel reggere al rientro di Philipsen.
Torniamo al brindisi. Iconica l’immagine di Vingegaard che levanta il calice alla telecamera: la trovata del team olandese è optare per un calice nero, in modo da far pendant con la maglia gialla del leader per comporre l’abbinamento di colori che già caratterizza la divisa delle laboriosi api Jumbo. Il risultato è perturbante. Gotico danese in puro stile Blixen. Ghigno di labbra violacee (…pare sia l’immarcescibile succo di barbabietola rossa già celebrato da tutte le icone del ciclismo, da Ferrari a Ghislain Lambert al Team Sky!). Cinema vampiresco da “Lasciami entrare”. Casualità inconsapevole o sfida sfacciata e deliberata? Difficile a dirsi, ma quel che è certo è che il comportamento spietato del team olandese ha ghiacciato il sangue e svuotato la linfa a un Tour che era stato a lungo esplosivo, travolgente, eccitante. Van Hooijdonk sulla ruota di Pogacar che irrompe sui Campi Elisi. Le stesse sensazioni avevano infiltrato la peraltro appassionante tappa del sabato, tutta tesa fra un atteggiamento di Vingegaard improntato alla prudenza e al controllo, da un lato, e, dall’altro lato, dal malcelato desiderio del danese di prevalere su Pogacar per la vittoria di tappa, sublimatosi in una goffa e malriuscita volatina. La tappa è stata bella, certo, ma ancor più bella sarebbe stata se, qualora Vingegaard davvero ambiva alla vittoria, la maglia gialla ci avesse regalato uno scontro a viso aperto, tanto più che, con il vantaggio abissale accumulato, il rischio di un approccio più arrembante era sostanzialmente nullo: un ultimo, autentico duello all’arma bianca con il rivale ormai più che sconfitto.
Questo il dubbio e lo spettro che si insinuano come un’ombra lungo le intere tre settimane di Tour, comprese le prime: il duello a cui abbiamo assistito è stato autentico, o è stato un calcolo? Non si tratta qui di saltare ad altro genere di insinuazioni, del tutto fuori luogo in questa sede, bensì semplicemente di comprendere quale sia stato il significato di quanto accaduto sulla strada, prima e dopo, ma il tutto alla luce della folgorante cronometro di Domancy.
Il ciclismo è sport ermeneutico. La verità, l’aletheia, il disvelamento è ciò che accade nel ciclismo. Ci sono allenamenti, ciascuno per conto proprio, e si arriva alla gara con la prima grande domanda sullo stato di forma. Dopodiché tutto è comprendere quanto forte sia davvero il rivale, quali siano le gerarchie. Una sola tappa non esaurisce il dubbio. Quali le condizioni? Chi si è trattenuto? Chi si è spremuto? Le domande appassionano i tifosi di ciclismo, ma sono le stesse che si pone ogni atleta sui rivali, e talvolta, non di rado, perfino nel ciclismo scientifico, anche a proposito di se stesso o se stessa.
Ciò che avvelena questo Tour è il caos interpretativo: forse, in piccola misura, è stato perfino il tarlo che ha roso le gambe di Pogi sulla strada del Col de la Loze. La crono ci ha restituito un atleta enormemente superiore a tutti gli altri contendenti per la tappa o per la generale, come ben già si sapeva: Pogacar. E un altro atleta a propria volta enormemente superiore a Pogacar. La sfida a cui avevamo assistito, con i reciproci affondi sul Marie Blanque o verso Cauterets, con i braccio di ferro vibranti sul filo dei secondi scalando il Puy-de-Dome o il Joux Plane, tutto questo si ribalta in una sproporzione di forze fisiche, di mera erogazione di potenza, che proietta Vingegaard su un altro livello competitivo rispetto a Pogacar. E dunque? Vingegaard si era trattenuto scientemente per non bruciarsi? Pogacar si è consumato come un Icaro scavando nel fondo del suo fisico per trovare le energie necessarie a reggere alla pari una sfida che era in realtà dispari e sovrumana? Si è trattato di una beffa crudele ai danni delle guance rosee e delle ciocche ribelli che esibisce il principe del ciclismo a tutto tondo, il cui sguardo si faceva sempre più spiritato e febbricitante scontro dopo scontro? I Vosgi ci hanno lasciato senza risposte. Vingegaard rivela che aveva programmato dal novembre scorso un doppio appuntamento, Tour e Vuelta, con un apprezzabile prurito froomiano. Ma sarà vero? Questo Tour era allora programmaticamente impostato al risparmio, fatta salvata quella fiammata di mezzora più vicina agli 8 che ai 7 watt per kg, numeri mai visti nella storia del ciclismo? La perplessità sale come una marea. Che supereroe si nasconde nella figura gracile e pallida del danese? Tornerò per il terzo, dice Vingegaard. La maglia gialla ha solo certezze, le domande restano aperte per Pogacar e per tutti gli altri, spettatori e spettatrici compresi.
Gabriele Bugada

Il podio del Tour 2023 (Getty Images Sport)
LA GRANDE BOUCLE CHE VERRÀ: TOUR DE FRANCE 2024 (e altro ancora)
luglio 24, 2023 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Gli organizzatori del Tour stanno già da tempo tessendo la trama dell’edizione 2024 della corsa francese. In attesa della presentazione ufficiale dell’intero percorso, prevista a ottobre, già è stato annunciato ufficialmente che l’anno prossimo la Grande Boucle scatterà dall’Italia e che l’arrivo dell’ultima tappa sarà eccezionalmente a Nizza (e a cronometro) e non nella tradizionale Parigi
Il Tour est fini, vive le Tour!
Per un Tour che finisce, c’è n’è già un altro in dirittura d’arrivo. Il tracciato dell’edizione 2024 della corsa francese sarà definito solamente nei prossimi mesi per poi essere svelato nella sua integrità ad ottobre, in occasione della tradizionale cerimonia di presentazione che si terrà in autunno al Palazzo dei Congressi di Parigi. Ben cinque tappe del percorso del prossimo Tour, però, sono note da tempo perchè lo stesso gruppo organizzatore le ha svelate ufficialmente in anticipo con due cerimonie distinte, la prima tenutasi il 21 dicembre 2023 e la seconda il 13 marzo successivo. Nella prima occasione sono stati svelati i dettagli dello storico Grand Départ dall’Italia, un evento storico perchè in 110 edizioni il Tour aveva preso il via da dieci stati europei tra i quali tutti quelli direttamente confinanti con la Francia e di questi ultimi all’appello mancavano solo il piccolo principato d’Andorra e la nostra nazione. Forse anche per colmare questa lacuna non si è badati a spese nel imbastire il programma del via del Tour 2024 e non ci stiamo riferendo tanto al numero di tappe previste (3 e mezza) quando alla mano pesantina con la quale si è tracciato la prima frazione, che tra Firenze e Rimini vedrà in 205 Km i corridori affrontare ben sette salite (i metri di dislivello saranno quasi 3800), tra le quali spiccano il difficile Barbotto (5.5 Km al 7.6% e un picco del 18%) e quelle poco conosciute di San Leo (4.6 Km al 7.7%) e di Montemaggio (4.2 Km al 6.6%) mentre l’ultima sarà quella di San Marino da scavalcare a 25 Km dall’arrivo). Non sarà uno scherzo l’avvio del Tour 2024, così come non lo è stata quest’anno la partenza dai Paesi Baschi, anche se la tappa di Bilbao non era difficile quanto quella che si affronterà il giorno d’apertura della prossima edizione. E anche la tappa numero 2, 200 Km da Cesenatico a Bologna, non sarà una passeggiata perchè nel finale dovrà essere ripetuto per due volte la micidiale rampa di quasi 2 Km al 10.6% che conduce al santuario della Madonna di San Luca; come nell’edizione appena terminata i velocisti per far sfoggio delle loro doti dovranno attende la terza frazione, che si disputerà in quasi totale pianura tra Piacenza e Torino, superando anche in questa occasione – per 25 Km per la precisione – il tetto dei 200 Km di gara. Infine, anche non è stato ancora ufficializzato, sarà la vicina Pinerolo a ospitare la partenza l’indomani per la tappa che porterà il Tour in patria e giocoforza si dovrà subito attraversare la catena alpina. Le stesse Alpi sarà le protagoniste del gran finale della corsa perchè in occasione del successivo evento del 13 marzo sono stati mostrati in anteprime le altimetrie delle ultime due tappe, una frazione d’alta montagna che scatterà da Nizza in direzione dei 1678 metri del Col de la Couillole (salita di 16 Km al 7% preceduta da altri tre interminabili ascesa delle Alpi Marittime) e una cronometro di 35 Km che – su di un tracciato per nulla favorevole agli specialisti per la presenza delle salite di La Turbie e del Col d’Èze – si snoderà tra Monaco e Nizza, dove il lungomare della Promenade des Anglais sostituirà per un anno lo storico approdo finale sugli Champs-Élysées , “in panchina” a causa delle Olimpiadi che pochi giorni più tardi saranno inaugurate nella capitale francese.
RASSEGNA STAMPA
Pogi, è uno show da 10 e lode. Bettiol-Ciccone, il finale è da 8 – Meeus, il vincitore che non t’aspetti nel giorno dell’immenso Vingegaard
Gazzetta dello Sport – Italia
Det oser langt væk af en fremtidig storhed, som vi endnu ikke har set grænserne for – En overraskelse tramper sig ind i overskrifterne på Vingegaards store festdag – Denne Tour har bevist, at den gamle udgave af Jonas Vingegaard ikke findes mere – Jonas Vingegaard kalder turen op ad Champs-Élysées for større end sidste år – Jonas Vingegaard må leve med et åg fra fortiden – Pogacar tog sig selv i at beskrive Vingegaard som sin partner, men pointen var et opløftende budskab til cykelverdenen
Politiken – Danimarca
Vingegaard ostaja Pogačarjev največji izziv – Jordi Meeus je presenetil vse in zmagal na zadnji etapi Toura
Delo – Slovenia
Vingegaard gewinnt überlegen die Tour de France!
Kronen Zeitung – Austria
Vingegaard completes second triumph as Meeus takes final stage
The Guardian – Regno Unito
Vingegaard les salue tous
L’Équipe – Francia
Pogacar juguetea en el segundo reinado de Vingegaard
AS – Spagna
Wat een apotheose! Jordi Meeus klopt Jasper Philipsen op de Champs-Elysées en heeft eerste Tourzege beet
Het Nieuwsblad – Belgio
Vingegaard ongenaakbaar – Meeus wint laatste Tour-etappe op Champs-Élysées; Vingegaard nu officieel eindwinnaar
De Telegraaf – Paesi Bassi
Eine Würdigung der spektakulären Tour de France 2023 – Zweiter Triumph für Vingegaard – Deutsches Team jubelt dank Meeus in Paris
Kicker – Germania
Danish rider Jonas Vingegaard wins the Tour de France for 2nd straight year
The Washington Post – USA
Jonas Vingegaard, bicampeón del Tour de Francia – El belga Jordi Meeus sorprende a Philipsen en la última etapa del Tour 2023
El Espectador – Colombia
TOURALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.
Ordine d’arrivo della ventunesima tappa, Saint-Quentin-en-Yvelines – Parigi
1° Adrien Petit
2° Rui Costa s.t.
3° Marc Soler a 32″
4° Julian Alaphilippe a 1′11″
5° Frederik Frison s.t.
Miglior italiano: Alberto Bettiol, 53° a 3′42″
Classifica generale finale
1° Michael Mørkøv
2° Cees Bol a 9′27″
3° Yevgeniy Fedorov a 10′34″
4° Frederik Frison a 11′51″
5° Alex Edmondson a 22′32″
Miglior italiano Gianni Moscon, 16° a 43′12″
Maglia nera: Jonas Vingegaard, 150° a 6h07′11”
STRAFALGAR SQUARE
Martini: “Dopo Chiappucci Ciccone, mancavano 30 anni in Italia” (sono 31 anni che un corridore italiano non vinceva la maglia a pois)
De Luca: “La montagna lo sosteneva e tifava per lui”
De Luca: “Andiamo a rivederla ancora questo finale di tappa”
Garzelli: “La grande velocità che pedalano i corridori”
Pancani: “La maglia bianca è andato all’attacco”
Pancani: “Il successo, grazie all’aiuto del fotofinish, di Jordi Meeus”
Televideo: “Philpsen” (Philipsen)
CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1971 – LA CADUTA DI OCAÑA
Ieri abbiamo terminato il racconto, attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa”, dell’edizione del Tour vinta da Luis Ocaña nel 1973. Oggi ci congediamo con un ricordo che porta la data del 12 luglio 1971, la giornata della storica e sfortunata caduta sui Pirenei che costrinse lo “spagnolo di Francia” al ritiro da un Tour che a una settimana dalla conclusione stava dominando con 7′23″ di vantaggio su Merckx, un distacco molto simile a quello patito da Pogacar nel confronti di Vingegaard
12 LUGLIO 1971 – 14a TAPPA: REVEL – LUCHON (214.5 Km)
OCAÑA ALL’OSPEDALE, VIA LIBERA AD EDDY – MERCKX RIFIUTA LA MAGLIA GIALLA
Tour: è finita in modo drammatico la lotta tra i due assi – Un gesto sportivo del campione (accettato dalla giuria)
Durante una violenta grandinata – Una caduta in discesa ha frenato lo spagnolo – Eddy sbanda in curva, dietro di lui la Maglia gialla finisce a terra – Si rialza e gli piomba addosso Zoetemelk – Trasportato in elicottero a Saint-Gaudens – Solo contusioni – Anche Pettersson costretto al ritiro – Sconvolto da una crisi nervosa, Merckx voleva abbandonare la corsa – “Non è così – ha detto – che desidero riconquistare il primo posto” – Oggi ripartirà senza il segno del primato in omaggio al rivale – Lo spagnolo racconta la paurosa avventura
23-07-2023
luglio 23, 2023 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR DE FRANCE
Il belga Jordi Meeus (BORA-hansgrohe) si è imposto nella ventunesima ed ultima tappa, Saint-Quentin-en-Yvelines – Parigi (Champs-Élysées), percorrendo 115.1 Km in 2h56′13″, alla media di 39.19 Km/h. Ha preceduto allo sprint il connazionale Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck) e l’olandese Dylan Groenewegen (Team Jayco-AlUla). Miglior italiano Luca Mozzato (Team Arkéa-Samsic), 10°. Il danese Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) si impone in classifica con 7′29″ sullo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) e 10′56″ sul britannico Adam Yates (UAE Team Emirates). Miglior italiano Giulio Ciccone (Lidl – Trek), 32° a 2h24′29″
TOUR DE FRANCE FEMMES
Lo belga Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime) si è imposta nella prima tappa, circuito di Clermont-Ferrand, percorrendo 123.8 Km in 3h04′09″, alla media di 40.337 Km/h. Ha preceduto di 41″ le olandesi Lorena Wiebes (Team SD Worx – Protime) e Charlotte Kool (Team Dsm-Firmenich). Miglior italiana Elisa Longo Borghini (Lidl – Trek), 10° a 43″. La Kopecky è la prima maglia gialla con 45″ sulla Wiebes e 47″ sulla Kool. Miglior italiana la Longo Borghini, 10° a 53″
ETHIAS – TOUR DE WALLONIE
Il belga Arnaud De Lie (Lotto Dstny) si è imposto nella seconda tappa, Saint-Ghislain – Walcourt, percorrendo 179.7 Km in 4h15′30″, alla media di 42.200 Km/h. Ha preceduto allo sprint i connazionali Thibau Nys (Lidl – Trek) e Timo Kielich (Alpecin-Deceuninck Development Team). Miglior italiano Elia Viviani (INEOS Grenadiers), 4°. De Lie è il nuovo leader della classifica con lo stesso tempo dell’italiano Filippo Ganna (INEOS Grenadiers) e 4″ sul connazionale Sander De Pestel (Team Flanders – Baloise)
GRAND PRIX DE LA VILLE DE PÉRENCHIES
L’israeliano Itamar Einhorn (nazionale israeliana) si è imposto nella corsa francese, circuito di Pérenchies, percorrendo 178.4 Km in 3h04′09″, alla media di 46.234 Km/h. Ha preceduto allo sprint il rumeno Eduard-Michael Grosu (HRE Mazowsze Serce Polski) e il polacco Maciej Paterski (Voster ATS Team). Nessun italiano in gara
GP KRANJ
L’italiano Edoardo Zamperini (Zalf Euromobil Désirée Fior) si è imposto nella corsa slovena, circuito di Kranj, percorrendo 158.6 Km in 3h34′02″, alla media di 44.46 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Filippo Ridolfo (Team Novo Nordisk) e di 3″ l’italiano Federico Biagini (Zalf Euromobil Désirée Fior)
VISEGRAD 4 BICYCLE RACE GRAND PRIX CZECH REPUBLIC
Il ceco Adam Ťoupalík (Elkov – Kasper) si è imposto nella corsa ceca, circuito di Brno, percorrendo 188 Km in 4h41′41″, alla media di 40.045 Km/h. Ha preceduto di 7″ il polacco Maciej Paterski (Voster ATS Team) e di 10″ l’ungherese Márton Dina (ATT Investments). Miglior italiano in gara Andrea Debiasi (Cycling Team Friuli ASD), 14° a 46″
CUPA MAX AUSNIT
L’argentino German Nicolás Tivani (Team Corratec – Selle Italia) si è imposto nella corsa rumena, circuito di Lugoj, percorrendo 176.3 Km in 4h11′51″, alla media di 42.001 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Alexander Konychev (Team Corratec – Selle Italia) e di 3′15″ l’olandese Etienne van Empel (Team Corratec – Selle Italia). In gara anche l’italiano Matteo Amella (Team Corratec – Selle Italia), 16° a 13′33″
TOUR OF HUANGSHAN (Cina)
Il francese Julien Trarieux (China Glory Continental Cycling Team) si è imposto nella terza ed ultima tappa, circuito di Huangshan, percorrendo 140 Km in 3h05′09″, alla media di 45.369 Km/h. Ha preceduto allo sprint il il russo Roman Maikin (Pingtan International Tourism Island Cycling Team) e il thailandese Sarawut Sirironnachai (Thailand Continental Cycling Team). Nessun italiano in gara. Trarieux si impone in classifica con 7″ sul mongolo Jambaljamts Sainbayar (Terengganu Polygon Cycling Team) e 18″ sul russo Petr Rikunov (Yunnan Lvshan Landscape).
TOUR FEMMINILE, LOTTE KOPECKY PRIMA SIGNORA IN GIALLO A CLERMONT-FERRAND
In un sorta di passaggio di testimone con la Grand Boucle maschile, ha preso il via oggi da Clermont-Ferrand il Tour de France Femmes.La vittoria con una azione da finisseur di classe è andata a Lotte Kopecky. Seconda Lorena Wiebes che ha regolato il gruppetto inseguitore davanti a Charlotte Kool. Ritorno alla corse oggi per Elisa Balsamo ed Elisa Longo Borghini
Mesdames et Messieurs voici Le Tour de France Femmes…
Clermont-Ferrand, la città sede della Michelin e che ha dato i natali a Remi Cavagna, ha avuto l’onere e l’onore di ospitare la prima giornata di gara del Tour de Frances Femmes, organizzato da ASO come il “fratello maggiore” che si sta per concludere in quel di Parigi.
La prima tappa, con avvio e conclusione nella stessa città dell’Alvernia, presentava un percorso dalle due facce, la prima molto facile e la seconda più interessante che poteva ispirare la fantasia delle ragazze in gara. Ed effetivamente la corsa si è sviluppata in questo senso perchè in prossimità dell’unico GPM di giornata, quello di terza categoria della Côte de Durtol, la campionessa belga Lotte Kopecky (Team SD Worx – Protime) ha aperto il gas e negli ultimi 10 km ha fatto tombola andando a centrare il successo in solitaria, indossando così la prima maglia gialla di questa edizione.
Il primo gruppetto inseguitore, forte di una quindicina scarsa di unità, nulla ha potuto se non impegnarsi per andare ad occupare i rimanenti gradini del podio. Seconda dopo 41” si è piazzata la campionessa europea Lorena Wiebes (Team SD Worx – Protime) che ha preceduto nell’ordine Charlotte Kool (Team Dsm-Firmenich) e Marianne Vos (Team Jumbo-Visma). Dopo altri 2” Ashleigh Moolman (AG Insurance – Soudal Quick-Step) ha regolato un gruppo più folto, composta sia dalla prime inseguitrici della fuggitiva Kopecky, sia da coloro che sono riuscite a rientrare nella discesa finale. Nel plotoncino, forte di una ventina scarsa di unità, era presente anche la campionessa italiana Elisa Longo Borghini, che ha chiuso in decima posizione. Un buon ritorno alle gare per la portacolori della Lidl – Trek, reduce dalla caduta che l’ha costretta al ritiro nell’ultimo Giro d’Italia Donne. Rimanendo sempre in casa Lidl – Trek, oggi è tornata alle corse anche Elisa Balsamo che, su un percorso che non si addiceva alle sue caratteristiche, ha comunque messo chilometri di gara nelle gambe che le torneranno utili quando dovrà sfidare le altre velociste.
Domani il Tour de France Femmes uscirà dal cono d’ombra del suo fratello maggiore e proseguirà con la Clermont-Ferrand-Mauriac, di 151.7 Km. La tappa presenta un tracciato interessante sotto l’aspetto orografico e dovrebbe chiamare alla ribalta sia le finisseur, sia chi ambisce a competere per la classifica generale.
Mario Prato

L'esultanza della Kopecky sul traguardo di Clermont-Ferrand (Getty Images Sport)
LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): SAINT-QUENTIN-EN-YVELINES – PARIGI (CHAMPS-ÉLYSÉES)
luglio 23, 2023 by Redazione
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Il Tour è arrivato al suo tradizionale atto conclusivo sulle strade di Parigi, un finale di corsa che ritroveremo nel 2025 perchè è già stato annunciato che il prossimo anno la Grande Boucle terminerà a Nizza
Siamo arrivati all’ultimo capitolo del Tour de France, un capitolo che si aprirà all’insegna delle Olimpiadi che l’anno prossimo si terranno nella capitale francese. Quale location del via della frazione conclusiva gli organizzatori hanno infatti scelto il velodromo nazionale di Saint-Quentin-en-Yvelines, che tra dodici mesi ospiterà le gare su pista della rassegna a cinque cerchi. Lasciato l’ultimo raduno di partenza si dovranno percorrere una cinquantina di chilometri prima di giungere sulle strade della “Ville Lumière”, superando poco prima l’ultimo dei 70 Gran Premi della Montagna inseriti sul percorso del Tour, la Côte du Pavé des Gardes, ascesa non proprio semplicissima perchè i suoi 1300 metri al 5.9% prevedono un tratto di 500 metri al 9%. Lambita l’isola della Citè – sulla quale si trova la cattedrale di Notre-Dame – e attraversati i due cortili del Louvre, attorno al 60° Km di gara ci sarà il primo passaggio dal traguardo, dopodichè inizieranno gli otto giri – di 6.8 Km ciasciuno – del tradizionale circuito degli Champs-Élysées, anello non banalissimo per la presenza dei sampietrini e per il rettilineo in leggera salita che punta verso l’Arco di Trionfo. A meno di clamorose sorprese – come quando nel 1979 Hinault e Zoetemelk, i primi due della classifica, tagliarono il traguardo con più di 2 minuti sul gruppo – difficilmente si “scapperà” dal ferreo controllo delle squadre dei velocisti, che ci tengono da matti a fare bella figura su uno dei traguardi più prestigiosi del movimento. Un traguardo che ritroveramo nel 2025 perchè l’organizzazione ha già da tempo annunciato che l’anno prossimo il Tour terminerà a Nizza a causa delle troppa vicinanza con l’inizio delle Olimpiadi: la tappa conclusiva della 111° edizione – che, come già sappiamo, scatterà dall’Italia – sarà, infatti, prevista domenica 21 luglio, soli 5 giorni prima della cerimionia d’apertura (prevista al Trocadéro) e si è scelto di non dare troppo stress ad una metropoli già in fermento per l’imminente evento sportivo.
METEO TOUR
Saint-Quentin-en-Yvelines: poco nuvoloso, 23°C (percepiti 25°C), vento forte da SO (25 – 53 Km/h), umidità al 52%
Parigi – 1° passaggio (Km 60.6): cielo coperto, 25°C (percepiti 26°C), vento moderato da SO (24 – 45 Km/h), umidità al 45%
Parigi – arrivo : poco nuvoloso, 24°C (percepiti 26°C), vento moderato da SO (22 – 45 Km/h), umidità al 46%
GLI ORARI DEL TOUR
16.00: inizio diretta su Eurosport
16.40: partenza da Saint-Quentin-en-Yvelines
17.15: inizio diretta su RAI2
17.40-17.50: GPM della Côte du Pavé des Gardes
17.50-18.00: ingresso in Parigi
18.05-18.20: primo passaggio dal traguardo
18.30-18.40: traguardo volante dell’Haut des Champs
19.25-19.50: arrivo a Parigi
RASSEGNA STAMPA
Tour, 20ª tappa: vince Pogacar in volata. Domani passerella a Parigi per Vingegaard – La maglia a pois torna in Italia: 31 anni dopo Chiappucci, a Parigi sulle spalle di Ciccone
Gazzetta dello Sport – Italia
Pogacar rejste sig, men det var manden med de smukke nederlag, som kørte med folkets hjerter
Politiken – Danimarca
Tadeju Pogačarju zadnji gorski ples Toura
Delo – Slovenia
Überragend! Felix Gall auf vorletzter Etappe Zweiter
Kronen Zeitung – Austria
Vingegaard to win again as Pogacar takes stage 20
The Guardian – Regno Unito
Pogacar s’impose, Vingegaard presque sacré
L’Équipe – Francia
Una despedida gloriosa
AS – Spagna
Een deugddoende overwinning: Tadej Pogacar haalt het van Vingegaard in prestigesprint in de Vogezen
Het Nieuwsblad – Belgio
Pogacar revancheert zich met ritzege, Vingegaard kan tweede Tour-winst bijna niet meer ontgaan
Tadej Pogacar viert zijn tweede ritwinst – Rel in Tour na uitspraak Plugge over ’bierdrinkende renners’
De Telegraaf – Paesi Bassi
“Ich bin wieder ich selbst”: Pogacar schlägt Vingegaard im Sprint
Kicker – Germania
Pogačar wins Stage 20 but Vingegaard is virtually assured of Tour de France win
The Washington Post – USA
Tour de Francia: Pogacar le ganó el mano a mano a Vingegard y se quedó con la etapa
El Espectador – Colombia
TOURALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.
Ordine d’arrivo della ventesima tappa, Belfort – Le Markstein (Fellering)
1° Jonas Rickaert
2° Søren Kragh Andersen s.t.
3° Dylan Groenewegen s.t.
4° Luka Mezgec s.t.
5° Jordi Meeus s.t.
Miglior italiano: Matteo Trentin, 21°
Classifica generale
1° Michael Mørkøv
2° Cees Bol a 9′27″
3° Yevgeniy Fedorov a 10′34″
4° Frederik Frison a 12′19″
5° Alex Edmondson a 22′32″
Miglior italiano Gianni Moscon, 16° a 43′12″
STRAFALGAR SQUARE
De Luca: “Andiamo a seguire l’arrivo del Gran Premio della Montagna”
Garzelli: “Il settimo posto è Jai Hindley”
De Luca: “Profilo totale” (dislivello)
Garzelli: “E’ stato per tanti anni la sparanza francese”
Garzelli: “Superare questo panico che qualche corridore è venuto in discesa”
De Luca: “L’ha detto Felice Gimondi, compianto con Merckx” (Merckx è ancora in vita e già si sta toccando)
Garzelli: “Vingegaards”
Televideo: “Le Markenstein” (Le Markstein)
Televideo: “Gaal” (Gall)
Televideo: “Jason Vingegaard” (oramai è un vizio!!!)
Televideo: “Costroviejo” (Castroviejo”
CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1973
A 50 anni dalla vittoria di Luis Ocaña, riviviamo attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa” l’edizione del Tour vinta dallo “spagnolo di Francia”
22 LUGLIO 1973 – 20a TAPPA; 1a SEMITAPPA: CIRCUITO DI VERSAILLES (cronometro individuale, 16 Km); 2a SEMITAPPA: VERSAILLES – PARIGI (89 Km)
OCAÑA ERA IL SOLO BIG ED HA FATTO IL VUOTO – BARONCHELLI, GIOVANE DAL GRANDE AVVENIRE
Tour: le conferme di un campione e di un astro nascente

Il velodromo nazionale di Saint-Quentin-en-Yvelines e l’altimetria dell’ultima tappa (www.paris2024.org)
22-07-2023
luglio 22, 2023 by Redazione
Filed under Ordini d'arrivo
TOUR DE FRANCE
Lo sloveno Tadej Pogacar (UAE Team Emirates) si è imposto nella ventesima tappa, Belfort – Le Markstein (Fellering), percorrendo 133.5 Km in 3h27′18″, alla media di 38.64 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’austriaco Felix Gall (AG2R Citroën Team) e il danese Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma). Miglior italiano Giulio Ciccone (Lidl – Trek), 39° a 9′44″. Vingegaard è ancora maglia gialla con 7′29″ su Pogacar e 10′56″ sul britannico Adam Yates (UAE Team Emirates). Miglior italiano Ciccone, 32° a 2h24′29″
ETHIAS – TOUR DE WALLONIE
L’italiano Filippo Ganna (INEOS Grenadiers) si è imposto nella prima tappa, Huy – Hamoir, percorrendo 189.6 Km in 4h39′47″, alla media di 40.66 Km/h. Ha preceduto allo sprint l’italiano Davide Ballerini (Soudal – Quick Step) e il belga Arne Marit (Intermarché – Circus – Wanty). Ganna è il primo leader della classifica con 4″ su Ballerini e 6″ su Marit.
VISEGRAD 4 BICYCLE RACE GRAND PRIX POLAND
L’israeliano Itamar Einhorn (nazionale israeliana) si è imposto nella corsa polacca, Oleśnica – Długołęka, percorrendo 141.9 Km in 3h04′09″, alla media di 46.234 Km/h. Ha preceduto allo sprint il rumeno Eduard-Michael Grosu (HRE Mazowsze Serce Polski) e il polacco Maciej Paterski (Voster ATS Team). Unico italiano in gara Antonio Polga (Team Novo Nordisk Development), 67° a 8′08″
TOUR OF HUANGSHAN (Cina)
Il mongolo Jambaljamts Sainbayar (Terengganu Polygon Cycling Team) si è imposto nella seconda tappa, Huangshan District Government Square, – Yixian, percorrendo 101 Km in 2h19′57″, alla media di 43.301 Km/h. Ha preceduto allo sprint il francese Julien Trarieux (China Glory Continental Cycling Team) e il russo Petr Rikunov (Yunnan Lvshan Landscape). Nessun italiano in gara. Sainbayar è il nuovo leader della classifica con 4″ su Trarieux e 11″ sul rumeno Cristian Raileanu (Hengxiang Cycling Team).
POGACAR RINASCE A LE MARKSTEIN. TAPPA ALLO SLOVENO, VINGEGAARD FESTEGGIA IL 2° TOUR.
La crisi sul Col de Loze aveva sancito la fine della sua corsa alla 3a maglia gialla, ma non aveva certamente spento la sua voglia di vincere e così, una volta recuperato dalla crisi patita mercoledì pomeriggio, Tadej Pogacar è subito tornato ad esultare. Il fuoriclasse sloveno dell’UAE Team Emirates ha vinto la 20a tappa, 133,5 km da Belfort a Le Markstein, battendo in uno sprint ristretto un bravissimo e sorprendente Felix Gall (Ag2r Citroen Team), Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) e il compagno di squadra Adam Yates. Lo sloveno festeggia così il 2° successo di tappa (11° totale dal 2020 ad oggi) che si aggiunge al 2° posto nella classifica generale e alla 4a maglia bianca consecutiva. A vestire la maglia gialla sarà però uno straordinario Jonas Vingegaard che ha avuto la meglio sul rivale dopo 2 settimane e mezzo di una battaglia che è già passata alla storia del Tour. Per il danese il 2° successo consecutivo e la certezza di essere difficilmente battibile in una corsa a tappe di 3 settimane. Primo podio in carriera al Tour per un eccezionale Adam Yates che ha saputo vestire al contempo e benissimo sia i panni del gregario che quelli dell’uomo di classifica. Esulta anche Giulio Ciccone (Lidl-Trek) che corona con successo la rincorsa alla maglia a pois.
Nonostante la lotta per la maglia gialla fosse finita mercoledì sul Col de Loze, la 20a tappa offriva comunque molti aspetti interessanti rappresentando l’ultima chiamata sia per gli uomini di classifica intenzionati a salire sul podio o ad entrare nei primi 10 sia per gli scalatori vogliosi di giocarsi la vittoria di tappa. Una frazione corta ma con tantissimo dislivello quella che vedeva la partenza da Belfort e arrivo a Le Markstein dopo 133,5 km di salite e discese.
I primi 10 km erano gli unici pianeggiati dell’intera tappa e facevano da prologo al Ballon d’Alsace (11,5 km al 5,3%, 2a cat.) posto al km 23,5. Dopo la discesa, che conduceva al traguardo volante di Fresse-sur-Moselle (km 37), ed un breve tratto di falsopiani, iniziava il Col de la Croix de Moinats (5,2 km al 7,1%, 2a cat) posto al km 56. Poco dopo (km 64) vi era un altro gpm di 2a categoria, il Col de Grosse Pierre (3,2 km al 7,9%). Quindi una decina di chilometri di saliscendi portava all’imbocco del Col de la Schlucht (4,2 km al 5,1%, 3a cat.) a cui seguiva una lunghissima discesa che portava a Munster (-36,5) doveva iniziava la penultima salita di giornata, il duro Petit Ballon (9,3 km al 8,1%) la cui vetta era posta ai -25. Un ultima discesa precedeva la salita finale, il Col du Platzerwasel (7,1 km al 8,3%), ultima ascesa del Tour de France 2023. Dalla cima al traguardo di Le Markstein mancavano 8500 m di saliscendi.
Appena abbassata la bandierina che indicava il via ufficiale, è arrivato l’attacco degli uomini della Lotto-Dstny con Jasper De Buyst e lo scatenato Vcitor Campenaerts intenzionati ad avvantaggiarsi nei primi 10 km tutti pianeggianti. La coppia belga è immediatamente riuscita a prendere un piccolo margine, arrivando a 45″ al km 10, ovvero proprio all’imbocco della prima salita di giornata, il Ballon d’Alsace. Dopo un chilometro d’ascesa, in testa al gruppo sono ricominciate le ostilità con i corridori della TotalEnergies particolarmente attivi e un Giulio Ciccone (Lidl-Trek) sempre a ruota e intenzionto a controllare gli immediati rivali per la maglia a pois. L’andatura è aumentata anche grazie al ritmo imposto da Matteo Trentin, chiaro segnale delle intenzioni dell’UAE Team Emirates. Come conseguenza il gap da Campenaerts, nel frattempo rimasto solo visto che De Buyst si era staccato una volta esaurito il suo lavoro, è crollato. L’ex detentore del record dell’ora è stato ripreso quanto mancavano meno di 5 km al gpm. La bagarre è così ripartita: ad un’accelerazione di Dylan Teuns (Israel-Premier Tech) ha subito risposto il duo della Lidl formato da Mattias Skjelmose e Giulio Ciccone, ma anche in questo caso il gruppo (o quel che ne rimaneva) è rimasto compatto. Il grande lavoro di un altro uomo Lidl, ovvero l’ex-campione del mondo Mads Pedersen, ha poi condotto il gruppo maglia gialla allo scollinamento come se si trattasse di un traguardo volante. Ciccone ha agevolmente vinto lo sprint gudagnando altri 5 punti su Felix Gall (Ag2r Citroen Team) che invece non si è interessato alla volata.
Lungo la successiva discesa ci sono stati diversi tentativi di allungo che hanno visto tra i protagonisti tra gli altri anche Julian Alaphilippe (Soudal-Quick Step) e Mathieu Van der Poel (Alpecin-Deceuninck). L’evento più importante è stata però la caduta di Carlos Rodriguez (Ineos Grenadiers), 4° in classifica, avvenuto intorno ai -100. L’iberico, atteso dal connazionale e compagno di squadra Omar Fraile, è ripartito rapidamente nonostante le escoriazioni al braccio e soprattutto al sopracciglio sinistro. Il gruppo maglia gialla nel frattempo si era frantumato lungo la discesa probabilmente anche a causa della caduta dello spagnolo. Davanti si sono ritrovati in una ventina e tra questi vi erano la maglia gialla di Vingegaard, Thomas Pidcock (Ineos Grenadiers), Mikel Landa (Bahrain-Vicotorius) e poi i già citati Ciccone, Alaphilippe, Van der Poel e Skjelmose. Dietro, staccato di una ventina di secondi, vi era invece il gruppo principale tirato a tutta dagli uomini della UAE Team Emirates. Carlos Rodriguez inseguiva ad oltre un minuto di ritardo sempre in compagnia di Fraile.
La situazione si è ricomposta ai -90: il gruppo di testa si è man mano sfaldato vista la presenza ingombrante di Vingegaard, che si è fatto poi riassorbire dal gruppo principale. Nel frattempo Carlos Rodriguez era riuscito a rientrare sul plotone. Davanti sono così rimasti in 15: Mathieu Van der Poel (Alpecin-Deceuninck) Mikel Landa (Bahrain-Victorius), Ion Izagirre e Axel Zingle (Cofidis), Neilson Powless (EF Education-EasyPost), Stefan Kung (Groupama-FDJ), Thomas Pidcock (Ineos Grenadiers), Krists Neilands (Israel-Premier Tech), Giulio Ciccone, Mattias Skjelmose e Mads Pedersen (Lidl-Trek), Maxim Van Gils (Lotto-Dstny), Julian Alaphilippe (Soudal-Quick Step), Warren Barguil (Team Arkea-Samsic) e Mathieu Burgaudeau (TotalEnergies).
La Bora-Hansgrohe non era però intenzionata a lasciare spazio ai fuggitivi e ha imboccato la seconda salita di giornata ad andatura sostenuta spingendo i fuggitivi a fare lo stesso al fine di non essere ripresi. Il ritmo alto imposto da Skjelmose ha di ovviamente frantumato il drappello di testa riducendolo ad appena 6 corridori: Ciccone, Skjelmose, Pidcock, Neilands, Barguil e Van Gils. Ciccone è così passato per primo anche sul 2° gpm di giornata, il Col de la Croix de Moinats, regolando senza problemi i 5 compagni d’avventura. Kung e Izagirre sono transitati a poco più di 20″ dai 6 battistrada e con il gruppo maglia gialla alle calcagna (30″). Al termine della discesa, grazie ad un’azione orchestrata dalla Groupama, sui due inseguitori sono rientrati Valentin Madouas e Thibaut Pinot (Groupama-FDJ), Rigoberto Uran (EF Education-EasyPost), Chris Harper (Team Jayco-Alula) e Kevin Vermaerke (Team DSM-Firmenich). A questo punto Kung si è sacrificato per i due compagni di squadra, cercando di ridurre il gap dal sestetto di testa. Ai -70 il drappello dei fuggitivi aveva un vantaggio di 25″ sugli inseguitori (da cui aveva già perso contatto Kung che aveva esaurito il suo compito) e di 1′ sul gruppo maglia gialla tirato dalla UAE.
Lungo le rampe del 3° gpm, il Col de Grosse Pierre, Pinot ha accelerato rientrando sui battistrada (da cui aveva perso contatto Neilands) proprio in vista dello scollinamento (-68.6) che, neanche dirlo, ha visto transitare per primo nuovamente Ciccone. Dietro all’abruzzese sono passati nell’ordine Skjelmose, Barguil, Van Gils, Pidcock e Pinot. Staccato di un decina di secondi Harper, che è poi rientrato nel successivo tratto di saliscendi, mentre gli altri inseguitori sono transitati a quasi mezzo minuto. Gruppo sempre tirato dai corridori della UAE ad 1 minuto.
Di lì a poco (ai -63) sul gruppetto di testa sono rientrati anche Vermaerke, Madouas e Uran andando a formare un drappello di 10 battistrada a cui però il gruppo, distanziato di 55″, non aveva nessuna intenzione di lasciare spazio. La situazione è rimasta praticamente inalterata nei successivi chilometri che hanno condotto i corridori al 4° gran premio della montagna, quello del Col del La Schlucht (3a categoria) posto ai -54. Ciccone ha ovviamente anticipato i 9 compagni di fuga sancendo la matematica vittoria della maglia a pois. Il gruppo maglia gialla trainato da Mikkel Bjerg e Marc Soler (UAE Team Emirtes) è invece passato a 1′18″.
La discesa che ne seguiva non ha mutato la situazione: i 10 fuggitivi hanno imoccato il Petit Ballon (9,3 km al 8,1%) con 1′20″ sul plotone. Lungo le prime rampe, le più dure dell’intera salita, il dappello di testa si è letteralmente disintegrato. Nel giro di poche centinaia di metri in testa sono rimasti solo Pidcock, Pinot, Madouas, Ciccone e Barguil. E’ stato in particolare il ritmo imposto dal corridore di casa a fare la differenza. Harper, inizialmente staccato, si è man mano riavvicinato ai 5 di testa, per poi rientrare quando mancavano 7,3 km allo scollinamento. Vanmaerke invece continuava ad inseguire a circa mezzo minuto, mentre Uran, Van Gils e Skjelmose erano già stati ripresi dal gruppo, ora distante appena 1 minuto. A 6 km dalla vetta Pinot è andato via tutto solo piazzando un’accelerazione molto violenta. Il francese ha rapidamente guadagnato una quindicina di secondi su Pidcock, Barguil e Harper, lanciandosi alla ricerca di una difficilissima impresa in solitaria proprio nel giorno in cui il Tour giungeva nella sua terra d’origine. Ai 2,5 dalla vetta Harper si è staccato da Barguil e Pidcock che pagavano circa 20″ da Pinot. L’australiano è poi rientrato nel corso dell’ultimo chilometro di salita. Ciccone invece era già stato ripreso dal gruppo. Pinot ha incrementato il suo vantaggio spinto dal calore del suo pubblico e dei suoi tifosi transitanto al gpm con mezzo minuto su Pidcock, Barguil ed Harper. Il gruppo, tirato da Wilco Kelderman (Jumboò-Visma) ed ormai in procinto di riprendere Madouas, è invece giunto al gpm con 1′20″.
Lungo la discesa la situazione è rimasta pressocchè inalterata: giunti a Sondernach, dove finiva la discesa ed iniziava il Col du Platzerwasel, Pinot manteneva circa 20″ sui tre inseguitori e 1′15″ sul drappello maglia gialla da cui mancava però David Gaudu (Groupama-FDJ) scivolato in una curva mentre provava a prendere qualcosa dal taschino posteriore. Appena iniziata la salita, Harper ha perso nuovamente le ruote di Pidcock e Barguil che invece si stavano pericolosamente avvicinando a Pinot. Dietro intanto, le maglie della UAE, con Rafal Majka in testa, avevano ripreso le redini del gruppo maglia gialla finchè, quando mancavano 5,3 km alla vetta, il capitano Tadej Pogacar ha piazzato uno scatto devastante al quale solo il solito Jonas Vingegaard è riuscito a resistere. In men che non si dica il duo ha fatto il vuoto riavvicinandosi repentinamente ai battistrada. Una volta resosi conto che non avrebbe staccato il danese, Pogacar si è voltato verso il rivale. Ne è venuto fuori un evidentissimo rallentamento che ha facilitato il rientro di Felix Gall (Ag2r Citroen Team) il quale si è immediatamente posto in testa al terzetto a tirare. Ai 4,5 dalla vetta Pinot è stato ripreso da Pidcock e Barguil. Dietro di loro, distanziati di una decina di secondi vi erano Gall, Vingegaard e Pogacar, mentre il gruppetto di Adam Yates (UAE Team Emirates), Simon Yates (Team Jayco-Alula), Carlos Rodriguez (Ineos Grenadiers) e Pello Bilbao (Bahrain-Victorius) navigava a circa 25″ dalla maglia gialla. Ai -4 i tre battitrada sono stati inevitabilmente ripresi da Gall, Vingegaard e Pogacar. Poi, nel giro di poche decine di metri prima Pinot, poi Barguil e infine Pidcock hanno perso le ruote dei 3 battistrada. Dietro invece sono stati i due gemelli Yates a muoversi: prima Simon e poi Adam sono scattati dal gruppetto degli inseguitori lanciandosi all’inseguimento dei primi 3. Gall, Pogacar e Vingegaard a quel punto si sono lasciati andare a qualche tatticismo di troppo e così i due gemelli che nel frattempo si erano ricongiunti, si sono notevolmente avvicinati. Al gpm il trio di testa vantava una decina di secondi su Adam e Simon Yates e circa 40″ su Barguil, Pinot e Bilbao.
I due Yates sono rientrati sul trio di testa ai poco dopo (-5), al culmine dell’ultimo strappetto. Una volta arrivato davanti, Adam Yates si è messo subito in testa a tirare col duplice obiettivo di guadagnare su Carlos Rodriguez e di favorire uno sprint ristretto vista la presenza di Pogacar. Bilbao, Barguil e Pinot pagavano ancora 30″ e sembravano a quel punto irrimediabilmente tagliati fuori dalla lotta per la tappa. Ai -3 Simon Yates ha provato a sorprendere gli avversari ma è stato subito rintuzzato da Pogacar e così l’altro Yates è tornto a fare il ritmo. Si è così giunti all’ultimo chilometro con Adam Yates davanti a Pogacar, Vingegaard, Gall e Simon Yates. Adam ha tirato fino ai 300 metri, a quel punto Vingegaard ha provato l’anticipo infilando Yates all’interno della curva. Pogacar, avvertito il pericolo, si è lanciato dall’altro lato, ha rimontato il rivale danese e infine l’ha passato cogliendo una vittoria importantissima per il morale dopo le debacle degli scorsi giorni. Vingegaard chiude terzo, dietro anche ad un bravissimo Felix Gall, e davanti ad Adam Yates. Simon giunge 5° a 7″, mentre con 33″ di ritardo arrivano Barguil, Pinot e Bilbao. 9° a 50″ un ottimo Tobias Hallan Johannessen (Uno-X Pro Cycling Team) che precede Rafal Majka e Jai Hindley (Bora-Hansgrohe). Poco più dietro (a 52″) giunge un esausto Carlos Rodriguez.
La classifica generale, che con ogni probabilità non subirà mutazioni nella passerella conclusiva di Parigi, vede Jonas Vingegaard nettamente in testa e ormai prossimo a festeggiare la sua seconda vittoria consecutiva. Chiude secondo, staccato di ben 7′29″ ma comunque grande protagonista, un Tadej Pogacar che per oltre 2 settimane ha saputo contendere la maglia gialla al rivale danese. Terzo gradino del podio per un altro uomo UAE, Adam Yates (10′56″ il suo ritardo) giunto al primo podio in carriera in un GT a 31 anni. Dietro di lui il gemello Simon (a 12′23″) è riuscito in extremis a scavalcare un comunque ottimo Carlos Rodriguez (12′57″) che all’esordio assoluto e a soli 22 anni è comunque riuscito ad ottenere un’ottima 5a posizione finale. Sesta piazza per l’altro iberico Pello Bilbao (a 13′27″) all’ennesima top ten (già la quinta tra Giro e Tour) in carriera nei grandi giri. Chiude un pò in calando Jai Hindley (Bora-Hansgrohe) che termina 7° con un ritardo di 14′44″ dopo essere stato in lizza per il podio nei primi 12 giorni. Chi invece ha chiuso in crescendo è il giovane (classe 99) Felix Gall, autore di una terza settimana d’altissimo livello condita da una vittoria di tappa e l’8a posizione finale a 16′09″. Chiudono la top ten i francesi David Gaudu, 9° a 23′08″, e Guillaume Martin (Cofidis), 10° a 26′30″.
Pierpaolo Gnisci

Pogacar rinasce a Le Markstein (fonte: Getty Images)
LA TAPPA DEL GIORNO (e altro ancora): BELFORT – LE MARKSTEIN (Fellering)
luglio 22, 2023 by Redazione
Filed under Approfondimenti
Alla vigilia della passerella sugli Champs-Élysées si disputa sulle strade dei Vosgi un’ultima tappa di montagna. Si preannuncia un’altra bella indigestione di salite, con una considerevole mole di metri di dislivello da ingurgitare tra il via da Belfort e il traguardo fissato nella stazione di sport invernali di Le Markstein
Non si è mai vista una penultima tappa così dura al Tour. Negli ultimi anni è stata spesso inserita una frazione di montagna alla vigilia della tappa conclusiva di Parigi ma, alla luce del lungo trasferimento verso la capitale francese, si è sempre puntato su percorsi caratterizzati da chilometraggi brevi e da una o al massimo due salite da affrontare. Non sarà così quest’anno perchè, se è stata rispettata la prassi della breve distanza da percorrere, si è decisamente infarcito il percorso di difficoltà, proponendo anche oggi quasi 3500 metri di dislivello da superare, mentre le salite saranno ben otto. Si prenderà per la prima volta l’ascensore a pedali a soli 12 Km dalla partenza, quando i corridori si troveranno ai piedi della più celebre ascesa della tappa, il mitico Ballon d’Alsace, 11.5 Km al 5.3% per raggiungere 1172 metri di quota. Seguirà una fase centrale di una sessantina di chilometri movimentata da una serie di salite secondarie che traghetterà la corsa verso gli ultimi 35 Km, nei quali si affronteranno in rapida successione i due colli più impegnativi. Il primo sarà il Petit Ballon, che non è così “piccolo” come sembra suggerire il nome perchè i suoi 9 Km e rotti presentano una pendenza media dell’8.1%. Terminata la discesa subito si tornerà a puntare verso l’alto con i 7 Km all’8.3% del Col du Platzerwasel, quasi un arrivo in salita considerati i soli 8 Km che dopo lo scollinamento si dovranno percorrere per andare al traguardo, tratto che prevede un ulteriore strappo di quasi 1000 metri al 7.4% e poi strada in lievissima discesa verso la stazione di sport invernali di Le Markstein.
METEO TOUR
Belfort : nubi sparse, 24°C (percepiti 25°C), vento moderato da O (17 – 40 Km/h), umidità al 36%
Ballon d’Alsace (GPM – Km 24): nubi sparse, 20°C, vento moderato da O (18 – 43 Km/h), umidità al 42%
La Bresse (Km 61.3): poco nuvoloso, 22°C (percepiti 25°C), vento moderato da O (20 – 45 Km/h), umidità al 34%
Munster (Km 97.3): nubi sparse, 25°C, vento moderato da O (17 – 42 Km/h), umidità al 34%
Le Markstein (Fellering): nubi sparse, 18°C, vento moderato da O (19 – 49 Km/h), umidità al 43%
GLI ORARI DEL TOUR
13.00: inizio diretta su Eurosport
13.45: partenza da Belfort
14.15-14.20: GPM del Ballon d’Alsace
14.30-14.40: traguardo volante di Fresse-sur-Moselle
14.45: inizio diretta su RAI2
15.00-15.10: GPM del Col de la Croix des Moinat
15.10-15.25: GPM del Col de Grosse Pierre
15.30-15.45: GPM del Col de la Schlucht
15.50-16.05: inizio salita del Petit Ballon
16.15-16.35: GPM del Petit Ballon
16.25-16.45: inizio salita del Col du Platzerwasel
16.35-16.55: GPM del Col du Platzerwasel
16.50-17.20: arrivo a Le Markstein
RASSEGNA STAMPA
Beffa Asgreen, al fotofinish la tappa è di Mohoric. Vingegaard sempre maglia gialla
Gazzetta dello Sport – Italia
Asgreens vanvittige etape bliver afgjort af få centimeter og målfoto
Politiken – Danimarca
Na neverjetni etapi zmagal neverjetni Matej Mohorič
Delo – Slovenia
Sprintsieg für Mohoric – Gall weiter Gesamt-8.!
Kronen Zeitung – Austria
Mohoric wins stage 19 after photo-finish
The Guardian – Regno Unito
Mohoric prive Asgreen d’un doublé – Plugge: «Les cétones, Jonas les refuse»
L’Équipe – Francia
Mohoric da el golpe de riñón
AS – Spagna
Nét geen twee op twee voor Kasper Asgreen in de Tour: medevluchter Matej Mohoric klopt Deen op de streep
Het Nieuwsblad – Belgio
Jumbo-baas Plugge pareert ‘dopingaanval’ in Tour – Mohoric de beste, geen verschuivingen in het klassement
De Telegraaf – Paesi Bassi
Mohoric im Fotofinish knapp vor Asgreen – Politt im Pech
Kicker – Germania
Mohorič sheds happy tears after winning Tour de France 19th stage as Vingegaard protects lead
The Washington Post – USA
Tour de Francia: el foto finish declaró ganador a Matej Mohoric en la etapa 19
El Espectador – Colombia
TOURALCONTRARIO
L’ordine d’arrivo e la classifica generale visti dal punto di vista della maglia nera.
Ordine d’arrivo della diciannovesima tappa, Moirans-en-Montagne – Poligny
1° Jonas Rickaert
2° Gianni Moscon s.t.
3° Peter Sagan s.t.
4° Maxim Van Gils s.t.
5° Marc Soler s.t.
Classifica generale
1° Michael Mørkøv
2° Cees Bol a 9′27″
3° Yevgeniy Fedorov a 10′34″
4° Frederik Frison a 11′06″
5° Axel Zingle a 17′02″
Miglior italiano Gianni Moscon, 14° a 36′21″
STRAFALGAR SQUARE
De Luca: “E’ stato raggiunto da un gruppo di corridoi”
Garzelli: “Davanti ci sono nove uomini che tutti hanno già vinto”
Garzelli: “Cancellare” (Cancellara)
Garzelli: “Pensiamo alla stanchezza di tutto il Tour”
Garzelli: “Andremo a vediere”
Garzelli: “Crampi dovuto alla grande fatica”
De Luca: “Tappa che dovrà vivere ancora 21 Km”
De Luca: “La telecamera fissa schiaccia i 9 all’inseguimento”
De Luca: “Attendiamo l’esito della vittoria”
Pancani: “La regia internazionale vuole fare arrivare prima i migliori della classifica”
Televideo: “Il campione del mondo Alaphilippe” (Alaphilippe è stato campione del mondo, l’attuale è Remco Evenepoel)
Televideo: “Andrea Bettiol” (Alberto)
Televideo: “Jason Vingegaard” (e ridaglie!! Jonas!!! JONAS!!!)
CASA RICORDI: TOUR DE FRANCE 1973
A 50 anni dalla vittoria di Luis Ocaña, riviviamo attraverso i titoli del quotidiano “La Stampa” l’edizione del Tour vinta dallo “spagnolo di Francia”
21 LUGLIO 1973 – 19a TAPPA: BOURGES – VERSAILLES (233.5 Km)
OCANA IN “GIALLO, OGGI VERSO PARIGI – BARONCHELLI CORRERÀ A FIANCO DI MERCKX
Si conclude il Tour de France
La tappa di Versailles all’inglese Hoban – Nell’Avvenire è sempre leader – All’inizio della prossima stagione passerà professionista

Le Markstein e l’altimetria della ventesima tappa (wikipedia)
MOHORIC CONSOLA LA SLOVENIA, DOMANI LE ULTIME MONTAGNE
Matej Mohoric (Bahrain–Victorious) conquista la sua terza prestigiosa vittoria al Tour de France 2023 battendo in volata Kasper Asgreen (Soudal – QuickStep) e Ben O’Connor (Ag2r Citroën), terzetto che ha piazzato lo scatto decisivo da un gruppo numeroso che ha contraddistinto la fuga di giornata.
Tappa la 19ma che fa gola a tanti perchè è l’ultima vera occasione di vincere una tappa soprattutto per quelle formazioni a secco di vittorie, appena transitati dal chilometro zero è subito bagarre con il solito Victor Campenaerts (Lotto Dstny) che tutto solo prova ad allungare, il belga viene ripreso dal gruppo che in avvio è in forze per tenere una velocità elevata nell’approccio del primo gpm di giornata. Il nuovo tentativo di allungo è piazzato da Peter Sagan (TotalEnergies) a cui si accodano poco dopo Mads Pedersen (Lidl – Trek) e Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan Team) questi due tirano diritto e restano per circa 12 chilometri da soli al comando con un vantaggio massimo di 22”. La coppia al comando non guadagna, dietro infatti dal gruppo si susseguono altri scatti con Bryan Coquard (Cofidis), Matteo Trentin (UAE Team Emirates), Michal Kwiatkowski (Ineos Grenadiers) e Julian Alaphilippe (Soudal-QuickStep). In cima al gpm Pedersen transita per primo e prova a forzare in discesa tanto che spesso si toglie da ruota Lutsenko costretto a riportarsi più volte sotto il danese, intanto, a causa anche della strada stretta e tortuosa il gruppo si spezza ed a farne le spese è Adam Yates (UAE Team Emirates) riuscendo successivamente a rientrare. Partenza ancora una volta velocissima con la fuga che non riesce ad andare, ripresa la coppia al comando prova ancora un eterno Alaphilippe ancora con Pedersen e Lutsenko ed anche Stefan Kung (Groupama-FDJ) a cui si accoda inizialmente Nils Politt (Bora-hangrohe) e successivamente Alberto Bettiol (EF Education – EasyPost). Questa volta davanti si viene a formare un drappello con dentro: Warren Barguil (Team Arkéa – Samsic), Tiesj Benoot (Jumbo-Visma), Jack Haig (Bahrain – Victorious), Julian Alaphilippe (Soudal – QuickStep), Georg Zimmermann (Intermarché – Circus – Wanty), Nils Politt (BORA – hansgrohe), Victor Campenaerts (Lotto Dstny), Mads Pedersen (Lidl – Trek) e Matteo Trentin (UAE Team Emirates). Dopo 60 chilometri il loro vantaggio sale a 33” sul gruppo, sembra fatta, pare che la fuga possa andare via ed invece no perche dal gruppo c’è chi non ci sta e sono gli uomini di tre squadre Israel – Premier Tech, Uno-X Pro Cycling ed EF Education – EasyPost. Il gruppetto dei quindici raggiunge un vantaggio massimo di 1:16” e la situazione di corsa resta incerta fino a quando Politt è costretto a mettere piede a terra per la rottura della catena. Da questo istante in poi è un continuo recupero di tempo per chi insegue fino ad arrivare a 22”, gap che si riduce in prossimità del traguardo volante con la volata vinta da Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck). Per effetto della volata le carte dietro vanno a rimescolarsi e la fuga guadagna una decina di secondi su un gruppetto di ben 29 uomini. Il ricongiungimento non tarda così ad arrivare, ma è ancora Campenaerts a trovarsi tutto solo al comando ma per poco perchè il belga si pianta letteralmente nell’ascesa al secondo gpm di giornata. La situazione di corse quindi vede un folto gruppo in avanscoperta così composto: Thomas Pidcock (INEOS Grenadiers), Ben O’Connor (AG2R Citroën Team), Hugo Houle (Israel – Premier Tech), Ion Izagirre (Cofidis), Krists Neilands (Israel – Premier Tech), Neilson Powless (EF Education-Easypost), Matej Mohorič (Bahrain – Victorious), Oliver Naesen (AG2R Citroën Team), Jonas Abrahamsen (Uno-X Pro Cycling Team), Marco Haller (BORA – hansgrohe), Kasper Asgreen (Soudal – QuickStep), Alberto Bettiol (EF Education-Easypost), Christophe Laporte (Jumbo-Visma), Daniel Oss (TotalEnergies), Anthony Turgis (TotalEnergies), Fred Wright (Bahrain – Victorious), Jasper Philipsen (Alpecin-Deceuninck), Simon Clarke (Israel – Premier Tech), Rasmus Tiller (Uno-X Pro Cycling Team), Luka Mezgec (Team Jayco – AlUla), Luke Durbridge (Team Jayco – AlUla), Søren Wærenskjold (Uno-X Pro Cycling Team), Dylan Groenewegen (Team Jayco – AlUla) e Jordi Meeus (BORA – hansgrohe). Dietro inizialmente la Intermachè, senza uomini davanti, ha provato a riportarsi sotto ma gli uomini di Biniam Ghirmay hanno dovuto alzare bandiera bianca con la Jumbo – Visma a questo punto a far tornare la definitiva quiete dopo la tempesta, andatura di controllo e fuga lasciata andare. Davanti infatti il gap si dilata subito, al gpm intanto scollina un terzetto sono Asgreen, Mohoric e O’Connor, a circa 20” grazie ad un gran lavoro di Pedersen transitano Pidcock, Barguil, Haig, Izagirre, Zimmermann, Van Der Poel, Naesen, Bettiol, Laporte, Strong, Pedersen e Mezge. Poco dopo finita la discesa si rifanno sotto Benoot, Alaphilippe, Houle, Neilands, Van Den Berg, Haller, Turgis, Wright, Philipsen, Trentin, Tiller e Groenewegen. Al terzetto in testa restano 15” di vantaggio ma dietro non c’è collaborazione, riescono ad allungare soltanto Laporte, Pedersen, Trentin, Bettiol, Pidcock, Mezgec, Zimmermann, Philipsen e Van Der Poel. Questi nove uomini hanno 25” da recuperare ai battistrada a dieci chilometri dalla conclusione, mentre dietro uno sfortunato Barguil, vittima di una foratura resta tagliato fuori dal possibile rientro. Davanti Asgreen, Mohoric e O’Connor viaggiano di comune accordo e vedono il gap salire a 30” a 5 chilometri dall’arrivo e così entrano anche nell’ultimo chilometro, dietro non c’è più possibilità di rientrare. Piccolissima fase di studio tra i tre con O’Connor in terza posizione che si fa sfilare per partire poi in volata a 400 metri dal traguardo, riparte Asgreen con Mohoric che gli si francobolla alla ruota lo affinca a sinistra e grazia al colpo di reni la passa per pochissimo tanto che nessuno dei due esulta in attesa del fotofinish! Tappa allo sloveno che scoppia in lacrime ricordando Gino Mader. Domani ultime montagne con le salite di prima categoria il Petit Ballon (9.3 km al 8.1%) e infine il Col du Platzerwasel (7.1 km al 8.4%) decreteranno le posizioni esatte in classifica generale e nella speciale classifica della maglia a pois.
Antonio Scarfone

La vittoria di Mathej Moorich su Kasper Asgreen (Image credit: Marco Bertorello / AFP via Getty Images)